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COMUNICAZIONE GIORNALISTICA

Per qualificare un paese come democratico, serve la presenza di uno spazio pubblico di
discussione intorno alle questioni chiave di una comunità. Non bastano le elezioni
(esempio: Bielorussia, non democratico). Questo spazio è fondamentale per la selezione dei
temi e dei problemi prioritari della comunità: la presenza di esso viene assicurata dal
giornalismo. Lo spazio di discussione esiste laddove esiste il giornalismo.
Dunque, il giornalismo è un costruttore di democrazia, nella sua capacità di formare
un’opinione pubblica consapevole e dotata di senso critico. Le democrazie esistono e
funzionano nel momento in cui esiste un’opinione pubblica che è nelle condizioni di
esprimere il punto di vista su temi centrali della vita di una società (es. voto)
Il mestiere del giornalista nasce come mestiere artigianale, successivamente a carriera
giornalistica diventa importante e scientifica, nelle democrazie moderne e in quelle
nascente. Fondamentali nella costruzione e manutenzione della democrazia, due sono le
funzioni del giornalismo:
1. mediazione sociale
2. manutenzione civile
MEDIAZIONE SOCIALE:
A cosa serve il giornalismo in un mondo in cui i social da tempo assorbono queste funzioni?
Funge da mediatore fra i fatti e le opinioni delle persone. Fra questi due esiste una cinghia
di trasmissione che solo il giornalismo è in grado di garantire: il giornalista professionale si
frappone fra la valanga di notizie che si stagliano su una società e i suoi componenti. Il
giornalista media, spiega e filtra i fatti, coglie le cause presenti e soprattutto future: è un
interprete della realtà, mai univoca anzi diversa. Proprio la pluralità di queste
interpretazioni della realtà arricchisce la democrazia. Questa mediazione, inoltre, criticizza
e rende l’opinione pubblica matura
MANUTENZIONE CIVILE:
La democrazia non è eterna: una volta stabilita necessita di essere mantenuta e alimentata.
Il giornalismo assolve a questo ruolo: oltre a educare l’opinione pubblica, esso controlla la
democrazia. Consequenzialmente, l’opinione pubblica controlla i governanti tramite la
funzione di mediazione che il giornalismo assicura. Il giornalismo è un manutentore di
democrazia
Giornalismo
 costruisce democrazia
 Forma un’opinione pubblica e quindi la democrazia
 La mantiene, controlla il suo funzionamento e che segua la volontà dell’opinione pubblica.
L’unico modo che ha il popolo per poter esercitare la propria sovranità è avere un
mediatore in grado di portare le proprie istanze ai vertici delle istituzioni democratiche.
Il giornalismo sta attraversando una crisi strutturale e congiunturale. Nonostante ciò, la
gente ha ancora bisogna di essere informato e di avere un mediatore. Anzi queste necessità
sono aumentate con l’avvento dei social: più la società è complessa, più ha bisogno di
mediatori in grado di raccontare questa sua complessità.
Il giornalismo potrà migliorare solo se troverà nuove forme di numerazione o cambierà
supporto sul quale storicamente si poggiava: in buona parte, la carta non è più il mezzo
preferito, ma si sono trovate strade nuovi sul Web e sui social.
Spesso il pericolo è quello di venire a contatto con notizie verosimili ma non vere, questo è
in contrasto con l’ambiente democratico che il giornalismo garantisce e istituisce.

Principi dell’etica giornalistica e libertà di stampa


Per poter svolgere le sue funzioni, il giornalismo ha bisogno della libertà di stampa,
necessità per ogni società democratica. Infatti, la libertà di stampa ha vissuto una storia
parallela allo sviluppo della democrazia, soprattutto nella civiltà occidentale e negli USA.
La libertà di stampa è garantita e tutelata nel primo emendamento della Carta dei Diritti
degli stati uniti, 1789. La libertà di stampa prende le mosse dai pensatori liberali del 700 –
800, epoca nella quale vengono alla luce le costituzioni dei paesi democratici. Quindi si
oppone all’assolutismo monarchico: la libertà di stampa è parte integrante dei diritti di
ciascuno ed è fondato sulle leggi della natura.
“La libertà della stampa deve essere assoluta. I giornali devono essere lasciati liberi di
esercitare la propria funzione investigativa e di controllo con forza, vigore e senza
impedimenti” -Benjamin Franklin
Se nella carta dei diritti americana l’affermazione della libertà di stampa è esplicita, nella
Costituzione Italiana essa è implicita: ci si rifà all’ articolo 21, che afferma il diritto a
manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto o con ogni altra forma di diffusione.
La genericità di questa norma porta ad alcuni interventi legislativi più specifici e applicativi
per spiegare il confine fra libertà di stampa: nel 1948 viene emanata la legge sulla stampa,
nel 1977 interviene la Corte costituzionale e nel 1984 interviene la corte di cassazione.
Sentenza decalogo: In particolare, nel 1984 su richiesta di un giudice la Corte di Cassazione
mette a punto la sentenza-decalogo: dieci fattispecie che spiegavano la somministrazione
della legge sulla libertà di pensiero. La sentenza del decalogo (numero 5259) stabilisce in
maniera più precisa le condizioni entro le quali una notizia può essere pubblicata anche nel
caso in cui danneggi la reputazione di una persona. Questo perché la generica “libertà di
pensiero” affermata dalla Costituzione non era sufficiente per proteggere le persone da chi
può diffamarli in nome della libertà di stampa.
Libertà di pensiero non significa che si può scrivere ciò che si vuole: I 2 capisaldi o limiti del
diritto di cronaca sono la verità l’altrui reputazione: si può scrivere di tutto e su tutto,
purché sia vero e non danneggi la reputazione altrui.
(se si afferma il falso, si va contro l’etica professionale. Diffamare un personaggio è oggetto
di una querela penale)
Verità: per il giornalismo è il primo dei principi dell’etica giornalistica: il giornalista deve
tendere a cercarla, in maniera rigorosa, usando tecniche e mezzi che lo portino il più vicino
possibile. Un giornalista che riporta un fatto non vero va contro l’etica professionale,
tradisce il compito del mediatore sociale, di manutentore di democrazie.
Indipendenza: deve riferirsi ad un ideale di indipendenza. Questa è diversa dalla neutralità:
si scambia questo punto dell’etica professionale con quello della facile neutralità.
L’indipendenza è un’autonomia dall’alto e dal basso dai condizionamenti di gruppi di
pressione e delle vischiosità e della debolezza del sapere comune. L’indipendenza è essere
equidistanti da lobby, gruppi di pensiero, personaggi che vogliono che si diffondano certe
notizie per loro interesse. Indipendenza = neutralità.
Tolleranza: La tolleranza significa affermare un principio di convivenza con ciò che non si
condivide. Per ciò che riguarda i giornalisti, è lecito affermare la propria opinione su un
giornale. Questo principio insegna a far convivere opinioni diverse: tollerare non significa
censurare, ma prendere in considerazione il fatto che qualcun altro possa avere opinione
diversa. Bisogna essere tolleranti, ma non rinunciare alla verità (per paura delle opinioni
altrui): così si afferma che ci può essere un’opinione divergente dalla propria e questa ha
ugualmente dignità di entrare a far parte di ciò che si scrive.
Responsabilità: ciò che si scrive è importante. Non rispettare questo principio può dar
luogo a mistificazioni o danneggiare qualcuno/qualcosa in maniera irreversibile. Ad
esempio, può essere fondamentale nella ricostruzione dei fatti, nel rovinare una persona,
nel fare abbassare il valore in borsa di un’azienda, nel gettare fango su un avvenimento che
viene raccontato diversamente da ciò che è stato. Derivato dal principio di responsabilità,
Presunzione di innocenza: i giornalisti devono applicare questo principio parallelamente a
come ragionano i magistrati. Fino a quando l’accusato non è stato condannato all’ultimo
grado di giudizio si presume sia innocente, quindi non si può scrivere che qualcuno sia
colpevole fino a quando questo non sia stato condannato all’ultimo grado di giudizio.

Lezione 25/09
Origini del giornalismo
Le origini del giornalismo si rifanno a tempi antichissimi, antecedenti all’idea di democrazia,
e sono strettamente collegate all’esigenza di essere informati.
E’ difficile trovare l’origine della necessità di essere informati: alcuni studiosi vedono in
Erodoto il padre del giornalismo, ma i limiti della città-stato greca e della vita politica
dell’agorà impedivano che si potesse andare oltre una trasmissione orale. La necessità di
essere informati veniva sviluppata tramandando nozioni orali sulle singole persone e sulla
comunità (osservazioni, chiacchericcio, ecc.)
Nell’antica Roma, ci sono altre manifestazioni riconducibili a un proto-giornalismo, gli acta
diurna, realizzati dopo l’imperatore Severo. Si tratta di comunicazioni affisse nei punti
centrali della città attraverso le quali i cittadini potevano attingere ad alcune informazioni di
servizio e che venivano utilizzate dai ceti più alti della popolazione romana anche in
funzione del soddisfacimento di propri bisogni personali, oltre a raccontare esigenze
dell’esercito, narrare delle loro vicende.
Nel medioevo, ci furono parvenze giornalistiche che consistevano nella lettura a tutta la
comunità delle ordinanze dei potenti da parte dei pubblici banditori.
Fra il medioevo e l’era moderna, il giornalismo prende forma in maniera più compiuta
tramite le lettere dei mercanti. Posizionati nelle città portuali d’Europa, attraverso le loro
lettere essi svolgevano la funzione da giornalisti (un esempio sono le lettere di Marco Polo in Cina)
In queste lettere c’erano notizie sugli affari, la disponibilità dei prodotti che i mercanti
commercializzavano ma anche informazioni sugli avvenimenti politici dei paesi visitati. Ciò
aveva un impatto notevole sui commerci, perché ad esempio le notizie contribuivano a
stabilire il prezzo delle materie prime oppure a gettare luce su realtà lontane dal punto di
vista geografico e completamente sconosciute.
Quindi con i traffici mercantili e grazie alle scoperte geografiche, aumentò la curiosità degli
uomini per gli altri uomini e in generale per le vicende del mondo.
Fogli di avviso: Si hanno altre forme di comunicazione proto-giornalistiche: i fogli di avviso,
ovvero notizie scritte a mano nella sede del papa da parte dei novellanti nelle quali si dava
conto delle situazioni di altri paesi in chiave diplomatica. In realtà questi avvisi erano
dispacci del mondo diplomatico che contribuivano a formare un’opinione sui grandi
avvenimenti e sui personaggi degli altri territori. Questi dispacci risentivano delle
lontananze geografiche, perciò ogni notizia arrivava con tempi molto dilatati rispetto allo
svolgimento degli avvenimenti. Quindi gli eventi dei paesi lontani avvenivano molti giorni
prima rispetto al momento in cui venivano diffusi.
A Venezia, si diffondono le GAZZETTE.
Fra il 400 e 500, Venezia aveva una posizione strategica sul Mediterraneo, leader nei traffici
mercantili e nei rapporti diplomatici anche verso l’Oriente: le informazioni erano importanti
per i prezzi stessi e aggiornavano i mercanti sull’evoluzione delle situazioni politiche dei
paesi con i quali commerciavano. Per questo nascono le gazzette: fogli manoscritti venduti
sul ponte di rialto del valore di una gazzetta (ovvero due soldi).
Le gazzette sono la prima forma di giornalismo, il cui nome arriva fino ai giorni nostri:
informavano la popolazione e i mercanti sugli avvenimenti al di fuori della Serenissima.
Vista la posizione di Venezia, le gazzette si diffondevano tramite corrieri postali in Francia,
Germania e Olanda.
Nasce a Venezia una classe economica borghese, fatta di persone che avevano rendite,
posizioni di privilegio, famiglie benestanti in posizione sempre maggiore: lo sviluppo di
questa classe si accoppia allo sviluppo di informazione e di conoscenza
Nel 1600 questa necessità si sviluppa nell’Europa del Nord, soprattutto nelle fiandre e nella
sua la capitale Anversa. Essa era investita da un notevole progresso economico ed era
abitata da una borghesia commerciale avida di informazioni per i propri traffici: questi
erano più fiorenti in base a quante più informazioni i commercianti avevano sui paesi con i
quali stringevano dei rapporti.
Dagli editti medievali fino a questo momento in cui si sviluppa una società borghese passa
di mezzo una cesura che riguarda un procedimento di carattere industriale. Nel frattempo,
nella seconda metà del 400, Gutenberg inventa la macchina della stampa a caratteri mobili
che produce una trasformazione rivoluzionaria per l’informazione: tutto ciò che prima era
tramandato oralmente o con manoscritti poteva essere diffuso in un numero molto
maggiore di copie grazie a questa invenzione. Così in questi posti dell’Occidente nascono le
gazzette, evoluzione di quelle venete.
La scoperta di Gutenberg diede al giornalismo la coscienza della propria forza e la
convinzione di poter esercitare una funzione straordinaria: alla metà del ‘400 il giornalismo
diventa un soggetto politico, un mediatore sociale, un costruttore di democrazie, di
manutentore civile. Con la diffusione per via orale delle informazioni ciò non sarebbe
potuto avvenire.
Dopo la scoperta della stampa, nasce il mito del quarto potere: esso si sviluppa in vari paesi
d’Europa, come Francia, Inghilterra, Germania. Tuttavia si diffonde inizialmente solo nei
paesi investiti dalla riforma protestante: la presenza della chiesa in altre nazioni come
l’Italia e la Spagna fa sì che questo fenomeno sia sedato o sia vissuto in maniera più
annacquata nel periodo di Controriforma.
Successivamente il mito del quarto potere approda nei nascenti Stati Uniti D’America: alla
fine del 18° secolo, il giornalismo è così instaurato nel tessuto sociale del paese che trova
posto nel primo emendamento della loro Carta dei Diritti.
La storia del giornalismo è collegata anche alla nascita della società industriale. La stampa
diventa il punto fondamentale della democrazia americana, immesso anche nella sua
costituzione.
La rivoluzione industriale porta a maturazione il processo iniziato coi mercanti: le città
europee che fino a qualche decennio erano abitate da uomini di chiesa, artigiani, ricchi
borghesi, domestici, poveri o vedono l’arrivo di nuovi abitanti sradicate dalla rete arcaica
della società contadina, che confluiscono all’interno delle città per lavorare nelle industrie.
Masse che arrivano dalla campagna che fino a quel momento non avevano bisogno di
essere informati trovano chiavi di interpretazione di una realtà che si fa sempre più
complessa. Si passa da una società orale alla società di massa, più complessa e che ha
necessità di essere informata: mutano le istituzioni e la concezione della politica, nascono le
organizzazioni del movimento operaio, i sindacati, i partiti.
Inizia una rivoluzione della comunicazione e della cultura popolare, che negli Stati Uniti
porta, agli inizi del 19° secolo, ad avere l’atto di nascita del giornalismo moderno: nasce la
penny press.
Alle gazzette, alle anatre francesi, allo Spectator inglese, segue quindi la penny press. Le
gazzette erano più arcaiche e dedicate soltanto a fette ristrette della popolazione. Invece la
penny press è rivolta alla totalità della popolazione.
All’inizio dell’800 vengono diffusi per la prima volta dei fogli già definibili giornali che
costano un penny (per questo il nome penny press). E’ una rivoluzione perché fino a quel
momento, le pubblicazioni a stampa erano molto costose, poco diffuse e riservate a solo
una fascia della popolazione (mercanti, industriali, acculturati), con il penny ci si rivolge a
fasce di popolazione estremamente più ampie: costano poco, perciò sono a misura delle
tasche di operai e lavoratori, che fino a quel momento non avevano bisogno di essere
informati, anche perché informarsi costava caro.
Invece la rivoluzione industriale crea masse di lavoratori inurbate che maturano la necessità
di essere informate e negli USA trovano con la penny press l’informazione a portata delle
proprie tasche.
La Penny press è una stampa a larghissima diffusione che per la prima volta contiene notizie
di cronaca. Quindi contiene notizie che interessano a tutti, riguardo fatti, avvenimenti,
omicidi, notizie di pubblica utilità e non argomenti specifici, come si faceva in precedenza
con le notizie di mercato e di cultura. Inoltre, è facilmente reperibili tramite gli strilloni, che
annunciano le notizie e attraggono i lettori.
Le notizie sono alla portata di tutti, tutti se le possono permettere e interessano a tutti. È
una rivoluzione che porta a consolidare il mito del quarto potere.
Se fino ad allora i quotidiani erano riservati agli uomini di potere, ai commercianti, alle
élites che li utilizzavano per tenersi informati sui loro affari, sulle vicende politiche interne e
su quelle internazionali, ora le notizie diventano un prodotto a disposizione degli operai,
degli agricoltori, dei piccoli imprenditori e delle grandi masse.
Così con la rivoluzione la stampa rappresenta così lo strumento in possesso delle classi
emergenti per capire il mondo delle nuove città, per gestire i cambiamenti che attraversano
la società e stabilire un legame con i protagonisti della scena pubblica. Qui si trova il ruolo
di mediazione sociale fra la massa e i protagonisti della scena pubblica, della politica o i
grandi personaggi. Da quel momento essa assume quel ruolo di servizio che si è preservato
fino ai giorni nostri, formandosi, col tempo, come strumento di difesa e rappresentazione
degli interessi delle masse. E quindi, in funzione democratica, di difesa dei cittadini contro
gli abusi dei «poteri forti», che nelle società industriali sono concentrati in poche e
riconoscibili centrali oligopolistiche. La rivoluzione della penny press porta ad essere il
giornalismo il difensore dei potenti verso la massa dei cittadini.
Il modello del Watchdog o del cane da guardia
Proprio negli Stati uniti questo mito ha la sua diffusione. Così negli Stati Uniti Nasce la figura
del Watchdog, che abbaia al potere dalla parte del pubblico: il giornalismo è un potere e
contropotere allo stesso tempo, in quanto è in grado di costruire e preservare le
democrazie dall’assalto dei potenti. La democrazia si difende attraverso la diffusione di
un’informazione condivisa che assume il ruolo di controllo. Impedisce ai potenti di abusare
dei propri poteri attraverso la denuncia e la trascrizione dei fatti così come svolti.
Correlato alla funzione di watchdog, negli USA nasce il giornalismo investigativo: qui
attraverso grandi inchieste giornalistiche si mutua il metodo degli inquirenti giudiziari. La
differenza sta nel fatto che i fatti vengono qui sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica,
dirimente in una democrazia.
(es. Scandalo Watergate – Bob Woodward e Carl Bernstein)
Giornalismo d’inchiesta libero dagli altri poteri da far crollare l’uomo più potente del
mondo. (storia del giornalismo fino alla sua acme con il modello watchdog e del giornalismo
d’inchiesta)
In Italia
Nello sviluppo del giornalismo, l’Italia ha un suo ruolo: da Venezia si sviluppano le gazzette.
Inizia a diventare un fenomeno industriale quando classe borghese di inurbati ha la
necessità di essere informati. Ciò avviene in maniera netta nei paesi della prima rivoluzione
industriale, in Italia invece avviene in maniera contenuta, e avviene in considerazione di
diversi fenomeni: la frammentazione dell’entità statuale italiana, divisa in staterelli
assolutistici, entro i quali il giornalismo non si sviluppa (500-6-700)
Il giornalismo non si diffonde perché non nasce una borghesia forte come nelle altre
nazioni, quindi il giornalismo rimane appannaggio di alcune fasce della società: è limitato a
fogli poco diffusi, molto costosi, riguarda dibattiti interni a determinate categorie sociali
precise (di letterati, poeti, mercanti). Inoltre, l’Italia è ancora il paese della controriforma:
da esso scaturiscono divieti e indici di testi proibiti.
Nei paesi più dinamici, protagonisti della riforma protestante, si sviluppa una borghesia
urbana, invece nelle aree dove la chiesa esercita la sua influenza, come l’Italia, il
giornalismo tarda ad arrivare e con esso i sistemi democratici.
Le testate culturali esprimono figure di intellettuali di primo piano
È chiaro che in quadro giornalistico più deboli rispetto a quello anglosassone non mancano
esperienze giornalistiche. Ad esempio, La gazzetta di Firenze, Milano, Bologna.
I più antichi d’Italia sono la gazzetta di Mantova e la gazzetta di Parma. La gazzetta di
Mantova comparve già nel 1689, parma 1700. Anche queste gazzette vantano una qualità
giornalistica, riportano fatti economici con stile asciutto. Si tratta comunque di casi limitati
per numero di testate e per copie diffuse. Questa è una caratteristica tipicamente italiana
anche oggi. Il formato è quello di un libro 20x15, quattro pagine (foglio piegato in 4), poteva
arrivare 16, spesso erano riuniti in volumi e conservati in biblioteche, la periodicità non era
fissa. Le tirature erano nell’ordine di centinaia di copie, diffuse in abbonamento e relegate
alle élite culturali.
In realtà i giornalisti si chiamavano gazzettieri, erano artigiani, bottegai, che svolgevano il
mestiere in maniera artigianale. Necessitavano di una Licenza che discendeva e veniva
concessa dagli stessi potenti che dovevano controllare. Dunque, in Italia non vi erano
presupposti affinché il giornalismo potesse controllare il potere, perché era sottomesso al
potere stesso. Inoltre, la reputazione dei gazzettieri non era positiva: viene istituito un
bando che accomuna prostitute a giornalisti.
I gazzettieri si occupavano di produzione di libri, pamphlet, libri: la funzione del giornalismo
moderno non è ancora sviluppata.
Nascono riviste culturali, riservati alle élite. Nei paesi anglosassoni il g. era già avviato, già si
compivano le lotte per la libertà di stampa (essa sarà sconosciuta agli italiani fino a fine 700)
Con l’arrivo di Napoleone, si prospera un’era di libertà, quindi anche di libertà di stampa: le
repubbliche napoleoniche adottano costituzioni simili a quelle francesi dove il concetto di
libertà di stampa è qualcosa di costituito e affermato. Nella costituzione della repubblica
cispadana, nel 1797, una prima forma di tutela della libertà di stampa. Esplode così il
numero delle testate pubblicate e tra il 1790 e il 1810 nascono periodici che si occupano di
diversi argomenti, dalla cultura a prime narrazioni vicine alle notizie.
Si inaugura una stagione di piena libertà di stampa, ma ha la caratteristica di essere molto
breve. Dopo il trattato di Campoformio (passaggio Venezia all’Austria), Napoleone viene
visto come un invasore: si istituisce un dibattito più polemico nei confronti delle
repubbliche napoleoniche. Apparvero testate che seguivano linee politiche più diverse e si
connotavano per una dialettica politica con posizioni critiche verso i francesi. Nel giro di
pochi anni anche l’Italia fu coinvolta che già in Francia fu imposta da Napoleone.
Decreti introdussero limiti alla libertà di stampa proprio perché ci furono critiche alle
direzioni napoleoniche.
Il panorama giornalistico così si impoverì, seppur sotto altri aspetti più ricco del panorama
prenapoleonico. Il giornalismo attirò molti letterati: il più importante il Monitore italiano
con il quale collaborava Ugo Foscolo.
Lo statuto albertino sancisce libertà di stampa, ma allo stesso tempo afferma che una legge
ne reprime gli abusi: i casi erano molto diffusi. Nello statuto albertino la libertà di stampa
era limitata da norme (1848): L’editto stabiliva che ogni cittadino maggiorenne aveva diritto
di manifestare la stampa e qualsivoglia artificio meccanico.

Lezione 28/09
estratto di Luigi Barzini del 1975 a Port Arthur.
Nella seconda metà dell’800, a cavallo dell’unità d’Italia, nascono varie testate
giornalistiche.
A Milano nel 1876 nasce il corriere della sera, verrà guidato da Luigi Albertini dal 1900 fino
alla Marcia su Roma. Esso nasce come giornale legato alla città di Milano e aree limitrofe,
poi diventa un giornale a larga tiratura
Nel 1861 il 78% della popolazione era analfabeta, la città più popolosa era Napoli: l’Italia era
un paese con poco interesse all’informazione. Tuttavia, anche grazie allo statuto albertino e
alla libertà di stampa che esso garantiva, comincia un giornalismo di qualità.
Il brano di luigi albertini è estremamente significativo: dimostra come un giornalista italiano
possa occuparsi di vicende così lontane. Inizia una marcia verso il giornalismo americano in
Italia, al tempo uno dei paesi più arretrati d’Europa.
L. Bazzini riesce con un linguaggio oggettivo a raccontare vicende lontane senza l’ausilio dei
media principali odierni.
Giornali locali: panorama frammentato in piccole testate con tiratura limitata e piccole aree
di diffusioni + carenza di editori puri. Gli editori puri sono imprenditori concentrati
unicamente sull’editoria, non hanno altri interessi: traggono i loro profitti solo dalla
pubblicazione di un giornale. Oggi in Italia non ci sono editori puri, maggiormente editori
che si dedicano anche ad altro. È evidente che quando l’editore ha altri interessi
imprenditoriali vi è commistione maggiore con interessi economici e lobby. Anche da
questo punto di vista vi è un divario con la letteratura anglosassone.
I giornali italiani dunque rimangono imprese artigianali, con un redazioni ristrette e con
scarse disponibilità economiche.
Esiste una tecnologia ancora arretrata, le rotative si sono già diffuse nel mondo
anglosassone, mentre in Italia i torchi a mano rimangono fino alla fine dell’ottavo secolo.

La Prima guerra mondiale non viene raccontata in chiave libera o indipendente, di solito in
maniera confusa. Inoltre, viene raccontata da giornali gestiti da parti politiche e in funzione
degli interessi di queste parti. La verità viene sacrificata nella Prima guerra mondiale.
Il linguaggio del giornalismo in quel periodo è ampolloso, prolisso, pesante, retorico. Anche
in questo senso il giornalismo italiano è in ritardo rispetto a quello anglosassone, dove già
vige la regola delle 5W e i linguaggi sono più fluidi brevi e coincisi.
Paradossalmente il giornalismo migliora durante la Prima guerra mondiale. Sul finire di
essa, dopo la sconfitta di Caporetto (raccontata tramite mezze verità, bugie, depurandola
dalla parte tragica), fu ordinato di mandare dispacci di max 500 parole. Diaz trasforma i
dispacci e limita il numero delle battute, così i giornalisti sono obbligati a essere più brevi e
sintetici.
Benito Mussolini: professione giornalista, nei suoi editoriali riusciva a trasmettere pathos
ed emozioni. Assume la direzione dell’Avanti, quotidiano socialista, che si schiera fra gli
interventisti. Ma col radicalizzarsi delle sue opinioni politiche le posizioni diventano più
vicine a quelli dell’interventismo. Così fonda un proprio giornale: il Popolo d’Italia nel 1914,
posizioni fortemente favorevoli all’intervento in guerra nella Prima guerra mondiale.
L’Italia nonostante la maggior parte della popol contraria interviene nella Prima guerra
mondiale e la vince.

Dal 1925 in poi, periodo in cui le l sono ristrette, si vede un rallentamento del
miglioramento del giornalismo italiano. La dittatura annulla le sue caratteristiche, annulla la
f di informazione, creatore di democrazia, mediazione sociale: durante il fascismo il g è
appiattito dalle tematiche del partito fascista. Si apre un periodo di difficoltà per il g.
Veline: risultato della fascistizzazione completa della stampa sin dai primi momenti della
dittatura fascista. Sono dispacci che arrivano dal 1935 in poi dal ministero della cultura
popolare MINICULPOP affidato a Galeazzo Ciano. Essi erano in carta carbone, redatte in più
copie e venivano inviate ai giornali: erano direttive ordini con indicazioni precise su cosa
trattare e come trattare le notizie. (vedi politica e media)
Introduce albo dei giornalisti: per essere iscritti occorreva un certificato di buona condotta.
Uno strumenti per escludere dalle redazioni le persone non gradite. L’ufficio stampa più
potenziato, i giornalisti fuorilegge venivano mandati al confino, invece le testate che
rispettavano i dettami venivano premiate. Sec modello fascista, i giornali non erano più uno
strumento per div informazione, ma uno strumento al servizio della grandezza del nascente
impero, della sbandierata forza di una nazione che si richiamava ai miti romani. Sec Benito g
erano strumento per affermare grandezza paese e sostenevano il delirio di onnipotenza
fascista. I g fascisti non danno notizie, ma amplificano il potere e la grandezza del regime.
Dei giornali italiani resta poco, le redazioni erano ridotte a passacarte, che aspettavano le
veline per capire cosa scrivere: bisognava scrivere ciò che diceva il duce.
Hitler in maniera più scientifica consegnerà a Goebbels la macchina comunicativa tedesca,
che già si avvaleva in maniera massiccia di radio e cinema. I giornalisti si trovano al servizio
di essa e a quello dei dittatori, contemporaneamente sono lo strumento di questo disegno
totalitaristico.
Cambiano i nomi delle testate: corriere d’informazione, giornale dell’Emilia. Con
l’intervento degli alleati, essi riotterranno la loro indipendenza e ripristineranno i loro nomi.
Tuttavia, le tecnologie sono ormai distrutte, manca la carta, mancano i giornalisti, ovvero
mancano persone con le caratteristiche proprie di un giornalismo. Sono sopravvissute
queste figure che si chiamano g ma si sono limitati a riportare le richieste della cultura
popolare, a riscrivere veline, a raccontare storie ai lettori. Coloro che x 20 anni hanno
operato in questa maniera non ricordavano le caratteristiche del giornalismo pre - 2ww.
IL GIORNO: Editore impuro, Enrico Mattei presidente dell’ENI, decide di fondare giornale
come un taxi, salirci sopra, farci un giro, scendere, ovvero un giornale che servisse per dare
conto delle opinioni di un g politico, lobby ecc. Enrico Mattei fonda il Giorno, che invece
diventa il primo grande giornale in Italia. Tecnicamente è nuovo diverso, dal punto di vista
grafico dei contenuti, della fattura della confezione del giornalismo stesso. Il giorno nel
1956 introduce innovazioni in un giornale italiano, che apriranno strada nuova al g italiano.
Toglie una colonna e inaugura un formato più maneggevole e facile da leggere in
movimento (tram metropolitana). La prima pagina del giorno presenta una grande foto a
colori, una prima pagina vetrina mai vista. Nella prima pagina erano i riportati le principali
notizie all’interno del giornale a spot assieme a questa grande foto a colori che nel 1956 fa
scalpore. Il g è anche innovazione contenutistica: sposta la terza pagina un a sez dedicata
alla cultura. Introduce una delle caratteristiche peculiari del g italiano: il pastone politico, un
enorme articolo in cui si dà conto delle posizioni di tutti i partiti e forze politiche. Ciò per
amore dell’informazione e per accontentare diverse fazioni politiche, evitando di schierarsi
in una delle fazioni. E Mattei fare lobby grancassa delle opinioni politiche che stavano bene
a lui.
Con il giorno e Mattei chiama Gianni Brera e affida a lui il giornalismo sportivo, nel giorno si
avrà una sez. dedicata allo sport alla fine del giornale. Un'altra innovazione del giorno.
Eugenio Scalfari: l’espresso. Periodicità settimanale, contiene le ricette di un g in Italia mai
visto. Le pagine sono monotematiche, i pezzi sono dello stesso argomento trattati da punti
di vista diversi. I fondatori son detti di via po’, settimanalizzazione di quotidiani perché il
nucleo principale proviene dall’espresso. I ragazzi di via Po sono importanti perché nel 1976
fondano la repubblica.
La Repubblica è il primo giornale che prende in prestito la settimanalizzazione dei
giornali. Prende il metodo: tratta le pagine di repubblica come se fossero quelle di un
settimanale, è ancora il modo in cui oggi i quotidani italiani scrivono. Con l’avvento di
repubblica e settimanalizzazione, i contenuti cambiano: repubblica fa un quotidiano sulla
falsa riga del settimanale. E gli altri giornali lentamente si adeguano a questo tipo di
costruzione dei quotidiani. Le pagine sono tematiche, non piene di argomenti confusi
(primo piano), art sviluppati secondo più contributi, più pezzi, più articoli. Evoluzione viene
introdotta 1976 che Eugenio Scalfari con l’obbiettivo di fare un giornale – partito. Diverso
da giornale DI partito: un giornale con determinate idee, di sx riformista. Non è un g. per
tutti, che raccoglie attorno a sé persone accomunate dal fatto di essere in linea con det idee
propugnate da una linea politica del g ben precisa. Straordinaria riv di repubblica. Anche
grafica: prima volta tabloid.
Il g italiano vede questa luce nel periodo antecedente agli anni di piombo. Logiche simili al
fascismo: g pagano con la vita. Indro montanelli solo gambizzato. Periodo nero x g italiano:
la paura di finire vittime dei terroristi porta a irrigidimento del panorama giornalistico
italiano. Sul quale nel frattempo si innesta l’arrivo di un altro medium fondamentale, la tv.
Notiziario, musica classica: si apre un’era che rivoluziona il giornalismo italiano. Il
giornalismo dovrà fare conti con la tv: l’egemonia della carta stampata viene posta in
discussione dall’avvento della radio e tv. Con la tv in particolare che si sviluppa
monopolisticamente sarà un oggetto di forte dibattito e avrà una peculiarità che lascerà il
suo segno in maniera netta nel pan informazione italiana.
Almeno fino alla fine degli anni 70, le tv private per legge non possono trasmettere
programmi in diretta, non possono avere distribuzione nazionale. Nascono emittenti che
fanno riferimento a porzioni di territorio quali comuni, province. Il ruolo monopolistico rai
per informazione televisiva rimane intatto fino a quando sulla scena televisiva appare un
altro personaggio rivoluzionario.
L’avvento di Silvio Berlusconi (ancora vivo cit.) mette in discussione il monopolio della Rai,
fino a quel momento unica realtà televisiva nazionale. Escamotage: 5 minuti in differita,
ingaggio personaggi sottratti alla Rai fa crescere e sviluppare un nuovo polo tv in Italia.
Nuovo soggetto: tv commerciale. Il caso italiano è peculiare per lo spezzarsi del monopolio
della rai e dell’info tv, apre un nuovo periodo per il giornalismo italiano. Arriva alla
composizione di un panorama giornalistico multipolare, tramite tv web. Il supporto
cartaceo non riesce più a garantire competitività.

Lezione 02/10
Connotati del giornalismo attuale:
Si riprende la definizione di giornalista come costruttore di democrazia e come mediatore
sociale. Soprattutto la funzione di mediatore sociale è fondamentale: egli è nelle condizioni
di unire la notizia con il suo fruitore, in grado di orientare il flusso informativo.
Quindi il giornalista è un gate-keeper: si pone davanti al flusso comunicativo e seleziona le
notizie degne di nota in quel mass media. Il processo di gate-keeping è analogo per i media
tradizionali e per i new media: in tutti i media ci sono parametri di scelta simili. Decide fra le
molteplici proposte di temi d’interesse quali sviluppare e quali non si è in grado di trattare
per motivi vari (fisici, di spazio, temporale)
Più lungo notiziari televisivo che abbiamo: 30 min (25- 30 notizie)
Nel corso di una giornata le notizie che possono arrivare sono infinite, perciò la scelta delle
poche notizie principali è difficile. Servono professionisti preparati che conoscono i criteri di
notiziabilità: in questo senso i gate-keeper sono mediatori culturali.
Negoziazione situata (interna): il gate-keeper è chiamato a valutare la rilevanza di quelle
informazioni.
La negoziazione di contesto (esterna) è una valutazione che avviene al di fuopri della
redazione, procede di pari passo con la prima. È fatta nello stesso istante di quella situata.
Queste decisioni sono da fare in breve tempo perché il flusso comunicativo è in continuo
aggiornamento. La negoziazione esterna prende in considerazione fonti, ovvero dove la
notizia proviene, chi l’ha data e la veridicità di chi l’ha diffusa.
Un altro fattore esterno è il destinatario, ovvero il pubblico che legge le notizie: la classe
sociale entro il quale esso rientra, la sua educazione.
Il lavoro del gate-keeper si prende la responsabilità di togliere dal suo lettore le notizie che
ha scartato: questo è un compito di decisione che rientra in tutto e per tutto nel ruolo di
costruttore di democrazia. A differenza del pubblico, egli comprende quali sono le notizie
rilevanti, e quali no. L’abilità di selezione si apprende e si sviluppa con l’esperienza.
Il caso italiano
Il giornalismo italiano ha caratteristiche peculiari rispetto a quello anglosassone:
agenda setting: il gate-keeper sceglie le notizie, fra quelle scelte si stabilisce una gerarchia
dalla più importante. Si tratta di un elenco di notizie da prendere in esame, focalizzando i
temi e stabilendo questa gerarchia. La teoria dell’agenda setting è stata formulata da
Bernard e Shaw. L’agenda setting è un elenco di priorità che scaturisce dalle scelte di tutti i
gatekeeper dei media del Paese: fa sì che più i potenti gate-keeper guidino il dibattito
culturale del paese e rappresentino la direzione che l’informazione prende in un paese.
Caratteristica del giornalismo italiano: giornali fotocopia. Si tratta di notiziari che hanno
quasi tutti le stesse notizie e adottano le stesse priorità di scelta. Hanno una costruzione
analoga perché seguono l’agenda setting, sensibilità per la quale l’omologazione diventa
completezza. Chi ha nel proprio notiziario tutte le notizie contenute dell’agenda setting ha
un notiziario completo esatto. Questo deriva dalla psicosi del buco: la paura di non aver
presentato una notizia che c’è in tutti gli altri notiziari. Il buco = notizia che non ho.
Per i giornalisti italiani, l’autorevolezza = completezza del numero di informazioni
presentate. Questo è un aspetto positivo per gli italiani, ma vien visto male dai lettori: si
pensa che leggere le notizie principali velocemente basti per essere informati. (crisi del
giornalismo).
Agenda setting porta ai giornali fotocopia, che non sono letti dal pubblico. Ossessione per la
correttezza delle scelte fatte e non per il valore di esse. Si crea un cortocircuito nel
giornalismo italiano: la gente non si informa più da molteplici fonti, non vi è più pluralità
dell’informazione che si estrinseca attraverso una pluralità di approcci nei confronti di
determinati temi. G ita: corretto tutto ciò che è omologato.
Do per scontato che i miei lettori hanno la mia stessa scala valoriale: non è così.
 Confarsi all’agenda setting
 Omologarsi alle notizie, giornali fotocopia
 Porta a dare per scontato che tutti siano interessati alle notizie che io scelgo
 Si pensa che la scala valoriale della fonte della quale la notizia proviene sia la stessa
dei lettori (i temi scelti interessano a tutti, le angolazioni siano le stesse dei miei
lettori) Si viene meno al ruolo di mediazione.
Il risultato di queste peculiarità del g ita è che si fanno notiziari uguali che la gente non
legge. Il g italiano coinvolge molte meno persone degli altri giornalismi nazionale.
Omologazione
L’omologazione viene confusa con la completezza nelle redazioni italiane. L’ossessione
verso la completezza è impossibile da realizzare vista la totalità di proposte tematiche
quotidiane. Completezza tenendo conto dei valori delle redazioni, non del pubblico.
Quattro tappe verso l’omologazione:
 intuizione
 i giornalisti si controllano a vicenda. Criteri di sorveglianza: mi regolo sul livello di
conoscenza della concorrenza sulla materia che ho.
 Criterio di adeguamento a siti web e giornali. Alle 21-22 si chiude la redazione. Il
tempo di lavorazione dà fino all’ultimo momento occhiata ai notiziari on line e tv.
Prima di chiudere l’edizione definitiva, si guarda agli altri notiziari tv. La mattina dopo
giornali con stesse notizie della sera prima.
 Controllo a posteriori. Si tratta del compiacimento con il quale la prima riunione di
redazione che comincia con l’analisi del giornale precedente comparata con quella
degli altri giornali. Si vede un compiacimento per aver trattato gli stessi temi degli
altri giornali.
Questi 4 criteri non stimolano la lettura del pubblico e quindi il settore non viene
mantenuto nei suoi costi elevati.
Ezio mauro racconta di una riunione di comunicazione nella quale politica è architrave
importante di questo processo. C’è interdipendenza fra offerte editoriali e politica.
Passività

Lezione 05/10
La nazione: giornale di Firenze. Il gate keeper è Perozzi.
Principi dell’etica giornalistica.
Teoria della notizia
Esistono tecniche che fanno capire quando un fatto è considerabile come notizia.
Principio della rappresentazione e della contrapposizione:
la rappresentazione è la capacità di un avvenimento di rappresentare gli interessi sociale
politica o economica o di fungere da specchio della società.
Es aumento prezzo benzina interessa perché vi è una fascia della popolazione ha
un’automobile e consuma benzina, dunque è notizia perché rappresenta una realtà
economica e influisce sull’economia.
Al pubblico piace la notizia nella quale si ritrova, ritrova tasche posizioni politiche ecc.
Contrapposizione: l’uomo morde il cane.
L’avvenimento è strano, lontano dalla realtà e dalle convinzioni etiche rispetto alle mie
convenzioni quindi il fatto diventa notizia. La mia conoscenza è che il cane morda l’uomo,
per il principio di contrapposizione il contrario diventa notizia: si stacca da quello che io
credo sia normalità.
I fatti possono diventare notizia quando hanno dentro di se questi due principi:
o sono talmente interessanti per tutti perché gran parte della gente ci si ritrova oppure per
l’opposto, ovvero son fatti strani o distanti dalla realtà (per questo si ha interesse per delitti
più efferati, crudi, per l’opinione particolare di qualche personaggio famoso.)

rapporto fra contesto e fatto:


contesto interno: il contesto entro il quale il fatto avviene. Se un fatto avviene senza che
nessuno ci sia, non ha valore.
Contesto esterno: ciò che influisce sul sistema. Es. ponte Morandi. Mancanza di
infrastrutture in Italia.
Notizia è rapporto fra contesto interno ed esterno.

Contesto interno = contesto oggettivo. Pertiene allo stato delle cose.

Il giornalista è colui che riporta i fatti, verificando il rapporto che si instaura fra questi fatti
e i contesti. Quello in cui le vicende oggetto di fatti si inscrivono (contesto interno) e
quello in cui esse oggetto di fatti giungono all’area di percezione del lettore (contesto
esterno).
Un buon giornalista conosce i contesti esterni, conosce i fatti precedentemente avvenuti, li
sa collegare ad altri fatti. Collega quindi il fatto aumentando l’area di percezione alla
nazione (es ponte Morandi, problema infrastrutture) e al mondo (ponte Morandi, Australia,
California = materiali friabili)

Lezione 09/10
Ogni fatto preso e smontato nei suoi vari pezzi (contesto interno, contesto esterno). La
notizia non è un fatto, nella società arcaica la notizia coincideva con fatto. Oggi fatto diventa
notizia quando si intersecano con contesti (contesto interno oggettività – contesto esterno
soggettività).

Si cerca disperatamente una regola, una formula scientifica e matematica che stabilisca che
un fatto sia notizia. Non si può sbagliare la comprensione di una notizia: conseguenza è il
buco e il rischio di raccontare un fatto. Tuttavia la formula non c’è, non c’è la sensibilità
professionale per natura, ma per esperienza. Il giornalista convive perennemente con
l’insicurezza di aver sbagliato le scelte: nonostante si segua perennemente l’agenda setting,
l’unico giudice è il pubblico. Le scelte fatte devono seguire il pubblico, ciò che vuole, cosa
cerca, cosa gli interessa.

Tuttavia, ci sono criteri di notiziabilità: cambiano col tempo e col periodo storico, con i
gusti del pubblico, con il cambiare della società. ( si possono chiamare anche valori delle
routine produttive, è un tentativo di meccanizzare la routine di produzione delle notizie).

Criteri di notiziabilità:

1. Novità
2. Imprevedibilità (l’uomo che morde il cane, isole Fae Oder che battono l’Italia:
l’imprevedibilità rende interessante una notizia per il pubblico, rafforza la sua
gerarchia)
3. Singolarità (il pubblico tende a preferire le notizie che rappresentano un eccezione
rispetto alle altre, trattino argomenti diverse per come sono andati i fatti, singolari.
Singolarità fa sì che la mia notizia possa
4. Attualità. Fatto attuale non è un fatto nuovo, ma è un fatto che entra in un dibattito e
in una serie di valutazioni attuali. Tutte le notizie che riguardano il Covid diventano
interessanti per il criterio di attualità, perché fanno parte di un macro-argomento
delle quali sono piene le pagine dei giornali.
Con riferimento alla discriminante temporale, le notizie si distinguono pre-
programmate, notizie inserita nello scadenziario degli eventi. Notizia che sai che
avverrà, ma non si sa come si sviluppa (concerto di una band in città)
Con riferimento al ciclo di produzione, inaspettate. Inaspettate accadono
all’improvviso (es problemi audio durante un concerto)
Infine, non programmate: notizie che hanno criteri di notiziabilità ma non sono
inaspettate quindi possono essere proposte in un notiziario in qualsiasi momento.
Riempiono dei buchi (tasse alte in Italia, sondaggi vari)
Secondo il criterio della durata della notizia stessa, notizie distinguibili in due grandi
categorie. Notizie in via di sviluppo sono info su eventi che hanno bisogno di tempo
per essere conosciuti completamente (casi giudiziari, processi, questioni politiche,
iter legislativi) notizie continuative, notizie che gemmano altre notizie.
Distinzione di interesse sociologico: hard news e soft news. Hard news rompono il
flusso informative, su eventi immediati di forte impatto per l’opinione pubblica. Hard
news = breaking news, spezza il flusso informativo. (terremoti, dimissioni di capi di
stato, vittoria di tornate elettorali) molte volte le hard news non sono imprevedibili,
ma spezzano il flusso comunicativo, diventano più importanti di altre.
Soft news: storie raccontate con leggerezza, prendono in considerazione fenomeni
sociali, culturali. Un giusto equilibrio fra hard news e soft news rende un giornale
gradevole. Si possono tenere in serbo: la capacità di un bravo gate keeper o
giornalista è gestire l’equilibrio fra queste due notizie. Mazzocco: notizie a colonna dx
dei siti detta colonna infame, nella quale ci sono solo soft news. Infame perché serve
per il click-baiting, vendere pubblicità: argomenti sono di solito gossip, animali,
argomenti che non spezzano il flusso comunicativo ma sono comunque interessanti.

5. Criterio di notiziabilità della negatività:


trae lezione dalla scuola anglosassone. “bad news is good news”. Buone per un
notiziario, cioè attirano l’interesse dei lettori.
Tutto ciò che è negativo, tutte le notizie pessime sono quelle di maggior interesse x i
lettori: il pubblico ama la cronaca nera. Scritte che indugiano su fatti drammatici,
tragedie scritte in stile rotocalco. La realtà è raccontata con i termini della fiction:
notizie terribili sono quelle preferibili.

6. Criterio dello human interest, porta a riflettere sulla notizia. La notizia dalla quale trai
insegnamenti, entra a far parte di te, interessa a gran parte delle persone. Sollecitare
sentimenti di comprensione, empatia. Notizia che fa discutere e fa schierare,
prendere una posizione. La ricerca dello human interest dipende dal contesto sociale
e dal momento in cui esso avviene. È più utile introdurre questo criterio in un criterio
di rappresentazione e contrapposizione. Human interest: il suo contenuto umano,
che suscita empatia o disgusto. Porta una carica di emozione.

7. Criterio del prestigio sociale (es tamponamento a cristiano Ronaldo)

8. Criterio dell’innovazione, tecnologica o scientifica.


9. Dell’effetto pratico (aumento tasse, chiusura scuola, spostamento della linea di un
bus, aumento del prezzo della benzina)

10. Dell’esclusività. L’orgasmo di ogni giornalista, lo scoop, la notizia esclusiva. Una


notizia è preferibile anche perché il giornalista sa che gli altri giornali non ce l’hanno.

11. Vicinanza. Il criterio più importante per un gate keeper. La notizia deve essere
pertinente al mondo in cui il pubblico si situa. (vecchio cade in india non interessa a
Bologna) i fatti che avvengono in prossimità non solo fisica dell’interesse del tuo
pubblico valgono di più di quelle remote. La vicinanza non è solo fisica, è anche
culturale (5 morti in argentina più importante Lituania, per cultura e religione, così la
Cina è rilevante culturalmente per l’Italia per marco polo e perché l’Italia ha
intrattenuto con la cina rapporti commerciali, culturali e per l’importanza della Cina a
livello mondiale)

Lezione 12/10
I criteri di notiziabilità aiutano il lavoro del giornalista, ma non c’è una formula scientifica.

Distinzione classica della teoria giornalistica, fra i generi del giornalismo.

Sono lo specchio del rapporto e del ruolo che il giornalismo ha con la società di cui è
testimone e di riferimento. Sviluppo di un antico dualismo che accompagna la storia del
giornalismo: generi di cronaca e generi di commento. Questo dualismo nasce in una società
nella quale la comunicazione di massa diventa importante. Società arcaica: fatto
corrisponde a notizia. Il dipanarsi di una società complessa fa s’ che per produrre una
notizia non è sufficiente che succeda qualcosa e che sia una relazione con i contesti (esterni
ed interno -> teoria della notizia). Il contesto interno legato all’oggettività = caduta della
plafoniera. Contesto esterno = sicurezza aule universitarie. Altro esempio: rapina in
tabaccheria. Contesto interno il fatto, esterno criminalità in Italia ecc.

Legato al contesto interno è il genere di cronaca. Ha a che fare con l’oggettività, con ciò che
è accaduto.

Legato al contesto esterno è il genere di commento, ha a che fare con la soggettività. Si


tratta di opinioni, di commenti.

Dicotomia fra fatti e opinioni. La distinzione fra cronaca e commento era semplice quando i
fatti corrispondevano a notizie. Oggi con una società complessa si fa fatica a delineare
questa distinzione: è difficile trovare un pezzo nel quale vi sia solo oggettività e non ci siano
opinioni del giornalista. Per il giornalismo usa, muro invalicabile fra cronaca e commento:
separavano le pagine dei fatti e delle opinioni. Questa distinzione è più sfuggente oggi,
soprattutto nel giornalismo italiano: non esiste solo l’articolo di commento o di cronaca.
I generi di cronaca – generi informativi: resoconto reportage biografia fogliettone.

Il resoconto è una cronaca di un fatto o fenomeno attraverso l’impegno di una


focalizzazione esterna e punto di vista oggettiva. È un pezzo.

Reportage è una cronaca narrativo descrittivo del fatto focalizzazione interna e punto di
vista soggettivo capace di portare al suo interno il lettore. Scrittura più soggettiva ma non
pertiene alle opinioni: racconta un fatto mettendoti dentro di esso.

Biografia resoconto di un personaggio che solitamente è morto. Coccodrillo biografia di un


personaggio che è morto, coccodrillo perché scritta quando questo sta per morire ma
ancora non è morto. (es. Camilleri). Coccodrillo = biografia scritta prima della morte.

Fogliettone deriva dal francese feuilleton. Nei quotidiani parigini 800-900 belle époque del
giornalismo, maggior fulgore del g francese e europeo. I g sono diffusissimi, dividono le
opinioni. Film sul caso Dreyfus. Verso la fine dell800 quotidiano parigini taglio finale della
pagina veniva occupato con pubblicazione di romanzi d’appendice a puntate. Oggi è un
genere ibrido, non ci sono più i romanzi pubblicati a puntate. Per indicare uno spazio
all’interno di una pagina di giornale in cui ci si occupa di storie, ironia, in un quadro di
grande libertà espressiva.

Generi di commento – opinione:

l’editoriale o articolo di fondo, pubblicato nella prima pagina, in alto a sx (colonna), è la


firma del direttore, esprime la posizione del giornale su argomenti di carattere politico ed
economico. C’è differenza fra posizione del direttore e del giornale. Il giornale spesso
concorda la linea politica dell’editore, ma questa non concorda con la linea politica del
direttore o dei suoi giornalisti. Editoriale scritto dal direttore ma esprime la linea del
giornale, concordata dall’editore col direttore. (l’editore sceglie comunque un direttore con
idee politiche affini alle sue)

commento è nella forma uguale all’editoriale, può essere scritto da chiunque, a firma di un
giornalista o specialista di un settore. Esprime una posizione che il giornale riconosce come
propria, ma non è la linea politica del giornale. Il commento è l’idea di quel giornalista o di
quel specialista.

Opinione è un commento non impegnativo per la linea politica del giornale, pubblicato in
una pagina contenitore destinato ai contenuti esterni al giornale. Non impegna la linea
politica del giornale. Chi scrive un’opinione deve esser autorevole.

Analisi di un evento o fenomeno sviluppato nella materia di cui tratta, una lettura analitica
che mira ad interpretare un fatto o un evento sviluppata da un esperto della materia in cui
si tratta. Recovery fund scritto da un economista.
Corsivo è un commento breve, pungente o ironico su un fatto o fenomeno. Una battuta,
presa di posizione scherzosa e ironica. 4 righe ma dense. Bravi corsivisti caffè di Gramellini,
giornalisti bravissimi. Eco, montanelli. Linguaggio ironico

Rubrica è un’opinione di un commentatore esterno al giornale. Si cerca di creare un


rapporto privilegiato con un lettore.

Generi a parte:

intervista ne genere di opinione di commento, inchiesta neanche. Sono due generi che
fanno g di qualità.

Lezione 16/10
Lunedi 26 ottobre prima prova scritta.

In Italia spesso si richiede il “pezzo commentato”, il resoconto della notizia in cui traspare
l’opinione dell’autore: è un altro dei vizietti tipici del giornalismo italiano. Nel giornalismo
italiano non esiste il genere di cronaca puro o commento puro, esistono generi ibridati. Al
di fuori della categorizzazione fra genere di cronaca e commento, ci sono due stili
giornalistici: intervista e inchiesta. Sono stili successivi rispetto alla nascita del giornalismo
stesso, introdotto col tempo o mutuati da altri mestieri (l’inchiesta mutua le sue tecniche e
il suo modo di fare dagli inquirenti)

L’intervista è capace di prendere un personaggio e farlo esprimere su un fuoco di carattere


tematico o personale. è un elaborato artigianale in quanto prodotto di un dialogo fra due
soggetti che hanno ruoli ben precisi. Il protagonista dell’intervista è l’intervistato, ma il
ruolo dell’intervistatore è più importante rispetto a quello dell’intervistato, in quanto
l’intervistatore decide i temi e le domande da fare: in base alle domande che formula,
l’intervistato può apparire in un modo o in un altro. Si presuppone un accordo preventivo
fra le due parti, diretto a trasformare in messaggio il contenuto del processo dialettico fra i
due soggetti. I due attori del dialogo sono ugualmente importanti nell’intervista.
Questo accordo si basa su una fiducia reciproca fondata sulla buona fede: l’intervistato
accetta di rispondere alle domande senza reticenza e senza falsità e l’intervistatore accetta
a riportar il suo discorso con precisione. Intervistato e intervistatore si mettono in gioco in
un confronto aspro ma onesto in cui il pensiero di entrambi trovano espressione: il
rapporto di reciproca onestà si instaura con la professionalità del giornalista.
L’intervista non ha un criterio oggettivo: nella formulazione delle domande c’è la
soggettività dell’intervistatore. La distinzione classica divide le interviste in 2 categorie:

 interviste tematiche: il focus è sul tema in cui l’intervistato è un esperto o un testimone


del fatto/fenomeno di cui si parla.
 Intervista personale: è centrata sulla personalità dell’intervistato e sulla sua esperienza
umana e professionale.
Come per quella fra cronaca e commento, questa distinzione nella pratica è meno netta,
perché ci possono essere aspetti personali in tematiche e aspetti tematici in una personale.

La strategia di questa interazione dipende dall’intervistatore, il quale ruolo è fondamentale:


è il coprotagonista dell’intervista perché ha il potere di decidere cosa chiedere. In base a ciò
che si chiede possono emergere cose interessanti o meno, per le quali risulta un’intervista
interessante e accattivante. Per questo di solito il giornalista ha a disposizione
due tipi di domande:

 Domande aperte: mettono a più agio l’intervistato, chiedono il suo punto di vista (cosa
ne pensa). Offrono all’intervistato una maggiore libertà, ma il rischio è di farci sfuggire di
mano la gestione del dialogo. 80%
 Domande chiuse: domande che tendono a mettere in difficoltà l’intervistatore. Si
controlla l’argomento del dialogo. Sono domande certe su temi precisi e hanno margini
di manovra minimi dell’intervistato, Spesso lo inducono a rispondere con un sì o con un
no, sono utili con persone non abituate a parlare in pubblico, ma anche nei faccia a
faccia a con personaggi pubblici e politici, chiamati a risposte precise che talvolta
stentano a fornire.

Si può concordare in precedenza le domande, soprattutto nei casi in cui l’intervistato non
risponderebbe se non fosse il contrario, ma questo compromette la qualità dell’intervista:
risulta banale e fiacca, non viene letta. Se l’intervistato dovesse chiedere le domande in
anteprima, tuttavia, cade il principio della reciproca fiducia.

Notizia-intervista. Quando l’intervistatore più che fare domande che vengono da sé fanno
domande dai referenti diretti, i lettori. La domanda viene fatta in qualità di mediatore, in
quanto di pubblico interesse o un quesito che tutti si pongono.

Inchiesta

più nobile del giornalismo, giornalista non emette sentenze ma fa emergere la verità di
fronte ai lettori

Ci sono due tipi di inchieste:

 inchiesta investigativa, diretta a indagare sull’indizio di un fatto o di un fenomeno


sconosciuto la cui rilevanza è tuttavia ipotizzabile o, piuttosto, su un fatto o un
fenomeno la cui spiegazione ufficiale risulta insoddisfacente o contraddittoria. È il
tentativo di far emerge la verità oggettiva su un fatto sul quale la verità oggettiva non è
conosciuta. È la
madre di tutte le inchieste, difatti molti giornalisti vincono il Premio Pulitzer grazie ad
inchieste investigative (grazie al caso Watergate, Woodward e Bernstein vinsero questo
premio)
 inchiesta conoscitiva: viaggio nel contesto interno dell’evento o fenomeno già
conosciuto che il giornalista va a sviscerare. Coincide con un lavoro di messa a fuoco e di
approfondimento del fascio di relazioni che il fatto e il fenomeno hanno con la realtà in
cui sono iscritti.
(Gabbanelli, Report, Iene, Striscia La Notizia). È un genere complicato e costoso da
realizzare: ci sono sempre meno inchieste.

Lezione 19/10
Fonti del giornalista:

tutto ciò che può essere valutato come notizia o meno può essere considerato fonte.

Conditio sine qua non = fonti del giornalismo.

Storicamente la definizione di fonti è mutata nel tempo. Le fonti sono cambiate nel corso
degli anni, soprattutto nell’ultimo ventennio soprattutto dalla seconda generazione di
internet, web 2.0. le fonti ufficiali sono le stesse in ogni periodo storico, diretta di conte =
avviso del doge.

Alcune sono rimaste nel corso del tempo, altre hanno perduto importanza. La
differenziazione delle fonti mutata dalla pratica giornalistica è attuale, non confacente a
qualche anno fa. Queste info nel manuale di giornalismo online.

L differenziazione delle fonti si divide in 4 grandi branche: 2 confermate, 1 ne accorpa altre,


1 nuova. Le fonti emergono della pratica giornalistica.

Prima distinzione confermata, ma ammodernata, rispetto a quella classica (dirette indirette


primarie secondarie).

Fonti dirette erano le fonti principali sulle quali lavorava il giornalismo: il giornalista
quando arrivava una segnalazione si recava sul luogo della notizia. Recandosi sul posto,
veniva a contatto con le fonti, che sono quelle dirette. Le dirette sono le persone che hanno
direttamente partecipato o vistoall0evento che io sto raccontando.
In questo modo di procedere l’inviato che cerca fonti di prima mano o fonti dirette,
ricostruisce lo svolgimento dei fatti, cronaca anche nera. Esiste un medium locale che alla
prima segnalazione giunge sul posto. Il giornalista arriva prima della polizia perché ha più
fonti. Fonti dirette in grado di aiutare a far emergere la verità. Si raccolgono le informazioni
di prima mano da persone che direttamente hanno a che fare con l’evento che io racconto.
Fonti indirette, confermata rispetto alla distinzione classica delle fonti. Io giornalista venuto
a conoscenza della notizia non vado sul luogo della notizia. Indiretta presuppone che ii mi
appoggi ad altre persone o media che stanno lavorando sulla vicenda. Sono le fonti più
diffuse, almeno fino all’avvento dei social network. (ogni grande medium ha un
corrispondete in un paese, chi non le ha la prende indirettamente da un agenzia di stampa
o da un altro media. Traggono notizie da altri organi di informazione. Le notizie con le fonti
indirette possono essere ampliate o altro.

Fonti ufficiali, nuova nella nomenclatura, perché nasce da accorpamento delle vecchie fonti
primarie. Sono le notizie che emergono o sono diffuse dalle istituzioni: decreti-legge,
verbali, comunicato stampa ecc. sono le fonti autorevoli per eccellenza. Fonte del DPCM:
decreto del governo. Fact-checking: problema dei problemi, per questo fonti ufficiali sono le
più autorevoli. Tutte le fonti sono da controllare, ma su quelle ufficiali si può star sicuri.

Fonte social network, quella sulla quale fare più attenzione per l’autorevolezza. Oggi fonte
principale dei giornalisti italiani, numericamente si prendono il maggior numero di notizie,
soprattutto per quanto riguarda la politica (vizietto del giornalismo italiano). La maggiore
fonte è Twitter, i social media sono lo spunto principale dalla quale trarre le notizie. Es.
muore un personaggio famoso, lo si sa prima sui social. Sono le fonti delle quali bisogna
controllare di più l’autorevolezza, perché ce l’hanno molto limitata, ma è la fonte più
immediata, la prima che giunge.

L’autorevolezza della fonte social sfiora lo 0. Sono fonti che danno spunto alle notizie, poi il
controllo dell’autorevolezza permette di poter scrivere una notizia.

Due strumenti: agenzie fatte da giornalisti che diffondono notizie che possono essere usate
da altri giornalisti. Flash e take.

Flash: brevissima spiegazione, esce appena arriva la notizia. Si tratta di breaking news,
interrompono il flusso. Il flash seguita da uno o più take: take sono più elaborati,
riprendono la notizia data nei flash e la sviluppano.

Lezione 23/10
Ogni tipo di testo e di messaggio ha le proprie regole quindi una persona difficilmente “è
brava a scrivere” in generale. Il linguaggio giornalistico è in continuo mutamento, al
contrario di altri tipi di linguaggio che mantengono la propria valenza nel tempo. Il
linguaggio giornalistico deperisce nel tempo essendo più calato Nella società.

Cos’ è oggi il linguaggio giornalistico? Dobbiamo cercare un insieme di regole e di tecniche


che si stanno evolvendo, fermare queste tecniche e conoscere queste tecniche.
Tutto parte dalle 5W. Queste sono la rappresentazione stessa del giornalismo
internazionale, nate con il grande giornalismo anglosassone della fine dell’ 800 e della
penny Press (momento in cui i giornali si aprono alle masse). Tipico giornalismo
anglosassone divide opinioni e fatti. Le 5W sono la nozione più diffusa in ciascuno di noi.
Who What Where When Why.

Se specifichiamo bene queste siamo sicuri di fare un pezzo corretto. Le 5 W vanno messe
subito, all’ inizio del pezzo, fondamentali per contestualizzare e quindi per non perdere il
lettore. Questa però è solo la base del giornalismo, il giornalismo moderno non si
accontenta di ciò. Soprattutto i contesti esterni sono aumentati e la tecnica delle 5 W serve
per creare una sorta di schema di base ma non basta più.

Rivoluzione del New journalism scrittori/giornalisti con lo Yellow journalism. Giornalismo


molto più legato alla letteratura, una tecnica molto più narrativa, ad esempio creando una
sequenza logica per scene successive all’ interno di un pezzo. Il massimo esponente è Tom
Wolf. Anche narrare punti di vista interiori ai personaggi, utilizzo di dialoghi per ricostruire i
fatti e coinvolgere il lettore. Questo integra le 5W.

Quindi si parte dalle 5W ma si tiene conto della complessità dei fatti che racconto, dei
contesti interni e soprattutto esterni. Prima il punto di osservazione era prettamente
oggettivo, ora le cose cambiano.

Focalizzazione esterna: prevede un racconto esterno al fatto attraverso il quale il


giornalista racconta con distacco gli avvenimenti. Predilige quindi l’ oggettività dei fatti.

Focalizzazione interna: narrazione dei fatti che parte dal contesto interno. Chi racconta può
essere testimone o addirittura protagonista. È il caso degli insider e delle loro inchieste. Si
usa una tecnica di tipo soggettivo. Il giornalista alle volte assume un atteggiamento fittizio
per entrare nel contesto interno (chi si finge pazzo per entrare in terapia e raccontare cosa
succede).

Quindi abbiamo una differenza tra scrittura oggettiva e soggettiva (più moderna e
complessa, più adatta alla società moderna). Bisogna aggiungere qualcosa a ciò che
racconta la TV e bisogna per forza passare dal contesto interno per farlo.

È come raccontare una partita di calcio: chi racconta alla radio deve aggiungere qualcosa
rispetto a chi commenta in televisione (che ha sotto le immagini). Cambia il modo di
raccontare.

Un forte problema del linguaggio giornalistico è la paura del foglio bianco combinata al
poco tempo che si ha per scrivere. Come partire diventa il problema fondamentale anche
perché la gente va catturata nelle prime righe (4/5). Questa parte si chiama Attacco (o in
latino incipit) che sarebbe l’inizio. O lead in inglese. Deve rappresentare il rapporto tra il
fatto e io contesto. Bisogna metterci dentro dettagli soggettivi e oggettivi che mettano a
fuoco tale rapporto e che esprimano il senso della notizia. Un buon lead deve contenere
gran parte delle 5W. La W principale che offre il senso della notizia è il Perché. Così si apre
ai contesti esterni. Se io voglio avere una speranza che il lettore arrivi in fondo le prime 5
righe sono fondamentali. E il successo delle prime 5 righe è direttamente proporzionale alle
5W contenute nelle prime righe.

L’ obiettivo, che è essere letti, si può raggiungere solo così. Un pezzo si deve fare leggere.

Per riassumere il senso della notizia all’inizio abbiamo 4 diversi tipi di lead. Possono essere:

- Enunciativo: ha una funzione denotativa, volta a informare attraverso una narrazione dei
fatti che tende all’ oggettività. È probabilmente il più utilizzato di tutto. È la partenza dai
fatti.

- Situazionale: prende a carico una situazione. Punta una focalizzazione interna e porta il
lettore dentro. Gli attacchi situazionali più efficaci sono quelli dei cronisti di nera.

La scelta chiaramente dipende da cosa stiamo descrivendo: se parliamo di una mostra d'
arte il primo è migliore del secondo. Viceversa se parliamo di cronaca nera

- Dichiarativi: comincia con la dichiarazione di qualcuno, con le virgolette che si aprono. Con
la dichiarazione il lettore entra subito nella notizia. Nell’ esempio visto la dichiarazione va
subito al cuore del problema analizzato, creando curiosità nel lettore

- Interrogativo: Porta il lettore sulla scena di un dibattito sui fatti narrati. Si parte con delle
domande, con un punto interrogativo, con una questione lasciata aperta. Con una domanda
porto il lettore dentro la situazione e sfrutto l’articolo per descrivere come stanno le cose.

Chiaramente non c’è regola fissa, non c’è un attacco sempre preferibile all’ altro ma
dovremo scegliere in base a ciò che vogliamo scrivere e al materiale che ho a disposizione.

Il lead è decisivo perché è il momento in cui mi metto in relazione col lettore, quando si
crea il link. Questo non vuol dire che l’articolo sta tutto lì. Dopo ho uno spazio ben definito
dove sviluppare l’articolo. E lo sviluppo secondo due tecniche fondamentali:

Io ho in mano delle fonti e sulla base di queste fonti devo costruire l’articolo, qui si entra nel
cuore della tecnica giornalistica

- Focus: la sostanza della mediazione giornalistica, il cuore dell’argomento di cui parlare,


quella riassunta nell’ attacco. È il tema del pezzo.

- Struttura: quello che viene dopo, il tassello ulteriore, la narrazione della vicenda, il
dipanarsi dei fatti che si vanno a raccontare, è l’organizzazione delle informazioni all’
interno del pezzo, la famosa “scaletta”. Tutto ciò che non è l’attacco e nemmeno il cuore. Le
informazioni che organizzo hanno una priorità e una gerarchia. Le cose meno importanti
chiaramente vanno alla fine, perché se qualcuno non me le legge il Senso del pezzo ce l’ha
lo stesso

L’ articolo giornalistico classico è composto da lead, focus e struttura.


Lezione 26/10
Giornalismo digitale

The globe and the Mall è stato premiato per l’Online Journalism nella categoria innovazione digitale al
servizio del giornalismo. La disposizione dei contenuti avviene da parte di un’IA, Sophie, che ricopre il ruolo
di content manager: dispone i contenuti sul sito a seconda di quello che gli utenti fanno in quel momento.
Va incontro alle esigenze del lettore.

Il 99 della scelta dei contenuti viene fatto da sophie. Il giornale sostiene che i lettori non si sono mai
lamentati della disposizione dei contenuti e non se ne sono mai accorti: Sophie non fa il giornalista, ma è
stata istruita da giornalisti a fare le attività di scelta delle notizie più interessanti. Oppure di ripescare
vecchie notizie. Sophie riesce anche a scegliere foto più adatte per ogni schermate in base ad un software
di riconoscimento facciale, in modo da riflettere tutte le etnie presenti in Canada. Machine learning: con il
tempo la macchina impara delle pratiche che devono metter in atto.

Si pensa che con Sophie il giornalista rinuncia a una delle sue peculiarità: il giornale dice che con sophie
sono sgravati da un’attività che porta via tempo e si concentrano sulla qualità delle notizie, sul produrre
un buon giornale. Sophie non è la direttrice di The Globe and The Mail, ma sostituisce soltanto il lavoro del
content manager: sceglie le notizie da mostrare in base a quelle che ha a disposizione, non interviene
sull’agenda setting e sulla linea editoriale.

L’idea di Sophie nasce nel 2015: l’editore ha deciso di investire in un laboratorio che realizzi le migliori
innovazioni proposte dagli stessi giornalisti, piuttosto che in notizie più virali. Quindi la tecnologia è d’aiuto
per il giornalismo.

Apertura: la notizia principale dopo il nome della testa, principalmente di cronaca (non pezzi o approfondimenti)
Carta: quotidiani

Rupert Murdoch, padrone di Fox news e vicino a Trump, sostiene che Internet distruggerà il giornalismo
come lo conosciamo. Nel 2012 viene chiamato a processo: i giornalisti del suo News of the World
compivano intercettazioni illegali usate per scrivere articoli. In UK non c’è un ordine professionale: Rupert
Murdoch disse che i giornali di carta spariranno e internet prenderà il posto del giornale.

Internet sta cambiando il lavoro del giornalista, ma quello del giornalista rimane un lavoro
artigianale. La storia del giornalismo digitale inizia negli anni 90: la fase di partenza del g.
online prende le mosse negli USA. Il Chicago Tribune è il primo giornale che sbarca su
Internet nell’aprile del 1992: in generale sono i piccoli e medi giornali a sbarcare online e
hanno lo scopo di acquistare più visibilità con costi bassi. I giornali online di inizi anni 90
erano riproposizioni dei giornali cartacei sul sito.

Usatoday: Usatoday sbarca nel 1995 in maniera fallimentare: propone di vendere i propri
articoli tramite un abbonamento di 13 dollari al mese. Tuttavia non riesce a coprire i costi
tramite i pochi abbonati e rende gratuiti i suoi articoli (al tempo si stava connessi molto
meno rispetto ad oggi)

Wall street journal: è un eccezione rispetto al panorama. Fa un informazione di settore e le


sue notizie riescono ad avere impatto.
Si pone il problema di come si sostiene il giornalismo online, quali sono le modalità. Il primo
giornale a sbarcare on line in Italia è L’Unione Sarda, con le stesse modalità del Chicago
Tribune: traspone i suoi giornali cartacei e li mette sui siti. Nel 1996 ci sono le elezioni
politiche e rappresentano un momento di transizione per il giornalismo digitale: per la
prima volta la redazione di Repubblica prova a dare in diretta i dati delle elezioni, sul sito
Politiche96. L’operazione è di successo: il sito viene molto visitato, perciò a gennaio 1997
Repubblica apre un sito con una redazione Internet che si occupa di dare notizie in tempo
reale. (il nyt sbarca sul web nel 1996, quindi l’italia non era in ritardo)

Dal 1997 gli editori spingono a creare redazioni online che si occupano di info in tempo
reale.

L’altro passaggio che favorisce il g online avviene nel 1998 in Usa con Bill Clinton. Egli ebbe
una relazione impropria con Monica Lewinsky e rischiò l’impeachment per falsa
testimonianza su questo rapporto. La storia di questa relazione finisce nelle mani del
settimanale Newsweek, che decide di non pubblicarla. Tuttavia Drudgereport, il sito
scandalistico di Nat Drudge, manda delle newsletter su ciò con lo stile dei flash di agenzia:
per la prima volta uno scoop viene mandato prima on line e non su carta e Internet fa
concorrenza al giornale cartaceo. (questo dipende dalla linea editoriale della testata, ad
esempio il Corriere è uno dei primi fra i giornali a far uscire determinate notizie e
anticipazioni)

Nel 2012 si ha una piena maturità di Internet.

Un altro momento importante è l’attacco alle torri gemelle: ancora non esiste il Citizen
Journalism e twitter, ma tutti coloro che avevano un blog cominciano a raccontare gli eventi
dell’11 settembre 2001. Quindi gli stessi giornalisti cominciarono a prendere informazioni
sull’avvenimento tramite questi blog. I blog sono antesignani dei social network e dei post:
(oggi tramite le storie riusciamo a raccontare in tempo reale). In questi blog vi sono i
racconti brevi dell’attacco e sono sotto forma di liveblogging, si cominciano a postare le
prime foto e costituiscono un’alternativa alla versione ufficiale del giornalista.

L’utilizzo di questi blog diventerà fondamentale per la nascita dell’Huffington Post nel 2005
(prende il nome dalla giornalista Arianna Huffington). L’Huffington si appoggia non solo ai
giornalisti ma anche a blogger, che non sono per forza giornalisti: chiunque poteva
contribuire al giornale. (I blogger sono accreditati – spunta blu)

Ciò crea una sorta di community che crea uno scambio con il lettore.

Lezione 09/11
TITOLAZIONE

La titolazione è un’attività artigianale, che sublima lo spirito giornalistico artigianale: la


redazione diventa una bottega in cui ogni pezzo ha una caratteristica diversa e porta con sé
la sensibilità e la cultura della persona che lo realizza.

Mentre il pezzo si fonda meramente su un contenuto linguistico, il titolo si fonda su 2


contenuti: un contenuto visivo e linguistico. Infatti, il titolo è anche impatto, in quanto
deve attirare e fornire le info necessarie per comprendere di cosa parleremo nell’articolo.
Quindi ha la funzione primaria di catturare l’attenzione del lettore.

Il titolo è presentato in una vetrina che riepiloga i principali fatti del notiziario stesso: sono
riferimenti brevi che rimandano al focus delle notizie presentato. Quindi il titolo è
l’immagine visiva che conduce all’attacco: in questo modo, l’attacco/lead deve serve a far sì
che il lettore continui a leggere l’articolo. Il titolo porta in sé una costruzione di senso che
poi viene ampliata sia nell’attacco sia nell’intero articolo.

Per fare un buon titolo serve vasta esperienza, una buona cultura ed essere informati, cioè
avere un quadro dell’attualità. Infatti, il titolo integra una serie di strategie:

 strategie informative, cioè capacità di riassumere al massimo una notizia


 strategie visive, cioè la capacità di attirare il lettore visivamente
 miscelare criteri di stile e di espressione diversi

Quini non ci saranno mai due titoli uguali per lo stesso spesso. Il contenuto del titolo
potrebbe essere uguale, ma l’espressione di esso sarebbe diversa se fatto da due giornalisti
diversi: nel titolo risiede la sensibilità personale e la cultura del giornalista.

Il titolo ha la funzione di e dipende dalla lettura e dal successo della testata. Il titolo connota
ogni testata: dal modo di titolare di ogni testata, si capisce il livello di qualità della
redazione e la sua linea editoriale.

La funzione del titolo è parallela a quella dell’attacco, che sintetizza estremamente il focus
delle notizie e riporta le 5W. Così il titolo è una sintesi estrema che sia in grado di
presentare il pezzo. In altre parole, è uno slogan e riporta il focus del focus: deve
rappresentare l’intero senso della notizia in meno parole possibili. Inoltre, presuppone
l’interesse di un lettore per una data offerta giornalistica di una certa testata, proprio
perché il titolo viene realizzato dalla redazione stessa.

Doppia lettura: il titolo consente una doppia lettura, cioè permette al lettore

 di informarsi tramite le parole chiave dei contenuti dell’articolo


 di entrare a far parte di una comunità e di stabilire con la testata stessa un legame,
che porta il lettore a identificarsi in essa.
Quindi la lettura del titolo dovrebbe bastare per cogliere il quadro della situazione. Inoltre, i
titoli permettono di riconoscere la propria testata fra le altre.

Quindi il titolo è un testo parallelo all’articolo, per questo non è spesso in sintonia con
quest’ultimo. Per questo motivo capita che l’articolo riporti contenuti che il titolo non ha
messo in luce, oppure capita che il titolo dia un’impressione sbagliata di quest’ultimo, di un
senso condensato in maniera fuorviante o allusiva.

La mancanza di sintonia fra titolo e articolo avviene per due motivi:

1. motivo organizzativo: il titolo viene realizzato dalla redazione, dal desk o dai capiservizi e
dipende dalla gerarchia interna dei giornali. Quindi chi titola l’articolo non è mai colui
che lo scrive. Per questo riconosciamo
2. Motivo esogeno:

13/11

16/11

20/11

23/11

27/11

30/11

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