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La persistenza dell’insediamento abitativo nel sito della chiesa prepositurale di Dairago è confermata almeno dall’epoca
romana. Il più antico documento che ricorda l’esistenza della chiesa pievana dedicata a san Genesio risale all’anno 922,
cui fanno seguito altre quattro pergamene datate 1111, 1179, 1188 e 1192.
L’elenco delle chiese e degli altari presenti a Dairago alla fine del Duecento si desume dal Liber notitiae sanctorum
Mediolani: accanto alla pievana di San Genesio, sorgeva la chiesa di San Lorenzo, contiguo al fianco settentrionale di San
Genesio c’era il sacello di Santa Maria, nei pressi si trovava anche il battistero dedicato a Giovanni Battista; in San
Genesio era collocato un altro altare dedicato a Maria, mentre nell’attigua canonica si trovava l’altare di San Giulio. I
documenti col passare dei secoli si fanno sempre più numerosi, testimoniando la residenza di un capitolo di canonici
sotto l’autorità del prevosto nella collegiata di San Genesio, posta a capo di una delle pievi più estese della diocesi
milanese. Alla fine del Medioevo il capitolo residente fu soppresso e i beni goduti dai canonici per la loro residenza
furono usati per erigere, il 13 marzo 1455, le due cappellanie di San Giovanni Evangelista e Sant’Alessandro, i cui titolari
avevano l’obbligo di abitare a Dairago ed esercitarne la cura d’anime unitamente a Villa Cortese.
L’attuale chiesa di San Genesio è una costruzione articolata, cresciuta nel tempo attorno al nucleo originario,
assommando con spontanea organicità volume accanto a volume. Una trasformazione radicale della chiesa fu però
operata tra il 1878 e il 1888, rovesciandone anche l’orientamento, per aumentarne la capienza divenuta ormai
insufficiente all’accresciuta popolazione del paese, passata da meno di 500 abitanti nei secoli XVI, XVII e XVIII a oltre
1200 alla fine dell’Ottocento. La canonica sorgeva adiacente al fianco settentrionale della chiesa; antica e cadente essa fu
ricostruita nel 1480 da Antonio della Croce, come ricorda la lastra di marmo ora conservata nel battistero, che in origine
si trovava incastonata sulla facciata dell’edificio, recante la data e lo stemma Della Croce; uno stemma analogo era
murato sopra l’ingresso dell’antica sacrestia. Ancora all’inizio del Novecento, la canonica si affacciava su di un ampio
cortile dotato di stalle, rustici, cantina, colombaia e pozzo.
Confinante al fianco meridionale della chiesa, nel sito dell’attuale piazza, si stendeva l’antichissimo cimitero delimitato
da una siepe. Nel 1741 subito dopo l’ingresso della piazza, a sinistra, fu innalzata una cappella ossario dove trovarono
sepoltura i defunti; tale cimitero rimase in uso fino all’età napoleonica, quando fu creato il camposanto attuale a norma
del decreto 3 gennaio 1811. In un terreno privato prospiciente alla stessa piazza, sorse nel 1888 la chiesetta non
consacrata dedicata a san Luigi Gonzaga, per volere delle sorelle Luigia e Adelaide Rossetti; di fatto questo fu il primo
oratorio per i ragazzi di Dairago. Il vero e proprio oratorio dedicato a san Tarcisio fu costruito nel 1926 e svolse la sua
funzione fino al 1952, quando fu demolito per far posto all’odierno palazzo.
* GRSD, Fasi e trasformazioni architettoniche della chiesa pievana di san Genesio, “Dairago”, a. II, n. 4 (dicembre 1990), pp. 4 - 5.
GRSD, Quando i muri parlano. Le trasformazioni architettoniche delle cappelle di San Genesio, “Orizzonti”, a. X, marzo 1994, pp. 10 - 13.
GRSD, Cristo Risorto, “Orizzonti”, a. X, aprile 1994, p. 28.
Parte superiore dell’altare ligneo cinquecentesco, sormontata dalla statua secentesca del Cristo risorto
Battistero antico
San Genesio, come tutte le antiche pievane, aveva il battistero in una cappella esterna dedicata a Giovanni Battista,
come ricordano i documenti della fine del XIII secolo.
In seguito alla visita del cardinale Carlo Borromeo e ai relativi ordini, fu distrutto il vetusto battistero, mentre il fonte
battesimale, costituito da un vaso marmoreo posto sopra una colonna, nel 1581 trovò posto in chiesa alla sinistra
dell’ingresso, addossato alla parete settentrionale, affossato di un gradino rispetto al pavimento e chiuso con una
recinzione di legno.
Attorno al battistero, dopo il 1711, fu costruita una nuova cancellata in ferro battuto, parte della quale si conserva
tuttora come chiusura della cappella dell’odierno fonte battesimale.
Organo
L’organo della chiesa antica fu fabbricato nel 1678 da Pietro Francesco e Carlo Giuseppe Bonalanza, zio e nipote di
Lonate Pozzolo. Collocato a destra dell’altare vicino al pulpito, lo strumento subì diversi restauri e adattamenti nel
corso dei secoli.
Nel 1882 iniziò la costruzione di un nuovo organo per la chiesa rinnovata da parte di Pietro Bernasconi di Varese,
che portò a termine l’opera all’inizio del 1883.
Campanile antico
Il vecchio campanile era in stile gotico, con lapidi e rilievi di epoca romana incastonati nella muratura esterna; la
sua altezza superava i 21 m con una pianta rettangolare di 2,28 m x 2,88 m.
Il basamento era costituito da blocchi di pietra, sopra i quali poggiava la torre costruita alternando strati di ciottoli
a strati di mattoni legati da chiavi in ferro; la cella campanaria era formata da una volta in mattoni sostenuta da
pilastri in cotto e la cuspide aveva il profilo di una piramide.
Pianta della Chiesa di Dairago con l’autorizzazione per costruire la cappella della Vergine del Rosario,
concessa dal cardinale Giuseppe Archinti al prevosto Pietro Martire Forni il 23 marzo 1703.
La “Capella da fare” è abbozzata sulla destra, nell’angolo tra il campanile e la navata.
Archivio Plebano di Dairago, sez. amministrativa, cart. 2, fasc. 1, n. 3
Altare maggiore
L’altare moderno realizzato durante l’ampliamento della chiesa nel 1878 aveva la base in muratura, sopra la quale
era poggiato il tabernacolo ligneo dell’antico altare.
Il rinnovamento di tale struttura cominciò nel 1934, ricoprendo di marmo il piano e i fianchi dell’altare e inserendo
davanti un paliotto in bronzo, modellato a rilievo sul Cenacolo di Leonardo da Vinci. Il cardinal Schuster consacrò
la mensa il 28 dicembre dello stesso anno, com’è ricordato da una targa marmorea voluta dal prevosto Crespi e da
una placca d’ottone applicata all’altare con la dedica dettata dall’arcivescovo:
Nel 1936 la ditta Giovanni Redaelli di Milano costruì il nuovo tempietto marmoreo in sostituzione del precedente
tabernacolo, infine il 27 maggio 1937 s’inaugurò l’altare ultimato, sulla cui sommità fu trasportata la statua
secentesca del Cristo risorto.
Gli ultimi restauri della chiesa hanno rinnovato completamente il presbiterio, con l’aggiunta nell’estate 2000 del
nuovo altare, dell’ambone e della sedia per il sacerdote, realizzati dallo scultore milanese Benedetto Pietrogrande in
marmo “rosa del Portogallo” con inserti di bronzo.
Pavimento
Dopo l’ampliamento della chiesa, nel 1879 fu realizzato un pavimento in mattoni. Nel 1931 furono posate le
marmette del pavimento dell’altare, poi nel 1932 venne rifatto in piastrelle l’intero pavimento della chiesa, infine nel
1936 si coprì con marmette anche il pavimento della cosiddetta sacrestia vecchia.
Il prevosto Boschetti nel 1903 acquistò le panche in noce verniciato a cera, per porre fine all’indecenza, durante le
funzioni, di far sedere il popolo per terra a gambe incrociate.
Terminata la realizzazione del moderno riscaldamento radiante, nel 1999 l’intero pavimento della navata con le
cappelle, l’altare e le passate sacrestie è stato rifatto in marmo “palissandro” di Crevadossola, lasciando però sei
aperture che consentono, attraverso i cristalli trasparenti, di visualizzare alcuni dei punti più interessanti degli scavi
archeologici.
Riproduzione in bronzo del Cenacolo di Leonardo da Vinci (49 cm x 137 cm) applicata nel 1934 alla parte anteriore dell’altare
come paliotto e ora spostata sulla parete settentrionale del transetto
La navata centrale di San Genesio con la decorazione pittorica eseguita dal dairaghese Angelo Verrini, in una foto del 1925.
AA.VV., L’omaggio di Dairago al novello Prevosto Don Attilio Barera, Dairago 1926, p. 4
La navata e l’altare in una cartolina del 1961. La mensa dell’altare era sovrastata dal capocielo, un baldacchino pensile
appeso alla volta; il presbiterio era chiuso dalla balaustra marmorea, munita di cancelletto in ferro battuto
Campanile attuale
Il campanile moderno, progettato nel 1890 dall’architetto Cesare Nava di Milano, fu innalzato nel 1891-92; sempre
nel 1891 vennero fuse le 6 campane da Pasquale Mazzola di Valduggia.
Nel 1923 la ditta Cardani di Busto Garolfo, su progetto dell’architetto Cesare Balbi di Busto Arsizio, rifece la tozza
cupola del campanile divenuta pericolante, conferendogli l’attuale forma slanciata: la torre campanaria ha
raggiunto così l’altezza di 35 m.
Nel 1934 fu calato il campanone per essere riparato dai fratelli Ottolina di Seregno, i quali nel 1964 rifusero anche
la quinta campana.
Sul lato meridionale del campanile, che in origine presentava i mattoni a vista, era tracciato il quadrante di un
orologio solare, coperto dall’intonaco nel 1958. La cupola è stata rivestita di rame nel 1987.
Tra il 2006 e il 2007, per concludere i restauri della chiesa, è stato ridipinto il campanile ed è stata ripristinata la
meridiana che segna il tempo solare vero di Dairago.
Nel basamento del campanile è murata una lastra di granito che mostra in rilievo due mammelle, testimonianza
di un culto di epoca pagana. Il bassorilievo era prima incastonato nel campanile antico ed è stato conservato in
quanto la popolazione locale ha collegato il simbolo della maternità alla dignità attribuita alla chiesa pievana di
San Genesio, centro di diffusione della fede cristiana e chiesa madre generatrice delle altre chiese che formavano
la sua pieve.
Battistero
Dopo l’innalzamento del campanile moderno, la spazio tra di esso e le cappelle settecentesche venne chiuso, con un
ennesimo ampliamento della chiesa dall’impresa Cardani di Busto Garolfo, che fabbricò nel 1906 l’attuale cappella
del battistero, formata da un muro di mattoni moderni, alla cui sommità si apre una finestra semicircolare.
L’anno successivo, all’interno del battistero il pittore Liati di Cassano Magnago dipinse l’affresco del battesimo di
Gesù.
Il fonte battesimale in marmo bianco istoriato risale a un’epoca prossima al Mille e presenta la forma di un capitello
scavato; fino al 1928 giaceva nel giardino della canonica, poi nel 1931 fu adibito ad acquasantiera e collocato
all’ingresso della chiesa.
Nel 1939 la tazza fu trasportata nella posizione attuale per essere impiegata come fonte battesimale.
La cappella col fonte è chiusa da un bel cancello settecentesco di ferro battuto, cimelio del vecchio battistero, alla cui
sommità si scorge uno stemma sormontato da una croce aggiunta nel 1908.
Il battistero è stato nuovamente rinnovato e sistemato nel 1999, con una nuova pavimentazione ottagonale, formata
dalle beole di copertura dei sarcofagi rinvenuti durante gli scavi archeologici.
Le due vetrate realizzate a Roma nel 1932 da Giulio Cesare Giuliani su disegno del pittore Eugenio Cisterna, messe in opera
nel coro il 26 e 27 marzo di quell’anno: san Lorenzo rivestito della dalmatica dei diaconi, con in mano la palma del martirio, regge la
graticola su cui sarebbe stato bruciato; sant’Attilio soldato romano della Legione Tebea stringe lo scudo e la palma dei martiri
Locale caldaia
L’ultimo ampliamento della chiesa di San Genesio, nel 1963, fu la creazione del locale con la caldaia per il
riscaldamento dell’edificio.
L’angusto locale caldaia venne demolito nel 1997, prima di iniziare gli scavi sotto il pavimento della navata.
La prima abitazione del coadiutore adiacente alla sacrestia vecchia, fotografata nel 1956
Canonica nuova
Grazie all’aiuto economico della signora Adelaide Rossetti e col lascito del sacerdote Giuseppe Antonio Rossi, il
prevosto Portaluppi fece edificare la prima casa del coadiutore, realizzata nel 1886 contigua al fianco meridionale
della sacrestia vecchia. La dimora era composta dalla cantina, lo studio e la sala al piano terreno, due stanze, uno
stanzino e il servizio al primo piano; fu demolita nel 1956, in seguito alla costruzione del moderno oratorio di San
Tarcisio.
Nel 1905, su progetto dell’ingegner Antonio Corbetta di Vimercate, l’impresa Cardani di Busto Garolfo smantellò la
canonica antica dei Della Croce, conservando solo i muri perimetrali con lo stemma della nobile famiglia, per
realizzare la nuova casa del prevosto. L’abitazione era munita di una vasta cantina, di un piano rialzato con cucina,
sala, studio, archivio e di un piano superiore con le camere; il fabbricato fu abbattuto nel febbraio 1963, dopo la
costruzione dell’odierna abitazione del parroco.
I lavori di scavo per realizzare l’attuale casa prepositurale sono iniziati nel settembre 1961 e la consegna è avvenuta
alla fine di novembre 1962. Il progettista è stato l’ingegnere della curia Claudio Latocca, il medesimo del salone del
cinema; all’esecuzione ha provveduto l’impresa locale di Pierino Olgiati.
Piazza Burgaria
In seguito alla distruzione del nucleo più antico del paese, che sorgeva a ridosso della chiesa pievana, fu realizzata
nel 1982 la piazza odierna su progetto dell’architetto Gilberto Oneto di Milano, il progetto ottenne il primo premio
al concorso di arredo urbano tenutosi a Verona nel 1981.
Il nome “Burgaria” richiama quanto scrisse nel 1790 l’arciprete Francesco Bombognini nel suo Antiquario della
Diocesi di Milano, ossia che Dairago in età longobarda era addirittura “Capo di tutta la Burgaria Contado abitato dai
Bulgari”. Niente di certo, salvo che a quell’epoca la campagna milanese era divisa in contadi, circoscrizioni
amministrative con a capo un conte; la Burgaria o Bulgaria era uno di tali contadi, dai confini controversi, il cui
nome derivò probabilmente da uno stanziamento di genti bulgare, avvenuto forse ai tempi del re longobardo
Grimoaldo.
Il prospetto della chiesa visto attraverso l’arco d’ingresso alla piazza, in un’immagine del settembre 1961 a mezzogiorno in punto.
Sopra il portone è riconoscibile la prima icona ritraente san Genesio con le braccia alzate al cielo rivestito di bianco, il colore
simbolo della purezza dei primi martiri cristiani. In origine al suo posto si apriva un finestrone,
presto tamponato per installare la cantoria e l’organo.
Foto Ajroldi, Arconate
La facciata della chiesa nell’agosto 1988, nel riquadro sopra l’ingresso è visibile l’immagine di san Genesio opera dei fratelli
Villa di Buscate, davanti al sagrato si allarga la Piazza Burgaria