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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
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DI LETTERE E FILOSOFIA
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Fantasia: arte* dell'animazione
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* * Lineamenti
* storici
* ed* analisi* sinestetica
* dell'"imagineering"
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* * * * musicale
* di* Walt Disney.
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!Relatore:! ! ! ! ! ! ! Laureando: !
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!Prof. ! ! ! ! ! ! ! Carlo! Di Turi !
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C. Alberto Zotti Minici Matricola 442681/SC
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Anno Accademico 2010/11 ! ! !
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/CC5*/FF:78@3F5*
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Un sentito doveroso ringraziamento al
Dott. Marco Bellano
per il prezioso contributo ed entusiasmo
trasmessi
INDICE
INTRODUZIONE.................................................................................1
CAPITOLO I
Dalle origini del cinema d’animazione muto a Walt Disney
1.1 Origini del cartoon......................................................................4
1.2 Walt Disney, Silly Simphonies e Fantasia..................................7
CAPITOLO II
Dalla sinestesia alle origini di Fantasia
2.1 La sinestesia............................................................................13
2.2 Le origini del film......................................................................19
CAPITOLO III
La realizzazione del film....................................................................25
CAPITOLO IV
Reazioni della stampa e del pubblico...............................................29
CAPITOLO V
Dallo sguardo generale all’analisi specifica......................................33
CAPITOLO VI
Gli episodi del film Fantasia
6.1 Toccata e Fuga in Re minore BWV 565
di Johann Sebastian Bach........................................................34
6.2 Suite da “Lo Schiaccianoci” di Piotr Ilyich Tchaikovsky.............47
6.3 L’Apprendista Stregone di Paul Dukas.....................................55
6.4 La Sagra della Primavera di Igor' Fëdorovič Stravinskij...........61
6.5 La Sesta Sinfonia detta “La Pastorale”
I
di Ludwig van Beethoven..........................................................70
6.6 La Danza delle Ore da ”La Gioconda” di Amilcare Ponchielli...85
6.7 Una notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky
e l’Ave Maria di Franz Schubert................................................90
CAPITOLO VII
La rinascita di Fantasia.....................................................................98
CAPITOLO VIII
Il dopo Fantasia..............................................................................102
CAPITOLO IX
La rinascita del sogno musicale Disney..........................................108
9.1 Sequenza introduttiva............................................................111
CAPITOLO X
Gli episodi di Fantasia 2000
10.1 Sinfonia n. 5 in DO minore op.67
" di Ludwig Van Beethoven.....................................................113
10.2 I Pini di Roma di Ottorino Respighi......................................120
10.3 Rapsodia in Blue di George Gershwin.................................128
10.4 Piano Concerto n.2 in FA maggiore
" di Dimitri Shostakovich........................................................135
10.5 Il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns...............143
10.6 Pomp and Circumnstances,
di Sir Edward Elgar MARCE Nº 1, 2, 3, 4............................148
11.7 Suite uccello di fuoco di Igor' Fëdorovič Stravinskij.............154
CAPITOLO XI
Reazione della critica al sequel di Fantasia....................................167
II
CONCLUSIONI...............................................................................171
APPENDICE
Il Fantasound..................................................................................175
A1 La congiunzione differenziale di rete......................................177
A2 Storia e sviluppo del Fantasound...........................................179
A3 Registrazione e doppiaggio....................................................183
BIBLIOGRAFIA..............................................................................185
III
INTRODUZIONE
1
L’uso del linguaggio musicale rappresentò infatti un ruolo
fondamentale nel successo della produzione Disney sin dal lontano
18 novembre 1928, giorno in cui venne eseguita la prima proiezione
del cortometraggio sonoro animato Steamboat Willie (tr. it. Willie del
vaporetto, Walt Disney 1928) .
Fu tuttavia con il capolavoro Fantasia che nel 1940 Walt Disney
mise in gioco tutta la sua abilità e coraggio artistico imprenditoriale
promuovendo un lungometraggio animato privo di dialoghi e rumori,
strutturato su una colonna sonora basata sulla musica classica ed
avvalendosi di un impianto tecnologico innovativo.
Un progetto tanto moderno quanto pericoloso: quasi due ore di
immagini senza un parlato accompagnate da musica colta, celebri
brani scritti dai più grandi compositori nella storia della musica.
Fantasia rappresentava, e rappresenta tutt’ora, un prodotto
originale ed innovativo oggetto di elogi ma non certamente esente da
critiche. Una commistione sensoriale nuova affiancava immagini
profane di una pellicola destinata alla mercificazione di massa
tramite complesse e articolate composizioni dei sacri maestri della
musica classica.
Il lavoro intrapreso nelle prossime pagine vuole richiamare,
sviscerare, ricostruire ed analizzare il concerto di immagini creato da
Walt Disney al fine di porre le basi per un’analisi sinestetica che vada
a cogliere i diversi ambiti della simbolizzazione, rappresentazione e
significazione messi in luce dal film.
Dopo una necessaria breve introduzione biografica di Walt
Disney, le pagine seguenti andranno a ripercorrere, passo dopo
passo, la nascita e la produzione di questo lungometraggio
fantasioso, attraversandone le singole lunghe fasi produttive, i
risvolti tecnici, la risposta del pubblico e della critica, le successive
riedizioni sino a giungere ad uno sguardo approfondito delle
2
componenti tecniche e semiotiche scaturite dallo sviluppo narrativo
e dall’associazione visivo-sonora.
Nel fare questo verranno presi in considerazione i singoli
episodi di cui il film si compone nella fase creativa, a partire da trama
ed evoluzione sonora, analizzando poi le scelte effettuate
(soprattutto musicali ed interpretativo/esecutivo dei brani utilizzati)
sia nel particolare che nel generale, in relazione all’intera opera
audiovisiva.
In una fase successiva, procedendo secondo il medesimo
rigore d’analisi, verrà preso in considerazione il sequel del film,
intitolato Fantasia 2000, esponendo differenze stilistiche, tecniche e
metodologiche rispetto al primo capitolo.
Il lavoro si concluderà con un breve excursus sulle osservazioni
raccolte evidenziando i differenti personali punti di vista nella macro
analisi del testo filmico di entrambi gli episodi.
3
CAPITOLO I
DALLE ORIGINI DEL CINEMA D’ANIMAZIONE MUTO
A WALT DISNEY
2 ALBERTI W., Il cinema d’animazione 1832-1956. ed. Radio Italiana, 1957, pp.
38-45
4
da animare, permettendo di sfruttare l’esatta posizione in modo che il
disegnatore potesse riprodurla correttamente.
Colore, sonoro, 3D e cinema-scope arrivarono all’animazione
contemporanea di Hollywood: Max Fleischer sperimentò il sonoro nel
1924 con una serie di canzoni in accordo con la DeForrest
Phonophilm, ma fu Walt Disney in collaborazione con Wilfred
Jackson (il quale elaborò il modo per incastonare musica e immagini)
a raccogliere il primo grande successo in tale campo, prima tramite
l’uscita di Mickey Mouse in Steamboat Willie (1928),
successivamente con l’uso dell’intero spettro 3-strip Technicolor in
Flowers and Trees nel 1932.
Technicolor è una tecnologia che identifica diversi procedimenti
di cinematografia a colori sviluppati dalla Technicolor Motion Picture
Corporation® . Rappresenta, dopo il Kinemacolor®, il secondo
procedimento di cinematografia a colori ad essere impiegato su larga
scala e, dal 1922 al 1952, il più usato negli Stati Uniti. Tale
tecnologia, famosa per i colori saturi e realistici vide ampia diffusione
in quanto utilizzata per girare film d'animazione, a partire dal citato
cortometraggio animato Flowers and Trees .
La speciale cinepresa Technicolor3 venne utilizzata in esclusiva
per i film Disney a partire da Snow White and Seven Dwarfs (tr. it.
Biancaneve e i Sette nani, 1937) poi sfruttata in Fantasia come
Technicolor 3-strip camera) si basava sull’uso di tre pellicole in
bianco e nero.
Questa architettura traeva origine da una luce proiettata che
attraversava un’obiettivo, la quale successivamente passava
attraverso un prisma contenente uno specchio semitrasparente che
3http://www.widescreenmuseum.com/oldcolor/technicolor1.htm e ss.
http://www.widescreenmuseum.com/oldcolor/kalmus.htm
SPOTTISWODE RAYMOND, Film and its techniques, University of California
Press, 1951, pp.218-220
5
la suddivideva in due fasci: il primo fascio attraversava un filtro verde
che eliminava i colori della gamma del rosso e della gamma del blu,
lasciando passare solo quelli della gamma del verde per poi
impressionare la prima delle tre pellicole pancromatiche sensibili a
tutti i colori dello spettro.
Col secondo fascio la luce attraversava un filtro magenta che
eliminava i colori della gamma del verde (permettendo il transito alla
gamma del blu e del rosso) per successivamente impressionare le
altre due pellicole, sovrapposte, emulsione su emulsione, in una
componente costituita da sali d’argento.
Inizialmente impressionava passando attraverso il suo supporto
(un pellicola di tipo ortocromatico non sensibile ai colori della gamma
del rosso, reagente solo ai colori della gamma del blu) poi, dopo
essere passata attraverso un filtro rossastro (incorporato in questa
pellicola, sopra l'emulsione, con lo scopo di eliminare i colori della
gamma del blu) raggiungeva l'ultima pellicola, di tipo pancromatico,
che riceveva quindi solo i colori della gamma del rosso.
Durante lo sviluppo il filtro rossastro incorporato nella pellicola
ortocromatica veniva eliminato ottenendo tre negativi di selezione del
verde, del blu e del rosso (mostrati in figura sottostante), da questi
quindi, per stampa su pellicola in bianco e nero, i corrispondenti
positivi di selezione (mostrati sempre in figura).
6
Negativi e positivi di selezione nel Technicolor Process
4 http://www.widescreenmuseum.com/widescreen/apertures.htm
7
al 1927, ma aveva già alle spalle altre due serie di corti del ’20 e ’22,
rispettivamente Newman laugh-o-grams e Laugh-o-grams.
La sfida Disney traeva forza sin da allora da una maggior
qualità tecnica del disegno, montaggio, effetti speciali e ricca
componente emozionale delle storie rispetto alla concorrenza.
Nel 1927 il suo studio di Hollywood stava già producendo i più
sofisticati cartoni dello schermo con i primi corti dotati di colonna
sonora basati su Oswald The Lucky Rabbit, la lunga serie di Mickey
Mouse iniziata nel ’28 che diede origine alla saga delle Silly
Simphonies, e tutte le altre serie aventi come protagonisti Donald
Duck, Pluto, Goofy, Figaro.
Il primo episodio delle Silly Simphonies venne intitolato
Steamboat Willie (Wille del vaporetto, Walt Disney 1928). L’intuizione
di Walt Disney prese vita grazie ad una perfetta integrazione suono/
immagine che ben si distaccava dalle precedenti esperienze di artisti
come Max Fleischer o di Frank Goldman.
L’episodio nacque in seguito alla collaborazione di due
importanti figure facenti parte lo staff: il neo-assunto Wilfred Jackson
e Ub Iwerks. Jackson elaborò, mediante l’uso di un metronomo ed un
indicazione iconografica, una tecnica per associare musica ad
animazione cosicché la sincronizzazione risultasse perfetta.
In una successiva intervista descrisse così tale fase creativa:
«Nei punti per i quali avevamo in mente dei precisi brani musicali,
scrivevamo il titolo del pezzo e la melodia v’era segnalata in soldoni,
non con il pentagramma ma solo con delle note che salivano o
scendevano in modo da poterle seguire a mente» 5
Wilfred Jackson produsse uno spartito per ciascun motivo che
Walt Disney ebbe intenzione di sfruttare cosicché Disney stesso fu in
grado di utilizzare tali spartiti per indicare tempi e battute sui fogli
5 BARRIER M., Vita di Walt Disney: uomo, sognatore e genio, 2009 Tunué , p. 101
8
macchina. I successivi episodi delle Silly Simphonies si avvalsero di
questa tecnica e Disney poté contare sulla propria capacità e
innovazione che lo mantennero sempre un passo avanti alla
concorrenza.
Durante gli anni trenta lo studio Disney dominava il settore
grazie alle innovazioni tecniche, all’orientamento artistico e alle
abilità dei propri collaboratori: Walt Disney portò eccellenti
disegnatori ed artisti nel campo dell’animazione, provvedendone
direttamente alla formazione con corsi di aggiornamento e
specializzazione. La collaborazione con Carl Stalling a partire dal
1928 fu molto importante e consentì l’apporto di un compositore in
grado di fornire i mezzi per essere sempre competitivo ed innovativo
nell’animazione sonora dei cartoons di quegli anni
Ogni studio concorrente iniziò a produrre serie imitandolo: dove
Walt Disney aveva le Silly Simphonies, la Warner Bros lanciava le
Merry Melodies (tr.it Allegre Melodie, 1931-38), e Looney Tunes (tr.it.
Melodie Pazzerelle, 1931-44) , la MGM fece uscire le Happy
Harmonies (tr.it. Armonie Felici, 1931-38, la Columbia produsse le
Color Rhapsodies (tr.it. Rapsodie Colorate, 1934-49), la RKO emerse
con Ranibow Parade (1934-36).
Negli anni che precedettero il lancio di Biancaneve e i sette
nani del 1937 Walt Disney era già stato incoronato dagli altri studi
rivali.
Biancaneve e i sette nani divenne una pietra miliare nel cinema
d’animazione per molte ragioni: il primo lungometraggio realizzato
interamente a colori (i precedenti lungometraggi erano in bianco e
nero) che beneficiava di un sofisticato trattamento sonoro con
musica di qualità, dialoghi perfettamente sincronizzati con i disegni
ed in accordo con la tipologia dei diversi personaggi e, in generale,
un’alto valore professionale. I guadagni che questo film apportarono
allo studio permisero a Walt Disney di ottenere fama e garanzie
9
finanziarie che avrebbero dovuto (anche se così non fu) dar
copertura alle sue successive produzioni
Fu proprio in questo lungometraggio animato che Walt Elias
Disney diede vita a quello che rappresenta la linea comune di
elaborazione di ogni successivo cartoon da lui prodotto: l’animazione
come caricatura della vita. In un suo memorandum del 1935 egli
stesso affermò «il primo compito del cartone animato non è ritrarre o
duplicare l’azione reale o le cose come accadono nella realtà, ma
fare una caricatura della vita e del movimento»6
Le innovazioni tecniche vennero in questo modo accompagnate
da grandi e coinvolgenti innovazioni artistiche e stilistiche, sino a
sfociare in quello che diverrà un capolavoro sperimentale
dell’animazione, The Concert Feature , Fantasia.
Questa abilità dello studio Disney (o per meglio dire gli studi
visto che nel giro di breve tempo aprì diversi laboratori di produzione)
contraddistingue una crescita evolutiva nata con le Silly Simphonies
che prende il nome di Mickeymousing.
Il mickeymousing, secondo la definizione di Michel Chion,
«consiste nel sottolineare e accompagnare le azioni e i movimenti
che avvengono nelle immagini del film mediante figure e azioni
musicali esattamente sincrone, che possono al tempo stesso
esprimere rumori, stilizzati e trasposti in note musicali […] Gli effetti
sonori non solo sono a tempo, in accordo con le battute musicali, ma
a volte addirittura sostituiscono uno o più battute di una frase
musicale. A volte viene sfruttata la rassomiglianza iconica esistente
tra voce degli strumenti dell'orchestra» (le percussioni in particolare e
alcuni suoni naturali)7 Le teorie sul sonoro cinematografico pur
6 Ibid. p. 181
7CHION M., L’audiovisione suono e immagine nel cinema, Lindau Torino 1990, p.
109
10
applicandosi in molti casi anche ai cartoon non sembrano rendere
conto delle caratteristiche più evidenti ed importanti della
mickeymouse music. Forse è un passo azzardato ma è possibile
richiamare la filosofia ed il carattere imitativo del madrigale del
cinquecento e definire il mickeymousing come un “cartoon-
madrigale”, una forma sinestetica di immagine e suoni che danno
vita ad una nuova forma d’arte.8
Così la tecnica del mickeymousing richiama alla mente tale
rappresentazione sonora, i cosiddetti madrigalismi, e nei cartoons
Disney associazioni visivo-musicali appaiono in maniera naturale
poiché frutto di un accordo implicito fra produttori/compositori e
spettatori, i quali condividono un medesimo linguaggio/vocabolario di
associazione visivo-musicale. Il costante sincronismo tra l’azione
visiva e la musica ingloba in sè anche lo stesso valore iconico dei
rumori: la musica diviene in tal modo il «connettore che tiene
insieme, unifica e armonizza gli altri suoni del film, strutturando la
colonna sonora in un tutto solidale e omogeneo» (Michelone-
Valenzise)9.
Non ha senso quindi considerare la mickeymouse music come
musica a sè stante. Essa non solo è collegata direttamente all’azione
visiva, ma viene originata proprio in funzione di quella: nasce sulla
base degli storyboard e degli exposure sheets, nei quali viene
rappresentata in accordo ogni azione ed ogni singolo fotogramma.
Ma qual’è allora la reale funzione del mickeymousing?
11
Secondo Chion la funzione principale è di «rafforzare la
percezione visiva, soccorrendo il fruitore a identificare e decodificare
le immagini animate dei cartoon, troppo mobili e veloci per
l’occhio»10: la musica chiarisce il senso delle singole azioni e spesso
aiuta a caratterizzare lo stato d’animo di un personaggio, interagendo
efficacemente con le caricature e con le espressioni facciali
cristallizzate del cartoon classico.
Punto di fondamentale collegamento, che porterà ad evoluzione
nel progetto Music Concert (titolo originariamente ipotizzato prima di
attribuite alla pellicola il nome Fantasia), è l’assioma in cui la stessa
animazione delle azioni viene modellata sulle battute musicali. Azioni
ritmate il cui susseguirsi viene ordinato secondo regole che sono alla
base delle battute: musica come una sorta di sezione aurea
temporale sulla cui base vengono realizzate le animazioni delle
azioni dei personaggi.
Il vero punto di svolta dalla tradizionale animazione era già
arrivato con la pubblicazione del cortometraggio The Old Mill (tr. it. Il
Vecchio Mulino, Wilfred Jackson 1935) e le musiche di Leg Harline:
un cartoon ove la trama quasi non esiste in un film privo di dialoghi.
Disney attraverso questo esperimento sonoro ottenne infatti le
competenze base per la sua impresa più ambiziosa e, d’altro canto,
rischiosa: produrre un disegno animato della durata di quasi due ore,
quel lungometraggio musicale che prenderà il nome di Fantasia.
10 Ibid., pp.136-148
12
CAPITOLO II
DALLA SINESTESIA ALLE ORIGINI DI FANTASIA
2.1 La sinestesia.
13
Così, le percezioni provenienti da due o più sensi si mescolano
invece di rimanere distinte.
La parola sinestesia ha origine dal greco syn= assieme e
aisthesis=percezione, significherebbe letteralmente “percepire
assieme”. E’ il contrario di anestesia, dal greco anaisthesia =
mancanza della facoltà di sentire, condizione in cui predomina la
totale assenza di risposte a qualsiasi input esterno.
In relazione alla sinestesia suono/colore pare che
statisticamente sia possibile rilevare capacità sinestetiche in una
persona su due/tre mila. Da alcune rilevazioni è stato riscontrato che
ogni bambino presenta capacità sinestetiche tuttavia le perde con la
crescita 11 .
L’ambito d’analisi specifico della sinestesia richiederebbe un
trattato ad essa dedicato. Non essendo questo argomento oggetto
principale di lavoro mi permetto di non dilungarmi eccessivamente
nella sua definizione e contestualizzazione anche se andrò a
prenderlo più volte in considerazione nel suo utilizzo pratico in merito
all’analisi della pellicola.
Il fenomeno della sinestesia venne storicamente affrontato sia
come materia di studio scientifica12 che attraverso la sensibilità
dell’arte nelle sue diverse forme: musica e letteratura iniziarono
esplicitamente a fascinare le dimensioni sinestetiche attraverso i
riferimenti multisensoriali nelle poesie di Charles Baudelaire, negli
scritti di Arthur Rimbaud, evolvendosi poi nella dimensione sonora
14
con il noto compositore Aleksandr Skrjabin, Aleksandr Rimsky-
Korsakov e altri.
I circoli scientifici e letterari divennero nel 900 i luoghi di
principale discussione del fenomeno sinestetico.
Uno dei più grandi artisti/sinesteti di tale secolo fu Vasilij
Kandinskij. Egli era talmente affascinato dalle sinestesie che nei suoi
dipinti cercò proprio di evocare suoni nell’osservatore, richiamando
diversi sensi solo tramite la vista, mirando ad un’arte totale. Questo
eclettica personalità dedicò la propria vita allo studio ed allo sviluppo
sinestetico delle proprie opere, lasciando numerose documentazioni.
Scrisse ad esempio nel suo trattato Dello spirituale nell’arte
quanto segue: «risulta che la migliore insegnante sia la musica, l’arte
che non si è dedicata alla riproduzione dei fenomeni naturali, ma alla
espressione dell’animo dell’artista e alla creazione di una vita
autonoma attraverso i suoni musicali» 13
I suoi rapporti con Arnold Schönberg; e successivamente con
Skrjabin lo portarono ad addentrarsi sempre più in profondità nella
contaminazione suoni/forme/colori, quest’ultimo citato più volte nel
suo libro Il cavaliere azzurro (1911), in particolar modo, in merito al
rapporto suono/colore così come presentato nella partitura.
Non fu probabilmente un caso che successivamente Kandinskij,
in seguito all’allestimento di scena per la rappresentazione dei
Quadri di un esposizione di Modest Musorgskij collaborò con
Leopard Stokowski, direttore dell’orchestra di Philadelphia, figura che
avrebbe suonato ed arrangiato le musiche incise peri il film Fantasia.
Non c’è inoltre da stupirsi di fronte a taluni componimenti delle
avanguardie cinematografiche, alcune delle quali vedevano nel
giovane medium uno strumento per poter dar vita ad un’armonia
15
pura di musica e forme, al fine di esprimere l’interiorità e le emozioni
che il suono suscita nell’ascoltatore.
Il cinema d’avanguardia fece conoscere la propria forza durante
i primi due decenni del Novecento, in un periodo che va dal 1910 al
1930 circa; in questo intervallo di tempo ebbero luogo delle riflessioni
sul cinema accompagnate da sperimentazioni e ricerche sul mezzo
stesso. E’ proprio in questo climax che l’avanguardia dispiegò le sue
potenzialità creative e comunicative mantenendo come perno l’idea
che il cinema non debba essere rappresentativo: i suoi obiettivi
devono essere estranei alla realtà concreta. L’idea degli
avanguardisti era quella di conferire una dimensione artistica al
mezzo cinematografico vestendolo di intenti poetici, astrazione e
soprattutto movimento. L’immaginazione, quindi, poteva aver libero
sfogo nel cinema d’avanguardia il quale fu chiamato a costituire un
linguaggio totale, similmente a certe filosofie di pittura e musicali.
Non a caso in questo progetto vi furono coinvolti anche Kandinskij e
Schönberg; il loro mito era la creazione di un’arte qualificante,
sintetica, che rifiutava il cinema rappresentativo e la sua
assimilazione nelle arti maggiori.
Da questa prospettiva, il “nuovo” cinema era più un’arte cinetica
piuttosto che espressione di realtà. I problemi presi in considerazione
dagli avanguardisti riguardavano la dinamizzazione delle forme
pittoriche per uscire dalla rigidità del quadro e conferire agli elementi
pittorici una evoluzione non solo spaziale ma, anche e soprattutto,
temporale.
Numerose sperimentazioni possono esser trovate, ad esempio,
nella composizione cinematografica Opus I di Walter Ruttmann
(1921), e nelle sperimentazioni di Oscar Fischinger (il quale collaborò
direttamente con Disney per la Toccata e Fuga in Re minore BWV
565 presente in Fantasia).
16
Vi furono conseguenti ampie ricerche nel campo acustico/
visuale non strettamente connesso al cinematografo. Si pensi in
proposito alla composizione polisensoriale e polisemica Prometeo
(Poema del fuoco), citata per l'appunto da Kandinskkij, composta da
Skrjabin nel 1909 per orchestra, piano, organo, coro e colori: tra gli
strumenti posti nell’organico vi era un pianoforte a luci. Il colore si
accendeva ogniqualvolta il tasto ad esso corrispondente veniva
suonato proiettandosi su uno schermo posto dietro l’orchestra. 14
Una sorta di sintesi estetica fondata su misteriose relazioni tra
suoni e colori, una sinestesia tra suono e musica (tanto che il
compositore redasse una specie di formulario di corrispondenze tra
le note musicali ed i colori con i relativi significati).
Bisogna inoltre ricordare che nei teatri furono pensati, già negli
anni a cavallo tra Ottocento o Novecento, dei sistemi per diffondere
anche i profumi durante le esibizioni di orchestre, per coinvolgere
non solo l’udito, ma anche l’olfatto; una mescolanza percettiva al pari
di quella sinestetica che lo stesso Walt Disney ipotizzò per il proprio
Concerto Filmato.
In tutta questa immensa cornice culturale, ove il fascino della
contaminazioni si sposa ad una nuova spiritualità artistica e alla
necessità di esplorare inedite forme espressive, prende forma il
sogno disneyano di un cinema sensoriale, uno dei più complessi ed
articolati progetti che il cinema di animazione abbia tentato di
realizzare.
«Disney aveva sempre immaginato Fantasia come qualcosa di
più di un semplice film. Avrebbe potuto anche intitolarla Synesthesia
perché, come Eschilio,Pitagora, Skrjabin, Kircher, James Withney e
una schiera di altri visionari, egli mirava a creare una fusione di
14 CANO C., La musica nel cinema, Gremese Editore 2002, pp. 206-210
17
sensazioni proprie sia dell’arte che della tecnologia, per fare quella
che Wagner chiamava “Opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk)”. » 15.
Opera d’arte totale indice, secondo le volontà di Richard
Wagner, di una rottura dei confini tra le varie arti, per lasciare che
esse comunichino sotto la guida della musica. Questa idea aveva
trovato la sua realizzazione materiale nel teatro di Bayreuth dove
Wagner volle attuare la fusione dei vari sensi in un unica esperienza
completa. Un cinema totalizzante, dotato di una struttura unica, nella
sua magnificenza e innovazione, un unico teatro per un unico grande
spettacolo.16 Vedremo ancora come questo verrà raccolto
successivamente da Disney.
Un viaggio virtuale votato alla ricerca di luoghi in grado di
cogliere innovazioni audio-visive e con la ferma volontà di guidare lo
spettatore in un cammino mistico-visuale. Un percorso attraverso il
mondo dei cartoon condotto dal respiro di musiche che possano
trasportare conscio e subconscio nella sublime realtà della
commistione intersensoriale.
Arte che cerca idee comuni, arte che vuole emanciparsi dai
generi e tende ad accerchiare completamente lo spettatore
mettendolo al centro di una condizione per la quale è difficile
distoglierlo dall’opera globale.
15
CANEMAKER J., Il Fantasia mai realizzato, in “Griffithiana”, dicembre 1988 n.34,
Gemona, Cineteca del Friuli, p.3
16CARROZZO M.-CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale Vol.3, Armando
Editore, Roma 2004, pp. 217- 222
18
2.2 Le origini del film.
19
L’approccio dei Disney Studios (e di Walt Disney stesso) era
profondamente diverso, come diverso fu sicuramente lo scopo. Il fine
del grande produttore era quello di stupire, di rendere originali i propri
prodotti, di introdurre innovazione, ottenere successo e, magari,
vincere la Warner Bros, superandola in stile e in contenuti.
Walt Disney desiderava realizzare un film musicale in grado di
attirare milioni di persone, una pellicola proiettata su uno schermo
ancor più grande con una colonna sonora stereofonica.
Non quindi un prodotto adattato ad un gruppo ristretto ma
destinato al grande pubblico.
Un progetto stravagante ed estremamente complesso e
costoso: basti pensare che per la proiezione della Toccate e Fuga in
RE minore pensò alla possibilità di creare animazioni in tre
dimensioni distribuendo al pubblico speciali occhiali Polaroid o
addirittura l’utilizzo di essenze profumate in platea durante il balletto
dei fiori della Suite tratta dallo Schiaccianoci. Voleva un’accoglienza
maestosa degna di uno spettacolo immenso, mirava al clamore,
all’accoglienza di film come Gone With The Wind (tr. it. Via col
Vento , Victor Fleming 1939) con una programmazione di spettacoli
effettuata solo su prenotazione.
In realtà la RKO, distributrice dei film Disney, non approvò le
stravaganze promulgate da Disney per cui sciolse il contratto e lo
lasciò libero di organizzare una propria rete distributiva la quale fu
affidata ad Irving Ludwig, colui che sarebbe divenuto poi fondatore
della Buena Vista.
La società in questione prenotò sale prestigiose nelle maggiori
città, installò sistemi avanzati di amplificazione del suono da 30.000
dollari l’uno, predispose un sistema speciale di illuminazione e
d’apertura/chiusura del sipario per dare risalto ad ogni sequenza del
film. Infine, assunse e addestrò il personale delle sale insegnandogli
ad accogliere il pubblico. Il progetto metteva radici per quelle che
20
saranno le Fantainnovazioni degli studi Disney , tipici stili ed
emozioni che ancor oggi regnano nel suo nome. Immaginazione e
innovazione tecnologia, base del concetto di Imagineering coniato da
Disney nel 1950 in relazione ai futuri parchi a tema Disneyland.17
Fu tuttavia grazie all’incontro con il Maestro Leopold Stokowsky
che i sogni apparentemente impossibili di Walt Disney trovarono
strada in un progetto concreto.
Lo Story Department della Disney cominciò a progettare
L’Apprendista Stregone come cortometraggio già prima di conoscere
il Maestro Stokowsky e questo pare fu oggetto di colloquio al loro
stesso primo incontro.
Poco dopo aver acquistato i diritti della musica di Paul Dukas
per l’episodio de L’Apprendista Stregone, Disney infatti incontrò
Stokowsky in un ristorante di Los Angeles e in quell’occasione gli
accennò l’idea di farne un cortometraggio animato. Pare tuttavia che
il vero intermediario tra i due fu Gregory Dickson, agente di Walt
Disney, il quale durante un viaggio in treno incontrò in un successivo
momento, anch’egli casualmente, Stokowsky riproponendogli una
collaborazione.
In una corrispondenza con Disney fu lo stesso Dickson ad
affermare: «...credo che l’unione di Stokowsky e della sua musica
con il meglio del nostro medium sarebbe un enorme successo e
condurrebbe un nuovo stile di presentazione per i lungometraggi [..]
Attraverso questo medium combinato, potremmo fare cose che
sarebbero impossibili per qualsiasi altra forma di film oggi
disponibile».18
Stokowsky d’altro canto era anch’egli un grande innovatore.
17CLAUGE M., Playing in Toon: Walt Disney’s “Fantasia” (1940) and the
Imagineering of Classical Music, 2004 American Music Vol. 22 N.1, p. 96
18 BARRIER M., Vita di Walt Disney: uomo, sognatore e genio. Tunué 2009
, p. 215
21
Oltre alla collaborazione con Kandinsky nel 1912 divenne
direttore di una modesta orchestra di Philadelphia e, scrisse Aroold
Schoenberg, in breve tempo, «la trasformò nella migliore orchestra
d’America e, forse, del mondo» 19. Leopold Stokowski creò per
l’orchestra sonorità innovative conferendo le denominazioni
Philadelphia Sound e Stokowski Sound. 20
Mentre nei film di Topolino la musica ebbe semplice funzione
ornamentale per le Silly Symphonies Disney aveva cercato di donare
alla musica un ruolo primario: i registi e gli animatori volevano creare
l’azione sulla base di una partitura musicale.
Pare fosse stato il Maestro stesso a suggerire l’ampliamento del
brano di Dukas al fine di creare un vero e proprio concerto di
immagini, anche se è da ritenere più probabile che fosse Disney,
preoccupato per gli elevati costi del progetto L’Apprendista Stregone,
a decidere di trasformarlo in un lungometraggio. Fu nella notte tra il 9
e il 10 gennaio 1938 che Stokowsky e l’orchestra effettuarono la
registrazione della composizione di Dukas. Il lavoro durò tre ore ed
avvenne presso gli studi di David O. Selznick, celebre produttore di
Hollywood, poiché la sala di registrazione dello Studio Disney di
Hyperion Avenue non era abbastanza grande da contenere tutti gli
orchestrali.
L’Apprendista Stregone alla fine venne a costare quattro o
cinque volte di più di una normale Silly Symphony (125.000 dollari
22
per un cortometraggio di sole due bobine), rischiando di non riuscire
a rientrare nelle spese.
Si giunse così all’ideazione di un lungometraggio senza l’uso di
personaggi già collaudati dallo Studio (fatta eccezione ovviamente
per Topolino) avente come unica protagonista la musica. Nel
settembre 1938 Disney, Stokowsky, Taylor (colui che diede voce e
presenza al narratore nell’edizione del 1940), Grant, Huemer
(collaboratori di Disney) e i vari capi dei reparti si incontrarono per tre
settimane ascoltando centinaia di registrazioni e cercando di
decidere la scaletta del concerto filmato. Stokowsky denominò
questa fase “la fantasia musicale di Walt” e da qui ebbe inizialmente
origine il nome del film.
L’ascolto della prima incisione de L’Apprendista Stregone pose
subito in evidenza i limiti della tecnologia utilizzata: il suono era ben
distante da quello ricco e pieno dell’orchestra in sala di registrazione.
Disney incaricò Bill Garity (tecnico del suono dei Disney Studios sin
dall’avvento di Steamboat Willie) ed il Sound Department al fine di
studiare un nuovo sistema in grado di creare l’illusione della
performance dal vivo.
Era necessario ricreare il feeling di un esecuzione in sala da
concerto, i suoni in tale ambiente provengono da più direzioni quanti
sono gli strumenti musicali, mentre la musica in una sala
cinematografica è diffusa da un numero limitato di altoparlanti. Nella
prima versione del film furono adottati tre gruppi di altoparlanti
posizionati sul retro dello schermo mentre altri diffusori acustici
vennero sistemati lungo le pareti della sala. In Fantasia si
utilizzarono tre canali audio separati in un sistema che permetteva di
sviluppare nuove possibilità. Quando le onde sonore di tutti gli
strumenti convergono in un unico canale spesso interferiscono fra
loro nella modulazione di frequenza, con il risultato di distorcere i
suoni.
23
I tre canali distinti permisero l’opportunità di registrare su
ciascuno di essi un numero relativamente esiguo di strumenti in
modo da ridurre le interferenze ottenendo un suono più puro. Tale
sistema presentava inoltre un ulteriore vantaggio migliorando l’effetto
acustico dei toni dei vari strumenti.21
Disney chiamò tale tecnica di trasmissione del suono
Fantasound 22. Per ottenere la migliore resa acustica possibile offrì a
Stokowsky il prestigioso teatro della Philadelphia Academy of Music.
Per il film furono predisposte nove piste audio. In tal modo era
possibile controllare nove postazioni del suono nel sotterraneo del
teatro, e ciascuna registrava da uno dei microfoni dislocati in punti
diversi.
Stokowsky fece quindi il missaggio delle nove piste audio
ricavandone quattro piste del master. Il pubblico in sala poteva così
ascoltare la colonna sonora in Fantasound da tre altoparlanti situati
sul retro dello schermo, che sostituivano il vecchio altoparlante unico,
e da sessantacinque piccole casse acustiche collocate
strategicamente in tutto il locale.
La realizzazione del film durò circa tre anni: dalla preparazione
di una bozza de L’Apprendista Stregone nel novembre 1937, fino al
febbrile lavoro di ripresa per ultimare la sequenza dell’Ave Maria,
spedita appena quattro ore prima della prima mondiale, il 13
novembre 1940.
21 http://www.widescreenmuseum.com/sound/Fantasound1.htm
22si veda APPENDICE per una descrizione tecnica più dettagliata del sistema
Fantasound
24
CAPITOLO III
LA REALIZZAZIONE DEL FILM
25
muovono gli oggetti?” Gli schizzi venivano quindi disposti
cronologicamente e rapportati alla trama.
Walt Disney consegnava gli storyboard ad un regista che a sua
volta assegnava le diverse sequenze agli animatori. Questi aveva il
compito di interpretare le scene facendo in modo di donare ai
personaggi quanta più credibilità possibile conferendo all’animazione
l’impronta di caricatura della vita.
Il direttore artistico collaborava a stretto contatto col regista
occupandosi della realizzazione grafica di ogni scena. Tale compito
richiedeva ricerca e, successivamente, preparazione
dell’ambientazione e dei relativi supporti scenici. Era inoltre
responsabile del piano di produzione che l’animatore usava come
guida in relazione a sfondi e musica. Il regista osservava la trama
evolversi mentre il direttore artistico la raffigurava nello spazio.
Il lavoro più intimo veniva infine svolto dall’animatore il quale,
armato di matita e foglio bianco, provvedeva a creare la sequenza
affidatagli.
26
Il contributo delle scenografie per creare la giusta atmosfera
nelle varie sequenze era fondamentale. Esse vennero realizzate con
acquerelli trasparenti, ponendo attenzione nel rendere evidenti gli
effetti psicologici dei colori nel dar risalto a dettagli, arredi scenici e
all’atmosfera, così come indicati nella sceneggiatura.
I disegni venivano quindi ricalcati su rodovetro con rulli
inchiostratori, poi dipinti sul rovescio per mezzo di colori prodotti dallo
Studio stesso. Ogni rodovetro era successivamente inviato col
rispettivo fondale al reparto di ripresa cinematografica: qui i due
elementi vennero sovrapposti fotogramma per fotogramma su
un’unica pellicola.
Molte riprese di Fantasia furono effettuate con una macchina da
presa a piani multipli, studiata per dare illusione di profondità nelle
scene.
Le tecniche di movimento degli oggetti richiesero molto lavoro
con studi sul movimento del reale da trasferire tramite linee e colori.
Basti pensare alle movenze grottesche di Topolino o alla
visualizzazione di elementi scenici come ad esempio alla rugiada
nella sequenza della Danza della Fata Confetto nella Suite dallo
Schiaccianoci. Un lavoro immenso che impiegò gran parte delle
risorse tecniche e finanziare degli studi Disney.
Fantasia fu inoltre oggetto di una procedura alquanto
stravagante rispetto alle precedenti produzioni Disney. Durante la
lavorazione spesso le tecniche di realizzazione degli effetti vennero
inventate al momento, scena per scena. Tutto era in stretta relazione
alle esigenze di scena. A volte queste stravaganze pare si
estendessero anche oltre il tavolo dell’animatore d’effetti spostandosi
al reparto riprese e, una volta che l’effetto voluto era impresso su
pellicola, nessuno dello staff sentiva l’esigenza di definire i vari passi
lungo i quali tale risultato era stato raggiunto.
27
Elevando così la musica al ruolo di protagonista Disney
accrebbe molto il pericolo che Fantasia non somigliasse altro che ad
un film muto accompagnato da colonna sonora , oltretutto senza una
storia unitaria. Creando una distanza tra la musica e i disegni sullo
schermo si sarebbe potuto dar vita a ciò che Walt Disney ebbe a
definire “animazione controllata da uno schema musicale”: se il
pubblico si fosse accorto della separazione di immagini/suono il
risultato sarebbe stato disastroso.
Come disse Stokowski durante la fase progettuale iniziale, il 26
settembre 1938, «le grandi masse non amano i concerti e non
amano leggere» 24 ; e, si può completare, non si sarebbero
interessate granché ad un concerto accompagnato da immagini con
le quali non avevano alcuna familiarità, nemmeno a livello narrativo
né letterario. Fantasia doveva risultare una magia sonora ad occhi
aperti e Disney non poteva fallire.
24 BARRIER M., Vita di Walt Disney: uomo, sognatore e genio. Tunué 2009, p. 222
28
CAPITOLO IV
REAZIONI DELLA STAMPA E DEL PUBBLICO
29
estetica indimenticabile. In questa nuova forma d’arte è racchiusa
l’essenza di tutte le arti antiche»28.
Non mancarono i dissensi. Questi provennero soprattutto dal
mondo della critica musicale. Principalmente il parere comune era
che il film non potesse coniugare lo spirito della musica classica con
le immagini. Virgil Tomphson, compositore e critico, lodò la qualità
del suono però denigrò il gusto musicale di Stokowski29 .
Olin Downes, critico musicale dell’edizione domenicale del New
York Times, scrisse un lungo saggio intitolato Disney’s Experiment
affermando come buona parte di Fantasia distogliesse l’attenzione
dalla partitura musicale o addirittura la danneggiasse. «L’intenzione
originale di Disney, comunque, è molto valida» constatò Downes,
«apre prospettive che permetteranno di creare nuove meraviglie».30
Riguardo l’Europa, in Francia, Jean Mitry scrisse «Fantasia non
fa solo un grandioso errore ma un’opera tale da screditare i tentativi
di collegamenti sonori-visivi, lasciando credere a un pubblico anche
di intenditori che lo scopo di queste ricerche fosse di tradurre la
musica in immagini»31 Fra gli studiosi italiani, Rondolino afferma che
il film propone una visualizzazione «in spregio ai più elementari
principi musicali32 », dall’altro lato Bendazzi opera delle distinzioni
all’interno dei vari episodi. Infine Alfredo Parente legittima le
similitudini cromo-fonetiche realizzate seguendo l’ispirazione e non a
30
partire da presupposti di corrispondenza o di presunta armonia
prestabilita tra suoni e colori.
Vi è da dire che ogni forma di giudizio, per quanto soggettivo ed
opinabile essa sia, si basa su punti di vista comprensibili.
E’ vero che Fantasia offrì al grande pubblico un quantitativo di
innovazioni estetiche e tecniche che mai probabilmente il mondo del
cinema hollywoodiano ebbe visto prima e che probabilmente
solamente Walt Disney avrebbe potuto offrire in quell’epoca tale
contenitore sinestetico alle grandi masse di adulti e bambini; tuttavia,
se prendiamo in considerazione le avanguardie cinematografiche
precedenti, come la cinepittura di Arnaldo Ginna e Bruno Corra o
l’arte dinamica di Tristan Sauvage, o ancora il già citato Oscar
Fischinger33 e la sua Komposition in Blau, Fantasia non sembra
offrire nulla di nuovo se non una semplicistica riduzione ai minimi
termini degli sperimentalismi cinematografici dell’epoca.
E’ altresì vero che il film non pare voler essere una sorta di
avanguardia massificata quanto uno strumento comunicativo estetico
che ebbe il desiderio di coniugare il linguaggio semplice ed
immediato dei classici cartoon Disney alla musica colta, seppur a
volte stravolgendola, in modo da portare una nuova commistione
sensoriale ad un livello elementare, fruibile a tutti, indipendentemente
da età, grado di istruzione o situazione sociale.
Comprensibile quindi la critica di Downes: l’aver stravolto in
certi episodi la partitura potrebbe far storcere il naso a qualsiasi
filologo musicale o appassionato di musica classica. Fantasia però
non è un concerto ma un semplice, per quanto unico, film
contraddistinto da una colonna sonora protagonista, attrice (forse un
po’ inconsapevole) che ha differenziato il proprio ruolo adattandosi
31
ad esigenze di copione, venendo incontro a differenti situazioni
estetico narrative volute dalla produzione Disney.
A mio avviso Fantasia non vuole quindi essere una traduzione
intersemiotica, quanto sarebbe più corretto definirla come una sorta
di interpretazione sinestetica soggettiva di Walt Disney: una gestione
visual-musicale personale e proprio per tale motivo, plausibile ma
giustamente criticabile.
Non si parla quindi di mera traduzione di linguaggio, come
potrebbe far intendere la critica di Mitry, quanto di scelte finalizzate
alla ricezione del grande pubblico e, come tale, un prodotto
semplificato che cerca di comunicare le potenzialità della musica e
delle immagini, attraverso una forma immediata, semplice, comune
ma al tempo stesso innovativa.
32
CAPITOLO V
DALLO SGUARDO GENERALE
ALL’ANALISI SPECIFICA
33
CAPITOLO VI
GLI EPISODI DEL FILM FANTASIA
34
35
trascrizione di Leopold Stokowski della Toccata BWV565 di J.S. Bach 34.
Si può notare la ripetizione dei frammenti melodici in relazione alla sezione
timbrico/strumentale utilizzata.
36
Gli artisti Disney cercarono di trasformare in immagini
l’esecuzione di Stokowski, arrivando alla creazione di una sequenza
di pura astrazione intervellata da iconiche presenze di figure umane ,
nelle vesti dei musicisti, e strumenti musicali (si nota in particolare la
presenza degli archetti durante la presentazione della Fuga). Si dice
che durante le lunghe riunioni preliminari fu deciso che per un brano
musicale come la Toccata, ovvero una sorta di libera composizione
strumentale, e Fuga, ovvero un intreccio di diversi temi musicali
all’interno di una struttura ben delineata, fossero ideali alla creazione
di immagini senza una precisa funzione narrativa.
Il primo brano di Fantasia comincia con le immagini degli
orchestrali della Philadelphia Orchestra che si accomodano al loro
posto, così come all’inizio di un concerto, e con l’ingresso del
Maestro Leopold Stokowski in attesa di dirigere.
L’orchestrazione di questo brano si sviluppa su una
giustapposizione timbrico/cromatica degli strumenti al fine di
evidenziarne visivamente l’articolazione melodica. Lo spettatore è in
grado di osservare l’architettura musicale del lavoro di Bach prender
vita passo dopo passo.
Lo sfondo scenico si riempie di un colore blu scuro ed iniziano
ad entrare le differenti sezioni tematiche strumentali proponendo
varietà cromatiche diverse in relazione ai timbri rappresentati ed alle
altezze dei suoni emessi.
Lo spettatore viene sin da subito stravolto: già dall’inizio in
sottofondo vi sono gli attori, si in carne ed ossa, ma con le loro
ombre. Uno stacco visuale netto. Non sono importanti fisionomie né
espressioni di un volto: le ombre sono sufficienti e la loro forma
diviene accompagnamento diegetico destinato in breve tempo a
nascondersi all’occhio umano trasferendosi nel contesto extra-
diegetico. Protagonisti non sono gli orchestrali, attore principale è il
37
timbro nella sua forma sinestetico cromatica. Nello schema sotto
riportato è possibile inquadrare i singoli ingressi delle sezioni
all’interno della partitura. L’apertura degli archi su un registro alto
emana una luce rosso fuoco riflettendosi sulla figura del Maestro
Stokowski. A loro seguono i fiati i quali, attestandosi su un registro
medio, riprendono l’ingresso tematico in variazioni di verde; infine,
ancora gli archi ma stavolta su un registro grave. Il rosso non
esplode più nella sua vivacità, mantiene sì il carattere prorompente
tuttavia si muove con un sapore più cupo, ove i violoncelli e
contrabbassi ne oscurano timbro e colore sonoro. Il rosso fuoco si
fonde con l’oscurità, probabilmente con il blu profondo, emanando
un’iridescenza violacea tenebrosa. La gamma sonora riprende i
timbri appena emessi ed il viola scuro riacquista vivacità divenendo
più luminoso, un viola quasi fucsia.
La Toccata prosegue ancora con l’iridescenza di colori e le
ombre degli orchestrali che portano avanti lo sviluppo
dell’esecuzione in un continuo gioco di colorati cromatismi.
38
incipit originale per organo della Toccata BWV565 e differenti assegnazioni
cromatiche in relazione alle altezze e timbri strumentali
utilizzati da Stokowski35
39
rappresentazione scenica dei colori riscontrati nella partitura
40
cinema d’avanguardia) che non costituiscono precetti di livello
elevato (ad esempio un paesaggio, un oggetto o un volto) ma figure
indefinite, costituite da linee, curve o spigolature.
Tali fotismi variano in ampiezza e in luminosità grazie
all’induzione ritmico-sonora.
La variazione cromatica si accompagna ad un cambiamento di
forme e paesaggi in una manifestazione astratta e surreale. L’inizio
tematico della fuga ,ad esempio, vede muoversi una progressione
discendente degli archi articolati attraverso movimenti nervosi in un
paesaggio composto da nuvole e luci: mano a mano che la
progressione continua entrano gli altri strumenti ed i colori si fanno
più scuri. Da un’impronta di luce gialla l’ambiente si colora di
arancione sino a coprirsi di un rosso sanguinio.
36 Ibid.
41
figurativi, che talvolta rappresentano elementi degli strumenti
musicali.
Fantasia in questa sequenza, con quella tipica presunzione di
Walt Disney, insegna al proprio pubblico come ascoltare la musica di
J.S. Bach.
In questo episodio Fantasia porta sin da subito lo spettatore
nell’osservare la musica e ascoltare immagini. La sequenza apre alla
sala il mondo dell’imagineering musicale: le immagini introducono a
diversi livelli di significazione che saranno successivamente
evidenziati e sviluppati nel corso degli episodi successivi. Il suono da
elemento di connotazione, ove la percezione è vaga e indefinita,
indirizza da ora in poi lo spettatore ad un nuovo livello di
significazione, sia essa pura, indicata o narrata.
La fine del primo brano di Fantasia è un richiamo all’ultimo
episodio, l’Ave Maria di Franz Schubert, con la formazione di nubi in
ricordo della forma di una cattedrale gotica: un’immagine, tra l’altro,
pressoché simile a quella creata dagli alberi di conifere nell’ultimo
brano del film. Nella sequenza di J.S. Bach si rimanda alla vetrata
istoriata che cade in frantumi nell’episodio di Schubert, quando la
luce della divinità assume la forma di un rosone gotico. La Fuga
termina con un tramonto e colonne di luce generate dalle canne
d’organo. E’ questa una prefigurazione del finale dell’Ave Maria, in
cui strisce di colore annunciano l’aurora e il sorgere del sole.
Nelle intenzioni del team Disney questi due episodi possono
essere visti come unicum riuscendo a creare una sorta di ciclicità nel
film.
Lo scopo di Walt Disney traeva origine nel rendere questa
sequenza, apripista del film, una pura forma di astrazione per «poter
vedere la musica e sentire immagini» 37. L’idea da cui nacque la
42
struttura del brano ruota attorno alla volontà di visualizzare sullo
schermo i diversi movimenti musicali mediante una loro trasposizione
fedele in immagini: così, per esempio, il contrappunto doveva venir
rappresentato mediante una vera e propria contrapposizione delle
immagini rispetto alla musica, ad un accordo lento corrispondeva una
visualizzazione briosa e viceversa. La musica di Bach in Fantasia era
in grado di esprimere chiaramente la sua struttura attraverso fotismi
ed immagini puramente astratte.
L’interesse di Walt Disney per i film d’avanguardia avvenne
durante gli anni trenta, quando vide Colour Box di Len Lye, un artista
inglese che disegnava e colorava direttamente su pellicola immagini
prive di narrazione; Stokowski stesso aveva inoltre diretto un
esperimento di Color Organ: strumento ideato da M.H. Greenwalt nel
1921 per realizzare una corrispondenza tra i colori e le tonalità
musicali.
Disney decise così di utilizzare il primo brano del film per
sperimentare l’interpretazione musicale attraverso i movimenti delle
immagini. Il brano scelto ben si prestava a questo scopo per la sua
mancanza di narrazione ed il valore musicale. Per la creazione di
questa sequenza Walt Disney contattò Oskar Fischinger, artista
tedesco conosciuto per i suoi film d’avanguardia composti di pure
immagini astratte.
Fischinger era considerato innovatore nell’animazione di linee e
forme geometriche che visualizzassero un tema musicale, come
appunto quelle di apertura del film. Nel 1933, due anni prima di Len
Lye, Fischinger aveva realizzato un film di forme astratte a colori
intitolato Kreise (tr.it Cerchi): la Paramount Pictures gli offrì un
contratto nel 1936 e lui si trasferì negli U.S.A.
Tuttavia la collaborazione con Disney non durò molto:
Fischinger lavorò allo Studio Disney solo tra il 28 novembre 1938 e il
31 ottobre 1939. Causa della rottura del rapporto tra i due fu
43
probabilmente il fatto che entrambi erano abituati ad avere il controllo
totale dei loro film, ma ai Disney Studio l’ultima parola doveva essere
sempre di Walt Disney. All’autore tedesco non rimase quindi che
lasciare il proprio ruolo in quanto non libero di professare
autonomamente le proprie idee. Il suo contributo è stato molto
importante se non fondamentale ma il suo nome non apparve
nemmeno tra i titoli di coda.
44
Particolari su alcune rassomiglianze nei tratti dei disegni di Vassilly Kandinsky
(colonna di destra) Several Circles (1926) e litografia (1935)
45
altamente evocativa, caratterizzata da una grande componente
emotiva. Qui anche lo spettatore comune, privo di conoscenza
musicale o di esperienze di cinema d’avanguardia, ebbe la possibilità
di immergersi in una veste Disney astratta, completamente diversa
dalle precedenti pellicole sino ad allora prodotte e, tuttavia, legate a
quel filo conduttore fiabesco comune alle opere precedenti: ove il
bene e il male risultano tema costante protagonista delle numerose
e variopinte suggestioni Disney.
46
6.2 Suite da “Lo Schiaccianoci” di Piotr Ilyich Tchaikovsky
38 Ibid., p.46
47
composto da fiori animati trovando la musica di Tchaikovsky integrata
perfettamente alle immagini.
Il compositore russo creò il balletto Lo Schiaccianoci per il
Teatro Marijnskij di San Pietroburgo, dove venne rappresentato per
la prima volta nel dicembre del 1892. La parte della Suite comprende
otto brevi movimenti, di cui solo sei utilizzati in Fantasia come
visualizzazione di un balletto della natura nel divenire costante
attraverso i suoi protagonisti: fatine, fiori, piante e creature marine.
La Suite originaria è suddivisa in tre parti: la prima l’Ouverture
miniature, la seconda si compone di una serie di danze
caratteristiche (Marche, Danse de la Fée-Dragée, Danse Russe
Trepak, Danse arabe, Danse chinoise, Danse des mirilitons). Infine la
terza parte è la più lunga ed è costituita dal Valzer dei fiori, una sorta
di omaggio e autoriconoscimento del legame di Tchaikovsky con
Johann Strauss.
Disney opera una libera scelta rispetto alla partitura
preesistente, sia eliminando non pochi dei brani che compongono la
Suite, sia sovvertendone l’ordine. Nel film manca completamente
l’Ouverture miniature che costituisce la prima parte della
composizione, della seconda restano soltanto quattro danze
caratteristiche su sei, mentre permane completamente la terza parte
incentrata sul Valzer dei fiori.
Come riportato ogni movimento dell’opera originale aveva un
tema diverso dagli altri e gli animatori rispettarono questa divisione:
nella Danza della Fata Confetto, inizio della Suite ambientato al
risveglio della natura, vediamo sinuose fatine passare di fiore in fiore
spargendo rugiada, muovendosi come dei colibrì; sette funghetti
ballerini animano poi la Danza Cinese; la Danza degli Zufoli vede
come protagoniste delicate campanule che staccandosi dallo stelo si
adagiano sull’acqua e cominciano a danzare; la Danza Araba si
svolge invece sott’acqua, dove tra una foresta di piante marine
48
agisce una pesciolina rossa; gli interpreti della Danza Russa sono
invece degli spinosi cardi trasformati in cosacchi e delle orchidee in
contadine il Valzer dei fiori, movimento finale della sequenza, è
suddiviso in tre parti: l’arrivo delle fatine dell’Autunno e il loro tocco
magico che cambia colore alle foglie degli alberi, il balletto dei
baccelli di asclepiadee simili a danzatrici classiche con tutù, infine la
comparsa delle fatine del gelo che adornano le piante con sottili aghi
di ghiaccio scivolando su di uno stagno e facendolo gelare sulle
ultime note della Suite.
Tra i diversi movimenti che compongono la sequenza, il più
famoso e apprezzato è quello interpretato dai funghetti cinesi, il più
piccolo dei quali, chiamato Hop Low, non riesce a stare al passo
degli altri esibendosi in una divertente interpretazione personale del
brano musicale.
In origine avrebbero dovuto essere delle lucertole orientali le
protagoniste della Danza Cinese ma Walt Disney non era soddisfatto
del risultato. Casualmente gli capitarono tra le mani alcuni model
sheets, ( disegni riassuntivi degli atteggiamenti e delle posizioni di un
personaggio da animare) di un gruppo di funghetti, creati da John
Wallbridge risultati perfetti per essere i protagonisti della sequenza,
con i loro modi buffi di muoversi e disegnati come se avessero una
lunga veste fino ai piedi che impedisce loro il movimento se non a
passi molto piccoli. Tra questi funghi Hop Low, sebbene senza volto
così come i suoi compagni, esprime una grande vitalità e una forte
personalità.
Questo risultato fu possibile grazie all’abilità di Art Babbitt
nell’animare i funghi ballerini e all’apporto tecnico di Jules Engel,
coreografo: è forse un esempio emblematico di come allo Studio
Disney si fosse capaci di trarre il massimo dal disegno di un banale
fungo.
49
Si racconta che per elaborare la coreografia Babbit lavorò in
modo da coordinare il movimento non solo con la melodia principale,
ma anche con il contrappunto: «una nota bassa dev’essere
rappresentata anch’essa visivamente», affermando poi che
«ascoltando più volte lo spartito, incominciai a vedere quello che
stava accadendo» 39
La sequenza della Danza Cinese è rimasta nel ricordo di
specialisti e pubblico come uno dei capisaldi dell'intera filmografia
Disney.
Per dare maggiore effetto di realtà, nella sequenza dei funghetti
venne impiegata la tecnica del rodovetro, disegni copiati su un foglio
di celluloide e colorati sul retro. Al reparto effetti speciali furono
aggiunte le goccioline di rugiada che cadono sui funghi, infine la
scena venne posizionata su un fondale scuro che incorniciava la luce
tonda di un riflettore, poi ripresa grazie alla Multiplane Camera.
Un’altra sequenza di grande successo fu quella della Danza
Russa, avente come protagonisti un corpo di ballo composto da
cardi, disegnati come cosacchi col loro colbacco in testa, formato dai
petali dei loro stessi fiori e da orchidee dall’aspetto di tradizionali
contadine russe. Una curiosità, per i cosacchi i disegnatori si
ispirarono a degli esemplari di cardo trovati in un’area di parcheggio
vicino allo Studio, trasformati in provetti ballerini russi.
La scena del ballo tra i cardi e le orchidee rientra nella
tradizione della coreografia di Broadway, con la presenza di
moltissimi ballerini di fila che si muovono al passo con la musica. I
cardi vennero fatti danzare su diversi fondali, girando vorticosamente
al ritmo della musica.
La sequenza da Lo Schiaccianoci si conclude con il Valzer dei
fiori e la poesia delle fate del gelo che con i loro movimenti ricoprono
39 Ibid., p.53
50
di ghiaccio l’ambiente naturale. Per creare l’illusione del gelo i tecnici
Disney affrontarono uno dei problemi più complessi di tutto il film. I
disegni a matita furono ricalcati con inchiostro colorato su rodovetro,
vennero abbelliti con pennellate di colore a secco, arricchiti con
incisioni a punta secca e dall’uso dell’aerografo, una speciale vernice
trasparente venne infine utilizzata per creare l’effetto delle gocce che
rischiarano la scena.
Da notare come in questa sequenza del film Disney lavori
moltissimo sulle relazioni semantiche tra musica e cinema. Non
siamo più in ambito astratto ma in un mondo credibile, un reale che
naviga nella fantasia dello spettatore. L’azione si svolge nella
significazione del reale, o quantomeno, attraverso i movimenti
caricaturali, del realistico.
Nel ricreare un habitat musicale Walt Disney si adopera sia
sulle relazioni semantiche, a livello di significazione, tra musica e
dimensione non iconica dell’immagine, sia sui movimenti dei disegni
animati e della cinepresa, andando a lavorare con le qualità cinetiche
(proprie del movimento) e spazio-temporali.
Nella sua opera integra immagini rappresentando figure grandi
con suoni a bassa frequenza, talvolta di elevata intensità. Ne La
Danza della fata confetto ad esempio il timbro dell’arpa viene
associato sul piano visivo a figure piccole, piccoli gesti e piccoli
movimenti.
51
il suono dell’arpa viene rappresentato dal piccolo gesto di bacchetta magica della
fatina: si possono notare nello spartito suoni staccati e di breve impulso 40
40VALERIO J. Fantasia, riduzione per piano solo, Dance of the sugar plum Fairy,
Hal Leonard Publishing, 1992 Milwaukee
52
la sezione evidenziata di giallo viene suonata dai fagotti e clarinetto a cui sono
associate foglie di grandi dimensioni, la sezione evidenziata di rosso viene
eseguita dai fiati su un registro quindi più acuto 41
53
di totale immersione nelle proprie sensazioni e nella propria
esperienza del reale surreale. Un particolare fascino duraturo, «è il
fascino», scrisse Otis Fergusson, «di un’immaginazione che avverte
ogni genere di modi di essere e di azioni in cose talmente comuni, a
portata di mano di tutti, che l’improvviso contrasto tra ciò che
potrebbero essere e ciò che sicuramente non sono è universalmente
comico, irresistibile»43 Così, i funghi divengono ballerini, i cardi
danzatori russi, i pesci si trasformano in odalische arabe, un bocciolo
bianco è una prima ballerina e la brezza la musica che la
accompagna.
54
6.3 L’Apprendista Stregone di Paul Dukas
55
L’Apprendista Stregone fu eseguito per la prima volta in
pubblico a Parigi nel 1897 e come Fantasia anche questo brano
risulta trasposizione di un’opera da un medium artistico ad un altro.
Dukas compose questo scherzo sinfonico partendo dalla ballata
scritta dal poeta tedesco Wolfgang Goethe intitolata Der
Zauberlehling (tr. it. L’Apprendista Mago), in cui racconta le
vicissitudini dell’aiutante di un mago che in assenza del suo maestro
si impadronisce dei suoi poteri magici, riuscendo però a combinare
solo disastri.
La trasposizione filmica Disney è quindi fedele all’originale di
Goethe, un adattamento di tipo narrativo. La collaborazione tra
Disney e Stokowski per questo film sarà, come già detto, il punto di
partenza per il progetto di Fantasia.
Nella sequenza è fondamentale l’unione perfetta tra musica,
immagini e narrazione: nelle Silly Symphonies era la musica ad
avere il sopravvento sulle immagini, in questo caso invece si fondono
le due forme garantendo allo stesso tempo ottima animazione ed
ottima musica.
Per arricchire la mimica facciale di Topolino di una più ampia
gamma di espressioni, Fred Moore, supervisore all’animazione
dell’episodio, venne incaricato di sottoporre il personaggio ad una
operazione di restyling: a partire proprio da Fantasia, Mickey Mouse
fu dotato di pupille, mentre fino ad allora i suoi occhi erano stati due
semplici bottoncini neri. Le espressioni facciali di Topolino divennero
così più realistiche e variegate, donandogli una nuova personalità.
Il film inizia con l’immagine dello Stregone, poi ribattezzato Yen
Sid (nome Disney letto al contrario) che fa uso dei suoi poteri magici
per materializzare un pipistrello e trasformarlo in una farfalla, mentre
il suo aiutante, stanco per il lavoro compiuto, si asciuga il sudore
dalla fronte. Annoiato dai suoi stessi trucchi, lo Stregone sbadiglia, si
leva il cappello da mago dalla testa e abbandona la caverna.
56
Rimasto solo, Topolino indossa il cappello magico e ordina ad una
scopa di prendere vita, di afferrare dei secchi e dirigersi alla cisterna
per trasportare acqua. Mentre la scopa agisce, lo stanco Mickey
Mouse si addormenta e comincia a sognare. Al risveglio scopre che
l’acqua ha ormai invaso la caverna, spaventato, decide di colpire la
scopa con un’ascia per porre fine al sortilegio. Ecco però che da ogni
pezzetto di legno prende vita una nuova scopa che ricomincia a
trasportare acqua.
Un esercito di scope marcia contro Topolino, ormai impotente di
fronte al suo potere. Mickey Mouse si aggrappa al libro magico delle
formule dello Stregone nel momento in cui sta per essere travolto da
un vortice d’acqua. Il ritorno del mago segna la fine dell’incantesimo,
tutto torna alla normalità, ed al povero apprendista, dopo aver
ricevuto un colpo di scopa sul sedere da parte di Yen Sid, non resta
che ricominciare a trasportare l’acqua.
La sequenza si conclude con l’uscita di scena di Topolino che
va a congratularsi con il maestro Stokowski per la direzione del
brano, in una scena di animazione mista dove realtà e mondo
immaginario perdono i propri confini.
La storia viene narrata con immagini dall’estetica tipicamente
cartoon. La sincronizzazione con la musica non è niente più che
mickeymousing che vede il suo manifestarsi mediante accentuazione
di movimenti ed azioni sull’andamento melodico/ritmico. Walt Disney
costruisce un puro cartone animato: personaggi con un loro carattere
definito e credibile, un design tipicamente umoristico, una storia
precisa, fantasiosa ed avvincente.
57
esemplificazione della tecnica visiva del Mickeymousing: i movimenti delle mani del
mago al lavoro sulla pozione magica sono identificati nella partitura dai violini. I
suoni legati e di timbro chiaro indicano iconicamente un movimento preciso ma
leggiadro 44
58
sequenza d’animazione della scopa: lo sfondo scenico è immobile rappresentato
dall’assenza di suono, improvvisamente Topolino evoca l’animazione della scopa i
cui primi goffi movimenti vengono identificati dal timbro scuro di clarinetti e
tromboni. 45
45 Ibid.
59
La creazione del nuovo mediometraggio, poi colonna portante
di Fantasia, si colloca in un periodo particolare della vita di Walt
Disney, reduce dal successo strepitoso di Biancaneve e i sette nani e
con un grosso budget a disposizione46.
Il sogno che Topolino fa mentre la scopa da lui animata inonda
d’acqua la caverna è significativo della volontà di potere e della forza
che Disney aveva ormai acquisito grazie al suo lavoro. Mickey
Mouse durante il sogno comanda le stelle ed i pianeti in un delirio di
onnipotenza, si sente invincibile ed invulnerabile, il modesto ed umile
apprendista è ora in grado di dominare l’universo ed i suoi elementi:
attraverso Topolino, Walt Disney riuscì simbolicamente ad esprimere
i propri sogni di gloria.
Il Topolino de L’Apprendista Stregone continuava ad essere il
Walt Disney dell’epoca di Fantasia, passando in pochi anni dalla
direzione di un’orchestra in The Band Concert (1935) al controllo
sulle stelle dalla vetta di una montagna.
Ma così come il sogno di Topolino svanì a contatto con l’acqua,
il successo di Fantasia naufragò nella tempesta della Seconda
Guerra Mondiale coadiuvati da altissimi costi di produzione ed un
flop ai botteghini. Invece il successo, seppure tardivo, del brano in
questione è fuori discussione, tanto che nel nuovo lungometraggio
Fantasia 2000, L’Apprendista Stregone è l’unico brano da Fantasia
che verrà riproposto insieme alle nuove sequenze create per il film.
46Snow White and Seven Dwarfs incassò tra il 1936, data di uscita e il 1939, oltre
sei milioni di dollari contro un costo negativo (costo totale del film prima che
venisse effettuata una stampa per la proiezione) di quasi un milione e mezzo di
dollari. (fonte BARRIER M., Vita di Walt Disney: uomo, sognatore e genio. Tunué
2009, pp.199-201)
60
6.4 La Sagra della Primavera di Igor' Fëdorovič Stravinskij
61
scorre sino a cadere in mare, dove si originano getti di vapore
acqueo.
3. Sviluppo della vita sottomarina: in tale frammento appaiono
le prime forme di vita uni e pluricellulare che si sviluppano nel
mare, per arrivare all’evoluzione degli organismi da marini ad
anfibi ed infine alla comparsa dei primi esseri terrestri
4. Pterodattili e Ittiosauri: facciamo conoscenza con i padroni
del cielo, i primi vertebrati volanti. Uno di essi viene afferrato e
divorato da un Ittiosauro che emerge dall’acqua.
5. Vita familiare : possiamo qui ritrovare le abitudini dei
dinosauri terrestri, Stregosauri, Triceratopi, Brontosauri e molti
altri si muovono alla ricerca del cibo.
6. Il combattimento: in tale sequenza viene illustrata la
selezione naturale attraverso le battaglie tra le varie specie di
dinosauri per la sopravvivenza, puntando l’attenzione sullo
scontro tra un Tyrannosaurus Rex e uno Stegosaurus.
7. Migrazione ed estinzione: in tale frammento si può vedere
l’ultimo periodo Cretaceo (settanta milioni di anni fa), che precede
l’era dei mammiferi. A causa di un cambiamento climatico che ha
reso il pianeta un luogo caldo, privo di vegetali, i dinosauri cadono
esausti sul suolo oramai deserto. Un’inquadratura a campo lungo
ci mostra una serie di scheletri semisepolti dalla sabbia.
8. Terremoti: l’episodio conclusivo de La Sagra della Primavera
mostra la furia dei terremoti che, nella loro irruenza, squarciano il
terreno. Vulcani sotterranei emergono dagli oceani creando oasi
di vita nelle quali prospereranno le creature superstiti.
Walt Disney pensò di far proseguire le sequenze includendo
anche la comparsa dei mammiferi sulla Terra e infine l’arrivo dei primi
esseri umani. John Hubley, direttore artistico della sequenza,
sconsigliò questa mossa: i rappresentanti religiosi più oltranzisti
avrebbero infatti potuto accusare il film di andare contro la visione
62
cristiana della creazione del mondo e di conseguenza boicottarlo.
Disney decise che Fantasia presentava già abbastanza problemi di
accettazione da parte del pubblico e rinunciò all’idea.
La decisione di utilizzare Le Sacre du Printemps venne
sicuramente presa da Walt Disney, ma Leopold Stokowski fu uno dei
primi sostenitori dell’opera più osteggiata di Stravinskij. Alla sua
prima rappresentazione a Parigi infatti il balletto del compositore
russo venne fischiato dagli spettatori, scatenando addirittura una
rissa in sala tra i musicisti e alcuni facinorosi del pubblico.
Stokowski fu il primo direttore d’orchestra a dirigere l’opera
negli Stati Uniti nel 1930 e caldeggiò la scelta della composizione per
Fantasia.
I rapporti tra Disney e Stravinskij non furono però tra i più facili.
Lo Studio era già in contatto col compositore dal 1938, quando si
pensava di utilizzare un suo celebre brano, L’Uccello di Fuoco, nel
“Concerto Filmato” che allora era in preparazione: l’idea non ebbe
però seguito, salvo essere recuperata sessant’anni dopo per il nuovo
Fantasia 2000.
Stravinskij era un estimatore dell’opera di Disney, non fu quindi
difficile in un secondo tempo convincerlo a collaborare e a cedere i
diritti de Le Sacre du Printemps. Egli visitò lo Studio con il coreografo
Gorge Balanchine, assistendo alla proiezione del brano de
L’Apprendista Stregone e apprezzando molto il lavoro in corso per il
brano dei dinosauri.
In una riunione del 19 ottobre 1938 a cui partecipò il
compositore stesso espresse un forte coinvolgimento per il progetto
affermando in pieno entusiasmo: «non sapevo di avere scritto questa
musica!»47
47 BARRIER M., Vita di Walt Disney: uomo, sognatore e genio. Tunué 2009 p.217
63
La posizione del compositore russo nei confronti del risultato
finale non appare tuttavia molto chiara: anni dopo infatti, ricordando
la sua collaborazione con Disney, criticò le scelte operate sulla sua
musica, che venne ricomposta secondo le esigenze del film non
rispettando la scansione cronologica originaria. In un intervista
apparsa sul Courier di Champaign-Urbana Stravinskij dichiarò che «il
trattamento subito dalla sua musica in Fantasia è stato pessimo»,
proseguendo quindi, «ho visto parte del film allo Studio e me ne sono
andato».48 Pur vero è che Stravinskij vendette i diritti allo Studio per
altre tre sue composizioni, Renard, Fuochi d’artificio e L’Uccello di
Fuoco.
Uno dei problemi che dovettero affrontare gli artisti Disney
consisteva nel rendere con la massima veridicità esseri preistorici
vissuti milioni di anni fa, di cui si avevano solamente delle
ricostruzioni fittizie.
I disegnatori erano abituati a trattare con animali antropomorfi,
dalle grandi pupille e dai visi allegri, ben altra cosa era animare
immensi rettili. I primi model sheets mostrano chiaramente dei
dinosauri ancora troppo simili ai personaggi delle Silly Symphonies
nelle espressioni e nella grafica. Tra l’altro bisogna ricordare che
l’unico precedente illustre di animazione di un dinosauro risaliva a
Winsor McCay e al suo Gertie the Dinosaur, risalente al lontano
1914.
Si pensò allora di contattare paleontologi ed esperti del settore:
il risultato finale fu talmente realistico nel presentare scene
irrealizzabili nei film dal vero che questo brano venne proiettato nelle
scuole americane come documentario sulla nascita della Terra e
sulla vita dei dinosauri.
64
All’alba degli anni quaranta tra gli intellettuali non era più così di
moda apprezzare l’opera dello Studio Disney, ma quando Stravinskij
firmò il contratto per le sue musiche molti altri compositori
contemporanei decisero di seguirne l’esempio e cercarono di
mettersi in contatto con Disney, tra questi Sergej Prokofiev.
Disney era talmente convinto del successo che avrebbe
ottenuto col suo film che mise in cantiere un sequel, secondo l’idea di
un’opera d’arte in costante divenire.
In un incontro con Prokofiev, il compositore russo disse «ho
scritto questa musica nella speranza che lei ne tragga un film
d’animazione» 49. Vennero acquisiti i diritti di questa composizione
inedita, intitolata Pierino e il Lupo, e si cominciò ad animarla,
attribuendo ad ogni personaggio della storia uno strumento musicale
ed un tema specifico. Il progetto di un secondo Fantasia venne però
abbandonato visti gli esiti sfavorevoli del primo, ma l’animazione di
Pierino e il Lupo venne portata a compimento e il risultato finale
costituisce parte integrante di Make Mine Music (trad. it. Musica,
Maestro!), film musicale ad episodi del 1946, composto soprattutto
da brani di musica popolare.
Alcune critiche hanno ritenuto l’episodio de Le Sacre du
Printemps eccessivamente lungo: sullo schermo scorrono infatti
trenta minuti di sequenza senza una trama precisa, senza un
commento vocale che spieghi il significato degli eventi, senza
personaggi ben caratterizzati e credibili. Inoltre la gravosa necessità
di seguire la partitura rallenta il ritmo narrativo, in quanto impone i
propri tempi e la ripetizione di alcune azioni. La musica infine, sia per
il suo carattere che per il realismo dei disegni, viene utilizzata per lo
più come commento sonoro (tranne alcuni vulcani ed alcune ondate
sincronizzate), più che secondo i canoni del Mickeymousing.
65
Prima apparizione di lampi di luce emessi dal vulcano che emergono tra le nubi del
cielo, rappresentati nella partitura da un sottofondo di violino in pizzicato a voler
segnalare la lontananza dell’eruzione.50
50
STRAVINSKY I, Le Sacre du Printemps - I mov. L’adoration de la Terre, Moscow
Musique 1965
66
Dal campo largo ad un campo medio sui vulcani: il suono ora si fa più grosso e
prorompente attraverso i corni e i tromboni che irrompono nel movimento
progressivo di camera rappresentato da un accordo reiterato 51
67
Al termine del brano di Stravinskij venne inserito un Intermezzo
in cui gli artisti Disney cercarono di dare vita alla Colonna Sonora,
ovvero quella stretta banda posta sul lato sinistro della pellicola che
con la sua invenzione ha rivoluzionato il modo di fruire i film.
La Colonna Sonora ottica è infatti collocata a lato delle pellicole
cinematografiche: le onde ottiche fotografate sulla pellicola appaiono
sotto forma di fotismi e, passando sul lettore sonoro del proiettore,
restituiscono suoni e musiche registrate.
Il lavoro sonoro Disney è animato seguendo le regole classiche
del cartone animato: nonostante la sua stilizzazione, i soggettisti
riescono a caratterizzarla come un po’ timida e restia a esibirsi in
pubblico, un’artista abituata al dietro le quinte.
Il narratore Deems Taylor, in voce fuori campo, incoraggia la
Colonna Sonora ad emettere dei suoni. Si ascoltano quindi il
glissando di un’arpa, note di violino, di flauto, di tromba e di fagotto;
infine un assolo di percussioni.
Ad ogni suono la Colonna Sonora cambia la propria forma e
origina colorati grafismi astratti la cui sincronizzazione coi suoni è
perfetta. L’onda generata dal timbro strumentale assume forme
iconografiche divertenti tipiche da cartoon Disney manifestate
attraverso una vera e propria personalizzazione dei fotismi. Ad
esempio l’onda generata dal flauto viene contraddistinta da un
disegno a tratto leggermente sfumato che richiama il soffio d’aria
propagato all’interno dello strumento, il fagotto ha un disegno che
ricorda una sorta di smorfia, una pernacchia, ironico richiamo al
timbro dello strumento (anche il colore rosso sembra voler
rassomigliare ad una lingua), oppure ancora, i piatti delle
percussioni, un altro iconografico richiamo al movimento visualizzato
nel momento in cui essi vengono percossi.
68
Esempio di rappresentazione iconografica dell’onda sonora per flauto, fagotto e
piatti
52MICHELONE G.-VALENZISE G., Bidibi Bodibi Bu “La musica nei cartoni animati
da Betty Boop a Peter Gabriel, op.cit., p. 189
69
6.5 La Sesta Sinfonia detta “La Pastorale” di Ludwig van
Beethoven
70
Diana,Morfeo ed una connotazione divertente e caricaturale al dio
Bacco. Tutta la vicenda si svolge nel tempo compreso tra il sorgere
del sole e l’arrivo della notte.
Ripensando l’ambientazione in chiave naturalistica Walt Disney
rinuncia in tal modo a tradurre l’unico dettaglio descrittivo presente
nella partitura originale: la sequenza ritmico-melodica che imita il
canto del rigogolo o beccafico nel finale del secondo movimento, la
quale invece viene associata in modo inaspettato al movimento di tre
amorini che indietreggiano.
Nel ricreare il brano per Fantasia le scansioni di Beethoven
sono state inoltre assoggettate alle esigenze del film, fu così che le
sequenze vennero ripartite: all’originale Risveglio di piacevoli
sensazioni all’arrivo in campagna [Allegro non troppo] corrisponde
Monte Olimpo, in cui la campagna del compositore tedesco si
trasforma nei Campi Elisi ai piedi del monte sacro per i greci e
possiamo assistere al risveglio delle creature mitologiche che li
popolano, concentrando l’attenzione sulle vicende del cavallo alato
Pegaso e della sua famiglia.
Nell'ambito scenico descrittivo l'animazione talvolta attribuisce
determinati strumenti ai personaggi protagonisti in scena.
Nell'esempio qui sotto riportato vengono evidenziati nella partitura tre
differenti colori per identificare i rispettivi protagonisti.
• Primo fotogramma: in azzurro, attribuito ai violini, ritroviamo i
piccoli unicorni correre nel prato.
• Secondo fotogramma: i piccoli animali improvvisamente
avvistano un amorino che suona uno strumento simile ad un flauto
della mitologia classica, attributo dagli animatori al timbro dell’oboe.
• Terzo fotogramma: l'amorino saltella, seguendo ritmicamente
il tempo dell'esecuzione, quando l'inquadratura si sviluppa su un
campo medio ove il piccolo protagonista viene accompagnato dagli
amici (prima clarinetto e fagotto poi si aggiungono corno e flauti).
71
• Quarto fotogramma: il campo si allarga ed entrano in scena
anche i piccoli unicorni i quali si uniscono alla danza gioiosa
proponendo i loro violini.
72
Descrizione visiva della partitura nelle differenti sezioni strumentali53
73
Il movimento intitolato Scena presso il ruscello [Andante molto
mosso] è diventato Centauri e centaurine, termine quest’ultimo
inventato appositamente per l’occasione, in cui troviamo i
corteggiamenti amorosi di un gruppo di centauri verso le loro
controparti femminili nei dintorni di un ruscello.
Il Baccanale ha sostituito l’Allegra riunione di contadini [Allegro],
introducendo la figura di Bacco, a cavallo di Jacchus (tr. it. Jacco), il
suo asinello – unicorno, dio delle feste e del divertimento che qui
vede festeggiare la vendemmia insieme alle altre creature dei Campi
Elisi.
La tempesta [Allegro] mantiene lo stesso titolo anche nel film. Il
cielo diventa improvvisamente cupo e il dio padre Zeus appare tra le
nubi, provocando un temporale nell’idilliaco Monte Olimpo, teatro
delle vicende narrate nella sequenza, scagliando fulmini e saette,
forgiati da Vulcano, verso il malcapitato Bacco. Poi stanco ed
annoiato si mette a dormire avvolto in una nuvola che funge da
coperta; l’ultimo movimento, il Canto di ringraziamento dei pastori
dopo la tempesta [Allegretto], si trasforma in Tramonto e vede
protagonisti gli dei dell’Olimpo, ovvero la dea Iride che vola in cielo
trasportando l’arcobaleno, Apollo che cavalcando il carro del Sole lo
trasporta lontano alla fine di questa giornata, Morfeo che ricopre tutto
con il suo manto della notte e infine Diana che scoccando una
cometa con l’arco formato dalla falce della Luna riempie il cielo di
stelle.
La sequenza tratta dalla Sinfonia Pastorale è sicuramente
quella che di tutto il film ha avuto più critiche per la sua scelta di
utilizzare un mostro sacro come Beethoven per tradurre la sua
musica in immagini. I critici più radicali si schierarono contro l’uso di
questo brano, ritenendolo impossibile da ridurre ad immagini e
accusando Disney di sacrilegio nei confronti del compositore
74
tedesco, soprattutto per le mutilazioni che in Fantasia furono
compiute sul brano.
In origine le sequenze mitologiche avrebbero dovuto essere
accompagnate dalle musiche dell’opera Cydalise di Gabriel Pierné,
ma questo accostamento non convinse. Dopo una lunga ricerca si
decise che le immagini idilliache dell’Olimpo greco si sarebbero
adattate perfettamente alla musica della Sesta Sinfonia di L.V.
Beethoven.
La difficoltà maggiore venne dalla rappresentazione del
movimento dei cavalli alati: benché la più antica rappresentazione di
Pegaso risalga al IV secolo a. C., nessuno ne aveva mai illustrato il
movimento. I disegni preparatori mostrano come i cavalli alati fossero
considerati uccelli in volo, riuscendo a planare sull’acqua come cigni
e muovendosi come questi nobili animali, seppur mantenendo la
grazia e il portamento dei cavalli.
Anche le altre creature mitologiche crearono problemi
nell’animazione. Le piccole centaure, inventate per l’occasione,
furono oggetto di numerose metamorfosi a causa della difficoltà nel
rappresentare esseri metà donne e metà cavallo a torso nudo: si
decise allora di coprire le loro nudità con ghirlande di fiori. I centauri
ed i fauni furono problematici nei movimenti ed il risultato finale non è
dei migliori. Gli amorini invece portarono meno difficoltà e
rappresentano il filo conduttore della vicenda, sono spettatori ed
attori allo stesso tempo di ciò che accade ai piedi dell’Olimpo, con
una funzione quasi coreutica: sono loro ad aprire e chiudere il sipario
sulla sequenza, fino ai fotogrammi finali in cui il sedere di uno di loro
non si trasforma in un cuore ed il brano, sfumando al nero, si
conclude.
L’elemento comico e caricaturale della vicenda è sicuramente il
dio Bacco, qui rappresentato come un sorridente signore grassottello
che, in compagnia del suo Jacco – unicorno/asino, si ubriaca e balla,
75
in netta antitesi con le forme imponenti del dio padre degli dei, Zeus.
I disegni della divinità sono animati da Art Babbitt.
L’uso del colore in Fantasia è estremamente rilevante: intere
sequenze vennero dipinte con i colori fondamentali una scena dopo
l’altra per favorire l’armonia cromatica non solo all’interno della
stessa scena, ma anche in rapporto a quelle precedenti e seguenti.
Per il brano de La Pastorale vennero impiegati tutti i colori
possibili, creando i più arditi accostamenti cromatici mai apparsi in un
film Disney, questo grazie alla possibilità di non rispettare il mondo
reale per la connotazione mitologica delle scene. Scrisse Lewis
Jacobs: «Disney è stato il primo a rendersi conto che i colori nei film
non hanno bisogno di assomigliare in alcun modo a quelli della vita
reale: sullo schermo può esistere qualsiasi colorazione si possa
immaginare».54
La tematica mitologica inoltre sancisce il diritto per lo Studio di
trattare i grandi temi che l’umanità vede da secoli attraverso le opere
dei grandi artisti del passato, nobilitando così la più giovane tra le
arti, l’animazione.
Gli alberi potevano essere di un innaturale colore viola, i ruscelli
arancio e l’erba blu: leggenda vuole che non sapendo più che
tonalità di colore usare, avendo finito l’intera gamma cromatica a
disposizione, un disegnatore dello Studio utilizzò addirittura la
marmellata di more preparata dalla moglie per colorare una scena
della sequenza.
Le scene finali del brano vedono Apollo librarsi in cielo
trasportando il carro del Sole: i colori sono più che mai accesi ed
intensi, quasi a voler proiettare lo spettatore dentro l’astro nel cielo al
tramonto.
54 JACOBS L., The Emergence of Film Art, New York, Hopkinson and Blake, 1969
76
Questo episodio risulta molto interessante, dal punto di vista
dell’analisi, sotto due particolari punti di vista: l’aspetto sinestetico e
l’aspetto comunicativo/sociale.
Riguardo il primo punto la sequenza è stata oggetto di ricerca
approfondita nel corso dell'anno 2010 da Di Cai e collaboratori i quali
effettuarono dei test sulla base di una tecnica di rilevazione elaborata
da David Eagleman nel 200755.
L'ambito di analisi venne effettuato attraverso riscontri diretti
basati su un'estesa raccolta dati articolata in tre punti principali:
1. Un test sull'altezza dei suoni
2. Un test sulle armonie scaturite da figure accordali
3. Un test sulla tonalità
I soggetti dei test eseguivano una pre-rilevazione: dopo aver
ascoltato suoni o frammenti musicali generati a diverse altezze,
armonie e tonalità di impianto, selezionavano i colori scegliendoli da
una mappa cromatica. Di Cai e collaboratori giudicarono il livello
sinestetico in relazione alla formula emersa in seguito alle numerose
raccolte effettuate.
Al test parteciparono 43 persone dotate di capacità sinestetica
e vennero selezionati i risultati con valori più alti. Con sorpresa fu
subito evidente che i soggetti dei test associavano i colori all'altezza
dei suoni, specialmente nelle tonalità maggiori e negli accordi di
tonica (triadi). Sia nelle rilevazioni di altezza che in quelle accordali, i
soggetti scelsero quasi sempre gli stessi colori così come avvenne
nei test sulla tonalità di impianto.
La tonalità trova radice sulla tonica e sugli accordi di tonica. Sia
nella rilevazione di altezza che nell'accordo di tonica, il colore scelto
da una gamma di frequenze e accordi è pressapoco il medesimo
rappresentato dal colore scelto nel test di tonalità.
77
chord, and key are very much correlated and similar as sho
these representative colors with these in “Fantasia”. Fant
Walt Disney. It is the third feature-length film produced by
synesthetic effects appear in this film although there is n
artists. In this talk, we discuss the synesthetic colors are ass
create special effects. For example, in Fig. 2, the synestheti
symphony in Fantasia.
Nella figura riportata We solo
(viene mostrata alsola found
prima metà a synesthetic
del “cross
chapter.
circolo delle quinte) ogni colonna illustra i colori associati alla tonica
nella sezione superiore, il colore dell'accordo di tonica nella sezione
intermedia e la tonalità sul fondo.
Uno dei risultati dei test evidenzia la forte correlazione tra tonica, triade di
tonica e tonalità associata. E’ riportata solo la metà superiore del circolo delle
Figure 1: One of the quinte
test results indicated the
strong correlation between the tonics, tonic Figure 2: Synesthe
chords, and the associated keys. Only the Fantasia. The arr
Tutto
upperciòofmostra
circle chiaramente come il sinesteta recepisca
of fifths is shown. il
Fantasia pictures.
suono in una forma strutturale caratterizzata dalla tonalità. Allofrequencies are lis
stesso tempo i colori scelti sono raccolti attorno ad essa.
Il metodo utilizzato, denominato k-method, permise di riunire i
colori selezionati ed ottenere così una loro rappresentazione
EAGLEMAN, D., KAGAN, A., NELSON, S., SAGARAM, D.
for the study of synesthesia. Journal of neuroscience method
identificativa. Successivamente, vennero elencati tre di cinque colori
78
ected colors, and obtained representative colors. Then, we list the three to five colors with highest
ncies for tonic, tonic chord, and key from right to left in Fig. 2. The representative colors for the pitch,
and key are very much correlated and similar as shown in Fig. 2 (left, only for F major). We compared
epresentative colors with these in “Fantasia”. Fantasia is a 1940 American animated film produced by
isney. It is the third feature-length film produced by the Walt Disney Company. It is well known various
hetic effects appear in this film although there is no evidence that the film was made by synesthetic
In this talk, we discuss the synesthetic colors are associated with the musical keys and how these colors
special effects. For example, in Fig. 2, the synesthetic “fade-in” effect is used in Chapter 6, the pastoral
ony in Fantasia. We also found a synesthetic “cross-fading” is used before the changing of key in this
.
56MICHELONE G.-VALENZISE G., Bidibi Bodibi Bu “La musica nei cartoni animati
da Betty Boop a Peter Gabriel, op.cit., p. 190
79
accompagnare il suo balletto mitologico. La visualizzazione di
personaggi ed eventi della mitologia greca ha attratto gli artisti, da
Tiziano a Picasso, e include molti temi che sono adatti ai disegni
animati. Ma il soggetto richiedeva un commento sonoro originale,
composto apposta sulle necessità musicali e ritmiche del film».57
L’episodio di suo è comunque per certi aspetti debole, soprattutto in
relazione agli aspetti di mickeymousing : trama vaga e personaggi
poco credibili narrati da un commento sonoro complesso
generalmente ridotto ad una mera funzione di sottofondo narrativo.
In merito all’aspetto comunicativo, vi sono da fare alcune
considerazioni.
Nella riedizione Uncut Version (tr. it versione priva di tagli) del
film per il sessantesimo anniversario (per le edizioni rimasterizzate si
veda in proposito il Cap. VIII) Jim Korkis e John Cawley
evidenziarono come alcune scene di questo episodio non siano state
mantenute a causa di alcune allegorie razziste 58. In particolare nel
secondo movimento (abbinato al segmento Centauri e Centaurine) è
stata rimossa l’immagine in cui una centaurina nera pulisce gli
zoccoli ad una bianca. La sincronizzazione audio/video non ha subito
in questo caso alcun taglio o riadattamento grazie ad uno zoom-in
che visualizza in primo piano la manicure della centaura bianca.
80
Particolare di scena censurata nella riedizione Uncut Version DVD Fantasia (2000)
81
Particolare della seconda centaura di colore rimosso
82
l’abbinamento magenta e marrone chiaro ove si vedono i cupido che
cercano la perfetta corrispondenza di coppia.
Un messaggio simbolo di quell’estetica ideologicizzata del
tempo: l’uso psicologico cognitivo dei colori richiama una volontà
educativa di fatto subliminale. Un messaggio di concordanza
sessuale rinforzato dalla tecnologia Technicolor: l’utilizzo di quella
tinta pastello è frutto di una ricerca tecnica mirata di Walt Disney
nella negoziazione di un contratto esclusivo per l’uso del Technicolor
3-strip camera Processs .
La retorica Disney sulla razza raggiunge il suo apice nella
vignetta successiva, il Baccanale. Siamo in epoca post-
proibizionista .
Qui il dio del vino viene caricaturizzato per essere più comico
possibile, simbolo di una punizione divina per tutte le trasgressioni di
cui si rende colpevole: ubriachezza, obesità, lussuria. In pieno
contrasto con la bellezza e magnificenza dei centauri Bacco diviene
una sorta di pagliaccio vittima degli eccessi ed oggetto della
punizione di Zeus che gli scaglia addosso saette.
Come se non bastasse, al personaggio di Bacco si affianca
l’asino/unicorno Jacchus (una sorta di richiamo al binomio Bacchus e
Jackass, Bacco e il Mulo): curiosamente i personaggi si
rassomigliano pure. La scena finale li vede abbracciarsi e
mischiandosi in un trasgressivo mix di razza e genere.
Walt Disney utilizza retorica e taboo comuni giocando sulla
ridicolizzazione dei soggetti esposti.
Sulla base di tutte queste considerazioni si potrebbe addirittura
motivare diversamente la scelta Disney di utilizzare le musiche di
L.V. Beethoven piuttosto che il Cydalise di Gabriel Pierne. Il genio e
la forza di un compositore europeo quale simbolo e veicolo per
l’immaginazione ideologica della magnificenza nella cultura
83
dell’Europa dell’ovest erano infatti ben messe in luce in questo
contesto narrativo.
La musica diviene collante universale in grado di rinforzare e
sancire una stereotipata visione sociale: un ferreo giudizio morale
che erige Walt Disney a figura divina seduta al fianco di Zeus tra gli
dei dell’Olimpo. Un retorico richiamo all’onnipotenza nella figura di
Topolino alle prese con il firmamento nell’episodio de L’Apprendista
Stregone.
D’altro canto è altresì vero che gli studi Disney non inventarono
sessismo , razzismo od omofobia: le attitudini rappresentate
rispecchiavano semplicemente le tendenze di un’epoca, i punti di
vista e le ideologie del suo tempo. In questo senso l’episodio
rappresenta una piccola divertente caricatura di una memoria
sociale , un pregiudizio simbolico di una realtà che all’epoca risultava
implicitamente condivisa.
84
6.6 La Danza delle Ore da ”La Gioconda” di Amilcare
Ponchielli
85
2. Il Pomeriggio – Balletto degli Ippopotami: la protagonista è
Giacinta, una vanitosa femmina di ippopotamo, vestita con un
leggero tutù, che si esibisce in un a solo per poi adagiarsi su di un
sofà a riposare.
3. La Sera – Balletto degli Elefanti: un gruppo di elefantesse è
il protagonista di questa scena che le ritrae creare delle bolle
d’acqua con le proboscidi per poi danzare leggiadre.
4. La Notte – Balletto degli Alligatori: l’ultima sequenza vede
l’arrivo di Ben Ali Gator, il capo di una banda di alligatori, il quale
si esibisce in un passo a due con Giacinta, nel vano tentativo di
rapirla.
Tutta la sequenza de La Danza delle Ore fu strutturata secondo
uno schema geometrico diverso per ogni fase della giornata: al
mattino la predominanza è delle linee verticali e del movimento
slanciato verso l’alto degli struzzi; il pomeriggio è caratterizzato dal
movimento ellittico degli ippopotami e dalla scenografia
tondeggiante; alla sera troviamo la forma sferica delle bolle d’acqua
create dalle elefantesse e i loro movimenti circolari; infine la notte
arriva con il movimento serpeggiante degli alligatori e le loro forme
appuntite.
Anche i colori vengono utilizzati secondo una scansione legata
allo scorrere del tempo: dalle tenui tinte pastello del mattino,
passiamo ai colori più accesi del pomeriggio, per poi vedere le
sfumature del tramonto alla sera e infine il nero della notte.
86
Immagini forme e colori rappresentati nei differenti momenti della giornata
associati ai differenti momenti della composizione
87
e staccati che donano ai personaggi una ritmica buffa leggiadria in
tutti i loro movimenti.
88
Un confronto tra il riposo dell’ippopotamo Giacinta e la Maya Desnuda di Francisco
Goya (1797)
89
6.7 Una notte sul Monte Calvo di Modest Mussorgsky e
l’Ave Maria di Franz Schubert
90
Il primo brano della sequenza, registrato con un’orchestrazione
più aggressiva rispetto alla stesura originale di Mussorgsky 61 , si
articola, seguendo la stesura del compositore in cinque sezioni:
• La riunione delle streghe
• Il corteo di Satana
• La glorificazione di Satana
• Il Sabba
• L'alba
L’episodio inizialmente, seguendo quindi la musica e la
narrazione voluta da Mussorgsky, ha come scenografia il Monte
Triglaf, un rilievo presso Kiev, in Ucraina ove, secondo la mitologia
slava si riuniscono gli spiriti delle forze del male per adorare il loro
signore e padrone, Satana, durante la notte di Valpurga, l’equivalente
slava di Ognissanti. Dalla sommità del monte, Chernobog, signore
del male e della morte, richiama intorno a sé creature malvagie e
diaboliche: streghe, demoni, vampiri e scheletri dei dannati. Qui si
compie il rito pagano della loro consacrazione al demone del male,
ma il sabba infernale si conclude al sorgere del sole. In lontananza si
sentono suonare delle campane che annunciano l’arrivo del mattino
e la chiamata a raccolta per il Mattutino, la prima messa della
giornata.
Nella prima parte dell’episodio troviamo timbri orchestrali duri e
aspri, i violini creano ansia e timore, il loro carattere incisivo viene
utilizzato per simboleggiare l’avanzata e la danza delle forze del
male, ombre, spettri e anime dannate. La figura del demone invece è
attribuita al timbro di fagotti, trombe e tromboni, una sonorità
impetuosa e sovrastante.
91
I movimenti di Chernog vengono attribuiti al timbro imponente di tromboni e fagotto
i quali emergono timbricamente e visivamente sopra la danza delle anime
dannate.62
62MUSSORGSKY M., Une nuit sur le Monte Chauv, Rev. Rimsky-Korsakov, Public
Domani 1865
92
A questo punto si conclude la prima parte della sequenza,
comincia la seconda segnalata da un rintocco di campane in
annuncio dell’alba, introdotta dagli accordi iniziali dell’Ave Maria di
Schubert.
Chernobog racchiude le sue ali sulla sommità del Monte Calvo,
divenendo parte integrante della sommità fino al prossimo sabba.
Allo stesso tempo si raduna ai piedi del monte una processione di
monache, che nella foschia del mattino cominciano a camminare
attraverso un bosco di conifere. La fila di suore attraversa un ponte e
costeggia un fiume, rendendo ancora più suggestive le immagini
grazie ai riflessi sull’acqua delle luci delle candele che tengono in
mano. Le forme delle conifere richiamano le grandi cattedrali gotiche
con le loro colonne altissime, le volte a sesto acuto e i trafori
decorativi marmorei. In lontananza appare una luce che vibrando
assume la forma di una vetrata gotica, la macchina da presa la
attraversa ed esce nel chiarore del mattino: mentre un raggio di sole
riempie il cielo di luce, il coro intona gli ultimi accordi dell’Ave Maria.
Il conflitto tra il bene e il male è sempre stato uno dei temi più
importanti della filmografia Disney: il contrasto tra la violenza del
brano di Mussorgsky e la serenità di quello di Schubert è
l’affermazione più ambiziosa di questa tematica.
È certo però che la visualizzazione della parte malvagia in
Fantasia è sicuramente più incisiva di quella benevola, questo
soprattutto grazie a disegni e colori più definiti e alla grande forza
rappresentativa del personaggio di Chernobog, Satana.
Vladimir Tytla, supervisore all’animazione e creatore grafico di
questo demone, riuscì ad esprimere attraverso immagini le leggende
e le favole che da piccolo ascoltava nella sua nativa Ucraina,
rendendo incisiva la sequenza nel suo dinamismo.
La figura di Chernobog, il dio del male, deriva direttamente
dalla tradizione slava in cui la contrapposizione tra le forze del bene
93
e quelle del male è tutta nelle mani di due dei: Byelbog, letteralmente
dall’Ucraino dio (bog) bianco (byely) e Chernobog, ovvero dio nero
(cherny). Quindi un dio della luce e del giorno e uno del buio e della
notte, che ritroviamo anche in questo film, dove però al dio Byelbog
viene sostituito il Dio cristiano.
La sequenza si carica di una sacralità insolita per i film Disney,
nei quali le attitudini religiose non vengono quasi mai messe in
scena.
La versione Disney di Una notte sul Monte Calvo segue
strettamente le indicazioni stampate in appendice alla partitura
originale del poema sinfonico, rispettandone le scansioni temporali e
i protagonisti. Wilfred Jackson, regista di The Band Concert, primo
Mickey a colori e uno dei più prolifici collaboratori fu incaricato nella
regia della sequenza. Egli ingaggiò persino Bela Lugosi, celeberrimo
interprete di Dracula per il grande schermo affinché potesse
suggerire ai disegnatori i movimenti del demone.
Lo spirito dinamico dell’animazione del demone corrisponde alle
intenzioni originali dell’autore del brano: esaltazione della forza e
potenza del male.
Già nel 1929 lo Studio Disney aveva affrontato la tematica della
notte delle streghe e del macabro con la prima Silly Symphony, The
Skeleton Dance (tr. it La Danza degli Scheletri): il risultato era però in
quel caso più divertente, con la rappresentazione di scheletri, gatti e
pipistrelli da fumetto. Qui invece l’uso sapiente del realismo grafico
porta ad una maggiore credibilità della sequenza e ad una reazione
maggiore da parte dello spettatore. L’animazione tridimensionale di
Chernobog rimarrà uno dei massimi vertici mai raggiunti dall’arte del
cartoon.
Forse questo è l’unico episodio in cui Disney lascia maggiore
libertà di sperimentazione grafica ai suoi artisti, senza ricondurre ogni
innovazione nello schema tradizionale del disegno umoristico
94
holliwoodiano. E’ vero che Mussorgky non ha bisogno
dell’illustrazione Disney ma la sequenza è talmente efficace da
rimanere un esempio anche ai giorni nostri.
La seconda parte è invece dedicata alle forze del bene, un
sollievo emotivo per il pubblico scioccato dalla forza malvagia del
brano di Mussorgsky che deriva dalla potenza mistica della musica di
Schubert.
La sequenza inizia con una dissolvenza incrociata attraverso la
nebbia ai piedi del Monte Calvo e prosegue con la macchina da
presa che inquadra la processione. Questa scena di raccordo valse
un Oscar per l’uso complesso della Multiplane Camera al film.
Il brano richiese molto impegno da parte dello staff degli effetti
speciali per la complessità di rendere la nebbia e la foschia sullo
schermo, così come le luci tremolanti delle candele delle monache.
La scena della processione è strutturata come una lunga
panoramica, la più lunga mai realizzata fino ad allora in un film
d’animazione.
Nel cinema animato più il movimento è lento e più disegni
occorrono per rendere al meglio l’immagine, in questo caso poi la
processione si muove, in linea con l’esecuzione musicale, molto
lentamente e le figure delle suore sono piccole.
Ogni più leggero tratto di matita non ben fatto rischiava di
creare dei tremendi tremolii nella scena. A poche settimane della
prima del film non si era ancora riusciti a trovare una soluzione,
finché non si pensò di costruire una gru che si muovesse in
orizzontale per sostenere una macchina da presa e filmare i disegni
realizzati su lastre di vetro. La macchina da presa venne collocata su
binari mentre le lastre di vetro su cavalletti mobili, cosicché potevano
essere spostati al passaggio della cinepresa.
Questo espediente avrebbe permesso di registrare la scena ad
una velocità molto bassa evitando i tremolii. Alla fine di sei giorni e
95
sei notti di ininterrotto lavoro si scoprì però che erano stati ripresi
anche gli espedienti tecnici utilizzati, come i cavalletti e i binari. In un
primo tempo si decise che il film avrebbe dovuto essere proiettato
senza questa sequenza ma Disney in persona si impose e si
ricominciò a filmare di nuovo la scena. Nonostante la scossa di
terremoto che colpì Los Angeles, la sequenza venne ultimata e il
giorno stesso della prima di Fantasia al Colony Theater di New York
arrivò nelle mani del proiezionista che provvide ad unirla al resto del
film, operazione possibile poiché la configurazione del Fantasound
permetteva l’aggiunta di una bobina anche all’ultimo momento,
grazie al fatto che immagini e musica non erano registrate sullo
stesso supporto.
Fu proprio il particolare sistema di riproduzione del suono del
film che accentuò la misticità e la religiosità del brano: le campane
risuonavano in fondo alla sala cinematografica e le voci del coro
avanzavano verso il pubblico secondo il loro movimento sullo
schermo, proiettando quasi gli spettatori nella sequenza stessa.
Curiosamente, come accennato in precedenza, forse anche per
le tempistiche ridotte, il tratto di questa sequenza finale non risulta
altrettanto definito come nella prima parte dell’episodio. Disney pare
abbia voluto utilizzare nella caricatura delle forze del male maggior
forza comunicativa con disegni e colori più forti e contrastanti.
«Questo non è il medium cartoon», affermò Walt Disney, «Non
dovrebbe essere limitato ai cartoon. Qui abbiamo mondi da scoprire.
Abbiamo un’ora e quarantacinque di film, stiamo facendo cose belle
con bella musica. Stiamo facendo cose comiche e cose fantastiche,
ma non può essere tutto uguale. E’ una cosa sperimentale, e io
voglio sperimentare. Possiamo fare di più con questo medium che far
96
ridere la gente. Ci piace far ridere il pubblico, ma penso che
possiamo fare entrambe le cose».63
Confronto tra la chiusura della Toccata e Fuga in Re Minore BWV565 di J.S. Bach
e Ave Maria di F.Schubert: il particolare evidenzia una sorta di ciclicità tra le due
sequenze
63MICHELONE G.-VALENZISE G., Bidibi Bodibi Bu “La musica nei cartoni animati
da Betty Boop a Peter Gabriel, op.cit., p. 153
97
CAPITOLO VII
LA RINASCITA DI FANTASIA
98
A dirigere la nuova colonna sonora, registrata tramite il sistema
di riduzione rumori di fondo Dolby, venne chiamato Irwin Kostal,
vincitore per le musiche di West Side Story (1961) e Tutti insieme
appassionatamente (1965).
Abile fu il lavoro del nuovo direttore che dovette rivestire i panni
di Stokowski cercando , citando il Los Angeles Times, di «dominare
perfettamente il tempo, la sincronizzazione e gli attacchi musicali».64
Fu però nel 1988 che Fantasia venne nuovamente pubblicato in
una veste rinnovata dal punto di vista tecnologico. Un vero e proprio
restauro del film, un’operazione lunga e laboriosa che ha avuto inizio
nel 1988.
Una mole di lavoro immensa. Basti pensare che sono occorsi
tre mesi solamente per mettere assieme il novanta per cento del
negativo originale al nitrato (pellicola 35 mm.). Per dare inoltre
un’idea della vita movimentata di Fantasia e delle manipolazioni da
esso subite è sufficiente far riferimento ai tempi di proiezione:
originariamente di 2 ore, 4 minuti e 40 secondi, nel 1942 fu ridotto a
1 ora e 28 minuti, tagliando le introduzioni di Deems Taylor e gli
intervalli, venne quindi abbinato in un doppio spettacolo a La Valle
del Sole della RKO. Nel 1947 la durata tornò ad essere di 2 ore. Tale
versione è quella che poi è stata utilizzata come edizione a cui
uniformare la copia restaurata.
Il restauro ottico del film fu affidato agli YCM laboratories,
famosi per importanti restauri quali Via col vento e Biancaneve. I
materiali giunti in lavorazione richiedettero una lavorazione di
precisione chirurgica. La manipolazione si articolava su due modalità
di lavoro differenti:
• Fotografia d’azione dal vivo (che vede in azione Stokowski e
l’orchestra) e colonna sonora riprese nelle classiche tre bande del
99
Technicolor. Tre differenti negativi quindi in bianco e nero, uno per
ogni colore primario
• Sola animazione e unione azione dal vivo/disegno animato
riprese con procedimento denominato esposizione successiva nel
quale ogni fotogramma viene fotografato tre volte in bianco e nero
e ognuna della pose viene effettuata anteponendo all’obiettivo della
macchina da presa un diverso filtro di colore primario.
Il lavoro si focalizzò in primo luogo nella restituzione della
saturazione dei colori originali del film, con i neri ben incisi ed un
buon sfavillio. Il film venne ripulito e rimasterizzato. Fu così creato un
nuovo master, ovvero una nuova copia positiva del film realizzata su
pellicola a grana molto fine necessaria alla creazione delle copie da
distribuire. Il procedimento wet-gate, lavorazione necessaria
all’eliminazione dei graffi e delle abrasioni originali, permise di
eliminare gli errori di rifrazione della luce.
La creazione di nuove copie ha poi reso necessario adattare il
formato 1:1,33 originario del film ad una pellicola da 1:1,85 moderna.
In tal modo le immagini di Fantasia appaiono al centro dello schermo
con bande nere ai lati.
Anche la colonna sonora venne restaurata a dovere. La
lavorazione fu affidata a Terry Potter, incaricato dalla Walt Disney nel
ricreare le stesse emozioni acustiche del Fantasound nella prima
versione cinematografica ed il lavoro non fu per nulla semplice.
Il problema principale risiedette nella mancanza della colonna
sonora originale della prima edizione. La versione più antica,
utilizzata per la lavorazione era il nastro magnetico del 1955. La
prima fase di restauro permise di eliminare dalla registrazione
magnetica i rumori di disturbo, più di tremila, causati dal
deterioramento delle originali tracce ottiche. Contemporaneamente è
stato quindi eliminato il ronzio di fondo generato dalla linea telefonica
100
della RCA e inciso con la musica mentre si stava effettuando la
registrazione.
Successivamente l’intero sonoro venne equalizzato al fine di
mantenere costante il livello audio tra i differenti spezzoni del film ed
infine furono simulati alcuni effetti dei quali si è rinvenuta traccia nelle
note di produzione conservate negli archivi Disney. Ad esempio è
stato riprodotto fedelmente, alla fine della sequenza Una notte sul
monte Calvo, il rintocco distante di una campana che, come nel
Fantasound originale, pare provenire da un luogo remoto alle spalle
del pubblico.
Il restauro sonoro si rivelò tanto complesso quanto la ripulitura
delle immagini: si è reso necessario un anno di studi tecnici
preliminari e si è dovuta prendere visione delle note di direzione del
Maestro Stokowski. La registrazione del materiale restaurato ha
invece richiesto tre mesi di tempo. Oggi la colonna sonora vanta la
qualità ad alta fedeltà del Dolby Surround e il video digitale offerto, in
versione casalinga, dai supporti DVD.
101
CAPITOLO VIII
IL DOPO FANTASIA
102
musica che faceva la differenza tra un semplice cartone animato e
un Mickey Mouse.
La musica creata appositamente per i film di Topolino o quella
preesistente su cui si basavano le Silly Symphonies aveva come
scopo non solo quello di divertire, emozionare e coinvolgere il
pubblico ma anche di narrare le vicende sullo schermo.
Una musica può non avere una funzione narrativa, può limitarsi
ad impreziosire le immagini, ma il vero segreto della musica dei film
Disney è che ha sempre cercato di essere parte attiva nella vicenda:
è sufficiente immaginare come le gaffes di Paperino o le goffaggini di
Pippo non avrebbero la stessa intensità, la stessa vena divertente e
la stessa efficacia se non fossero sottolineate da un sottofondo
musicale o da un rumore.
La musica è a tutti gli effetti una protagonista delle produzioni
Disney. In Fantasia poi diventa la Protagonista.
Walt Disney aveva immaginato il film come uno spettacolo
perpetuo, da presentare anno dopo anno, capace di emozionare ogni
volta lo spettatore attraverso la riproposta di brani vecchi e l’aggiunta
di nuove sequenze.
Il sogno si dovette tuttavia scontrare con la realtà di una Guerra
Mondiale e la conseguente chiusura di una vasta fetta di mercato
all’estero, la tiepida accoglienza di un pubblico impreparato per
un’operazione così complessa e l’impossibilità di utilizzare appieno le
innovazioni tecnologiche del Fantasound per le restrizioni imposte
dalla Guerra.
Vennero ideate nuove sequenze, che videro però luce in una
serie di film minori ad episodi proiettati tra il 1946 e il 1948 come
Make Mine Music (tr. it. Musica, Maestro!, 1946): una sorta di
risposta popolare al classicismo musicale richiamato in Fantasia.
E’ altresì vero che tra Fantasia e Make Mine Music Walt Disney
produsse due lungometraggi (Pinocchio, 1940 e Dumbo,1941) e due
103
film a tecnica mista (Saludos amigos,1942 e The Three Caballeros,
tr .it I tre caballeros, 1945) ma è proprio con il nuovo Musica
Maestro! che Disney tornò alle proprie ambizioni più nobili,
applicandone lo stesso principio creativo ma transitando dalla musica
colta a quella popular americana.
Nella versione italiana del film quasi tutti i brani vengono
tradotti, o meglio, riproposti da cantanti allora in voga. Si trovano
dieci episodi così distribuiti:
1. Ballata rusticana: i Testoni e i Cuticagna (il Quartetto Cetra)
2. Un poema nostalgico: Palude Blu (Alberto Rabagliati)
3. Un intermezzo jazz: All the Cats Join in (Benny Goodman e
la sua orchestra)
4. Una canzone romantica: Senza te (Natalino Otto)
5. A musical recitation: Casey at the Bat (Jerry Colonna)
6. Balletto sulle sette note: Due silouette (Tania Riabouchinska
e David Lichine danzatori, Dinah Shore cantante)
7. Una favola in musica: Pierino e il lupo (Sergej Prokofiev,
narratore Stefano Sibaldi, esecutore String Quartet)
8. Il quartetto Benny Goodman: After You’ve Gone (Cole, Weis,
Wilson e Goodman)
9. Una storia d’amore: Gianni Di Feltro e Alice di Paglia (Lucia
Mannucci e Quartetto Cetra)
10. Finale lirico patetico: La balena che voleva cantare all’opera
(Saturno Meletti e Nelson Eddy).
Probabilmente in questo lungometraggio gli unici momenti che
difendono la propria originalità sono rappresentati proprio da quelli
impostati sia sul jazz che sulla musica colta: entrambi i casi possono
esser considerati di miglior riuscita sotto il profilo artistico-
cinematografico, anche se complessivamente ogni singolo episodio
presenti degli spunti originali ed interessanti.
104
Make mine music risulta un film alquanto eterogeneo sotto
moltissimi aspetti, soprattutto a livello musicale: se in Fantasia regna
la musica classica, al di là di profonde distinzioni fra autori e opere,
dal momento che lo scenario storico musicale copre circa quattro
secoli, per questo film invece le scelte risultano espanse, seppur
limitate cronologicamente nell’arco di vent’anni. Disney ha voluto dar
voce al al gusto americano in fatto di musica popular degli anni
Quaranta, così come Fantasia lo è per la produzione colta.
La differenza di campo tra Fantasia e Musica Maestro!
comporta tuttavia anche una differenza di scelte estetiche tra i due
film. Trattandosi quasi sempre di brani cantati non è difficile per Make
Mine Music optare per la strada meglio percorribile della traduzione
nella forma visiva del contenuto del testo letterario.
E’ altresì importante sapere che negli Studi Disney rimasero in
progetto altri quattro cortometraggi musicali,rispettivamente:
• One by One
• Lorenzo
• The Little Matchgirl ( tr. it. La piccola fiammiferaia)
• Destino
Tre di questi lavori vennero elaborati e proposti come contenuti
extra in abbinata a DVD casalinghi, in particolare Destino65 in
Fantasia & Fantasia 2000 Special Edition, 2010 ), One by One 66 in
The Lion King 2: Simba's Pride Special Edition DVD (tr. it Il Re Leone
2, Il coraggio di Simba Edizione Speciale, 2004), La Piccola
65 http://www.awn.com/articles/disneydalis-completed-idestinoi-kicks-annecy-fest
http://www.collectorseditions.com/disney/vitae.php?aID=520Destino
http://findarticles.com/p/articles/mi_m0HNN/is_4_19/ai_n6094230/
66 http://www.awn.com/articles/reviews/disneys-ione-onei
105
Fiammiferaia67 in The Little Mermaid special edition DVD ( tr.it.
Cenerentola DVD Edizione Speciale , 2006).
One by One narra la storia di alcuni bambini africani intenti a far
volare i loro aquiloni. L’animazione diretta da Pixote Hunt avrebbe
dovuto essere inserita in Fantasia 2000 ma si preferì tenerlo
segmento separato. Lo stesso accadde per Lorenzo, episodio sino
ad oggi mai sviluppato di cui permane solamente un trailer di
presentazione.
La Piccola Fiammiferaia, ispirato alla fiaba di Hans Christian
Andersenn, è l’unica fiaba musicale Disney che non presenta una
rivisitazione in lieto fine della storia. L’episodio, il cui iniziale sviluppo
avvenne concretamente nel 2002. è diretto da Roger Allers e
musicato sulle note del Quartetto per archi No. 2 in RE Maggiore,
Terzo Movimento: Notturno (Andante) di Alexander Borodin.
Destino risale invece già al 1945 e rappresenta sicuramente
una visione più eccentrica rispetto agli altri tre episodi. Il progetto
nacque come collaborazione tra Walt Disney e Salvador Dalì,
musicato sulle note di una melodia popolare messicana scritta da
Armando Dominguez e cantata da Dora Luz. Disegni e model sheet
preparativi di Destino vennero realizzati dall'artista Disney John
Hench e dallo stesso Dalí in otto mesi, tra il 1945 e il 1946. Il
progetto fu abbandonato a causa della crisi economica durante la
Seconda Guerra Mondiale, Hench produsse solamente un piccolo
test d'animazione della durata di circa 18 secondi ripreso e
rielaborato successivamente dagli studi Disney nel 1999 durante la
lavorazione di Fantasia 2000, alcuni disegni furoni presenti anche
nell’introduzione di Bette Midler all’episodio del Soldatino di Piombo.
67 http://www.animationartconservation.com/index.php?c=art&p=little_matchgirl
http://animatedviews.com/2007/director-roger-allers-on-the-little-matchgirl/
106
Appare quindi evidente che ai Disney Studios si mantenne
sempre forte la volontà di dar lunga vita al progetto musicale sulle
orme tracciate da Walt Disney. L’idea di un film senza tempo e
confini, di un ritorno alla vocazione della musica classica e la volontà
di creare un’opera d’arte in costante crescita e rinnovamento
prenderanno realmente forma solamente nel 2000, quando sugli
schermi venne alla luce il secondo capitolo dell’avventura della
musica classica: Fantasia 2000.
107
CAPITOLO IX
LA RINASCITA DEL SOGNO MUSICALE DISNEY
108
Fu proprio da tale entusiasmo che Roy Disney trasse l’idea di
pubblicarne un seguito. Pare che tutto, come magicamente avviene
nelle storie Disney, accadde per caso.
Inizialmente il titolo progettato fu Fantasia Continua,
successivamente modificato in Fantasia ’99 a cui poi si preferì
optare per Fantasia 2000.
Non vi furono riunioni, discussioni o progetti presentati in
maniera maestosa, tutto accadde in un incontro a cena tra Roy
Disney e il nuovo presidente Michael Eisner.
Roy Disney reclutò uno staff di lavoro che credette sino in fondo
all’originale intenzione di Walt Disney, a quel sogno di creare un
concerto di immagini in continua evoluzione. Come produttore
esecutivo scelse Don Ernst.
Era inoltre necessario avvalersi di un degno successore di
Stokowski e la decisione ricadde su James Levine, direttore della
New York’s Metropolitan Opera per più di venticinque anni, un
musicista famoso per le proprie interpretazioni delle più grandi opere,
molte delle quali esibite al Metropolitan Opera di New York.
Il 15 settembre 1991 Levine fu invitato ad un incontro da Roy
Disney ed i suoi collaboratori Thomas Schumacher e Peter Gelb : gli
fu subito presentata la richiesta di partecipare al progetto. Levine era
un grandissimo estimatore dei film Disney nonché un ammiratore
forsennato del primo capitolo Fantasia, non è difficile immaginare
l’entusiasmo nel confermare la propria volontà nel divenire il nuovo
maestro d’orchestra della Chicago Symphony per Fantasia 2000.
Lo staff di produzione si mise all’opera cercando innanzitutto di
decidere quali musiche utilizzare nel film e come unirle tra di loro, la
volontà fu quella di iniziare Fantasia 2000 con «l’inizio e la fine di
composizioni orchestrali che abbiano ottenuto le più grandi risposte
emozionali dal pubblico attraverso gli anni. Per questo, attraverso il
periodo di produzione, utilizzammo i nomi delle selezioni apponendoli
109
in apposite cartoline affisse su un cartellone di lavoro. Le muovemmo
in continuazione sino a che noi, io, Roy e i registi dei singoli episodi,
ottenemmo consenso. Abbiamo attraversato questo processo,
cambiando l’ordine e facendo sostituzioni, sei o sette volte.»(Don
Ernst).69
Proprio questi continui cambiamenti portarono la Sinfonia n.5 di
Ludwig Van Beethoven al posto della Sinfonia n.6 e la versione del
1919 de L’Uccello di Fuoco di Stravinsky sostituì La Sagra della
Primavera. Le scene di Bach, Mussorgsky, Ponchielli e Schubert
dell’originale Concert Feature furono sostituite da animazioni manuali
nel Carnevale degli animali di Saint-Saens e nella Rapsodia in Blue
di Gerswhin. Per I Pini di Roma di Ottorino Respighi venne invece
utilizzata l’animazione computerizzata. Sempre grazie all’utilizzo
della moderna tecnologia computerizzata di Hans Christian è stato
possibile animare in maniera dettagliata gli episodi de L’intrepido
soldatino di stagno con il Concerto per pianoforte n.2 di
Shostakovich. Roy Disney decise infine di mantenere l’episodio
L’Apprendista Stregone di Dukas e di aggiungere la figura di Paolino
Paperino in Pomp and Circumstances (Marce n.1,2,3,4) di Sir
Edward Elgar.
I lavori iniziarono così il 22 ottobre del 1993 con la prima
sequenza tratta dai Pini di Roma di Ottorino Respighi.
La prima proiezione del film avvenne nel dicembre 1999 a New
York, a seguire si diffuse in tutte le sale del mondo, in 75 delle quali,
tra il primo gennaio e il 30 aprile 20009, dotate di tecnologia IMAX70.
69 Ibid., p.12
70 IMAX, (da Image Maximum), è un sistema di proiezione della pellicola
cinematografica che dotato della capacità di mostrare immagini con una grandezza
ed una risoluzione molto superiore rispetto ai sistemi di proiezione classici.
Le dimensioni standard di uno schermo IMAX sono infatti 22 metri di lunghezza e
16 di altezza, ma l'estensione dello schermo può essere anche maggiore,
possiamo definirlo come l’erede del Cinemascope utilizzato nel primo Fantasia. Per
ulteriori approfondimenti http://www.imax.com/
110
9.1 Sequenza introduttiva.
111
così celebrità come Steve Martin, Angela Landsbury, Bette Midler e
Quincy Jones.
Il lavoro di registrazione musicale impiegò circa un anno presso
il Medinah Temple di Chicago ove un centinaio di musicisti ed un
coro contribuirono a creare una colonna sonora supportata dalle
moderne tecnologie dell’alta definizione.
La sequenza introduttiva e gli intermezzi di presentazione
descrivono così il mondo che Fantasia 2000 desidera ricreare nel
richiamo di imageenering e ricordi del primo capitolo.
Ritroviamo in rievocazione del primo Fantasia la sequenza in
cui Topolino stringe la mano a Stokowski, ove Topolino si congratula
pure con Levine. Il risultato è una diretta congiunzione tra i due
episodi.
Fantasia 2000 riprende i desideri e le aspirazioni del primo
capitolo cercando di adattarsi alle nuove tecnologie, alla nostalgia e
ai nuovi desideri del pubblico. Una magia rievocata che tuttavia
soffre del peso di voler avvicinarsi ad un capolavoro oramai
considerato inimitabile.
112
CAPITOLO X
GLI EPISODI DI FANTASIA 2000
113
enorme successo, e diventando uno dei brani musicali più noti al
mondo. Roy Disney e Donald W. Ernst, decisero di affidare il compito
di darle vita a Pixote Hunt, Direttore artistico di The Rescuers down
Under (tr. it. Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri,1990) e regista
di Pagemaster - L'Avventura meravigliosa (1941) che si è occupato
personalmente di tutte le fasi della lavorazione: dallo storyboard, al
prodotto finale.
Prima di Pixote furono contattati diversi artisti per idealizzare la
sequenza introduttiva ma nessuno fu in grado di dare piena voce a
ciò che Disney ed Ernst avevano in mente. L’eredità da raccogliere
proveniva dal maestoso lavoro che Oscar Fischinger fece attraverso
la sequenza astratta elaborata per la Toccata e Fuga in RE minore
di J.S. Bach.
Le prime quattro note della composizione, punto di partenza
necessario a dar vita alla visione progettata da Hunt furono da lui
definite the wake-up call ( tr. it. la chiamata che dona il risveglio) ,
suoni che, prosegue Hunt, «rapiscono le orecchie che divengono
pronte ad accettare qualsiasi cosa accada». 73
Della composizione originale, sviluppata in tre movimenti,
solamente il tema e la ripresa appartenenti al primo Allegro con brio,
vennero mantenuti.
Il movimento appare in forma-sonata ed il tema iniziale viene
presentato articolandosi proprio sulle prime quattro note. Il secondo
tema entra poi in MIb maggiore (relativa maggiore di DO minore,
tonalità d’impianto) in contrappunto sul tema principale senza tuttavia
esser successivamente sviluppato.
Lo storyborard di Pixote Hunt, così come nella Sinfonia n.5,
riprende i tre impulsi sonori iniziali rappresentandoli attraverso raggi
di luce (evidenziati nell’immagine sottostante in riquadro giallo) che
73 Ibid., p.24
114
rivelano altrettanti coloratissimi lampi. Gli impulsi di luce irradiano le
nubi di colore blu arrossendo il cielo con un accordo di DO minore, a
cui segue, così come segnato dalla corona nella partitura, un lungo
MI ritenuto. Gli impulsi si muovono attraverso gocce di energia
simboleggiati dagli archi articolati sulla dominante (inquadrati nella
partitura nella cornice rossa) a cui segue una nuova irruente
iridescenza luminosa catapultata nel cielo dall’ensemble orchestrale
in un lungo unisono di RE .
115
l’incipit della composizione (la Wake-up call) si mostra al pubblico con raggi di luce
che irrompono tra le nubi, successivamente gocce di luce si infrangono in un
armonia luminosa74
74BEETHOVEN L.V., Sinfonia N.5 in Do minore, op.67 - Allegro con brio, Rev.
Henry Litloff Public Domain,1865
116
La scena prende una colorazione composta da tinte fortemente
in contrasto, come nero-bianco e rosso-verde, dai contorni e linee
molto aguzze, generando come uno stridore visivo che si identifica
perfettamente nel momento musicale.
rappresentazione dei suoni dei violini per la figura delle farfalle più grandi a cui
seguono i flauti per quelle più piccole75
75 Ibid.
76 Ibid., p.28
117
Per rappresentare questo conflitto venne utilizzata la tecnica
del pastello misto alla pittura ottenendo tinte più sature e brillanti.
Sono state sfruttate tecniche di animazione classiche per le scene di
maggior rilievo e innovative e sofisticate tecnologie con scene più
affollate. Ed ecco che, come disse Pixote Hunt, «quando la musica
si faceva scura le colorazioni divenivano scure, quando la musica
brillava la gamma dei colori viene espansa».77
Per mettere a fuoco la storia, tre minuti di sequenza, e
realizzare le immagini sono stati necessari quasi due anni di
lavorazione.
Le ultime tredici scene di questo primo capitolo dimostrano
come Hunt utilizzò il colore per ottenere una risposta emozionale che
ben si accostasse ai suoni e movimenti accordali utilizzati da L.V.
Beethoven nel giungere alla chiusura del brano: grazie
all’interpretazione di Levine la visione delle farfalle multicolori che
fuoriescono dall’acqua è dotata di una forte carica cinetica in grado di
conferire movimento ed energia ai disegni.
Ciò che Roy Disney chiese a Pixote, attraverso la colorazione,
fu di donare alle immagini un’idea di cartoon sviluppato su una tintura
pastello. Grazie all’aiuto di Kelvin Yasuda e agli effetti speciali di
Dave Bossert il desiderio Disney prese forma. Il lavoro di ricerca
tecnica richiese sforzi notevoli: vennero realizzati 116 disegni a
pastello e le loro forme e contorni digitalizzati in consonanza con la
magia musicale evocata dalla sinfonia di Beethoven.
Il desiderio di Hunt si identificò in questa sequenza, le sue
parole rappresentano l’emblema della passione da egli impressa
nella realizzazione del suo lavoro «Se in questi pochi minuti la gente
77 Ibid.
118
può sentire la musica attraverso i loro occhi, come io ho fatto, credo
che avrò raggiunto qualcosa di molto speciale»78
78 Ibid., p. 35
119
10.2 I Pini di Roma di Ottorino Respighi
79 Ibid, p.52
120
trasportarono oltre la terra, come un missile in partenza», e
immaginò qualcosa di impossibile ed affascinante, uno stormo di
balene volanti che attraversano il cielo sfrecciando tra morbidissime
nuvole magiche. Fu così che il 14 Febbraio 1995 Roy Disney, in un
comunicato interno, annunciò la scelta di utilizzare la migliore
animazione computerizzata per mostrare una migrazione di balene
volanti.
I Pini di Roma doveva essere un episodio completamente
emotivo, privo di narrazione, una sorta di magico evento che
accogliesse le emozioni del pubblico. La sequenza, afferma Mitchell
Bernal, coordinatore del team di scenografi, «doveva raccogliere
l’immensità e la mistica espressività del mondo [...] , «volevamo
donare una sensazione di sgomento con i movimenti della cinepresa
e l’ascesa delle balene.»
Questo frammento rappresenta l'esatto senso di Fantasia 2000:
l'immaginazione che vaga e crea secondo le sensazioni evocate
dalla musica, emozioni soggettive, ispirate dal momento e dallo stato
d'animo. La musica, dunque, nelle molteplici e infinite interpretazioni.
L'animazione dei personaggi, le balene, è stata realizzata con
la più sofisticata tecnologia digitale, con l'aiuto di esperti sul
comportamento e l'anatomia dei cetacei, mentre gli effetti subacquei
sono interamente realizzati a mano.
Il brano è composto da tre fasi principali che identificano il
susseguirsi degli avvenimenti della storia di questo frammento e tutti
e tre si manifestano con atmosfere e colori differenti. La prima fase è
quella dell'esplosione e del decollo delle balene, i colori sono brillanti
e luminosi così come la musica è briosa (tempo Allegretto Vivace),
L’incipit è prorompente: così come fiati, campanelli e violini
irrompono nel silenzio, sullo schermo si manifesta l’esplosione di una
supernova da cui emergono schizzi d’acqua luminescenti e balene
che si innalzano in volo.
121
L’ingresso degli uccelli in lontananza viene introdotto dal suono degli ottavini. La
prorompenza dell’organico strumentale in contrasto alle piccole figure degli uccelli
è chiaramente visibile nell’associazione piccole/grandi forme di iceberg e cetacei.80
122
personaggio principale sfugge ad un pericolo/antagonista e la musica
funge da mero accompagnamento extradiegetico in aiuto
all’enfatizzazione empatica con il soggetto in difficoltà.
La seconda parte della storia viene introdotta su una breve
modulazione a MI minore. Il movimento Pini presso una catacomba è
solamente parzialmente accennato come raccordo tra il primo e il
terzo. L’episodio infatti si mostra proprio con il pedale d’archi iniziale
a cui segue immediatamente la coda e l’entrata del clarinetto relativo
al terzo movimento I Pini del Gianicolo.
Nella parte centrale il piccolo di balena viene separato dai suoi
genitori e rimane intrappolato in un gigantesco iceberg, i colori
diventano più cupi e tristi (manifestazione sinestetica della tonalità
minore) così come la musica più malinconica, per divenire di nuovo
briosa con un andamento di marcia trionfale quando il piccolo si
libera e le balene volteggiano in cielo, in un atmosfera dai toni
luminosi e saturi.
Mano a mano che la ricerca di una via di uscita lo avvicina ai
genitori gli archi sottolineano l’elevazione emotiva con timbri più
chiari e gli stessi colori si illuminano dal blu ad un azzurro
iridescente. Altrettanto vale per l’aumento degli spazi. Più grande è
lo spazio richiamato nell’inquadratura maggiore è l’organico
orchestrale chiamato ad intervenire. Anche in questo caso i colpi
delle percussioni vengono iconizzati attraverso movimenti improvvisi
o colpi di coda con tuffi e movimenti d’impatto sull’acqua da parte del
cucciolo di balena. L’ascesa del piccolo, infine, si accompagna ad un
pedale d’archi colorato attraverso leggerissime fioriture d’arpa e
pianoforte.
123
In blu i movimenti del piccolo cetaceo evidenziati dal suono del clarinetto in LA, in
azzurro l’avvicinarsi ai famigliari sottolineato dal suono di archi che rende la grotta
più luminosa. Il fotogramma riportato mostra il primo riavvicinamento (incipit terzo
movimento)81
81 Ibid.
124
Nel finale, musicato con il quarto movimento I pini della via
Appia, l’atmosfera inizialmente si fa ancor più cupa e drammatica,
questo per dar ancora maggior risalto all’evoluzione narrativa
successiva. I colori divengono di un blu scuro, quasi nero. I timbri
orchestrali si muovono su un registro molto basso. Suoni pizzicati,
clarinetto basso, violoncelli e contrabbassi sono ritmicamente
scanditi dai timpani che con andamento cromatico ne accentuano la
drammaticità nel ricordo del palpitìo di un cuore.
La famiglia ricomposta ora si unisce al branco. Tutti i cetacei
salgono in volo verso il sole luminoso, inizia la risalita, a questa si
affianca un organico orchestrale sempre più prorompente.
Aumentano i membri del branco, si innalza il loro volo ed il tutto
musicalmente vive in un unico crescendo immenso e glorioso
potente muro sonoro che si espande in cielo.
Nell’intero episodio le movenze dei personaggi ed ambiente
sono esempio di mickeymousing un po’ superficiale. La sequenza è
piacevole ma non convince a fondo, la trama è semplice ed anche
se la fantasia degli animatori ha trovato sua massima espressione
grazie alla tecnologia , la musica è mero accompagnamento alla
narrazione. Una narrazione che devia il racconto dalla trama
originaria voluta da Respighi rimuovendo tutto il secondo movimento
dando, a chi soprattutto conosce il poema sinfonico, una sensazione
di discontinuità all’ascolto.
125
126
I timbri si scuriscono e l’unico punto di luce si manifesta dalla stella in cielo che per
tutto il movimento palpita come un cuore sino al glorioso crescendo finale 82
82 Ibid.
127
10.3 Rapsodia in Blue di George Gershwin
128
di vita ma la moglie lo trascina nella banalità della sfrenata ricca
borghesia americana.
La vitalità della Grande Mela è umoristica e caricaturale, resa
tale dal tratto del disegno nel riprendere lo stile di un grande
caricaturista americano, Al Hirschfeld, ricordato per le caricature di
molti personaggi famosi degli anni passati come Fred Astaire, Charlie
Chaplin e lo stesso George Gershwin.
Il brando inizia con un caratteristico trillo e un lungo glissando
del clarinetto, il cui assolo propone subito il tema principale dando
vita all’animazione cittadina della Grande Mela.
Inizio della rapsodia. Nel primo fotogramma il trillo di clarinetto, nel secondo la
scala ascendente. Da notare come la scala venga raffigurata non come una linea
in crescita verticale quanto come un movimento cinetico orizzontale, è la velocità
nel tratteggio (movimento spaziale) e non la sua rappresentazione visuale ad
identificarla. 83
129
Susan ed Eric Goldberg riuscirono a coordinare perfettamente
una struttura narrativa ad episodi, un lavoro che racconta vita, sogni
e problemi dell’americano medio, di colui che nella terra delle infinite
possibilità può ottenere il proprio riscatto morale ed emotivo. Il
grande sogno americano viene raffigurato attraverso leggerissime
note che animano una metropoli di grande caos e magia.
L’idea di un episodio in stile Hirschfeld venne ai Goldberg già
nel 1992 ma furono necessari otto anni per far sì che le loro
ambizioni prendessero forma.
I ritmi di Gerswhin donarono al nuovo capitolo di Fantasia
qualcosa di unico, una novità che Eric Goldberg definì urbana e
moderna: venti minuti e mezzo che raccontano i NewYorkers alla
ricerca della felicità attraverso i ritmi energetici della grande città.
In una tale sinfonia di note e di immagini, anche il colore ha la
sua importanza, per caratterizzare le vicende della storia. Il compito
dell'Art Director fu quello di trovare un'armonia cromatica utile allo
svolgimento della vicenda. La situazione si risolse utilizzando una
gamma di colori limitata alle gradazioni di blu, da variazioni
monocromatiche a ricche tonalità di verde, viola, turchese e lavanda,
per porre poi l'accento su fatti più significativi vennero utilizzate
variazioni cromatiche di rosso o giallo. Così dall’iniziale glissando
prende vita il grattacielo di Manhattan e la città assume un colore
violaceo simile alla lavanda, il colore che, secondo Susan Goldberg,
rappresenta la luce che si può osservare nelle prime ore del giorno
newyorchese; poi, improvvisamente, il colore cresce con la musica
riempiendo gli edifici sino a calmarsi quando da un piano a campo
largo ci si avvicina dolcemente alla vita di Duke the Riveter, il primo
dei protagonisti nella sequenza.
130
Per esprimere i caratteri di ogni personaggio con particolari tinte
Susan Goldberg lavorò assegnando a ciascuno uno script
identificativo: l’umore grigio di Jobless Joe è così associato a tonalità
scure grigio-bluastre, l’energia frizzante della piccola Rachel viene
arricchita da colori più forti e luminosi, Duke the Riveter è viola in
quanto questa tonalità, afferma Susan, “ha un cuore più serio e la
serietà e volontà è quanto possiede Duke”, John infine è nero in
quanto tale colore rappresenta un ruolo di serietà ed etichetta ma i
suoi capelli, calzini, occhiali sono rossi per rappresentarne la
stravaganza e felicità.
131
è stata infatti elaborata e riprodotta analizzando la reale esecuzione
musicale del pianista Ralph Grierson.
«Come prima cosa», afferma il regista «mi dedicai
all’animazione dell’umore di Gerschwin, ricalcando i movimenti del
suo corpo e della testa in accordo al ritmo che stava suonando,
successivamente io e Kent [consigliere musicale di Goldberg]
cercammo di riprodurre meticolosamente braccia e dita cosicché,
piuttosto che distrarre lo spettatore, quei movimenti furono utili nel
donare maggior emotività»84
Anche la sequenza in cui John, il marito sognatore, danza con
la scimmietta rappresenta un’opera di accurata sincronizzazione
audiovisiva. L’azione principale si svolge nella melodia attraverso il
ritmo cosicché ogni volta che la scimmietta e John si muovevano
l’azione si manifestava ritmicamente sino ad arrivare ad una simbiosi
ritmico-melodica in cui John e la scimmia danzavano perfettamente
in coordinazione all’esecuzione sonora.
La sezione più lenta dell’esecuzione ripercorre i sogni dei
personaggi: Sue Goldberg cerca di dar voce ai desideri dei
protagonisti offrendo loro un luogo comune, una pista da pattinaggio
sul ghiaccio, ove poter dar sfogo alla volontà di azione.
L’ambientazione di fondo diviene così di due colori: un pallido blu-
verde per il ghiaccio ed un caldo viola lavanda per il Rockfeller
Center. L’assenza di ombre aiuta lo spettatore, secondo il volere di
Sue, a focalizzare l’attenzione negli stessi personaggi: l’aggiunta
successiva di colori dona maggior enfasi ai personaggi. Così ad
esempio il pattinare del percussionista Duke viene accentuato da un
faro da palcoscenico giallo nel momento in cui egli prende in mano le
bacchette. Il giallo viene così utilizzato per accentuare la sua gioia e
performance. Tale tonalità viene spesso richiamata nella sequenza
132
proprio per porre accento negli eventi più salienti in cui i personaggi
si trovano a far parte.
Per l’ambientazione di sfondo regna invece un colore pacato
proprio per concedere maggior attenzione all’azione di ogni
individuo.
Dal punto di vista sinestetico l’ambientazione ricalca
pienamente l’azione dei personaggi ed in molti frangenti la stessa
musica viene rievocata in un simulacro sonoro: scale ascendenti che
ripercorrono il rapido salire di Duke, o la pressa che identifica i colpi
di cassa. Non solo simulazioni ma veri e propri richiami diegetici
appaiono in una veste sognante: l’esecuzione pianistica intravista
brevemente durante un movimento di camera o lo stesso Duke, che
vola con la fantasia in un magico rollio di bacchette udibili nella
stessa esecuzione orchestrale della Rapsodia in Blu.
Le variazioni e i contrappunti sonori sono spesso connessi con
la fisionomia e la gestualità dei personaggi, ponendo l’accento su
particolari simpatici e fantasiosi, costituendo un tutt’uno col ritmo.
Questo collegamento potrebbe facilmente rispecchiare una delle
tipologie più rare di sinestesia, quella cinetico-visiva o cinetico-
uditiva, che consiste nell’avere come induttore il movimento o la
gestualità delle persone oppure degli oggetti, e come concorrente
uno stimolo sonoro.
Gerschwin conclude la composizione con una nuova forte
energia cinetica ed i protagonisti ritrovano i loro sogni, li vedono
avverarsi in un clima di felicità comune. La storia offre un lieto fine, la
Grande Mela, ove tutto è possibile si riempie di neon colorati,
espressione di come l’arte della musica e l’arte figurativa possano
trovare un accordo simbiotico.
La chiusura del brano viene marcata nella partitura da George
Gershwin come Fortissimo sforzando ed Eric Goldberg cerca di
accentuare tale volontà con numerose dissolvenze sino a giungere al
133
fade-out conclusivo, a simboleggiare la fine di una storia, la chiusura
di una giornata che altro non è che il preludio ad un nuovo giorno.
L’inizio di una nuova avventura pronta a prender vita.
134
10.4 Piano Concerto n.2 in FA Maggiore op. 102 di Dimitri
Shostakovich
135
spostandosi in ottave inferiori, sino all’irruzione orchestrale che ne
riprende la melodia in un nervoso Fortissimo.
Il pianoforte riporta al tema iniziale verso un Tutti Trionfante. Al
climax massimo si chiude con una breve pausa silenziosa
dell’orchestra ove il pianoforte gioca con un contrappuntistico assolo
fugato. Dopo un minuto rientra l'orchestra richiamando il tema nei
fiati, il piano ricostruisce anch'egli il motivo tematico giocando con
scale e tremolo portando il tutto ad una conclusiva esplosione
comune di gioia.
Le immagini sono state create sulla base di alcuni schizzi,
eseguiti da un disegnatore della Disney nel 1940, le quali si
adattavano a tal punto con la musica da sembrar che essa fu creata
appositamente per quei disegni.
Per animare la fiaba di Andersen il regista Hendel Butoy divise
la storia in cinque sequenze, nominandole:
• Prima serata nella stanza
• Topi
• Ritorno da Jack
• Sequenza del pescatore
• Il confronto finale
Il direttore artistico Michael Humphries si occupò di definire
l’ambientazione per la prima sequenza disegnando una fatata
Copenhagen sotto la pioggia con tratti nei disegni che ricordano
alcuni quadri del settecento. L’andamento a marcetta militare del
primo movimento ben si accosta al soldatino protagonista della
storia.
In questo episodio si decise di far ampio uso di CGI (Computer
Graphics) per riuscire ad ottenere una realtà quanto più fiabesca
possibile, «l’animazione è solamente emozione attraverso il
136
movimento» 85 disse uno degli animatori CGI Eamonn Butler, e la
ricerca più difficile venne proprio nel cercare di donare ai disegni
sviluppati al computer la naturalezza ed il calore di un tradizionale
disegno a mano. Il team di lavoro di Steve Goldberg si occupò di
stabilire una sorta di vocabolario che unisse i movimenti dei
personaggi alla musica di Shostacovich. L’esecuzione pianistica del
brano è ricca di Staccato e il movimento di ogni personaggio dovette
adattarsi a quanto espresso dall’esecuzione.
Ogni scena necessitava di una rigorosa sincronizzazione a
tempi precisi, la costruzione dei frame necessari allo sviluppo
dell’animazione nei personaggi ha reso necessario un approfondito
lavoro che ben si accostasse alla struttura musicale, nei suoi accenti
e nei suoi staccati.
L'atmosfera è d'altri tempi, gli stessi personaggi sono giocattoli
d'antiquariato. Per la loro animazione si è ricorso a tecniche
sofisticate e vennero realizzati nuovi strumenti grafici. Nonostante
tutto i protagonisti non appaiono creati al computer ma ne
mantengono la caratteristica tridimensionalità: il tutto grazie ad un
programma di completamento che ad esempio, interveniva sul
disegno della performance della ballerina, agendo sui movimenti del
vestito e dei capelli conferendole un tocco di realismo e fluidità.
Il primo episodio raffigura il soldatino di piombo innamorarsi
della ballerina carillon, il loro amore tuttavia viene presto interrotto da
Jack in the Box, il pupazzo geloso racchiuso nella scatola. Il climax di
questo episodio vede svilupparsi un conflitto tra i due protagonisti
maschi e si conclude con la caduta dalla finestra del povero soldatino
di piombo. Fortunatamente il soldatino cade in una barca giocattolo
scivolando verso le rive del fiume. Il tema pianistico si associa molto
bene al movimento del personaggio protagonista, il soldatino
137
acquisisce così una forte caratterizzazione su entrambi i piani audio/
video che ne contraddistingue maggiore emotività e personalità
attraverso un richiamo diegetico alla partitura. Al momento
dell’incontro con la ballerina il tema torna ad essere più lineare che
sincopato, illustrando in maggior leggerezza e dolcezza il frammento
romantico. L’irruzione di Jack in un Fortissimo crea scompiglio nella
scena. Il tema è aggressivo così come il comportamento
dell’antagonista nei confronti dei due innamorati. Timbro, volume e
potenza armonica ne accentuano l’arroganza e i cattivi propositi
creando maggior movimento in scena.
138
più scuri e tenebrosi identificando sconforto e paura del soldatino
disperso nelle fogne della città. I topi entrano in scena ed il pianoforte
si muove timbricamente nella regione più grave, il pericolo aumenta
e l’atmosfera si fa ansiogena.
I movimenti d’acqua vengono accostati al suono di piatti o gran
cassa, a segnalarne l’impulsività e imprevedibilità.
87 Ibid.
139
1. La vanità di Jack viene focalizzata attraverso immagini in cui
l’antagonista si pavoneggia di fronte ad uno specchio (nuova
caratterizzazione pianistica in un registro grave articolato nei
bassi).
2. Il lutto della ballerina per la temuta scomparsa del soldatino
e la sua liberazione dalla prigione creata da Jack stesso (grazia
tematica del pianoforte, suoni staccati e leggeri).
3. Il tentativo di corteggiamento da parte di Jack nei confronti
della ballerina.
4. Lo sguardo malinconico della ballerina verso la scatola ove
giaceva il soldatino di piombo.
5. Permanenza descrittiva nella scatola vuota ove risiedeva il
soldatino.
6. La ballerina osserva Jack e danza lontano da lui.
7. Jack, arrabbiato, rompe la rosa che voleva a lei donare.
8. Jack balza verso la ballerina la quale si allontana, il pupazzo
sbatte poi contro l’orologio.
9. Jack appare stordito e attonito, il suo naso è rotto e i capelli
spettinati.
La sequenza dei pescatori ha richiesto abili manovre di
montaggio al regista Butoy. L’esecuzione musicale di Levine rese
necessario un duro lavoro di narrazione visiva articolata in pochi
secondi. Hendel Butoy e Jim Capobianco costruirono l’animazione di
questo frammento in una sequenza ritmica di quindici scene: i pesci
che ingoiano il soldatino e la fine dei topi. Il montaggio ha permesso
di continuare la rigorosa narrazione della storia dalla pancia del
pesce al ritorno del soldatino nella stanza ove risiede la sua amata.
Tutto il raccordo narrativo di ambientazione, dalla raccolta del pesce
al reinserimento del soldatino nella sua cassetta, viene raccolto in un
rapido assolo di pianoforte: a lui è designato il compito di mantenere
alta l’attenzione e con veloci successioni di scale ed arpeggi in stile
140
fugato guida lo spettatore nel susseguirsi degli eventi. L’ingresso del
soldatino nella sua scatola vede il ritorno dell’orchestra. Siamo di
nuovo a casa, la narrazione riprende in quel clima familiare che
aveva contraddistinto le precedenti esposizioni tematiche.
Il regista conclude la sequenza finale in venticinque scene:
dalla mano che posa il soldatino nella scatola di legno sino al lieto
fine. La chiusura della storia si discosta da quella narrata da Hans
Christian Andersen, la quale narra la caduta del soldatino nel fuoco e
la medesima morte della ballerina in seguito ad una folata di vento.
Roy Disney, Handel Butoy e Don Ernst decisero infatti di dare
una conclusione serena alla storia d’amore, un coerente lieto fine
tipico delle produzioni Disney. Handel Butoy commentò così la scelta
effettuata «Se hai fede nel tuo vero amore, puoi durare in eterno»88
141
Anche i colori utilizzati in tutto questo episodio aggraziati da
tenui toni pastello contribuiscono a dare una cornice fiabesca, tipica
dei giochi dei bimbi e dei sogni più soavi. L'approccio visivo e sonoro
divengono un tutt'uno nel conferire allo spettatore le emozioni dei
racconti attorno al fuoco, romantiche sensazioni intrise di un senso di
speranza e leggerezza tipiche da fiaba.
Ancora una volta l’uso del mickeymousing ritrova la sua forma
più semplice ed immediata, nessun arrangiamento della partitura ma
un puro adattamento stilistico narrativo ben riuscito, sia nella
caratterizzazione dei personaggi che nell’evoluzione temporale. La
sequenza raccoglie le attenzioni del pubblico: la fiaba Disney trova il
lieto fine e la grande musica di Shostakovic vede un nuovo canale
comunicativo, diverso rispetto a quanto originariamente prospettato
ma altrettanto eloquente.
142
10.5 Il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns.
143
mano dell'uomo divenne la zampa del fenicottero. Si evitò di usare il
solito cliché delle ali come arti prensili in quanto la zampa dei
fenicotteri si muove in maniera più articolata. Ritmi frenetici ed
esuberanti scaturiscono da questo pezzo, che diverte sia per
l'anticonformismo del fenicottero con lo yo-yo, sia per i toni e l'allegria
dell'animazione stessa, in linea con l’idea alla base della
composizione.
Sulle note del successo postumo del musicista francese,
bambino prodigio, Camille Saint-Saëns, si svolge la storia di un
fenicottero, che si discosta dal tipico comportamento massificato
della sua specie divertendosi a sconvolgere la routine, compiendo
spassosi e caotici balletti in acqua, urtando la pazienza dei suoi sei
compagni che si muovono all'unisono con eleganza e sincronia.
L’animazione dei fenicotteri venne creata in seguito all’analisi di
alcuni documentari da cui fu poi effettuata la caricatura dei tipici
movimenti di questi mammiferi. La velocità di esecuzione musicale
permise di utilizzare animazioni molto rapide e giocose.
La tecnica, che rende il cortometraggio più gioioso e luminoso,
è quella dell'acquerello, con la quale, per donare solarità e vita ai
personaggi, sono stati realizzati, a mano, oltre tremila disegni.
Al fine di far fuoriuscire i fenicotteri dalla carta e sovraimprimerli
nei disegni ad acqua si utilizzarono alcuni stampi preparati ad-hoc
per l’episodio. Questo processo ha permesso di conferire al team di
lavoro maggior controllo nei colori sfruttando gradazioni e
dissolvenze negli effetti del cielo e dell’acqua e donare maggior
qualità alle immagini.
Le tonalità utilizzate si contraddistinguono per gradazioni ricche
ed intense rubate ai paesaggi tropicali. Il protagonista, chiamato
affettuosamente dagli animatori Punkin, spicca dal gruppo anche per
la sua livrea, di un rosa caldo ed intenso con il becco viola che gli
conferisce un'aria simpatica ed ingenua. I suoi compagni,
144
ribattezzati, sempre dagli animatori, I sei altezzosi, sono arancioni,
per delinearne l'arroganza. Uno scontro tra il conformismo e
l’anticonformismo identificato iconicamente attraverso uno scontro di
note e colori.
La musica, scritta proprio per descrivere il mondo animale, è
stata, ovviamente, fonte di ispirazione: i ritornelli sono divenuti il
motivo ricorrente de I sei altezzosi, dai quali ci si distacca solamente
per vedere Punkin in azione. Dal punto di vista sinestetico ci
troviamo ancora davanti ad una forte dinamizzazione dei personaggi
in stretta relazione all’energia cinetica musicale.
Risveglio dei fenicotteri: i primi due raggi di luce identificano l’ingresso dei due
pianoforti e il terzo i fiati/percussioni91
91 SAINT SAENS C., Carnival of the Animals, Durand & Cie, 1922
145
I continui trilli ed accenti ritmici del tema accompagnano il
rapido movimento di danza dei fenicotteri, proprio il tema viene
proposto dall’ensemble strumentale ed associato al gruppo de I sei
altezzosi mentre i due pianoforti sono affiancati per lo più al
movimento di yo-yo con rapide successioni di note e scale o al
grottesco accompagnamento gestuale danzante del protagonista
Punkin.
L’intera sequenza è sviluppata su due dimensioni con una
prevalenza di forme lineari in chiaro netto contrasto con i movimenti
circolari dello yoyo.
Siamo di fronte ad un episodio nervoso, allegro e colorato che
grazie anche alla sua breve durata, rappresenta un frammento
comico e più immediato rispetto alle storie precedenti. Non vi è trama
complessa né emozioni profonde narrate, solamente poco più di due
minuti di pura e semplice ironia. Nient’altro che sorrisi.
146
I pianoforti accompagnano il rapido movimento dello yo-yo con un
susseguirsi continuo di scale 92
92 Ibid.
147
10.6 Pomp and Circumnstances, di Sir Edward Elgar
MARCE Nº 1, 2, 3, 4
148
della specie a diluvio finito. Sull'arca oltre a Noè, ovviamente,
prenderanno posto Paperino e la sua eterna fidanzata Paperina.
Qualcosa va storto e i due paperi vengono divisi durante i preparativi
del viaggio, che compiranno credendo di aver perso l'anima gemella.
La decisione di utilizzare un tema biblico sulle musiche di Sir
Edward Elgar da parte dello staff di produzione non è tuttavia stata
facile: prima di tale decisione sono state scartate numerose idee,
inclusa una sfilata di principesse e fate. Il regista Francis Glebas
credette che l’Arca di Noè potesse esprimere in maniera familiare ed
innovativa ciò che la marcia trasmette affidandosi al romantico gusto
Disney del lieto fine e della storia d’amore travagliata.
La composizione Pomp and Circumstances è una delle
musiche appartenenti al repertorio classico più importanti negli
U.S.A. . Le marce contornanti la storia sono arrangiate e riadattate
all’episodio dal musicista Peter Schickele. Rispetto alla composizione
originale, nella sequenza finale è stato poi introdotto un coro tra cui
spicca la voce del soprano Kathleen Battle.
La firma di Schickele si manifesta sin da subito.
L’arrangiamento delle marce è evidente dall’inizio, con lo squillo di
trombe iconicamente e diegiticamente identificato da lunghi corni
(intervallo di quinta SIb-FA) a richiamare il tema della seconda
marcia e successiva immediata presentazione del tema della marcia
numero 1 (Largamente). La tonalità di impianto non è più SOL
maggiore ma FA maggiore, forse per facilitare dal punto di vista
timbrico la riorchestrazione o per dar risalto alle armoniche delle
frequenze più basse nella rappresentazione di grandi animali pronti a
salire nell’arca. E’ presente anche un suono di campana a scandire e
rafforzare ritmicamente la chiave biblica nel tema.
149
Presentazione del tema marce numero 1 e 2 all’interno dell’episodio 93
150
I due motivi tematici Vivace e Cantabili della marcia numero 3 nella tempesta e
rinascita del sole 94
94 Ibid.
151
gaffes di Donald Duck nei preparativi alla discesa sono nuovamente
illustrati in un raccordo tematico della prima marcia.
L’Allegretto con molto fuoco viene utilizzato in richiamo al ruolo
di Paperino,. Il tema sembra esser stato utilizzato più volte ed
attribuito alle movenze del piccolo papero in modo da conferire lui
una carattere molto più marcato e definito rispetto agli altri attori in
scena, un’evidenza tematica scelta per rafforzarne personalità e
gaffes.
Gli animali escono dall’arca, e così come all’inizio era stato
introdotto il loro cammino, il motivo della marcia numero 1
Largamente torna ad essere presente.
Ancora lo si può udire attribuito alla lenta marcia degli animali,
accompagnato questa volta dalla presenza di un coro e dalla voce
solista di soprano che ne amplifica la grandezza e potenza. Il tema
non identifica più solamente una massa in movimento, ma una
“felice” massa in movimento. La scelta nell’uso della voce e
soprattutto della leggerezza di un timbro come quello del soprano,
trasforma il lento ritmico cammino della marcia in un romantico canto
di rinascita. Il timbro la fa da padrone nel coinvolgere e racchiudere i
sensi. Le immagini si schiariscono, i colori sonori stessi diventano più
luminosi, l’organico cresce. Siamo nella massima manifestazione di
grandezza e positività. Ricchezza audiovisiva ed emotiva.
Il lieto fine Disney torna, la favola si conclude, il bene trionfa e il
virtuoso vocalizzo unito all’orchestra sancisce l’incontro dei due
paperi innamorati in un crescendo di intensità ed emozione.
I colori dell’intero episodio sono marcati in tutte le tonalità,
anche nelle più scure: l’uso della Computer Graphics ricorda le
tonalità di The Lion King (tr. it .Re Leone, 1994) con l’utilizzo di
un’ampia gamma cromatica in relazione ai diversi momenti della
vicenda.
152
Il frammento è ricco di emozioni e chiavi di lettura: il tocco
romantico e drammatico che tocca la vicenda dei due innamorati, la
maestosità e l'importanza di un avvenimento come il diluvio
universale, che ben si caratterizza dalle imponenti musiche di
Edward Elgar, e i tanti risvolti comici tipici di un personaggio del
calibro di Donald Duck. «E’ una storia di separazione e riunione»
disse Hendel Butoy, «è una storia di speranza».95 La riluttanza al
lavoro di Paperino, il suo comportamento un po’ goffo ed il suo
eterno amore verso Paperina vengono così narrati attraverso una
colonna sonora maestosa ma allo stesso tempo sentimentale.
Sebbene non sia presente una diretta connessione tra toni
bassi e colorazioni scure, è evidente come ancora il tono potente
degli strumenti più bassi sia rappresentato dalla pesantezza fisica di
animali, mentre i suoni dolci vengono annessi alle forme più piccole.
L’intera sequenza non è nient’altro che puro e tradizionale
mickeymousing , movimenti ben sincronizzati a ritmi di musica,
caratterizzazione dei personaggi principali e accenni di movenze
buffe articolate ed introdotte con fraseggi musicali, sequenze
ritmiche che scandiscono la vicenda, a volte come effetto
onomatopeico. L’arrangiamento delle tre marce e la loro
riorchestrazione ha reso possibile accentuare la sincronizzazione
audio/video in piccoli frammenti: come la leggerezza del volo degli
uccelli introdotta in brevi fioriture dagli ottavini, o in momenti più
marcati, ad esempio, nelle buffe vicissitudini di Paperino arricchite
per l’appunto da colpi di percussioni nel marcarne la goffaggine.
La storia scivola via leggera. Una fiaba narrata dall’orchestra
del Maestro Levine, una vicenda che scorre magicamente tra le note
riuscendo a raccontare i quaranta giorni e quaranta notti in pochi
magici minuti.
153
10.7 Suite uccello di fuoco di Igor' Fëdorovič Stravinskij.
154
fatto, uccide l'orco, il castello del malvagio viene distrutto, e le
persone pietrificate ritornano in vita.
Degli episodi originali sono stati mantenuti e parzialmente
arrangiati in base alle esigenze narrative gli ultimi quattro movimenti
(tre relativi alla Scena 1 e la Scena 2 composta da un unico
movimento):
• Rondò delle Principesse
• Danza della suite di Kascej incantato dall'Uccello di fuoco
• Lullaby
• Scena 2: Finale: sparizione del palazzo e dei sortilegi di
Kascej – animazione dei cavalieri pietrificati – allegria generale.
E’ bene ricordare che la Suite dell’Uccello di Fuoco sarebbe
dovuta apparire già nel primo capitolo di Fantasia: all’epoca il
compositore russo cedette i diritti allo Studio per altre tre sue
composizioni, Renard, Fuochi d’artificio e Le Sacre du Printemps
(quest’ultima inserita in Fantasia).
Rimangono comunque ancora misteriosi i rapporti tra lo Studio
Disney e Stravinskij, quest’ultimo, inizialmente entusiasta del
progetto pare abbia poi abbandonato la collaborazione in seguito
all’eccessivo lavoro di “taglia e cuci” ne Le Sacre du Printemps, così
come tra l’altro sarebbe avvenuto poi in questo episodio.
La storia rappresentata da Roy Disney è differente rispetto al
balletto raccontato da Stravinskij. Non vi sono esseri umani nel
racconto. Protagonista della sequenza è infatti lo spirito della Natura,
la Primavera, che, come nelle migliori rappresentazioni artistiche, si
manifesta nelle fattezze di una donna bellissima, fantastica,
innocente, simbolo di rinascita. Il cervo è il suo compagno, colui che
risveglia la Natura ogni anno perché ricopra la terra con il suo
tappeto di fantastici colori e vegetazione. L'antitesi della Primavera, il
simbolo di distruzione e morte, è rappresentato da una creatura di
lava vulcanica, dalle sembianze di un uccello di fuoco, che appena
155
risvegliato dalla Primavera, incenerisce tutto quanto sia sul suo
cammino.
L'idea della morte e della rinascita sono fornite dalla stessa
musica del compositore russo Stravinskij, in un altalenare di momenti
di concitata potenza e sezioni più lente.
L’inizio della sequenza è arrangiato sul Rondo della principessa
ove il lavoro di taglio/adattamento prende il tema iniziale sino
all’ingresso del Poco meno mosso, il quale viene eliminato
collegandosi al Lento movimento tematico conclusivo. Flauti, corni e
violino illustrano il paesaggio in un piano lungo sino alla vista del
cervo nel bosco segnato da un arpeggio d’arpa.
156
Mano a mano che lo spirito della natura rende fertile il
paesaggio crescono le fioriture strumentali. I motivi melodico/tematici
di violini e clarinetto accompagnano la colorazione dello spirito, così
il suo mantello verde si adagia in un crescendo d’archi osservando la
nascita di un fiore su un frammento melodico ascendente di
clarinetto. Aumenta la sezione orchestrale e fiorisce allo stesso
tempo il paesaggio sino all’avvicinarsi dello spirito al vulcano. Un
timido flauto piccolo (siamo nel Lento conclusivo del movimento), in
un melisma discendente, ci mostra l’intimorito protagonista mentre si
avvicina all’ignota ed arsa radura, sede del vulcano.
Particolare sul timido volo radente dello spirito in relazione al piccolo suono del
flautino 97
97 Ibid.
157
imitano il tremare della terra. Il pericolo è imminente : flauti,archi,
oboi,clarinetti, gran cassa e piatti accentuano l’effetto sussulto
arricchendo l’oscurità con lampi di fuoco sonoro.
158
spirito della natura viene identificato dal crescendo degli archi
riportanti un motivo melodicamente crescente e reiterato.
La Lullaby è solamente brevemente accennata, il campo lungo
mostra una terra arida e bruciata. Il suono pastoso e scuro di oboi e
fagotti descrive la scena risaltando su un’armonia di sfondo in modo
minore tenuta dagli archi. Il tempo è Andante. Dall’eco del tema si
ode in maniera più insistente il suono degli archi: l’arrangiamento ci
porta direttamente alla conclusione del movimento, ove il loro
tremolo guida alla coda. La presenza è timida ed il loro tremolio
simboleggia un flebile ed impaurito respiro, lo spirito della natura in
fin di vita distrutto dal fuoco.
Tremolo degli archi a raffigurare il debole stato vitale dello spirito della natura 99
159
Inizia il Finale, il lieto fine della storia si avvicina. Dal minore di
MIb precedente ora la storia si sviluppa in SI maggiore, il mondo si
colora di nuovo. Siamo in un Lento Maestoso , ed il tema indicato da
Stravinskij come Dolce Cantabile pronunciato dai corni annuncia il
lieto fine.
Il cervo si avvicina con dolcezza allo spirito della natura, lo
stesso sguardo è profondo e commovente (sinestesia dolcezza
uditiva/visiva). Con un leggero arpeggio d’arpa lo spirito si aggrappa
alle corna del cervo che, con grazia, lo carica in groppa: non vi è
nulla di invadente nella musica, tutto risulta naturale e scorrevole.
Anche i gesti più evidenti sembrano appena accennati, quasi a non
voler invadere la pace e la leggerezza stessa evocata dai suoni. Una
consonanza audiovisiva perfetta.
La corsa dell’animale procede con grazia a tempo sul Lento
Maestoso avvalorato anche dall’eco del flauto piccolo che
preannuncia un crescendo di timbri.
100 STRAWINSKY I.,The Firebird Suite - Finale, London: J. & W. Chester, 1920
160
L’elevazione in volto dello spirito della natura avviene con
l’entrata del corpo sonoro di archi e fiati, una nuova massa di volume
e colori orchestrali. Ad ogni slancio verso l’alto i timpani segnano
trionfalmente la ripresa della vita dopo la desolazione, più si
ingrandiscono le ali d’acqua dello spirito, maggiore è il crescendo di
timbri e volume.
Piove. E la pioggia viene mostrata, quasi come onomatopea
sonora, da un piccolo crescente tremolo di violini, viole e violoncelli.
Tremolo dei violini che illustra le gocce di pioggia sul terreno 101
101 Ibid.
161
farfalle colorate in richiamo non solo di forme e colori ma anche
metafora della prorompenza vitale del primo episodio musicato sulla
Sinfonia n.5 di L.V. Beethoven.
L’ultima lunga cadenza musicata su Molto Pesante ci permette
di allargare il movimento di camera sull’intera foresta tornata nel suo
massimo splendore, sino alla risoluzione finale che esplode in un
fortissimo sonoro di tutta l’orchestra.
Confronto tra immagini delle farfalle colorate nel primo e ultimo episodio.
Colori e piccole forme rappresentano la gioia e rinascita della vita in entrambe le
sequenze
162
tuttavia, dopo una consultazione con i registi Paul e Gaëtan Brizzi la
scelta finì sulla musica di questo balletto.
II filo conduttore ricalcato dai due registi narra una storia che
rispecchia il pensiero di Walt Disney quale animazione come
caricatura della vita. Una favola mistica di nascita, morte e rinascita
della natura come simbolo delle speranze e dei sogni dell’uomo.
Paul e Gaëtan trassero ispirazione da un soggiorno nel nord-
ovest degli Stati Uniti presso il monte Sant’Elena raccogliendone una
metafora per la storia.
La natura attorno a cui ruota l’intero racconto non ha più quella
forma simpatica e spensierata degli altri episodi ma capacità
distruttive e rigenerative. Venne creato un cortometraggio dotato di
forti caratteri realisti simbolici e significativi.
La scelta del cervo come uno dei protagonisti della storia è
voluta per diversi motivi. Innanzitutto, al fine di smitizzare la figura di
Bambi, cervo animale indifeso e mite, in secondo luogo come
simbolo della foresta. In terzo luogo, presso l’antica tradizione dei
nativi d'America, lo stesso cervo rappresenta un simbolo di fecondità
e natura, crescita e rinascita: è simbolo dei cicli di vita della natura
stessa. Il cervo sarà infatti protagonista nell’incoraggiare lo spirito
della natura nel tornare alla vita dopo la distruzione del fuoco lavico.
Una simbolizzazione della forza di volontà necessaria per alzarsi
nuovamente in piedi nonostante le innumerevoli difficoltà vissute: il
pensiero di Walt Disney di colui che crea la propria fortuna con le
proprie forze e che può essere sempre in grado di riemergere.
L’ideologia stessa che ruota attorno alla figura di Topolino, il
personaggio che con coraggio e forza di volontà è fonte di bontà e di
entusiasmi nonostante tutte le difficoltà affrontate.
I due registi si avvalsero della collaborazione di Tony de Rosa
come supervisore per l’animazione dello spirito. Tale figura non
doveva essere fata o folletto ma la personificazione della natura
163
stessa. Anche in questo caso si è cercato di decostruire il classico
frivolo personaggio delle fate spesso apparse nei cartoni animati
Disney. Lo spirito avrebbe dovuto rappresentare una natura viva,
energica e dotata di profonda forza.
L’animazione di questo personaggio ha richiesto una mole di
lavoro molto ampia: la realizzazione delle espressioni umane ed
emotive nello sguardo, la creazione di movimenti armoniosi e quanto
più fluidi e naturali possibili, la colorazione in tinte delicate e semi-
trasparenti hanno fatto uso di tecniche avanzate nel rendering dei
disegni tramite la Computer Graphics di Chyuan Huang e gli effetti
speciali creati da Dave Bossert.
Come supervisore dell’animazione per il fuoco lavico fu
impiegato John Pomeroy il quale dovette lavorare nella fase più
energica della storia, partendo dal silenzio che accompagna il
movimento dello spirito nello sfiorare del cratere vulcanico inattivo,
coordinandolo con l’ingresso dell’episodio musicale della Danza della
suite di Kascej incantato dall'Uccello di fuoco. I suoi sforzi si sono
concentrati in particolar modo nell’uso di una colorazione più forte,
toni di rosso, simbolo di fuoco, sangue ed energia allo stato puro si
sposano perfettamente al ritmo concitato dell’ingresso delle
percussioni, dei violini e degli ottoni che danzano su registri medio
acuti inneggiando ad una visione demoniaca.
Il ritmo concitato e frenetico di questa danza infernale richiese
un lavoro preciso nei dettagli e nelle sincronizzazioni visivo-sonore:
l’articolazione dei fraseggi musicali (con suoni quanto più legati
possibili secondo la volontà di Levine) si affianca ad un fluire
dell’animazione lavica che scavalca la scena con la propria irruenza
e prorompenza danzando ed assorbendo ogni cosa nel proprio
cammino al ritmo sostenuto di timpani e percussioni.
164
Robert C.Marsch, critico musicale del Chicago Sun-Time,
affermò in un’intervista «l’assoluta precisione dell’animazione e
dell’esecuzione sonora è strabiliante».102
La creatura della distruzione lavica è stata creata sulle riprese
di una colata lavica reale, in cui gli animatori hanno notato il
caratteristico formarsi di una crosta, per via del raffreddamento, che
è servita da base per definire il personaggio e trasformarlo in una
creatura viva e incandescente. Lo studio della colorazione ha reso
necessario utilizzare differenti livelli di gradazione lavorando sulle
stratificazioni cromatiche per mezzo della Computer Graphics.
La desolazione e la distruzione apparsa in seguito alla
devastazione del fuoco venne successivamente proiettata mediante
colori miti e gradazioni di grigio o, come preferì definirli il direttore
artistico Carl Jones, “variazioni di caldo e freddo”103, tali gamme
cromatiche prendono vita mano a mano che la vita stessa riprende
forma e l’orchestra di Levine procede ad accompagnare il
susseguirsi della rinascita attraverso un crescendo silenzioso, quasi
a voler simulare anch’essa un timido risveglio. E’ così che la
desolazione, suggerita dal lento sussurrato tema di corno inglese,
lascia posto alla forza della vita, si ode la leggiadria di un’arpa e il
volo degli archi e dei fiati lentamente, accompagnano il risveglio della
Natura. Lo Spirito trova nuova forza e la musica sottolinea questo
crescendo di energia allargando il proprio organico, acquisendo
vigore e riprendendo il tema della rinascita in quel crescendo di
suoni, ritmo ed emozioni.
Il mondo, così come l’orchestra nel tema della Sparizione del
palazzo e dei sortilegi di Kascej – animazione dei cavalieri pietrificati
165
– allegria generale, riacquista i propri colori, uno dopo l’altro gli
strumenti si rincorrono ed incalzano al passo delle immagini.
Il lieto fine si ritrova nella maestosità e potenza della crescita, la
forza della vita torna a risplendere più intensa e decisa che mai.
L’energia tanto cara alle produzioni Disney, innovatrice e portatrice di
nuove speranze e di profonde incantevoli emozioni, come metafora
che riporta alla mente l’ultimo episodio del primo Fantasia: la
dicotomia male-bene tramutata nel tema della morte (il male sotto
forma di fuoco lavico) e rinascita che appare ora sotto forma di vita
nella Natura.
Una pura consonanza finale di suoni e colori chiude Fantasia
2000, a voler simboleggiare che non vi è mai fine ai capolavori.
Forse a preludere che questa potrà anche essere la conclusione del
secondo capitolo ma nulla potrà impedire, se la forza di volontà e
l’entusiasmo continueranno a contraddistinguere le opere degli studi
Disney, alla possibilità di vedere un nuovo seguito a quello che è
stata la più forte ed incredibile sfida di Walt Disney.
La creazione di un cartoon musicale in grado di raccogliere
sogni ed emozioni di coloro che umilmente si lasceranno
accompagnare da un emozionante viaggio lungo i confini della
grande musica e dell’animazione.
Un’universo di speranze viste simboleggiate in un semplice
quanto emblematico nome. Fantasia.
166
CAPITOLO XI
REAZIONI DELLA CRITICA
AL SEQUEL DI FANTASIA
167
livello musicale nulla da dire» afferma Olivier Guéret della rivista
Cinopsis, «a livello dell’animazione le tematiche esplorate risultano
troppo diversificate da mantenere un continuum nel film104»
E’ altresì vero che alcuni episodi risultano particolarmente
riusciti e gradevoli. Escludendo ovviamente l’intramontabile Mickey
Mouse ne L’Apprendista Stregone, sono di particolare interesse la
Rapsodia in Blue di Gershwin, grazie ai tratti originali che richiamano
il caricaturista Al Hirschfeld e l’uso di una musica al confine tra
classico/jazz. e la sequenza de L’uccello di fuoco, la quale, seppur
adattata all’impronta moralistica Disney, ha un ottimo impatto visivo
e arrangiamenti non invadenti (in termini di adattamento della
partitura).
Nel complesso il film risulta comunque riuscito e ben si adatta
alle volontà del grande pubblico da sala. Anche la scelta opinabile di
aumentare gli episodi riducendo la durata del film dai 120 minuti del
primo capitolo a 75 minuti con Fantasia 2000, sembra voler
accontentare quanti trovarono il primo film troppo complicato per
l’attenzione del pubblico da sala contemporaneo.
Rogert Ebert, giornalista e critico cinematografico del Sun
Times, avvalora tale idea affermando che «Fantasia 2000 non è
equivalente all’originale Fantasia, forse perché si rivolge ad un target
inferiore, per un pubblico più ampio [...]. Le altre sezioni, inclusa la
sequenza astratta dei triangoli che danzano sulla musica della
Quinta Sinfonia di Beethoven, sembrano un po’ scadenti»105. Anche
Todd Mc Carty, della rivista Variety, conferma tale idea «Se i 120
minuti di Fantasia risultavano troppo lunghi e formali per sostenere
l’interesse dei più giovani occupandosi eccessivamente di riempire
alcune aspirazioni accademiche di Walt Disney, questo divertente
104 http://www.cinopsis.be/rev_main.cfm?lang=fr&ID=1102&rr=1
105http://rogerebert.suntimes.com/apps/pbcs.dll/article?AID=/19991231/REVIEWS/
912310301/1023
168
seguito di 75 minuti è troppo semplicistico e leggero [...] Fantasia
2000 è come un piccolo assaggio di un saporito boccone più che un
pasto sostanzioso: tutti gli episodi sono più o meno piacevoli ma
nell’insieme manca di un “K.O. tecnico”, di una sequenza dinamite
che possa galvanizzare gli spettatori».106
Più quindi che per gli arrangiamenti musicali, talvolta sfrontati, il
film colpisce così per le moderne tecniche d’animazione e per gli
effetti visivi d’alto impatto anche se nemmeno l’utilizzo della
tecnologia IMAX, una delle prime sperimentazioni in tale campo,
dona al film quel tocco di particolarità necessaria da far apparire
Fantasia 2000 come un degno secondo capitolo. A tale proposito
Stephen Holden, giornalista del New York Times, afferma «
Nemmeno lo schermo IMAX risulta particolarmente innovativo [...] ed
eccetto per la Suite de l’Uccello di fuoco e la Rapsodia in Blue la
musica appare più una colonna sonora di sottofondo che
protagonista», aggiunge inoltre «il film rappresenta più un contenitore
degli stili Disney, uno sguardo al passato più che al futuro».107 Ciò
conferma nuovamente l’ipotesi di una riedizione più che un vero e
proprio Fantasia 2, inteso come secondo capitolo: forse lo si
potrebbe definire come una sorta di “Fantasia e mezzo” ove non si
aggiunge nulla di nuovo dal punto di vista artistico ma che offre nuovi
episodi collegabili al primo capitolo.
Per alcuni un po’ kitsch,108 per altri semplice e divertente,
sicuramente meno innovativo rispetto al predecessore, Fantasia
2000 ottenne un discreto successo nelle sale grazie sia all’eredita del
nome che si porta, sia alle tecnologie utilizzate, sia per l’eccentricità
106 http://www.variety.com/review/VE1117760006.html?categoryid=31&cs=1&p=0
107 http://www.nytimes.com/library/film/123199fantasia-film-review.html
108 Ibid.
169
insita in un film del genere che, alle porte del 2000, ancora offriva
rispetto alle grandi produzioni del cartoon di massa.
170
CONCLUSIONI
171
differenti e spesso arrangiati per dar voce ad esigenze narrative e di
scena.
Vero è che nell’episodio de L’Apprendista Stregone la musica
riprende pari pari il suo ruolo e funzione illustrativa, altresì vero è
che questo non avviene nelle restanti sequenze stravolgendo la
funzione nativa. La musica acquisisce un ruolo connotativo diverso
dall’intento originario sino a perdere buona parte del suo potere
evocativo, potere che si sposta più sul lato visivo ove attraverso gli
occhi tutto risulta molto più reale e certo.
È un chiaro rovesciamento di ruoli: la musica non cresce
emotivamente, è l’immagine che ha questo ruolo fondamentale e la
musica è attrice del film personaggio della storia, fondamentale
certamente, ma non coincidente con la storia stessa. La narrazione
avviene nelle immagini. L’infinita varietà di possibili significati (o ruoli
attoriali) viene scremata attribuendole un solo modo di entrare in
scena nel renderla protagonista. Sono i segnali visivi che divengono
rappresentativi ed emblematici per il pubblico, non la musica.
«Il titolo della sinfonia in FA è: Sinfonia pastorale o ricordo della
vita in campagna, più espressione del sentimento che
illustrazione»109, così affermava lo stesso L.V. Beethoven in merito
alla sua composizione, definendone la musica come una delle
possibili espressioni del sentire.
L’occhio è l’organo della realtà, lo sguardo è reale, non
simbolico: vedere, non ascoltare, è credere che sia reale. Attraverso
la musica ognuno di noi crea la propria risposta emotiva non
razionale. Non vi sono giuste e vere rappresentazioni musicali: vi
possono essere, come abbiamo visto in diverse occasioni, risposte
cromatiche, cinetiche, di forma, tuttavia non di reale significazione
ma di semplice stimolazione illusoria. L’immagine è il significante, la
172
musica un mero connotante ove innumerevoli e possibili sono le sue
plausibili interiorizzazioni. Se l’ascoltatore non ha poi alcun tipo di
approccio familiare con la musica udita le risposte emotive possono
essere ancora più ampie e diversificate. Quando ascoltiamo
realmente e unicamente tali composizioni, ognuno di noi crea la
propria individuale risposta.
Fantasia e Fantasia 2000 sono quindi due film originali (il primo
in particola modo) il cui obiettivo di rappresentare visivamente la
musica di grandi compositori si può dire parzialmente centrato.
Quello che mette in evidenza è una delle possibili infinite
visualizzazioni emotive che la musica è in grado di mettere in
movimento in ognuno di noi. Uno ma non certamente l’unico.
Walt Disney ha saputo cogliere moltissimi aspetti importanti, le
sue ambizioni come visto non si sarebbero fermate all’unione dei due
sensi, egli avrebbe voluto una commistione multisensoriale. Anche in
questo caso però la sua sarebbe stata una visione musicale univoca
ed omnidirezionale.
Quello che di suo traspare dall’analisi è che le sinestesie
audiovisive sono una componente importante evocativa ove la
narrazione e la forza comunicativa risultano forti e definite anche in
assenza di linguaggio parlato, sia per quanto riguarda la sfera
spazio-temporale che negli aspetti socio-culturali dell’epoca.
Fantasia è un prodotto artistico notevole, emblema degli studi
Disney , atto coraggioso dello stesso fondatore Walt Disney, un
grande prodotto rivolto ad un mercato di massa. Un mercato formato
da un pubblico fedele alle produzioni Disney, da curiosi e da
musicofili. Questi ultimi probabilmente rimasti più insoddisfatti,
abituati da sempre ad ascoltare con tutti i sensi senza bisogno di
ricevere quella direzione personificata da Walt Disney.
173
«Si deve lasciare all'ascoltatore la cura di trovare la propria
situazione» perché «Qualsiasi pittura, nella musica strumentale, se
viene troppo caricata si rivela un errore»110 L.V. Beethoven.
174
APPENDICE
IL FANTASOUND
175
canale hanno forzato lo sviluppo di una tecnica di ripresa e di
ricostruzione scenica costruita attorno all’azione nel centro dello
schermo, o per essere più precisi, al centro di un convenzionale
cono sonoro da cui provengono le frequenze audio più elevate. Un
sistema a tre canali, permettendo una localizzazione lontana dal
centro dello schermo, rimuove la limitazione del singolo canale,
incrementando la flessibilità del medium sonoro.
4. I n a m o v i b i l i t à d e l l a s o r g e n t e d e l s u o n o . N e l l e
rappresentazioni dal vivo tutte le sorgenti sonore sono ferme nello
spazio. Qualsiasi movimento debba accadere esso avviene molto
lentamente. E’ stato riscontrato che, muovendo artificialmente e
rapidamente nello spazio la sorgente del suono la resa audio può
risultare drammatica e piacevole.
La tecnologia insita nel Fantasound poteva così offrire una
valida alternativa alle sopraccitate limitazioni.
Prima di questa innovazione vi furono stati ulteriori tentativi al
fine di ottenere una gamma sonora maggiore ed una sorgente audio
diffusa: sembra infatti che tre canali separati siano parte essenziale
alla soluzione dei problemi audio rilevati. L’importanza di una forte ed
ampia gamma sonora in un teatro è fortemente correlata al numero
di canali utilizzati: tre sorgenti suonano più intensamente di una
singola che possieda tre volte la loro potenza; inoltre, tre canali
permettono maggior volume da utilizzare prima che il suono diventi
invasivo; tutto questo a causa di un moltitudine di fonti ed una
maggior presenza di onde le quali offrono una sonorità “pungente” di
elevata durata.
L’uso di tre differenti tracce e canali dedicati possiede ulteriori
vantaggi rispetto ad un sistema basato su canale unico: la
modulazione incrociata attraverso diversi suoni può essere
efficacemente minimizzata. Dialoghi, musica ed effetti possono
realmente essere disposti in tracce separate. E’ stato definito che la
176
misurazione d’ampiezza nelle distorsioni di singole frequenze
costanti non dia necessariamente indicazione di modulazioni
incrociate che possano essere presenti in un singolo canale: fu
quindi rilevato che frequenze minori, causate transitoriamente da
armonici uniformi, possono essere oggetto di modulazioni incrociate
a livelli elevati, le quali sono in qualche modo al di sotto del picco di
carico massimo della sorgente sonora.
Mediante tre differenti canali programmati è quindi possibile
ottenere una differenziazione di fase in grado di integrare una
diversificazione di ampiezza ed ottenere così forti prospettive
direzionali del suono; tale processo, inoltre, permette di minimizzare
i problemi di interferenze acustiche nel teatro stesso.
177
Diagramma esemplificativo del sistema TOGAD
178
tecnico corrisponde alla larghezza media dell’onda sonora) alle
griglie della variabile di guadagno. In tal modo l’uscita sonora di ogni
amplificatore varia con l’amplificazione del controllo di tono ad esso
associato.
Il cuore, o per meglio dire, la mente del Fantasound, è
rappresentato dal TOGAD, Tone Operated Adgusting Device ( tr. it.
dispositivo controllato di variazione di tono), esso si compone di due
unità separate: l’amplificatore di guadagno variabile (VGA) e il
rettificatore di suoni. Il dispositivo TOGAD è costruito in maniera tale
che un decibel di variazione nel livello dei toni causa pari modifica
nel programma di trasmissione attraverso il VGA.
Successivamente il fonografo controlla le tracce audio e le
riversa nella pellicola, guidato da un sistema di bloccaggio che
permette una specifica sincronizzazione con la stessa: interviene
così in aiuto la stampante ottica la quale permette di effettuare una
stampa delle tracce sonore (sino a quattro volte maggiori rispetto agli
standard) nell’area dedicata della pellicola da 35 millimetri.
179
una in prossimità dell’altoparlante vicino allo schermo o al centro
della sala, gli altri quattro altoparlanti selettivamente in base al
circuito di rete utilizzato. Variando i volumi il suono poteva così
essere spostato progressivamente attorno al teatro.
Il sistema Mark II rappresentava una semplice espansione di
Mark I aggiungendo tre altoparlanti: uno in ogni muro laterale a metà
della sala, e uno sul soffitto, anch’esso in mezzo alla stanza. Questi
furono aggiunti all’amplificatore principale, accanto allo schermo, e ai
quattro coni usati in Mark I. Il sistema si avvalse di tre tracce e un
circuito a sei piste, controllate manualmente attraverso il sistema di
rete differenziale. Al fine di poter creare un effetto di movimento
attorno al teatro, i controlli permisero variazioni in ogni piano tra lo
schermo ed il retro sala.
Sino ad ora si credeva che l’attrezzatura necessaria alla
rappresentazione del film Fantasia potesse essere controllata
manualmente da un mixer durante la proiezione dello spettacolo: ciò
permetteva una variazione manuale della gamma nei volumi e degli
effetti utilizzati. Vi furono tuttavia due obiezioni a tale metodo: la
capacità di controllo risultava troppo complicata per un singolo
operatore e risultava assai difficile mantenere costanti gli standard
nelle proiezioni proprio a causa delle ampie risorse di personale
necessarie. Si ipotizzò così l’uso di un controllore di toni pilota
(master tones) e il sistema Mark III divenne realtà proprio per
studiare vantaggi e difficoltà di questa nuova soluzione.
Il sistema Mark III costituiva in un sistema TOGAD a singolo
canale controllato da un oscillatore o da una traccia tono. Vi furono
tuttavia problemi specifici nella gestione dell’amplificazione dei toni,
quali distorsioni e rumori di fondo che ne compromettevano
radicalmente la validità.
Mark IV era identico al sistema Mark II ad otto coni e tre tracce
fatta eccezione per il controllo TOGAD sostituito da un controllo
180
manuale. Il sistema utilizzava otto controllori di tono in una singola
traccia master logaritmicamente intervallata da 250 a 6300 cicli
utilizzando sequenze numeriche preferenziali. Tale sistema fu
installato nell’estate del 1939 presso gli studi di Hyperion Avenue e
venne utilizzato dal dipartimento di ricerca del suono sino al 1940.
L’allestimento dei supporti e degli amplificatori per tale architettura
richiese una pavimentazione di quasi 11 metri di lunghezza e 2 metri
di larghezza con circa 400 tubi di aspirazione necessari.
Con Mark V, la cui prima installazione avvenne negli studi di
Burbank nel 1940, si lavorò sulla base di Mark IV utilizzando otto
serpentine ibride nel circuito di programmazione al fine di ottenere un
sistema ancor più flessibile. L’architettura entrò in funzione
solamente un solo giorno: il team di sviluppo operò con
soddisfazione e senza grosse difficoltà tecniche. Anch’esso tuttavia
non era sufficiente: il sistema fallì poiché il direttore musicale, il
music cutter e l’addetto al mixer non erano in grado di interagire
correttamente tra loro.
Da queste complicazioni si giunse al sistema Mark VI , il quale
utilizzava tre coni amplificazione di sala, tre tracce programma e tre
mixer di tono.
Il primo dubbio scaturito nella fase di sonorizzazione di
Fantasia fu messo alla prova in questa architettura. L’allestimento
originale del doppiaggio attraverso Fantasound richiedeva dieci
programmi di missaggio, ognuno dei quali dotato di tre potenziometri,
rispettivamente ai canali di controllo sinistro, centrale e destro.
In aggiunta, tre mixer dotati di un potenziale ciascuno, furono
utilizzati per controllare i toni pilota, anch’essi, sinistro, centrale e
destro. Si verificò che l'eccessivo numero di possibili segnali rendeva
impossibile per un mixer gestire tre controlli di posizione senza
ottenere discontinuità nei movimenti. Furono quindi progettati tre
gruppi di circuiti a potenziometro che offrivano il superamento di tale
181
inconveniente: ciò creò la possibilità di avere sei mixer in grado di
controllare il circuito di resa sonora programmato.
Mark VII fu il primo dei sistemi RCA. Funzionalmente esso
appariva molto simile a Mark VI, l’unica sostanziale differenza era
legata all’uso di un rettificatore tonale che sostituiva il rettificatore di
bordo usato nei primi sistemi: era quindi possibile variare le
caratteristiche del programma di controllo nell’amplificazione tonale.
L’architettura Mark VIII creava un cambiamento di struttura del
modello precedente: un ingegnoso rettificatore di tono, disegnato da
RCA, sostituì il rettificatore lineare impiegato in Mark VII. Il secondo
doppiaggio di Fantasia venne effettuato attraverso questo sistema.
Dopo aver aggiunto un canale di attesa, questa architettura fu
impiegata nel Broadway Theater di New York per la prima proiezione
del film.
Anche l’architettura Mark IX rassomigliava molto al sistema
precedente. Vennero effettuate modifiche di struttura ed implementati
due set di coni posteriori a gestione manuale per sostenere o
sostituire i canali destro e sinistro frontali dislocati ai lati dello
schermo. Questo sistema operò in otto delle sale di proiezione del
film.
L’ultimo modello, denominato Mark X risultò identico a Mark IX
fatta eccezione per la commutazione elettronica e la variazione di
livelli nel circuito dei canali posteriori divenuta ora automatica. Il
controllo si avvaleva di un circuito Thyratron (un tubo riempito di gas
utilizzato come interruttore per gestire elevate potenze elettriche) ed
un sistema di trasmissione meccanico. Questo ingegnoso sistema fu
sviluppato da Charles Hisserich e Charlie Tickner del dipartimento
sviluppo nel team Fantasound. Mark X fu installato al Carthay Circle
Theater di Los Angeles.
182
A3 Registrazione e doppiaggio.
183
quell’occasione fu utilizzato in teatro un monitor a tre coni mentre
l’oscilloscopio permise di tenere sotto controllo i picchi e
sovraccarichi dei canali stessi.
La necessità di tenere sotto controllo il livello di compressione
di tutti i canali durante la fase di registrazione e doppiaggio dettò la
necessità di predisporre un’apparecchiatura in grado di monitorare
tre differenti oscilloscopi. Fu quindi predisposta una figura dedita a
questa specifica mansione aiutata visivamente da una
differenziazione cromatica al punto di sovraccarico e sottocarico di
sistema.
La fase di doppiaggio utilizzò, a seconda della sequenza, da
otto a dieci tracce. L’uscita di ogni pannello di missaggio portava a
tre registratori, uno per ogni canale: sinistro, centrale e destro. Un
ulteriore canale era dedicato alla traccia master. Questi quattro
negativi ri-registrati furono poi riversati nel quadro di stampa
composito
Il sistema Mark VIII venne in ultimo utilizzato come controllo
monitor nella fase di doppiaggio.
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BIBLIOGRAFIA
Libri
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Articoli
Sitografia
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