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I martiri di nome Genesio

San Genesio figurato in una vetrata della cattedrale di San Trophime ad Arles, mentre regge la pergamena dei notai e il ramo
di palma. Nell’antichità greco-romana la palma si attribuiva in segno di vittoria, quindi la “palma del martirio”
indica la gloria concessa da Dio ai martiri della fede

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San Genesio di Arles, san Genesio di Roma
Le fonti agiografiche segnalano due martiri cristiani di nome Genesio, entrambi festeggiati il 25 agosto: uno ad Arles
nella Francia sudorientale, l’altro a Roma. Oggi si ritiene trattarsi di un solo personaggio storico e precisamente del
martire di Arles, il cui culto si diffuse nelle Gallie, in Spagna e anche in Italia.
La breve passio di san Genesio di Arles fu scritta ai primi del V secolo da Paolino vescovo, che dichiarò di aver
raccolto fedelmente la tradizione orale. Secondo tale racconto, Genesio entrò giovanissimo nella milizia e vi ebbe
l’ufficio di notarius o stenografo, fino a quando, allo scoppio di una persecuzione, abbandonò il suo ufficio e fuggì.
Ancora catecumeno, Genesio sperava di ottenere il battesimo, ma sorpreso vicino al Rodano, per tentare di salvarsi,
si gettò nel fiume e raggiunse a nuoto la sponda opposta, dove fu catturato e ucciso forse nell’anno 303 o nel 308.
Nel luogo del martirio ad Arles sorse una cappella, sulla riva destra del Rodano, mentre sopra la sua sepoltura fu
eretta una basilica meta di pellegrinaggi e il suo culto ebbe presto larga diffusione.
La memoria liturgica di san Genesio ricorre il 25 agosto e il santo arelatense è divenuto patrono dei notai*.

Incisione della prima metà dell’Ottocento, stampata sui moduli di pagamento del tesoriere della chiesa dairaghese,
che rappresenta san Genesio di Arles soldato romano.
A questa immagine è ispirato il pannello a mosaico collocato sulla facciata della chiesa nell’estate 2006.
Archivio Plebano di Dairago, sez. amministrativa, cart. 6, fasc. 4

La diffusione del culto ha dato motivo a successivi “sdoppiamenti” della figura del martire, infatti si conoscono ben
sette omonimi: Genesio di Arles (in francese Genès), Genesio d’Alvernia, Genesio di Beziérs, Genesio di Barcellona,
Genesio di Cordova, Genesio Sciarensis, Genesio di Roma; per taluni di questi si può sicuramente affermare che si
tratti del medesimo santo di Arles. Il fenomeno dello sviluppo del culto di un martire che si trasforma in figure
distinte di omonimi, con una propria storia e una propria fisionomia, trova efficace conferma proprio per Genesio
di Arles nella vicenda del mimo di Roma.
La professione di mimo e la spettacolare conversione di Genesio romano appartengono più alla leggenda che alla
storia: la conversione del comico sarebbe avvenuta mentre parodiava sulla scena del teatro la cerimonia del
Battesimo, per questo Diocleziano l’avrebbe fatto crudelmente torturare e decapitare il 25 agosto. Racconti simili,
però, si ripetono anche per altri attori convertiti alla fede cristiana e martirizzati.

* Con l’edizione del breviario ambrosiano del 1625, nella diocesi di Milano la festa di san Genesio fu trasferita dal 25 al 27 agosto; finché,
con l’edizione del messale ambrosiano ordinata dal cardinal Ferrari nel 1902, si tornò alle origini.

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San Genesio di Dairago
Il Liber notitiae sanctorum Mediolani, composto alla fine del Duecento, elenca nella diocesi di Milano otto località
dotate di chiese dedicate a san Genesio di Arles; tra di esse l’unica chiesa pievana è quella di Dairago che, nell’intera
diocesi, costituisce un esempio unico di ardua interpretazione. Inoltre, il santo cui fu intitolata la pieve è indicato
nei documenti come san Genesio martire, senza alcun’altra precisazione.
Non restano a Dairago immagini antiche di san Genesio, i dipinti dei santi che ornavano la chiesa, tra cui vi era
quello di Genesio venerato dal popolo, sono scomparsi con i rifacimenti radicali subiti dalla pievana allo scorcio
dell’Ottocento. L’unica figura rimasta è un’incisione della prima metà dell’Ottocento, stampata sui moduli di
pagamento utilizzati dal tesoriere della chiesa, che rappresenta san Genesio nelle vesti di un soldato romano e
allude evidentemente al santo di Arles.
Dopo quell’epoca e per qualche ignoto motivo, il martire venerato a Dairago è stato identificato con il mimo di
Roma, tralasciando il santo di Arles. Gli episodi del martirio del commediante decorati sulla volta della chiesa nel
1929 nonché la lettura dal pulpito della sua passio leggendaria, compiuta ogni anno nel giorno della sua festa, hanno
cancellato completamente la memoria del santo francese.
Sulla questione volle fare chiarezza l’arcivescovo cardinal Schuster, durante la sua seconda visita pastorale a
Dairago il 20 e 21 maggio 1939, decretando: “Il patrono è S. Genesio cancelliere di Arles.”
Alla pagina 115 del Libro Cronico di Dairago, sotto la data 1939, il prevosto Paolo Crespi annotò:
Il 22 luglio il Cardinale offriva alla prepositura le Reliquie di S. Genesio di Arles, vero patrono della chiesa.
Però non viene escluso S. Genesio martire di Roma, venerato erroneamente dal popolo ab imemoriale e si
decretò due compatroni [...].
Il giorno 16 XII in base ai decreti della S. Visita Pastorale dichiaranti che il vero patrono della prepositurale di
Dairago è S. Genesio di Arles, cancelliere del tribunale di Arles, pur conservando la devozione del popolo a S.
Genesio romano, si è unito anche quello di Arles così ché si avrà d’ora innanzi due Patroni. Il timbro conferma
l’atto storico del Card. Schuster in visita pastorale 20-21 V 1939.
Il medesimo cardinale, nel suo libro intitolato Odoporicon 1939. Note di Visita Pastorale, pubblicato a Milano lo stesso
anno, ribadì a pag. 95:
Dairago ha per patrono S. Genesio, martire di Arles. Il culto di questo santo si diffuse a Milano, a Roma ed
altrove, dopo che il 1° agosto 314 venne celebrato il Concilio di Arles proprio alla tomba di San Genesio. A quel
Concilio prese parte anche San Mirocle di Milano, nella cui basilica vetus milanese un’antica cappella fu appunto
dedicata a San Genesio. [...]
La leggenda lo ha però stranamente trasformato, sino a sdoppiarne la personalità ed a farne un mimo da teatro,
per rallegrare Diocleziano a Roma.
San Genesio di Arles, giusta gli Atti, era semplicemente un cancelliere del tribunale di quella città. Essendosi un
giorno rifiutato di trascrivere alcuni documenti contro la cristiana religione, venne riconosciuto siccome seguace
del Vangelo: delitto che egli scontò lietamente colla decapitazione.
L’uso a Dairago di due patroni continuò fino al 1951, poi si tornò a commemorare solo il mimo di Roma.

“Timbro nuovo” del 1939 di “DAIRAGO CAPO PIEVE - PREPOSITURA DEI SANTI MARTIRI GENESIO ROMANO
GENESIO ARELATENSE” impresso sul Libro Cronico

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Con l’inizio del Novecento si introdusse a Dairago l’uso delle immaginette ricordo della comunione pasquale:
la prima conosciuta risale al 1902, l’ultima al 1972. Di conseguenza al decreto del cardinal Schuster, dal 1940 al 1951
tali immaginette recarono la dicitura “SS. Genesio R. e A.”, dal 1952 si tornò al semplice “S. Genesio martire”

San Genesio di Suno


Durante l’età medioevale, accanto alla pievana di San Genesio, sorgeva a Dairago la chiesa di San Lorenzo, di cui
nel Cinquecento restavano solo i ruderi. La dedicazione a san Lorenzo rivela una fondazione paleocristiana, quando
detto santo, veneratissimo a Roma, ebbe culto particolarmente esteso.
In quel tempo, le due chiese dairaghesi ricalcavano la disposizione della basilica milanese di San Lorenzo Maggiore,
collegata al sacello di San Genesio di Arles, un edificio del V secolo voluto, secondo la tradizione, da Galla Placidia
figlia dell’imperatore Teodosio.
Anche la vicina e antica pievana di Olgiate Olona, dedicata a san Lorenzo Martire, era accostata da una chiesa
intitolata a san Genesio arelatense.
Oltre i confini della diocesi milanese, a Genova, poco discosta dalla cattedrale di San Lorenzo, sorse in epoca
altomedioevale la chiesa di San Genesio.
Il monumento romanico più antico della bassa parmense è la chiesa pievana di San Genesio, posta in aperta
campagna a due chilometri dal centro di San Secondo.
Uno dei centri religiosi più importanti della Toscana fu la grande pieve altomedioevale di San Genesio, nata
all’incrocio delle principali vie di comunicazione dell’epoca, vicino al fiume Elsa presso la città di S. Miniato.
Tuttavia il caso di maggior interesse da porre in rapporto con Dairago è assai più prossimo. Negli anni anteriori al
Mille, lasciata l’estremità nordoccidentale della pieve dairaghese e passato il fiume Ticino, si incontrava il territorio
della pieve di Suno in diocesi di Novara. Il suo millenario tempio intitolato a san Genesio si vede ancora oggi al
centro di un’area cimiteriale su quella che fu la via Francigena, a circa 500 metri a sud del centro abitato.
Profondamente trasformata nei secoli, dell’antica chiesa romanica rimangono solamente alcune parti in evidente
stato di abbandono.
Si ritiene che il tempio di Suno fosse stato edificato per onorare le reliquie di san Genesio arelatense, venerate nella
pieve ab antiquo. A tale riguardo, un codice del XIII secolo conservato nell’Archivio Diocesano di Novara, oltre alla
vita del martire di Arles, racconta di un ricco e potente signore, per molto tempo vissuto in quella città della Francia,
che ebbe in visione san Genesio. Seguendo le indicazioni del sogno, ne fece esumare i resti e varcò le Alpi in
compagnia di sacerdoti e devoti, arrivando fino a Suno; qui depose il corpo del santo il 25 agosto di un imprecisato
anno e ne edificò la basilica.
La reliquia di san Genesio fu conservata per secoli in una tomba scavata nel coro della pievana di Suno, finché il
vescovo novarese Carlo Bascapé ne dispose la ricognizione nel 1595, scoprendovi effettivamente i resti di un corpo.
Qualche anno prima, nel 1589, anche il vescovo di Arles aveva disposto la traslazione delle reliquie di san Genesio
custodite in Francia, trovando però solo parte di un cranio.
Appare dunque evidente che l’origine della devozione per san Genesio nella pieve di Dairago, debba essere messa
in relazione coll’identico culto sorto nell’attigua pieve di Suno.

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