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Graziano Oliva Seminario di cosmetologia

INTRODUZIONE

La figura professionale del parrucchiere per signora sta


per essere rinnovata dalla nuova legge quadro per la
disciplina del settore. Infatti nel DDL 2537 ,
recentemente approvato dalla Commissione Industria del
Senato e tuttora in attesa di essere esaminato dalla
Camera dei Deputati, si evidenziano i seguenti aspetti
principali:

 accrescimento delle possibilità operative dell’


acconciatore : “le ‘attività di acconciatura’ comprendono
tutti i trattamenti ed i servizi volti a modificare
l’aspetto dei capelli e della barba, ivi compresi i
trattamenti estetici complementari, nonché ogni altro
servizio inerente o complementare” (art.1, comma 1); l’
acconciatore diventa quindi uno specialista della bellezza
con compiti di consulenza ed erogazione di servizi che
contemplano l’ applicazione di prodotti cosmetici e
parrucche, toupet e simili;
 ufficializzazione della vendita di prodotti cosmetici: l’
acconciatore, quale specialista della bellezza dei capelli
e della barba, vedrà finalmente riconosciuta la possibilità
della vendita al consumatore di prodotti cosmetici,
parrucche ed altri beni.

In pratica, in relazione a questi principali aspetti del


disegno di legge, la nuova normativa definirà, unificando
le figure del barbiere e del parrucchiere per signora, il
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moderno profilo dell’ acconciatore, un professionista


qualificato che opera nell’ambito dei servizi alla
persona, rispondendo ai nuovi bisogni del consumatore, non
più connessi unicamente alla semplice cura dell’aspetto
estetico, bensì alla necessità di una consulenza globale
nel campo dell’immagine.
L’acconciatore moderno dovrà pertanto, oltre a possedere i
requisiti tecnici propri della professione uniti alle
individuali capacità artistiche, configurarsi come
“operatore cosmetologico”, entrando in possesso di quelle
conoscenze relative ai prodotti cosmetici ed ai loro
substrati di applicazione. Questa esigenza é pienamente
individuata dalla nuova normativa, la quale prevede
l’insegnamento nei corsi di formazione per gli
acconciatori di materie quali la cosmetologia, la
fisiologia, l’anatomia, la chimica, la dermatologia, la
tricologia.

In questo seminario ci occuperemo esclusivamente di


trasmettere all'acconciatore quelle conoscenze generali e
specifiche relative al prodotto cosmetico che gli
consentano un loro corretto utilizzo e di essere in grado
di offrire una appropriata consulenza cosmetologica.
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LEGISLAZIONE COSMETICA

La Comunità Europea disciplina la produzione e la

commercializzazione dei prodotti cosmetici attraverso

direttive: la principale è la 76/768 CEE , direttiva base

rivolta a tutti gli stati membri per avviare un'uniforme

disciplina della produzione e del commercio dei prodotti

cosmetici, negli anni aggiornata con direttive del

Consiglio o della Commissione, delle quali la più

significativa è stata la 93/35, recepita in Italia con

decreto legislativo n.126 del 24/7/97.

La direttiva 76/768 CEE è costituita da un articolato che

definisce i requisiti e le condizioni generali per

l'applicazione delle norme sulla produzione e

commercializzazione dei cosmetici da parte dei diversi

paesi europei e che , in particolare , ha definito:

 significato di prodotto cosmetico;

 sostanze il cui utilizzo è vietato o ammesso nei

cosmetici a particolari condizioni;

 sicurezza dei cosmetici;

 etichettatura;
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in più, sono compresi sette allegati che catalogano le

sostanze inseribili nelle formulazioni cosmetiche e che

vedremo più avanti.

Legge 713

Le direttive della comunità sono state attuate in Italia

tramite la Legge 713 dell'11/10/86 , i cui aspetti

significativi possono essere così sintetizzati:

 definizione di prodotto cosmetico e limiti di

demarcazione con il farmaco e con i presidi medico-

chirurgici;

 individuazione delle sostanze il cui utilizzo è vietato

o ammesso nei cosmetici a particolari condizioni;

 sicurezza del prodotto correlata alle fasi di

manipolazione, miscelazione delle materie prime,

produzione e confezionamento.

Il legislatore italiano si è quindi preoccupato di dare

una più puntuale definizione di cosmetico e dei limiti di

funzionalità dello stesso, precisandone la differenza dal

farmaco, suo "parente stretto", così come evidenziano gli

articoli 1 e 2:
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Art. 1

AI FINI DELLA PRESENTE LEGGE SI INTENDONO PER

PRODOTTI COSMETICI LE SOSTANZE E LE PREPARAZIONI

DIVERSE DAI MEDICAMENTI DESTINATE AD ESSERE APPLICATE

SULL'EPIDERMIDE, SUL SISTEMA PILIFERO E CAPELLI,

SULLE UNGHIE, SULLE LABBRA, SUGLI ORGANI GENITALI

ESTERNI, OPPURE SUI DENTI E SULLE MUCOSE DELLA BOCCA

ALLO SCOPO, ESCLUSIVO O PREVALENTE, DI PULIRLI,

PROFUMARLI, PROTEGGERLI PER MANTENERLI IN BUONO

STATO, MODIFICARNE L'ASPETTO ESTETICO, O CORREGGERE

GLI ODORI CORPOREI.

Art. 2
I PRODOTTI COSMETICI NON HANNO FINALITÀ TERAPEUTICA E

NON POSSONO VANTARE PROPRIETÀ TERAPEUTICHE.

Al cosmetico, quindi, sono permesse solo determinate

funzioni nel campo d'azione delimitato dall' art. 1, senza


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che gli sia consentito in alcun modo di manifestare

proprietà curative che sono di esclusiva competenza del

farmaco e che lo caratterizzano in modo netto, essendo le

sue finalità espresse nel campo della salute umana: al suo

impiego è connesso un rapporto beneficio/rischio che, in

alcuni casi, può presentare dei valori estremamente bassi

(alcune terapie farmacologiche nella ricerca del

ripristino della salute umana possono determinare il

rischio di controindicazioni ed effetti collaterali di

particolare intensità), mentre è lampante che, per il

cosmetico, considerate le sue finalità, il rischio

connesso al suo uso deve essere inesistente o quasi.

farmaco cosmetico

Prescrizione medica Libero uso

Dosaggi prestabiliti Dosaggi liberi

Tempi d'uso limitati Uso prolungato

Precise condizioni d'uso Ampie fasce di consumatori


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Decreto Legge N. 126

La recente direttiva della Comunità Europea 93/35,

recepita in Italia con il DL n. 126 del 17 aprile 1997, è

stata emanata per perfezionare le norme vigenti in tema di

prodotti cosmetici e di raggiungere una serie di

obiettivi:

 favorire la libera circolazione delle merci;

 aumentare la trasparenza dei prodotti;

 migliorare l'informazione al consumatore;

 aumentare la sicurezza dei prodotti cosmetici.

Definizione di prodotto cosmetico

La principale innovazione apportata dalla direttiva

riguarda la definizione di prodotto cosmetico, così come

cita l'articolo 1:

Art. 1
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AI FINI DELLA PRESENTE LEGGE SI INTENDONO PER

PRODOTTI COSMETICI LE SOSTANZE E LE PREPARAZIONI

DIVERSE DAI MEDICAMENTI DESTINATE AD ESSERE APPLICATE

SULL'EPIDERMIDE, SUL SISTEMA PILIFERO E CAPELLI,

SULLE UNGHIE, SULLE LABBRA, SUGLI ORGANI GENITALI

ESTERNI, OPPURE SUI DENTI E SULLE MUCOSE DELLA BOCCA

ALLO SCOPO, ESCLUSIVO O PREVALENTE, DI PULIRLI,

PROFUMARLI, MODIFICARNE L'ASPETTO ESTETICO,

CORREGGERE GLI ODORI CORPOREI, PROTEGGERLI O

MANTENERLI IN BUONO STATO.

L' art. 1 è stato modificato in modo determinante per il

futuro del cosmetico, in quanto ora la legge gli riconosce

la capacità primaria di mantenere in buono stato la cute

(funzione che la legge 713 dell'11/10/86 riteneva

secondaria a quella di protezione), capacità che si

espleta interagendo con la fisiologia cutanea, interazione

che può avvenire solo in seguito alla penetrazione

percutanea dei principi attivi. La conseguenza di questa

riconosciuta capacità del cosmetico di esplicare la sua

attività funzionale non solo sullo strato corneo, sulla

cui superficie era "confinato" dalla precedente normativa,


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ma anche negli strati più profondi della cute, è la

garanzia della tutela della salute umana richiesta dalla

normativa non solo "nelle condizioni d'uso normali", ma

anche in quelle "ragionevolmente prevedibili", garanzia

che si concretizza nella costituzione di un dossier

informativo del prodotto, nel quale sono contenute tutte

le informazioni relative al cosmetico commercializzato, in

particolare sulla valutazione della sicurezza.

La necessità della cura del nostro aspetto, dettate dalle

esigenze della vita di oggi, ci porta ad avvicinare da 5 a

15 prodotti cosmetici; ciò significa che la nostra pelle

entra in contatto con 50-200 materie prime, ossia 500-1000

molecole chimiche , con grande rischio per la nostra

salute . È quindi necessario che il consumatore sia

protetto da strumenti che garantiscano l’uso di un

cosmetico sicuro: la direttiva 93/35 infatti prevede

l’istituzione del dossier per ogni cosmetico immesso sul

mercato europeo, nel quale vengono descritti:

• la formula qualitativa e quantitativa del prodotto;

• il metodo di fabbricazione conformemente alle buone norme

di fabbricazione previste dal diritto comunitario;


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• le specifiche fisico-chimiche e microbiologiche delle

materie prime impiegate;

• la valutazione della sicurezza del prodotto finito per la

salute umana considerato il profilo tossicologico generale

degli ingredienti, la struttura chimica ed il livello di

esposizione;

• I dati esistenti sugli effetti indesiderabili per la salute

umana provocati dal prodotto cosmetico in seguito alla sua

utilizzazione;

• Le prove degli effetti attribuiti al cosmetico qualora la

natura degli effetti o del prodotto la giustifichi.

Etichettatura

La direttiva 93/35 introduce l'obbligo di riportare in

etichetta l' elenco delle sostanze costituenti il

cosmetico e la funzione dello stesso, qualora non risulti

dalla presentazione. Gli ingredienti in concentrazione

inferiore all’1% possono essere menzionati in ordine

sparso dopo quelli in concentrazione superiore all’1%,

elencati in ordine decrescente di concentrazione.


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Gli ingredienti devono essere riportati secondo una

denominazione comune, un linguaggio internazionale

chiamato "INCI name", che prevede:

 Nomi in latino per le sostanze di origine naturale, note ai

consumatori e basati sulla Farmacopea Europea;

 Nomi in inglese per le altre sostanze e per le sostanze di

derivazione vegetale o animale che hanno subito una

trasformazione chimica;

 Codici: è il caso dei coloranti, identificati con il numero

di Colour Index (tranne I coloranti per capelli, per i

quali vale il nome chimico.


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N O M E I T A L I A N O I N C I N A M E

Vaselina Petrolatum

Acqua Aqua

Paraffina Paraffin

Silicone ciclico Cyclohexasiloxane

Trigliceril diisosteareato Polyglyceryl diisosterarate

Colesterolo Choleth-24

Glicerina Glycerin

Alcol cetilico Cetyl alcohol

Glicole propilenico Propylene glycol

Ciclosilicone Cyclomethicone

Squalene Squalene

Collagene idrolizzato Hydrolyzed collagen

Eugenolo Eugenol

Allantoina Allantoin

Fosfolipidi Phospholopids

Acido lattico Lactic acid

Lecitina di soia Lecithin

Vitamina E Tocopherol

Glicosaminoglicani Glycosaminoglycans

Tocoferil acetato Tocopheryl acetate

Acido jaluronico Hyaluronic acid

Vitamina A Retinyl acetate

Vitamina A Retinyl palmitate

Vitamina C Ascorbic acid

Acido cogico Kojic acid

Acido citrico Citric acid

Urea Urea

Acido glicolico Glycolic acid


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Allegati

La legge 713 è costituita anche da una serie di allegati,

i quali sono composti nel seguente modo:

 Allegato I: elenco indicativo dei prodotti cosmetici;

 Allegato II: elenco delle sostanze che non devono far

parte della composizione dei cosmetici;

 Allegato III: elenco delle sostanze che non possono

essere contenute nei prodotti cosmetici salvo

particolari limiti e concentrazioni;

 Allegato IV: elenco dei coloranti;

 Allegato V:

Sezione 1 Parte 1:conservanti

Parte 2: conservanti

provvisoriamente ammessi

Sezione 2 Parte 1: filtri solari

Parte 2: filtri solari

provvisoriamente ammessi
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Composizione di un cosmetico

Il nome “cosmetico” deriva dal termine greco “kosmetikon”,

che significa ornamento: infatti i primi cosmetici erano

usati dall’uomo per modificare il suo aspetto, onde

renderlo terrorizzante nei confronti dei nemici: la prima

funzione di un cosmetico è stata quindi quella puramente

decorativa.

Oggi la ricerca cosmetologica, caratterizzata da una

enorme vitalità, ci permette di disporre di prodotti

capaci di esplicare numerose funzioni, grazie alle

continue innovazioni nel campo delle materie prime.

Attualmente un formulatore ne ha a sua disposizione circa

12000, ed entrano a far parte della composizione di un

cosmetico nel modo illustrato dal seguente schema:


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CERE EMULSIONANTI

EMULSIONANTI

CERE SEMPLICI

ACQUA
ECCIPIENTI

GRASSI

SOLVENTI
ALTRE SOSTANZE TENSIOATTIVI
UMETTANTI
MODIFICATORI REOLOGICI

SEMPLICI

PRINCIPI
ATTIVI

COMPOSTI

SEMPLICI
PROFUMI

COMPOSTI

SEMPLICI
COLORANTI

COMPOSTI

ANTIMICROBICI
ANTIMICOTICI
PRESERVANTI ANTIOSSIDANTI
STABILIZZATORI DI pH
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Gli eccipienti rappresentano quella parte del cosmetico

che fa da supporto ai principi attivi e che spesso si

comportano a loro volta da principi funzionali;

i principi attivi costituiscono la parte attiva del

cosmetico e che determinano la funzionalità dello stesso,

ossia sono deputate ad esplicare una funzione ben definita

(seboequilibrante, antiforfora ecc.);

i profumi hanno la funzione di rendere gradevole il

cosmetico all’odorato. Infatti molto spesso la

combinazione delle varie materie prime può determinare

come risultato un prodotto maleodorante, per cui viene

additivato del profumo, che se ben scelto può essere

fondamentale per il successo commerciale dello stesso. Se

si usano olii essenziali, essi possono esplicare un’azione

funzionale e talvolta agire come preservanti (azione

antimicrobica, antimicotica, antiossidante);

i coloranti vengono largamente usati per rendere uniforme

il prodotto, per far sì che ogni lotto di produzione

presenti caratteristiche organolettiche costanti nel

tempo, oltre a possedere una valenza relativa al marketing

del prodotto cosmetico (come il profumo, anche il colore è

un elemento condizionante la preferenza del consumatore);


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i preservanti (antimicrobici, antimicotici, antiossidanti)

hanno il compito di preservare il cosmetico dalla presenza

di microrganismi quali batteri, muffe, funghi e lieviti. a

volte, purtroppo, esplicano la loro azione preservante

anche sulla pelle, modificando la flora batterica

residente e provocando l’ insorgere di patologie.

Materie Prime Cosmetiche

Le materie prime , di origine naturale ( animale,

vegetale, minerale), di derivazione naturale o di sintesi,

possono essere suddivise per gruppi omogenei:


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ANIONICI
TENSIOATTIVI, CATIONICI
EMULSIONANTI,
SOLUBILIZZANTI ANFOTERI
NON IONICI
OLII
BURRI O GRASSI
LIPIDI
CERE
CORPI CHIMICI DEFINITI
GLICERINA
GLICOLE PROPILENICO
UMETTANTI SORBITOLO
PEG
PPG
GOMME NATURALI E SINTETICHE

MODIFICATORI CELLULOSA E DERIVATI


REOLOGICI PVP

ANTIOSSIDANTI E NATURALI (VIT. E, VIT. C, ACIDO CITRICO)


SEQUESTRANTI SINTETICI (BHA, BHT)
PRESERVANTI
COLORI, LACCHE,
PIGMENTI
ACQUA
ALCOOL ETILICO
SOSTANZE AUSILIARIE ACIDI
BASI
SALI
ANIMALI
PROFUMI VEGETALI
SINTETICI
EMOLLIENTI
IDRATANTI
CHERATOPLASTICHE
SOSTANZE FUNZIONALI
LEVIGANTI
FILTRANTI
CONDIZIONANTI
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ANTIFORFORA
SEBOEQUILIBRANTI
RISTRUTTURANTI
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I Tensioattivi

Il loro nome indica la proprietà di agire sulla tensione

superficiale dei fluidi, permettendo delle operazioni

quali la detersione, la solubilizzazione, la dispersione,

e la realizzazione di emulsioni. Chimicamente, si

distinguono in:

• ANIONICI: sono i tensioattivi più utilizzati, la loro parte

polare è costituita da una carica elettrica negativa e

possiedono le seguenti caratteristiche:

• BUON POTERE DETERGENTE


• BUON POTERE SCHIUMOGENO
• BASSI COSTI
• INCOMPATIBILITÀ CON CATIONICI
• SCARSA AFFINITÀ PER LA PELLE
• REAZIONE ALCALINA IN ACQUA
• PRECIPITAZIONE DI SALI DI MG E CA IN
ACQUE DURE
• AUMENTO VISCOSITÀ CON ELETTROLITI

• CATIONICI: possiedono una carica elettrica positiva,

fattore che impedisce il loro impiego come detergenti, ma

che favorisce le loro caratteristiche condizionanti.


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• SCARSO POTERE DETERGENTE


• SCARSO POTERE SCHIUMOGENO
• AZIONE CONDIZIONANTE
• INCOMPATIBILITÀ CON ANIONICI
• AZIONE ANTIBATTERICA
• AZIONE ANTISTATICA
• AGISCONO A pH ACIDO
• ALTAMENTE REGOLAMENTATI

• ANFOTERI: possiedono, in dipendenza del variare del pH,

cariche elettriche di entrambi i segni; molto tollerati

dalla pelle, sono estremamente diffusi in combinazione con

gli anionici per diminuirne l' aggressività.

• BUON POTERE DETERGENTE IN ACQUE DURE


• BUON POTERE SCHIUMOGENO
• BUON POTERE SEQUESTRANTE
• ALTA COMPATIBILITÀ CON ANIONICI
• MODERATA PROPRIETÀ CONDIZIONANTE
• BASSA IRRITAZIONE DERMICA
• BASSA TOSSICITÀ
• BASSA IRRITAZIONE OCULARE

• NON IONICI : non possiedono carica elettrica, vengono usati

per lo più come stabilizzatori di schiuma, anche se sono

dei detergenti molto delicati e ben tollerati dalla cute.


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• STABILI IN AMPI INTERVALLI DI pH


• SCARSO POTERE SCHIUMOGENO
• INSENSIBILI ALLE ACQUE DURE
• ALTA COMPATIBILITÀ CON IONICI
• OTTIMI STABILIZZATORI DI SCHIUMA

I tensioattivi possono essere classificati come illustrato

nella seguente tabella:


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CLASSE TIPO SOSTANZA

DERIVATI DI ACIDI
CARBOSSILICI
Saponi
Sarcosinati
Lipoproteine
DERIVATI CONTENENTI
ZOLFO
Solfati Laurilsolfato di sodio
Laurileteresolfato di
ANIONICI Eterosolfati sodio
Solfonati
Solfosuccinati

DERIVATI
POLIOSSIETILENATI
SALI DI AMMINE E
CATIONICI DIAMMINE
SALI DI AMMONIO
QUATERNARIO

BETAINE E Cocamidopropil
betaina
SOLFOBETAINE

ANFOTERI DERIVATI IMIDAZOLINICI


LIPOAMMINOACIDI
ALCHILPEPTIDI
ESTERI
ESTERI DI ZUCCHERI
NON IONICI ACIDI GRASSI POE
ESTERI DEL SORBITOLO
OSSIDO-AMMINE
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I Lipidi

I lipidi impiegabili, fra quelli naturali e sintetici,

usati in cosmetica, sono molto numerosi.

Secondo la forma fisica, possiamo distinguerli in :

• olii: si presentano fluidi a temperatura ambiente;

• burri o grassi: sono di consistenza pastosa e fondono a

temperature inferiori ai 50C;

• cere: sono di forma solida e fondono a temperatura

superiore ai 50C.

Dal punto di vista chimico possiamo catalogarli come:


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idrocarburi minerali olio minerale


vaselina
paraffina
ozocherite
idrocarburi vegetali ed squalene
terpenici animali squalano
pristano
eteri sintetici siliconi
polisilossanici
esteri trigliceridi vegetali ed maggior parte degli olii e grassi
vegetali ed animali
animali
esteri non vegetali lanolina
trigliceridi cera d’api
animali
cera spermaceti
sintetici cera carnauba
cera candelilla
miristato di isopropile
alcoli grassi naturali alcool oleico
alcool cetilico
sintetici
alcoli sterolici (colesterolo)
ottildodecanolo
acidi grassi naturali acido stearico
acido laurico
acido palmitico
acidi lanolinici
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Umettanti

Sono degli additivi estremamente importanti nelle

formulazioni cosmetiche, in quanto ne prevengono la

disidratazione, rendendo il prodotto più gradevole al

tatto, fungendo anche da plastificanti. I più usati sono:

• la glicerina (o glicerolo);

• il sorbitolo;

• il glicole propilenico;

• polietilenglicoli e polipropilenglicoli (PEG e PPG);

• lattato di sodio;

• lisati proteici.

Additivi Reologici

Sostanze sia naturali che sintetiche aggiunte alle

formulazioni per aumentare la consistenza e la stabilità

dei prodotti; nelle emulsioni impediscono la separazione

delle fasi.
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Antiossidanti e Sequestranti

Le materie prime impiegate nei cosmetici possono subire

processi ossidativi, provocando il deterioramento del

prodotto. I responsabili sono i metalli pesanti, specie

ferro e rame, spesso presenti in tracce. L’ impiego di

sequestranti, dei quali il più usato è l’ EDTA, permette

la chelazione dei metalli ed impedisce l’avvio del

processo di ossidazione, che può essere evitato anche

grazie all’impiego di antiossidanti naturali, come la vit.

E, la vit. C, l’ acido citrico, l’acido

nordiidroguaiaretico, la lecitina, o di sintesi, come il

BHA, il BHT, i derivati dell’ acido gallico.

Preservanti

La protezione dall’inquinamento microbico dei prodotti

cosmetici è affidata, oltre che alle norme di buona

fabbricazione , all’ impiego di giuste dosi di

antimicrobici, definiti genericamente preservanti o

conservanti. Il loro impiego è volto allo scopo di inibire


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lo sviluppo dei microorganismi all'interno delle

formulazioni cosmetiche; per ottenere un ampio spettro di

protezione spesso vengono combinati diversi conservanti

per uno stesso prodotto.

I conservanti impiegati nei prodotti cosmetici sono in

grado di manifestare le seguenti proprietà:

 azione antibatterica;

 azione antifungina;

 azione deodorante;

 azione antiforfora;

 azione dermopurificante.

Colori, Lacche, Pigmenti

In cosmesi l’uso dei coloranti è sia limitato

all’abbellimento della formulazione (rendendola

maggiormente gradevole per il consumatore), sia come

principio attivo: è il caso dei pigmenti impiegati nei

prodotti da trucco e dei coloranti per capelli. Possiamo

distinguerli in coloranti naturali e di sintesi, e tutti

sono classificati nel Colour Index , un catalogo


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internazionale che identifica ogni colorante impiegato nei

cosmetici con la sigla CI seguita da un numero, che ne

rivela anche la classe di appartenenza (naturale o

sintetica, organica o inorganica), ed una “designazione”

(ad esempio, la curcumina ha il numero di Color Index CI

75300, e la designazione “Natural Yellow”). In USA i

coloranti sono contraddistinti da un numero preceduto da

una o più tra le lettere F,D e C, che contraddistinguono

le loro possibilità di impiego nei cibi, nei farmaci, nei

cosmetici ( Food, Drugs and Cosmetics).

Profumi

Comprendono sia corpi singoli che miscele naturali o

sintetiche. Di grande interesse sono gli olii essenziali,

costituenti un insieme di sostanze molto complesso per

quantità e qualità di componenti, alcuni di essi presenti

in quantità minore ma capaci di esplicare un'azione

potentissima. Un grammo di olio essenziale puro

rappresenta il contenuto originario di cento e più’ grammi

della pianta. Questo comporta una amplificazione delle

potenzialità’ farmacologiche dei principi attivi, ma anche

rischi di implicazioni tossicologiche e incidenze sul


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metabolismo. Le essenze sono presenti in natura

praticamente in tutte le specie vegetali, diffusi nelle

varie parti della pianta: foglie, fiori, frutti ecc. La

composizione chimica delle essenze di una stessa pianta

può variare a seconda della localizzazione morfologica :

ad esempio dall' Arancio Amaro possiamo ottenere diverse

essenze se estratte dai fiori o dalle foglie della specie

vegetale o dalle scorze del frutto ecc.

Ogni olio essenziale presenta una funzionalità cosmetica

dipendente dai suoi costituenti; miscele di olii

essenziali possono essere applicate su pelli che

presentano anomalie estetiche e funzionali, o

semplicemente entrare nella formulazione di prodotti

cosmetici. L'industria cosmetica fa spesso uso di estratti

vegetali in forma glicolica, lipofila o idroalcolica; in

alcuni casi utilizza estratti più concentrati (molli o

secchi); sono molto usate le acque distillate o i loro

concentrati. Le numerose proprietà e caratteristiche degli

olii essenziali permettono il loro impiego in quasi tutte

le classi di prodotti cosmetici; è abbastanza scontato il

loro uso nella formazione di profumi, mentre è

interessante la possibilità di creare dei prodotti


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cosmetici idrosolubili da impiegare in abbinamento ai

trattamenti estetici eseguiti in vasca idromassaggio,

considerando le loro attività sul microcircolo (in

particolar modo per i trattamenti anticellulite); le loro

proprietà lenitive e decongestionanti possono essere

sfruttate in prodotti doposole, dopobarba o post-

depilazione, così come quelle astringenti in prodotti per

pelli grasse; possono essere impiegati con successo nella

formulazione di prodotti per il cuoio capelluto, per

combattere anomalie come la seborrea o l'iperidrosi,

oppure, grazie alle proprietà antisettiche e

antimicrobiche, essere inseriti in formulazioni

antiforfora o antiacne.

La conoscenza profonda delle attività cosmetiche degli


olii essenziali consente il loro utilizzo nei prodotti

cosmetici come coadiutori della loro funzione principale,

come principio attivo, e contemporaneamente come

conservanti e come profumo, esercitando una

multifunzionalità che potrebbe risultare molto comoda al

formulatore. Non è affatto sbagliato considerarli comunque

già di per sè dei prodotti cosmetici, in quanto sono in

grado da soli, opportunamente diluiti e veicolati, di

intervenire e risolvere anomalie ed inestetismi cutanei.


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Sostanze Funzionali

Per specializzare una forma topica, in essa viene

aggiunta, a dosi adeguate, una o più sostanze funzionali,

in grado, cioè, di svolgere funzioni che vanno oltre

quelle comuni di un cosmetico di detergenza, protezione,

emollienza, decorazione, profumazione. Grazie ad esse un

cosmetico può espletare funzioni di deodorazione,

antitraspirazione, antimacchia, protezione solare,

decolorante ecc.. Occupiamoci di inquadrarne alcune fra le

più importanti.
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FUNZIONE COSMETICA AZIONE

Volta a mantenere o a ricreare


sull'epidermide la miscela di
IDRATANTE
sostanze che la mantengono morbida
e flessibile
Ripristino del mantello idrolipidico
EMOLLIENTE
cutaneo
ACIDIFICANTE Riequilibrio del pH cutaneo
SEBOEQUILIBRANTE Regolazione della secrezione sebacea
Regolazione della secrezione
ASTRINGENTE
sudorifera
Azione sul microcircolo epidermico,
SCHIARENTE
in presenza di eritrosi, couperose
Miglioramento dell'irrorazione
STIMOLANTE
sanguigna
ANTICELLULITE Azione preventiva e coadiuvante
IDROREPELLENTE E FILMOGENA Prevenzione di fenomeni macerativi
Prevenzione dei danni da esposizione
SCHERMANTE E FILTRANTE
solare
Colorazione bruna dello strato
PIGMENTANTE
corneo dell'epidermide
Eliminazione della peluria
EPILATORIA E DEPILATORIA
indesiderata
Prevenzione, eliminazione ed
DEODORANTE
assorbimento dei cattivi odori
Modificazione permanente della forma
PERMANENTANTE
dei capelli
DECOLORANTE E COLORANTE Modificazione del colore dei capelli
Rivestimento della fibra cheratinica
SOSTANTIVANTE E CONDIZIONANTE del capello con sostanze atte a dare
corpo, pettinabilità e lucentezza
Eliminazione della forfora dal cuoio
ANTIFORFORA
capelluto
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Funzioni Cosmetiche

Nelle pubblicità le parole idratante, nutriente,

lubrificante e emolliente vengono usate senza risparmio, e

per lo più senza alcuna spiegazione di che cosa stiano a

indicare quando si riferiscono alla cute. Si dà per

scontato che tutti le conoscano e che esse assumano un

significato univoco, rassicurante, che ben predispone

verso l'acquisto. Per l’ operatore cosmetologico, invece,

le cose non stanno proprio cosi: egli non può certamente

accontentarsi di una definizione generica, e fra termini

che solo apparentemente sembrano sinonimi deve essergli

ben chiaro il meccanismo di azione di ogni ingrediente

usato per poter scegliere, caso per caso, la formulazione

più adatta da prescrivere o suggerire. Chiediamoci allora,

per esempio: che cos'è un emolliente? Alla domanda di un

cliente saremmo in grado di dare una risposta chiara e

scientificamente esauriente?

L'emollienza

L'emollienza è una caratteristica delle sostanze grasse:

oli e grassi, di origine vegetale, animale, minerale e


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sintetica, che costituiscono una classe di composti

organici insolubili in acqua, untuosi al tatto, che per la

loro struttura chimica trovano una grande applicazione in

cosmetica. Dal punto di vista chimico possono avere una

grande variabilità, andando dagli esteri agli alcoli, ma

ci sono anche idrocarburi, acidi, trigliceridi e cere. Una

sostanza è tanto più emolliente quanto più aumenterà la

sensazione di morbidezza della pelle dopo l'applicazione

diretta. Il modo in cui questo avviene è strettamente

legato al concetto di spalmabilità e alla formazione di un

film di olio/grasso che determina la lubrificazione della

superficie cutanea. Gli emollienti più grassi si

stenderanno con più difficoltà sulla pelle determinando

anche un effetto più occlusivo delle sostanze meno grasse.

E' per questo che il formulatore aggiunge emollienti più

ricchi di lipidi alle creme da notte che favoriscono

l'occlusione, un effetto generalmente sgradevole in

cosmetica, emollienti mediamente grassi per le creme da

giorno, mentre le lozioni per il corpo sono formulate con

gli emollienti più spalmabili e più volatili. Altra

caratteristica dei lipidi è la capacità di penetrare tra

le cellule dello strato corneo epidermico favorendone


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l'elasticità, rendendolo più omogeneo e meno desquamante,

e creando la possibilità di rallentare la naturale perdita

di acqua attraverso gli strati della pelle o di aumentarne

la componente lipidica nella struttura cutanea. Il primo è

il cosiddetto effetto nutriente, il secondo quello

idratante, che pur ben distinti dalla proprietà

emolliente, possono venirsi a determinare a partire dagli

stessi principi attivi o dagli eccipienti grassi usati.

Anche la penetrazione dei principi attivi attraverso lo

strato corneo può essere condizionata, e eventualmente

aumentata, attraverso l'uso di un eccipiente di natura

lipidica (acidi grassi e esteri alcolici). In conclusione,

emollienza, idratazione, nutrizione e lubrificazione,

portano all'effetto di una pelle più sana, turgida e

morbida, come risultato anche dell'inclusione di uno o più

lipidi all'interno della formulazione. Una decisione che

va evidentemente fatta a seconda della funzione che il

prodotto dovrà avere.

Idratazione

Si tratta di una funzione per certi versi strettamente

legata a quella emolliente, in quanto i lipidi sono in


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grado, formando una pellicola occlusiva sulla superficie

dell’ epidermide, di limitare la cosiddetta TEWL (Trans

Epidermal Water Loss), ossia la naturale perdita d’acqua

transcutanea, la quale resta inglobata nell’ epidermide;

per meglio comprendere il concetto, è bene precisare le

differenze fra:

 idratazione indiretta: è quella, appena descritta,

ottenuta tramite un film occlusivo sull’ epidermide, o

tramite l’impiego di sostanze igroscopiche, capaci ossia di

concentrare l’acqua a livello dello strato corneo;

 idratazione diretta: la pelle possiede naturalmente

al suo interno un pool di sostanze chiamato NMF(Natural

Moisturizing Factor), un fattore di idratazione naturale

che può essere ricostruito sinteticamente ed impiegato nei

cosmetici. Molte altre sostanze sono in grado di

determinare un effetto idratante in maniera similmente

efficace, come le proteine, gli amminoacidi, ecc. Il valore

di idratazione dipende da una serie di fattori costituiti

dalla capacità che ha la nostra pelle di eliminare il

vapore acqueo, dall’eliminazione del sudore dai

costituenti cutanei che facilitano il trattenimento

dell’acqua stessa e dalle differenze dovute alla


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localizzazione cutanea, all’età e al sesso di una persona.

E’ stato dimostrato che una pelle non secca possiede dei

valori visco-elastici ottimali ed è più resistente

all’invecchiamento. Una delle cause dell’eccessiva

secchezza cutanea è senz’altro da imputarsi all’uso di

detergenti e di cosmetici inadatti; il trattamento con

preparati adeguati o la cura con cosmetici ben formulati

possono ridonare alla pelle parte della levigatezza e di

elasticità perduta e ritardarne la perdita delle

caratteristiche positive.
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IDRATANTI INDIRETTI

OCCLUSIVI BIOATTIVI

IDROCARBURI ACIDI LINOLEICO-LINOLENICO


SILICONI EFA
CERE FITOSTEROLI
OLII VEGETALI ESTRATTI VEGETALI

IDRATANTI DIRETTI

NMF DI SINTESI
AMMINOACIDI
PROTEINE
CERAMIDI
MUCILLAGINI VEGETALI (ALLANTOINA, ALOE,
CALENDULA, MALVA)
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La detersione

L' efficacia detergente di un tensiolita (shampoo,

bagnoschiuma) si determina grazie alla presenza dei

tensioattivi . Si tratta di composti organici aventi :

 un gruppo idrofobo (lipofilo), costituito da una catena

idrocarburica con lunghezza media tra 10 e 20 atomi di

carbonio; questa parte della molecola è capace di

solubilizzarsi nella parte di sporco di natura grassa

(sebo, smog,ecc.);

 un gruppo idrofilo, che può essere di varia natura

(alcolica, amminica, eterea, solfonica); ha la capacità

di solubilizzarsi in acqua e nei liquidi polari,

consentendo così alla molecola di essere allontanata con

il risciacquo, portando con sé lo sporco catturato dalla

sua parte idrofila .

La molecola del tensioattivo può essere raffigurata nel

seguente modo:
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La parte a sinistra più scura indica la porzione lineare

della molecola con caratteristiche lipofile, mentre la

parte destra, raffigurata come una sfera, quella idrofila.

Il meccanismo d' azione si svolge nel seguente modo:

azione bagnante: il tensioattivo, il cui nome significa in

pratica "attivo sulle tensioni superficiali delle

superfici dei fluidi", si dispone sulle interfacce

dell'acqua e dello sporco di natura grassa, normalmente

immiscibili tra loro (per questo la sola acqua è in grado

di asportare solo il 25% dello sporco che si deposita

sull' epidermide ), aumentando la superficie di contatto

tra i due elementi;

SUBSTRATO

SUBSTRATO
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azione emulsionante: si determina così una intima miscelazione

delle due fasi che genera la formazione di un corpo compatto di

forma sferica o lamellare, all'interno del quale sarà disposta

la fase lipidica, "catturata" dalla porzione idrofoba del

tensioattivo, mentre all'esterno si disporrà la porzione

idrofila;
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 azione solubilizzante: la porzione idrofila si legherà

quindi all'acqua del risciacquo, favorendo infine

l'allontanamento dello sporco e completando l'azione di

detersione.

SUBSTRAT

O
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Acidificazione

È una funzione alquanto semplice da ottenere, e riguarda

il ripristino del corretto pH della superficie epidermica,

compreso tra valori che vanno dal 5 al 5,5 . L’ importanza

di tale funzione è legata sia alla natura proteica dello

strato corneo (alti valori di pH possono denaturare le

proteine che lo compongono), che alla necessità di non

alterare la flora batterica residente: ai valori

sopraindicati infatti proliferano ceppi batterici non

patogeni che impediscono l’instaurarsi di quelli

pericolosi per la salute umana, o il manifestarsi di

malattie causate da miceti. L'acidità cutanea dipende dalle

sostanze idrosolubili contenute nello strato cutaneo, dai

componenti del sudore e della secrezione sebacea così come

dall’anidride carbonica eccessiva. La nostra pelle è

sottoposta a diverse sollecitazioni e deve svolgere una

serie di funzioni vitali; una di queste è quella estetica,

che pur non essendo primaria , deve essere considerata

come specchio dello stato di salute della pelle. Per la

descrizione o la definizione del suo stato e della sua

qualità è utile conoscerne il valore del PH. Questo

contenuto acido della superficie cutanea comporta una


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maggiore attività battericida e fungicida della pelle.

Cosicché un errato o ripetuto trattamento della pelle può

provocare dei danni permanenti, o nei casi migliori, un

invecchiamento precoce. L’impiego di saponi esenti da

alcali, i cosiddetti syndets, che possiedono una buona

azione detergente, siano neutri o leggermente acidi, o di

speciali prodotti per il risciacquo, a volte possono

evitare o alleviare gli influssi negativi che un pH

alcalino ha sulla pelle sensibile.

Forme Chimico- Fisiche Delle Formulazioni Cosmetiche

Le preparazioni destinate ad essere applicate sulla

superficie cutanea possono essere realizzate in diverse

forme, che si differenziano sia dal punto di vista della

consistenza che dell' idrofilia.

Secondo la consistenza, possiamo dividerli in :

 poco viscose (o fluide, scorrevoli); sono le soluzioni


fluide(tensioattive, acquose, idroalcoliche, oleose);

 mediamente viscose (o semifluide, ancora scorrevoli);


geli molli, emulsioni fluide, tensioliti;
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 viscose e molto viscose (consistenti, non più

liberamente scorrevoli);geli, emulsioni, paste,

unguenti;

 solide; si tratta dei saponi, detergenti in panetto,


fusioni lipidiche, stick, polveri.

Secondo l' idrofilia, possiamo invece classificarli come

espresso nella seguente tabella:

BASE ACQUOSA BASE ACQUOSA E BASE LIPIDICA


LIPIDICA
TENSIOLITI SOLUBILIZZAZIONI OLEOLITI
ACQUOSE O
IDROALCOLICHE DI
CORPI LIPIDICI
(ESSENZE)
IDROLITI E EMULSIONI UNGUENTI LIPIDICI
IDROALCOLITI TRASPARENTI ANIDRI
GELI MONOFASICI, EMULSIONI FLUIDE O/A PASTE ANIDRE
ACQUOSI,
IDROALCOLICI
DISPERSIONI EMULSIONI LIPOGELI
COLLODALI ACQUOSE CONSISTENTI O/A
PASTE EMULSIONI MISTE FUSIONI LIPIDICHE
IDROGLICERICHE A/O/A E O/A/O (STICK)
FORME PRESSURIZZATE EMULSIONI FLUIDE A/O POLVERI
EMULSIONI
CONSISTENTI A/O
FORME PRESSURIZZATE
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Come nasce un prodotto cosmetico

Possiamo riassumere la genesi di un prodotto cosmetico

nelle seguenti fasi esecutive, successive alle "scoperte":

FASE TEORICA Fase di concezione di una nuova formula


FASE PRE-SVILUPPO ANALITICO Controlli fisico-chimici sulle materie prime e
di stabilità
FASE PRE-SVILUPPO Relativa ai test clinici, test sensoriali, pre-
COSMETICO test di efficacia
FASE SVILUPPO Produzione semi-industriale pilota
Studi definitivi del prodotto.
FASE SVILUPPO DEFINITIVO Test clinici su volontari, test pubblici sui
consumatori
FASE DI INDUSTRIALIZZAZIONE Realizzazione del prodotto
FASE DI LANCIO Presentazione e commercializzazione

Dalla fase di ideazione a quella di lancio definitivo del

prodotto è possibile che si impieghi un periodo di tempo

che va dai 2 ai 3 anni circa.


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Sviluppo della produzione di un prodotto cosmetico: ricerca della sicurezza

La commercializzazione di prodotti sicuri per il

consumatore richiede l'adozione di una programmazione

scientifica per lo sviluppo della produzione del

cosmetico. Tale programmazione si dovrebbe articolare su

quattro livelli consequenziali operativi:

- 1º livello: ideazione del prodotto cosmetico;

- 2º livello: esecuzione di un panel di tests

predittivi di possibili reazioni indesiderate;

- 3º livello: esecuzione di tests sull'uomo in condizioni

di stress;

- 4º livello: valutazione della funzionalità ed efficacia

del prodotto cosmetico.

Nell'ottica della sicurezza del cosmetico ci preoccupiamo

di focalizzare unicamente i primi tre livelli, essendo il

quarto teso esclusivamente a tutelare il consumatore sotto

il profilo commerciale, tramite l'offerta di un prodotto

la cui funzionalità ed efficacia sia stata dimostrata

attraverso specifici test.

Nel 1º livello, ritenuto il più importante ai fini della

determinazione della sicurezza del prodotto cosmetico, il

primo passo da compiere è porsi le seguenti domande:


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1) che tipo di prodotto si intende creare?

2) quale sarà l'esposizione al prodotto (tempo di

permanenza sulla cute, area di applicazione, quantità di

prodotto applicata, frequenza d'uso)?

3) quali sono le probabilità e i rischi di un uso

improprio o di un abuso del prodotto?

Una volta trovate le risposte, si procederà ad una attenta

analisi delle materie prime che si intendono impiegare

nella formulazione del prodotto, prendendo visione dei

dati tossicologici presenti in letteratura, accertandosi

delle garanzie di purezza, indagando sulle eventuali

interazioni fra componenti, che potrebbero tradursi in un

effetto cumulativo dei composti chimici che interagiscono

fra di loro, nell'annullamento di un effetto di un

composto per la presenza di un altro, o nella creazione di

un effetto differente da quello prodotto dai singoli

componenti.

Nel 2º livello ci si prefigge di stabilire se il cosmetico

creato è in grado di indurre effetti tossici, mediante

tests che vanno dal test di irritazione oculare, a quello

di fotosensibilità, allo stinging test.


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Molti di questi tests, finora eseguiti su animali, sono

destinati ad essere sostituiti da nuovi metodi alternativi

tuttora allo studio dei ricercatori: il termine per

l'abbandono dei test sull'animale, stabilito per il 1º

gennaio 1998, è slittato al 30 giugno 2000, come decretato

dalla direttiva della Commissione n.97/18, "poiché - cita

- malgrado ogni ragionevole sforzo, non è stato possibile

dimostrare che i metodi sperimentali alternativi offrono

al consumatore un grado di protezione equivalente.".

La negatività a questi tests non è però sufficiente a

garantire l'innocuità del prodotto cosmetico: nel momento

del suo impiego, è possibile il verificarsi di reazioni

indesiderate. Pertanto è opportuno, nel 3º livello di

lavoro, accertarsi della sicurezza d'uso del cosmetico

effettuando dei tests sull'uomo eseguiti in condizioni di

stress, ossia esagerando il normale impiego di un

cosmetico, dei quali i più frequenti sono il test in

occlusione con contenitori di alluminio ed il test d'uso.


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Sicurezza d' uso di un prodotto cosmetico

I dati di mercato sulle vendite del prodotto cosmetico

evidenziano come esso sia diffuso ed utilizzato da un

vasto numero di individui di ogni età , sesso, razza; il

suo substrato di applicazione è la cute umana con i suoi

annessi, organo di penetrazione selettiva e non barriera

assoluta, capace di assorbire sostanze esogene di origine

animale, vegetale, minerale, di sintesi.

Nella determinazione della sicurezza d'uso di un prodotto

cosmetico un ruolo determinante è ricoperto dalla

dermatotossicologia, branca della dermatologia addetta

allo studio dei fenomeni di interesse tossicologico

relativi alle applicazioni topiche con il compito di

predire, sia per le singole materie prime componenti il

cosmetico che per il prodotto finito, eventuali azioni

lesive per la cute.

L'ottica del dermatologo, nello studio della sicurezza del

cosmetico, tende a focalizzare dei parametri differenti da

quelli normalmente presi in considerazione dalla

tossicologia, e sono:
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- distretto cutaneo di applicazione, considerando sia la

superficie di applicazione, che può essere piccola (occhi,

labbra), media (volto), estesa (tronco o intero corpo),

sia le differenti capacità di assorbimento percutaneo dei

singoli distretti cutanei ;

- tempo di permanenza di un cosmetico sulla cute,

variabile dai pochi minuti di uno shampoo, a qualche ora ,

come nel caso del trucco o dei deodoranti, fino a giungere

ai tempi prolungati di una crema da giorno o da notte;

- ripetitività dell'applicazione, la quale può essere

quotidiana, come quella del dentifricio, o saltuaria come

quella di una tintura per capelli.

Se dovessimo limitarci a prendere in esame esclusivamente

questi parametri, si porrebbe alla nostra attenzione la

maggior tossicità potenziale di una comune crema da corpo

rispetto ad una temuta tintura per capelli, in quanto la

prima richiede una superficie d'applicazione estesa, tempo

di permanenza di un giorno, ripetitività quotidiana; la

seconda una superficie di applicazione media, tempo di

permanenza breve, saltuaria applicazione; la valutazione

della sicurezza di un cosmetico richiede altre pratiche

come l'esecuzione di test appropriati, al fine di


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sincerarsi sull'innocuità dello stesso, innocuità che

sarebbe opportuno ricercare già a partire dalla fase

ideativa del prodotto.

Penetrazione e tossicità del prodotto cosmetico

Nello studio della sicurezza del prodotto cosmetico si

perviene alla raccolta di numerose informazioni riguardo i

suoi effetti fisiologici e tossicologici , la cui

importanza assume pieno significato nel momento in cui

vengono correlate al grado di penetrazione, intenzionale o

accidentale, del cosmetico ed alla sua capacità di

concentrarsi nel sito nel quale espletare la sua funzione.

È necessario pertanto effettuare studi sulla penetrazione

percutanea del prodotto, individuandone la concentrazione

nello strato cutaneo bersaglio, che per un prodotto

idratante sarà lo strato corneo, mentre, se un composto

deve influenzare la cheratinizzazione, è bene che si

concentri nell'epidermide; se si intende ottenere una

azione lenitiva oppure iperemizzante (come nel caso dei

prodotti coadiuvanti la ricrescita dei capelli), il

principio attivo dovrà penetrare fino ai vasi periferici e

concentrarvisi. Vi è poi il caso di prodotti per i quali


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la penetrazione rappresenta di per sé un evento negativo,

come nel caso delle tinture per capelli o dei filtri

solari, i quali espletano la loro attività funzionale

sulla superficie cutanea o sui capelli: un'eventuale

assorbimento percutaneo dei loro principi attivi

esporrebbe il consumatore ad un rischio tossicologico

inutile e non correlato all'efficacia, la quale, in alcuni

casi, potrebbe addirittura risultare compromessa dalla

mancata sostantività sul substrato di applicazione (come

l'efficacia filtrante di un filtro solare che, nel caso di

un assorbimento percutaneo, non sarebbe più in grado di

proteggere la pelle dai raggi solari).

Considerazioni sulla sicurezza d'uso del cosmetico

Il cosmetico è ritenuto un prodotto caratterizzato da una

tossicità estremamente bassa se rapportata alla elevata

esposizione: è infatti usato tutti i giorni, con tempi di

contatto anche di 8-12 ore, ripetuti anche per molti anni.

Confrontato con i farmaci OTC per uso topico, farmaci con

ricetta medica per uso topico ed i prodotti per la casa, i

cosmetici dimostrano di possedere imparagonabili indici di

sicurezza: infatti i primi, utilizzati in alterazioni


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autodiagnosticabili ed autotrattabili, rischiano di essere

utilizzati dal consumatore per un periodo superiore a

quello terapeuticamente necessario, ma comunque

decisamente inferiore ai livelli di esposizione del

cosmetico; i farmaci con prescrizione medica vengono

impiegati in patologie più gravi , limitatamente alla

prescrizione medica; i prodotti per la casa, pur

contenendo sostanze chimiche aggressive ed in elevata

concentrazione, entrano in contatto con la cute per tempi

brevissimi, in modo accidentale, involontario, od in

seguito alla mancata osservanza di norme di protezione

(es. detersione delle stoviglie senza guanti). Pertanto,

mentre i prodotti utilizzati dal consumatore possono

essere classificati in base al grado di esposizione nel

seguente modo:

cosmetici > farmaci da banco > farmaci con ricetta medica

> prodotti per la casa,

il rischio calcolato per l'esposizione a prodotti topici

segue una classificazione esattamente opposta alla

precedente:

cosmetici < farmaci da banco < farmaci con ricetta medica

< prodotti per la casa.


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Infatti il cosmetico, nonostante sia il prodotto la cui

esposizione raggiunga livelli elevatissimi rispetto a

quelli delle altre categorie, presenta un numero di

effetti indesiderati minore di tutti gli altri prodotti

topici. Tuttavia l'uso del cosmetico può generare una

serie di problematiche soprattutto in una certa fascia di

consumatori con caratteristiche di predisposizione, nei

quali è possibile l'insorgenza di reazioni avverse ai

cosmetici.

Sicurezza d'uso dei prodotti per capelli

La qualità e la quantità dei tests necessari per

determinare la sicurezza d'uso di un prodotto cosmetico è

estremamente variabile in funzione del tipo di prodotto,

degli ingredienti usati, e degli altri parametri

precedentemente considerati, come la zona di applicazione,

l'esposizione ecc., mediante i quali è possibile

effettuare una classificazione dei prodotti cosmetici

secondo i rischi che comporta il loro uso ed il grado di

sicurezza ad essi richiesto. All'interno del gruppo dei

cosmetici per capelli possiamo distinguere quattro

categorie di prodotti, elencati nella tabella illustrata a


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pag. 15, secondo il grado di rischio connesso all'uso di

tali prodotti, crescente dalla categoria A alla D e

determinante diversi livelli di attendibilità delle prove

e diversi gradi di controllo della sicurezza: la categoria

A racchiude i prodotti più "innocui", come gli shampoos, i

condizionatori, gel ecc., i quali, in virtù delle loro

caratteristiche formulative ed applicative, determinanti

un basso indice di rischio, sono soggetti ad un numero

ristretto di tests: infatti la maggior parte degli

ingredienti di cui sono composti è stata da tempo testata,

e le loro proprietà sono ormai ben documentate; la

categoria B, comprendente i prodotti spray, inducenti un

possibile rischio di inalazione per il consumatore dovuto

al meccanismo di erogazione, viene sottoposta a specifici

tests per determinare possibili effetti tossicologici;

nella categoria C troviamo prodotti caratterizzati da

ingredienti molto reattivi, aggressivi per la cute ed il

capello, e da un pH estremo, per i quali si richiedono

test di irritazione e di sensibilizzazione cutanea; nella

categoria D , infine sono compresi le tinture ed i

decoloranti, i prodotti ritenuti maggiormente "a rischio"

per il consumatore, e per i quali si rendono necessari


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tests tossicologici supplementari, come quelli di

cancerogenicità, mutagenicità, teratogenicità.


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Classificazione del rischio d'uso dei prodotti per capelli


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Reazioni avverse ai prodotti cosmetici per capelli

Possiamo classificare le reazioni avverse ai cosmetici

come locali o sistemiche: le prime sono decisamente più

frequenti e possono risentire dell'intensità del contatto

con la cute, variabile in funzione del prodotto e del

contenuto in sostanze volatili (acqua, etanolo,

propellenti per aerosol), la cui evaporazione aumenta la

concentrazione dei principi attivi ed il conseguente

rischio di effetti collaterali ad essi legati; le seconde

possono essere causate da un uso del cosmetico sia

congruo, del quale ci occuperemo, che incongruo.

Le reazioni locali possiamo ulteriormente dividerle in

danni allo stelo del capello, danni al cuoio capelluto,

danni localizzati in altre sedi.

I danni allo stelo sono causati principalmente da

soluzioni per la permanente e la stiratura del capello,

costituite da sostanze che rompono i legami disolfurici

della cheratina del capello, determinanti la natura

dell'ondulazione. Almeno il 10% di questi legami non viene

ricomposto dalla successiva applicazione della sostanza

riducente che completa il processo, producendo un danno

rappresentato dalla formazione di acido cisteico. Una


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concentrazione eccessiva delle sostanze riducenti e/o il

protrarsi del raccomandato tempo di permanenza sul capello

possono provocare una perdita di elasticità del capello o

addirittura una sua frattura: tuttavia la radice non viene

danneggiata, ed il capello potrà ricrescere normalmente

nei periodi successivi. Un capello sottoposto a permanente

o a decolorazione, e pertanto reso più permeabile, può

manifestare, in seguito all'applicazione successiva di

colorazioni semipermanenti, la comparsa di capelli verdi,

dovuta alla penetrazione di coloranti dispersi di tipo

antrachinonico o azoico, di cui queste colorazioni sono

composte, ed usualmente destinate ad essere adsorbite

sulla superficie esterna del capello. Una pigmentazione

anomala del bordo dei capelli, delle tempie e delle mani è

stata riscontrata dopo l'applicazione di un tonico per

capelli, attribuita alla fotoattivazione di fenoli e

difenili contenuti nel prodotto. L'ingiallimento di

capelli bianchi è stato osservato in seguito ad

applicazioni di Minoxidil, causato non direttamente dalla

molecola, ma da un'impurità presente nella lozione.

Di maggiore importanza sono le reazioni localizzate al

cuoio capelluto, le quali sono individuabili come:


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- dermatite irritativa da contatto (DIC): il termine sta

ad indicare una infiammazione localizzata e superficiale

della pelle, senza implicazione del sistema immunitario,

come nel caso della dermatite allergica da contatto (DAC).

È indotta da irritanti deboli, rappresentati nei cosmetici

da tensioattivi, agenti ossidanti e riducenti,

conservanti, agenti cheratolitici, alcuni derivati

vegetali, idrocarburi aromatici. È l'effetto collaterale

più frequente; si presenta manifestando eritema,

desquamazione, talora vescicolazione ed essudazione, e

l'insorgenza può essere favorita da contatti ripetuti, la

cui frequenza provoca la diminuzione della soglia di

sensibilità del soggetto.

L'aspetto principale che differenzia la DIC dalla DAC è la

delimitazione delle lesioni alla sola area di contatto;

l'esposizione ripetuta all'agente irritante può

determinare una cronicità , caratterizzata dalla comparsa

di secchezza cutanea, fissurazioni, croste. È più

frequentemente causata da shampoos, lozioni alcoliche per

il cuoio capelluto, prodotti per la colorazione dei

capelli, e può essere favorita dallo sfregamento

necessario per l'applicazione del cosmetico e dai fattori


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biologici individuali (condizione della pelle, età, razza

etc.);

- dermatite allergica da contatto (DAC): si tratta di una

reazione immunologica cellulo-mediata (IV tipo), la cui

manifestazione richiede la formazione di un antigene e

l'attivazione di cellule , le quali lo "presentano" ai

linfociti T, che diventano in tal modo sensibilizzati nei

confronti dell'allergene, i cui seguenti contatti con la

cute scateneranno la reazione allergica e la comparsa

delle lesioni caratteristiche. Il fenomeno è indipendente

dallo spessore e dallo stato dello strato corneo, e la

risoluzione si ottiene esclusivamente evitando il

contatto con la sostanza responsabile dell'allergia.

Possiamo distinguere una fase acuta, caratterizzata da

aree eritematose, lievemente infiltrate, a comparsa

improvvisa con intenso prurito, presenza di edemi o bolle

formate dalla confluenza e dall'ingrandirsi di piccole

vescicole; una fase sub-acuta e cronica (senza una netta

differenza tra le due fasi), caratterizzata da dermatite

secca con aree eritemato-squamose mal delimitate,

infiltrate e pruriginose. Nella DAC, che costituisce meno

del 10% delle reazioni avverse causate da cosmetici, la


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sede di insorgenza spesso non coincide con quella di

applicazione del cosmetico: ad esempio, le tinture per

capelli possono causare una reazione localizzata alle

palpebre ed al collo. I componenti dei cosmetici

maggiormente responsabili di indurre DAC sono i

conservanti, coloranti per capelli, emulsionanti,

tensioattivi, profumi; questi ultimi possono dare allergia

con esiti pigmentari. L'identificazione di una sostanza

sospetta avviene tramite tests eseguiti sulle singole

sostanze o sul prodotto finito (patch test, Repeated Open

Application Test etc.);

- sensibilizzazione crociata : con questo termine si

indica una sensibilizzazione di tipo allergico, indotta da

un composto, che si estende ad uno o più composti

differenti, i quali saranno di conseguenza in grado, al

primo contatto, di scatenare una reazione allergica. Ciò

sembra dovuto principalmente ad una loro somiglianza nella

struttura chimica con quella del cosiddetto

"sensibilizzante primario", responsabile dell'induzione

della sensibilizzazione avvenuta con i contatti

precedenti. Infatti il meccanismo di induzione

dell'allergia è noto essere un processo specifico, ossia


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una reazione tra un complesso aptene-proteina chimicamente

specifico ed uno specifico anticorpo. La specificità è

determinata dalla struttura chimica dell'aptene, e non è

assoluta: composti caratterizzati da una somiglianza

strutturale con esso saranno riconosciuti dal sistema

immunitario come identici, avviando il processo di

reazione allergica. Nel campo dei cosmetici per capelli è

nota la capacità della p-fenilendiamina, presente nelle

tinture per capelli ad ossidazione, di indurre

sensibilizzazione crociata con altre sostanze contenenti

un gruppo "para", come i parabeni, esteri dell'acido p-

idrossi-benzoico presenti nei prodotti cosmetici come

conservanti;

- dermatite fototossica da contatto : è una dermatite ad

insorgenza acuta, causata dall'azione tossica diretta di

una sostanza modificata dalla luce, la quale, assorbendo

energia radiante (in particolare UVA, più penetranti), dà

luogo ad una serie di reazioni biochimiche che si

traducono in un danno cellulare. Le reazioni fototossiche

hanno un'alta incidenza: possono infatti comparire in

tutti i soggetti nei quali si combina l'assunzione di

sufficienti quantità di sostanza fotoirritante con


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l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche di

appropriata lunghezza d'onda, assorbibili dalla sostanza;

sono confinate alle aree cutanee fotoesposte (fronte,

naso, eminenze malari etc.), mentre non sono interessate

le aree protette dalla luce, quelle coperte dai peli,

quelle non eccessivamente esposte come l'area

sottomentoniera. Clinicamente possiamo avere una risposta

di tipo "ritardato", simile all'ustione solare, con

eritema, edema, vescicolazione, ed una di tipo

"immediato", caratterizzato da bruciore, sensazione

puntoria, eritema, edema, a volte una reazione

orticarioide. I componenti dei cosmetici maggiormente

responsabili di indurre fototossicità sono gli olii

essenziali: classica è la fototossicità da bergamotto,

dovuta alla presenza nell'estratto del bergaptene,

divenuta negli ultimi tempi molto più rara grazie

all'impiego di olio essenziale sintetico o distillato,

privi della dannosa molecola;

- dermatite fotoallergica da contatto: è provocata da una

risposta immunologica di tipo cellulo-mediata ad antigeni

prodotti nella cute per irradiazione di una sostanza

legatasi prima, durante o dopo l'irradiazione, come un


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aptene ad una appropriata proteina. Ha un'incidenza minore

della dermatite fototossica, e non si manifesta subito

dopo la prima esposizione alla luce ed al

fotosensibilizzante; è funzione di fattori quali la

struttura chimica, la concentrazione della sostanza

fotosensibilizzante necessaria per indurre risposte

fotoallergiche, radiazione attivante, parametri cutanei

(spessore ed integrità del corneo, idratazione,

melanizzazione etc.). È caratterizzata da lesioni

eczematose pruriginose, inizialmente vescico-bollose,

evolventi in croste, desquamazione, escoriazione;

interessano non solo le aree fotoesposte, ma anche

superfici protette, e regrediscono in seguito alla

sospensione del contatto e della esposizione solare. Nei

cosmetici i fotosensibilizzanti più comuni sono alcuni

filtri solari (PABA, cinnamati), olii essenziali, la p-

fenilendiamina;

- orticaria da contatto; per orticaria si intende una

sindrome caratterizzata da lesioni cutanee pomfo-

eritematose pruriginose, causate da un edema circoscritto

del derma superficiale; l'orticaria da contatto è

determinata dall'assorbimento percutaneo della sostanza


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orticariogena, ed è dovuta in gran parte all'azione

istamino-liberatrice di alcune sostanze in soggetti

predisposti; almeno inizialmente è localizzata alle sedi

di contatto. È nota l'orticaria causata dal persolfato di

ammonio presente nei decoloranti per capelli, localizzata

e fugace, spesso complicata da rinite ed asma;

-comedogenesi cosmetica : alcune sostanze presenti nei

cosmetici, come gli oli vegetali, oli minerali,

isopropilmiristato, miristillattato, sodio lauril solfato,

lanolina possono causare occlusione dei follicoli

determinando la formazione di comedoni chiusi, in

particolare in individui caratterizzati da pelle grassa;

per prevenire questo fenomeno, denominato "acne

cosmetica", l'industria cosmetica si avvale di tests per

la valutazione del potenziale comedogenico delle sostanze.

Nel campo dei prodotti per capelli le brillantine, in cui

sono presenti oli minerali in elevata quantità, sono le

principali responsabili dell'induzione di questa reazione

avversa;

- connubial contact dermatitis: si tratta di una dermatite

da contatto allergica e non allergica "contagiosa": può

verificarsi, per esempio, in un soggetto precedentemente


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sensibilizzato ad una sostanza "para" che viene a contatto

con i capelli di una donna appena sottoposta ad una

tintura ad ossidazione nei quali sono presenti tracce di

p-fenilendiamina non completamente ossidata o legata alla

cheratina del capello, e per questo allergizzante.

- scottature, necrosi: l'uso scorretto di prodotti per

capelli ad elevato pH e/o contenenti sostanze chimiche

fortemente attive, come i decoloranti per capelli, le

permanenti, i perossidi, può provocare una ustione chimica

ed una necrosi dell'epidermide del cuoio capelluto, della

fronte, del collo e di altre sedi eventualmente entrate a

contatto con le suddette sostanze. La cattiva esecuzione

di una permanente può comportare il contatto simultaneo

sul cuoio capelluto di tioglicolati e perossidi, con

conseguente reazione esotermica, che in alcuni casi ha

determinato addirittura la necrosi del tessuto.

Per quanto riguarda i danni in altre sedi, la regione più

direttamente interessata è quella oculare: è abbastanza

frequente il contatto accidentale degli shampoos con

l'occhio durante l'operazione di detersione; tuttavia la

congiuntivite che ne consegue è di modesta entità e

facilmente risolvibile; nei soggetti colpiti da reazioni


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allergiche alle tinture per capelli si può manifestare un

edema intenso alle palpebre tale da impedire completamente

la vista, oltre a reazioni in altre sedi, quali la fronte,

il collo, la regione retroauricolare. Irritazioni delle

vie respiratorie possono essere causate dall'uso di spray

per capelli in ambienti mal ventilati.


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Studio % di dermatiti da
contatto da cosmetici
(Paese,autori, anno) su pazienti positivi ai
tests
USA NACDG 1977-83 5,4%

NL De Groot e coll. 1986-87 5,4%

NL De Groot e coll. 1981-85 3,5%

F Univ. di Strasburgo, 1983 4%

B Blondeel 1983 5,3%

S Skog 1978 0,05%

E Romaguera e coll. 1983 3,5%

Percentuali di pazienti positivi ai tests negli studi sulle


dermatiti da contatto indotte da cosmetici.
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Dermatite da contatto causata da


cosmetici
NACDG De
Groot
Prodotti per la pelle 28% 56%
Prodotti per capelli 25% 6%
Makeup viso 10% 1%
Prodotti per le unghie 8% 13%
Profumi 7% 8%
Makeup occhi 4% 3%
Prodotti per la rasatura 4% 3%
Igiene personale 6% 2%
Altri 13% 8%

-Percentuali di dermatiti da contatto indotte dalle varie


categorie di prodotti cosmetici
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Ingredienti causa di dermatiti da contatto


NACDG De
Groot

Profumi 30% 27%


Preservanti 28% 32%
p-Fenilendiamina 8% –
Lanolina 5% 3%
Gliceril monotioglicolato 5% –
Glicole propilenico 5% –
Resina toluensulfonamide- 4% 10%
formaldeide
Filtri UV 4% 2%
Acrilati 1% –
Altri 10% 26%

Percentuali di dermatiti da contatto indotte dai diversi


componenti dei prodotti cosmetici
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Tipo di cosmetico A B C D E F

Shampoo 2,6 5,2 4,1 2,4 9,9 3,0


Dopo shampoo 3,9 - 0,3 - - -
Lacche e fissatori 2,0 2,9 4,9 4,9 1,5 -
Brillantine 0,6 1,6 0,3 - 1,0 -
Permanenti 1,7 5,2 0,5 - 2,5 -
Stiranti 3,0 - - - - -
Decoloranti 1,7 - - - - -
Tinture 14,1 14,9 1,9 7,3 4,0 2,0

A Indagine svolta dai produttori USA

B Indagine svolta nelle cliniche dermatologiche


USA

C Indagine pilota svolta dalla FDA USA

D Indagine svolta nelle cliniche dermatologiche


svedesi

E Indagine svolta dalle autorità sanitarie olandesi

F Indagine svolta dalle associazioni di


consumatori britanniche

Percentuali di reazioni avverse causate dai cosmetici per


capelli
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PRODOTTI COSMETICI DELL' ACCONCIATORE: FORMULAZIONE E


MECCANISMO D'AZIONE

Shampoo

Si tratta del prodotto di base del lavoro

dell'acconciatore e rappresenta il cosmetico più usato dai

consumatori (circa il 98% ne fa uso). È una formulazione a

base di tensioattivi destinata a svolgere azione

detergente nei riguardi del cuoio capelluto e dei capelli,

in modo da rinnovare il grasso superficiale che ivi si

deposita, allontanando lo sporco di natura esogena ed

endogena. Può essere additivata di varie sostanze

funzionali e svolgere quindi attività supplementari a

quella detergente (antiforfora, condizionante etc.), anche

se è bene sottolineare che si tratta di funzioni

accessorie a quella principale di detersione. In effetti,

uno shampoo è destinato soprattutto a pulire, anche se la

pubblicità spesso ingannevole e seduttrice ci propone dei

prodotti manifestanti le più svariate funzioni, solo

alcune delle quali corrispondenti a verità: infatti, in

virtù delle sue caratteristiche formulative, lo shampoo

può essere destinato alla detersione di capelli e cuoi


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capelluti in particolari condizioni (grassi, secchi,

capelli deteriorati da trattamento chimico etc.), anche se

il trattamento di tali problematiche cosmetiche è

demandato a prodotti più idonei e creati espressamente per

la loro risoluzione (è il caso, ad esempio, della

protezione solare: uno shampoo contenente filtri solari

può al limite essere di complemento ad un olio o lozione

protettiva appositamente formulata e con diverse modalità

di applicazione e di permanenza sui capelli). Anche se si

hanno i capelli normali (e a maggior ragione se si soffre

di una delle forme di alopecia o si è soggetti a qualche

anomalia), l’igiene e la detergenza sono di fondamentale

importanza nel mantenere in buono stato capelli e cuoio

capelluto.

Il capello infatti deve essere tanto piu’ protetto quanto

piu’ viene utilizzato come oggetto di cui si puo’

modificare la forma, il colore, l’aspetto e il riflesso.

I prodotti cosmetici formulati per la detersione dei

capelli e cuoio capelluto, se da una parte devono

abbellire senza essere aggressivi, dall’altra non hanno

alcuna azione dimostrata sulla radice dei capelli, in


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quanto nessuna sostanza ( compresi i tensioattivi ) puo’

agire dall’esterno tanto in profondità.

In altre parole nessuno shampoo fara’ mai ricrescere i

capelli.

Tuttavia oggigiorno, a causa del forte inquinamento

atmosferico delle grandi città, della seborrea, della

pratica di attivita’ sportive, si sente l’esigenza di

lavare i capelli piu’ spesso, anche tutti i giorni. E’ per

questo motivo che diventa molto importante la scelta e

l’utilizzo dei numerosi tipi di shampoo che oggi possiamo

trovare in commercio.

Formulazione

Sugli shampoo e’ ormai da molto tempo che sentiamo voci

contrastanti. Di solito la contesa riguarda la frequenza

del lavaggio. Alcuni soggetti si lavano i capelli tutti i

giorni, altri una volta alla settimana, altri ancora una

volta al mese. E anche la scelta del prodotto da

utilizzare e’ fonte di controversie.

In realtà non esiste una regola fissa che stabilisca il

numero dei giorni che devono intercorrere tra un lavaggio

e l’altro. I capelli vanno lavati seguendo il buon senso ;


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quando cominciano a sporcarsi, quando tendono a diventare

opachi, untuosi, pesanti, insomma quando ci si sente a

disagio significa che e’ arrivato il momento di uno

shampoo.

Una cosa e’ pero’ certa: oggi possiamo affermare senza

ombra di dubbio che le vecchie teorie secondo cui i

capelli vanno lavati il meno possibile per non correre il

rischio di accelerarne la caduta, non reggono piu’.

Numerosi studi, anzi, provano che e’ vero proprio il

contrario. Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti

ha dimostrato che la caduta dei capelli aumenta diminuendo

la frequenza dei lavaggi ; lo stesso studio ha accertato

che lavando spesso i capelli non si verifica assolutamente

quel fenomeno di rimbalzo (detto "effetto rebound") per

cui ad ogni lavaggio aumenterebbe la secrezione di sebo.

Cio’ si verifica solo quando si utilizza con troppa

frequenza uno shampoo eccessivamente forte e sgrassante.

Con questi prodotti c’e’ anche il rischio di incrinare

l’equilibrio del cuoio capelluto fino a sconvolgere i

cicli vitali dei bulbi in modo a volte irrimediabile.

Oggi, come già detto, esistono in commercio varie

categorie di shampoo.
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Una moda che si e’ diffusa in questi ultimi anni riguarda

quegli shampoo dolci denominati spesso "per uso frequente

" o "per bambini".

In realtà, solo alcuni contengono effettivamente

tensioattivi delicati, selezionati per la loro dolcezza.

Comunque oggi il progresso tecnologico nelle materie prime

e le aumentate esigenze del consumatore hanno indirizzato

le formulazioni dello shampoo verso prodotti sempre piu’

sofisticati e specializzati, a seconda dell’eta’, del tipo

di capello, della disfunzione del capello e del cuoio

capelluto.

La cosa piu’ importante, comunque, e’ lavare i capelli

con uno shampoo di buona qualità, le cui basi lavanti non

siano troppo aggressive. Il capello sopporta male i

detergenti industriali formato famiglia, quindi bisogna

preferire i prodotti con ingredienti che hanno superato i

test allergologici.

Se il cuoio capelluto e’ sano, basta scegliere uno shampoo

che sia delicato e il meno irritante possibile, che abbia

una preparazione con pH compreso tra 4 e 6, quindi

leggermente acido. Dovrebbe essere il piu’ naturale

possibile senza conservanti e forti profumi, non dovrebbe


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produrre troppa schiuma e non essere troppo sgrassante.

Dovrebbe limitarsi a detergere la secrezione del sebo, lo

sporco provocato dagli agenti atmosferici e lo strato di

cellule morte.

I migliori tensioattivi utilizzabili per questo tipo di

shampoo sono delle miscele di tensioattivi anfoteri (come

i derivati imidazolinici, le betaine o le solfo-betaine)

associate a miscele di tensioattivi anionici.

Uno shampoo con queste caratteristiche e’ adatto a tutti :

ai bambini, agli adulti, a chi ha i capelli secchi, a chi

li ha grassi e cio’ perchè svolge un’importante azione

detergente senza comportare rischi per i capelli.

Il successo di uno shampoo è strettamente legato , oltre

ad una efficace politica di marketing, alla sua

formulazione , la quale deve consentirgli di palesare le

seguenti peculiarità :

 deve produrre una schiuma calibrata ed in buona qualità;

 deve rimuovere sporco e grasso senza intaccare la struttura

del capello e senza asportare il mantello idrolipidico del

cuoio capelluto;

 deve consentire un facile risciacquo;


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 deve consentire una buona pettinabilità del capello, sia

bagnato che asciutto;

 deve conferire poca elettrostaticità al capello;

 deve lasciare i capelli lucidi, soffici e voluminosi;

 deve lasciare una sensazione di freschezza e di benessere.

Affinché tutte o buona parte di queste caratteristiche

vengano conseguite è indispensabile che la scelta delle

materie prime venga finalizzata tenendo presente che lo

shampoo deve anche avere una buona tollerabilità cutanea

ed una buona stabilità chimica fisica e microbiologica.

Con queste idee chiare il ricercatore comincia il suo

lavoro, e la prima difficoltà che incontra è quella di

saper selezionare dalla enorme quantità di materie prime

quelle necessarie per il raggiungimento dell'obiettivo. La

scelta del detergente è sicuramente la più impegnativa ed

importante: basti pensare che la miscela di acqua e

tensioattivo è già di per sè la base per detergere il

capello ed il cuoio capelluto. Un simile prodotto comunque

non avrebbe vita lunga: è necessario "vestirlo bene" ,

renderlo cioè più attraente per il consumatore con il

colore, il profumo e con un aspetto gradevole che richiami


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la sua attenzione. Inoltre oggi il mercato richiede allo

shampoo delle prestazioni che vanno oltre la sua funzione

principale di detersione, e che sappia adattarsi a

particolari condizioni dei capelli e del cuoio capelluto

(forfora, seborrea, ecc.).

La composizione standard di uno shampoo é illustrata

nella seguente tabella:

Componente %
Acqua 50-70
Tensioattivo anionico 7-15
Tensioattivo anfotero 3-5
Tensioattivo non ionico 3-5
tensioattivo cationico (condizionatore) 0,5-2
Addensanti 0,5-1
Additivi(chiarificanti,perlanti,opacizzanti) 1-5
Conservanti 0,2
Coloranti 0,005
Profumo 0,5

Non tutte le materie prime inserite nella formulazione di

uno shampoo hanno un ruolo strettamente connesso con l'

efficacia, come osserviamo nella tabella che segue:

EFFICACIA EFFETTO EFFETTO VITA/SICUREZZA


DETERGENTE COSMETICO SPECIALE DEL PRODOTTO
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TENSIOATTIVO COLORE CONDIZONANT CONSERVANTI


E

PROFUMO ANTIFORFORA ANTISETTICI

ADDENSANTE ADDITIVI ANTIOSSIDANTI


SPECIALI

CHIARIFICANTE CHELANTI

OPACIZZANTE REGOLATORI pH

PERLANTE

Abbiamo già descritto la funzione di detersione , di cui

sono responsabili i tensioattivi: essi rappresentano i

veri principi attivi di uno shampoo, essendo questa la

funzione principale espletata da tale prodotto,

particolare da tenere ben presente quando si adotta un

regime cosmetologico per le anomalie del capello e del

cuoio capelluto: infatti ad uno shampoo è richiesto

soprattutto di pulire, delegando funzioni più specifiche a

prodotti appositamente formulati.

Effetto cosmetico

Colore

L' aggiunta di un colorante ad uno shampoo è legato a tre

necessità:
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 distinzione e personalizzazione;

 celare la colorazione iniziale;

 stabilità dell'aspetto del prodotto nel tempo.

Profumo

La profumazione gioca un ruolo importantissimo per il

successo di uno shampoo, e deve soddisfare principalmente

tre esigenze:

 la profumazione nella confezione;

 la profumazione durante l'uso;

 la profumazione residua dopo il risciacquo.

Addensanti

Queste sostanze servono a rendere il prodotto più denso,

pur nono variandone la funzionalità; la densità è

richiesta dalle ultime tendenze di mercato, in quanto lo

shampoo fluido non è ben accettato dal consumatore poiché:

1) vi identifica una scarsa attività;

2) non riesce a controllarne la quantità usata.

Tra gli addensanti più usati ricordiamo:

 gli elettroliti: poco costosi, stabili, usati quando

il tensioattivo è prevalentemente anionico;

 i polietilenglicoli, innocui per la pelle;


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 i derivati della cellulosa;

 le gomme naturali e sintetiche.

Chiarificanti, Opacizzanti, Perlanti

Le preferenze del consumatore si indirizzano generalmente

verso gli shampoo trasparenti, ma non mancano gli amanti

del prodotto dall'aspetto cremoso o perlescente. È

possibile pertanto variare l'immagine di un prodotto

additivandolo di particolari agenti:

 agenti chiarificanti (rendono il prodotto

trasparente): EDTA, fosfati sodici, solventi organici

 agenti opacizzanti (rendono il prodotto

cremoso):alcool cetilico e stearilico, glicolstearato

e glicolpalmitato, magnesio stearato e silicato;

• agenti perlanti: etilenglicol stearato ed etilenglicol


distearato.
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Effetto speciale

Come affermato in precedenza, lo shampoo è indirizzato

prevalentemente a compiti di detersione; tuttavia, durante

questa operazione, lo shampoo può, in virtù dell'aggiunta

nella sua formulazione di appropriate sostanze funzionali,

non limitarsi esclusivamente alla pulizia del cuoio

capelluto e dei capelli, ma esprimere delle potenzialità

correttive di anomalie frequenti in particolari categorie

di consumatori, quali:

 forfora

 seborrea

 xerosi del cuoio capelluto e dei capelli

 capelli danneggiati da trattamenti chimici decorativi

Le formulazioni di questi shampoo contengono tutta una

serie di additivi speciali che garantiscono una ben

definita attivita’ volta a migliorare le disfunzioni

suddette.

Gli shampoo antiforfora devono contenere oltre che dei

tensioattivi con caratteristiche batteriostatiche, anche


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dei veri e propri agenti germicidi ed antisettici che

inibiscano la crescita batterica.

Tra queste sostanze le piu’ utilizzate sono il piroctone

olamina, lo zinco omadina, il solfuro di selenio e lo

zinco piritione ( anche se ultimamente si e’ visto che

quest’ultimo puo’ dare fenomeni di sensibilizzazione ).

Gli shampoo ad azione seboregolatrice sono utili in tutti

quei casi in cui all’alopecia androgenica si accompagna

una forma piu’ o meno accentuata di seborrea.

Una accelerata attivita’ delle ghiandole sebacee e’ in

qualche modo responsabile della disfunzione e in questi

casi i coadiuvanti piu’ importanti che dovrebbero

inserirsi in una formulazione di uno shampoo

seboregolatore sono le miscele di tensioattivi cationici e

non ionici insieme ad estratti vegetali ad azione

astringente, deodorante, sgrassante e purificante.

Una ridotta attivita’ delle ghiandole sebacee e’

responsabile del fenomeno dei capelli secchi (xerosi).

Il legame tra questi e la caduta dei capelli e’evidente

soprattutto nelle alopecie da tinture (o da prodotti

cosmetici) e nelle alopecie femminili post menopausa.


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Gli shampoo per capelli secchi e disidratati contengono

nelle loro formulazioni derivati etossilati del sorbitolo,

polimeri sintetici, acidi grassi animali e vegetali ed

estratti proteici.

Nel caso in cui la alopecia androgenica sia associata alla

dermatite seborroica si interviene con degli shampoo

dermatologici che vanno comunque usati con cautela.

Questi, infatti, contengono nelle loro formulazioni dei

principi attivi di derivazione farmacologica (

antimicrobici ed antimicotici ) come ad esempio il

ketoconazolo, che richiedono un uso limitato nel tempo e

la sospensione alla scomparsa del fenomeno.

Molto spesso questi shampoo vanno alternati con degli

shampoo delicati che abbiano anche delle caratteristiche

lenitive, balsamiche e ristrutturanti.


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Condizionanti (Balsami)

Prodotti dopo-shampoo a pH acido, in genere sotto forma di

emulsione, aventi lo scopo di conferire lucentezza e

pettinabilità al capello, tramite l'impiego di corpi

grassi , proteolisati, resine, polimeri cationico-simili,

sali ammonici quaternari, siliconi. Il loro impiego ne

prevede la distribuzione prevalentemente sui capelli, per

cui il contatto con il cuoio capelluto é da ritenersi

accidentale, ed il risciacquo dopo un brevissimo tempo di

posa. Una tipica formula di un condizionatore é la

seguente:

Componenti %
Acqua 90-93
Agenti condizionanti (tensioattivi cationici) 2-5
Lipidi 2
Addensanti 0,5
Profumo 0,2
Colorante 0,05

Agiscono grazie alla sostantività dei cationici per i siti

della cheratina, depositando lungo lo stelo dei capelli un

film sottile non paracheratogeno (origine della forfora).


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Le interazioni chimiche dispongono più ordinatamente le

scaglie delle cuticole con aumento della lucentezza e

sofficità dei capelli; esercitano un'azione riparatrice

"incollando" le "doppie punte" e proteggono il capello da

danni meccanici e chimici.

Il basso pH facilita l'aderenza delle tegole cheratiniche,

impedendo l'imbibizione di acqua ed il rigonfiamento del

capello, ed annullando gli effetti alcalinizzanti di

eventuali trattamenti precedenti quali tinture, permanenti

ecc.
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Prodotti Per L'acconciatura (Gommine, Brillantine, Gel, Lozioni Fissanti,


Mousses, Lacche)

Sono formulazioni presenti sul mercato nelle più svariate

forme fisiche ed alle quali è richiesta la tenuta della

piega e/o la sua più facile realizzazione. Agiscono

depositandosi sulla cuticola del capello formando una

guaina più o meno flessibile, in dipendenza del grado di

fissaggio e del tipo di acconciatura desiderati, ottenendo

contemporaneamente un ispessimento dei capelli, una

diminuzione della loro permeabilità ed una temporanea

riparazione delle tegole cheratiniche del fusto

danneggiate: il tutto si traduce in una riduzione della

sensibilità del capello all'umidità esterna, riduzione che

contribuisce alla durata della piega. I principi attivi

utilizzati in queste formulazioni sono polimeri o miscele

di polimeri anionici, cationici e non ionici,

plasticizzanti per i polimeri (derivati della lanolina e

del silicone, poliglicoli). Molti di questi prodotti vanno

applicati sul capello bagnato prima dell'asciugatura senza

essere risciacquati, mentre altri (per es. le lacche) si

utilizzano ad acconciatura terminata.


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Una formulazione classica di un prodotto aerosol per

capelli é illustrata nella seguente tabella:

Componenti %
Polimeri filmogeni 1-5
Plasticizzanti per polimeri 0,1-0,5
Solvente 30-40
Propellente 35-60

quella di un gel per capelli é :

Componenti %
Polimeri filmogeni 4-5
Modificatori reologici 1
Alcool 1-30
Conservante 0,1-1
Profumo 0,1-0,5
Acqua q.b.100
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Prodotti Per La Colorazione

Sono formulazioni utilizzate per cambiare la colorazione

naturale dei capelli e/o per colorare i capelli che

appaiono bianchi per interruzione della formazione dei

pigmenti naturali. Si classificano in:

 coloranti temporanei, presenti sul mercato in forma di

gel, lozioni o mousse, donano una colorazione

eliminabile con un semplice risciacquo e vengono

applicati sul capello già deterso , pronto per

l'asciugatura; le molecole sono caratterizzate da

elevato peso molecolare, per cui non penetrano la

cuticola, depositandosi su di essa;

 coloranti semipermanenti, prevalentemente in forma

gelatinosa; permettono una colorazione più duratura

rispetto ai temporanei, resistendo fino a 5-6 shampoos,

ravvivando il colore naturale e coprendo i primi capelli

bianchi, senza manifestare potere schiarente, data

l'assenza di agenti ossidanti; anch'essi presentano un

peso molecolare elevato, che consente loro la

penetrazione nelle cellule cuticolari grazie anche al pH

alcalino (8,5-9).
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 coloranti permanenti, il cui risultato é più duraturo e

più soddisfacente dal punto di vista tecnico,

disponibili in forma gelatinosa o in emulsione. Per

questi due ultimi tipi di coloranti è prevista

un'applicazione sul cuoio capelluto e sui capelli

seguita da un tempo di posa e dal risciacquo necessario

per l'allontanamento del colorante residuo. Inoltre i

coloranti permanenti al momento dell'applicazione

vengono addizionati di una soluzione ossidante (in

genere perossido di idrogeno a 20-30 volumi).

Una classica formulazione di un colorante semipermanente é

la seguente:

Componenti %
Acqua 70
Tensioattivo Anionico 10
Modificatore Reologico 1
Conservanti 0,2
Coloranti Semipermanenti 1-3

mentre quella di un colorante permanente è:


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Componenti %
Acqua 70
Tensioattivo anionico 10
Modificatore reologico 1
Coloranti intermedi 0,5-4
Antiossidanti 1
Ammoniaca 1

Un ossidante è invece formulato secondo questo schema di

base:

Componenti %
Acqua 85
Tensioattivo non ionico 2
Lipidi 5
Perossido di idrogeno 3-5
Stabilizzatori e correttori di pH 1-2

Prodotti Per La Decolorazione

Per ottenere elevate schiariture del capello è necessario

ricorrere a queste formulazioni a base di persolfati

alcalini, i quali hanno la capacità di potenziare l'azione

della soluzione ossidante, alla quale vengono miscelati al

momento dell'uso i decoloranti in forma di emulsione, di

polveri o di olio. Permangono a contatto con il cuoio


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capelluto ed i capelli per circa 30'-45', per poi essere

allontanati con il risciacquo.

Una polvere decolorante classica presenta la seguente

composizione:

Componenti %
Persolfati alcalini 20
Carbonato di magnesio 75
Tensioattivo anionico 5
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Prodotti Per La Forma Permanente

Formulazioni destinate a modificare in modo permanente la

forma del capello, tramite l'impiego di agenti riducenti

che sono in grado di agire sui legami disolfurici

modificandone la disposizione. I prodotti per

l'ondulazione permanente (le cosiddette "permanenti") sono

prevalentemente disponibili in forma di lozioni, mentre

quelli la cui finalità è di determinare una diminuzione

del grado di arricciatura del capello, con conseguente

passaggio da una forma ondulata ad una forma liscia, sono

disponibili sotto forma di emulsione (creme stiranti);

alla loro applicazione fa seguito una neutralizzazione con

agenti ossidanti (perossido di idrogeno).

Nella seguente tabella è indicata una tipica formulazione

di una lozione ondulante:

Componenti %
Acqua 90
Acido tioglicolico o derivati 5-11
Agenti opacizzanti 1
Coloranti 0,05
Profumo 0,1
Ammoniaca q.b. a pH
8,5
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una crema stirante è invece formulata nel seguente modo:

Componenti %
Acqua 50-80
Acido tioglicolico o derivati 5-10
Lipidi 10-20
Agenti emulsionanti 2-5
Profumo 0,1
Ammoniaca q.b. a pH
8,5

Il meccanismo d'azione si divide in tre fasi:

 RIDUZIONE: si basa sulle proprietà riducenti del

principio attivo: i ponti disolfuro che caratterizzano

la struttura cheratinica del capello, a contatto con il

liquido ondulante, si "riducono", perdendo il legame che

la stabilizzava nella sua forma naturale;

 AVVOLGIMENTO: il capello, avvolto su di un bigodino, si

posiziona nella nuova forma;

 OSSIDAZIONE: il neutralizzante, "ossidando" la

cheratina, ripristina i ponti disolfurici, stabilizzando

il capello nella nuova forma.


Graziano Oliva Seminario di cosmetologia
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Lozioni Capillari

Sotto questa definizione si nascondono prodotti mirati al

trattamento di anomalie del cuoio capelluto, come seborrea

e forfora, ma soprattutto si identificano quelli che negli

USA vengono chiamati "Hair Growth Promoters", ossia

prodotti stimolanti la ricrescita dei capelli, e

nonostante rappresentino più una speranza per i tendenti

alla calvizie che una soluzione reale al problema,

l'incremento delle vendite del 50% fatto registrare in

Italia nel '97 rispetto al '96 é espressione lampante

della diffusione di questi prodotti.

Numerose e varie sono le sostanze in essi rappresentate,

come rubefacenti, quali stimolanti della circolazione

periferica che conduce alla ricrescita dei capelli

(capsico, arnica, etil e metil nicotinato); come

esfolianti-riepitelizzanti (allantoina, resorcinolo, acido

salicilico); come condizionanti (lanolina e derivati,

amminoacidi, vitamine), solubilizzate per lo più in

veicolo idro-alcolico. Per alcuni di essi non è previsto

risciacquo dopo l'applicazione, che prevede la

distribuzione del prodotto sui capelli ed anche sul cuoio

capelluto.
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Indichiamo di seguito una classica formulazione di una

lozione capillare:

Componenti %
Solventi 20
Principi attivi 1-2
Coloranti 0-0,02
Profumo 0,1
Acqua 70

L’uso di tinture alcoliche di droghe vegetali per l’igiene

e la tonificazione del cuoio capelluto e’ antico.

L’effetto solvente, purificante e stimolante dell’alcool

combinato con le analoghe proprieta’ degli olii essenziali

e di altre sostanze contenute nei vegetali e’ ancor oggi

alla base di questo tipo di trattamento del capello.

Le principali funzioni delle lozioni sono la riduzione del

sebo e la stimolazione della circolazione nei vasi

sanguigni capillari, apportando sostanze utili ai capelli.

Le lozioni cosmetiche volte a prevenire la caduta dei

capelli molto spesso vengono immesse sul mercato sotto la

forma cosmetologica di fiale, sia per motivi di marketing

che di un’aumentata praticità di utilizzo da parte del

consumatore.
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Spesso queste lozioni vengono formulate in base a 4

principi fondamentali :

1 ) Stimolare l’afflusso di sangue alla papilla dermica.

Questo e’ ancora controverso: per anni la perdita dei

capelli si riteneva dovuta allo scarso afflusso di sangue

e che il trattamento dovesse produrre un’iperemia,

cosicché dal sangue potessero arrivare ai capelli piu’

fattori nutritivi per la sua crescita.

Oggi sappiamo che il cuoio capelluto e’ comunque bene

vascolarizzato e si potrebbe perfino pensare che una

riduzione nell’afflusso di sangue potrebbe essere d’aiuto

riducendo il livello di androgeni in questa area almeno

per quanto riguarda la calvizie precoce.

Il recente successo ottenuto con un farmaco anti-

ipertensivo, il minoxidil, potente vasodilatatore, ha dato

nuova enfasi alla teoria dell’afflusso di sangue.

2 ) Rifornire di sostanze necessarie per la biosintesi

della cheratina, in particolare quelle contenenti zolfo,

per migliorare la maturazione della cheratina.

3 ) Aiutare a ridurre la seborrea e a regolare

l’escrezione sebacea.

4 ) Tenere sotto controllo la microflora.


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I composti piu’ comunemente usati nelle lozioni toniche

mirate a combattere le alopecie, sono i seguenti:

Lozioni attive sulla circolazione:

1 ) Derivati dell’acido nicotinico: acido nicotinico, i

suoi sali e in particolare i suoi esteri e l’alcol

corrispondente;

Si chiamano rubefacenti, stimolano l’afflusso di sangue e

facilitano la penetrazione di altri composti.

2 ) Certi olii essenziali o estratti dalle piante da cui

derivano: le crocifere ricche di zolfo, la canfora, la

senape, il crescione, timo, aglio, cannella, noce moscata,

maggiorana profumata, cumino etc.

Nutrienti:

Gli amminoacidi contenenti zolfo e loro derivati,

metionina e cisteina o cistina sono quelli preferiti per

via orale. Molti derivati capaci di rilasciare la cisteina

in situ, sono stati sintetizzati per uso topico nel

tentativo di opporsi all’instabilità della cisteina.


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L’azione locale delle vitamine e’ controversa, ma molte

formulazioni contengono le seguenti vitamine o loro

composti:

 il gruppo della vitamina B ( B1, B2, B6, B12 );

 precursori della vitamina B5 (pantenolo);

 le vitamine A, E, H ( biotina );

 estratti ricchi in vitamine, per esempio l' olio di

germe di grano;

 la vitamina F ( gruppo degli acidi grassi essenziali).

Il liquido amniotico e’ stato usato come liquido nutriente

e metabolico per stimolare l’iniziale formazione e lo

sviluppo del capello. E a questo scopo sono stati usati

anche estratti placentari totali e mucopolisaccaridi di

tessuti animali. Oggi vengono usate solo le forme

idrosolubili esenti da estrogeni per la problematica

insorta con l’encefalite bovina spongiforme.

Altri prodotti sono basati sull’uso della sericina (o

gomma della seta), una complessa proteina, ricca in

serina, estratta da fibre di seta non trattate, con un

effetto antiseborroico e tonico.


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Queste proprieta’ sono state attribuite alla serina che

insieme alla metionina partecipa al processo di

cheratinizzazione.

Sono usate, inoltre, anche altre diverse lozioni toniche

contenenti, per esempio, ginseng, estratto di rabarbaro e

chinina.

Negli ultimi anni la fantasia dei formulatori di lozioni

tonificanti per capelli e’ stata inesauribile, anche se

non sempre le conclamate attivita’ sono state poi

suffragate da un concreto sostegno scientifico.

Parlando di queste sostanze, quindi, il condizionale e’

d’obbligo giacche’ non sempre i risultati sperimentali

vengono confermati dall’uso quotidiano. Ecco perchè molte

lozioni cosmetiche uniscono ai principi attivi altri

componenti, utili all’igiene del cuoio capelluto, ma privi

di un effetto diretto sulla caduta.

Tuttavia oggi si tende, diversamente dal passato, a

specializzare le lozioni del cuoio capelluto ed i capelli,

con un generale orientamento verso soluzioni meno

miracolistiche e piu’concrete.
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Le varie case cosmetiche oggi puntano sull’utilizzo di

nuovi principi attivi e spesso anche su molecole

brevettate illustrate in seguito.


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I PRINCIPI ATTIVI

Fino a qualche anno fa i cosmetici per capelli erano

formulati con principi attivi presi in prestito dalla

medicina popolare.

Oggi l’industria cosmetica commercializza una grande

quantità di prodotti utilizzando sostanze che riescono a

stimolare la crescita del capello.

Per ottenere questi risultati, le nuove formulazioni si

basano frequentemente sull’utilizzo di nuovi tipi di

principi attivi, derivati a volte dalla fitocosmetica

moderna, dalla farmacologia e sempre piu’ spesso dalla

sintesi chimica.

Inoltre sta aumentando rapidamente il numero delle case

cosmetiche che sceglie di brevettare nuovi tipi di

molecole che assicurano, a parer loro, un’ efficacia

indiscutibile sull’arresto della caduta del capello.

In questo capitolo si va ad evidenziare l’importanza di

alcuni tipi di principi attivi suddividendoli in :

1 ) Principi attivi di origine farmacologica.

2 ) Principi attivi di sintesi chimica.

3 ) Principi attivi vegetali.


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Principi attivi derivati dalla farmacologia

Il Minoxidil

Nato per la cura dell’ipertensione, e’ il principio attivo

farmacologico piu’ usato nella cura dell’alopecia

androgenetica e anche in altre forme di calvizie.

Ha la caratteristica di bloccare per lunghi periodi la

caduta senza incorrere in effetti collaterali pesanti. Pur

essendo un farmaco antiipertensivo, infatti, non produce

un abbassamento della pressione perché e’ utilizzato a

basse concentrazioni e localmente.

Il Minoxidil comincia a funzionare solo dopo 5 o 6 mesi di

somministrazione regolare e per essere efficace la

stimolazione dei bulbi deve essere praticamente continua.

Se si interrompe la cura, gli effetti positivi si

mantengono al massimo per 3 o 4 mesi, dopo di che i

capelli ricominciano a cadere.

I pazienti che rispondono meglio al trattamento sono

quelli che rientrano nelle prime 4 classi della tabella di

Hamilton dei tipi di calvizie. Scarsi sono invece i

risultati riguardo alla quinta, alla sesta e alla settima

classe.
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Il perchè funzioni non e’ ancora del tutto chiaro; l’unica

cosa certa e’ che questo farmaco riesce a tenere i bulbi

in fase attiva.

Viene utilizzato sia alle percentuali del 2% che del 5% di

principio attivo.

L’acido retinoico

Già conosciuto per la sua efficacia nella cura dell’acne e

nella prevenzione delle rughe, questa sostanza stimola lo

sviluppo dei cheratinociti, le cellule che si trovano alla

base della pelle e dei capelli e che formano la cheratina.

Nel trattamento della calvizie viene generalmente

utilizzato sotto forma di lozione, in concentrazioni allo

0,05 per cento, spesso in abbinamento con altre sostanze,

soprattutto con il Minoxidil.

Questa associazione generalmente ha un buon effetto

nell’arresto della caduta e in alcuni casi porta anche ad

una leggera ricrescita.

Non puo’ essere utilizzato in gravidanza e puo’ provocare

infiammazioni della pelle e fastidiosi pruriti, che si

risolvono sospendendone l’uso.


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Gli ormoni

I piu’ utilizzati nell’alopecia androgenica sono il

ciproterone acetato, che e’ contenuto in alcuni

anticoncezionali orali e il progesterone.

Il primo viene prescritto alle donne sotto forma di

pillola antifecondativa, il secondo in lozioni da usare

direttamente sulla testa.

Entrambi agiscono come anti androgeni contrastando

l’azione negativa di questi ormoni sul bulbo. Frenano la

caduta e regolano il livello di sebo sul cuoio capelluto.

Il loro uso prolungato puo’ portare a una

sensibilizzazione verso queste sostanze e a un eccessivo

assorbimento degli ormoni attraverso la pelle.

Purtroppo questa cura e’ riservata solamente alle donne,

perchè il forte effetto anti-androgeno finirebbe per

femminilizzare l’uomo.

Lo spironolattone

E’ un farmaco diuretico che agisce contro gli ormoni

androgeni. Generalmente viene utilizzato in soluzione con

l’acido retinoico o con il progesterone. Applicato

localmente, ha la capacita’ di ridurre l’effetto negativo


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del diidrotestosterone (la trasformazione del testosterone

per opera dell’enzima 5 alfa riduttasi), che si e’

dimostrato tossico per i bulbi.

La caduta dei capelli rallenta ma e’ contro indicato in

gravidanza.

La finasteride

Questo farmaco e’ attualmente in commercio per curare

l’ingrossamento della prostata (ipertrofia prostatica), un

disturbo molto diffuso negli uomini al di sopra dei 50

anni.

La caratteristica della finasteride e’ di inibire l’azione

dell’enzima 5 alfa riduttasi, quello che trasforma il

testosterone in diidrotestosterone.

In pratica blocca l’azione nociva di questo enzima sui

bulbi e ha dimostrato di essere molto efficace perché

agisce sul nucleo della cellula, oltre che sulla rete di

recettori chimici che compongono il bulbo dei capelli.

In teoria, quindi, questo farmaco ha una capacita’

addirittura superiore al Minoxidil di frenare la caduta e

soprattutto di invertire il processo della


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miniaturizzazione follicolare caratteristico nella

alopecia androgenetica.

A differenza dell’impiego urologico dove la posologia e’

di 5mg-giorno, in tricologia la dose utile e’ di 1mg-

giorno. Con tale dosaggio il livello di effetti

collaterali nell’uomo e’ contenuto in uno scostamento dal

gruppo di controllo di solo lo 0.5%.

Tali effetti sono impotenza, diminuzione della libido e

diminuzione della quantità di liquido seminale per

eiaculazione.

La sperimentazione clinica ha dato risultati piuttosto

deludenti nell’impiego tricologico della finasteride sulle

donne.

Il farmaco del futuro potrebbe essere un antiandrogeno

come la finasteride che possa pero’ transitare attraverso

la barriera cutanea e quindi essere utilizzato per via

topica con un minore rischio di effetti collaterali oppure

un farmaco che abbia una maggiore affinità farmacologica

verso la 5 alfa riduttasi e che quindi possa inibirla in

maniera piu’ selettiva, cosa che con la finasteride

avviene solo parzialmente.


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Principi attivi di sintesi chimica e molecole brevettate

Aminexil

E’ un prodotto europeo della L’Oreal Vichy labs. E’ una

molecola innovativa protetta da un brevetto

internazionale.

I ricercatori della L’Oreal sostengono che,

indipendentemente dalla sua origine, la caduta dei capelli

dipende anche da un invecchiamento precoce delle radici.

Questo processo irrigidisce la radice e comprime i vasi

sanguigni che la nutrono e la stimolano, portando alla

prematura caduta del capello.

Questa nuova molecola ha un’azione antifibrosi, quindi

previene la formazione di un accumulo di collagene

indurito che soffoca la radice e comprime il bulbo.

E’ stata testata su 130 uomini e 160 donne e la L’Oreal

sostiene che l’uso costante giornaliero per 6 settimane va

ad incrementare la percentuale dei capelli in fase anagen

dell’8%.

L’Aminexil e’ una sostanza molto simile al Minoxidil e

sembra che abbia effetti analoghi. Ma non vi e’ comunque


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la quantità di studi che e’ a disposizione per il

Minoxidil.

Acido azelaico

L’acido azelaico e’ un componente contenuto in alcuni

prodotti per animali ed e’ contenuto in maniera naturale

nel grano e nella segale.

Solitamente viene usato nel trattamento dell’acne, sotto

forma di pomata.

Usato topicamente e’ un anti androgeno e, secondo degli

studi americani, l’acido azelaico e’ vicino al 100% come

efficacia nell’inibire l’azione della 5 alfa reduttasi.

Piu’ precisamente va ad inibire il tipo 1 della 5 alfa

reduttasi ed ha anche un’azione irritante per la cute,

soprattutto nelle prime applicazioni.

Determina un’azione antibatterica, antinfiammatoria, anti

radicali liberi ed e’ coadiuvante nei disordini della

cheratinizzazione. Molto spesso viene associato allo

zinco.
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Allantoina

E’ un principio attivo decongestionante, antiossidante ed

idratante, poiché ammorbidisce lo strato corneo

facilitando l’assorbimento.

Promuove la rapida proliferazione delle cellule

cheratiniche ed incrementa la velocità di guarigione di

ferite, infiammazioni, scottature ed ulcere.

E’ sicuramente un principio attivo riparativo sulle

strutture cheratiniche e puo’ essere anche utile in caso

di desquamazione del cuoio capelluto.

La U.S. Food and Drug Administration ha classificato

l’allantoina nella categoria 1 (sicuro e effettivo) come

un sicuro agente protettivo per la pelle e i suoi annessi.

Crescina

E’ un brevetto svizzero della Labo Cosprophar ed e’

definito uno stimolatore della crescita fisiologica dei

capelli.

E’ caratterizzata dall’associazione di due aminoacidi,

Lisina e Cisteina (componenti essenziali del bulbo

preposti alla cheratinizzazione dei capelli) con un

fattore di crescita costituito da una glicoproteina in


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grado di far aumentare nelle cellule del bulbo pilifero il

consumo di ossigeno, accelerandone cosi’ il metabolismo e

quindi aumentando l’attivita’ di cheratinizzazione che

porta alla formazione di un nuovo capello.

La Labo sostiene che l’attivita’ di Crescina si esplica

sui follicoli sani e sui follicoli parzialmente inattivi,

mentre non agirebbe sui bulbi piliferi atrofizzati.

Acido nicotinico

E’ un principio attivo che e’ stato usato per molto tempo

nei prodotti cosmetici per la prevenzione della caduta dei

capelli ed e’ una sostanza funzionale restitutiva ma

soprattutto vasoattiva.

La vitamina PP (cosi’ viene anche chiamato l’acido

nicotinico) va ad aumentare il flusso sanguigno attraverso

i capillari della pelle in seguito ad applicazione topica.

Questo effetto vasodilatatore e’ per la maggior parte

accompagnato da un debole eritema e da una sensazione di

calore in funzione della dose impiegata. Entrambi gli

effetti collaterali sono talvolta desiderati dal momento

che essi trasferiscono all’utilizzatore il concetto che in


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realtà si sta verificando un effetto con l’impiego di un

tale prodotto.

Grazie alle sue proprieta’ vasoattive, l’acido nicotinico

ha trovato impiego in numerose formulazioni cosmetiche, in

quanto apporta sia una maggiore ossigenazione al bulbo,

sia un miglioramento del metabolismo follicolare.

Oligoelementi – Zinco

Lo zinco e’ un oligoelemento che si assume per via

sistemica. Una corretta quantità di zinco nell’organismo

sembra possa inibire la 5 alfa reduttasi periferica.

Inoltre lo zinco e’ usato per ridurre la secrezione

sebacea, nella terapia dell’acne e della dermatite

seborroica. In questo caso si usa lo zinco solfato all’1-

3%.

Lo zinco, usato topicamente puo’ inibire l’attivita’ della

5 alfa reduttasi fino al 30%, e se viene associato alla

vitamina B6 (piridossina) e anche all’acido azelaico,

l’efficacia aumenta.

Inoltre e’ fondamentale per la sintesi proteica e di

collagene.
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Cistina, Cisteina e Metionina

Sono tutti amminoacidi solforati, ricchi cioè di zolfo,

che entrano direttamente nella composizione della

cheratina, quindi della sostanza base che forma le

strutture pilifere.

I fusti dei capelli, sono infatti formati da cellule morte

definite cheratinizzate; una carenza di queste sostanze,

necessarie per la formazione della cheratina, porta ad un

indebolimento della struttura del capello che appare

opaco, sfibrato e piu’ aggredibile dagli agenti esterni ed

ambientali. Ovviamente un capello con queste

caratteristiche e’ piu’ soggetto alla caduta e va incontro

con piu’ facilita’ al processo di miniaturizzazione

follicolare.

Principi attivi naturali

Estratti vegetali ed olii essenziali

Considerando la complessa natura degli estratti vegetali e

dei loro componenti, va ricordato che essi sono

suddivisibili in sette tipi a seconda dell’elevato


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contenuto in: terpeni, alcoli ed esteri, aldeidi, chetoni,

lattoni, fenoli ed ossidi.

Nel caso degli olii essenziali presenti nei composti

naturali ogni singola essenza puo’ essere costituita da

oltre cento componenti diversi, per cui la sua azione

topica non e’ sempre rapportabile a quella dei componenti

presenti in maggior quantità.

Data la loro particolare natura chimica, gli olii

essenziali svolgono complesse azioni generali e locali

sull’organismo: i contributi offerti dalla letteratura

parlano di effetti favorevoli sulla circolazione sanguigna

quali "attivatori della circolazione" e sulla pelle.

Le lozioni capillari a base di estratti vegetali

contengono alcuni costituenti fondamentali degli olii

essenziali quali : canfene, beta pinene, beta mircene,

limonene, cineolo, canfora, linalolo, terpineolo, mentolo.

Rosmarino

L’olio essenziale di rosmarino ha localmente proprieta’

stimolanti e rubefacenti e per queste sue caratteristiche

viene molto utilizzato in cosmesi nelle lozioni e nelle

tinture per rivitalizzare il cuoio capelluto.


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Apporta sia un’azione attiva sul microcircolo, sia

un’azione purificante ed antiossidante poiché il rosmanolo

e’ piu’ efficace degli antiossidanti BHA e BHT.

Le parti usate sono le foglie e contiene polifenoli (acido

rosmarinico, derivati caffeici e flavonoidi), derivati

terpenici e olio essenziale (con proprieta’

antibatteriche).

Spezie

Numerose spezie vengono solitamente utilizzate come parte

attiva nelle preparazioni cosmetiche volte a prevenire la

caduta dei capelli.

Tra le piu’ utilizzate troviamo :

• lo zenzero, che e’ una spezia molto usata negli alimenti;

contiene amido, olio essenziale ( con un centinaio di

costituenti ), resina e gingeroli; se ne utilizza il rizoma e

determina un’azione antibatterica, analgesica e vasoattiva;

• la cannella, che e’ una spezia nota per il suo intenso

profumo; viene utilizzata la corteccia dei rami ed e’ ricca

di tannini e pectine, e trova applicazione come

antiossidante, batteriostatico e attivatore del microcircolo;


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• la noce moscata, che per i suoi frutti e’ molto utilizzata in

gastronomia. Anche questo tipo di spezia ha delle

caratteristiche antiossidanti, batteriostatiche e vasoattive.

Aloe vera

Si distinguono l’essudato ( o succo ) e il gel che si

ottiene dopo aver eliminato i tessuti esterni della

foglia.

Il gel e’ ricco di acqua, contiene polisaccaridi ed ha

caratteristiche cicatrizzanti, stimolanti, antibatteriche

ed antinfiammatorie.

Anche il succo estratto dalle foglie e’ ricco di

mucillagini di natura polisaccaridica, altamente

idratanti, oltre ad amminoacidi, antrachinoni, vitamine

che gli conferiscono proprieta’ fotoprotettive, radical

scavangers, emollienti e decongestionanti.

L’apporto di idratazione al cuoio capelluto diventa

importante perchè va ad evitare i fenomeni di

desquamazione dello strato corneo che molto spesso

accompagnano i quadri clinici dell’alopecia androgenetica.


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Agrumi

Dai fiori di arancia si ottiene un acqua distillata che e’

il costituente di molte preparazioni cosmetiche volte a

decongestionare ed astringere, grazie all’olio essenziale,

l’esperidina e la limonina.

Il succo di limone e il succo di cedro hanno valide

proprieta’ antisettiche e vengono usati come disinfettanti

della pelle e purificanti. Hanno dunque una funzione di

seboregolazione, molto utile nei casi di alopecia

seborroica.

Sono utilizzati anche in lozioni da utilizzare topicamente

per le loro proprieta’ di stimolare la circolazione

locale.

Gli olii essenziali sono a base di limonene e citrale,

cumarine e flavonoidi. Inoltre contengono acido citrico,

zuccheri, vitamine C, B e P.

Ortica

E’ una pianta usata da oltre due millenni nel trattamento

del cuoio capelluto. E’ molto ricca di sostanze attive

come minerali, composti azotati, sali e acido formico.


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Le parti aeree sono rimineralizzanti e contengono ferro,

silicio, vitamina C, carotenoidi, acidi fenolici e

flavonoidi.

L’ortica ha azione antiseborroica, antiandrogena,

antiforfora e rigenerante.

I peli urticanti contengono acetilcolina, istamina e

serotonina. I semi contengono acidi grassi insaturi di cui

l’80% circa di acido linoleico.

E’ dunque una pianta che viene utilizzata molto spesso

nelle preparazioni indirizzate a rinforzare i capelli ed,

in parte, a contrastare l’attivita’ dell’enzima 5 alfa

riduttasi.

Saw palmetto o Sereneoa repens

E’ un estratto derivato da una piccola palma originaria

dell’America del sud est. Da 400 anni si usa contro

l’infiammazione della prostata e le donne hanno usato le

bacche per trattare la sterilità, mestruazioni dolorose e

problemi di lattazione.

Ha effetti antiandrogeni se si assume per via sistemica

(meno se si applica topicamente) poiché va a bloccare la 5


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alfa riduttasi, il recettore citosilico del DHT (circa il

50%), nonché il recettore citosilico degli estrogeni.

Ha inoltre azione antinfiammatoria.

Alcuni studi hanno mostrato una certa efficacia nel

trattamento dell’alopecia androgenetica, anche se non si

ha una casistica sufficiente come si ha invece per la

finasteride.

Uno dei principi attivi contenuti nella Serenoa repens e’

la Beta-sitosterina.

Contiene un olio con diversi acidi grassi : acido caprico,

caprilico, laurico, oleico, palmitico e loro esteri

etilici, fitosteroli quali beta-sitosterolo, cicloartenolo

e stigmasterolo, resine e tannini.

Te’ verde

Il te’ verde contiene proteine (15%), glucosidi solubili

(5%), vitamine (vitamina C e del gruppo B), elementi

minerali (4-9%), caffeina e alcuni potenti antiossidanti,

detti polifenoli e carotenoidi.

Sembra avere effetti antiandrogeni simili a quelli della

Serenoa repens, andando ad inibire uno dei due tipi della

5 alfa riduttasi.
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Il te’ verde e’ attivo sia topicamente sia usato per via

interna.

Vitamine

Moltissime formulazioni cosmetiche coadiuvanti la

prevenzione della caduta dei capelli contengono, tra i

vari principi attivi, una serie di vitamine.

Anche se l’azione locale delle vitamine e’ controversa, e’

in aumento il numero delle case cosmetiche che le

inseriscono nelle formulazioni.

Acido pantotenico (vit. B5) e pantenolo: il pantenolo e’

il precursore biologico dell’acido pantotenico (vitamina

B5). Sono composti che entrano nella biosintesi del

coenzima A (CoA), una delle piu’ importanti molecole

biologiche.

Il CoA interviene nella respirazione cellulare (Ciclo di

Krebs), nel metabolismo dei lipidi e delle proteine, nei

processi di acetilazione e nell’attivazione dei gruppi

carbossilici.

Il CoA e’ quindi una molecola indispensabile nella

sintesi e nell’attivita’ funzionale delle cellule dei vari

tessuti, in particolare quelle epiteliali.


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Il pantenolo per la sua atossicita’, per il fatto di

essere il precursore dell’acido pantotenico e per la sua

facile idrosolubilita’, e’ uno dei piu’ efficaci mezzi

idratanti, protettivi, stimolanti, condizionanti e

decongestionanti di cui oggi dispone la cosmesi

funzionale.

La sua carenza favorisce un precoce ingrigimento dei

capelli.

Biotina (vit. H) : è una vitamina essenziale per la

sintesi degli acidi grassi. E’ contenuta nel fegato, nel

tuorlo d’uovo, nella frutta secca, nel lievito di birra e

nei cereali. In parte e’ sintetizzata anche dalla flora

batterica intestinale.

Il deficit di questa vitamina puo’ portare ad un

aggravamento dei quadri clinici di dermatite seborroica e

dell’alopecia androgenetica. Viene infatti utilizzata in

cosmetica soprattutto come sostanza funzionale

sebomodulatrice.

Piridossina (vit. B6) : e’ una vitamina che agendo in

sinergia con lo zinco determina una inibizione parziale

sull’azione della 5 alfa riduttasi periferica, sia in

forma topica sia tramite assunzione orale.


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Esiste in tre forme diverse : piridossamina, piridossina e

piridossale. Tutti i tessuti del corpo umano sono comunque

in grado di trasformare le tre forme in piridossal

fosfato, la forma attiva.

Sembrerebbe che le cellule che hanno carenza di vitamina

B6 siano maggiormente responsive nei confronti degli

ormoni steroidei e che un difetto di questa vitamina

determini anche un abbassamento della cistina in circolo.

Alcuni studi scientifici affermano che solo alcune forme

di piridossina (piridossale-5-fosfato) e non la

piridossina HCL (che e’ la forma piu’ comune) inibiscono

la 5 alfa riduttasi.

In passato la vitamina B6 veniva utilizzata nella terapia

dell’acne e della seborrea, poiché interferisce con il

metabolismo dei grassi della cute, regolando l’escrezione

di sebo.

Acidi grassi polinsaturi (vit. F) : Gli acidi grassi

polinsaturi come l’acido gamma linolenico sembrano

regolare l’azione degli ormoni androgeni sui recettori

delle cellule interessate. In particolare l’acido gamma

linolenico pare essere un potente inibitore della 5 alfa

reduttasi.
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Crescione

Il crescione e’ molto ricco di vitamine, isosolfocinatici,

sali minerali ed in particolare ferro.

La presenza di composti isosolfocinatici da’ al crescione

le proprieta’ di stimolare la circolazione periferica da

cui deriva un’azione stimolante sul cuoio capelluto e sui

bulbi piliferi. Viene quindi migliorata l’ossigenazione e

la permeabilità capillare di superficie.

Ginkgo biloba

E’ un’erba molto popolare nel mondo, usata per migliorare

l’afflusso di sangue al cervello, per migliorare la

memoria e la circolazione del sangue in generale.

Contiene terpeni, polifenoli, flavonoidi (ginketolo,

isiginketolo, bilabetolo) che influenzano l’azione, a

tutti i livelli, del sistema circolatorio : attivita’

vasodilatatrice sulle arterie, aumento del tono venoso,

aumento della circolazione cerebrale.

Il ginkolide blocca la formazione di radicali liberi e

avrebbe anche proprieta’ inibitrici sulla 5 alfa reduttasi

periferica.
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In cosmetica, quindi, si usa sia in preparazioni che

vogliono contrastare la caduta dei capelli, sia per

regolarizzare la secrezione sebacea.

Ginseng

Il ginseng e’ ottenuto dalla radice del Panax Ginseng

della famiglia delle Araliaceae.

Questa radice ha notevoli proprieta’ : stimola le

ghiandole surrenali, e’ antistress ( aumenta la resistenza

al freddo, al calore e alla fatica ), stimola la sintesi

proteica, riduce il tasso dei lipidi nel sangue, abbassa

il colesterolo, e’ epatoprotettore e immunostimolante,

stimola i processi costruttivi dell’organismo, migliora i

riflessi e riequilibra il sistema nervoso.

Ha un alto contenuto di principi attivi tonificanti :

ginsenosidi, vitamine del gruppo B, vitamina C, olio

essenziale (0.05%), peptidi, pollini, saponosidi,

amminoacidi, minerali ed oligoelementi.

Per queste caratteristiche il ginseng viene utilizzato

come principio attivo tonificante in lozioni cosmetiche

coadiuvanti la prevenzione della caduta dei capelli.


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I ginsenosidi sono anche "scavenger", potenti antiradicali

liberi.
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I PRODOTTI COSMETICI PER CAPELLI: PROBLEMATICHE CONNESSE


AL LORO USO

In uno dei precedenti capitoli è stato affrontato il

problema della sicurezza d'uso del prodotto cosmetico e

dei possibili effetti collaterali da esso derivanti,

descrivendone le manifestazioni, le cause ecc..

In questo capitolo analizzeremo quali prodotti cosmetici

destinati ad essere applicati sui capelli e sul cuoio

capelluto sono capaci di indurre le reazioni avverse

precedentemente descritte, in relazione alle proprie

caratteristiche formulative ed applicative.


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Shampoo

Gli effetti collaterali derivanti dall'uso degli shampoo

sono principalmente connessi alla qualità e concentrazione

dei suoi principi attivi, ossia i tensioattivi. Queste

molecole, responsabili dell'azione detergente di questa

categoria di prodotti, determinano sulla pelle una serie

di cambiamenti, come la variazione di pH della superficie

epidermica e l'alterazione della funzione barriera, dovuti

all'eccessiva asportazione del film idrolipidico cutaneo,

alla capacità estrattiva dei tensioattivi nei confronti di

componenti della cute quali lipidi liberi, alla

disorganizzazione dei lipidi intercellulari delle cellule

cornee, alla dissoluzione di composti solubili a basso

peso molecolare aventi azione idrocoordinante (amminoacidi

ecc.).

Tali danni si traducono in una aumentata capacità

penetrativa del tensioattivo, che condurrà ad un

danneggiamento delle cellule dell'epidermide vitale

inducendo una reazione irritativa, che sarà maggiore

quanto più elevato sarà il cambiamento di pH indotto dalla

sostanza .
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Il potenziale irritativo dei tensioattivi varia in

funzione della classe di appartenenza e di parametri

chimici come la lunghezza della catena alchilica e la

presenza di gruppi polari.

I meno irritanti risultano essere i tensioattivi non

ionici, mentre quelli dotati di maggior potenziale

irritativo sono gli anionici, peraltro i più comunemente

usati negli shampoos. Tuttavia oggi é abbastanza rara la

possibilità dell'induzione di una dermatite irritativa da

contatto da parte degli shampoos, in quanto ai

tensioattivi più irritanti vengono addizionati altri più

tollerati dalla cute, come gli anfoteri, e sostanze ad

azione antirritante.

I tensioattivi anfoteri e cationici possono essere

responsabili dell'induzione di dermatiti allergiche da

contatto; questi ultimi, ed in particolare i composti

dell'ammonio quaternario, sono riconosciuti come potenti

allergizzanti. Si registrano casi di allergia provocati da

shampoos contenenti coco-betaina, in grado peraltro di

determinare sensibilizzazione crociata con la

cocamidopropilbetaina, uno dei tensioattivi maggiormente

presenti nelle formulazioni. Questa molecola é stata


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recentemente inserita dal GIRDCA (Gruppo Italiano Ricerca

Dermatiti da Contatto ed Ambientali) nell'elenco degli

allergeni: il suo potenziale allergizzante sarebbe dovuto

però alla presenza di impurità (prodotti non reagiti come

la dimetilpropilammina, sodio monocloroacetato ed altre)

oggi eliminate dai produttori. Si sono osservati casi di

soggetti testati positivi al laurileteresolfato di sodio,

il tensioattivo più diffuso nelle formulazioni degli

shampoos.

La presenza di principi attivi antiforfora, anticaduta,

antigrasso, di origine vegetale e sintetica caratterizza

gli shampoos speciali, indirizzati al trattamento di

anomalie del cuoio capelluto. Non é raro che essi possono

causare dermatiti da contatto, come l'arnica, il più

frequente allergene derivato dalle piante, o i piritioni.

Gli shampoo sono comunemente preservati con formaldeide,

sostanza frequentemente sensibilizzante ed il cui uso é

ristretto ai prodotti da risciacquo. Oggi si tende ad

eliminarla dai prodotti cosmetici, sostituendola con i più

sicuri donatori di formaldeide, ma in passato ha provocato

dermatiti allergiche da contatto.


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Uno shampoo può causare altre problematiche di interesse

dermatotossicologico: una formulazione caratterizzata da

un pH tendente ad una elevata alcalinità ed eccessivamente

delipidizzante può provocare danni allo stelo del capello,

modificando i legami chimici della cheratina e alterandone

la resistenza chimica e meccanica, e può determinare il

cosiddetto "effetto rebound", una seborrea provocata

dall'irritazione indotta dallo shampoo come risposta della

ghiandola sebacea tesa a ripristinare il mantello lipidico

epicutaneo. L'aggressività dei tensioattivi può provocare

un'irritazione della congiuntiva oculare nel caso di un

contatto accidentale, alquanto frequente nell'operazione

di detersione.

Condizionatori (balsami) e ristrutturanti per capelli

Considerando il ruolo di questa categoria di prodotti per

capelli, ossia di migliorare la pettinabilità, la

lucentezza, il "corpo" dei capelli (qualità compromesse

dai precedenti trattamenti cosmetici) apportando sostanze

filmogene sostantivanti e abbassandone il pH, potremo dire

di essere di fronte a cosmetici particolarmente

"tranquilli". In effetti i rischi derivanti dall'uso di


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questi prodotti sembrano esclusivamente provenire

dall'impiego come agente condizionante di derivati

dell'ammonio quaternario, tensioattivi cationici

conosciuti come allergizzanti. Questi prodotti sono però

destinati ad essere applicati sui capelli e risciacquati

dopo un brevissimo tempo, ed il contatto con il cuoio

capelluto può ritenersi accidentale e di brevissima

durata. In letteratura si registra l'induzione da parte di

una crema per capelli contenente fenticlor, un principio

attivo antiforfora, di dermatiti da contatto e

fotodermatiti, mentre un ristrutturante per capelli ha

causato dermatite allergica da contatto in 16 soggetti,

colpendo il cuoio capelluto, collo, zone retroauricolari,

talvolta con caduta temporanea di capelli; come

responsabile di questi effetti negativi fu individuata una

resina sintetica, il Merquat 100, un polidimetil-diallil

ammonio cloruro, che sostituita in seguito con un polimero

dell'ammonio quaternario polivinilpirrolidone.


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Spray per capelli

Il meccanismo di erogazione dei flaconi spray determina

una distribuzione del prodotto principalmente sui capelli,

provocando un contatto con il cuoio capelluto di natura

occasionale; sono quindi estremamente rari gli effetti

collaterali imputabili agli spray per capelli, dovuti in

maggioranza alla sensibilità individuale a resine o

sostanze simili come i polimeri ionici; una resina di

aldeide malica contenuta in uno spray ha infatti causato

sia dermatite che fotodermatite.

La modalità di erogazione può però facilitare l'inalazione

del prodotto, con conseguenti problemi all'apparato

respiratorio ed alterazioni della funzionalità polmonare:

l'etilendiammina e l'esametilendiammina contenute negli

spray hanno infatti causato la comparsa di sintomi

respiratori; si registrano casi di tesaurismosi polmonare

dovuti all'inalazione di polimeri ed alterazioni del tempo

di sanguinamento da inalazione di antiossidanti come il

BHA e BHT. Da segnalare inoltre la tossicità, specie a

carico del sistema nervoso, del cloruro di metilene,

presente nelle formulazioni prive di clorofluorocarburi


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per compensarne la ridotta solubilità: se erogato in spazi

molto piccoli e per lunghi periodi (eventualità facilmente

verificabile nei saloni di parrucchieri), potrebbe essere

assorbito in elevate quantità e provocare i danni già noti

dall'uso di questa sostanza nelle miscele per rimuovere le

vernici.

Gli spray possono determinare anche alterazioni del fusto

del capello: i polimeri in essi contenuti possono

provocare haircasts, ossia la formazione di aggregati

ovulari simili alle lendini del Pediculus Humanus Capitis

ed ispessimenti della cuticola.

Tonici per capelli

La formulazione di questi prodotti può prevedere l'impiego

di una ampia varietà di principi attivi, atti a risolvere

problematiche come la seborrea, la pitiriasi, ma

soprattutto sono indirizzati al trattamento della caduta

dei capelli

Le sostanze presenti nei tonici per capelli, solubilizzate

prevalentemente in veicoli idroalcolici che, se

caratterizzati da elevato contenuto in alcool, possono

causare essiccazione del cuoio capelluto, sono


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potenzialmente in grado di indurre dermatite irritativa ed

allergica da contatto, come documentato in letteratura. Le

dermatiti possono essere causate da un'eccessiva iperemia

indotta dai rubefacenti, o dalla proprietà sensibilizzante

delle sostanze presenti nella formulazione. La

manifestazione patologica potrebbe essere favorita dal

tipo di veicolo: l'evaporazione della porzione alcolica

decreta un aumento della concentrazione locale della

sostanza favorendo l'insorgere della dermatite. Inoltre,

trattandosi in larga parte di prodotti destinati a

permanere sul cuoio capelluto senza essere risciacquati,

la quota assorbita risulta essere abbastanza elevata. Del

resorcinolo é stata dimostrata la possibilità di essere

assorbito dalla cute in veicolo idroalcolico, ma non

ancora una sua sospetta capacità sensibilizzante.

L'induzione di dermatite allergica da contatto da parte

della lanolina e dei suoi derivati é molto scarsa: infatti

casi di sensibilizzazione si sono manifestati in seguito

all'uso di preparati farmaceutici contenenti lanolina;

pertanto solo un individuo già precedentemente

sensibilizzato può correre il rischio di reagire al

contatto con la lanolina presente nei tonici capillari,


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rischio tuttavia estremamente basso. L'acido salicilico,

impiegato nei cosmetici come conservante e nei tonici come

esfoliante, é sconsigliato nei trattamenti prolungati del

cuoio capelluto, in quanto viene assorbito, determinando

possibili effetti tossici anche gravi; per questa ragione

é anche vietato nei prodotti per bambini.

Rame presente negli estratti vegetali può causare una

colorazione verdastra dei capelli, mentre una

pigmentazione del palmo delle mani, delle tempie e del

bordo dei capelli dopo l'impiego di un tonico capillare é

stata attribuita alla fotoattivazione di fenoli e

difenili, in esso presenti, che porta alla formazione di

composti chinonoidi colorati.

Brillantine e gel

Le brillantine rappresentano un prodotto ormai in disuso:

la moda impone infatti l'uso di forme diverse di prodotti

per l'acconciatura dei capelli, come gel mousse, emulsioni

siliconiche ecc.

Gli oli minerali usati nella formulazione delle

brillantine sono responsabili di provocare acne cosmetica,


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che si manifesta con la formazione di comedoni soprattutto

nei soggetti di colore: sono state infatti osservate

diversità razziali nelle risposte alle varie sostanze

comedogeniche: nei bianchi insorgono in primo luogo

lesioni infiammatorie, mentre nei neri il primo evento è

rappresentato dalla comparsa di comedoni. Altri componenti

delle brillantine come colofonia e coloranti azoici

possono causare dermatite allergica da contatto.

Non si registrano effetti collaterali indotti da altre

forme cosmetiche di prodotti per il finishing, ad

eccezione di una dermatite allergica da contatto indotta

da un gel contenente diazolinidilurea, un preservante

appartenente alla categoria dei cessori di formaldeide.

Prodotti per la forma permanente e per la stiratura dei capelli

I liquidi per la forma permanente, nei quali il principio

attivo è un agente riducente, di solito acido tioglicolico

od un suo sale, raramente provocano sensibilizzazioni;

sono tuttavia in grado di indurre dermatite irritativa da

contatto, presumibilmente a causa della loro azione

cheratolitica. La sua insorgenza può essere favorita da

errori tecnici di esecuzione che possono prolungare i


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tempi di contatto del liquido con il cuoio capelluto. La

dermatite si manifesta entro 2 giorni dall'applicazione

con sintomi di prurito e bruciore, con eritema, edema,

vescicolazione e formazione di croste nei casi più gravi,

colpendo il cuoio capelluto in modo irregolare, con alcune

zone più colpite di altre. L'induzione della patologia è

favorita dall'elevato pH delle soluzioni, che può

raggiungere valori di 8-10. Per ovviare a questo

inconveniente, si sono commercializzate formulazioni ad un

pH leggermente acido, compreso tra 6,5 e 7, nelle quali è

impiegato come agente riducente un estere dell'acido

tioglicolico, il gliceril-tioglicolato; questo principio

attivo è però responsabile di indurre dermatite allergica

da contatto, sia nei parrucchieri che nelle loro clienti:

il gliceril-tioglicolato infatti è un allergene in grado

di permanere a lungo nei capelli, favorendo la comparsa di

questa manifestazione anche nei soggetti sottoposti una

sola volta al trattamento (i residui della sostanza

causano una fase di induzione attraverso ripetuti contatti

con la cute durante il tempo di permanenza nei capelli,

che è di circa tre mesi), o il perdurare delle

manifestazioni cliniche nei soggetti già sensibilizzati.


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Nei parrucchieri la dermatite si localizza alle punte

delle dita, estendendosi fino al dorso delle dita ed a

volte alle braccia. Uno studio ha rilevato che il 5,6% di

un gruppo di parrucchieri testati per eczema alle mani era

sensibilizzato al gliceril-tioglicolato. Nelle clienti la

dermatite si manifesta al cuoio capelluto ed al dorso,

orecchie e collo, talvolta con edema delle palpebre.

Inoltre il gliceril-tioglicolato può essere causa di

sensibilizzazione crociata con il tioglicolato d'ammonio,

frequentemente usato nelle permanenti alcaline.

Sono stati descritti casi di dermatite dovuti a tinture

composte di benzoino presenti come profumo in soluzioni

per permanenti.

I fenomeni irritativi sono più frequenti nelle

applicazioni di prodotti per la stiratura dei capelli,

dove l'alcalinità particolarmente elevata si somma

all'azione aggressiva dei componenti, specie quando é

impiegato l'idrossido di sodio; questi prodotti possono

raggiungere pH 13, determinando così la comparsa di

ustioni ed alopecia; meno irritanti sono i prodotti nei

quali il principio attivo é il tioglicolato d'ammonio.


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E' stato riferito di un grave caso di necrosi al cuoio

capelluto in una donna a cui un parrucchiere, per

asportare una soluzione di tioglicolato applicata per

errore, aveva risciacquato la cute con una soluzione

neutralizzante a base di bromato: si suppone che la

liberazione di bromo con reazione esotermica provocata

dalla reciprocità dei liquidi abbia provocato la necrosi

del tessuto; é comunque ben noto ai parrucchieri che la

sostanza riducente e quella ossidante (neutralizzante) non

debbono mai venire a contatto, come raccomandato

nell'etichettatura dei prodotti per uso professionale

dalle case produttrici.

Decoloranti

Molto usati per ottenere schiariture intense, i

decoloranti sono dei prodotti particolarmente aggressivi

nei confronti del capello, capaci di recargli notevoli

danni, lasciandolo opaco e fragile. Per ottenere una

schiaritura completa del capello, é necessario che il

prodotto sia applicato anche sul cuoio capelluto, per cui

non sono rari effetti collaterali di notevole importanza.


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I decoloranti svolgono la loro azione di schiaritura

grazie ad una miscela di ammoniaca e sali di per-acidi, in

particolare persolfati di ammonio, sodio e potassio alla

quale, al momento dell'uso, viene aggiunta una soluzione a

base di perossidi. Un contatto prolungato di questa

miscela (peraltro caratterizzata da un elevato pH), con il

cuoio capelluto, può provocare una sensazione di bruciore

e un eritema del cuoio capelluto, progredendo verso una

dermatite acuta con essudazione e formazione di croste

sierose. Oltre a dermatiti irritative da contatto, i

decoloranti possono indurre altre reazioni: l'ammonio

persolfato é infatti riconosciuto come agente

sensibilizzante, particolarmente nei parrucchieri: uno

studio del GIRDCA (Gruppo Italiano Ricerca Dermatiti da

Contatto ed Ambientali) ha evidenziato che 34 parrucchieri

su 302 manifestano allergie a questa sostanza. La

conferma giunge da un altro studio multicentrico europeo,

nel quale l'8% dei parrucchieri ha reagito positivamente

ai test. Le reazioni delle clienti al persolfato d'ammonio

sembrano invece essere più rare (2,7% dei casi).

Più frequenti sono le reazioni di tipo orticarioide da

contatto con persolfati: la più nota é quella da


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persolfato d'ammonio, localizzata e fugace, talvolta

complicata da asma, rinite, congiuntivite, causata

dall'azione istamino-liberatrice della sostanza.

L'assorbimento transepidermico della sostanza può causare

la comparsa dell'orticaria anche in sedi distanti da

quella d'applicazione e nei casi più gravi ha determinato

shock anafilattico e coma, senza peraltro dare esito

fatale.

Si registra inoltre un caso di DAC indotta da persolfato

di potassio in una donna sottoposta a decolorazione.

Coloranti per capelli

I coloranti per capelli rappresentano la categoria di

prodotti cosmetici caratterizzati dal maggior incremento

di vendite negli ultimi anni; il loro successo assume un

significato maggiore se constatiamo il momento di

stagnazione dell'intero mercato, ed è determinato dalla

crescente importanza ricoperta dalla cura dell'aspetto

fisico in una società dove l'immagine svolge un ruolo di

comunicazione sempre più rilevante, come confermato dalla

tendenza dei personaggi femminili del mondo dello

spettacolo di modificare il colore dei propri capelli,


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senz'altro l'operazione cosmetica che più radicalmente

incide sull'aspetto fisico. Questa tendenza ha influito

decisamente sull'opinione non solo delle donne, ma, come è

facile oggi osservare, anche degli uomini: fino a qualche

anno fa la colorazione era vista semplicemente come un

rimedio contro il manifestarsi dei capelli bianchi, e

quindi le persone che vi ricorrevano erano in numero

esiguo, mentre oggi è stata trasformata dai mass-media in

un "must", un'operazione indispensabile sia al fine di

determinare una propria immagine, sia come completamento

di quelle pratiche cosmetologiche finalizzate al

mantenimento nel tempo della propria bellezza.

Le colorazioni per capelli possono indurre orticaria da

contatto e dermatite sia irritativa che da contatto;

quest'ultima è la forma clinica che si manifesta con

maggiore frequenza. Al fine comprendere con maggior

precisione gli effetti indesiderati dei coloranti per

capelli, è doveroso effettuare una loro classificazione

sia in base all'origine, sia in base alla formulazione.

In base alla loro origine possiamo considerare 3 gruppi di

coloranti:

- coloranti vegetali;
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- coloranti metallici;

- coloranti organici sintetici.

Questi ultimi sono disponibili in 3 diverse formulazioni:

- colorazioni temporanee;

- colorazioni semipermanenti;

- colorazioni permanenti.

- Coloranti vegetali: oggi sono poco usati; tuttavia una

certa fascia di consumatori amanti del naturale

preferiscono colorarsi i capelli con henné (derivato dalla

Lawsonia Inermis), il cui principio attivo è il lawsone(2-

idrossi-1,4naftochinone), responsabile di induzione di

orticaria da contatto, rinite, asma, congiuntivite, e di

dermatite allergica da contatto.

Il processo di colorazione dell'henné richiede tempi

abbastanza elevati: per ridurli, le donne sudanesi

aggiungevano al colorante una polvere nera costituita da

p-fenilendiammina: la combinazione delle due sostanze

costituisce una miscela tossica: a Kartoum in 2 anni si

sono riscontrati 20 casi di intossicazione, con edema del

volto, labbra, glottide, faringe, collo e bronchi, seguito


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da asma ed insufficienza renale; alcuni casi hanno dato

esito fatale dopo 3 giorni.

La camomilla é un'altra sostanza di derivazione vegetale

molto usata, soprattutto tra le giovanissime. E' estratta

dai fiori di Anthemis Nobilis e Matricaria Chamomilla, il

principio attivo colorante é l'apigenina (4,5,7

triidrossiflavone). E' responsabile dell'induzione di

shock anafilattico e DAC.

- Coloranti metallici: coloranti usati in prevalenza dagli

uomini per colorare gradualmente i capelli grigi. Il

principio attivo é l'acetato di piombo accoppiato a zolfo

colloidale, ed é stato responsabile dell'induzione di

dermatite allergica da contatto in un uomo anziano,

risultato poi positivo ai test epicutanei.

- Coloranti sintetici organici temporanei: non sono

coloranti dotati di grosse potenzialità: hanno lo scopo di

ravvivare o correggere il colore naturale o artificiale

preesistente, con un effetto temporaneo che permane al

massimo fino allo shampoo successivo. Sono costituiti da

azoderivati, derivati azinici, indoamine, indofenoli. Non

sono noti particolari casi di effetti indesiderati indotti

da questi prodotti.
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- Coloranti sintetici organici semipermanenti: é una

colorazione deputata alla copertura dei primi capelli

bianchi ed a vivificare il colore naturale. Chimicamente

si tratta di coloranti nitrobenzenci, azoici e

antrachinonici. Sono dei composti dotati di scarsa

affinità col capello, reagiscono meno con le proteine e

quindi sono caratterizzati da un potere allergenico basso.

Tuttavia sono capaci di indurre dermatite allergica da

contatto e sensibilizzazione crociata: infatti l' orto-

nitro-p-fenilendiammina può indurre una reazione allergica

in soggetti precedentemente sensibilizzati alla

parafenilendiammina. L'induzione di DAC sembra essere

comunque abbastanza rara: uno studio del 1980, durato 12

anni, riporta solo 5 casi di sensibilizzazione all' orto-

nitro-p-fenilendiammina: 3 in clienti e 2 in parrucchieri.

- Coloranti sintetici organici permanenti: si tratta di

tinture per ossidazione, ossia richiedono la miscelazione

con un agente ossidante prima dell'uso. Donano un colore

permanente e rappresentano l'80% di tutte le tinture usate

per i capelli.

Le tinture permanenti sono responsabili dell'induzione di

reazioni allergiche sia di tipo I che di tipo IV. Il tipo


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I é una reazione di ipersensibilità e risposta immediata

(orticaria da contatto): si sviluppa entro pochi minuti

dall'applicazione della tintura, con comparsa di prurito

del cuoio capelluto e di edema del volto e delle palpebre.

Può essere accompagnata da asma e shock anafilattico.

Il tipo IV é una dermatite allergica da contatto, che si

manifesta diverse ore dopo l'applicazione, nella forma più

libera, con prurito del cuoio capelluto con o senza

eritema, vescicolazione e desquamazione e, nella forma più

grave, con notevole edema, specialmente delle palpebre,

eritema del cuoio capelluto, del volto e del collo, che

può diffondersi fino alla parte alta del torace e del

dorso. A questa fase segue la comparsa di papule,

vescicole, croste che intrappolano i capelli. Di solito il

paziente resta sensibilizzato permanentemente ai coloranti

del gruppo "para" ed a un'ampia gamma di sostanze chimiche

per sensibilizzazione crociata. La manifestazione della

dermatite allergica da contatto avviene dopo un certo

numero di applicazioni (circa 10), anche se é possibile

una reazione alla prima applicazione, dovuta ad una

sensibilizzazione interna in anticipo da tinture


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semipermanenti, assunzione di sulfonamidi, procaina,

anestetici locali.

Uno studio condotto su pazienti affetti da dermatite

allergica da tintura per capelli ha evidenziato che il 45%

era positivo alla p-toluilendiammina ed il 94% alla p-

fenilendiammina, sebbene quest'ultima, una volta penetrata

nel capello ed ossidata, si trasformi nell'innocua p-

benzochinone-diammina; eventuali reazioni allergiche

saranno quindi indotte dalla presenza di p-fenilendiammina

non completamente ossidata, causata da una scorretta

miscelazione con la soluzione ossidante, evento possibile

nelle tinture eseguite a domicilio, e che può provocare la

rara "connubial contact dermatitis": in letteratura ne

sono riportati quattro casi: tre in uomini per contatto

con i capelli tinti delle rispettive mogli, ed uno in una

igienista dentale da capelli tinti dei clienti.

Nel passato la p-fenilendiammina fu colpita da un divieto

di impiego nelle formulazioni coloranti in Germania,

Francia, Olanda, Danimarca e Svezia, divieto poi rimosso

dalla CEE, che autorizzò l'impiego della molecola fino ad

una concentrazione del 6%. Oggi le tinture permanenti sono

da considerarsi più sicure che in passato , grazie


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all'alto grado di purezza della PPD impiegata, all'impiego

di perossido di idrogeno stabile (che assicura l'efficacia

della reazione durante l'applicazione), alla precisione

nella formulazione (che permette un rapido consumo delle

ammine), alla vendita di confezioni pronte per l'uso (che

garantisce le corrette proporzioni delle sostanze

chimiche).
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Tinture permanenti: aspetti tossicologici

Sebbene questo lavoro si occupi di focalizzare gli eventi

di interesse dermatossicologico causati dai prodotti

cosmetici per capelli, ci sembra opportuno volgere la

nostra attenzione agli aspetti tossicologici riguardanti

le tinture permanenti, valutandone i rischi che questi

prodotti possono presentare per la salute umana.

Nel corso degli ultimi anni sono stati condotti vari studi

sulle molecole coloranti impiegate nella formulazione

delle tinture ad ossidazione, nel campo

dell'epidemiologia, della penetrazione percutanea, della

genotossicità. Particolare importanza assumono gli studi

sulla penetrazione percutanea, eseguiti sull'uomo in vivo,

i quali hanno evidenziato che:

1) la qualità di penetrazione cutanea di coloranti ad

ossidazione varia tra lo 0,02% e lo 0,2% della quantità di

colorante applicata sulla pelle, percentuali estremamente

basse;

2) il capello capta una quantità di coloranti 100-1000

volte più grande della quantità che penetra nel cuoio

capelluto;
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3) la quantità di colorante assorbita dal capello é il 10-

20% della quantità applicata;

4) l'80-90% della quantità di coloranti applicata si

ritrova nell'acqua di risciacquo.

Questi dati assumono maggiore rilevanza se consideriamo

che una dose normalmente applicata di crema colorante é di

50g di prodotto, il quale contiene una quantità di

intermedi oscillante tra lo 0,006 ed il 3,5%, a seconda

della nuance. Inoltre é stato anche dimostrato che i

prodotti di reazione, ossia i composti coloranti

indoaminici derivati dai precursori, non attraversano la

pelle per la loro elevata affinità per i capelli ed il

loro peso molecolare, 2-3 volte più alto di quello degli

intermedi.

Studi condotti sull'animale, al fine di analizzare la

cinetica dei coloranti, ossia la distribuzione,

l'escrezione e la potenziale fissazione a livello dei vari

tessuti, hanno evidenziato l'assenza di sostanze coloranti

nella tiroide dopo quattro giorni e tracce dell'ordine di

1 ng nel fegato.

Dagli studi epidemiologici, comprendenti anche

sperimentazioni sull'uomo e volti a controllare i


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possibili effetti cancerogeni e di tossicità genetica, non

é emersa fino ad ora alcuna correlazione fra cancro e

tinture per capelli. Gli unici dati di cancerogenicità

positiva discussi si riferirebbero a molecole proibite in

diversi paesi (m-toluendiammina, 2-4-diamminofenetolo ed

altre). Nel luglio del 1992 é stato pubblicato negli USA

uno studio secondo il quale le tinture, in particolare

quelle di nuance più scure o rosse, aumenterebbero di

molto il rischio di linfomi, mieloma multiplo e leucemia

cronica. Lo studio é stato tuttavia definito non valido

dalla FDA.

Gli studi di genotossicità sono stati condotti sia su

animali di laboratorio sia su microorganismi (Salmonella

typhyum), non evidenziando alcun effetto mutageno tramite

il test di Ames, test che, come é noto, rivela gli effetti

mutageni nei fumatori, nè in quelli sull'aberrazione

cromosomica e lo scambio di cromatidi gemelli. Nell'uomo i

dati sono invece molto scarsi; sono state tuttavia

riscontrate alterazioni citogenetiche in linfociti di

soggetti sottoposti a tintura permanente. Inoltre si

ipotizza che le tinture possono influenzare il sistema


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immunitario: in letteratura infatti sono riportati dei

casi di sclerodermia e LES in parrucchieri.


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Effetti indesiderati dall'uso di cosmetici per capelli nei parrucchieri

Nella descrizione delle problematiche connesse all'uso

dei prodotti per capelli abbiamo considerato che, in

alcuni casi, gli effetti collaterali dei cosmetici

coinvolgevano maggiormente i lavoratori appartenenti alla

categoria dei parrucchieri, come ad esempio nel caso della

dermatite allergica da contatto indotta dal persolfato

d'ammonio, che colpisce in misura maggiore i parrucchieri

che le loro clienti.

Ciò é dovuto alla comprensibile differenza di esposizione

ai prodotti alla quale sono sottoposti i parrucchieri. Un

acconciatore inizia il proprio apprendistato intorno ai 15

anni, entrando in contatto in modo considerevole con

praticamente tutta la gamma di prodotti per capelli,

andando incontro a problematiche come dermatiti irritative

da contatto, specie in questa fase, quando esegue dai 20

ai 40 shampoo al giorno, e le mani sono bagnate dai

tensioattivi per lunghi periodi, sviluppando una

irritazione delle zone interdigitali delle mani e della

cute circostante; come dermatiti allergiche da contatto,

che mentre per una cliente si risolvono evitando il


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contatto con la sostanza responsabile, per il parrucchiere

possono significare l'abbandono del lavoro. Purtroppo

molto spesso vengono ignorate anche dagli acconciatori più

preparati professionalmente le misure necessarie ad

evitare questi inconvenienti, come creme barriera e guanti

di protezione: é stato riscontrato che in un gruppo di 107

persone che lavoravano in un grande salone di

parrucchiere, solo 9 indossavano guanti protettivi. Le

cause più ricorrenti di allergia sono quella al già citato

gliceril-tioglicolato, alla p-fenilendiammina, ai

decoloranti. Spesso un parrucchiere ricorre ai guanti di

protezione ad induzione avvenuta, con peggioramento del

quadro clinico.

E' opportuno che chi si avvicina a questo lavoro riceva

fin dall'inizio le istruzioni su come evitare l'incorrere

in patologie che potrebbero costringere all'abbandono

dell'attività: é importante che gli addetti allo shampoo

proteggano le mani con creme barriera e che i tinturisti e

gli addetti ai lavori tecnici, a contatto con sostanze

particolarmente aggressive, ricorrano alla protezione dei

guanti.
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Tipo di cosmetico DIC DA OC FD IO AC DS


C

Shampoo x x x x
Condizionatori x
Spray x x x
Brillantine x x
Permanenti e x x x
stiranti
Tonici x x x
Decoloranti x x x x
Tinture x x x x

DIC Dermatite irritativa da contatto

DAC Dermatite allergica da contatto

OC Orticaria da contatto

FD Fotodermatiti

IO Irritazione oculare

AC Acne cosmetica

DS Danni allo stelo del capello


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Effetti collaterali di interesse dermatotossicologico

indotti dai prodotti per capelli

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