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La pieve
Il Cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero romano già dal IV secolo, conquistando anche i
“barbari” scesi in Italia, come ostrogoti e longobardi. Le chiese battesimali o matrici sorsero nel territorio milanese
verso la fine del V secolo, quando la religione cristiana si era ormai affermata in tutta la campagna; la chiesa di
San Genesio in Dairago ebbe giurisdizione in un vasto territorio chiamato pieve (dal latino plebs, popolo). La
pieve di Dairago, come molte altre, abbracciò il territorio di un antico pagus, costituito da numerose località
abitate (vici), ricalcando quindi, non solo la distrettuazione romana allora esistente, ma addirittura la precedente
circoscrizione di origine celtica.
San Genesio inizialmente fu l’unica chiesa parrocchiale di questo territorio, in essa convenivano tutti gli abitanti
della pieve per ricevere in primo luogo il battesimo e poi gli altri sacramenti, divenendo quindi il centro di
diffusione della fede cristiana, la chiesa “madre” generatrice delle altre chiese nate nella sua stessa pieve.
Il più antico documento dairaghese pervenutoci è un atto notarile, in cui viene nominato l’archipresbyter della
chiesa di San Genesio di Dayrago†; esso testimonia che il clero pievano era organizzato in modo gerarchico e
presieduto da un presbitero che aveva il titolo di arciprete. Tale pergamena risale al giugno 922, quando
l’arciprete della chiesa pievana di San Genesio, Domenico del fu Ambrogio da Inveruno che visse secondo la
legge dei longobardi, elargì una vigna posta nel territorio di Busto Garolfo ai canonici di Sant’Ambrogio di
Milano, affinché cantassero messa, vespro e mattutino a suffragio dell’anima del donatore.
L’esistenza della chiesa pievana è ricordata da altri documenti, a partire da un atto di vendita datato 27 febbraio
1111 di beni posti in Castano, fatto da Ugo prete di San Genesio e figlio di Ottone di Castano. Con tre successive
pergamene i papi Alessandro III nel 1179, Clemente III nel 1188 e Celestino III nel 1192 confermarono il canonicato
e le prebende della chiesa di Dairago a Pietro Longo, cimeliarca e, in seguito, prevosto di Sant’Ambrogio in
Milano.
Gli imperatori franchi, a cominciare da Carlo Magno, favorirono o imposero il sorgere delle canoniche; anche
nelle pievi il clero accettò la vita comune, mangiando alla stessa mensa, dormendo nella canonica e recitando in
coro l’ufficio divino. Si diffusero così nel secolo XI le chiese collegiate, ossia le residenze dei capitoli di canonici;
nello stesso tempo l’arciprete mutò il titolo in praepositus, un nome che si è conservato fino ad oggi: preposto,
prevosto. Il primo a essere ricordato nei documenti dairaghesi è il prevosto Marchisio, vivente nel 1177.
I canonici si recavano nelle chiese minori della pieve per i bisogni del culto, mentre per le funzioni più importanti,
il battesimo e gli altri sacramenti, tutti i fedeli dovevano convenire nella chiesa pievana, dove venivano formati
anche i nuovi sacerdoti.
* GRSD, La Pieve di Dairago nel trapasso dal medioevo all’epoca moderna, “Contrade nostre”, vol. 3 (1984 - 1985), pp. 126 - 148;
GRSD, Dairago e la sua pieve, in G. MORETTI, L’archivio plebano di Dairago, Dairago 1986, pp. 7 - 21;
GRSD, L’incastellamento nei paesi della pieve di Dairago, “Contrade nostre”, vol. 8 (1992 - 93), pp. 49 - 56;
GRSD, I nostri paesi. Dairago, “Città oggi”, 27 Ottobre 1993, p. 4;
GRSD, Quando Dairago era sede di prepositura e di vicariato foraneo, “Orizzonti”, a. X, giugno 1994, p. 22;
GRSD, Dayrago capo di pieve. Guida alla storia locale, Dairago 1997;
GRSD, San Genesio di Dairago chiesa madre, Dairago 2000.
† Nella pergamena dell’anno 922 il toponimo Dayrago appare nella sua forma più antica, con la lettera “y”. Tale grafia rimase inalterata
per i successivi seicento anni, salvo rare eccezioni.
Dalla metà del Cinquecento si affermò l’uso di considerare la “y” compendio di “i+j” e quindi, per circa un secolo, divenne comune la
scrittura Daijrago. Nel corso del Seicento si fece predominante la scrittura di Dairago con la sola “i”, che prima era solo occasionale. Tale
uso continuò fino alla metà del secolo successivo, quando, al posto dell’usuale “i” s’impose la “j”, quindi il nome del paese, soprattutto
a cavallo tra Sette e Ottocento, fu normalmente scritto nella variante Dajrago. In seguito l’impiego della “j” divenne sempre più sporadico,
fino a cessare nell’ultimo quarto dell’Ottocento, quando si affermò definitivamente l’odierna grafia Dairago.
La pieve rappresentò un punto di riferimento importante nell’organizzazione medioevale del territorio, a essa erano
soggette le altre istituzioni ecclesiastiche o caritative, quali le chiese, le cappelle, gli oratori, gli ospedali, i luoghi pii
e talvolta anche i monasteri. Già dal secolo XII e sempre più nel secolo successivo, in piena età comunale, la pieve,
oltre al carattere originario di circoscrizione ecclesiastica, aveva gradualmente assunto anche il carattere di
giurisdizione civile, in prevalenza di natura fiscale.
Quella di Dairago fu una delle pievi più estese della diocesi di Milano, il Liber notitiae sanctorum Mediolani, scritto
alla fine del XIII secolo, elenca nella pieve dairaghese ben 46 chiese con 57 altari, poste ad Arconate, Bienate,
Borsano, Buscate, Busto Garolfo, Castano, Castelletto, Cuggiono, Dairago, Induno, Inveruno, Magnago, Nosate,
Padregnano, Sant’Antonino, Turbigo, Villa Cortese; manca Vanzaghello, forse perché la sua chiesa era intitolata a
sant’Ambrogio, una dedicazione tralasciata dal Liber.
L’abbondante presenza di chiese dedicate a santi cari ai longobardi e ai franchi (san Pietro, san Giorgio, san Martino,
san Michele, san Salvatore, santa Maria) suggerisce che la penetrazione capillare del Vangelo nella pieve di Dairago
debba essere avvenuta mentre si stava consolidando l’insediamento di tali popoli germanici.
Busti Garulfi (Busto Garolfo) S. SALVATORE con gli altari di S. Bartolomeo, Santi Innocenti e S. Margherita
S. REMIGIO
Invruno, Ivruno (Inveruno) S. MARTINO con gli altari di S. Maria e S. Pietro Martire
S. QUIRICO con S. STEFANO
S. REMIGIO
Padregniano S. ILARIO
S. NICOLAO
S. VITTORE
S. Antonino S. ANTONINO
Turbigo S. DAMIANO
S. MARIA
Dallo stesso Liber si desumono anche le chiese e gli altari presenti a Dairago alla fine del Duecento: poco discosta
dalla pievana di San Genesio, sorgeva la chiesa di San Lorenzo; lontana mezzo miglio a levante era posta la chiesa
di San Nazaro (l’attuale Madonna in Campagna); in San Genesio era collocato un altare dedicato a Maria e
nell’attigua canonica si trovava l’altare di San Giulio; il sacello di Santa Maria era invece contiguo al fianco
settentrionale della pievana, nei cui pressi era situato anche il battistero dedicato a Giovanni Battista.
Il primo luogo di culto dedicato a san Lorenzo fu voluto a Roma da Costantino, sul posto dove si riteneva fosse
sepolto il martire, di conseguenza il culto a san Lorenzo è tra i più antichi e, non di rado, rivela una fondazione
ancora paleocristiana, quando detto santo era veneratissimo nella capitale, prima delle invasioni di altri popoli.
Plausibilmente, la chiesa di San Lorenzo attestata a Dairago potrebbe essere la prima sorta in pieve.
Dalla metà del XII secolo, in Lombardia divennero numerosi i conventi dell’ordine degli Umiliati, quali
aggregazioni di devoti, uomini e donne, desiderosi di vivere in comunità quanto più possibile simili a quella
apostolica. La loro diffusione nel territorio ambrosiano fu capillare e, all’inizio del Duecento, si contavano almeno
150 comunità regolari e un considerevole numero di laici viventi con le proprie famiglie, tutti costantemente
La descrizione del poco che restava dell’antichissima chiesa dedicata a san Lorenzo, dettata il 28 maggio 1581
da Bernardino Tarugi visitatore delegato dell’arcivescovo Carlo Borromeo:
“Visita alla chiesa di San Lorenzo diroccata nella località di Dairago.
Questa chiesa crollò per vetustà cadde in completa rovina, le sue macerie furono impiegate per costruire il muro del cimitero
prepositurale, anche il terreno deve essere venduto allo stesso scopo e vi deve essere apposta una croce.
Gli accessi a questa chiesa furono usurpati dai signori Pompeo e altri Della Croce, come si può costatare a vista.”
Archivio Storico diocesano di Milano, Visite pastorali, Dairago, vol. XIV, f. 10
L’autorità del prevosto di Dairago è attestata il 27 marzo 1256, allorché papa Alessandro IV lo delegò, assieme a due
abati milanesi, a dichiarare nullo uno statuto fatto dal Comune di Milano in merito ai beni ecclesiastici.
Rettorie e parrocchie
Col trascorrere del tempo, la collegiata non fu più in grado di esercitare la cura d’anime su tutto il suo territorio e
non poté impedire il sorgere, prima del XIV secolo, di una rete vasta e ramificata di chiese curate, regolarmente
officiate da un sacerdote residente, provviste di fonte battesimale e aventi autonomia di funzioni pastorali rispetto
alla matrice. Tutti i curati furono comunque tenuti a rispettare la supremazia del capopieve e a riunirsi per alcune
funzioni nella prepositurale, dove ricevevano l’acqua battesimale e l’olio santo per gli usi sacramentali.
All’inizio del XV secolo il capitolo “intrinseco” della chiesa di San Genesio era composto da sette canonici, mentre
il capitolo “estrinseco” era formato dai 12 rettori delle chiese curate della pieve: Arconate, Borsano, Buscate, Busto
Garolfo, Castano (con due rettori porzionari), Cuggiono, Dairago, Inveruno, Magnago, Padregnano, Turbigo. Si
chiamava rettore il sacerdote cui era conferita una parrocchia (o meglio rettoria) con la cura d’anime; il termine
parroco e parrocchia divennero comuni solo dopo il concilio di Trento (1545-63).
A Dairago sono elencate 46 famiglie, cui se ne aggiungevano altre 5 abitanti nella cascina degli Scazzosi (l’attuale
Cascinaccia) la cui attività prevalente era quella agricola, salvo un tessitore di tela.
Lo stato d’anime del 1574, compilato dal prevosto Francesco Bernardino Besozzi, permette di delineare meglio la
struttura demografica del paese, formato da 372 abitanti divisi in 58 famiglie, dove i giovani sotto i 15 anni
rappresentavano una percentuale molto elevata della popolazione (38,7%), mentre gli anziani oltre i 60 anni erano
assai scarsi (1,2%). Analizzando il documento, si può anche desumere che metà dei bambini morisse entro i primi
cinque anni di vita, poi la situazione rimaneva stabile fin verso l’età di 30 anni; successivamente, tra i 30 e i 40 anni,
avveniva il decesso di oltre il 40% dei nati e i superstiti dimezzavano ancora tra i 40 e i 50 anni. Oltre i 50 anni
giungeva solo il 4% dei nati, mentre si contavano in paese solo quattro abitanti ultrasessantenni.
Alla metà degli anni ‘20 del secolo scorso, come testimonia la cartolina, venendo da Olcella
si poteva scorgere la chiesa di San Genesio spuntare tra i campi,
sopra le viti tra le chiome dei moroni
La chiesa di San Genesio era posta ai limiti dell’abitato, nell’estremità più occidentale del paese
a ridosso della campagna coperta da filari di gelsi.
Sul fianco destro sorgeva la vecchia canonica contigua alla chiesa, davanti all’ingresso si affastellavano i cortili che formavano
il nucleo più antico del paese, ormai tutti abbattuti.
Da L’Omaggio di Dairago al Novello Prevosto Prof. Don Attilio Barera, Dairago 1926
Nel territorio della pieve, il prevosto aveva diritto a indossare la cappa magna e a portare la ferula, il bastone col
pomolo d’argento simbolo della sua dignità; a norma del sinodo 46° (1972, cost. 337) la dignità prepositurale,
rimasta al parroco di Dairago, oggi non comporta più alcuna insegna o prerogativa particolare.
Panorama del paese osservato dal campanile verso levante, in una cartolina del 1961.
I cortili in primo piano, ora demoliti, occupavano l’area di quello che fu il nucleo primitivo dell’antica Dayrago; la piazzetta
Burgaria è riconoscibile presso il centro dell’immagine, invece nella parte sinistra appare la torre belvedere fatta costruire
nel 1812 dal notaio Luigi Lampugnani. Sullo sfondo, sotto la ciminiera della tessitura Marcora, si innalza il palazzo Camaóón
edificato nel 1550 dal nobile Giovanni Francesco Casati, che con i suoi discendenti vi compì scelleratezze e prepotenze
tali da lasciare echi nella tradizione orale fino ai nostri giorni
* Libro Cronico di Dairago Capo di Pieve, registro manoscritto conservato nell’Archivio Plebano di Dairago.
Fascicolo stampato nel 1668 “Pro Molto Reverendo Don Carolo Francisco de Bonsignoribus”
contro la pretesa della comunità dairaghese di obbligare il prevosto alla cura d’anime
e alla celebrazione della messa festiva.
Archivio Plebano di Dairago, sez. storica, cart. 24, n. 103
L’ARCHIVIO PLEBANO DI DAIRAGO
L’arcivescovo Carlo Borromeo, fra le tante leggi che caratterizzarono la sua opera riformatrice nella diocesi
ambrosiana, emanò dettagliate disposizioni per la formazione e la conservazione degli archivi. Negli Acta Ecclesiae
Mediolanensis, pubblicati in latino nel 1582, che raccolgono il corpus della legislazione del Borromeo si legge: “Il
Visitatore, tra le prime cose, curi l’istituzione di uno o più archivi nelle singole Pievi [...] in esso si raccolgano tutte
le scritture delle chiese meno importanti perché si possano custodire al sicuro”. Obbedienti, anche se non sempre
con uguale diligenza, i vicari foranei che ressero la pieve di Dairago formarono l’archivio.
A partire dal 1986 è possibile consultare l’Archivio Plebano di Dairago, che conserva documenti dal 1398 a oggi.
L’archivio è stato salvato e ordinato da don Giuseppe Moretti, allora parroco di Olcella, con un paziente e
appassionato lavoro durato più di tre anni. Don Giuseppe ha asciugato i preziosi documenti che giacevano alla
rinfusa in un’umida cantina, li ha ripuliti da muffa e polvere, li ha letti traducendoli dal latino, catalogati e ordinati;
non pago, ha infine pubblicato un elegante volume di 250 pagine con i regesti di tutto il materiale archivistico:
G. MORETTI, L'Archivio Plebano di Dairago, Dairago 1986.
Il materiale dell’Archivio Plebano è ora diviso in tre sezioni: Sezione storica con 43 cartelle e 8 appendici, Sezione
amministrativa con 30 cartelle, Sezione anagrafica con 17 cartelle; dieci cartelle raccolgono carte riguardanti in
modo specifico ciascuna delle parrocchie che formavano la pieve.
Le appendici sono composte di volumi manoscritti, pubblicazioni, libri liturgici e, soprattutto, l’Appendice 8 è
formata da 34 pergamene datate dal 1398 al 1870. Le prime 23 carte, tutte anteriori al 1500, si riferiscono al capitolo
della chiesa di San Genesio e alla famiglia Della Croce; inoltre un interessante fascicolo manoscritto, compilato dal
giureconsulto Donato della Croce e depositato nello stesso archivio, registra gli estremi di 395 documenti
riguardanti la medesima famiglia, stilati tra il 1344 e il 1469.
Le pergamene dairaghesi testimoniano come, all’inizio del Quattrocento, il vasto patrimonio terriero della chiesa
pievana di San Genesio sia finito tra le proprietà della famiglia Della Croce, che controllava la nomina del prevosto
e dei canonici del capitolo.
L’immagine mostra un libretto datato 14 febbraio 1497, delle dimensioni di 21 cm x 15 cm, composto da 24 pagine
di pergamena legate con spago, di cui 19 scritte; esso contiene l’elenco dei beni situati nel territorio di Dairago appartenuti
ad Aluisio della Croce, seguito dalle vicende dei successivi passaggi ereditari.
Il documento è rogato dal notaio di Pavia Franceschino de Strata e il sigillo impresso reca l’immagine di san Siro,
primo vescovo e patrono di quella città.
Il fascicolo è stato scoperto fortunosamente nel 1989, applicato come fondo in un vecchio e frusto cesto di vimini.
Archivio Plebano di Dairago, sez. storica, Pergamene, XXIIA
OLIO SACRO E ACQUA BATTESIMALE*
Quando ormai l’Archivio Plebano era definitivamente sistemato e i regesti dei suoi documenti erano da tempo
pubblicati, negli anni 1989 e 1990 è stato reperito altro materiale d’archivio fino allora rimasto ignorato. Tra le
diverse carte, suscita particolare interesse un vecchio registro rilegato in pergamena, delle dimensioni di 28 cm x
20 cm, col titolo scritto in bella calligrafia: OLEORVM SACRORVM, ET ACQVAE BAPTISMA.lis DISTRIBVTIO; In
Ecclesia Prepositurali, Collegi.ta, et Plebana Scti Genesij Daijragi, Capitis Plebis; quotannis, habenda, Sabbato Sancto Pasche
Resurrectionis Domini, ac Sabbato Pentecostes. Si tratta evidentemente del registro in cui si annotavano le
distribuzioni annuali alle parrocchie della pieve dell’olio sacro e dell’acqua battesimale, che si tenevano in San
Genesio nei giorni di Sabato Santo e della vigilia di Pentecoste.
Il frontespizio del registro in cui si annotavano annualmente le distribuzioni alle parrocchie della pieve
dell’olio sacro e dell’acqua battesimale, iniziato nel 1708 dal prevosto Giovanni Pietro Rossi
Il volume fu approntato dal prevosto Giovanni Pietro Rossi nel 1708, come è dichiarato sulla prima pagina,
inserendo però un foglio sul quale erano appuntate anche le distribuzioni dell’anno precedente. Col passare dei
secoli, furono completate tutte le facciate del registro e alla fine fu aggiunto un altro foglio sciolto, con le
distribuzioni dell’anno 1957; il tutto quindi è stato utilizzato per 250 anni esatti.
La chiesa plebana di Dairago, così come le altre chiese “matrici”, conservava gelosamente la sua fisionomia
battesimale, da tempo ormai ridotta alla benedizione e alla distribuzione a tutte le parrocchie della pieve
dell’acqua per i battesimi e dell’olio santo per gli usi sacramentali.
Soprattutto nel periodo iniziale, nel registro furono annotati i nomi di tutti i parroci che presenziavano alla
cerimonia e spesso sulle pagine sono tracciate le loro firme autografe; non mancano però le assenze, oppure
l’intervento dei semplici incaricati al posto dei parroci.
A partire dal 1753 la distribuzione dell’olio sacro e dell’acqua battesimale fu concentrata nell’unico giorno del
Sabato Santo. Tuttavia, col passare degli anni, la presenza dei parroci divenne sempre più sporadica, finché alla
fine del Settecento alla consegna erano presenti solo pochi delegati e nella prima metà del secolo successivo
praticamente c’erano solo i sacrestani. Dalla metà dell’Ottocento, per più di ottant’anni, sul registro compaiono
solo i nomi delle parrocchie, privi di qualsiasi indicazione.
* GRSD, San Genesio di Dairago chiesa madre, Dairago 2000, pp. 38 - 41.
Scorrendo i fogli ingialliti si può constatare, anno dopo anno, la lenta e inesorabile disgregazione della pieve di
Dairago, articolata in 17 parrocchie all’inizio del Seicento e finita con le ultime 5 comunità del vicariato foraneo.
In fondo alla pagina dell’anno 1908 è scritto a chiare lettere “W Pio X!”, ripetuto nel foglio dell’anno successivo
assieme a “W l’Arcivescovo!”; manifestazioni di entusiasmo in un momento delicato per la chiesa, di crisi e
contrapposizioni anche tra lo stesso pontefice e l’arcivescovo di Milano cardinal Ferrari.
Nelle ultime pagine del volume compare una nota estremamente moderna: dal 1952 il testo è scritto dal prevosto
don Carlo Lotti con la penna biro.
PARROCCHIE PARTECIPANTI ALLA DISTRIBUZIONE DELL’ OLIO SACRO E DELL’ ACQUA BATTESIMALE
ARTECIPANTI BATTESIMALE A D AIRAGO
1903 8 parrocchie:
ARCONATE, BIENATE, BORSANO, BUSTO GAROLFO, DAIRAGO, INVERUNO, MAGNAGO, MALVAGLIO.
Nel dicembre 1903 Inveruno e Malvaglio passano al vicariato di Cuggiono.
Volume manoscritto con i decreti emanati dall’arcivescovo cardinal Cesare Monti, dopo la visita
pastorale alla pieve di Dairago dell’oblato Carlo Andrea Bassi nel settembre 1639.
Archivio Plebano di Dairago, sez. storica, cart. 5, fasc. 1, n. 4
1566 novembre 19
FRANCESCO BERNARDINO CERMENATI, prevosto di Desio, visitatore delegato del cardinale Carlo Borromeo
1570 aprile 9
CARLO BORROMEO cardinale arcivescovo di Milano (1560 - 1584)
1581 maggio 28
BERNARDINO TARUGI visitatore delegato del cardinale Carlo Borromeo
1586 luglio 11
GASPARE VISCONTI arcivescovo di Milano (1584 - 1595)
1597 settembre 24
AURELIO AVEROLDI visitatore delegato del cardinale Federico Borromeo
1605 settembre 24
FEDERICO BORROMEO cardinale arcivescovo di Milano (1595 - 1631)
1623 marzo
ORAZIO CASATI visitatore regionario del cardinale Federico Borromeo
1628
AMBROGIO MAGNAGHI, teologo di San Nazaro in Brolo, visitatore regionario del cardinale Federico Borromeo
1639 settembre
CARLO ANDREA BASSI, sacerdote oblato, visitatore delegato del cardinale Cesare Monti arcivescovo
di Milano (1632 - 1650)
1682 luglio
GASPARE TERZAGHI, abate commendatario di Santa Maria di Brera, visitatore del cardinale Federico Visconti
arcivescovo di Milano (1681-1693)
1709 aprile 15
CARLO MICHELE COSTANTINI visitatore delegato del cardinale Giuseppe Archinti arcivescovo di Milano (1699 - 1712)
* GRSD, San Genesio di Dairago chiesa madre, Dairago 2000, pp. 22 - 23.
1753 maggio 26
GIUSEPPE POZZOBONELLI cardinale arcivescovo di Milano (1743-1783)
1900 agosto 12 e 18
ANDREA CARLO FERRARI cardinale arcivescovo di Milano (1894 - 1921), prima visita
1908 marzo 24 e 25
ANDREA CARLO FERRARI cardinale arcivescovo di Milano (1894 - 1921), seconda visita
1913 dicembre 13 e 14
ANDREA CARLO FERRARI cardinale arcivescovo di Milano (1894 - 1921), terza visita
1919 aprile 20
ANDREA CARLO FERRARI cardinale arcivescovo di Milano (1894 - 1921), quarta visita
1927 novembre 19 e 20
EUGENIO TOSI cardinale arcivescovo di Milano (1922 - 1929)
1933 dicembre 12 e 13
ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER cardinale arcivescovo di Milano (1929 - 1954), prima visita
1939 maggio 20 e 21
ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER cardinale arcivescovo di Milano (1929 - 1954), seconda visita
1944 giugno 17 e 18
ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER cardinale arcivescovo di Milano (1929 - 1954), terza visita
1949 agosto 27 e 28
ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER cardinale arcivescovo di Milano (1929 - 1954), quarta visita
1954 luglio 31
GUGLIELMO GALLI segretario del cardinal Schuster e suo visitatore delegato
1964 giugno 6, 7 e 14
GIOVANNI COLOMBO cardinale arcivescovo di Milano (1963 - 1979)
1985 dicembre 14 e 15
CARLO MARIA MARTINI cardinale arcivescovo di Milano (1979 - 2002)
1999 aprile 11
CARLO MARIA MARTINI cardinale arcivescovo di Milano (1979 - 2002)
Terminata la sua visita pastorale, lunedì 15 giugno 1964 l’arcivescovo Giovanni Colombo presiede
la congregazione del clero della pieve.
Da sinistra: don Augusto Brusadelli coadiutore di Arconate, don Enrico Rabolini coadiutore di Bienate, don Mario Corti
parroco di Magnago, don Giancarlo Re coadiutore di Villa Cortese, don Carlo Lotti prevosto di Dairago, don Viniero
Roncarati coadiutore di Magnago, don Pompeo Castelli parroco di Bienate, don Carlo Torretta Parroco di Villa Cortese,
don Luigi Perego coadiutore di Dairago; manca il vecchio parroco di Arconate don Alessandro Nazeri.
Archivio Plebano di Dairago, Cronistoria, 1964
IL CARDINAL FERRARI E LA PIEVE DI DAIRAGO*
Dopo la visita pastorale compiuta dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli nel 1753, la pieve di Dairago non fu più
visitata da un arcivescovo di Milano fin che vi giunse il cardinale Andrea Carlo Ferrari alla fine del secolo scorso.
Nel frattempo le parrocchie della pieve dairaghese erano scese a 15, poiché erano state staccate Cuggiono e
Castelletto.
A Dairago il cardinal Ferrari trovò ad attenderlo il prevosto Gerolamo Portaluppi, vecchio di 76 anni, con il
coadiutore don Alfonso Muttinelli ventisettenne e una popolazione di circa 1300 abitanti, organizzata in molteplici
associazioni religiose.
La confraternita del Santissimo Sacramento, numerosa nell’anno 1900 di 105 confratelli, era stata eretta da san
Carlo Borromeo durante la sua visita del 9 aprile 1570; altri 120 iscritti erano compresi nella pia unione del Sacro
Cuore di Gesù, eretta canonicamente nel 1884, la pia unione del Sacro Cuore di Maria (eretta nel 1881) arrivava a
240 iscritte, la pia unione delle Figlie di Maria (eretta nel 1875) aveva 120 iscritte e la pia unione delle Terziarie
Francescane (eretta nel 1898) contava 100 iscritte.
Il reddito netto del beneficio parrocchiale era allora di 1880 lire.
Schizzo topografico, alla scala di 1:100000 circa, allegato agli atti della visita pastorale compiuta dal cardinal Ferrari
negli anni 1899-1900, in cui sono indicate le 15 parrocchie che allora formavano la pieve di Dairago.
Archivio Plebano di Dairago, Sez. storica, cart. 5, fasc. 2, n. 13
1897
25-26 SETTEMBRE: prima visita pastorale dell’Arcivescovo a Castano Primo, il maggior centro della pieve.
1899
Prima visita pastorale alla pieve di Dairago:
2-3 DICEMBRE a Turbigo;
3-4 DICEMBRE a Nosate;
9-10 DICEMBRE a Bienate;
10-11 DICEMBRE a Magnago;
11-12 DICEMBRE a Vanzaghello;
12-13 DICEMBRE a S. Antonino Ticino;
13-14 DICEMBRE a Robecchetto;
14-15 DICEMBRE a Malvaglio.
1900
Prosegue la prima visita pastorale:
11-12 AGOSTO a Dairago;
12-13 AGOSTO a Buscate;
* GRSD, Il cardinal Ferrari e la Pieve di Dairago, “Orizzonti”, a. XI, luglio - agosto 1995, pp. 16 - 19;
GRSD, Un inglese sul pulpito di Dairago, “Orizzonti”, a. XXIV, 25 marzo 2008, p. 13.
13-14 AGOSTO ad Arconate;
14 AGOSTO a Inveruno;
14-15 AGOSTO a Busto Garolfo;
16-17 AGOSTO a Borsano;
18 AGOSTO, congregazione del clero foraneo a Dairago. Nell’occasione fu spedito un telegramma a papa Leone XIII
di cui poi fu pubblicata la risposta: “Telegramma di Vostra Eminenza è stato accolto con particolare gradimento
dal Santo Padre che ringraziando degli auguri e devote manifestazioni imparte con vivo affetto l’Apostolica
Benedizione a Lei, al Clero, a tutti suoi Diocesani”;
24 AGOSTO: dopo la visita, fu stampata la Lettera pastorale alla Pieve di Dairago indirizzata “Al venerando clero e al
dilettissimo popolo della Pieve di Dairago”.
Copertina della lettera pastorale, datata 24 agosto 1900, inviata dall’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari,
in seguito alla sua visita alla pieve di Dairago.
Archivio Plebano di Dairago, Sez. storica, Appendice 3, fasc. 1, n. 192
1903
18 MARZO: con decreto arcivescovile fu costituito il nuovo vicariato foraneo di Castano Primo, aggregandovi le
parrocchie di Buscate, Nosate, Robecchetto, S. Antonino Ticino, Turbigo e Vanzaghello.
3 DICEMBRE: con decreto arcivescovile fu estesa la giurisdizione del vicariato di Cuggiono alle parrocchie di
Malvaglio e Inveruno.
L’antica pieve di Dairago risultò quindi smembrata in tre vicariati; a quello di Dairago restarono solo le parrocchie
di Arconate, Bienate, Borsano, Busto Garolfo e Magnago.
1904
30 SETTEMBRE - 1° OTTOBRE: seconda visita pastorale ad Arconate e consacrazione della nuova chiesa parrocchiale
(1° ottobre 1904).
1906
12 AGOSTO: seconda visita pastorale a Borsano e consacrazione della chiesa.
12 - 13 AGOSTO: seconda visita pastorale a Villa Cortese, che con decreto arcivescovile fu separata dal vicariato di
Busto Arsizio e annessa al vicariato di Dairago (12 agosto).
1908
Seconda visita pastorale al vicariato di Dairago:
23 - 24 MARZO a Magnago;
24 MARZO a Bienate;
24 - 25 MARZO a Dairago;
25 - 26 MARZO a Busto Garolfo;
27 MARZO, congregazione del clero foraneo a Dairago
Il prevosto Barera annotò sul Cronico alla data 25 marzo: “Alle ore 13 arrivò Monsignor Bourne Arcivescovo di
Westminster accompagnato dal Segretario di Sua Eminenza Don Macchi e da don Ernesto Vercesi per invitare Sua
Eminenza al Congresso Eucaristico di Londra.
I due insigni Prelati alle ore 14 si portarono all’Asilo Martorelli accompagnati dal Clero, Autorità e popolo con
musica, per benedire la grotta di Lourdes.
Ritornati in chiesa, pregato dal nostro cardinale, Monsignor Bourne montava il pulpito e porgeva il suo saluto ai
Dairaghesi cui parlava degli emigrati italiani in Londra e raccomandava a tutti di pregare per la sua Inghilterra
protestante.”
Francis Alphonsus Bourne (23 marzo 1861 - 1 gennaio 1935) arcivescovo di Westminster (1903),
cardinale (1911) e primate cattolico d’Inghilterra;
visitò Dairago il 25 marzo 1908 e benedisse la grotta di Lourdes innalzata all’Asilo
nella ricorrenza del cinquantenario dell’apparizione mariana.
Thirty First International Eucharistic Congress: A pictorial record, Dublino 1932
1910
4 APRILE: benedizione della prima pietra della nuova parrocchiale di Villa Cortese.
1913
3 OTTOBRE: terza visita pastorale a Villa Cortese.
Terza visita pastorale al vicariato di Dairago:
12 - 13 DICEMBRE ad Arconate;
13 DICEMBRE a Magnago e Bienate;
13 - 14 DICEMBRE a Dairago;
14 - 15 DICEMBRE a Busto Garolfo;
15 DICEMBRE, congregazione plebana a Dairago.
1919
Quarta visita pastorale al vicariato di Dairago: 20 - 22 APRILE. La parrocchia di Dairago fu visitata il giorno 20 aprile.
P REVOSTI DI D AIRAGO
Marchisio ...1177...
RANCATI ...
V ICARI FORANEI