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Capitolo XVII

→ Quali cose rendono il viaggio di Renzo difficile e


pauroso?
→ Quali sono le uniche “voci” che Renzo sente e come si manifestano?
→ Quali dati visivi, uditivi e tattili emergono dalla descrizione del bosco?
→ Come viene definita la gioia di Renzo quando trova l’adda?
→ Ti è già capitato di trovarti in un bosco e di provare le stesse sensazioni di
Renzo? Racconta…

✓ La paura d’essere inseguito o scoperto, che aveva tanto


amareggiato il viaggio in pieno giorno, non gli dava ormai più fastidio;
ma quante cose rendevan questo molto più noioso! Le tenebre, la
solitudine, la stanchezza cresciuta, e or-mai dolorosa; tirava una
brezzolina sorda, uguale, sottile, che doveva far poco servizio a chi si
trovava ancora indosso quegli stessi vestiti che s’era messi per andare
a nozze in quattro salti, e tornare subito trionfante a casa sua; e, ciò
che rendeva ogni cosa più grave, quell’andare alla ventura, e, per dir
così, al tasto, cercando un luogo di riposo e di sicurezza.

✓ Altre voci non sentiva, che un mugolìo di cani, che veniva da qualche
cascina isolata, vagando per l’aria, lamentevole insieme e
minaccioso. Al suo avvicinarsi a qualcheduna di quelle, il mugolìo si
cambiava in un abbaiar frettoloso e rabbioso: nel passar davanti alla
porta, sentiva, vedeva quasi, il bestione, col mu-so al fessolino della
porta, raddoppiar gli urli: cosa che gli faceva andar via la tentazione
di picchiare, e di chieder ricovero. Gli alberi che vedeva in
lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose;
l’annoiava l’ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava
sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle
foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il
suo orecchio un non so che d’odioso. Le gambe provavano come
una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che
durassero fatica a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter
più rigida e maligna sulla fronte e sulle gote; se la sentiva scorrer tra i
panni e le carni, e raggrinzarle, e penetrar più acuta nelle os-sa rotte
dalla stanchezza, e spegnervi quell’ultimo rimasuglio di vigore. A un
certo punto, quell’uggia, quell’orrore indefinito con cui l’animo
combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo
soverchiasse. Era per perdersi af-fatto; ma atterrito, più che d’ogni
altra cosa, del suo terrore, richiamò al cuore gli antichi spiriti, e gli
comandò che reggesse.
✓ Fu il ritrovamento d’un amico, d’un fratello, d’un salvatore. La
stanchezza quasi scomparve, gli tornò il polso, sen-tì il sangue scorrer
libero e tepido per tutte le vene, sentì crescer la fiducia de’ pensieri, e
svanire in gran parte quell’incertezza e gravità delle cose; e non esitò
a internarsi sempre più nel bosco, dietro all’amico rumore.

✓ No

Capitolo XIX

→ Storicamente chi era l'innominato?


→ Quali erano state le prime passioni?
→ Chi erano i suoi amici (subordinati)?
→ Dove viveva e chi erano i suoi servitori?
→ Qual erano i rapporti tra Don Rodrigo e l’Innominato?

✓ Giuseppe Ripamonti, che, nel quinto libro della quinta decade


della sua Storia Patria, ne fa più distesa menzione, lo nomina
uno, costui, colui, quest'uomo, quel personaggio. «Riferirò», dice,
nel suo bel latino, da cui traduciamo come ci riesce, «il caso
d'un tale che, essendo de' primi tra i grandi della città, aveva
stabilita la sua dimora in una campagna, situata sul confine; e lì,
assicurandosi a forza di delitti, teneva per niente i giudizi, i
giudici, ogni magistratura, la sovranità; menava una vita affatto
indipendente; ricettatore di forusciti, foruscito un tempo anche
lui; poi tornato, come se niente fosse...» Da questo scrittore
prenderemo qualche altro passo, che ci venga in taglio per
confermare e per dilucidare il racconto del nostro anonimo; col
quale tiriamo avanti.

✓ Fare ciò ch'era vietato dalle leggi, o impedito da una forza


qualunque; esser arbitro, padrone negli affari altrui, senz'altro
interesse che il gusto di comandare; esser temuto da tutti, aver
la mano da coloro ch'eran soliti averla dagli altri; tali erano state
in ogni tempo le passioni principali di costui. Fino
dall'adolescenza, allo spettacolo e al rumore di tante
prepotenze, di tante gare, alla vista di tanti tiranni, provava un
misto sentimento di sdegno e d'invidia impaziente. Giovine, e
vivendo in città, non tralasciava occasione, anzi n'andava in
cerca, d'aver che dire co' più famosi di quella professione,
d'attraversarli, per provarsi con loro, e farli stare a dovere, o
tirarli a cercare la sua amicizia.
✓ Superiore di ricchezze e di seguito alla più parte, e forse a tutti
d'ardire e di costanza, ne ridusse molti a ritirarsi da ogni
rivalità, molti ne conciò male, molti n'ebbe amici; non già amici
del pari, ma, come soltanto potevan piacere a lui, amici
subordinati, che si riconoscessero suoi inferiori, che gli stessero
alla sinistra.

✓ In un castello confinante col territorio bergamasco, che allora


era, come ognun sa, stato veneto. «Quella casa - cito ancora il
Ripamonti, - era come un'officina di mandati sanguinosi:
servitori, la cui testa era messa a taglia, e che avevan per
mestiere di troncar teste: né cuoco, né sguattero dispensati
dall'omicidio: le mani de' ragazzi insanguinate». Oltre questa
bella famiglia domestica, n'aveva, come afferma lo stesso
storico, un'altra di soggetti simili, dispersi e posti come a
quartiere in vari luoghi de' due stati sul lembo de' quali viveva, e
pronti sempre a' suoi ordini.

✓ Dal castellaccio di costui al palazzotto di don Rodrigo, non


c'era più di sette miglia: e quest'ultimo, appena divenuto
padrone e tiranno, aveva dovuto vedere che, a così poca
distanza da un tal personaggio, non era possibile far quel
mestiere senza venire alle
prese, o andar d'accordo
con lui. Gli s'era perciò
offerto e gli era divenuto
amico, al modo di tutti gli
altri, s'intende; gli aveva reso
più d'un servizio (il
manoscritto non dice di più);
e n'aveva riportate ogni
volta promesse di contraccambio e d'aiuto, in qualunque
occasione. Metteva però molta cura a nascondere una tale
amicizia, o almeno a non lasciare scorgere quanto stretta, e di
che natura fosse.
Capitolo XX

→ A quale animale viene paragonato l’Innominato?


→ Per descrivere i personaggi che Don Rodrigo incontra, Manzoni utilizza molti
nomi dispregiativi. Trascrivili sul quaderno.
→ Come vien descritto fisicamente l’Innominato?
→ Come Don Rodrigo riesce a convincere l’Innominato?

✓ Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato,


il selvaggio signore dominava
all'intorno tutto lo spazio dove piede
d'uomo potesse posarsi, e non
vedeva mai nessuno al di sopra di sé,
né più in alto. Dando un'occhiata in giro, scorreva tutto quel
recinto, i pendìi, il fondo, le strade praticate là dentro.

✓ Torrentaccio – castellaccio – ragazzaccio – caporalaccio –


bravaccio

✓ Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli


rimanevano; rugosa la faccia: a prima vista, gli si sarebbe dato più
de' sessant'anni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza
risentita de' lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi,
indicavano una forza di corpo e di animo, che sarebbe stata
straordinaria in un giovine.

✓ L'innominato che ne sapeva già qualcosa, ma in confuso, stette a


sentire con attenzione, e come curioso di simili storie, e per essere in
questa mischiato un nome a lui noto e odiosissimo, quello di fra
Cristoforo, nemico aperto de' tiranni, e in parole e, dove poteva, in
opere. Don Rodrigo, sapendo con chi parlava, si mise poi a
esagerare le difficoltà dell'impresa; la distanza del luogo, un
monastero, la signora!... A questo, l'innominato, come se un
demonio nascosto nel suo cuore gliel avesse comandato,
interruppe subitamente, dicendo che prendeva l'impresa sopra di
sé.

→ Quali sono i segnali della crisi spirituale dell’Innominato?


→ A chi si rivolge l’Innominato per organizzare il rapimento di Lucia?
→ Come viene paragonata Lucia al cospetto della Monaca di Monza, che la
sta consegnando ai suoi rapitori?
✓ 1 Già da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso,
una cert'uggia delle sue scelleratezze.
2 Una certa ripugnanza provata ne' primi delitti, e vinta poi, e
scomparsa quasi affatto, tornava ora a farsi sentire.
3 Ora i pensieri dell'avvenire eran quelli che rendevano più noioso il
passato. «Invecchiare! morire! e poi?»
4 E, cosa notabile! l'immagine della morte, che, in un pericolo
vicino, a fronte d'un nemico, soleva raddoppiar gli spiriti di
quell'uomo, e infondergli un'ira piena di coraggio, quella stessa
immagine, apparendogli nel silenzio della notte, nella sicurezza del
suo castello, gli metteva addosso una costernazione
repentina. Non era la morte minacciata da un avversario mortale
anche lui; non si poteva rispingerla con armi migliori, e con un
braccio più pronto; veniva sola, nasceva di dentro; era forse ancor
lontana, ma faceva un passo ogni momento; e, intanto che la
mente combatteva dolorosamente per allontanarne il pensiero,
quella s'avvicinava.
5 Ora, gli rinasceva ogni tanto nell'animo l'idea confusa, terribile,
d'un giudizio individuale.
6 Quel Dio di cui aveva sentito parlare, ma che, da gran tempo,
non si curava di negare né di riconoscere, occupato soltanto a
vivere come se non ci fosse, ora, in certi momenti d'abbattimento
senza motivo, di terrore senza pericolo, gli pareva sentirlo gridar
dentro di sé: Io sono però.

✓ Per troncare a un tratto quel contrasto penoso, chiamò il Nibbio,


uno de' più destri e arditi ministri delle sue enormità, e quello di cui
era solito servirsi per la corrispondenza con Egidio. E, con aria
risoluta, gli comandò che montasse subito a cavallo, andasse diritto
a Monza, informasse Egidio dell'impegno contratto, e richiedesse il
suo aiuto per adempirlo.
Il messo ribaldo tornò più presto che il suo padrone non se
l'aspettasse, con la risposta d'Egidio: che l'impresa era facile e
sicura; gli si mandasse subito una carrozza, con due o tre bravi ben
travisati; e lui prendeva la cura di tutto il resto, e guiderebbe la
cosa. A quest'annunzio, l'innominato, comunque stesse di dentro,
diede ordine in fretta al Nibbio stesso, che disponesse tutto
secondo aveva detto Egidio, e andasse con due altri che gli
nominò, alla spedizione.

✓ come la pecora, tremolando senza timore sotto la mano del


pastore che la palpa e la strascina mollemente, si volta a leccar
quella mano; e non sa che, fuori della stalla, l'aspetta il macellaio, a
cui il pastore l'ha venduta un momento prima.
→ Riassumi in poche parole il rapimento di Lucia.
→ Come reagisce Lucia al suo rapimento?
→ Con quali sentimenti l’Innominato aspetta Lucia?

✓ Lucia girò la testa indietro atterrita, e cacciò un urlo; il malandrino la


mise per forza nella carrozza: uno che stava a sedere davanti, la
prese e la cacciò, per quanto lei si divincolasse
e stridesse, a sedere dirimpetto a sé: un altro,
mettendole un fazzoletto alla bocca, le chiuse il
grido in gola. In tanto il Nibbio entrò presto
presto anche lui nella carrozza: lo sportello si
chiuse, e la carrozza partì di carriera. L'altro che
le aveva fatta quella domanda traditora,
rimasto nella strada, diede un'occhiata in qua e
in là, per veder se fosse accorso qualcheduno
agli urli di Lucia: non c'era nessuno; saltò sur una riva, attaccandosi
a un albero della macchia, e disparve. Era costui uno sgherro
d'Egidio.

✓ 1 Spalancava gli occhi spaventati, per ansietà di conoscere la sua


orribile situazione, e li richiudeva subito, per il ribrezzo e per il terrore
di que' visacci:
2 si storceva, ma era tenuta da tutte le parti: raccoglieva tutte le
sue forze, e
3 dava delle stratte, per buttarsi verso lo sportello; ma due braccia
nerborute la tenevano come conficcata nel fondo della carrozza;
quattro altre manacce ve l'appuntellavano.
4 Ogni volta che aprisse la bocca per cacciare un urlo, il fazzoletto
veniva a soffocarglielo in gola. Intanto tre bocche d'inferno, con la
voce più umana che sapessero formare, andavano ripetendo: -
zitta, zitta, non abbiate paura, non vogliamo farvi male -. Dopo
qualche momento d'una lotta così angosciosa, parve che
s'acquietasse; allentò le braccia, lasciò cader la testa all'indietro,
alzò a stento le palpebre, tenendo l'occhio immobile; e quegli orridi
visacci che le stavano davanti le parvero confondersi e ondeggiare
insieme in un miscuglio mostruoso:
5 le fuggì il colore dal viso; un sudor freddo glielo coprì;
s'abbandonò, e svenne.

✓ Era aspettata dall'innominato, con un'inquietudine, con una


sospension d'animo insolita.
✓ E benché, dal punto dove stava a guardare, la non paresse più
che una di quelle carrozzine che si dànno per balocco ai fanciulli,
la riconobbe subito, e si sentì il cuore batter più forte.
«Ci sarà? - pensò subito; e continuava tra sé: - che noia mi dà
costei! Liberiamocene».
E voleva chiamare uno de' suoi sgherri, e spedirlo subito incontro
alla carrozza, a ordinare al Nibbio che voltasse, e conducesse colei
al palazzo di don Rodrigo. Ma un no imperioso che risonò nella sua
mente, fece svanire quel disegno.
Capitolo XXI

→ Cosa prova il Nibbio nei confronti di Lucia?


→ Dove si era rifugiata Lucia quando l’Innominato la vede e cosa dice Lucia
all’Innominato?
→ Quale frase ripetuta da Lucia colpisce l’Innomianto?

✓ Compassione

✓ Lucia, a cui il picchiare, l’aprire, il comparir di quell’uomo, le sue


parole, avevan messo un nuovo spavento nell’animo spaventato,
stava più che mai raggomitolata nel cantuccio, col viso nascosto
tra le mani, e non movendosi, se non che tremava tutta.
- Alzatevi, ché non voglio farvi del male... e posso farvi del bene, -
ripeté il signore... - Alzatevi! - tonò poi quella voce, sdegnata
d’aver due volte comandato invano.
Come rinvigorita dallo spavento, l’infelicissima si rizzò subito
inginocchioni; e giungendo le mani, come avrebbe fatto davanti a
un’immagine, alzò gli occhi in viso all’innominato, e riabbassandoli
subito, disse: - son qui: m’ammazzi.

✓ Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!

→ Quali cose trattengo l’Innominato dal suicidarsi?


→ Quali parole tornano in mente all'Innominato?

✓ 1 S’immaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato,


immobile, in balìa del più vile sopravvissuto;
2 la sorpresa, la confusione nel castello, il giorno
dopo: ogni cosa sottosopra; lui, senza forza, senza
voce, buttato chi sa dove.
3 la gioia de’ suoi nemici
4 la paura della morte
5 se quella vita non c’è; se è un’invenzione de’ preti; che fo io?
perché morire? cos’importa quello che ho fatto? cos’importa? è una
pazzia la mia... E se c’è quest’altra vita...!”

✓ Tutt’a un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentito e


risentito, poche ore prima: “Dio perdona tante cose, per un’opera di
misericordia!”

Capitolo XXI

→ Qual è il ruolo di Don Abbondio all'interno del XXIII capitolo?


→ Delinea una differenza tra il personaggio di Don Abbondio e il Cardinale
Federigo Borromeo.
→ Descrivi le tappe della conversione dell'innominato.

✓ Il suo ruolo è quello di riportare a casa Lucia.

✓ DON ABBONDIO: è un tipo pauroso, è neutrale, cerca sempre scuse,


cerca di evitare le difficoltà e si mette sempre nei guai;
CARDINALE BORROMEO: è sicuro di te ed è tutto l’opposto di Don
Abbondio.

✓ La prima tappa è la sua crisi interiore, la seconda l’incontro con Lucia,


la terza è la notte angosciosa, la quarta è l’incontro con il Cardinale
Borromeo.

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