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1 La sconfitta militare
Negli anni compresi tra la fine del 1918 e il 1932, la Germania attraversò un periodo di profonda
crisi. Infatti, il 4 novembre del 1918 la grande guerra era ufficialmente terminata e la Germania ne
usciva sconfitta. Pochi giorni dopo, il 9 novembre, venne proclamata la repubblica, che
successivamente prese il nome di Weimar, dalla città in cui fu pubblicata, l'11 agosto del 1919, la
nuova Costituzione.
Il primo governo della Repubblica tedesca era presieduto dal socialdemocratico Friedrich Ebert,
aperto a una collaborazione con le forze liberali e conservatrici del paese. I membri del nuovo
governo, l'11 novembre del 1918, firmarono l'armistizio con le potenze alleate, ossia una resa
senza condizioni dettata dall'impossibilità di proseguire la guerra. Tuttavia, l'esercito tedesco non
era stato sconfitto in battaglia, ma ad annunciare la resa era stato il fronte interno, cioè una
popolazione ormai stanca di sopportare la fame e la miseria. I primi sintomi del cedimento si
verificarono nella base navale di Kiel, nel Baltico, dove i marinai ammutinarono il 4 novembre.
Seguirono le rivoluzioni di Monaco (7 novembre) e di Berlino (9 novembre, carpeggiata dai
socialisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg che avevano fondato la Lega di Spartaco, la quale
aspirava ad una nuova democrazia d'ispirazione sovietica), che provocarono l'abdicazione del
Kaiser Guglielmo II e l'armistizio.
Questo fatto non era stato accettato dalla destra estremista del paese, che aveva definito i nuovi
membri del governo come i criminali di novembre, in quanto sosteneva che “avevano pugnalato
alla schiena” la Germania, perché se non avessero incitato il popolo alla rivoluzione, le truppe
avrebbero potuto proseguire il conflitto e, al limite, vincerlo. Si trattava di una rozza falsificazione
della realtà, dato che la condizione della Germania, nel 1918, era disastrosa. Eppure, la violenta
polemica contro i presunti autori della “pugnalata alla schiena” venne ulteriormente alimentata da
uno dei primi atti dello stato parlamentare: la firma di un trattato di pace pesantissimo, imposto
alla Germania dai vincitori.
Questi avevano iniziato a riunirsi, a Versailles, il 18 gennaio del 1919, per volontà dei francesi.
Nella memoria tedesca il 18 gennaio era un giorno glorioso, poiché in quella data (18 gennaio
1871) Guglielmo I era stato incoronato, proprio a Versailles, kaiser (imperatore) del risorto Reich
(impero) tedesco. Così, la scelta della Francia doveva provocare alla Germania un'umiliazione
ancora maggiore.
Inoltre, a differenza di quanto era stato concesso alla Francia al Congresso di Vienna, la Germania
non fu ammessa alle sedute della Conferenza stessa e pertanto non poté neppure negoziare.
2 Trattato di pace
Nel Trattato di Versailles del 18 gennaio 1919, le potenze vincitrici (Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia e le altre nazioni alleate) imposero alla Germania gravose misure in termini territoriali,
economici e militari. Si trattava di misure simili a quelle adottate da Roma contro Cartagine alla
fine delle guerre puniche, proprio per questo motivo, si è spesso parlato di pace cartaginese.
Amputazioni territoriali. Innanzitutto, la Germania fu privata di ogni possedimento coloniale. In
Europa, dovette restituire alla Francia l'Alsazia-Lorena, che era stata conquistata nel 1871. Ad Est,
fu costretta a cedere alla Polonia parte della Prussia Occidentale, mentre la regione della Prussia
Orientale fu separata dal resto del Reich, mediante un corridoio che permetteva alla stessa Polonia
di avere uno sbocco sul mare a Danzica (dove vi è uno dei più importanti porti del Mar Baltico). In
breve, i Tedeschi dovettero rinunciare al 13% dei loro territori in Europa e ad un decimo della
popolazione prebellici.
Limitazioni militari. Alla Germania fu inoltre proibito di possedere sottomarini, carri armati,
aviazione da guerra e artiglieria pesante, la flotta fu drasticamente ridotta a poche decine di navi,
mentre all'esercito fu vietato superare il numero dei 100 mila effettivi. In pratica, così come la
flotta avrebbe potuto servire soltanto per la sorveglianza costiera, allo stesso modo l'esercito era
ridotto al rango di una forza unicamente capace di mantenere l'ordine in caso di rivoluzione. La
Saar, regione che si estende dal Reno fino ai confini con la Francia (ricca di carbone), avrebbe
dovuto subire per quindici anni l'occupazione alleata e, infine, tutta la Renania restare
permanentemente smilitarizzata.
Indennità di guerra. L'articolo 231 del Trattato, letteralmente, recitava: “La Germania riconosce
la responsabilità propria e dei suoi alleati per tutte le perdite e i danni subiti dai governi alleati e
dai loro cittadini in conseguenza dell'aggressione della Germania e dei suoi alleati”.
Considerata la principale, per non dire unica, responsabile del conflitto, la Germania (che nelle
opinioni del proprio governo aveva agito per far fronte alla mobilitazione dell'esercito russo)
dovette pagare tutti i danni che aveva provocato. L'entità dei risarcimenti da versare fu fissata in
269 miliardi di marchi d'oro, ma ridotti, nel 1921, a 132, pagabili in 40 rate annuali. Si trattava di
una cifra elevatissima, in quanto alla Germania furono addossate le spese che i paesi vincitori
avrebbero dovuto sostenere per pagare le pensioni di guerra agli orfani, alle vedove e ai mutilati.
5 Mein Kampf
Per instaurare in Germania un regime autoritario, Hitler e i suoi seguaci tentarono un colpo di
Stato, il 9 novembre 1923, contro il governo bavarese, il cosiddetto putsh di Monaco. L'obbiettivo
era quello di conquistare il potere in quel distretto (lo Stato di Baviera), in modo da organizzare
una sorta di “marcia su Berlino” (sul modello della “marcia su Roma” fascista). Tuttavia, il colpo
di stato fallì, Hitler venne processato per alto tradimento e condannato a scontare cinque anni di
carcere nel penitenziario di Landsberg am Lech, in Baviera.
Durante questo periodo (luglio 1924) cominciò a scrivere il Mein Kampf (La mia battaglia),
un'opera che attaccava ferocemente il socialismo e il comunismo, che non accettava la democrazia,
che considerava gli ebrei un pericolo, che esaltava il “superuomo”, che parlava di “violenza
eroica” e di razze superiori, che disprezzava le masse glorificando il singolo. In questo scritto,
Hitler riprese l'idea della “pugnalata alla schiena” ordita dai marxisti, ritenuti responsabili di aver
provocato le rivoluzioni del novembre 1918. Tuttavia, egli sosteneva che i marxisti, in realtà, erano
manovrati dagli ebrei, i quali erano, a suo giudizio, i nemici della Germania e del popolo tedesco.
6 Il bolscevismo giudaico
Per Hitler gli ebrei rappresentavano una minaccia per l'intera umanità, in quanto sosteneva
che ormai da secoli ordivano una congiura per la conquista del mondo. La principale arma di cui
ora si servono è il marxismo, capace di distruggere l'unità nazionale. Attraverso il bolscevismo
russo hanno infatti cercato di conquistare la terra, così come mirarono anche in altre epoche allo
stesso fine ma attraverso mezzi differenti. Inoltre, sono stati loro a provocare, per mezzo delle
rivoluzioni, la sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale, tentando di trasformarla in un
paese comunista. Pertanto, è necessario procedere alla loro completa eliminazione.
In alcuni passi del Mein Kampf, Hitler menziona apertamente Mussolini, sottolineando la propria
stima per la radicalità con cui, nel suo paese, si è opposto al comunismo. Però, se entrambi
provarono un disprezzo analogo nei confronti del comunismo, bisogna evidenziare come
l'antisemitismo fosse comunque una componente del fascismo tardiva e poco rilevante.
7 Il razzismo di Hitler
L'antimarxismo e l'antisemitismo avvicina l'ideologia hitleriana alla concezione già presente nei
“Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, adottata dagli avversari dei bolscevichi, i “Bianchi”, durante
la guerra civile del 1918-1920. Tuttavia, se in Russia l'odio verso gli ebrei era di tipo religioso,
nella visione hitleriana di stampo razziale.
Il nazionalsocialismo sosteneva infatti la teoria della superiorità assoluta e indiscutibile della
cosiddetta razza ariana (gli europei bianchi, di lingua indoeuropea), alla quale andava attribuito il
merito esclusivo del progresso dell'umanità e la cui purezza doveva essere preservata contro ogni
pericolo di inquinamento. Ogni incrocio tra due esseri di ineguale valore dà come prodotto un
termine medio tra il valore dei due genitori. Poiché la razza ariana è superiore a qualsiasi altra, il
suo destino sarà quello di conquistare il ruolo che le spetta per il diritto del sangue, ossia di
incontrastata dominatrice. Solo l'ariano ha il diritto di portare il nome di uomo e di essere
considerato il fondatore della cultura umana. L'ebreo, invece, essendo un essere semi-demoniaco,
vuole distruggere ciò che l'ariano produce. Infatti, se l'ebreo, con l'aiuto del credo marxista, vincerà
i popoli di questo mondo, allora provocherà la completa estinzione del genere umano.
9 Nazionalsocialismo e millenarismo
Situazioni analoghe si verificarono nel medioevo e nell'età moderna, quando si tentava di sfuggire
all'impotenza generata dalla peste, attribuendo la colpa agli ebrei. Secondo lo storico Nerman
Cohn, il nazismo presentava enormi similitudini con numerosi movimenti, presenti nel Basso
Medioevo e nella prima Età Moderna, che attendevano il millennio, ossia un periodo di
abbondanza, pace e felicità collettiva. Esempi di questo tipo si sono verificati in Boemia, cioè la
rivoluzione taborita del 1420, ma anche nella stessa Germania, ovvero la rivolta dei contadini
guidati da Thomas Muntzen nel 1525, oppure la conquista, da parte degli anabattisti, della città di
Munsten nel 1535. La situazione sociale che aveva generato questi moti millenaristici era simile a
quella della Germania degli anni Venti, caratterizzata dall'instabilità economica, dalla
disoccupazione su vasta scala e dal disorientamento psicologico. Numerosi individui attendevano
un profeta che annunciasse l'arrivo del millennio, così come a molti uomini il messaggio di Hitler
parve una grande promessa, che avrebbe portato la Germania in un'età completamente nuova (il
Terzo Reich o Reich dei mille anni), caratterizzata dalla presenza di quella prosperità e di quella
sicurezza che la repubblica non aveva saputo garantire. Anche lo storico George Mosse sostenne
che il nazionalsocialismo conquistò le masse non con un programma politico, ma attraverso
promesse salvifiche.
D'altronde, siamo difronte ad una fede che, sin dall'inizio, era disponibile all'idea di massacrare gli
ebrei in massa, in quanto considerati la fonte del male patito dal popolo tedesco.
12 Il popolo e l'individuo
La negazione dei diritti del singolo fu parte integrante dell'ideologia nazista. Il ministro della
propaganda Joseph Goebbels sostenne che l'elemento che contraddistingueva il nazionalsocialismo
dal liberismo era quello di porre al centro non l'individuo, ma il popolo (Volk), o meglio la
comunità popolare. Il movimento fondato da Hitler fu dunque, da certi punti di vista, socialista,
dato che entrambi intendevano subordinare il singolo ad un'unità collettiva. Come scrisse lo stesso
Goebbels: “Essere socialista vuol dire sottomettere l'io al tu; socialismo vuole dire sacrificare l'io
al tutto”. Nel Mein Kampf, Hitler affermò che la scelta del colore rosso per la bandiera del proprio
movimento doveva indicare la componenti anti-liberale della NSDAP. Tuttavia, al centro della
propria bandiera, differentemente dai comunisti, non vi erano i simboli del lavoro, ma una svastica
(antico simbolo solare di origine indiana), che stava a significa, nelle intenzioni del Furer, la
luminosità e la perfezione della razza ariana. Il bianco della bandiera doveva invece indicare la
causa nazionalista. 卍
17 Lo scontro con le SA
Un pericolo analogo al nazionalsocialismo di sinistra minacciò Hitler ed il suo programma dopo la
presa del potere. Si era infatti creata un'opposizione interna al partito, rappresentata da alcune
frange delle SA (Sturmabteilung o Squadre d'assalto) di Ernst Röhm (delle milizie utilizzate dal
regime nazista contro gli oppositori), ostili alle gerarchie militari, all'esercito regolare e avverse
agli stretti rapporti che si erano creati tra nazismo e capitalismo. Infatti, secondo Röhm, Hitler si
era discostato dal progetto anticapitalista del partito, accordandosi con i grandi affaristi, con gli
industriali e col mondo dell'aristocrazia, i cosiddetti Junker. Röhm sperava di trasformare le
Camicie brune (SA), che nel 1934 erano circa 2 milioni, nel nerbo di un nuovo esercito tedesco
che fosse popolare, in modo da rappresentare il Volk tedesco. Egli riteneva che a capo del nuovo
esercito avrebbero dovuto esserci i leader delle SA, una prospettiva che terrorizzava i Junker.
Il Fuhrer, al contrario, era sempre più impegnato a guadagnare l'appoggio dell'esercito, che
avrebbe dovuto utilizzare nello scontro con l'URSS, inoltre temeva che il prestigio e il potere di
Röhm avrebbero potuto mettere in discussione il suo assolto controllo sul movimento nazista.
Per uscire da tale situazione, Hitler dovette procedere ad una radicale epurazione del partito,
accusando Röhm e il suo Stato maggiore di un immaginario complotto contro il governo e
ordinandone la soppressione fisica. Ebbe così luogo, il 30 giugno 1934, la notte dei lunghi coltelli,
durante la quale Röhm e i suoi collaboratori vennero uccisi dalle fedelissime SS.
18 Il potere delle SS
I membri rimasti delle SA persero ogni potere reale, furono disarmati e si dovettero occupare
soltanto di propaganda ed assistenza. Invece, aumentò enormemente il potere e il prestigio delle
cosiddette SS (Schutz Staffel o Squadre di protezione). In origine, si trattava della guardia del
corpo di Hitler e di altri gerarchi del partito. Capo delle SS dal 1929 era stato Heinrich Himmler.
Nel corso del 1934, Himmler fu nominato capo di tutta la polizia tedesca, compresa la Gestapo
(Geheime Staatspolizei o Polizia segreta di Stato), incaricata di reprimere ogni dissenso politico.
Ciò permise a Himmler e alle SS di dominare l'intero sistema dei campi di concentramento,
principale strumento per distruggere ogni opposizione politica. Per la loro gestione, fu creato un
corpo specifico all'interno delle SS, le cosiddette SS-TV (SS-Totenkopfverbände o reparti testa di
morto), che comprendevano 5000 effettivi. Nel 1935, erano già attivi sei lager, ognuno dei quali
aveva circa 3500 detenuti. Intorno al 1936-1939, cinque di questi campi vennero chiusi, ma, al loro
posto, ne vennero fondati altri cinque. Anche le popolazione dei detenuti subì un notevole
mutamento, infatti, se all'inizio i prigionieri erano per lo più oppositori politici, piano piano questi
ultimi divennero una minoranza e il numero prevalente di reclusi apparteneva alla categoria dei
cosiddetti elementi antisociali, che comprendeva gli omosessuali, le prostitute, gli alcolizzati, i
delinquenti e persino i Testimoni di Geova che si rifiutavano di giurare fedeltà allo stato e di
prestare il servizio militare.