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La foresta amazzonica si estende su una super cie di 6,7

milioni di km². Si sviluppa sul territorio di ben nove Stati


sudamericani ed è la foresta pluviale più grande rimasta sulla
Terra. La porzione più vasta, le cui dimensioni superano quelle
dell'Europa occidentale, si trova in Brasile. Lo stato di salute di
questa preziosa regione naturale è legato a doppio lo con
quello del clima globale: la foresta pluviale immagazzina da 90
a 140 miliardi di tonnellate di CO2, e la sua continua distruzione
provoca il rilascio nell'atmosfera di enormi quantità di questa
sostanza, con conseguenze catastro che per l'ambiente.
La foresta amazzonica è molto importante anche per la
straordinaria varietà di specie che ospita. Un autentico gioiello
della natura, unico al mondo. Qui vive il dieci per cento di tutte
le specie animali conosciute, tra cui il del no di ume del Rio
delle Amazzoni, il giaguaro e il boa constrictor. Anche molti
uomini dipendono per la propria sopravvivenza dalle risorse
offerte dalla foresta: la regione è abitata da circa 350
popolazioni indigene, spesso legate a tradizioni e usi molto
antichi.
Oltre l'80 per cento della super cie originaria della foresta
amazzonica è ancora ben conservato. Ma quasi il 20 per cento
è già andato distrutto.

In Amazzonia vivono numerosissime tribù di indigeni, ma molto


probabilmente non fu mai abitata prima del 3000 A.C. Oggi, gli
indios amazzonici mantengono molte delle loro tradizioni
centenarie e dei loro costumi, ma il loro habitat è seriamente
minacciato dalla deforestazione e dallo sfruttamento del suolo.

Sparsi tra i villaggi agricoli, nel cuore della giungla, vivono


cacciatori-raccoglitori che appartengono a famiglie linguistiche
minori più o meno i discendenti diretti dei primi cacciatori-
raccoglitori.

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Alcuni gruppi, in particolare quelli che si basano
sull'agricoltura, sono particolarmente aggressivi e disposti ad
attaccare i loro vicini. Tuttavia, esistono parecchie relazioni tra
diversi gruppi: ad esempio i Tucanoans, che si basano
sull'agricoltura, commerciano con i Nadahup, che sono
cacciatori-raccoglitori. Questi ultimi forniscono carne animale
dalla selva e veleno ottenuto da pesce, e in cambio ricevono
farina di tapioca dalle piantagioni Tucanoan, così come la
ceramica.

Le cui lingue sono caratterizzate da una grande diversità. Ci


sono circa 330 lingue esistenti in Amazzonia, quasi la metà
delle quali hanno meno di 500 persone che le parlano. Nel
frattempo, solo la lingua Guajiro è parlata da molte persone
(circa 300.000). Delle 330 lingue, una cinquantina sono lingue
isolate, mentre le restanti appartengono a circa 25 famiglie di
lingue diverse. Nonostante la diversità su larga scala, il
contatto a lungo termine tra molti dei linguaggi dell'Amazzonia
ha creato somiglianze tra molte lingue con nanti che non sono
geneticamente correlate tra loro. Le piccole tribù parlano anche
l'inglese, che viene utilizzato come una delle loro lingue
secondarie.

Ogni anni migliaia di km² di foresta vengono abbattuti per fare


spazio a pascoli destinati alle mandrie di bovini, per costruire
miniere e pozzi petroliferi inquinano e rovinano vaste aree
irreversibilmente. Strade e opere infrastrutturali realizzate senza
una progettazione precisa, contrubuendo a frammentare e
rimpicciolire le distese di foresta.

Tra il 1991 e il 2004 la deforestazione della foresta ha subìto


una forte crescita, con picchi di perdite forestali annui di 27,423
km² nel 2004. Nel 2004 ha avuto un lieve rallentamento (con re-
accelerazioni nel 2008 e 2013), ma la super cie forestale
rimanente continua a diminuire.

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Le cause:
Una delle cause principali è quella degli allevamenti dei bovini,
infatti l’80 per cento delle super ci disboscate viene
trasformato in pascoli per le mandrie di questi animali.

Purtroppo non è solo questo il problema dell’Amazzonia, infatti


spesso gli incendi appiccati per contrastare la ricrescita degli
alberi si propagano in maniera incontrollata alle zone ancora
ricoperte dalla foresta.

Le aree disboscate vengono utilizzate anche per la coltivazione


della soia, che a sua volta viene utilizzata come mangime per
gli animali.

Un’altra causa del disboscamento dell’Amazzonia sono la


costruzione di strade, infatti una rete stradale e ciente e un
sistema di approvvigionamento energetico ben funzionante
sono necessari per lo sviluppo di una regione. Non
potenziando le attività di controllo, le nuove strade che
attraversano zone prima inaccessibili danno impulso a una
deforestazione non sostenibile, spesso illegale.

Un altro problema sono le centrali idroelettriche che creano


gravi problemi all’ecosistema, compromettendo per esempio i
collegamenti tra i corsi d'acqua. Oltre 150 dighe sono già state
realizzate, mentre circa 280 sono in fase di progettazione o di
costruzione. Spesso esse sorgono o sorgeranno nel bel mezzo
di aree protette o in territori abitati da popolazioni indigene.

In questa regione la domanda di materie prime è parecchio


forte, e le leggi che dovrebbero proteggere gli ecosistemi ricchi
di risorse naturali non sono però e caci o non vengono
applicate.

Molti imprenditori del settore minerario, per di più, danno poco


peso alle misure nalizzate alla tutela dell’ambiente, non
preoccupandosi di conseguenze ambientali o penali, di
conseguenza accade spesso che le miniere provochino
erosione del suolo e inquinamento idrico.

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In Bolivia nord-orientale, in Colombia, in Ecuador, in Perù, in
Guyana e in Guyana Francese si sta di ondendo anche qui
l’agricoltura praticata da piccoli coltivatori.

Le uniche soluzioni contro le condizioni di grave povertà dei


contadini, la di coltà di ottenere terreni da coltivare e la scarsa
sostenibilità delle tecniche adottate fanno sì che, per
sopravvivere, incendino vaste porzioni di foresta per ricavarne
terreni coltivabili.
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