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LE LESIONI MUSCOLARI
1) EZIOPATOGENESI: studio delle cause e differenziazione dei traumi in base alla classificazione di Craig
1973.
Trauma Diretto: si deve ad un agente esterno ed è per questo frequente nelle discipline dove si realizza un
contatto fisico con l’avversario come nel calcio e nel rugby. Questa lesione si identifica nella contusione
e la gravità varia in relazione al danno prodotto.
EMATOMA: raccolta di
sangue stravasato nello
spessore di un tessuto,
evidenziata da
tumefazione e dovuta
per lo più a forti
contusioni.
Altri tipi di danno frequentemente determinati da traumi diretti oltre a quello muscolare sono le fratture, le
lesioni tendinee e lesioni dei legamenti. I muscoli più frequentemente colpiti da traumi diretti sono il deltoide
(spalla), il quadricipite (parte anteriore della coscia) ed i gemelli (polpaccio). Tra i possibili e più frequenti
sintomi legati al trauma diretto ritroviamo la tumefazione (gonfiore), rossore, sensazione di calore, deficit
motorio nella zona interessata e, ovviamente, la presenza di ematomi.
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Trauma indiretto: è il risultato di un’alterata distribuzione della tensione interna, ovvero si tratta di un
evento occasionale che si realizza in genere durante la fase dinamica della corsa o del salto. Il meccanismo
traumatico va ricercato nell’improvviso allungamento passivo del muscolo provocato dalle leve
scheletriche o da una contrazione troppo rapida a partire da una situazione di completo rilasciamento. La
lesione indiretta riguarda in genere la giunzione muscolo-tendinea, pur essendo possibili anche
localizzazioni a livello del ventre muscolare.
Tra i fattori predisponenti le lesioni muscolari ritroviamo: riscaldamento inadeguato, condizioni climatiche
non favorevoli, presenza di deficit di (flessibilità) elasticità e/o di forza, presenza di pregresse lesioni
muscolari, disidratazione, squilibri (idrosalini e nutrizionali), fatica locale o generale (esercizio anaerobico
con accumulo di acido lattico), fattori psicologici, alterata coordinazione neuro-muscolare.
Classificazione in base ai gradi:
a) Lesione di primo grado: coinvolgimento di poche fibre muscolari. L’insorgenza non è brusca e l’atleta
ha una sensazione di indurimento progressivo del muscolo, con accentuazione del doloro durante
l’allungamento muscolare.
b) Lesione di secondo grado: coinvolge, naturalmente, un numero superiore di fibre muscolari con
sanguinamento intramuscolare. In questo caso l’insorgenza è brusca e l’atleta ha la sensazione di un
colpo secco, per cui non può proseguire nell’attività.
c) Lesione di terzo grado: rottura parziale o totale di un muscolo. Il dolore è intenso e persiste anche a
riposo, si ha come una sensazione di un colpo dall’esterno che porta talvolta ad uno “schiocco” udibile.
Classificazione comune delle lesioni da trauma indiretto:
a) Contrattura: conseguenza di uno stato di affaticamento generale del muscolo, con dolore mal
localizzato ed una sintomatologia dolorosa che si manifesta quasi sempre ad una certa distanza
dall’attività fisica.
b) Stiramento: la sintomatologia è immediata e le cause possono essere molteplici, pur trattandosi in ogni
caso di una conseguenza di un episodio doloroso acuto; la sede del dolore è ben localizzata.
c) Strappo (di primo, secondo e terzo grado): dolore acuto e violento attribuibile alla lacerazione di un
numero variabile di fibre muscolari (il grado fa riferimento alla quantità di tessuto muscolare lacerato).
Ovviamente, l’atleta è costretto ad abbandonare l’attività; lo strappo è molto spesso accompagnato da
stravaso ematico più o meno evidente.
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d) Diagnostica (RM, Risonanza Magnetica): permette di ottenere delle immagini più oggettive della
lesione. Infatti, oltre ad avere un campo di vista più ampio, permettono di esaminare nei tre piani dello
spazio tutte le componenti (osso, muscolo, tendine e parti molli superficiali); questo è tuttavia un
esame statico.
TENS LASERTERAPIA
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In particolare, il laser può influenzare diversi meccanismi biologici del corpo con maggior precisione rispetto
alla TENS. Infatti, il laser:
a) Riscalda il tessuto per un sollievo immediato da dolore e rigidità localizzati a livello articolare o muscolare
con effetto antidolorifico.
b) Stimola la funzionalità vascolare locale, per rilassare la muscolatura e aiutare a ridurre infiammazione,
edema e sintomatologia dolorosa con effetto antinfiammatorio.
c) Promuove il metabolismo cellulare, per stimolare i processi di riparazione tissutale e ripristino funzionale
in caso di lesioni muscolari che non possono essere risolte chirurgicamente.
La laserterapia trova ampio utilizzo anche nell’ambito fisioterapico, in cui rientrano molti altri trattamenti tra
cui: crioterapia (trattamento del freddo), tecarterapia (trasferimento di energia ai tessuti lesi), ultrasuoni a
freddo, massoterapia (massaggio terapeutico dei muscoli) ecc…
a) Fase distruttiva: è quella caratterizzata dalla formazione dell’ematoma e dalla necrosi delle fibre muscolari.
b) Fase riparativa: è quella caratterizzata dalla fagocitosi del tessuto necrotico, rigenerazione delle fibre,
produzione del connettivo cicatriziale e neoformazione dei capillari sanguigni.
c) Fase di rimodellamento: consiste nella maturazione delle fibre neoformate, nella contrazione e
riorganizzazione del tessuto cicatriziale e restaurazione della capacità funzionale del muscolo riparato.
Riparazione e rimodellamento spesso avvengono simultaneamente. Dal terzo giorno dalla lesione inizia la
proliferazione di nuovi vasi sanguigni, fino ad arrivare alla settima giornata in cui l’eventuale perduta tissutale
viene rapidamente sostituita; dopo 20 giorni la quantità di collagene iniziale viene ripristinata. Entro i 120
giorni successivi alla lesione, la cicatrice riacquista circa l’80-95% della resistenza alla trazione del tessuto
originale.
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5) COMPLICANZE:
a) Miosite Ossificante: Formazione eterotopica (“fuori sede”) di tessuto osseo e talora cartilagineo; è l’esito
di un trauma contusivo diretto che ha portato ad una formazione che, evidentemente, non è stata guarita.
b) Cisti siero-ematica: Mancato riassorbimento dell’ematoma che viene circondato da tessuto fibroso. Può
essere dovuta alla mancanza di compressione, ad una inadeguata crioterapia o a massaggi incongrui o
traumatizzanti.