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2.

Interventi archeologici sotto il duomo di nuto negli ambienti adiacenti l’Oratorio di San
Siena28 Giovannino, situato in via dei Fusari30.
di Marie-Ange Causarano Le ricerche fino ad ora condotte hanno portato alla
luce le prime informazioni circa lo stratificarsi delle fasi
Dall’agosto 2000 fino all’inizio dell’estate 200329, in di vita che, dal periodo ellenistico, hanno interessato
collaborazione con l’Opera Metropolitana di Siena e il l’area della collina su cui sorse la cattedrale.
direttore dei lavori arch. Tarcisio Bratto, sono state
condotte indagini finalizzate al controllo e al vaglio dei Le indagini stratigrafiche
livelli di riempimento di terra e materiale edilizio indi- L’intervento di scavo ha interessato gli ambienti (Fig. 9)
viduati in un vano situato al di sotto del coro del situati al di sotto del coro della cattedrale (Ambienti 1
duomo, all’analisi degli elevati presenti, allo scavo e e 18) e alcuni locali adiacenti l’oratorio di San

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alla documentazione del deposito archeologico rinve- Giovannino (Ambienti 5, 6, 7, 17).

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Fig. 9. Pianta del transetto e del coro della cattedrale di Siena, da piattaforma GIS (sulla base dei disegni della Messbildstelle di Dresda
in Die Kirchen von Siena, a cura di P. A. Riedl e M. Seidel; vol. 3.1.3 di W. Haas e D. von Winterfeld, piante nn. 5 e 8)

28. Presentiamo in questa sede parte del contributo, rivedu-


to e ampliato, già edito in CAUSARANO, FRANCOVICH, VALENTI 30. Nel 1999 ha preso avvio il progetto di restauro del com-
2003. plesso di ambienti sottostanti e in parte adiacenti alla catte-
29. L’indagine archeologica, coordinata dal Prof. R. Francovich drale di Siena, costituenti l’ex oratorio dei SS. Giovanni e
e dal Prof. M. Valenti, ha visto la partecipazione di circa 25 Gennaro, noto come San Giovannino. Per le problematiche
ricercatori fra laureati, laureandi e studenti del Dipartimento di relative all’intervento di recupero dell’oratorio e dei locali sotto
Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena. il coro del duomo, si veda BRATTO 2003.

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In particolare, le indagini hanno evidenziato che il ficazione spontanea a causa dell’atmosfera priva di
vano affrescato sottostante al coro del Duomo ossigeno dell’ambiente.
(Ambiente 1), a pianta rettangolare con una superficie E’ il caso, ad esempio, del primo loculo rinvenuto (Fig.
di circa 160 mq, fu riempito interamente da due tipi di 10) addossato alla parete nord dell’ambiente: vi sono
depositi databili tra l’inizio del XV secolo e la prima stati trovati i resti di sette inumati, dei quali solo uno
metà del XVIII secolo31. conservatosi integralmente e altri tre parzialmente.
Il primo deposito, il più recente, è formato da materia- Altri loculi erano invece destinati ad ossario; alcuni
le di risulta e riempie la parte superiore dell’ambiente degli inumati conservavano ancora parti dell’abbiglia-
per uno spessore di circa 1,70 m a partire dall’alto, mento, sotto forma di frammenti di tessuto33.
cioè l’attuale pavimentazione del Duomo. La realizzazione dei loculi è databile alla prima metà
Il riempimento è funzionale alla costruzione di alcuni del XVIII secolo, come indica il rinvenimento di una
loculi in mattoni che, affiancati in gruppi formati da tre moneta datata al 1718. La parte inferiore del riempi-
a cinque elementi, erano situati negli angoli nord- mento dell’ambiente era formata da un livello, con
ovest e sud-ovest del vano32. uno spessore di circa 2,50 m, costituito in prevalenza
I loculi, costruiti interamente in laterizi, erano dotati di da materiale edilizio di scarto. Per obliterare il locale
una volta a botte con un’apertura quadrangolare per infatti furono utilizzati, oltre ad un ingente quantitati-
consentire la deposizione dei defunti calati diretta- vo di terra e materiale lapideo di varia natura e dimen-
mente dal pavimento della cattedrale. sione, numerosi frammenti di laterizio con tracce di
Le sepolture scavate contenevano resti di inumati, intonaco affrescato, conci di travertino squadrati e
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alcuni dei quali si sono conservati in stato di mummi- parti di elementi architettonici (Fig. 11).
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Fig. 11. Elemento architettonico rinvenuto nel riempimento


dell’ambiente affrescato.

31. CAUSARANO, FRANCOVICH, VALENTI 2003. In una prima fase si


è proceduto allo svuotamento del vano affrescato rimuovendo
il materiale detritico dall’alto verso il basso, per circa metà del-
l’altezza dell’ambiente. In una seconda fase invece, il riempi-
mento è stato tolto per “pozzi successivi”. L’intera operazione
ha richiesto circa un anno di lavoro e l’asportazione di più di
1000 m3 di materiale (BRATTO 2003, p. 181).
32. Nella cattedrale di Santa Maria l’asse che collega ideal-
mente la facciata principale al coro si presenta disposto lungo
una direttrice sud-ovest/nord-est. Nel presente contributo
verrà adottata la convenzione di considerare rivolti ad est il
coro e la facciata del battistero, ad ovest la facciata principa-
le, a nord il lato sovrastante l’area di Vallepiatta ed infine a sud
quello opposto, prospiciente l’antico Planum Sancte Marie ed
il palazzo del governatore.
33. All’interno del loculo posto nell’angolo nord-ovest del-
l’ambiente, l’inumato indossava ancora resti di indumenti con
Fig. 10. Il loculo in mattoni addossato agli affreschi. una croce di malta applicata sul tessuto.

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In prossimità dell’abside del Battistero, i livelli di riem- Lo spazio interno era scandito dai due grandi pilastri
pimento presentavano una maggiore concentrazione ottagonali del coro, affrescati anch’essi, e da due
di reperti, tra i quali frammenti di ceramica databili alla colonne più piccole, di cui si sono conservate solo le
prima metà del XV secolo, oggetti in ferro e bronzo, basi in pietra, nelle fondazioni di una delle quali è stata
monete34. L’ambiente anaerobico ha permesso inoltre riutilizzata, come materiale da costruzione, parte del
la conservazione di reperti di natura organica35, fusto di una colonna romana in granito (Fig. 13).
Il riempimento è databile alla prima metà del XV seco-
lo quando il vano, che aveva subito i primi drastici
interventi durante la seconda metà del XIV secolo per
la costruzione di strutture di rinforzo al Battistero e al
nuovo coro in costruzione della cattedrale, fu abban-
donato definitivamente. La costruzione dell’abside del
battistero infatti, databile intorno agli anni venti del
Quattrocento, è probabilmente l’ultimo intervento
condotto al suo interno36.
Procedendo nella rimozione dei livelli di riempimento,
è ritornato alla luce il ciclo di affreschi, databile intor-
no agli anni Ottanta del XIII secolo37, che copre le pare-
ti dell’ambiente. Vi si trovano giustapposte le scene

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dell’Antico Testamento, sistemate nelle parti alte delle
pareti perimetrali, a quelle del Nuovo, più largamente
esposte sulle superfici sottostanti. Partendo dalla zona
sinistra dell’ambiente sono visibili da principio gli epi-
sodi del Paradiso terrestre, le storie mariane e l’infan-

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zia di Cristo, per risalire poi a quelle di Caino e Abele,
Isacco ed Esaù, scendere nuovamente agli episodi
della vita pubblica di Cristo e arrivare infine al dramma
della Passione (rappresentato, sulla parete di fondo del
vano, dalle tre grandiose scene della Crocifissione,
della Deposizione dalla croce e della Deposizione nel
sepolcro) e terminare infine con le storie allusive alla
resurrezione (l’angelo seduto sul sepolcro vuoto che
avverte le pie donne della discesa di Cristo agli inferi)
alla salvezza finale (liberazione dei progenitori e dei
patriarchi dal Limbo)38 (Fig. 12). Fig. 13. Fusto di colonna romana riutilizzata.

Fig. 12. La parete occidentale dell’ambiente affrescato con le scene della Passione.

34. Tra i numerosi reperti ceramici rinvenuti si segnalano cera- 36. Nel muro posto a protezione dell’abside e a chiusura dell’aper-
mica grezza e depurata, maiolica arcaica, maiolica arcaica blu, tura ad essa relativa, sono stati rinvenuti, ancora in loco, i ponteg-
lustro metallico Valenzano. gi utilizzati durante la sua costruzione.
35. Tra questi, elementi in cuoio pertinenti a sandali, cinture, 37. Per un’analisi dettagliata del ciclo di affreschi e dei suoi tempi
lacci e altri oggetti frammentari, tappi in sughero, un pettine, di esecuzione, si veda BAGNOLI 2003.
lembi di tessuto e semi. 38. BAGNOLI 2003, p. 107.

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Il collegamento con la cattedrale superiore era assicu- romani, in prevalenza frammenti ceramici di sigillata
rato da una scalinata collocata nell’angolo nord-ovest italica, scarti di lavorazione del vetro e frammenti di
del vano, pavimentato in laterizi. marmo lavorato e di intonaco decorato con pitture
Si accedeva all’ambiente, coperto con volte a crociera pertinenti probabilmente a una domus di età romana
costolonata, tramite tre ingressi aperti nella facciata tardo-repubblicana/primo imperiale.
posteriore della cattedrale, rivolta ad oriente (Fig. 14). La presenza di questi reperti suggerisce una maggiore
Nel Duecento i tre portali39 venivano comunemente antropizzazione del sito in età imperiale.
chiamati maior ianua quello centrale, ianua versus In età tardo antica la parte nord-ovest dell’ambiente fu
domun Guidi Traiani quello laterale meridionale e interessata dallo scarico di materiali vari (carboni,
ianua versus pontem quello settentrionale, probabil- frammenti di laterizi, residui di intonaci dipinti), prove-
mente rivolto verso l’attuale via di Diacceto40. nienti forse da edifici di epoca romana ormai in disu-
Con la rimozione del pavimento41 è venuta alla luce so, utilizzati per formare un piano omogeneo posto a
una successione stratigrafica compresa tra il periodo livellare il pendio della collina. All’interno di questi
ellenistico e il primo altomedioevo. livelli sono stati rinvenuti frammenti di olle riferibili al
In età ellenistica il versante nord-orientale della collina VI-VII secolo. La zona fu poi utilizzata come area cimi-
sulla quale sorge il Duomo, fu soggetto all’accumulo teriale: vi sono state trovate quattro tombe in fossa
di livelli sabbiosi provenienti dalla sommità. terragna. A breve distanza dalle sepolture, lo scavo ha
Nell’area posta a nord-ovest e a sud-est dell’ambiente rivelato la presenza di un taglio di forma circolare
è stata riscontrata una concentrazione di materiali (3,50 m di diametro e 2 m di profondità).
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Fig. 14. A sinistra un particolare della facciata in pietra, a destra il portale centrale tagliato dall’abside del Battistero.

39. L’esistenza di una facciata orientale è confermata da ricor-


renti attestazioni documentarie che, nel corso del XIII secolo,
fanno riferimento a un gradus posto a nord-est, in corrisponden- limitrofa San Pellegrino, presso l’attuale piazza
za di ingressi orientali della cattedrale rivolti verso la chiesa di San dell’Indipendenza, primitiva sede della curia e dell’ufficio con-
Desiderio e porta Salaia (GIORGI, MOSCADELLI 2003, pp. 86-88). tabile del Comune (Biccherna) (GIORGI, MOSCADELLI 2003, p.
40. Negli ultimi decenni del XII secolo (1170 circa) era stato 86).
infatti costruito un collegamento diretto - il cosiddetto Ponte 41. Sulla progettazione e la realizzazione della struttura desti-
Nuovo a cui fa riferimento la definizione di ianua versus pon- nata a sostenere il pavimento della cattedrale, e la conseguen-
tem - tra la zona sottostante la cattedrale e le aree urbane te rimozione delle porzioni conservatesi del pavimento in mat-
recentemente interessate da un intenso sviluppo, come quella toni dell’ambiente, si veda BRATTO 2003, pp. 185-188.

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La struttura42, probabilmente una capanna semiscava- databile tra l’età romana ed il periodo tardo antico.
ta (grubenhaus) con alzati in terra e canniccio, fu uti- All’età romana è attribuibile una struttura, con anda-
lizzata contemporaneamente all’area di inumazione mento semicircolare, rinvenuta nella parte centrale
ed è databile tra la fine del VI e il VII secolo. della trincea, formata da pietre di calcare non lavora-
Il pavimento in assi di legno, delle quali sono visibili gli te, di grandi dimensioni (Fig. 16).
alloggi, poggiava su un piano d’appoggio (una corni- Le sue funzioni non sono ancora chiare. In epoca
ce circolare di circa 50 cm) ricavato nel terreno mentre medievale fu riutilizzata come fondazione e sopraele-
lo spazio sottostante era probabilmente adibito a can- vata con una muratura, conservatasi in elevato per soli
tina43 (Fig. 15). tre filari di altezza e solo parzialmente visibile, in conci
Durante lo scavo di uno scannafosso44 (Ambiente 18) di calcare squadrati. Si tratta con ogni probabilità di
posto dietro al muro perimetrale ovest dell’ambiente ciò che resta di un’abside appartenente alla chiesa pre-
affrescato, è venuto alla luce un deposito stratigrafico cedente la cattedrale del XII secolo45.

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Fig. 15. Ricostruzione della Grubenhaus di VII secolo (da VALENTI 2004, p. 75).

42. Tra i materiali rinvenuti nel riempimento della struttura, si domus episcopi è citata in un documento dell’881), la prima
segnalano due lucerne, una delle quali ingobbiata di rosso. sicura localizzazione di una domus episcopio Senense nell’area
43. Sulla presenza di grubenhaus in Toscana tra fine VI-VII sovrastante la chiesa di San Desiderio è del 1012; invece “risal-
secolo, si veda VALENTI 2004, pp. 71-72. gono agli anni Settanta e Ottanta del secolo XI le prime indi-
44. Lo scannafosso è stato realizzato per il risanamento dal- cazioni relative con certezza all’edificio della canonica, ai suoi
l’umidità della parete occidentale del vano affrescato, creando annessi (claustrum, refectorium), nonché la loro ubicazione
un’intercapedine areata retrostante. nell’area ancor oggi occupata dal complesso della cattedrale”
45. Attestata già nella seconda metà del IX secolo (una (GIORGI, MOSCADELLI 2001, pp. 490).

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Fig. 16. La struttura semicircolare di età romana.


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In prossimità di questa struttura sono state individua-


te una serie di sepolture attribuibili ad un’area cimite-
riale di età tardo antica situata all’interno dell’abitato
di epoca romana, ormai in decadimento.
La costruzione dei pilastri dell’esagono della cupola,
terminata nel 1263, e la realizzazione della parete
occidentale del vano affrescato, di poco posteriore,
hanno in gran parte asportato il deposito stratigrafico
presente in quest’area, che conserva comunque testi-
monianze databili tra l’età romana ed il periodo tardo-
antico46.
Parallelamente al recupero degli ambienti situati sotto
al coro della cattedrale, l’indagine archeologica si è
estesa ai locali adiacenti l’oratorio di San Giovannino
(Ambienti 5, 6, 7 e 17), rivelando la presenza di una
frequentazione antropica lungo il versante nord-occi-
dentale della collina fin dal periodo ellenistico.
A questo periodo è infatti attribuibile un grande taglio
che, interessando i livelli geologici del versante nord-
occidentale del colle e aumentandone artificialmente
la pendenza, creava una viabilità che risaliva verso il
pianoro superiore (Ambiente 1747). Sempre all’interno
del vano, è stato rintracciata parte di un bottino realiz-
zato nelle sabbie plioceniche della collina probabil- Fig. 17. Il cunicolo scavato nel tufo in corso di scavo.
mente in età ellenistica. Si sviluppa in direzione nord-
sud e presenta uno spazio interno con larghezza di
circa 1 metro e altezza di circa 2 metri (Fig. 17); su due
delle quattro pareti erano presenti delle “pedarole”, 46. Come testimonia la presenza di livelli di terra argillosa di
colore scuro, depositatisi forse in seguito all’abbandono di
piccole cavità scavate nelle pareti di tufo, funzionali questa parte della collina nei secoli tra il tardoantico e l’alto-
alla discesa all’interno della struttura e all’alloggio di medioevo.
lucerne, che venivano disposte a coppie ad intervalli 47. L’Ambiente 17 è una cavità situata al di sotto del braccio
sinistro del transetto della cattedrale, collegata al vano affre-
regolari (Fig. 18). scato tramite un cunicolo.

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Fig. 18. Particolare delle “pedarole”.

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Nel I secolo d.C., come testimoniato dai materiali cera- Il ritrovamento è riconducibile al rito propiziatorio con-
mici rinvenuti nel livello più basso di riempimento, la nesso alla fondazione delle mura e delle porte cittadi-
funzione dell’impianto idrico è venuta meno e nel con- ne50: l’opera di perimetrazione urbana infatti veniva
dotto hanno iniziato ad accumularsi depositi di matri- sacralizzata con il sacrificio di cani e la loro inumazio-
ce limosa che ne hanno riempito la cavità fino a tre ne rituale. Il pozzetto sembra in questo caso collegabi-
quarti della sua altezza. le alla costituzione, in età augustea, della colonia mili-
La frequentazione romana su questo lato della collina tare di Saena Julia e all’esistenza di un circuito mura-
invece è attestata dalla presenza di un pozzetto rio, non conservatosi, passante lungo l’attuale via dei
(Ambiente 548). La struttura, a pianta quadrata, con- Fusari. Nel corso del XIV secolo, con l’ingrandimento
serva le buche per l’alloggio di quattro pali angolari del transetto della cattedrale, nell’Ambiente furono
destinati al sostegno di una copertura lignea, probabil- scavati un pozzo di butto ed un silos, poi riutilizzato
mente una sorta di edicola. Le pareti, scavate nel tufo, anch’esso forse come pozzo di butto, entrambi dotati
erano probabilmente foderate con assi. I livelli superio-
ri di riempimento del pozzetto hanno dato, oltre a
materiale ceramico in sigillata italica e una mandibola
canina fittile (forse un reperto votivo), resti osteologici
riferibili a tre cani, due dei quali adagiati su un fianco
e macellati in tre parti lungo il tronco prima della
deposizione (Fig. 19). Nel riempimento sottostante è
stata invece rinvenuta parte dello scheletro di un
cavallo, la testa e la cassa toracica (Fig. 20)49.

48. Il vano, situato anch’esso sotto al braccio sinistro del tran-


setto della cattedrale e con accesso da via dei Fusari, è frutto
degli ampliamenti trecenteschi.
49. La parte inferiore del pozzetto mostra l’imboccatura di
due cunicoli di captazione delle acque che si sviluppano uno
in direzione di via dei Fusari, l’altro in direzione del tratto di
cunicolo rinvenuto nell’Ambiente 17. E’ dunque probabile che
il pozzetto, scavato in età ellenistica, abbia fatto parte di un
impianto idrico poi riutilizzato in età imperiale, dopo l’intasa-
mento dei cunicoli di captazione, come pozzetto votivo.
50. Testimonianze relative all’immolazione di cani in occasio-
ne di riti propiziatori sono decisamente rare. Le fonti letterarie
ne attestano il sacrificio in cerimonie religiose di ambito latino
ed etrusco-italico fin dall’età arcaica. Seppellimenti rituali di tal
genere sono stati rinvenuti nel tempio capitolino a Roma, nelle
mura di Paestum e di Rimini, nell’area sacra di Pyrgi (ORTALLI Fig. 19. Il pozzetto votivo con i resti dei cani inumati (da piat-
1993; ROBERT 1993). taforma GIS).

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di una copertura voltata in laterizi: il primo era riempi-
to con forme ceramiche in acroma grezza e in maioli-
ca datate alla seconda metà del XIV secolo (Fig. 22), il
secondo invece aveva una profondità di circa 6 metri
ed era riempito da livelli di terra mista a pietre e late-
rizi (Fig. 21). Successivamente la zona fu utilizzata
come area cimiteriale ed occupata da una serie di
sepolture singole, tagliate nel tufo della collina e, in
epoca moderna, da una fossa comune. L’indagine
archeologica condotta nell’Ambiente 6, preliminare
allo scavo di una grande trincea per l’alloggio di alcu-
ni impianti di refrigerazione51, ha evidenziato la pre-
senza di una grande fossa circolare scavata nelle sedi-
mentazioni geologiche della collina, riempita con livel-
li detritici di epoca moderna. Lo scavo dei livelli di
riempimento della fossa ha permesso di individuare la
presenza di una faglia che, con andamento sud-
ovest/nord-est, ha tagliato, dislocandoli, i livelli geolo-
Fig. 20. Particolare della cassa toracica del cavallo. gici della collina52.
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All’interno di una grande sala edificata contempora-


neamente alla costruzione del Battistero e ad esso
adiacente (Ambiente 7), sono state invece rintracciate
le fasi evolutive di un’area esterna al Duomo del XII
secolo. In particolare sono stati portati alla luce i resti
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di alcuni annessi di servizio, due silos e due cantine,


scavati nel tufo. I silos, di forma circolare, si sono con-
servati con una profondità di oltre 4 metri; erano desti-
nati alla conservazione delle granaglie (Fig. 23).
Sono databili ad un’epoca precedente l’edificazione
della cattedrale del XII secolo, mentre i livelli d’uso
individuati testimoniano il loro utilizzo per tutto il XIII
secolo. Nell’angolo nord-est dell’ambiente sono state
infine rinvenute tre sepolture, contenenti due bambini
ed un individuo di età adulta, parzialmente asportate
in epoca moderna, databili ad un periodo anteriore al
Fig. 21. Il silos scavato nel tufo. XII secolo.

Fig. 22. Le ceramiche rinvenute nel pozzo di butto.

51. L’impianto di refrigerazione è stato collocato


nell’Ambiente 17. possibile valutare il suo rigetto stratigrafico (di circa 4 m), con-
52. La presenza di una faglia era già stata individuata in una frontando la quota del tetto del banco di conglomerato da lei
grotta scavata nel tufo situata al di sotto del transetto sinistro tagliato con quella del banco affiorante alla base della scalina-
del Duomo, a breve distanza dal nostro ambiente, dove è stato ta in Piazza San Giovanni.

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Fig. 23. I resti dei due silos.

L’evoluzione della cattedrale riflettevano anche sul tessuto urbano circostante55.


L’analisi diretta dell’architettura e dei suoi materiali ha L’indagine sugli elevati ha permesso di individuare sei
portato all’individuazione delle principali fasi costrutti- fasi principali nell’evoluzione della parte posteriore
ve negli ambienti sottostanti al coro ed al transetto del della cattedrale (Fig. 24).
Duomo, con un arco cronologico che va dal XII secolo Riconoscendo il medesimo valore alla totalità dei pro-
alla prima metà del XVIII secolo. dotti formanti il processo di formazione del deposito
L’evoluzione del complesso della cattedrale tra XII e costruito, l’indagine è partita con l’osservazione delle
XIV secolo documenta inoltre l’uso dei saperi tecnici caratteristiche morfologiche generali delle murature e
ed artistici della società medievale53. I cantieri delle cat- delle malte di allettamento56. L’individuazione delle
tedrali, infatti, convogliavano l’impegno di tutte le Unità Stratigrafiche Murarie (USM) ha consentito da
forze tecnologiche, economiche e politiche del un lato la registrazione delle loro caratteristiche, dal-
54
tempo : erano luoghi di sperimentazioni e di innova- l’altro la caratterizzazione delle tecniche costruttive
zioni che non avvantaggiavano solo la cattedrale ma si presenti (Tipi)57.

53. La costruzione di una cattedrale aveva infatti una notevo-


le risonanza politico-economica, e quindi sociale. Struttura
architettonica altamente simbolica, vista da lontano, è l’em-
blema della città, ma della città rappresenta anche le diverse
funzioni e il grado d’importanza politico-istituzionale raggiun-
to nel corso dei secoli (ERLANDE-BRANDENBURG 2003, p. 164). d’insieme, morfologia delle superfici, presenza e dimensioni di
54. Sulle forme di finanziamento dell’Opera del Duomo di grumi bianchi); sono stati inoltre prelevati dei campioni di
Siena tra XIII e XIV secolo, si veda GIORGI, MOSCADELLI 2001. malta in quelle murature considerate maggiormente significa-
55. Si pensi a tale proposito alle influenze reciproche che si tive per l’individuazione dei Tipi. Le analisi sono condotte dal
instauravano tra il “cantiere” e le tecniche di costruzione Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi
adottate in ambito urbano, ai rapporti con cantieri similari di Siena.
operanti nel territorio, all’interscambio delle innovazioni tec- 57. Allo stadio attuale della ricerca, lo studio delle principali
nologiche, al livello professionale delle maestranze e alla circo- tipologie murarie utilizzate nella costruzione degli ambienti
lazione della manodopera specializzata. sottostanti al coro ed al transetto della cattedrale ha permesso
56. Le malte di allettamento di tutte le Unità Stratigrafiche l’individuazione di 8 Tipi. Per l’individuazione delle tipologie
Murarie individuate sono state registrate in base alle loro murarie caratterizzanti le diverse fasi costruttive della cattedra-
caratteristiche principali (tipo, aspetto dell’aggregato, colore le, si veda CAUSARANO, FRANCOVICH, VALENTI 2003, pp. 162-164.

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Fig. 24. Pianta complessiva delle fasi, da piattaforma GIS (sulla base dei disegni della Messbildstelle di Dresda in Die Kirchen von Siena,
a cura di P.A. Riedl e M. Seidl; vol. 3.1.3 di W. Haas e D. von Winterfeld, pianta n.5).

Punto di riferimento costante sono stati gli studi pro- te spianati nella faccia a vista con uno strumento a
mossi dal Kunsthisthorisches Institut di Firenze sul lama (probabilmente un ascettino), posti in opera su
Duomo di Siena che, oltre al rilievo fotogrammetrico filari orizzontali e paralleli. Il rinvenimento nello scan-
della cattedrale58, hanno previsto la ricostruzione delle nafosso (Ambiente 18) realizzato dietro il muro peri-
vicende storiche dell’edificio basata in gran parte sul- metrale ovest del vano affrescato (Ambiente 1) di un
l’indagine della documentazione scritta59. paramento murario curvilineo (Fig. 25) che, impostato
su una struttura semicircolare attribuibile all’età roma-
FASE I (XII secolo) - na, sebbene di datazione ancora incerta sembra
E’ riferibile alle strutture formanti la zona di passaggio comunque ascrivibile al complesso della cattedrale di
tra il transetto e il coro del duomo edificato nel corso XI secolo61, è al momento l’unico indizio conservatosi
del XII secolo e consacrato, secondo la tradizione, nel dell’esistenza di una chiesa più antica, con terminazio-
117960. ne absidale. Nel corso del XII secolo si realizzò quindi
E’ caratterizzata da murature costruite interamente in un primo, importante ampliamento, che vide la
conci di calcare cavernoso squadrati e sommariamen- costruzione ex novo dell’intera parte orientale della
cattedrale, con transetto e coro in pietra.

58. Fino ad oggi era stato realizzato un solo rilievo dell’edifi-


cio, diretto da Carla Pietramellara (PIETRAMELLARA 1980, Tavv. I-
XXIV); alla fine degli anni novanta è stato ultimato il primo 61. Il paramento murario in questione (CAUSARANO, FRANCOVICH,
rilievo fotogrammetrico, realizzato da Walter Haas e Dethard VALENTI 2003, p. 160 e SEIDEL 2003, p. 76) potrebbe forse essere
von Winterfeld (HAAS, VON WINTERFELD 1999). ricondotto alla tribuna de ecclesia Sancte Marie Senensis episco-
59. GIORGI, MOSCADELLI c.s. pio nominata in un documento del 1076. La presenza di una
60. Sulla data di consacrazione della cattedrale di Siena, si domus episcopio Senense è comunque attestata già nel 1012
veda CARLI, 1979, pp. 11-13. (GIORGI, MOSCADELLI 2001, p. 490; SEIDEL 2003, p. 76).

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SCAVI ARCHEOLOGICI
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Fig. 25. Particolare dell’abside della chiesa di XI secolo.

La scoperta di quest’abside porta ad ipotizzare te due aperture fortemente strombate, ad un ambien-


un’eventuale collocazione della cripta attestata nel te inferiore (Ambiente 7).
121562 entro i muri perimetrali dell’abside semicircola- L’ambiente sottostante al coro (Ambiente 1), dotato
re63 e non nel vano affrescato negli anni Ottanta del probabilmente già a partire dagli ultimi decenni del XII
XIII secolo (Ambiente 1). Rimane in ogni caso ancora secolo di una facciata rivolta ad oriente66, fu in parte
dubbia l’identificazione di questo ambiente con la trasformato nei primi decenni del XIII secolo: le mura-
confessio riconosciuta dal Benvoglienti nel vano affre- ture in pietra del duomo del XII secolo furono scalpel-
scato, scandito da quindici colonne con tre ordini di late in modo da ottenere una parete omogenea con le
volte, da lui stesso individuato al di sotto della “ruota soprastanti murature in laterizi.
nel mezzo del pavimento”64. In questa fase, il paramento murario interno dei muri
perimetrali del coro si differenzia da quello esterno per
FASE II (inizio XIII secolo-1263) – A questa fase vanno una maggiore accuratezza nell’apparecchiatura mura-
riferiti gli interventi attestati dai documenti già nei ria e per l’utilizzo esclusivo, sia nel paramento murario
primi decenni del XIII secolo65, e terminati con la che nei pilastri cruciformi a due colonne posti negli
costruzione della cupola nel 1263, che videro un
generale ampliamento dell’ecclesia maior del XII seco-
lo. Tutta la parte orientale della chiesa del XII secolo fu
62. Notizie sull’esistenza di una confessio sottostante alla cat-
sopraelevata con murature in laterizi che, impostando- tedrale si ricavano dai riferimenti presenti nell’Ordo officiorum
si sui muri perimetrali del coro e del transetto della di inizio Duecento e dalla documentazione posteriore alla
chiesa precedente, ne ricalcarono sostanzialmente metà del secolo; le considerazioni svolte nel tardo
Quattrocento dal canonico Bartolomeo Benvoglienti, furono
l’andamento. Ben visibile nei locali lungo via de’ poi riprese da Sigismondo Tizio e dalla successiva tradizione
Fusari, le murature presentano una cesura nell’alzato erudita senese (GIORGI, MOSCADELLI 2002, p. 81; CARLI 1977;
posta a quote diverse nei singoli ambienti indagati. MIDDERDOLF KOSEGARTEN 1988).
63. SEIDEL 2003, p. 76.
L’ampliamento della cattedrale è inoltre testimoniato 64. BENVOGLIENTI 1571, pp. 12-13.
dalla costruzione di un ambiente che, posto esterna- 65. Le prime menzioni di operai si trovano nel più antico dei
registri conservatisi dell’ufficio comunale della Biccherna, del
mente al duomo del XII secolo, chiudeva lo spazio tra 1227.
coro e braccio nord del transetto. Il corpo di fabbrica, 66. A partire dal XII secolo il fulcro dello sviluppo urbano
interamente costruito in laterizi, era formato da due comincia a spostarsi con decisione dalla Civitas verso valle, in
particolare nei borghi sviluppatisi lungo la Francigena già
campate coperte con volte a crociera (delle quali si nell’XI secolo e fortificati nel corso del XII (GIORGI, MOSCADELLI
conservano ancora le imposte) che davano luce, trami- 2002, p. 81).

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angoli tra coro e transetto, di laterizi con una finitura di qualsiasi tipo di finitura. Ciò conferma che la graf-
a graffiature oblique. La finitura è realizzata con graf- fiatura, come l’arrotatura dei laterizi, erano tecniche di
fi paralleli tra loro, realizzati con uno strumento a lama finitura del materiale da costruzione destinato a rima-
piana (probabilmente un ascettino)67. nere a vista e non, in questo caso, un trattamento fun-
La facciata posteriore della cattedrale, dotata di tre zionale al ciclo pittorico75. A riprova di ciò, l’unica delle
ingressi, venne “foderata” con un paramento in conci pareti perimetrali dell’ambiente a non presentare late-
di calcare68 perfettamente squadrati e spianati a mar- rizi con graffiature è quella posta ad ovest, costruita
tellina dentata, dotati di un “nastrino” lavorato a scal- contemporaneamente alla realizzazione del ciclo di
pello. Ancora in corso di studio, questo tipo di para- affreschi.
mento trova riscontro nelle murature dell’abbazia di Nel corso dei primi anni del XIV secolo l’angolo nord-
San Galgano, eretta a partire dagli anni ’20 del XIII ovest dell’ambiente fu trasformato: le scale che con-
secolo69. ducevano alla cattedrale superiore furono tolte e al
E’ questo il primo esempio finora riscontrato a Siena loro posto fu costruito un muro in laterizi, di limitato
dell’utilizzo della martellina dentata a punte fini, uno spessore. In questo periodo l’unico ingresso al vano
degli strumenti più diffusi nell’architettura medievale affrescato era garantito dalle aperture nella facciata.
europea e, a partire dal XIV secolo, uno degli strumen- Solo in un secondo momento, quando probabilmente
ti di finitura più diffusi in Toscana70. Attestata in ambi- era già avviata la costruzione del Battistero (iniziata nel
to toscano per la prima volta a Pisa alla metà dell’XI 1317), fu aperta una porta “di servizio” nella parete
secolo71, compare nel territorio pisano, volterrano ed perimetrale nord dell’ambiente, creando così un colle-
SCAVI ARCHEOLOGICI

in Valdelsa tra il XII ed il XIII secolo. Intorno agli anni gamento con il vano adiacente.
’20 del XIII secolo, la costruzione dell’abbazia di San A questa fase è attribuibile infine un primo amplia-
Galgano, realizzata tra il 1220 circa e la fine del XIII mento del braccio nord del transetto, di cui si ha testi-
secolo, vide l’utilizzo della martellina dentata a punte monianza nelle murature perimetrali degli ambienti
fini nelle murature in travertino. adiacenti l’oratorio di San Giovannino. E’ caratterizza-
SIENA E PROVINCIA

to da una muratura formata da filari alterni di matto-


FASE III (1260 circa - inizio XIV secolo) - Poco dopo la ni e pietra, in conci di calcare cavernoso squadrati. E’
metà del XIII secolo si procedette ad una generale databile, in base alla tecnica edilizia76, tra gli ultimi
sistemazione del coro della cattedrale. Terminata la
costruzione delle colonne portanti l’esagono della
cupola all’inizio degli anni ’60 del Duecento, la quota 67. GABBRIELLI 2003, pp. 29-32. I caratteri tecnici e formali di
queste graffiature oblique le avvicinano a quelle visibili nelle
pavimentale dell’ambiente sottostante al coro fu murature in laterizi della “rotonda” di Monte Siepi, datata agli
abbassata di circa 1,90 m. In particolare le fondazioni ultimi anni del XII secolo, confermando così una datazione per
i laterizi del duomo che oscilla tra la fine del XII e i primissimi
del pilastro nord del coro mostrano chiaramente, sotto anni del XIII secolo (GABBRIELLI 2004, pp. 47-48; GABBRIELLI
gli affreschi, la trasformazione subita: il basamento 2004, p. 156).
quadrangolare, in vista dopo l’abbassamento della 68. Attualmente della facciata duecentesca è visibile solo una
porzione limitata, conservatasi esternamente al portale centra-
quota pavimentale, fu scalpellato in modo da prolun- le nel punto dove l’abside quattrocentesca del Battistero ha in
gare il fusto ottagonale del pilastro. Analogamente gli parte asportato le murature più antiche.
stipiti dell’ingresso laterale posto a nord-est mostrano 69. La presenza nel territorio senese di maestranze legate alla
fabbrica del Duomo e la connessione tra San Galgano, il
una cesura tra la porzione inferiore e quella superiore duomo di Siena, Nicola Pisano e l’arte federiciana è da tempo
della muratura, conseguenza anch’essa dell’abbassa- accettata dalla critica che vede nel cantiere dell’abbazia di San
Galgano un luogo di cerniera geografico e cronologico, un
mento del piano pavimentale interno all’ambiente. punto di incontro di maestranze e di culture di ampio raggio
Scandito in tre navate dai due pilastri ottagonali del (GABBRIELLI 1998, p. 16).
coro, l’ambiente fu delimitato ad ovest da un muro in 70. Sulla diffusione di questo strumento si veda BIANCHI,
PARENTI 1991, pp. 143-146 e PARENTI 1995, p. 391.
laterizi72 sul quale si impostavano due semicapitelli 71. E’ probabile che a Pisa, dove la martellina dentata è atte-
decorati, posti a sostegno del nuovo sistema di coper- stata nella finitura dei marmi della cattedrale (1064), il suo
tura dell’ambiente, con volte a crociera costolonata. precoce utilizzo fosse legato ai numerosi contatti che la città
aveva con l’Oriente e che ne avrebbero potuto favorire la dif-
Il vano veniva così ad assumere la funzione di vestibo- fusione (BIANCHI, PARENTI 1991 p. 144).
lo di accesso orientale alla cattedrale superiore: il col- 72. L’indagine condotta nell’area immediatamente retrostan-
te al muro (Ambiente 18), ha permesso di collocare la sua
legamento era garantito da passaggi interni; le tracce costruzione ad un periodo di poco successivo l’edificazione dei
di uno di questi passaggi sono state rinvenute nell’an- due pilastri dell’esagono della cupola, ai quali si appoggia.
golo nord-ovest dell’ambiente73. Era inoltre dotato di 73. Nel muro perimetrale nord dell’ambiente restano alcune
tracce della scalinata che, in origine, collegava il vano sotto-
una pavimentazione in laterizi, posta su un livello di stante il coro con la cattedrale superiore.
preparazione in sabbia e malta. 74. Ad una prima indagine gli intonaci utilizzati mostrano un
Intorno agli anni ’80 del XIII secolo i muri perimetrali impiego di malta idraulica nelle zone dove gli affreschi sono a
contatto con pareti in pietra (come nel caso dei due pilastri
ed i due pilastri ottagonali furono affrescati74. Lo stu- ottagonali del coro) o in aree dove sono possibili infiltrazioni di
dio dei tratti di muratura visibili dalle lacune del rivesti- umidità. La malta idraulica, infatti, garantiva da un lato una
veloce asciugatura dell’intonaco, dall’altro era in grado di iso-
mento ad affreschi, mostra che, al di sotto del para- lare maggiormente gli affreschi, in caso di umidità.
mento in laterizi graffiati appartenente alla fase prece- 75. GABBRIELLI 2003, pp. 35-38.
dente, le pareti perimetrali, scalpellate in precedenza 76. Una tecnica simile è attestata in ambito urbano, ad esem-
pio, nelle murature delle arcate situate al piano terra del
per abbassare il piano pavimentale dell’ambiente, Palazzo del Rettore dell’Ospedale di Santa Maria della Scala e
sono state successivamente foderate con laterizi privi nella fonte di Follonica.

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decenni del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo, un secolo.
periodo di poco precedente i lavori di ampliamento Intorno agli anni venti del secolo è collocabile l’ultimo
della cattedrale verso Vallepiatta. intervento attuato all’interno dell’ambiente: per
costruire l’abside del battistero, destinata ad accoglie-
FASE IV (1317-seconda metà XIV secolo) - Nel 1317 re il nuovo fonte battesimale, furono asportati parte
prese avvio la costruzione del nuovo battistero e il pro- del portale della facciata orientale duecentesca e le
getto per l’accrescimento della cattedrale verso murature circostanti. Parallelamente, per impedire che
Vallepiatta, prolungando il coro di due nuove campa- il riempimento dell’ambiente gravasse sulla volta del-
te e ampliando di una campata i due bracci del tran- l’abside, fu costruita una struttura in laterizi e materia-
setto. Già dalla fine del secolo precedente era stato le lapideo di riutilizzo che si impostava sulle murature
stabilito che si dovesse demolire il vecchio Battistero affrescate della facciata interna.
pericolante collocato davanti alla facciata principale La costruzione di setti murari in laterizi addossati alle
del duomo per costruirne uno nuovo, secondo un pro- pareti perimetrali chiuse l’ambiente ad ovest; la parte
getto che avrebbe dovuto essere eseguito da Giovanni risparmiata, attualmente nota come “Cripta delle
Pisano, allora capomaestro dell’Opera. Il progetto di Statue”, nel XVIII secolo fu utilizzata come deposito
ampliare il coro della cattedrale verso Vallepiatta, per i legnami da costruzione80.
molto impegnativo dal punto di vista statico, determi-
nò un forte innalzamento della porzione orientale FASE VI (fine XVII secolo-prima metà XVIII secolo) - Tra
della cattedrale. Di qui probabilmente la scelta di col- la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo parte

SCAVI ARCHEOLOGICI
locare il nuovo Battistero nelle strutture atte a sostene- del riempimento dell’ambiente fu svuotato al fine di
re l’ampliamento del coro77. costruire una serie di loculi in mattoni. Una botola
Questa impresa comportò grossi lavori di sterro e con- quadrangolare, situata nella parte terminale della volta
solidamento a causa del dislivello del terreno esistente a botte, consentiva la deposizione. L’atmosfera priva di
dietro il coro del duomo, la cui costruzione procedette ossigeno permise l’avvio di un processo di mummifica-

SIENA E PROVINCIA
piuttosto velocemente: nel 1326 furono “serrate” le zione naturale delle sepolture collocatevi.
volte, nel 1333 si decise di accelerare ulteriormente i In questo periodo furono costruite alcune strutture di
lavori posticipando il rivestimento marmoreo delle rinforzo in laterizi poggianti in parte sui livelli di riem-
murature. pimento sottostanti; sono probabilmente da mettere
Il nuovo complesso, addossato alla cattedrale, ne tam- in relazione allo spostamento del pulpito di Nicola
ponò la facciata orientale. L’ambiente affrescato fu Pisano che, situato in origine sotto la cupola, fu tra-
probabilmente utilizzato, nei decenni successivi, come sportato in epoca moderna nella posizione attuale.
locale funzionale al “cantiere” del nuovo coro e vide
un progressivo abbandono delle sue strutture. Conclusioni
Il sistema di ingressi della facciata non fu però del Nel VI sec. a.C. la collina del Duomo presenta tracce di
tutto abbandonato: in corrispondenza dei portali due- un insediamento etrusco lungo il versante meridiona-
centeschi, furono costruite, nel muro perimetrale le., tra III e I secolo a.C. lo spazio insediato e frequen-
ovest del battistero, tre aperture analoghe per ampiez- tato appare più consistente, estendendosi dal lato
za e dimensioni. I nuovi accessi permettevano il pas- meridionale della piazza del Duomo81 al versante nord-
saggio dall’area del cantiere del nuovo coro, posta occidentale della collina, lungo l’attuale via dei Fusari.
sopra le volte del battistero, all’ambiente affrescato. In età imperiale l’abitato sembra essersi esteso su tutto
I lavori subirono un’interruzione tra il 1339 ed il 1355 il piano di Santa Maria: sono attestati un edificio a
dopodichè, abbandonato definitivamente il progetto pianta ellissoidale, interpretabile come un impianto
di costruzione del “duomo nuovo”, ripresero con termale, e una struttura con pianta semicircolare,
l’ampliamento del coro della cattedrale. situata al limite tra il pianoro ed il versante orientale
In questo periodo di ripresa dell’attività edilizia va col- della collina. Il pozzetto votivo con resti del sacrificio
locata la costruzione dei nuovi pilastri del coro78: una dei cani, rinvenuto all’interno del San Giovannino in
volta demoliti nella cattedrale superiore quelli duecen- un’area occupata da un sepolcreto tardoromano, testi-
teschi si costruirono, nell’ambiente affrescato sotto-
stante, le fondazioni in laterizi dei nuovi, addossando-
le ai precedenti pilastri affrescati, fortunatamente non
77. BORGHERINI 2001, p. 38.
demoliti. Le nuove costruzioni furono inoltre dotate di
78. L’indagine stratigrafica ha rivelato la presenza, nelle fosse
archi di controspinta che, impostandosi nelle pareti di fondazione di queste strutture, di maiolica arcaica databile
perimetrali, garantivano maggiore stabilità. alla seconda metà del XIV secolo.
79. Fa eccezione l’ingresso laterale posto a nord-est, tampo-
nato probabilmente nel corso del XIV secolo.
FASE V (XV secolo) - Questa fase sancisce il definitivo 80. Archivio dell’Opera della Metropolitana di Siena 18
riempimento dell’ambiente sottostante il coro della [Memorie storiche, sec. XVIII], c. 50r.
81. Una fossa quadrangolare per rifiuti, collegata ad una
cattedrale; nel corso del XV secolo infatti le aperture struttura abitativa, è stata trovata durante gli scavi condotti
della facciata, che continuarono ad essere in uso pro- nel 1988 di fronte alla facciata dell’Ospedale (BOLDRINI, PARENTI
1991, p.14). Ritrovamenti di tombe, collocate ai margini della
babilmente per tutta la durata del cantiere, furono
città, sono attestati nella zona di Rocca Salimbeni, Porta
tamponate79 ed il vano fu colmato da livelli di terra e Camollia, Campansi, Porta San Marco e la Coroncina
detriti con materiali databili alla prima metà del XV (CRISTOFANI 1979, pp. 191-194).

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monia probabilmente la costruzione di un circuito Vallepiatta.
murario lungo l’attuale via dei Fusari. La costruzione del nuovo battistero risultò molto impe-
In età tardo antica intorno alla struttura semicircolare gnativa dal punto di vista statico, comportando grossi
si sviluppa un’area cimiteriale. lavori di sterro e consolidamento a causa del dislivello
In questo periodo si assiste probabilmente ad una con- del terreno retrostante il coro.
trazione dell’abitato nella parte orientale della collina; La nuova costruzione tamponò la facciata orientale
lungo il versante si depositano livelli con tracce di della cattedrale, sancendo il definitivo abbandono del
abbandono imputabili a strutture soprastanti, ormai in vano affrescato.
disuso. Nel corso del Trecento il complesso costituito dalla cat-
Un’edilizia nella quale sono ampiamente dominanti i tedrale, dal palazzo episcopale e dalla canonica, come
materiali deperibili (legno, terra e paglia) caratterizza pure l’Ospedale di Santa Maria della Scala, furono sog-
invece le strutture del VI-VII secolo; il versante orienta- getti a continui lavori oggi solo in parte visibili perché
le della collina, spianato in seguito ai depositi accumu- cancellati da interventi di età moderna che hanno
latisi, è occupato da una capanna semiscavata e da mutato l’assetto topografico del planum Sancte Marie.
un’area cimiteriale. Le indagini all’interno delle strutture della cattedrale
Il versante nord-occidentale viene anch’esso parzial- hanno aperto nuove prospettive nel caso di futuri
mente interrato. interventi per la conservazione dello straordinario pavi-
La struttura semicircolare e le tombe ad essa adiacen- mento del duomo e, in generale, sull’intero monu-
ti sono abbandonate definitivamente; vengono rico- mento; insieme alle ricerche in corso nell’Ospedale,
SCAVI ARCHEOLOGICI

perte da uno strato di notevole spessore, di natura for- hanno costituito un importante momento di confron-
temente organica, e con ampi accumuli di rifiuti al suo to fra diverse istituzioni di tutela, di ricerca e di conser-
interno. vazione senesi e, soprattutto, una straordinaria occa-
Resti di un’abitazione con alzati in terra battuta su una sione per “implementare” con fondamentali informa-
base in pietre non lavorate invece sono stati rinvenuti zioni, elaborate su basi stratigrafiche, la cartografia
SIENA E PROVINCIA

nella piazza del Duomo82; la casa sorgeva nei pressi di archeologica informatizzata della città.
un muro di età augustea, anch’esso in disuso e sog- Si è iniziato inoltre a costruire solide basi documenta-
getto a spoliazione. rie per delineare un’innovativa ricostruzione delle
La costruzione della cattedrale, asportando in parte il vicende legate alla formazione del primo nucleo urba-
deposito archeologico sottostante83, ha modificato no e alla sua evoluzione fino alla fase di abbandono
profondamente la topografia della zona. del cantiere della cattedrale.
Le indagini condotte hanno evidenziato come l’area
sovrastante alla chiesa di San Desiderio, attestata
nell’XI secolo come castello Sancte Marie domus epi-
scopio Senense84, subisse il progressivo ampliamento
della parte absidale della cattedrale fino al limite orien-
tale del planum Sancte Marie.
Nel corso del XII secolo l’ecclesia maior è dotata di una
facciata posteriore, rivolta ad oriente, che testimonia
lo sviluppo del tessuto urbano circostante e l’esigenza
di un collegamento diretto tra la cattedrale e la città.
Con gli anni ’60 del Duecento si portarono a compi-
mento la porzione orientale della cattedrale e la
costruzione della cupola.
L’interrelazione tra il Duomo e la città è ulteriormente
sottolineata dalla costruzione di un ambiente affresca-
to, al quale si accedeva tramite la facciata orientale
rivestita di un paramento in pietra di raffinata esecu-
zione.
Nel 1296 si decise di demolire il vecchio battistero peri-
colante collocato davanti alla facciata principale del
duomo per costruirne uno nuovo, secondo un proget-
to che fu realizzato solo a partire dal 1317, quando si
decise di ampliare il coro della cattedrale verso

82. BOLDRINI, PARENTI 1991, p. 15.


83. E’ questo il caso, ad esempio, dell’ambiente affrescato
(Ambiente 1) dove l’abbassamento del piano pavimentale
attuato negli anni sessanta del Duecento, ha intaccato il depo-
sito stratigrafico, cancellando eventuali testimonianze succes-
sive al VI-VII secolo.
84. GIORGI, 2001, p. 490.

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