Sei sulla pagina 1di 7

Le scuole Ellenistiche

L’età ellenistica rientra nel periodo fra la morte di Alessandro Magno 323 e la battaglia di Azio
31. E’ un periodo di fioritura culturale, in cui si fanno spazio tre correnti di pensiero filosofico:
epicureismo, stoicismo e scetticismo. L'obiettivo comune di queste correnti è quello del
raggiungimento della felicità attraverso un cammino etico. L’unione fra mando greco e romano
porta a due pensieri diversi, infatti ci sono i sostenitori della filosofia greca e quelli che invece
pensano che indebolisca il mos maiorum romano. Il termine ellenismo si riferisce all’incontro
fra mondo orientale e occidentale. L’età ellenistica si divide in Regni ellenistici e fase
dell’espansione romana.
Nella prima fase, caratterizzata dalla morte prematura di Alessandro Magno, i successori
decidono di dividere l’impero in tre regni. In questo periodo fiorisce la cultura e nasce la
filologia. L’assetto socio-politico, dapprima costituito dalle polis, con Alessandro Magno
cambia, e il cittadino, che prima si sentiva parte integrante di una comunità, ovvero quella
delle polis, adesso diventa suddito. Entrano così in gioco i concetti di cosmopolitismo (cittadini
del mondo, non appartenenti a nessuna realtà) e individualismo (l’uomo si allontana dalla
collettività e quindi si focalizza su se stesso, il suddito è rinchiuso nella sua individualità). Per
unire questo grande impero entra in gioco la koinè, ossia la lingua comune, ovvero il greco, e
così si assiste ad una ellenizzazione del mondo occidentale grazie anche all’utilizzo del greco
come lingua ufficiale dell’impero. In questo stesso periodo nascono le biblioteche, perché
adesso la dimensione orale tipica delle polis non è più sufficiente a soddisfare le esigenze
dell’impero e quindi i libri diventano depositari della cultura. La cultura diventa così accessibile
a tutti e nasce anche la filologia, perché c’era la necessità di ricostruire i testi dei libri antichi.
Accanto alla biblioteca possiamo trovare anche il museo, che era un centro di ricerca per gli
intellettuali, come il matematico Euclide o Archimede. In questo momento di forte dispersione
per l’uomo nasce l’esigenza di cercare una cura a questo disorientamento, e perciò nascono
scuole come l’epicureismo, lo stoicismo e lo scetticismo, tutte di matrice socratica, che hanno
lo scopo di raggiungere la felicità attraverso l’etica. A differenza del pensiero classico, queste
correnti si focalizzano sull’individuo e forniscono le basi per curare se stessi e cercare dentro di
sé l’appiglio che prima era costituito dalle polis e dalla comunità. Aderire ad una di queste
scuole non significava aderire a dei dogmi, ma è una hairesis, una scelta di vita.

In seguito all’espansione romana, si assiste alla penetrazione della cultura greca nel mondo
romano e questo sfocia in due correnti di pensiero: da un lato alcuni intellettuali vedono nella
filosofia greca la base per una la teoretica romana, mentre altri pensano che la filosofia greca
indebolisca il mos maiorum. Il bilinguismo dei letterati fa sì però che la cultura greca si diffonda
comunque a Roma, portando alla diffusione dell’epicureismo e dello stoicismo.

L’Epicureismo

Epicuro nasce a Samo intorno al 341 a. C e muore nel 270 a. C e fu il fondatore del Giardino, in
cui sono ammessi schiavi e donne. In realtà, la scuola di Epicuro non aveva un corso di studi
predefinito, ma era un luogo aperto alla discussione. La dottrina epicurea prevedeva il ritiro
dalla vita pubblica per vivere una vita appartata e poter raggiungere la tranquillità. Per molto
tempo si è creduto che il pensiero epicureo fosse basato solo sull’etica, ma in realtà dietro
questo pensiero si trovano anche fisica e gnoseologia, e l’etica rappresenta solo l’ultimo
gradino di esso. Secondo Epicuro, la realtà è composta da due elementi: i corpi, e il vuoto che
esiste per permettere ai corpi di muoversi. I corpi sono formati da atomi invisibili, che sono
illimitati, di varie forme, in continuo movimento e dotati di peso, massa e volume, che sono le
proprietà primarie, mentre quelle secondarie come il calore e la solidità sono date dalla loro
disposizione e dalla loro coesione. Epicuro riprende la teoria dell’atomismo di Democrito, con
alcune differenze: per Democrito, gli atomi sono indivisibili, mentre per Epicuro sono formati
da i minima, che non gli permettono di dividersi ma solo di misurarli; differendo da Democrito,
Epicuro afferma che gli atomi hanno un peso ed è questo peso che determina il loro
movimento: gli atomi si muovono verso il basso rispetto ad un punto fisso nell’infinito del
cosmo, e se subiscono urti mantengono una velocità costante e i loro urti determinano la
formazione delle cose. La percezione avviene attraverso gli atomi che che entrano in contatto
con gli organi di senso e in noi nasce la rappresentazione sensibile del percepito.
I tre temi di cui tratta Epicuro sono la canonica (teoria della conoscenza, che prende dal de
anima di Aristotele), fisica ed etica.
Epicuro si avvale del tetra farmaco, ossia che: non bisogna avere paura della morte perché
prima della vita e dopo la vita si trova il nulla; non bisogna avere paura del dolore perché
attraverso il piacere si può scacciare e molto spesso è di breve durata e nel caso non lo fosse e
portasse alla morte, non bisognerebbe comunque avere paura (il piacere viene definito
negativo perché attraverso il piacere si nega il dolore); tutti possono raggiungere il piacere e il
bene e non bisogna avere paura degli dei. Secondo Epicuro il timore degli dei è una delle forme
del turbamento psichico degli uomini e quindi l’epicureismo mira ad eliminare questa paura.
Con la teoria atomica, Epicuro nega automaticamente il ruolo delle divinità come governatrici
dell’universo, e questo tipo di pensiero si può definire ateo. Si può affermare che gli dei
esistono per il consensuale omnium, ovvero per il fatto che in tutte le civiltà esistono. Gli dei
sono felici, immortali e imperturbabili, perché non si interessano alle faccende umane, ma
vivono negli intermundia, senza occuparsi dell’umanità per non turbare il loro stato di quiete
che altrimenti verrebbe a mancare. Gli dei sono immortali perché in loro gli atomi sono in
continuo riciclo, come il flusso di un fiume che scorre all’infinito. Gli dei in quanto esseri
perfetti vengono venerati dall’uomo che prova piacere nel farlo. La fisica assume quindi una
funzione etica perché attraverso la liberazione dalla paura rende gli uomini felici.

Per liberare l’uomo da un’altra grande paura, ovvero quella della morte, Epicuro afferma che
l’anima è immortale, e che può vivere solo quando si trova all’interno del corpo. Quando il
corpo muore, l’anima muore e dopo la morte vi è il nulla. L’anima è costituita di atomi di fuoco,
aria e soffio e di un quarto elemento senza nome che permette la percezione del mondo
esterno. Oltre alla funzione vitale l’anima svolge una funzione cognitiva e sensibile. Il pensiero
analizza la percezione mentre la memoria permette di mantenere l’immagine della percezione
anche quando essa si è dissolta. La conoscenza canonica ha due livelli: conoscenza oggettiva e
la creazione dei concetti acquisiti con l’esperienza.
L’uomo è libero secondo Epicuro, perché quando qualcosa provoca male, l’uomo si allontana
da essa creando una deviazione di atomi.

Nell’etica di Epicuro si afferma che la presenza del piacere esclude il dolore, ed esistono due
tipi di piaceri: il piacere cinetico, temporaneo e poco soddisfacente e il piacere statico, ovvero il
raggiungimento del bene assoluto e l’equilibrio perfetto. Questo si ottiene raggiungendo il
piacere psichico e l’imperturbabilità (ataraxia). Ovviamente esistono dei desideri naturali e
necessari come mangiare o bere, ma non si devono ricercare piaceri futili come il sesso. I
piaceri del corpo vanno soddisfatti ma con moderazione, e quindi si parla di etica edonistica
ma ben distante dal soddisfare tutti i piaceri in modo spregiudicato. La virtù, quindi permette il
raggiungimento della felicità, che può essere goduta a pieno vivendo una vita appartata. Tutto
ciò si ottiene attraverso un esercizio continuo (ashesis). Nella scuola epicurea, inoltre, tutti
dovevano essere legati da un rapporto di amicizia che gli permettesse di dialogare e di
confrontarsi.

Lo Stoicismo

Lo Stoicismo costituisce la più importante scuola ellenistica e fu fondata da Zenone di Cizio,


dopo che egli aveva frequentato l’Accademia platonica. Fonda la sua scuola sotto il portico
dell’agorà di Atene nel 300 a. C. Il suo successore fu Cleante di Asso e poi Crisippo di Soli, che
viene ritenuto il secondo fondatore dello Stoicismo perché si occupa della sistematizzazione e
raffinazione delle dottrine dei predecessori. Non ci perviene nessuna delle loro opere. Questi
stoici vanno alla ricerca della felicità che consiste nel raggiungimento della virtù e del vivere
secondo natura, perché la natura ha generato l’uomo e quindi bisogna vivere in armonia con
essa. Ognuno di noi contiene l’anima mundi, che ci unisce ancor di più con la natura.
Anche gli stoici suddividono la filosofia in tre parti: logica, fisica ed etica. Utilizzano la celebre
metafora dell’uomo per descriverne il loro legame: il guscio è la logica, l’albume è la fisica e il
tuorlo è l’etica. Queste tre parti vanno viste come tre punti di vista diversi che guardano allo
stesso universo e non come tre cose sganciate e sono interconnesse fra loro attraverso il logos.
In particolare, la logica studia il logos nel pensiero e nel discorso, la fisica come principio
ordinatore dell’universo mentre l’etica come fine ultimo dell’uomo.
Secondo gli stoici, l’anima dell’uomo alla nascita è come un foglio bianco: Quando un oggetto
esterno agisce sugli organi di senso vi lascia la propria impronta. Gli stoici non si fermano alla
semplice rappresentazione passiva ma descrivono queste impronte attraverso un principio
direttivo, che è un principio attivo, collegato al cuore. Il principio passivo si limita a catalogare
l'informazione, mentre quello attivo la rielabora creando un giudizio. Questo viene descritto
con il termine “assenso” con cui i greci indicavano la capacità dell’anima di dare il proprio
assenso alla sensazione attraverso il principio direttivo, ossia il logos. Non tutte le
rappresentazioni a cui l’anima dà l’assenso corrispondono a verità, come le allucinazioni e le
malattie, perciò vengono in soccorso le rappresentazioni catalettiche che portano
necessariamente alla verità perché:
1) Esse riproducono un oggetto reale ed esistente;
2) Essendo questo oggetto reale porta al naturale assenso.
Zenone riporta la metafora della mano: semichiusa è l’assenso; chiusa è la comprensione data
dalle rapp. catalettiche mentre la mano stretta nel pugno rappresenta la conoscenza.
Una volta formatisi i giudizi, la realtà viene catalogata e analizzata attraverso dei concetti, che
una volta assimilati lasciano memoria nell’anima e con l’esperienza si creano dei concetti
generali. Gli stoici sembrano accettare la dottrina epicurea della prolessi ammettendo che nei
neonati si formano già dei concetti universali che sono delle anticipazioni rispetto a quello che
vivrà.
Gli stoici prendono ispirazione per la logica da Aristotele: la differenza è che però la logica
aristotelica è apodittica (da dimostrare) e quella stoica è anapodittica (già dimostrata). La logica
stoica è ispirata al principio di non contraddizione e al principio del terzo escluso (una cosa o è
o non è).
Per gli stoici la r. catalettica è vera ma non è sufficiente per ottenere una conoscenza salda.
Infatti gli stoici si avvalgono della dialettica per far si che le loro rappresentazioni siano
inattaccabili. Fra le varie interpretazioni della dialettica abbiamo quella di Crisippo, che la
descrive come la scienza dei significati e dei significanti.
Significante : parole che usiamo per descrivere le cose.
Significato: relazione fra le cose e i predicati assegnati.
La natura è l’oggetto della fisica stoica e va intesa come insieme di esseri viventi e divinità. La
fisica non si occupa di un ambito particolare, ma di tutta la realtà, compreso il principio divino.
Diversamente da Platone e Aristotele, gli stoici affermano che solo ciò che può agire e patire è
esistente. Nonostante il corporeismo, gli stoici ammettono l’esistenza di qualcosa di
intellegibile, i lektà e incorporeo è anche il tempo, il luogo, l’infinito e il vuoto e il luogo.
Per gli stoici esistono due principi: attivo (dio) e passivo (materia) e sono corporei. La materia
non si potrebbe muovere senza questo principio attivo all’interno di essa. Il principio attivo
muove il corpo mescolandosi ad esso in diversi modi:
1) per connessione, le sostanze sono messe nello stesso luogo mantenendo la loro
individualità;
2) per fusione, due ingredienti si mischiano annullando le loro qualità;
3)per commistione, due elementi si fondono però riescono comunque ad essere separati.
Per quest’ultimo principio, che spiega come dio entri in tutto, si ammette l’infinita divisibilità
dei corpi.

Gli stoici spiegano la nascita dell'universo attraverso il fuoco artefice, ovvero il principio attivo
che forma per primi i quattro elementi, acqua, terra, (passivi) fuoco e aria (attivi) che danno
origine a tutte le cose. L’universo stoico è concepito come una sfera in cui tutti gli elementi
tendono verso il centro. Solo terra e acqua hanno peso, e per evitare che tutto collassi verso il
centro per il loro peso interviene il fuoco, che si trova all’interno di tutte le cose, e corrisponde
alla ragione umana. Questo mette in evidenza l’antropocentrismo stoico: infatti, secondo
Crisippo, l’universo è stato creato per le creature dotate di ragione e che tutto ciò che esiste è
frutto degli dei o degli uomini.
Un altro importante elemento della filosofia stoica è quello della conflagrazione universale, e
della successiva palingenesi. Il fuoco è destinato a prevalere e tutte le cose sono destiate a
ritornare all’origine.
Gli stoici si preoccupano di addurre delle prove riguardo l’esistenza di dio, infatti i corpi celesti,
la natura e tutto ciò che esiste non è stato creato dall’uomo e quindi ci deve essere qualcosa di
superiore che ha creato la perfezione e la bellezza della natura. Esiste quindi un disegno divino,
una provvidenza che regola la vita dell’uomo, con uno scopo ed un fine.
L’anima dell’uomo è un frammento del logos divino, un soffio caldo che si estende per tutto il
corpo. L’anima è corporea ed è divisa in 5 facoltà: i cinque sensi, le facoltà di generare e di
parlare e infine il principio direttivo, che è la parte più importante dell’anima e si trova dentro il
cuore. Questo principio regola tutto il resto dell’anima. La razionalità matura solo nell’uomo
adulto, che fino ad allora agisce per istinto. L’anima dopo la morte resiste al corpo, fino a
quando il logos divino non la richiama.

Il pensiero cristiano

La predicazione di Gesù nasce in un contesto storico in cui in Palestina aveva ritrovato vigore la
predicazione giudaica, che affermava la venuta del messia e del nuovo regno, inteso sia
spiritualmente che politicamente. La teoria della salvezza del popolo ebraico si basava
sull’alleanza fra uomo e dio.
La dottrina di Gesù si basava sull’amore verso il prossimo perché, essendo tutti figli di Dio tutti
meritiamo amore in egual misura; restituisce così dignità ai poveri e agli emarginati. L’amore di
Gesù prende il nome di agàpe. Tutto ciò si scontra con la tradizione farisaica e porta Gesù alla
condanna a morte. Le vicende di Gesù vengono narrate nei quattro vangeli di Marco, Luca,
Matteo e Giovanni. I primi tre sono detti sinottici, perché letti di seguito non hanno sostanziali
differenze di narrazione fra loro, mentre quello di Giovanni si ispira di più allo stoicismo,
identificando Gesù come logos.
La dottrina cristiana viene vista attraverso una prospettiva platonica, che trasforma la salvezza
in un percorso etico di assimilazione dell’uomo a dio.
La filosofia è una scienza che indaga sulla realtà. La filosofia è puramente razionale, la religione
si affida alla fede. Nel pensiero cristiano si mettono in contrapposizione logos-fede. Il verbo
creare entra in uso quando si diffonde il pensiero cristiano, quando si parla della creazione
dell’uomo. I greci non usavano il verbo creare perché il rapporto fra terreno e mondo
intellegibile viene spiegato attraverso la ragione. Nelle filosofie greche, si ordina ma non si
crea, come il Demiurgo, che plasma qualcosa di già esistente. Nel pensiero cristiano esistono i
dogmi, ovvero verità indiscutibili e validi attraverso la fede. La filosofia e la teologia cercano di
spiegare la validità dei dogmi. La filosofia cristiana si divide in patristica e scolastica. IL
momento più alto della filo medievale si trova nella scolastica. La patristica consiste nello
studio dei padri della Chiesa. L’esponente maggiore è Agostino, mentre della scolastica è San
Tommaso d’Aquino (tomismo) e sant’Anselmo d’Aosta.

Neoplatonismo

Plotino nasce nel 205 d. C, forse a Licopoli. Intraprende gli studi ad Alessandria D’Egitto con il
maestro Ammonio Sacca. Rimane con lui undici anni, poi parte nella guerra contro i sasanidi
con l’imperatore Gordiano III. Quando quest’ultimo muore, giunge a Roma dove intrattiene
delle conversazioni senza però svelare del tutto le dottrine del maestro, con cui aveva fatto un
patto.
Nel III secolo d.C si diffonde una filosofia con metrica platonica. Parallelamente al pensiero
cristiano si diffonde questa filosofia, con influenze cristiane. Il Neoplatonismo è un ponte di
passaggio fra il pensiero greco e pensiero cristiano. Plotino è il massimo esponente e riprende
il pensiero platonico in un contesto prettamente cristiano. Plotino parla di come il principio
trascendente (dio) da cui ha origine il mondo, a differenza del Demiurgo platonico, non plasma
i mondo ma deriva da questo, come il pensiero cristiano, ma senza usare il termine creare.
Plotino si avvale della teologia negativa per affermare il principio di dio negando: per lui, per
affermare cos’è il dio bisogna negare ciò che è.

Agostino

Agostino è uno dei filosofi di cui conosciamo maggiori informazioni sulla vita. Egli dedica infatti
i primi sei libri del suo capolavoro, le Confessioni, alla descrizione della sua vita. Quest’opera
però non è del tutto autobiografica, ma esamina i mali commessi in vita ed è un costante
dialogo con dio.
Agostino nasce nel 345 a Tagaste, in Algeria. Studia retorica ma poi a 18 anni si “converte” alla
filosofia, che impara da autodidatta. Viene educato alla religione cristiana dalla madre Monica,
ma a 18 anni si allontana dalla fede cristiana per aderire al manicheismo, che si basava
comunque sulla presenza di cristo. Nel 386 si riconverte al cristianesimo, aderendo ad una
forma ascetica, che implicava la rinuncia ai beni terreni: rinuncia alla cattedra di insegnante di
retorica a Milano e al matrimonio con una fanciulla. La conversione di Agostino liberà le sue
energie intellettuali e ne nascono dei dialoghi di Cassiciaco, dove Agostino si era ritirato dopo
aver smesso di insegnare. Si tratta dei tre dialoghi Contro gli Accademici, La vita felice e
L’ordine. Il sogno di Agostino di dedicarsi ad una vita contemplativa durò poco, perché durante
una visita ad Pipona fu ordinato presbitero dal Vescovo Valerio e, alla sua morte, prese il suo
posto che lo portò a gravosi impegni pastorali. Questo non gli impedì di scrivere opere
filosofiche in latino.

La conoscenza della verità per Agostino è un traguardo possibile seppur difficile. Per lui la
filosofia si occupa di anima e dio, che sono due cose incorporee e per raggiungerle bisogna
affidarsi all’insegnamento di una guida, in questo caso Cristo. L’insegnamento avviene per
mezzo di segni, come ad esempio l’insieme di segni delle Sacre Scritture: per questo nella
dottrina cristiana si trova una trattazione teorica dei segni. Il dialogo Il maestro vede Agostino e
suo figlio arrivare alla conclusione paradossale che la conoscenza delle cose non dipende né
dalle parole né in generale dai segni.
Ben presto Agostino perde la fiducia nell’efficacia della metafisica e andò sempre di più
accentuando la fede religiosa. Per lui la fede può essere più o meno ragionevole, e costituisce
un punto di partenza per la comprensione intellettiva di Dio.

San Tommaso

La vita di Tommaso d’Aquino si divide in due parti, scandite dall’ingresso nell’ordine


domenicano. La famiglia lo aveva instradato alla carriera ecclesiastica, ma dopo aver incontrato
a Napoli due frati dominicani, decide di unirsi a loro ma viene osteggiato dalla famiglia. Alla
fine però riesce a seguire il suo maestro a Parigi dove fa il baccelliere in Teologia. Qui compone
le sue prime opere, ovvero Il commento alle sentenze, i principi della natura e l’ente e
l’essenza.
Tutte le opere di Tommaso nascono nel contesto del suo insegnamento teologico, Esse
hanno una rilevanza filosofica e in alcuni casi appartengono solo ed esclusivamente al genere
filosofico. Per capire come Tommaso concepisse la teologia bisogna fare riferimento alla sua
opera più matura ovvero la Summa di teologia. Tommaso risponde a dieci quesiti:
1) se la dottrina sia necessaria aggiunta alle discipline filosofiche;
2) Se sia una scienza;
3) Se sia una o ve ne siano molteplici;
4) Se sia speculativa o pratica;
5)quale sia il suo rapporto con le altre scienze;
6)se sia una forma di sapienza;
7)quale sia il suo oggetto;
8)Se sia argomentativa.
Risposte:
1)La teologia è necessaria alla filosofia.
2)La teologia è una scienza secondo la teoria della subalternazione.
3) la teo è una sola
4)la teo è sia speculativa sia pratica
5)la teologia è superiore a tutte le altre scienze
6)la teologia è la forma più alta di sapienza
7)il soggetto della teologia è dio
8) la teologia è argomentativa. Per Tommaso la scienza è distinta dalla filosofia ma, essendo
l’uomo dotato di ragione e fede donate entrambe da Dio, la ragione non va esclusa perché
altrimenti si direbbe che qualcosa fatta da dio è falsa. Allora si può concludere che la fede è
superiore alla ragione che è meno perfetta. L filosofia può essere usata in ambito teologico per
tre ragioni: introdurre i preamboli della fede, fare delle similitudini fra fede e ragione e
smentire i concetti errati della ragione ammettendone la loro falsità. Tutto questo viene
sintetizzato nel commento alla trinità di Boezio. Nell’ente e l’essenza Tommaso indaga il
significato di questi due termini. Per spiegare l’essenza parte dall’ente: l’ente fa riferimento alla
collocazione nelle varie categorie di una cosa, mentre l’essenza è quella cosa in comune con
tutte le categorie, un esempio è l’umanità.
L’atto originario in cui dio ha creato il mondo è istantaneo. Dio crea le creature sono state
poste in essere in modo causale e potenziale. Dio agisce sull’uomo attraverso la provvidenza.
Continuo nel libro ultime tre pagine.

Potrebbero piacerti anche