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Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale*

La persistenza dell’insediamento abitativo nel sito della chiesa prepositurale di Dairago è confermata almeno dall’epoca
romana. Il più antico documento che ricorda l’esistenza della chiesa pievana dedicata a san Genesio risale all’anno 922,
cui fanno seguito altre quattro pergamene datate 1111, 1179, 1188 e 1192.
L’elenco delle chiese e degli altari presenti a Dairago alla fine del Duecento si desume dal Liber notitiae sanctorum
Mediolani: accanto alla pievana di San Genesio, sorgeva la chiesa di San Lorenzo, contiguo al fianco settentrionale di San
Genesio c’era il sacello di Santa Maria, nei pressi si trovava anche il battistero dedicato a Giovanni Battista; in San
Genesio era collocato un altro altare dedicato a Maria, mentre nell’attigua canonica si trovava l’altare di San Giulio. I
documenti col passare dei secoli si fanno sempre più numerosi, testimoniando la residenza di un capitolo di canonici
sotto l’autorità del prevosto nella collegiata di San Genesio, posta a capo di una delle pievi più estese della diocesi
milanese. Alla fine del Medioevo il capitolo residente fu soppresso e i beni goduti dai canonici per la loro residenza
furono usati per erigere, il 13 marzo 1455, le due cappellanie di San Giovanni Evangelista e Sant’Alessandro, i cui titolari
avevano l’obbligo di abitare a Dairago ed esercitarne la cura d’anime unitamente a Villa Cortese.
L’attuale chiesa di San Genesio è una costruzione articolata, cresciuta nel tempo attorno al nucleo originario,
assommando con spontanea organicità volume accanto a volume. Una trasformazione radicale della chiesa fu però
operata tra il 1878 e il 1888, rovesciandone anche l’orientamento, per aumentarne la capienza divenuta ormai
insufficiente all’accresciuta popolazione del paese, passata da meno di 500 abitanti nei secoli XVI, XVII e XVIII a oltre
1200 alla fine dell’Ottocento. La canonica sorgeva adiacente al fianco settentrionale della chiesa; antica e cadente essa fu
ricostruita nel 1480 da Antonio della Croce, come ricorda la lastra di marmo ora conservata nel battistero, che in origine
si trovava incastonata sulla facciata dell’edificio, recante la data e lo stemma Della Croce; uno stemma analogo era
murato sopra l’ingresso dell’antica sacrestia. Ancora all’inizio del Novecento, la canonica si affacciava su di un ampio
cortile dotato di stalle, rustici, cantina, colombaia e pozzo.
Confinante al fianco meridionale della chiesa, nel sito dell’attuale piazza, si stendeva l’antichissimo cimitero delimitato
da una siepe. Nel 1741 subito dopo l’ingresso della piazza, a sinistra, fu innalzata una cappella ossario dove trovarono
sepoltura i defunti; tale cimitero rimase in uso fino all’età napoleonica, quando fu creato il camposanto attuale a norma
del decreto 3 gennaio 1811. In un terreno privato prospiciente alla stessa piazza, sorse nel 1888 la chiesetta non
consacrata dedicata a san Luigi Gonzaga, per volere delle sorelle Luigia e Adelaide Rossetti; di fatto questo fu il primo
oratorio per i ragazzi di Dairago. Il vero e proprio oratorio dedicato a san Tarcisio fu costruito nel 1926 e svolse la sua
funzione fino al 1952, quando fu demolito per far posto all’odierno palazzo.

Lo stemma di Antonio della Croce murato sulla facciata


dell’antica canonica, edificata nel 1480.
Foto Guido Sutermeister ispettore della Regia Sovraintendenza
all'Arte Medioevale e Moderna, Legnano 1932

* GRSD, Fasi e trasformazioni architettoniche della chiesa pievana di san Genesio, “Dairago”, a. II, n. 4 (dicembre 1990), pp. 4 - 5.
GRSD, Quando i muri parlano. Le trasformazioni architettoniche delle cappelle di San Genesio, “Orizzonti”, a. X, marzo 1994, pp. 10 - 13.
GRSD, Cristo Risorto, “Orizzonti”, a. X, aprile 1994, p. 28.

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L’immagine mostra la pianta dell’antica San Genesio, desunta dalla mappa tracciata nell’ultimo quarto del Cinquecento,
cui è stata sovrapposta la planimetria della chiesa odierna, al fine di evidenziarne i successivi ampliamenti

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La Chiesa Prepositurale di Dayrago capo di pieve è il titolo di un disegno a penna accompagnato da una breve descrizione,
risalente all’ultimo quarto del Cinquecento, che costituisce la prima pianta conosciuta dell’edificio sacro. La sezione orizzontale
è annotata e quotata in cubiti ecclesiastici: 1 cubito ecclesiastico = 0,426 m, suddiviso in 12 once.
Archivio Storico diocesano di Milano, Sezione X, Visite pastorali, Pieve di Dairago, vol. V, q. 1

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La Chiesa Prepositurale di S. Genesio di Daijrago capo di Pieve qua
inclusa, all’ingresso di essa descende onz. 16.
è soffittata, et alquanto ruinosa,
è alta la soffitta sopra il pavimento di essa cub. 15.,
Ha tre archi et quattro campi,
Li campi sono larghi cub. 7 per ciascuno,
Li pilastri sono larghi cub. 1 1/2 per ciascuno, et nelli capi gli sono
li respalti di cub. 3.
Ha tre fenestre laterali verso mezo di,
Ha un occhio in frontispizio,

Della capella maggior,


è alta sopra il pavimento della chiesa onz. 20.
è in meza volta,
La volta sopra il pavimento di essa è alta cub. 14.
Ha due fenestre laterali in essa,
La bradella è alta sopra il pavimento di essa onz. 15.,
No’ ha ferrata all’ingresso,

Della capella minor.


La capella sig. A di S.a Maria è in meza volta,
è alta cub. 12.
La bradella è sopra il piano della chiesa alta onz. 6.
No’ ha ferrata all’ingresso,

Il campanile ha due campane, è di forma quadra, co’ l’agugia.


La sacrestia è alta cub. 10 1/2,
è in volta,
è sutta,
Ha una fenestra verso oriente,
No’ ha lavatorio, ne oratorio,

Ha sito doppo la capella magior di potere fabricar se facesse bisogno,

La Chiesa è annessa alle case prepositurali immediat.te

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Chiesa antica
Prima degli scavi archeologici dell’estate 1997, nulla si conosceva della chiesa originaria di San Genesio anteriore
all’anno Mille. Diversamente, la planimetria di San Genesio tardomedioevale era già nota prima degli scavi, grazie
a un disegno conservato presso l’Archivio Storico diocesano di Milano, raffigurante in modo approssimativo la
chiesa visitata da san Carlo Borromeo nel 1570, ormai vetusta e “alquanto ruinosa”. L’edificio costruito in stile
gotico, quindi risalente ai secoli XII-XIV, è descritto in numerosi documenti a cominciare dal Cinquecento e, con
alcune aggiunte, fu utilizzato ininterrottamente fino al 1878.
Tale chiesa mostrava sulla facciata antichissime pitture e una finestra circolare (oculo) nel frontespizio, all’interno
l’unica navata era sostenuta da lesene in cotto con arcate ogivali, il soffitto era ligneo a cassettoni intagliati. Alla fine
del Medioevo il pavimento scendeva di circa mezzo metro rispetto al terreno circostante ed era realizzato con ghiaia
impastata a calce; l’altare era disposto a oriente, secondo l’antica e persistente tradizione cristiana, entro un’abside
semicircolare in mezza volta, con due finestrelle che si aprivano sui fianchi, mentre altre tre finestre si schiudevano
nella parete meridionale dell’edificio. La lunghezza della navata era poco meno di 24 m, la sua larghezza poco più
di 8 m e l’altezza del soffitto era di circa 6,5 m.
Nel 1680 furono aperte due finestre nella facciata della chiesa e, all’incirca un secolo dopo, venne realizzato davanti
all’ingresso un pronao, sostenuto da due colonne in pietra.
Nel Settecento i dipinti che ornavano le pareti interne della chiesa raffiguravano san Genesio, san Carlo e i Re Magi.
La consacrazione della chiesa si festeggiava annualmente il 29 gennaio, secondo quanto recitava un vecchio messale
ancora in uso nel Cinquecento.

Parte superiore dell’altare ligneo cinquecentesco, sormontata dalla statua secentesca del Cristo risorto

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Altare antico
La cappella maggiore della chiesa antica era rialzata di tre gradini rispetto al pavimento della navata, altri tre
gradini salivano all’altare, realizzato all’inizio del Cinquecento in legno intagliato e dorato; la sua parte superiore,
conservata fino a pochi decenni or sono, aveva al centro un tabernacolo ottagonale.
Nel settembre 1639 Carlo Andrea Bassi, visitatore delegato del cardinale Cesare Monti, ordinava di porre
l’immagine di Cristo risorto sulla sommità del tabernacolo: “In summitate tabernaculi imago Christi resurgentis
constituatur.” Tuttavia, il prevosto Francesco Bonsignori lamentava che tale immagine non era ancora pronta nel
1660; finalmente, dopo pochi anni, i documenti registravano la presenza sopra l’altare di una scultura raffigurante
Cristo risorto con il vessillo della croce.
A destra dell’altare vi era il pulpito, cui si affiancò un armadio contenente le reliquie. I gradini e la balaustra del
presbiterio furono fabbricati in marmo nel 1724.
Durante la sua visita pastorale, il cardinale Carlo Borromeo il 9 aprile 1570 fondava all’altare maggiore la Scuola del
Santissimo Sacramento, inoltre ordinava di spostare in avanti l’altare per fare il coro, che difatti fu realizzato in noce
addossandolo al muro affrescato dell’abside.

Cappella di Santa Maria, altare di San Giovanni Evangelista e sacrestia antica


Già alla fine del Duecento è documentata l’esistenza in San Genesio di un altare dedicato a Maria, posto in una
cappella ricavata nella parete settentrionale della chiesa, elevata di un gradino dal pavimento della navata e con la
semivolta alta poco più di 5 m. Fuori dalla chiesa, presso il battistero, si trovava invece un altare dedicato a Giovanni
Evangelista, probabilmente eretto con la fondazione dell’omonima cappellania nel 1455; un altro altare dedicato a
sant’Alessandro, creato sempre nello stesso anno, doveva trovarsi in chiesa fino alla seconda metà del Cinquecento,
ma fu in seguito distrutto.
Con le visite pastorali del cardinale Carlo Borromeo e dei suoi delegati, tra il 1566 e il 1581, arrivò l’ordine di levare
la cappella di San Giovanni Evangelista, per erigere un nuovo altare dedicato al medesimo santo nella vecchia
cappella della Madonna, che, da allora, assunse la nuova intitolazione a Giovanni Evangelista.
Nel locale dove prima si trovava l’altare di San Giovanni trovò invece posto la sacrestia, che presentava un soffitto
a volta alto 4,5 m. Nonostante le trasformazioni e i rifacimenti subiti nei secoli, ancora oggi si conserva questo vano,
a ricordo della sacrestia voluta da san Carlo.

Battistero antico
San Genesio, come tutte le antiche pievane, aveva il battistero in una cappella esterna dedicata a Giovanni Battista,
come ricordano i documenti della fine del XIII secolo.
In seguito alla visita del cardinale Carlo Borromeo e ai relativi ordini, fu distrutto il vetusto battistero, mentre il fonte
battesimale, costituito da un vaso marmoreo posto sopra una colonna, nel 1581 trovò posto in chiesa alla sinistra
dell’ingresso, addossato alla parete settentrionale, affossato di un gradino rispetto al pavimento e chiuso con una
recinzione di legno.
Attorno al battistero, dopo il 1711, fu costruita una nuova cancellata in ferro battuto, parte della quale si conserva
tuttora come chiusura della cappella dell’odierno fonte battesimale.

Organo
L’organo della chiesa antica fu fabbricato nel 1678 da Pietro Francesco e Carlo Giuseppe Bonalanza, zio e nipote di
Lonate Pozzolo. Collocato a destra dell’altare vicino al pulpito, lo strumento subì diversi restauri e adattamenti nel
corso dei secoli.
Nel 1882 iniziò la costruzione di un nuovo organo per la chiesa rinnovata da parte di Pietro Bernasconi di Varese,
che portò a termine l’opera all’inizio del 1883.

Campanile antico
Il vecchio campanile era in stile gotico, con lapidi e rilievi di epoca romana incastonati nella muratura esterna; la
sua altezza superava i 21 m con una pianta rettangolare di 2,28 m x 2,88 m.
Il basamento era costituito da blocchi di pietra, sopra i quali poggiava la torre costruita alternando strati di ciottoli
a strati di mattoni legati da chiavi in ferro; la cella campanaria era formata da una volta in mattoni sostenuta da
pilastri in cotto e la cuspide aveva il profilo di una piramide.

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Nel Cinquecento, un castello di legno reggeva due campane, poi divenute 3 e quindi 4 alla metà del Settecento; nel
1836 Felice Bizzozzero di Varese fuse un nuovo concerto di 5 campane, quattro poste ai lati della cella e una al centro
nel sottovolta.
Già nel Settecento sul campanile era collocato l’orologio di Dairago, la cui manutenzione era a carico del Comune.

Pianta della Chiesa di Dairago con l’autorizzazione per costruire la cappella della Vergine del Rosario,
concessa dal cardinale Giuseppe Archinti al prevosto Pietro Martire Forni il 23 marzo 1703.
La “Capella da fare” è abbozzata sulla destra, nell’angolo tra il campanile e la navata.
Archivio Plebano di Dairago, sez. amministrativa, cart. 2, fasc. 1, n. 3

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Transito di san Giuseppe sulla volta della cappella dedicata allo sposo di Maria. L’immagine fa parte del ciclo di affreschi
realizzati nel 1929 dal pittore Giovanni Briani di Monza, durante i lavori di decorazione della chiesa.

Cappella di San Giuseppe, in origine della Beata Vergine del Rosario


Il 23 marzo 1703 l’arcivescovo di Milano cardinale Giuseppe Archinti autorizzò il primo ampliamento dell’antica
chiesa di San Genesio, per edificare una cappella lungo il suo fianco meridionale in cui collocare la statua lignea
della Beata Vergine del Rosario.
Nel 1724 si chiuse il nuovo altare con una balaustra di marmo e la cappella venne ornata da dipinti su tavola; il 9
settembre dello stesso anno fu eretta presso quest’altare la Società del SS. Rosario.
Come mostra il progetto originale, inizialmente la cappella della Madonna del Rosario corrispondeva a quella
adesso dedicata a san Giuseppe, che effettivamente conserva un bell’altare in marmo di fattura settecentesca.
Per alloggiare la statua della Madonna fu creata una nicchia, praticando nel muro uno sfondo di forma
semicilindrica, terminato superiormente da un quarto di sfera.
All’esterno della chiesa la nicchia genera una sporgenza di forma trapezoidale, munita di una cornice inferiore a
guisa di mensola e di una superiore di coronamento, su cui è posato un cappello formato da una lastra di beola. Ai
lati della nicchia, quattro minuscole aperture danno luce al volto della statua posta all’interno.
L’intera cappella fu costruita impiegando dei sottili mattoni albasi, poco cotti e di colore chiaro; un’attenta
osservazione della muratura ha rivelato la presenza di ben tre finestre chiuse in epoca successiva, due di forma
arcuata poste simmetricamente ai fianchi dello sporto e una ovale collocata sopra il tutto. I mattoni usati per il
tamponamento sono sempre del tipo più antico, quindi la chiusura di tali aperture dovrebbe risalire al Settecento.
Lo sporto della nicchia in origine era aggettato, ma in epoca recente fu prolungato nella parte inferiore fino al suolo,
con l’impiego di laterizi moderni di colore più scuro.
Esternamente la cappella è delimitata dalle due lesene originali.
La statua di san Giuseppe che oggi vi è custodita compare nei documenti solo dopo il rifacimento della chiesa,
quando fu benedetta nel 1878; così da allora la prima cappella ha assunto la dedicazione a san Giuseppe.

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La cappella di San Giuseppe in una foto del novembre 1970.
Foto don Luigi Perego

Cappella della Madonna


La parete cui è addossato il moderno altare della Madonna appare chiaramente posteriore a quella della prima
cappella, con una struttura muraria più povera formata da strati di mattoni alternati a ciottoli disposti a spina di
pesce. Quest’ampliamento potrebbe risalire al 1715, quando fu rilasciato dai superiori il permesso di costruire un
locale attiguo alla parete meridionale della chiesa.
Una piccola una finestrella ovale (oculo) ormai tamponata può essere scorta alla sommità della parete esterna.
La collocazione attuale della statua della Beata Vergine del Rosario dovrebbe risalire all’epoca dei vasti lavori di
rifacimento della chiesa intrapresi nel 1878, infatti la nicchia che la contiene appare di fattura recente, appoggiata al
muro originale e realizzata con moderni mattoni scuri; anche la sua forma è un’imitazione della nicchia più antica
presente nella cappella attigua, di cui sono state riprese le modanature dello sporto esterno, dotato della stessa
cornice di coronamento e dell’identico cappello di beola.
La presente statua lignea della Madonna del Rosario fu acquistata nel 1925 dal prevosto Carlo Pastori e l’altare a
essa dedicato risale al 1939, eseguito dalla ditta Redaelli e Barenghi di Milano.
Domenica 14 ottobre 1973 furono incoronate le teste di Maria e del Bambino, dopo l’offerta, da parte della
popolazione dairaghese, di 1,26 kg di preziosi d’oro per fondere le corone; in quella solenne circostanza, il 29 ottobre
il santo padre Paolo VI inviò un telegramma con la sua benedizione apostolica: “CIRCOSTANZA
INCORONAZIONE EFFIGE SS.MA VERGINE CHIESA PARROCCHIALE DAIRAGO SOMMO PONTEFICE
AUSPICA CRESCENTE FERVORE PIETÀ MARIANA ET INVIA COMUNITÀ ECCLESIALE ET SPECIALMENTE
INFERMI IMPLORATA PROPIZIATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA.”

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I lavori di restauro del 1993 hanno messo a nudo le pareti esterne di San Genesio, levando gli intonaci e permettendo quindi lo
studio del tessuto murario, testimone delle trasformazioni subite dalla chiesa nel corso degli ultimi tre secoli.
Un particolare interesse ha suscitato la parete meridionale della costruzione, formata dalle cappelle della Madonna,
di San Giuseppe e del Crocifisso risalenti al Settecento, nel cui paramento murario si sono potute scorgere le tracce
delle numerose modifiche susseguitesi nel tempo, in parte già note attraverso la lettura dei documenti d’archivio.
CAPPELLA DI SAN GIUSEPPE: [1] sporgenza della nicchia di forma trapezoidale, circondata da tre finestre tamponate in epoca
successiva, due di forma arcuata [2] una ovale [3]. Lo sporto in origine era aggettato, ma in epoca recente è stato prolungato fino
al suolo [4] con l’impiego di mattoni moderni di colore più scuro. La cappella è delimitata dalle due lesene originali [5].
CAPPELLA DELLA MADONNA: [6] piccolo oculo, ormai tamponato, alla sommità della parete esterna. La nicchia [7] che contiene
la statua della Vergine appare di fattura recente, realizzata con moderni mattoni scuri e appoggiata al vecchio muro.
CAPPELLA DEL CROCIFISSO: [8] finestra dal profilo ricurvo di gusto barocco, sotto il cui davanzale
una fila di mattoni descrive un’onda [9].
NUOVA CAMPATA [10] lunga 3,6 m.
CAPPELLA DEL BATTISTERO [11] chiusa da un muro di mattoni moderni, alla cui sommità si apre una finestra semicircolare

L’Assunzione di Maria dipinta sulla volta della cappella della Madonna.


La scena mostra la Vergine campeggiante in cielo sulle nubi, circondata da angeli in volo mentre sale verso l’empireo in anima
e corpo. Maria veste la tradizionale tunica purpurea, alla quale è sovrapposto il manto celeste che le copre il capo

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Statua lignea della Vergine del Rosario acquistata nel 1925 dal prevosto Carlo Pastori,
che introdusse anche la pratica di accendervi i lumini

La cappella del Crocifisso in un’immagine nel novembre 1970.


Foto don Luigi Perego

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Cappella del Crocifisso
Per custodire la statua lignea del Crocifisso, nel 1784-85 fu innalzato un altare per opera di Giorgio Olgiati
“architetto di marmi” di Viggiù, in una cappella appositamente edificata ampliando di nuovo la parte meridionale
della chiesa. L’artista scolpì anche i puttini in pietra di Viggiù posti ai lati, la nicchia di marmo per i vasi sacri, la
bella balaustra col relativo gradino e realizzò la portina del tabernacolo in bronzo dorato.
Sopra il Crocifisso si apre una finestra dal profilo ricurvo di gusto barocco, facilmente individuabile dalla piazza,
che richiama l’attenzione su quest’angolo della chiesa.
Nel corso degli ultimi restauri, la muratura esterna ha mostrato la stessa orditura di quella formante la cappella a
fianco, composta da ciottoli e mattoni, alcuni dei quali d’impasto violaceo, frammisti a qualche pietra squadrata e
altro materiale di recupero.
Sempre sulla parete esterna, sotto il davanzale della finestra, una fila di mattoni descrive un’onda, a ricordo della
presenza di un’edicola in seguito levata, forse il riparo di una croce che guardava l’antico cimitero.
Le balaustre marmoree con i cancelletti di ferro e le mense degli altari nelle cappelle di San Giuseppe, della
Madonna e del Crocifisso sono state levate nel corso degli ultimi lavori di restauro, iniziati nel 1993.

Presbiterio, coro, sacrestia e facciata


La vecchia chiesa, nonostante gli ampliamenti dovuti alle cappelle, presentava all’interno una superficie troppo
angusta per l’accresciuta popolazione dairaghese, salita dalle 500 anime dei primi anni dell’Ottocento ai 1010
abitanti del censimento dell’Italia unita (1861).
L’edificio fu pertanto prolungato nel 1878 affidando i lavori all’impresa dei fratelli Pietro e Luigi Comolli di Borsano,
che costruirono verso ponente una nuova campata lunga 3,6 m, il presbiterio con il coro semicircolare e la sacrestia
“vecchia” sul fianco meridionale; l’orientamento della chiesa quindi risultò rovesciato e nel muro dell’antica abside
fu aperto l’ingresso attuale.
I lavori di rifacimento della chiesa proseguirono fino al 1888 con la costruzione della nuova capriata del tetto, su
progetto dell’ingegner Enrico Strada di Milano, per finire con la realizzazione della nuova facciata.

La facciata della chiesa in una foto del 1933.


AA.Vv., L’Angelo di Dairago. Omaggio al nuovo Prevosto Don Paolo Crespi nella ricorrenza
del suo solenne ingresso in Dairago, Dairago 1933, p. 7

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La facciata della chiesa in una cartolina del 1947-48

Altare maggiore
L’altare moderno realizzato durante l’ampliamento della chiesa nel 1878 aveva la base in muratura, sopra la quale
era poggiato il tabernacolo ligneo dell’antico altare.
Il rinnovamento di tale struttura cominciò nel 1934, ricoprendo di marmo il piano e i fianchi dell’altare e inserendo
davanti un paliotto in bronzo, modellato a rilievo sul Cenacolo di Leonardo da Vinci. Il cardinal Schuster consacrò
la mensa il 28 dicembre dello stesso anno, com’è ricordato da una targa marmorea voluta dal prevosto Crespi e da
una placca d’ottone applicata all’altare con la dedica dettata dall’arcivescovo:

RENOVANDAM SACRAE MENSAE ARAM


IV KAL. IAN. MCMXXXV
A. HILDEFONSUS CARD. SCHUSTER ARCHIEPISCOPUS
DEO HONORARI S. GENESII M
SOLENNI RITU CONSECRAVIT

Il quarto giorno precedente le calende di gennaio 1935


l’arcivescovo Alfredo Ildefonso cardinal Schuster
per l’onore di san Genesio martire
con rito solenne consacrò a Dio
la sacra mensa rinnovata

Nel 1936 la ditta Giovanni Redaelli di Milano costruì il nuovo tempietto marmoreo in sostituzione del precedente
tabernacolo, infine il 27 maggio 1937 s’inaugurò l’altare ultimato, sulla cui sommità fu trasportata la statua
secentesca del Cristo risorto.
Gli ultimi restauri della chiesa hanno rinnovato completamente il presbiterio, con l’aggiunta nell’estate 2000 del
nuovo altare, dell’ambone e della sedia per il sacerdote, realizzati dallo scultore milanese Benedetto Pietrogrande in
marmo “rosa del Portogallo” con inserti di bronzo.

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Coppia di angeli in legno intagliato, laccato e dorato che accostano il tabernacolo sull’altare di San Genesio

Pavimento
Dopo l’ampliamento della chiesa, nel 1879 fu realizzato un pavimento in mattoni. Nel 1931 furono posate le
marmette del pavimento dell’altare, poi nel 1932 venne rifatto in piastrelle l’intero pavimento della chiesa, infine nel
1936 si coprì con marmette anche il pavimento della cosiddetta sacrestia vecchia.
Il prevosto Boschetti nel 1903 acquistò le panche in noce verniciato a cera, per porre fine all’indecenza, durante le
funzioni, di far sedere il popolo per terra a gambe incrociate.
Terminata la realizzazione del moderno riscaldamento radiante, nel 1999 l’intero pavimento della navata con le
cappelle, l’altare e le passate sacrestie è stato rifatto in marmo “palissandro” di Crevadossola, lasciando però sei
aperture che consentono, attraverso i cristalli trasparenti, di visualizzare alcuni dei punti più interessanti degli scavi
archeologici.

Riproduzione in bronzo del Cenacolo di Leonardo da Vinci (49 cm x 137 cm) applicata nel 1934 alla parte anteriore dell’altare
come paliotto e ora spostata sulla parete settentrionale del transetto

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Targa marmorea rimasta sulla parete destra del presbiterio fino agli ultimi restauri, voluta dal prevosto Paolo Crespi
nelle cui intenzioni doveva significare: “Il 28 XII 1934 il cardinal A.I. Schuster consacrava questa mensa.
Il 27 V 1936 il prevosto don Paolo Crespi col generoso popolo esultante all’Ospite divino inaugurava questo altare privilegiato”

La navata centrale di San Genesio con la decorazione pittorica eseguita dal dairaghese Angelo Verrini, in una foto del 1925.
AA.VV., L’omaggio di Dairago al novello Prevosto Don Attilio Barera, Dairago 1926, p. 4

La rappresentazione originale di san Genesio inginocchiato in gloria.


Foto don Luigi Perego, novembre 1970

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Decorazione pittorica
La prima decorazione della chiesa attuale fu eseguita nel 1880 a motivi ornamentali dal pittore Angelo Verrini di
Dairago figlio di Luigi e Maria Barlocco, lo stesso che affrescò gli angeli e la Madonna sul catino absidale nel
santuario della Madonna in Campagna. Rimasto celibe, Angelo Verrini perì all’età di 62 anni mentre dipingeva la
chiesa di Gioia dei Marsi in provincia dell’Aquila, crollata per il terremoto alle ore 7:50 del 13 gennaio 1915.
La decorazione della prepositurale venne rifatta nel 1929 dall’Istituto Artigianelli di Monza, in particolare le pitture
della volta furono eseguite dal monzese Giovanni Briani. Partendo dall’ingresso, i principali quadri rappresentano
san Genesio che benedice Dairago (con interessanti scorci dell’epoca), Il battesimo e il martirio di san Genesio
romano, la gloria del martire con la Trinità.
Le colonne e le lesene vennero rivestite con uno zoccolo di cemento lucido, dalla ditta Cardani di Busto Garolfo.
I decori voluti dal prevosto Attilio Barera erano ricordati da una lapide marmorea posta a sinistra dell’ingresso,
levata durante la ridipintura del 1983.
Il tetto fu completamente rinnovato nel 1978 e in quella circostanza furono tinteggiate le pareti esterne della chiesa,
esclusa la facciata. Quest’ultima fu dipinta nel 1980 e ultimata collocando nel riquadro sopra l’ingresso una formella
muraria con affrescata l’immagine di san Genesio nell’atto del suo martirio, opera dei fratelli Giuseppe e Filippo
Villa di Buscate.
Gli ornamenti dell’abside sono stati ripassati nel 1981 dai fratelli Villa, che hanno anche aggiunto i simboli
eucaristici dell’agnello e del pellicano nonché trasformato il ritratto di san Genesio da inginocchiato a ritto in piedi.
Gli stessi pittori nel 1983 hanno provveduto a ridipingere la navata centrale dal cornicione al pavimento; nel 1985
sono state tinteggiate le cappelle laterali.
Durante la risistemazione più recente, iniziata nel 1993 e proseguita fino al 2007, Tiziano Colombo e i suoi assistenti
hanno compiuto il ripristino completo di tutta la decorazione interna ed esterna della chiesa, dalla pulizia al
consolidamento strutturale, al restauro delle immagini e degli ornamenti, fino alla tinteggiatura delle pareti.

La navata e l’altare in una cartolina del 1961. La mensa dell’altare era sovrastata dal capocielo, un baldacchino pensile
appeso alla volta; il presbiterio era chiuso dalla balaustra marmorea, munita di cancelletto in ferro battuto

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La Gloria di san Genesio e la Trinità rifatte dai fratelli Villa nel 1981, con l’aggiunta delle figure
simboliche dell’agnello e del pellicano

Campanile attuale
Il campanile moderno, progettato nel 1890 dall’architetto Cesare Nava di Milano, fu innalzato nel 1891-92; sempre
nel 1891 vennero fuse le 6 campane da Pasquale Mazzola di Valduggia.
Nel 1923 la ditta Cardani di Busto Garolfo, su progetto dell’architetto Cesare Balbi di Busto Arsizio, rifece la tozza
cupola del campanile divenuta pericolante, conferendogli l’attuale forma slanciata: la torre campanaria ha
raggiunto così l’altezza di 35 m.
Nel 1934 fu calato il campanone per essere riparato dai fratelli Ottolina di Seregno, i quali nel 1964 rifusero anche
la quinta campana.
Sul lato meridionale del campanile, che in origine presentava i mattoni a vista, era tracciato il quadrante di un
orologio solare, coperto dall’intonaco nel 1958. La cupola è stata rivestita di rame nel 1987.
Tra il 2006 e il 2007, per concludere i restauri della chiesa, è stato ridipinto il campanile ed è stata ripristinata la
meridiana che segna il tempo solare vero di Dairago.
Nel basamento del campanile è murata una lastra di granito che mostra in rilievo due mammelle, testimonianza
di un culto di epoca pagana. Il bassorilievo era prima incastonato nel campanile antico ed è stato conservato in
quanto la popolazione locale ha collegato il simbolo della maternità alla dignità attribuita alla chiesa pievana di
San Genesio, centro di diffusione della fede cristiana e chiesa madre generatrice delle altre chiese che formavano
la sua pieve.

90 Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale


L’altare del Sacro Cuore nel novembre 1970.
Foto don Luigi Perego

Cappelle settentrionali e altare del Sacro Cuore


Su progetto dell’ingegner Antonio Corbetta di Vimercate, nel 1906 l’impresa Cardani realizzò un ulteriore
ampliamento della chiesa nel fianco settentrionale della navata, con la costruzione di tre cappelle che conferirono
una struttura simmetrica all’edificio; nella cappella centrale fu trasportato l’altare ligneo di San Giovanni
Evangelista.
Nel 1926 fu acquistata dalla ditta Giuseppe Nardini di Milano la statua del Sacro Cuore, che nel 1930 è stata collocata
in una nicchia aperta sopra l’altare dell’Evangelista, da quel momento questa cappella assunse la dedicazione al
Sacro Cuore di Gesù.

Battistero
Dopo l’innalzamento del campanile moderno, la spazio tra di esso e le cappelle settecentesche venne chiuso, con un
ennesimo ampliamento della chiesa dall’impresa Cardani di Busto Garolfo, che fabbricò nel 1906 l’attuale cappella
del battistero, formata da un muro di mattoni moderni, alla cui sommità si apre una finestra semicircolare.
L’anno successivo, all’interno del battistero il pittore Liati di Cassano Magnago dipinse l’affresco del battesimo di
Gesù.
Il fonte battesimale in marmo bianco istoriato risale a un’epoca prossima al Mille e presenta la forma di un capitello
scavato; fino al 1928 giaceva nel giardino della canonica, poi nel 1931 fu adibito ad acquasantiera e collocato
all’ingresso della chiesa.
Nel 1939 la tazza fu trasportata nella posizione attuale per essere impiegata come fonte battesimale.
La cappella col fonte è chiusa da un bel cancello settecentesco di ferro battuto, cimelio del vecchio battistero, alla cui
sommità si scorge uno stemma sormontato da una croce aggiunta nel 1908.
Il battistero è stato nuovamente rinnovato e sistemato nel 1999, con una nuova pavimentazione ottagonale, formata
dalle beole di copertura dei sarcofagi rinvenuti durante gli scavi archeologici.

Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale 91


Sacrestia “nuova” e odierna sacrestia
Una nuova sacrestia, attigua al fianco settentrionale del presbiterio, fu costruita nel 1925 per opera del capomastro
Mario Rolfi di Arconate, dotandola di una porta per consentire l’accesso diretto alla casa del prevosto. La
realizzazione della sacrestia “nuova” permise di utilizzare la sacrestia “vecchia” per raccogliervi i fanciulli durante
le funzioni.
Nel 1997 è stata costruita la sacrestia odierna, progettata dall’architetto milanese Fiorenzo Ramponi, che ha occupato
l’area tra l’abitazione del parroco e la sacrestia “nuova”. Quest’ultima è rimasta a disposizione dei fedeli, ottenendo
un ampliamento della chiesa rispondente alle esigenze dell’aumentata popolazione del paese.

Le due vetrate realizzate a Roma nel 1932 da Giulio Cesare Giuliani su disegno del pittore Eugenio Cisterna, messe in opera
nel coro il 26 e 27 marzo di quell’anno: san Lorenzo rivestito della dalmatica dei diaconi, con in mano la palma del martirio, regge la
graticola su cui sarebbe stato bruciato; sant’Attilio soldato romano della Legione Tebea stringe lo scudo e la palma dei martiri

92 Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale


Vetrate policrome
Le due vetrate dell’abside sono opera di Giulio Cesare Giuliani di Roma, che le realizzò nel 1932 su disegno del noto
pittore Eugenio Cisterna (1862-1933) maestro nella Scuola dell’Accademia di Roma, grande decoratore di chiese e
palazzi romani. La vetrata di sinistra rappresenta san Lorenzo, in memoria della chiesa dedicata a tale martire che
sorgeva a Dairago, in rovina nel Cinquecento per la sua antichità e distrutta alla fine di quel secolo; mentre la vetrata
di destra ritrae sant’Attilio, protettore del prevosto Attilio Barera che commissionò l’opera.

Locale caldaia
L’ultimo ampliamento della chiesa di San Genesio, nel 1963, fu la creazione del locale con la caldaia per il
riscaldamento dell’edificio.
L’angusto locale caldaia venne demolito nel 1997, prima di iniziare gli scavi sotto il pavimento della navata.

La prima abitazione del coadiutore adiacente alla sacrestia vecchia, fotografata nel 1956

Canonica nuova
Grazie all’aiuto economico della signora Adelaide Rossetti e col lascito del sacerdote Giuseppe Antonio Rossi, il
prevosto Portaluppi fece edificare la prima casa del coadiutore, realizzata nel 1886 contigua al fianco meridionale
della sacrestia vecchia. La dimora era composta dalla cantina, lo studio e la sala al piano terreno, due stanze, uno
stanzino e il servizio al primo piano; fu demolita nel 1956, in seguito alla costruzione del moderno oratorio di San
Tarcisio.
Nel 1905, su progetto dell’ingegner Antonio Corbetta di Vimercate, l’impresa Cardani di Busto Garolfo smantellò la
canonica antica dei Della Croce, conservando solo i muri perimetrali con lo stemma della nobile famiglia, per
realizzare la nuova casa del prevosto. L’abitazione era munita di una vasta cantina, di un piano rialzato con cucina,
sala, studio, archivio e di un piano superiore con le camere; il fabbricato fu abbattuto nel febbraio 1963, dopo la
costruzione dell’odierna abitazione del parroco.
I lavori di scavo per realizzare l’attuale casa prepositurale sono iniziati nel settembre 1961 e la consegna è avvenuta
alla fine di novembre 1962. Il progettista è stato l’ingegnere della curia Claudio Latocca, il medesimo del salone del
cinema; all’esecuzione ha provveduto l’impresa locale di Pierino Olgiati.

Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale 93


Grotta di Lourdes
Dal 25 aprile al 2 maggio 1965 fu celebrato il Congresso Mariano Parrocchiale, per l’occasione fu costruita la grotta
di Lourdes nel prato a monte della parrocchiale. Il primo maggio fu benedetta la nuova grotta, mentre la statua
dell’Immacolata Concezione veniva posta solennemente nel suo antro.
Nel muro, alle spalle dell’altare, è inserito un frammento della roccia di Lourdes.

Piazza della chiesa


La porzione di piazza antistante San Genesio fu selciata nel 1909 e, sui muri di fronte all’ingresso, il prevosto
Boschetti fece dipingere un paesaggio, per offrire una visione gradevole ai fedeli uscenti dalla chiesa.
Alla metà di maggio 1927 furono piantati abeti e cedri attorno alla piazza, nel cui centro venne disposta una fontana.
Levate le conifere e la fontana, nel 1955 la piazza fu asfaltata a spese della parrocchia e furono sistemati i giardinetti.
La piazza della chiesa, sprovvista di una sua denominazione ufficiale, il 4 febbraio 2001 è stata intitolata a don Carlo
Lotti che ha trascorso quasi sessant’anni a Dairago, prima come coadiutore e poi come prevosto.

Piazza Burgaria
In seguito alla distruzione del nucleo più antico del paese, che sorgeva a ridosso della chiesa pievana, fu realizzata
nel 1982 la piazza odierna su progetto dell’architetto Gilberto Oneto di Milano, il progetto ottenne il primo premio
al concorso di arredo urbano tenutosi a Verona nel 1981.
Il nome “Burgaria” richiama quanto scrisse nel 1790 l’arciprete Francesco Bombognini nel suo Antiquario della
Diocesi di Milano, ossia che Dairago in età longobarda era addirittura “Capo di tutta la Burgaria Contado abitato dai
Bulgari”. Niente di certo, salvo che a quell’epoca la campagna milanese era divisa in contadi, circoscrizioni
amministrative con a capo un conte; la Burgaria o Bulgaria era uno di tali contadi, dai confini controversi, il cui
nome derivò probabilmente da uno stanziamento di genti bulgare, avvenuto forse ai tempi del re longobardo
Grimoaldo.

Il prospetto della chiesa visto attraverso l’arco d’ingresso alla piazza, in un’immagine del settembre 1961 a mezzogiorno in punto.
Sopra il portone è riconoscibile la prima icona ritraente san Genesio con le braccia alzate al cielo rivestito di bianco, il colore
simbolo della purezza dei primi martiri cristiani. In origine al suo posto si apriva un finestrone,
presto tamponato per installare la cantoria e l’organo.
Foto Ajroldi, Arconate

94 Le trasformazioni architettoniche della chiesa prepositurale


Il complesso parrocchiale visto dall’aereo nell’estate 1975: la prepositurale di San Genesio, l’oratorio di San Luigi, l’oratorio di San
Tarcisio, la nuova casa prepositurale e la grotta di Lourdes

La facciata della chiesa nell’agosto 1988, nel riquadro sopra l’ingresso è visibile l’immagine di san Genesio opera dei fratelli
Villa di Buscate, davanti al sagrato si allarga la Piazza Burgaria

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