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Bibliografia consigliata:
• Carboni. L., Malatesta. A., Piga., (2019), Il Manuale per OSS Operatore SocioSanitario. Teoria e test per i
corsi professionali e concorsi pubblici. EdiSES P&C
• Sitografia indicata nelle slide
• Materiale a cura del docente
ORIENTAMENTO AL RUOLO
Quali contenuti?
PROGRAMMA:
• Ausiliario "portantino" "istituito con D.P.R. 128/'69": "pulizia ambienti e trasporto pazienti"
• Ausiliario socio-sanitario (ASS) "previsto dal CCNL 1979": igiene e comfort alberghiero "autonomia
operativa" oltre ai precedenti compiti
• Ausiliario socio-sanitario specializzato (ASSS) "previsto dal CCNL 1980" istituito dal D.P.R. 348/83 - D.M.
1984 ": igiene unita paziente, posizionamento del paziente a letto, altri compiti attribuiti dall'infermiere
sotto diretto controllo"
• Operatore tecnico addetto all'assistenza (OTA) istituito con DPR 28/11/1990 n. 384
Maggiore qualificazione delle figure di supporto al fine di rispondere all'evoluzione dell'assistenza
infermieristica
Opera sotto la diretta responsabilità dell'infermiere o del Caposala
Area di autonomia solo per mansioni di carattere alberghiero
• Operatore socio sanitario (OSS) istituito con accordo stato regioni 22/01/2001 già precedentemente
normato con L. 502/92 e L. 229/'99: "istituzione delle professioni socio sanitarie su tre livelli"
Racchiude di fatto il vecchio operatore.
Nuovo operatore versatile e con mansioni di carattere socio-sanitario:
➢ Nuova concezione di salute
➢ Uso ottimale delle risorse
➢ Necessità di miglioramento continuo dell'assistenza
➢ Accresciuto bagaglio di conoscenze tecnico-infermieristiche
Derivante dall'avvenuto processo di AZIENDALIZZAZIONE delle ASL
CHI È L'OSS?
…L'operatore socio-sanitario (acronimo "O.S.S.") è una professione che rientra nell'area socio sanitaria.
Fornisce un supporto infermieristico nell'assistenza di base, su differenti tipologie di attività. Vediamone
alcune: aiuto ai pazienti totalmente o parzialmente dipendenti nelle attività di vita quotidiane…
• Si tratta di una figura importante e portante del sistema del welfare regionale perché identificherà la
reale integrazione tra sociale e sanitario. Dal 1° gennaio 2010, infatti, non sarà più possibile lavorare nei
servizi socio-sanitari senza aver frequentato un corso di formazione.
• Quella dell'O.S.S. è una professione nuova, in cui confluiscono le precedenti di operatore tecnico
dell'assistenza (O.T.A.) e operatore addetto all'assistenza (O.A.A.).
• Svolge le sue mansioni su indicazione degli operatori preposti all'assistenza sanitaria (medici, infermieri..)
e a quella sociale (assistente sociale, educatore professionale…), secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale.
I DESTINATARI
• anziani;
• minori;
• persone con handicap fisico o psichico;
• in stato di disagio sociale o di emarginazione;
• persone con problemi di salute in fase acuta, cronica, terminale.
L'operatore socio-sanitario svolge la sua attività in équipe e in collaborazione con gli operatori
professionalmente preposti, rispettivamente all'assistenza sanitaria e a quella sociale.
FIGURA E PROFILO
art. 1
LA FORMAZIONE
art. 2
• La formazione dell'Operatore Socio Sanitario è di competenza delle regioni e province autonome, che
provvedono all'organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del
presente decreto.
• Le regioni e le province autonome, sulla base del fabbisogno annualmente determinato, accreditano le
Aziende UU.SS.LL. ed Ospedaliere e el istituzioni pubbliche e private che rispondono ai requisiti minimi per
l'organizzazione dei corsi di formazione.
CONTESTI OPERATIVI
art. 3
L'operatore Socio Sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale sia in quello sanitario, in servizi di
tipo socio-assistenziale e socio sanitario, residenziale o semiresidenziale, in ambiente ospedaliero e al
domicilio dell'utente.
CONTESTO RELAZIONALE
art. 4
L'operatore Socio Sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali
preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.
ATTIVITÀ
art. 5
1) Le attività dell'OSS sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:
a) Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero;
b) Intervento igienico sanitario e di carattere sociale;
c) Supporto gestionale organizzativo e formativo.
Le attività sono riassunte nella tabella A del presente decreto.
COMPETENZE
art. 6
REQUISITI DI ACCESSO
art. 7
Per l'accesso ai corsi di formazione dell'OSS è richiesto come requisito minimo il Diploma di Scuola
dell'obbligo. E il compimento del diciassettesimo anno di età alla data di iscrizione al corso.
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA
art. 8
Oltre al corso base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di
tirocinio: i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi quali: rivolti a specifici
contesti operativi, quali:
a) Utenti anziani;
b) Portatori di handicap;
c) Utenti psichiatrici;
d) Malati terminali;
e) RSA;
f) Centri diurni;
g) ADI.
MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10
Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all'art. 8 sono articolate nelle seguenti aree
disciplinari:
a. Area socio culturale, istituzionale e legislativa;
b. Area psicologica e sociale;
c. Area igienico sanitaria;
d. Area tecnico operativa.
Le materie d'insegnamento sono riassunte nell'allegata tabella C, …[…]
TIROCINIO
art. 11
Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture e i servizi nel cui ambito la figura
professionale dell'Operatore Socio Sanitario è prevista.
• La frequenza ai corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro
che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicato dalla regione o provincia autonoma nel
provvedimento istitutivo dei corsi, e comunque non superiore al 10% delle ore complessive.
• Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova:
➢ Teorica;
➢ Pratica;
da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione è individuata dal citato provvedimento
regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanità ed uno
dall'assessorato regionale alle politiche sociali.
• In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua
eventuale ripresa nel corso successivo avverrà secondo modalità stabilite dalla struttura didattica.
• All'allievo che supera le prove, è rilasciato dalle regioni e province autonome un attestato di qualifica
valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attività e servizi sanitari, socio sanitari e socio
assistenziali.
ALLEGATI
Attività
Elenco delle principali attività previste per l'OSS
(allegato A Conferenza Stato-Regione)
Competenze
Competenze dell'OSS
(allegato B Conferenza Stato-Regione)
Allegato C
Organizzazione dei moduli, obiettivi e materie di insegnamento
Organizzazione Didattica
Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di
200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi, quali
utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto residenziale, ospedaliero,
casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc….
Obiettivi di modulo
Allegato B
Competenze dell'operatore socio sanitario (stellina)
Competenze Tecniche
Competenze relazionali
Competenze relative alle conoscenze richieste
Ruolo professionale: lo spazio che occupa nell'organizzazione quella figura professionale con le sue
competenze e responsabilità
Competenze:
si intende L'INSIEME di CONOSCENZE TECNICO-PROFESSIONALI, dei COMPORTAMENTI ORGANIZZATIVI,
degli ATTEGGIAMENTI e DEI VALORI CHE CONSENTONO UNA PRESTAZIONE EFFICACE CHE È DETERMINATA
DALL'INSIEME DELLE CONOSCENZE, DELLE ABILITÀ E DELLE CAPACITÀ RELAZIONALI CHE L'OPERATORE
ACQUISISCE NEL CORSO DELLA SUA FORMAZIONE E RAFFORZA CON L'ESPERIENZA E L'AGGIORNAMENTO.
1. Competenze tecniche
In base alle proprie competenze e in collaborazione con le altre figure professionali, sa attuare i piani di
lavoro
• E' in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli, ecc.)
• E' in grado di collaborare con l'utente e la sua famiglia: nel governo della casa e dell'ambiente di vita,
nell'igiene e cambio della biancheria;
• nella preparazione e/o aiuto all'assunzione dei pasti;
• quando necessario, e a domicilio, per l'effettuazione degli acquisti;
• nella sanificazione e sanitizzazione ambientale.
• E' in grado di curare la pulizia e manutenzione di arredi e attrezzature, nonchè la conservazione degli
stessi e il riordino del materiale dopo l'assunzione dei pasti.
• Sa curare il lavaggio, l'asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare.
• Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e
dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti.
• Sa svolgere attività finalizzate all'igiene personale, al cambio della biancheria, all'espletamento delle
funzioni fisiologiche, all'aiuto nella deambulazione, all'uso corretto dei presìdi, ausili e attrezzature,
all'apprendimento, e mantenimento di posture corrette.
In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto è in grado di:
• aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di
semplice uso;
• aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie;
• osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l'utente può presentare
(pallore, sudorazione, ecc.)
• attuare interventi di primo soccorso;
• effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse;
• controllare e assistere la somministrazione delle diete;
• aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero e il mantenimento di
capacità cognitive e manuali;
• collaborare a educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi;
• provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella/carrozzella;
• collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento;
• utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell'utente, riducendo al massimo il rischio;
• svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche;
• accompagnare l'utente per l'accesso ai servizi.
…lavorare in equipe…
3. Competenze relazionali
• Sa lavorare in equipe.
• Si avvicina e si rapporta con l'utente e con la famiglia, comunicando in modo partecipativo in tutte le
attività quotidiane di assistenza; sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo.
• E' in grado di interagire, in collaborazione con il personale sanitario, con il malato morente.
• Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori.
• Sa sollecitare e organizzare momenti di socializzazione, fornendo sostegno alla partecipazione a iniziative
culturali e ricreative sia sul territorio che in àmbito residenziale.
• E' in grado di partecipare all'accoglimento dell'utente per assicurare una puntuale informazione sul
servizio e sulle risorse.
• E' in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità.
• Affiancandosi ai tirocinanti, sa trasmettere i propri contenuti operativi.
…lavorare in equipe…
L'Operatore Socio-Sanitario e il Provvedimento della Conferenza Stato- Regioni del 22 febbraio 2001
Attività
Elenco delle principali attività previste per l'OSS
(allegato A Conferenza Stato-Regione)
Competenze
Competenze dell'OSS
(allegato B Conferenza Stato-Regione)
Allegato B
Competenze dell'operatore socio sanitario (stellina)
Competenze Tecniche
Competenze relazionali
Competenze relative alle conoscenze richieste
Allegato A
Elenco delle principali attività previste per l'Operatore Socio Sanitario (stellina)
Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero
…secondo linee guida stabilite dall' èquipe multidisciplinare
L'Operatore Socio-Sanitario
FORMAZIONE COMPLEMENTARE (stellina)
Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003
Per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche e private…
…Il quale disciplina la formazione complementare in assistenza sanitaria dell'OSS che consente allo stesso di
collaborare con l'infermiera e l'ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all'organizzazione
dell'unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza
infermieristica ed ostetrica sotto la sua supervisione
al termine del modulo formativo complementare e il superamento dell'esame finale ricevono uno specifico
attestato
Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
Elenco delle principali attività di assistenza sanitaria dell'OSS con formazione complementare - Allegato A
Questa classificazione ci fa capire che quando più l'OSS esce fuori dall'ambito autonomo tanto meno
risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l'operatore è chiamato a
essere una sorta di lunga mano del professionista
RIASSUMENDO:…..
L'OPERATORE SOCIO-SANITARIO
Formazione
✓ Specifica ▸
Contesti operativi SOCIALE & SANITARIO: in servizi socio-assistenziale e sociosanitario, residenze (RSA),
semiresidenze, ospedale, domicilio, servizi territoriali (ospedale di comunità, Hospice)
Contesto relazionale l'OSS svolge la SUA attività in COLLABORAZIONE con gli altri professionisti sociali-
sanitari secondo un lavoro multiprofessionale
RIASSUMENDO:…..
L'Operatore Socio-Sanitario
Le professioni sanitarie, poste sotto la vigilanza del Ministero della Salute, svolgono attività di prevenzione,
diagnosi, assistenza, cura e riabilitazione. Esse sono alla luce della recente Legge 11 gennaio 2018 n.3:
• MEDICO CHIRURGO
• MEDICO ODONTOIATRA
• FARMACISTA
• VETERINARIO
• PSICOLOGO
• BIOLOGO
• CHIMICO
• FISICO
➢ Infermiere
➢ Ostetrica
➢ Fisioterapista
➢ Tecnico sanitario di radiologia medico
➢ Tecnico di laboratorio biomedico
➢ Dietista
➢ Ecc…
AMBITO SANITARIO
INFERMIERE
OSTETRICA
FISIOTERAPISTA
• Elabora interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità
• Pratica attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie
• Propone l'adozione di protesi e ausili, ne addestra all'utilizzo e ne verifica l'efficacia
• Svolge attività di studio didattica e consulenza professionale
TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA
• Autorizzato ad espletare indagini e prestazioni radiologiche
• Svolge in via autonoma dopo prescrizione medica tutti gli interventi che richiedono l'uso di radiazioni
ionizzanti, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare, e interventi per la
protezionistica fisica e dosimetrica
• È responsabile del corretto funzionamento delle apparecchiature a lui affidate
DIETISTA
Competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell'alimentazione e della nutrizione
ivi compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all'attuazione delle politiche alimentari, nel rispetto
della normativa vigente.
Questa classificazione ci fa capire che quando più l'OSS esce fuori dall'ambito autonomo tanto meno
risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l'operatore è chiamato a
essere una sorta di lunga mano del professionista
DELEGA E ATTRIBUZIONE
L'OSS….soddisfa i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie competenze in un contesto sia
sociale che sanitario….
L'OSS …svolge le proprie attività in tutti i settori sociali e sanitari, in strutture residenziali o semiresidenziali,
in ospedale o al domicilio del paziente
L'OSS …svolge la sua attività in COLLABORAZIONE con gli altri operati sanitari secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale centrato sulla relazione d'aiuto
L'OSS …il lavoro che deve svolgere è declinato in due diverse forme:
- AUTONOMA
- COLLABORATIVA
ATTIVITÀ COLLABORATIVE
Spesso di parla indistintamente di DELEGA E ATTRIBUZIONE DEI COMPITI dell'OSS da parte dell'infermiere
ma si tratta di due cose ben distinte.
LA DELEGA
…La delega di autorità si verifica quando un soggetto (il delegante) conferisce ad un soggetto (il delegato)
l'incarico di eseguire una prestazione che rientra nella responsabilità del primo. Il delegato assume la
responsabilità per l'esecuzione del lavoro nei confronti del superiore delegante; questi però rimane
responsabile per l'effettivo assolvimento di tutti i suoi compiti, compresi quelli di cui ha affidato ad altri
l'esecuzione…
[Zerilli Fondamenti di direzione ed organizzazione aziendale, 1987]
…Trasferimento di responsabilità per l'esecuzione di un'attività…. pur rimanendo responsabile dei risultati
finali …
[American Nurses Association, 1995]
Attraverso la delega il delegante trasferisce al delegato soltanto dei propri poteri, conservandone la
titolarità.
La delega può assumere forme diverse:
• PERMANENTE: cioè affidata al delegato in modo continuativo
• TEMPORANEA: conferita per una missione specifica in un tempo determinato
• PIENA: si riferisce all'assolvimento di un compito intero
• PARZIALE: riguarda un particolare aspetto di un compito
• SINGOLA: se è conferita ad una sola persona
• CONGIUNTIVA: quando è conferita a due o più persone perché attendano congiuntamente ad uno stesso
incarico
• COLLETTIVA: conferita da parte di due o più persone
[Terzuolo G. la responsabilità giuridica e professionale dell'infermiere, 1992]
È chiaro che il processo di delega è impegnativo e non si può gestirlo istituzionalmente su tutto è
necessario avere in mente quali sono le cose importanti da presidiare in reparto. La delega è una faccia
della medaglia l'altra faccia è la supervisione
Quindi, l'OSS NON AVENDO LE STESSE COMPETENZE E RESPONSABILITÀ dell'infermiere, non può essere
delegato a svolgere i suoi stessi ruoli, ma come abbiamo visto, può svolgere i compiti che l’infermiere gli
attribuisce.
La delega, inoltre trasferisce anche il potere decisionale, quindi è uno strumento amministrativo di cui
l'infermiere non può avvalersi nei confronti di nessun professionista sanitario, né può avvalersene l'OSS
o altri operatori di supporto.
CONCLUSIONE: ALL'OSS SI POSSONO ATTRIBUIRE SOLO ATTIVITÀ CHE SONO PROPRIE DEL SUO PROFILO
1. Il GIUSTO compito
Cioè un'attività ritenuta appropriata in base alle condizioni dell'utente, alla complessità del compito, alla
capacità del delegato ed alla qualità della supervisione che l'infermiere deve garantire.
(Nurs Management '99)
È possibile delegare solo quando questo atto venga fatto con sicurezza sia per l'utente che per l'operatore.
(Delegation alert. AmJ Nurs'98)
2. Le GIUSTE circostanze
La valutazione non va limitata al paziente ma si deve tener conto anche delle circostanze, dei materiali
disponibili, dell'ambiente oltre che dei regolamenti e delle politiche aziendali
QUANDO SI DELEGA….
L'infermiere deve:
1. esaminare con l'OSS le caratteristiche degli incarichi e dovrebbe verificare che sia in possesso delle
abilità richieste;
2. valutare la circostanza di attribuzione se è di urgenza o di routine e se è possibile supervisionare nel
migliore dei modi;
3. tener presenti le capacità e l'esperienza dell'OSS in modo da attribuirgli compiti specifici per il suo livello
di formazione;
4. spiegare correttamente i compiti che attribuisce, tramite la redazione di protocolli, piani di lavoro e
procedure;
5. verificare che il personale di supporto abbia compreso integralmente i compiti assegnati
ESEMPI DI ATTIVITÀ ATTRIBUIBILI
ATTRIBUZIONE
INFERMIERE
Nel trasferimento dell'azione l'infermiere mantiene:
• La responsabilità sull'intero processo di assistenza;
• La responsabilità insita nell'avvalersi ove necessario;
• Il potere decisionale;
• La supervisione sull'intervento.
LA RELAZIONE D'AIUTO
L'approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi bisogni
• SALUTE
stato di benessere fisico e psichico dell'organismo umano, derivante dal buon funzionamento di tutti gli
organi e gli apparati. "Benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia" (OMS)
• MALATTIA
stato patologico per alterazione della funzione di un organo o di tutto l'organismo; alterazione dello stato di
salute
• DISAGIO
privazione, sofferenza; scarsità o mancanza di cose necessarie
SALUTE
concetto più ampio che riguarda la dimensione…..:
• FISICA
è la parte più tangibile della salute, riferita al funzionamento del "sistema organismo"
• PSICHICA
è la capacità di costruire, elaborare ed articolare il pensiero in modo coerente
• EMOTIVA
è la capacità di gestire con equilibrio le emozioni e di farle interagire senza scompensi tra loro
• RELAZIONALE
è la capacità di interagire con equilibrio con altri individui e con l'ambiente;
• SPIRITUALE
è strettamente connessa al sistema di valori che caratterizza il modo di concepire l'esistenza;
• SOCIALE
si tratta di una dimensione importante e fortemente condizionante, perché non si può ritenere e
mantenere "sano" un individuo in un contesto sociale malato di problemi sanitari, economici, politici,
culturali, ambientali, etnici e altro.
DIRITTO FONDAMENTALE di ogni essere umano senza distinzione di razze, religione, credo politico,
condizione economica e sociale.
La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla
più ampia cooperazione degli individui e degli Stati.
Lo sviluppo disuguale nella promozione della Salute e controllo delle malattie, specialmente quelle
trasmissibili, rappresenta un serio pericolo per noi tutti.
Pensare al concetto ampio e completo di SALUTE sottolinea la necessità di un approccio "olistico" alla
persona e ai problemi che può presentare nelle diverse fasi e in diversi momenti della propria vita
La malattia non è qualcosa che interessa principalmente un organo o un apparato ma un evento che
interessa l'uomo nel suo insieme.
Ogni valutazione della qualità della vita deve prendere in considerazione diversi aspetti:
• lamentele fisiche
• disagio psicologico
• interazione sociale
• stato funzionale
• soddisfacimento per le cure mediche
Si sviluppa a partire da una domanda di aiuto alla base della quale c'è una condizione di disagio, sofferenza
e limitazione
È caratterizzata da asimmetria di ruolo, diverso grado di responsabilità e reciprocità
LA RELAZIONE
…presume un qualche contatto
…che già si aveva, o di crearne uno nuovo…
L'AIUTO
…presume che qualcuno abbia bisogno e altri possano fornire una risposta a quel bisogno…
Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto (una relazione) che sia effettivamente di aiuto
allora è probabile che la persona in difficoltà inizi qualche movimento di maturazione/
chiarificazione/miglioramento/apprendimento che la porti ad avvicinarsi all'altra persona (assorbendone
per così dire le qualità e le competenze) o comunque a rispondere in modo più soddisfacente al proprio
ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.
Molte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono quindi relazioni di aiuto, ma possono esserlo anche molte
relazioni a carattere professionale (infermiere-persona, medico-paziente, insegnante-studente, operatore-
cliente), oltre a quelle sviluppate da psicologi, psicoterapeuti, COUNSELOR.
Un insegnante può essere colto, un medico o un OSS preparato, ma la riuscita della terapia,
dell'insegnamento, ecc… dipende dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal
bagaglio tecnico-conoscitivo.
Il professionista sanitario che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del
processo ed il controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente "abilità" che sono un tutt'uno con ciò
che si è.
Infatti, una preparazione inadeguata dell'operatore determina l'incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l'altro,
requisito indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace.
Alla luce di quanto esposto possiamo affermare che la pratica della relazione di aiuto presuppone un
faticoso focus personale centrato sul sé, coniugato sull'acquisizione di abilità specifiche e di una complessa
padronanza tecnica. Per chi la esercita è necessaria una seria formazione nel percorso formativo
(formazione continua).
Poiché l'efficacia del rapporto è strettamente connessa alla reciprocità della relazione ed al
soddisfacimento dei bisogni di entrambi i soggetti (operatore e persona assistita), di aiutare e di essere
aiutato, analizziamo brevemente le teorie psicologiche del legame attaccamento-accudimento:
Il bambino è sollecitato a costruire una relazione con l'adulto per ottenere una base sicura; il legame di
attaccamento ha la funzione di:
1) garantire il benessere dell'individuo;
2) proteggere dai pericoli ambientali;
3) favorire la sopravvivenza data la vicinanza del piccolo con la madre.
Secondo questa teoria le prime relazioni di attaccamento, in genere con la madre, divengono il prototipo e i
modelli operativi delle successive relazioni affettive.
L'attaccamento non è dunque un processo che si esaurisce nella prima infanzia, ma caratterizza l'essere
umano dalla nascita alla morte.
L'adulto che ha sperimentato relazioni segnate da incostanza e scarsa comprensione appare vittima del
passato e di bisogni affettivi insoddisfatti. Gli adulti evitanti sono poco disponibili affettivamente, non
sanno offrire esperienza di calda intimità poiché non l'hanno mai sperimentata.
BISOGNO
"condizione che esprime mancanza totale o parziale, o carenza di uno o più elementi - fame, sete,
movimento, fede, affetti, comunicazione, ecc. - che costituiscono e caratterizzano le diverse dimensioni
dalle quali dipende l'essere sano"
• Modello dell'attaccamento-accudimento
• È l'esigenza comune nel mondo animale, quindi nel genere umano, di instaurare e mantenere un legame
con un altro individuo, di solito di genere femminile.
• Comporta l'assunzione della posizione speculare di essere accudito e di accudire qualcuno, con il duplice
ruolo di accudito e di persona accudente.
• Nell'età adulta i meccanismi dell'attaccamento riemergono in particolare quando l'individuo avverte la
propria vulnerabilità con sensazione di minaccia all'equilibrio fisico/psichico (malattia, trauma emotivo,
carenza affettiva ecc.).
• L'evento-malattia comporta nuovi adattamenti, una nuova identità di persona malata, modifiche
obbligatorie delle abitudini di vita (es. ospedalizzazione), dipendenza in vari gradi dall'operatore che si
prende cura del paziente.
LE TECNICHE DI FACILITAZIONE
Il professionista sanitario può gestire gli atteggiamenti regressivi del paziente verso il recupero e la
guarigione mediante tecniche di facilitazione:
• L'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit, ma sulle capacità residue in modo da potenziarle
e rafforzarle;
• un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli
sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti, favorendo l'iniziativa e la libera espressione. La persona, in
questo modo, si percepisce come parte attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di recupero;
• Non farsi illusioni e non crearne;
• La persona va considerata e accettata per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, con i suoi
pregi e i suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a saperle valorizzare;
• Porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere il massimo della sua autonomia nel rispetto e
nella considerazione del suo disagio.
LA RELAZIONE D'AIUTO
è promuovere il benessere di entrambe le parti.
- emozioni
- sentimenti
- rispetto e incoraggiamento
…Nell'altro non si entra come in una fortezza, ma come si entra in un bosco in una bella giornata di sole.
Bisogna che sia un'entrata affettuosa per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari,
rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso, ma come ospite, con
riguardo, con venerazione… non per spossessarlo ma per tenergli compagnia, per aiutarlo a meglio
conoscersi, per dargli consapevolezza di forze ancora inesplorate, per dargli una mano a essere sé stesso…
Nel lavoro con i malati e le loro famiglie ci troviamo ad affrontare pensieri, memorie, sentimenti e problemi
irrisolti della nostra vita.
Come operatori professionali dovremmo abituarci a osservare le nostre reazioni, i nostri sentimenti verso
utenti e pazienti, piuttosto che porre una membrana impermeabile fra comportamenti professionali e
comportamenti personali.
➜ Concentrandoci sui bisogni dell'utente possiamo non pensare al fatto che tutti, prima o poi dobbiamo
affrontare il lutto, la disabilità e la morte.
IL SAPER ESSERE
L'IMPORTANZA DI INTERROGARSI …
…"SE NON ABBIAMO CURA DI NOI STESSI, NON POSSIAMO AVERE CURA DEGLI ALTRI"…
(GAYLIN, 1981)
• È giusto avere, oltre a delle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni di tipo "egoistico"
• È giusto "divertirsi" durante il proprio lavoro (è possibile fare un lavoro estremamente serio e trovare
piacere nel farlo)
• È giusto avere delle motivazioni disinteressate, come il desiderio di poter migliorare un po' la vita delle
persone
Tratto da: "Io, operatore sociale", Erickson, 1993
• Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire "bravi" o perché crediamo
che la gente ci giudicherà bene per questo.
• Qualunque cosa facciamo dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo aspetta
da noi.
Tratto da: "Io, operatore sociale", Erickson, 1993
Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo nemmeno un'adeguata
conoscenza di tutti i problemi
➜ È evidente che commetteremo degli errori: commettere errori è legittimo
➜ Non è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore
È giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare
LIMITI PERSONALI
• Non possiamo voler bene a tutte le persone che dovremmo aiutare (a volte non ci sono nemmeno
simpatiche)
• Non potremo riuscire a "salvare" tutti
• Il tempo non è mai sufficiente
• Vi saranno sempre delle situazioni legate al lavoro e alle persone con cui lavoriamo che causeranno forti
reazioni emotive
• Non è detto che si debba lavorare nello stesso posto per tutta la vita
LIMITI ESTERNI
• La struttura e l'organizzazione
➜ Personale insufficiente
➜ Finanziamenti limitati
➜ Burocrazia e tempi
➜ Disposizioni ministeriali
➜…
QUESTIONE DI … EQUILIBRIO
• In qualunque tipo di lavoro vi sono vantaggi e svantaggi, momenti ricchi di gratificazione e altri meno
entusiasmanti.
• Ognuno di noi, nel contraddistinguere questi momenti, è diverso.
➜ È importante sapere come gratificazione e sacrificio devono equilibrarsi.
La difficoltà non è quella di capire se siamo o non siamo contenti del nostro lavoro ma riconoscere quei
fattori specifici che fanno la differenza tra chi è professionalmente soddisfatto e chi no (posizione o
professione diversa)
All'insoddisfazione contribuiscono sia poche gratificazioni che troppi sacrifici
(ripercussioni sulla sua vita privata <-> timbro del cartellino).
➜ Ecco perché è così importante trovare un equilibrio tra vita professionale e vita privata!!
I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro mettono in atto meccanismi difensivi complementari;
I primi, a causa della completa dipendenza che provano, ricorrono a dinamiche regressive, accompagnate
dalla negazione di alcuni aspetti della realtà che vivono.
Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far fronte
alla tensione, ai rischi e in qualche caso all'impotenza.
• Non sempre è facile utilizzare al meglio modelli relazionali adeguati e dare al paziente quel contatto
autentico e profondo di cui ha bisogno.
• La difficoltà è legata anche al sovraccarico emotivo che accompagna patologie particolarmente gravi.
• È il caso ad esempio dei pazienti oncologici, con i quali spesso, per evitare una verità troppo pesante, si
dà la preferenza al piano biologico, si preferisce il distacco, il silenzio, dimenticando che molte volte il
distacco e il silenzio si popolano di fantasmi peggiori della verità.
• Un rapporto "non evitante" può stabilirsi se gli operatori, per primi, hanno avuto modo di elaborare le
loro ansie e paure.
• Talora la difficoltà può essere causata dalle problematiche psicologiche dell'operatore. Alcuni si sentono
a loro agio solo con pazienti molto dipendenti e non tollerano la loro autonomia, che percepiscono come
protesta o tradimento.
• Altri mostrano un rifiuto inconscio per certe situazioni e riescono ad affrontarle solo oggettivandole e
negandone il risvolto affettivo: il paziente viene così distanziato e considerato esclusivamente un caso
clinico.
• Altre modalità difensive messe in atto, inconsciamente, dall'operatore sono: quella di separare
assistenza e decisioni terapeutiche; di tenere lontani i familiari (che vivono angoscia e percorsi speculari a
quelli dei pazienti) cercando una "sterilizzazione emotiva".
IL RISCHIO DI BURN-OUT
Si è evidenziato come queste manovre difensive, "utili" agli operatori in tempi brevi in quanto possono
ridurre nell'immediato la sofferenza, sono negative per il paziente, e, nei tempi lunghi, anche per gli
operatori stessi.
La carica emotiva mai elaborata emerge sotto forma di ansia, depressione, inadeguatezza, stanchezza,
irritabilità, apatia, disimpegno, noia, reazioni negative, che rappresentano un'esperienza sintomatica di uno
stato di stress che, come fase ultima di un processo difensivo reattivo, può assumere le caratteristiche di
una vera e propria sindrome, quella da burn out.
• Il termine burn out (bruciato, scoppiato) nel giornalismo sportivo descriveva il brusco calo di rendimento
di un atleta dovuto al venire meno degli stimoli motivazionali.
• Con tale termine si indica una sindrome tipica delle relazioni di aiuto caratterizzata da un distacco
emotivo rispetto agli assistiti e dalla perdita di interesse per il proprio lavoro.
• ansia nevrotica, propria di quelle persone che si pongono mete eccessive e che si puniscono se non le
raggiungono
• uno stile di vita attivo, competitivo, in lotta con il tempo
• la rigidità, cioè l'incapacità di adattarsi alle richieste sempre mutevoli dell'ambiente esterno
• l'introversione
E PER CONCLUDERE…
"Siate come volontari in una spontanea RELAZIONE di AIUTO quando aiutate, ma poi togliete l'aspetto
pubblico e spettacolare dell'intervento e fate sempre come se foste nello spazio privato e proprio della casa
della persona che aiutate: lo spazio per prendersi cura con professionalità, ma che mai perde l'entusiasmo
di chi lo fa per il semplice e disinteressato amore e benessere dell'altro".
Riflessioni del Maestro Viktor Emil Frankl (Vienna, 26 marzo 1905 - Vienna, 2 settembre 1997)
BIBLIOGRAFIA
• R.Cafiso, M.G.Cannizzo, G.Sampognaro,Un aiuto a chi aiuta, Psicologia Contemporanea, Novembre-
Dicembre 1996,nr.138,pp.58-63.
• Monformoso P. (2007) Professioni sanitarie e relazioni di aiuto.
• Evangelista L. (2006) Orientamento, counseling, relazione di aiuto.
• Farneti R. (2001) Aiutiamo ad aiutare.
• B.Genevay, R.Katz, Le emozioni degli operatori nella relazione di aiuto, Trento, Erickson, 1998.
• F.Manara, Eventi stressanti e scelta di malattia, Brescia, La Ginestra, 1991.
PRINCIPI
Uomo/persona
Individualizzazione
Accettazione della persona
Partecipazione della persona: soluzione dei problemi
Autodeterminazione
Assenza di pregiudizi Salute/malattia
Bisogno
Segreto professionale
Uomo persona
Questo significa che nell'assistere una persona è necessario tenere in considerazione le caratteristiche,
oltre che individuali, anche culturali, che lo rendono unico. La cultura intesa come la conoscenza di valori,
credenze e stili di vita appresi condivisi e trasmessi di uno specifico gruppo, condiziona in modo significativo
sia le modalità di manifestazione dei bisogni che la loro risposta.
È fondamentale per l'operatore, che sempre più spesso entra in contatto con persone provenienti da Paesi,
modulare l'approccio e la risposta assistenziale alle caratteristiche proprie delle diverse culture
Individualizzazione
La persona è unica e irripetibile. Questo significa che l'operatore deve interagire con la persona rispettando
le sue esperienze, i suoi interessi, le sue aspirazioni, i suoi ideali, i suoi bisogni, le sue risorse.
L'assistenza si basa su un atteggiamento, rivolto ad educare o aiutare la persona in modo olistico, non solo
dal punto di vista biofisiologico ma anche mentale e sociale, in continua interazione con l'ambiente
circostante. Questo atteggiamento garantisce la comprensione e il rispetto dei sentimenti e delle esigenze
della persona.
L'operatore sociale e sanitario deve ottenere la collaborazione della persona alla soluzione dei problemi o
ad affrontare le difficoltà per le quali ha chiesto aiuto.
Autodeterminazione
Chi lavora nell'ambito sociale e sanitario deve stimolare l’iniziativa della persona perché prenda delle
decisioni autonome, anziché fornirle delle soluzioni preconfezionate.
Ogni persona ha però dei limiti all'esercizio della propria autodeterminazione, limiti legati ai diritti degli
altri, alle leggi civili, all'incapacità di prendere decisioni positive e costruttive (interdetti, inabilitati, malati di
mente, ecc..) e infine decisioni contrarie alla propria morale.
Questo lavoro lungo e laborioso permette la riattivazione o la riorganizzazione delle risorse interne prima di
aggiungere un aiuto esterno.
Assenza di pregiudizi
Nell'ambito di una relazione di aiuto l'operatore deve relazionarsi con la persona in difficoltà senza opinioni
preconcette (pregiudizi) Valutare e apprezzare negativamente la persona in base alle sue abitudini, al suo
modo di agire e di pensare può inficiare irrimediabilmente il processo di aiuto. Questo principio favorisce la
collaborazione attiva e permette alla persona di affrontare attivamente le situazioni di difficoltà
Segreto Professionale
Ogni operatore sociale e sanitario deve, per legge (d.leg. N. 196/2003) oltre che per una norma etica,
mantenere il segreto professionale.
Questo principio garantisce la riservatezza soprattutto per i problemi di natura intima e delicata
Salute/Malattia
Tutte le persone desiderano vivere una vita piena, non soffrire, provare la gioia di avere un corpo e una
mente sana, vivere a lungo sulla terra in armonia con il loro ambiente realizzando una vita produttiva…
Nonostante questo i concetti di salute e di malattia sono difficilmente definibili perché risentono delle
differenze individuali, sociali, culturali e dell'evoluzione nel tempo….
Uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, e non soltanto l'assenza di malattia o di
infermità. (OMS, 1948)
Questa definizione rispecchia l'esigenza odierna di dare al concetto di salute una valenza ampia,
integrandola cioè come la capacità di adeguamento continuo e costante alla mutevolezza degli aspetti che
caratterizzano e condizionano "l'essere sano", la sua vita fisica (sintomi, malattie diagnosticate, capacità
funzionali…) quella psichica ed emotiva (percezione individuale del benessere, stato emotivo, disagio
psichico, depressione) quella relazionale, spirituale e sociale (capacità di intrattenere rapporti personali,
partecipazione sociale ecc…)
Di conseguenza la definizione del concetto di malattia ha conosciuto un'evoluzione passando da una
dimensione biomedica ("rottura dell'equilibrio dei processi fisiologici") a una dimensione psicosociale
(alterazione dell'equilibrio fra il sistema biologico, psicologico e sociale ingrati fra loro")
La malattia quindi deve essere identificata non solo come una condizione legata alla disfunzione di uno o
più organi, ma come il risultato della disarmonizzazione globale conseguente al malfunzionamento della
dimensione psichica e sociale
Bisogno
Molte discipline e scuole si sono occupate nel corso degli anni di definire e sviluppare il concetto di
bisogno, tanto da rendere difficile sintetizzare in poche righe l'immensa produzione letteraria.
Il bisogno, allora, può essere definito come quella CONDIZIONE CHE ESPRIME MANCANZA TOTALE o
PARZIALE o CARENZA DI UNO o PIÙ ELEMENTI (fame, sete, movimento, fede, affetti, comunicazione ecc..)
CHE COSTITUISCONO E CARATTERIZZANO LE DIVERSE DIMENSIONI DELLE QUALI DIPENDE "L'ESSERE SANO"
MODELLI ASSISTENZIALI
Che cosa sono???
La scelta del modello organizzativo assistenziale dipende dalla direzione del SITRA (Servizio Infermieristico
Tecnico Riabilitativo Aziendale), che decide in collaborazione con i responsabili assistenziali di
dipartimento e i coordinatori delle unità operative.
MODELLI TRADIZIONALI:
- Total patient care (modello della presa in carico totale)
- Functional Nursing (modello funzionale o per compiti)
- Primary Nursing (modello di assistenza personalizzata)
- Modular Nursing (modello per settori o modulare)
- Team Nursing (modello per piccola equipe)
MODELLI NUOVI:
- Case Management
- Cronich care model
- Bed Management
- Modello per intensità di cura
MODULAR NURSING
Il modello di assistenza modulare combina il modello per piccola equipe e quello del primary nursing.
Il reparto viene suddiviso in settori o moduli clinici. L'assistenza viene affidata ad un gruppo o team di
personale infermieristico e personale di supporto. Viene stilato un piano di assistenza personalizzato che
viene seguito anche dagli infermieri dei turni successivi i quali possono apportarvi modifiche in autonomia
tutte le volte che lo ritengono necessario.
CASE MANAGEMENT
Il Case Management risale al 1970 e viene definito anche primary nursing di secondo livello perché
considerato un'evoluzione del primary nursing. Il case management è un modello designato per coordinare
e gestire le cure del paziente o di un target di popolazione nel continuum del sistema sanitario. L'attività è
incentrata sull'utente e ha lo scopo di integrare al massimo gli interventi necessari garantendo
un'assistenza appropriata che migliori la qualità della vita e contenere i costi.
Il case management prevede la nomina di un case manager le cui funzioni sono: accertamento,
pianificazione, implementazione e valutazione dei risultati. Il case manger crea un piano assistenziale in
collaborazione con le altre figure sanitarie incentrato sul singolo paziente e tiene conto della sua patologia
e della pregressa storia medica.
Un'organizzazione non più articolata, come da tradizione, in Reparti o Unità operative in base alla patologia
e alla disciplina medica, ma articolata in aree omogenee, che ospitano i pazienti in base alla gravità del caso
clinico e del livello di complessità assistenziale.
Attorno al paziente si muovono i professionisti e si aggregano le tecnologie.
Favorisce l'interprofessionalità, l'interdisciplinarietà, il dialogo e si propone di garantire la più completa
integrazione delle diverse competenze professionali necessarie per trattare le patologie di pazienti riuniti in
una piattaforma logistica di ricovero con uguale livello di bisogno assistenziale.
Il medico resta il responsabile del percorso diagnostico e terapeutico (ad esempio cardiologo per il
cardiopatico); all'infermiere è affidata la gestione assistenziale per tutto il tempo del ricovero.
L'assistenza per intensità di cura prevede tre livelli:
• alta intensità (le degenze intensive e sub intensive…);
• media intensità (le degenze per aree funzionali: area medica, area chirurgica...);
• bassa intensità (per pazienti post acuti).
https://www.nurse24.it/studenti/tesi/ospedali-per-intensita-di-cura-risultati-dello-studio-sui-nuovi-
modelli-assistenziali.html
CONCLUSIONI
In letteratura non emerge un modello organizzativo esemplare verso cui orientarsi, ma piuttosto la ricerca
e l'integrazione di diverse soluzioni adatte a quel contesto, a quei pazienti e a quel gruppo infermieristico.
L'assistenza infermieristica in Italia è organizzata secondo modelli classici che responsabilizzano gli
infermieri su gruppi di pazienti. Questo orientamento va arricchito con modelli più articolati. È necessario
lavorare su due piani:
1. capire come erogare meglio l'assistenza
2. come organizzare i processi di lavoro di un reparto.
Gli esiti misurati sono:
• La soddisfazione del paziente,
• le cadute, le lesioni da decubito;
• i costi,
• l'efficienza (riduzione del tempo dedicato a particolari attività, ad esempio accettazione dei pazienti);
• La riduzione delle riammissioni
• La soddisfazione e stabilità dell'equipe
La cartella clinica del paziente è un documento giuridico formale che fornisce la prova delle cure del
paziente e può essere scritta su carta o al computer.
Ogni struttura sanitaria ha le proprie regole sulla registrazione e sul report dei dati dei paziente che ogni
infermiere è obbligato a seguire.
Poiché la cartella del paziente è un documento legale, sono molti i fattori da considerare nella
registrazione. Il personale sanitario non solo deve mantenere la riservatezza della cartella del paziente, ma
deve anche rispettare gli standard di legge previsti per la sua compilazione
• DATA E ORA
• TEMPISTICA
• LEGGIBILITÀ e PERMANENZA
• TERMINOLGIA ACCETTATA
• ORTOGRAFIA CORRETTA
• FIRMA
• ACCURATEZZA
A supporto dell'attuazione dell'assistenza l'infermiere adotta diversi strumenti che si distinguono, per
finalità, in strumenti di PIANIFICAZIONE, cioè che prescrivono e orientano l'agire infermieristico
(rispondono alle domande: quale è il risultato che possiamo ottenere a breve termine rispetto a quel
problema? Ogni quanto tempo?) e strumenti di DOCUMENTAZIONE che documentano l'esito degli
interventi sul paziente (quali interventi ho attuato? Quali risultati sono stati ottenuti? Come ha reagito il
paziente?).
STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
Linee guida
Procedure
Protocolli
Piani di lavoro
Percorso clinico assistenziale (Clinical pathway)
STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE
cartella clinica/infermieristica
Diaria
Documentazione di consulenza
Oppure
• standard
• individualizzati.
Standardizzazione
Personalizzazione
Risponde a bisogni comuni e generali
Risponde a bisogni specifici e in particolari condizioni
LINEE GUIDA
Le linee guida sono dichiarazioni sviluppate in modo sistematico al fine di aiutare le decisioni del personale
sanitario e del paziente in merito alle cure sanitarie più appropriate per specifiche condizioni cliniche. Le
raccomandazioni possono non essere appropriate in tutte le circostanze.
• La decisione di adottare qualsiasi particolare raccomandazione deve essere fatta dal professionista
sanitario tenendo in considerazione le risorse e le circostanze disponibili del singolo paziente. Nulla di
quanto contenuto in questa linea guida è da considerarsi come un consiglio medico per specifici casi.
https://www.epuap.org/wp-content/uploads/2016/10/italiantraduzione-linee-guida-epuap-final-version-
updated-jan2016.pdf
PROCEDURA
Sequenza dettagliata e logica di operazioni diretta a vari operatori in relazione alle loro specifiche
competenze.
Scopo: Fornisce indicazioni precise circa l'effettuazione di sequenze comportamentali che non richiedono
discrezionalità.
https://www.nurse24.it/studenti/standard/strumenti-standardizzazione-sanitaria-utilizzo.html
PROTOCOLLO
PIANO DI LAVORO
CARTELLA CLINICA
La Cartella Clinica è una raccolta organica di documenti sanitari nei quali sono registrate informazioni
anagrafiche, sanitarie, sociali e ambientali di un dato paziente, contiene tutto il suo percorso diagnostico
terapeutico di un unico episodio di ricovero dall' ingresso alla dimissione.
La Cartella Clinica è sempre stata considerata di pertinenza medica, in quanto riguardava prevalentemente
gli interventi di competenza medica. Oggi invece viene considerata di utilizzo multi-professionale, in quanto
molti professionisti collaborano in modo autonomo all' assistenza della persona, vengono perciò
documentati all' interno di essa gli interventi messi in atto da ciascuna figura. Si può parlare di cartella
clinica integrata, nella quale rientra la documentazione infermieristica. (Collegio
CARTELLA INFERMIERISTICA
La cartella infermieristica è considerato uno strumento informativo utile per progettare, gestire, valutare,
l'intervento assistenziale, nonché per comunicare tra gli operatori e per documentare ma soprattutto per
garantire la migliore assistenza alle persone assistite". (Zanotti, 2017)
https://www.nurse24.it/studenti/cartella-infermieristica.html
la Cartella Infermieristica fa parte della Cartella Clinica. E' la rappresentazione in forma scritta degli atti
compiuti dagli infermieri in relazione ad una determinata persona, dei rilievi effettuati sulla stessa, delle
informazioni raccolte, dei dati di carattere progettuale inerenti la pianificazione dell'intervento
assistenziale. Secondo la definizione del centro Evidence Based Nursing (EBN) è lo strumento per rendere
visibile, misurabile, osservabile il processo di assistenza infermieristica. Permette di personalizzare
l'assistenza e pianificarla, integrare l'equipe e promuovere la continuità assistenziale. È attraverso la
Cartella Infermieristica che il professionista Infermiere identifica e valuta il bisogno di assistenza
dell'utente, questo gli consente di formulare una diagnosi infermieristica. L' autonomia professionale, ha
reso di fondamentale importanza la Cartella Infermieristica. Attraverso l'identificazione dei problemi
assistenziali della persona, essa permette la programmazione di un percorso di assistenza mirato;
DIARIA INFERMIERISTICA
La scheda o diaria infermieristica, facente parte della cartella infermieristica, è il documento nel quale
l'infermiere registra, durante il proprio turno di lavoro, i dati rispetto a variazioni dello stato di salute del
paziente, e i relativi interventi assistenziali messi in atto direttamente dall' infermiere o su prescrizione
medica.
Cosa deve contenere il diario infermieristico:
- Cognome e nome del paziente
- Numero del foglio
- Data
- Indicazioni sul turno d servizio
- Rilievi e osservazioni
DOCUMENTO DI CONSULENZA
Relazione scritta da un professionista sanitario clinico che emette un giudizio clinico nei confronti di un
soggetto che ha una difficoltà/problema. Il professionista sanitario grazie alla propria esperienza e
preparazione clinica, è in grado di aiutare in capo proprio alla propria autorità professionale
1888
La legge Crispi istituisce il medico condotto in ogni comune
1939
Viene istituita l'assicurazione obbligatoria contro i rischi di malattia (Casse mutue provinciali)
1946 - 1956
Intervento statale a favore degli indigenti e sanità affidata alla carità religiosa.
Istituzione dei primi enti mutualistici.
1975-1978
Taferimento dell'assistenza ospedaliera alle regioni
LA NASCITA DEL SISTEMA SANITARIO E DELLA RETE DEI SERVIZI SOCIO SANITARI - Area ospedaliera
(stellina)
Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico
Gli IRCCS sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico ed in quelo
della organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Tale classificazione avviene attraverso il riconoscimento
da parte del Ministero. Possono essere sia pubblici che privati.
I servizi territoriali
- Centro diurno integrato (CDI)
- Centro diurno disabili (CDD)
- Centro psico sociale (CPS) I servizi domiciliari
I servizi residenziali
- Residenze sanitarie assistenziali (RSA)
- Residenza sanitario assistenziale per persone con disabilità (RSD)
- Ospedale
- Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC)
- Istituto di riabilitazione
- Comunità protetta (ad alta e media assistenza)
- Hospice
I servizi domiciliari
- Assistenza domiciliare integrata (ADI)
- Servizio di assistenza domiciliare (SAD)
- Ospedalizzazione domiciliare (OD)
MINORI
ANZIANI
DISABILI
PERSONE CON PROBLEMATICHE PSICO-SOCIALI
MINORI
1. La Comunità Familiare per minori è una struttura educativa residenziale e si caratterizza per la
convivenza continuativa e stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le
funzioni genitoriali. Gli adulti fanno parte di una famiglia, anche con figli, che vive insieme ai minori nella
struttura di accoglienza, che costituisce la loro residenza abituale; possono svolgere attività lavorativa
esterna ed essere coadiuvati nelle attività
□ Numero di ospiti: max 4
□ Permanenza: di norma 24 mesi
□ Età degli ospiti: tra 0 e 17 anni
2. La Comunità Educativa per minori è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario che si
caratterizza per la convivenza di un gruppo di minori con una équipe di operatori che svolgono la funzione
educativa come attività di lavoro. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo
turni di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità
□ Numero di ospiti: max 8
□ Permanenza: di norma 24 mesi
□ Età degli ospiti: tra 3 e 17 anni
3. La Comunità di Pronta Accoglienza per minori è una struttura educativa residenziale a carattere
comunitario, che si caratterizza per la continua disponibilità e temporaneità dell'accoglienza di un piccolo
gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno assumono la funzione di adulto di riferimento,
svolgendo attività lavorativa. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni
di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità
□ Numero di ospiti: max 7
□ Permanenza: massimo 2 mesi
□ Età degli ospiti: tra 8 e 17 anni
4. La Comunità Alloggio per adolescenti è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario,
caratterizzata dalla convivenza di ragazzi e ragazze con la presenza di operatori che a turno assumono le
funzioni di adulto di riferimento. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza solamente
per alcuni momenti significativi della giornata
□ Numero di ospiti: max 4
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: tra 16 e 21 anni
DISABILI
1. La Comunità Alloggio per disabili è una struttura residenziale parzialmente autogestita destinata a
soggetti maggiorenni con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, privi di validi riferimenti familiari, che
mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa
□ Numero di ospiti: max 6
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: maggiorenni
3. La Residenza protetta per disabili è una struttura residenziale destinata a persone maggiorenni, in
condizioni di disabilità con gravi deficit psico-fisici, che richiedono un elevato grado di assistenza con
interventi di tipo educativo, assistenziale e riabilitativo con elevato livello di integrazione socio-sanitaria
□ Numero di ospiti: max 16 (articolati in 2 nuclei di 8 persone, oltre 1 posto per ogni nucleo per pronta
accoglienza o programmata)
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: maggiorenni
4. Il Centro diurno socio-educativo-riabilitativo è una struttura territoriale a ciclo diurno rivolto a soggetti
in condizioni di disabilità, con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che hanno adempiuto
l'obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di inserimento lavorativo
o formativo. E' un servizio aperto alla comunità locale con funzioni di accoglienza, sostegno alla
domiciliarità, promozione della vita di relazione, sviluppo delle competenze personali e sociali
□ Numero di ospiti: di norma max 16
□ Permanenza: Il servizio è aperto per almeno 7 ore al giorno, orario 8/19, per minimo 5 gg. settimanali e
per almeno 48 settimane all'anno
□ Ospiti: soggetti che hanno adempiuto l'obbligo scolastico
ANZIANI
1. La Comunità Alloggio per Anziani è una struttura residenziale, totalmente o parzialmente autogestita,
consistente in un nucleo di convivenza a carattere familiare per anziani autosufficienti che scelgono una
vita comunitaria e di reciproca solidarietà
□ Numero di ospiti: max 6
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: persone anziane singole o in coppia autosufficienti
2. La Casa Albergo è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad anziani
autosufficienti, costituita di spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a
disposizione di chi li richiede
□ Numero di ospiti: max 60
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani autosufficienti
3. La Casa di Riposo per Anziani è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata
ad accogliere anziani autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi
o che per senilità, per solitudine o altro motivo, richiedono garanzie di protezione nell'arco della giornata e
sevizi di tipo comunitario e collettivo. E' garantita comunque la continuità dell'accoglienza agli ospiti che
presentano una parziale e temporanea riduzione dei livelli di autosufficienza entro limiti compatibili con i
servizi disponibili nella struttura
□ Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità)
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani autosufficienti o prossimi all'anzianità
4. La Residenza Protetta per Anziani è una struttura residenziale con elevato livello di integrazione socio-
sanitaria, destinata ad accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti, con
esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili a domicilio e che non
necessitano di prestazioni sanitarie complesse
□ Numero di Ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità)
con una organizzazione degli spazi e delle prestazioni per nuclei fino ad un massimo di 30
Ospiti ciascuno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità di posti letto riservati all'accoglienza
temporanea con funzione di sollievo alla famiglia
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani non autosufficienti
5. Il Centro Diurno per Anziani è una struttura a regime semiresidenziale, con un elevato livello di
integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non
autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste. Il Centro diurno garantisce,
unitamente ai servizi domiciliari, la permanenza dell'utente al proprio domicilio il più a lungo possibile,
offrendo altresì sostegno e supporto alla famiglia. Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti di
eventuali ingressi in strutture residenziali
□ Numero di Ospiti: di norma max 25 presenze giornaliere
□ Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la
disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia
□ Ospiti: anziani parzialmente autosufficienti, non autosufficienti
DISAGIO MENTALE
La Comunità Alloggio per Persone con disturbi mentali è una struttura a carattere residenziale
temporaneo o permanente, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per persone che hanno
concluso il programma terapeutico riabilitativo in strutture e servizi sanitari, prive di validi riferimenti
familiari o per le quali si reputi opportuno l'allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di
sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento o reinserimento sociale
□ Numero di Ospiti: max 6
□ Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la
disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia ?
□ Ospiti: persone con disturbi mentali con un alto livello di autosufficienza ed un minimo residuo di bisogno
assistenziale sanitario
EX TOSSICODIPENDENTI
GESTANTI E MADRI
La Comunità Alloggio per gestanti e madri con figli a carico è un servizio residenziale a carattere
temporaneo, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per donne sole in attesa di un figlio o
con figli minori, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno l'allontanamento dal
nucleo familiare, e per donne detenute ammesse alla misura della detenzione domiciliare o della
detenzione domiciliare speciale previste dall'Ordinamento Penitenziario, che necessitano di sostegno nel
percorso di autonomia e di inserimento sociale
□ Numero di Ospiti: di norma fino a 5 donne con i propri figli
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: donne sole in attesa di un figlio o con figli minori. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed
il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi
sanitari competenti. L'accoglienza nella Comunità è concordata con il Responsabile della struttura
PERSONE SVANTAGGIATE
2. L'Alloggio Sociale per Adulti in difficoltà è una struttura residenziale che offre una risposta, di norma
temporanea, alle esigenze abitative e di accoglienza delle persone con difficoltà di carattere sociale, prive
del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o
permanentemente impossibile o contrastante con il progetto individuale
□ Numero di Ospiti: max 6
□ Permanenza: di norma temporanea
□ Ospiti: adulti o anziani autosufficienti con problemi esclusivamente di natura economica o sociale:
immigrati; richiedenti asilo e rifugiati; senza fissa dimora; malati di AIDS stabilizzati; persone in situazione di
grave disagio economico e a rischio di esclusione sociale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il
programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi
sanitari competenti. L'accoglienza nell'alloggio è concordata con il Responsabile della struttura
3. Il Centro di Pronta Accoglienza per Adulti è una struttura residenziale a carattere comunitario dedicata
esclusivamente alle situazioni di emergenza
□ Numero di Ospiti: max 20
□ Permanenza: di norma temporanea e non superiore ai 30/40 giorni
Ospiti: persone, italiane o straniere, con bisogni urgenti di vitto, alloggio e tutela derivanti da: verificarsi di
eventi e circostanze impreviste; grave disagio economico, familiare e/o sociale; impossibilità temporanea a
provvedere autonomamente alle proprie esigenze di alloggio e sussistenza
4. Il Centro di Accoglienza per ex-detenuti o per soggetti comunque sottoposti a misure restrittive della
libertà personale da parte dell'autorità giudiziaria, è una struttura residenziale a carattere comunitario che
offre ospitalità completa e/o diurna ai medesimi
□ Numero di Ospiti: max 10 per residenziale e 10 per ospitalità diurna
□ Permanenza: indicati nel piano individuale di reinserimento
□ Ospiti: persone, italiane o straniere, che uscendo dal carcere non hanno possibilità alternative, in quanto
prive di sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente
o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individualizzato. Le tipologie sono le seguenti:
a) soggetti in regime di semilibertà o ammessi al lavoro esterno;
b) persone in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova al Servizio Sociale (per il periodo
stabilito dal Tribunale di Sorveglianza);
c) detenuti in "permesso premio";
d) imputati in regime di arresti domiciliari;
e) ex-detenuti
La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati
dai Servizi Sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti e l'Autorità Giudiziaria. L'accoglienza nel
Centro è concordata con il Responsabile della struttura
La Casa di Accoglienza per donne vittime di violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento sessuale è
una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e appoggio a donne vittime di
violenza fisica o psicologica, con o senza figli, e a donne vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale,
per le quali si renda necessario il distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e l'inserimento in spazi di
accoglienza diversificati in relazione alla natura del bisogno ed al progetto di intervento
□ Numero di Ospiti: max 10
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: donne, con o senza figli, italiane o straniere, che sono state vittime di violenza fisica e/o
psicologica, e/o vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. La valutazione delle
condizioni di accoglienza è effettuata dal responsabile della struttura e/o dai soggetti titolari dei programmi
di assistenza e integrazione sociale ex art. 18 d.lgs. 286/98, anche avvalendosi delle associazioni operanti
nel settore dell'aiuto alle donne vittime di maltrattamento familiare. Il programma di permanenza nella
struttura è definito in collaborazione con i servizi sociali e sanitari competenti
"è un insieme ordinato di attività che servono a raggiungere un certo obiettivo, un certo scopo"
CONCETTO DI SISTEMA
Indica un insieme di soggetti collegati tra loro ed interdipendenti;
es. insieme di professionisti che lavoro in una stessa equipe / organizzazione di lavoro;
QUINDI
Un sistema esiste proprio perché si basa su di un'organizzazione cioè "un insieme ordinato di regole,
norme, schemi, indirizzati ed orientati al raggiungimento di un certo scopo e/o obiettivi"
LA MISSION
La mission rappresenta anche il "come" un'organizzazione intende rapportare sé stessa ai bisogni espressi
dall'ambiente di riferimento per la loro soddisfazione, dovendo essere pronta ad adeguare tale mission
rispetto all'evoluzione del contesto ambientale (es. domanda di servizi determinata dall'evolversi delle
tecnologie)
ORGANIZZAZIONE…
• DELLA STRUTTURA
- ASSI PORTANTI ORGANIZZAZIONE
- COMPETENZE PER MATERIA
- RISORSE E MEZZI
- SISTEMI OPERATIVI
• DEL LAVORO
- COMPITI, FUNZIONI, MANSIONI
- CONDIZIONI LAVORO
- DIVISIONE LAVORO, COORDINAMENTO, DELEGHE
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
COMPITO
Insieme di attività elementari, collegate tra di loro e necessarie per svolgere una certa attività;
MANSIONE
se uniamo un insieme di compiti di una persona otteniamo la Mansione
In ogni attività esiste un mansionario, cioè un manuale in cui sono indicati i compiti di ciascuno, in relazione
"all'inquadramento" ossia contratto di lavoro:
ORGANO
• Tutte le persone che hanno le stesse mansioni nella stessa impresa;
• Definiamo "organo" l'insieme delle persone che svolgono le stesse mansioni, es. area sanitaria
"Infermiere, OSS, Medico, Assistente Sociale"
Lessico organizzativo
Compito: singola attività svolta per il raggiungimento di un risultato
Mansione: insieme di compiti (più o meno omogenei) che connotano lo spazio organizzativo affidato ad
una persona
Posizione: il punto occupato dal titolare di una mansione nella struttura organizzativa
Ruolo: il comportamento atteso dalla persona cui è affidata una posizione
Struttura: insieme delle posizioni contenute nell'organizzazione
• ESOGENE
NORME
AMBIENTE DI RIFERIMENTO
STRATEGIA
TECNOLOGIE
• ENDOGENE
CARATTERISTICHE MISSION
SISTEMA DEI VALORI
SOGGETTI DECISIONALI
PROCESSI DECISIONALI
RELAZIONI DI RECIPROCITA' (gruppi, coesione/conflitto, cultura)
COMPETENZE, BISOGNI DEGLI INDIVIDUI
Le variabili organizzative
➤ Variabili relative alla divisione e/o specializzazione del lavoro
➢ tipo di divisione/specializzazione (orizzontale verticale)
➢ grado di specializzazione
➤ variabili relative al coordinamento
➢ tipo di meccanismi
➢ intensità del ricorso a singoli meccanismi
➢ combinazione di meccanismi
Postulati dell'organizzazione
✓ L'organizzazione è un sistema composto da più variabili
✓ Queste variabili sono tra loro interdipendenti
✓ Non esiste un modello organizzativo ottimale, ma un'organizzazione è efficace solo se è coerente
rispetto alla mission da assolvere
✓ Il sistema è aperto verso l'ambiente esterno
✓ Un corretto processo di cambiamento comporta un riadattamento di tutte le variabili
APPRENDIMENTO
➢ Un'organizzazione è tale se sa apprendere dall'ambiente in cui opera
➢ La sua efficacia è data dalla qualità degli scambi che sviluppa fuori e dentro di sé
➢ Un cambiamento può nascere da qualsiasi punto, ma insiste su tutto il sistema di scambi in cui
l'organizzazione è inserita
Capacità di mantenere in tensione il sistema organizzativo al fine di riuscire a perseguire il proprio
obiettivo, pur variando il sistema di variabili interne ed esterne che lo definiscono
LE ORGANIZZAZIONI PUBBLICHE
L' amministrazione pubblica in senso funzionale è l'attività svolta nell'ambito delle strutture pubbliche
L'evoluzione degli studi di questi ultimi vent'anni accoglie un'accezione di sistema pubblico come insieme di
"aziende" dotate di autonomia
Ambito di intervento
• la macro struttura organizzativa definisce le modalità di divisione del lavoro e di coordinamento tra le
principali unità organizzative dell'impresa;
• la micro struttura definisce la modalità di aggregazione di attività e compiti in mansioni attribuibili a
"unità" rappresentate da posizioni di lavoro e singole persone.
• I meccanismi di coordinamento costituiscono il "lubrificante" tra le strutture che interagiscono all'interno
dell'organizzazione (tra posizioni e tra unità organizzative)
• I sistemi di gestione del personale, incentivazione, sistemi di valutazione e di carriera
L'azienda sanitaria
• Le AS sono degli istituti, ovvero delle aggregazioni di individui che hanno delle finalità specifiche che
perseguono attraverso un'attività economica
• Società umana configurata secondo un modello istituzionalizzato di strutture e regole di comportamento
• Complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali
➢ Duraturo
➢ Dinamico
➢ Ordinato secondo proprie leggi
➢ Autonomo
➢ Unitario per i rapporti che lo costituiscono
➢ Volto alla realizzazione di fini comuni
Cambiamenti organizzativi
• cambiamenti strutturali
• cambiamenti delle competenze richieste ai livelli di responsabilità
Cambiamenti istituzionali
Cambiamenti economico - sociali
Cambiamenti organizzativi
Fabbisogno di interventi organizzativi
Riprogettazione assetto organizzativi
Assetto organizzativo
Può essere definito come una delle risorse fondamentali di cui necessita ogni entità strutturata per il
proprio funzionamento.
Si compone di:
➢ STRUTTURA ORGANIZZATIVA
➢ MECCANISMI OPERATIVI
ASSETTO ORGANIZZATIVO STRUTTURA ORGANIZZATIVA SISTEMI OPERATIVI SISTEMA DI GESTIONE DEL
PERSONALE MACROSTRUTTURA SISTEMA DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO MICROSTRUTTURA
SISTEMA INFORMATIVO VARIABILI INDIVIDUALI, SOCIALI, DI CONTESTO VARIABILI INDIVIDUALI:
COMPETENZE, VALORI, BISOGNI VARIABILI SOCIALI: GRUPPI, COESIONE/CONFLITTO, CULTURA VARIABILI DI
CONTESTO: AMBIENTE, STRATEGIA, TECNOLOGIE…
Nel modello di Mintzberg l'organizzazione viene definita come il complesso delle modalità secondo le quali
viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento tra tali compiti.
La necessità di dividere il lavoro avviene in relazione all'attività svolta dall'organizzazione, dal grado di
complessità e dalle tecnologie utilizzate.
Il coordinamento tra i compiti rappresenta un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi
aziendali, si esprime in cinque meccanismi:
1. Adattamento reciproco: comunicazione informale;
2. Supervisione diretta: persona che assume la responsabilità del lavoro di altri, dando ordini e controllando
le azioni;
3. Standardizzazione degli output: si specificano i risultati;
4. Standardizzazione delle capacità di lavoratori: si specifica il tipo di formazione richiesta;
5. Standardizzazione dei processi produttivi.
Il vertice strategico, assicura che l'organizzazione assolva in modo efficace la sua missione e che risponda ai
bisogni di coloro che la controllano.
Il nucleo operativo, formato dai dipendenti che svolgono l'attività direttamente collegata alla produzione
dei beni e dei servizi; rappresenta la parte quantitativamente più rilevante.
La linea intermedia, intesa come la gerarchia di manager che collega il vertice strategico al nucleo
operativo; la presenza di una linea intermedia più o meno numerosa è direttamente proporzionale alle
dimensioni dell'azienda e dalla misura in cui si ricorre alla supervisione ai fini del coordinamento. Inoltre
deve gestire le condizioni di confine poiché deve mantenere contatti con soggetti interni o esterni la cui
attività è interdipendente con quella della propria struttura complessa, servizio o dipartimento.
La struttura semplice
È caratterizzata da minimo livello di varietà interna e con solo 2 livelli gerarchici: è costituita infatti da un
imprenditore e alcuni soci o operai.
La struttura funzionale
• Nella struttura funzionale le diverse attività dell'organizzazione sono raggruppate per funzioni
fondamentali, acquisti, produzione, vendita, sfruttando così le economie di scala e di esperienza che da
esse possono venire, grazie all'utilizzo del principio di similarità
• Per questo motivo molto spesso il coordinamento avviene per standardizzazione delle attività interne alle
diverse funzioni e tra funzioni stesse - ma in questo secondo caso è probabile anche l'adattamento
reciproco tra direttori di funzione. Se abbastanza sviluppata la forma funzionale può racchiudere tutte le
cinque parti, compresa la linea intermedia che si crea grazie alla deroga delle attività dal vertice strategico.
IL MODELLO FUNZIONALE
Punti di forza
• facilita le economie di scala all'interno delle unità funzionali
• permette lo sviluppo di conoscenze e capacità approfondite
• permette all'azienda di conseguire obiettivi funzionali
• é da preferire in presenza di un solo prodotto o pochi prodotti
Punti di debolezza
• tempo di risposta lento di fronte ai cambiamenti ambientali
• può causare un accumulo di decisioni al vertice e il sovraccarico della gerarchia
• porta ad uno scarso coordinamento orizzontale tra le unità organizzative
• implica una visione ristretta degli obiettivi organizzativi
• Essendo pressoché molto rigida, la struttura funzionale è adatta per ambienti competitivi stabili, poco
dinamici, con richieste da parte del mercato costanti che in tal modo permettano economie di scala nella
produzione e distribuzione, nonché nell'acquisto. E' dunque molto efficiente, ma rigida. Molte volte, a
causa della sua rigidità, e dei processi interni di potere e stratificazione nel tempo, si viene a creare una
certa ipertrofia della linea intermedia e della tecnostruttura
• E' adatta per controllare molto i costi e per ridurre la ridondanza al minimo. Se l'ambiente si mantiene
stabile e poco differenziato, allora questa è la struttura adatta; ma se l'ambiente varia ci troveremo
sicuramente in difficoltà poiché, anche l'Organizzazione dovrà variare.
La struttura divisionale
Il modello divisionale rende le strutture più flessibili perché riproduce a livello di ogni singola divisione le
condizioni operative ed organizzative tipiche di una impresa e considera le divisioni come centri di profitto
Risponde alle seguenti esigenze:
• crescita dimensioni aziendali
• proliferazione di prodotti/servizi
• sviluppo tecnologico
• ambienti tendenzialmente instabili
• strategie di differenziazione La struttura divisionale
Potere organizzativo:
• ampia autonomia delle divisioni
• conflitti interdivisionali e fra divisioni e unità centrali
• stile di direzione tendenzialmente consultivo e partecipativo
caratteristiche salienti
Punti di forza
• indicata in caso di rapidi cambiamenti in un ambiente instabile
• porta alla soddisfazione del cliente perché le responsabilità sul prodotto e i punti di contatto sono chiari
• genera un alto grado di coordinamento tra le funzioni
• permette alle unità di adattarsi a differenze di prodotto, geografiche, di clientela
• é da preferire in organizzazioni di grandi dimensioni con molti prodotti
• decentralizza il processo decisionale
Punti di debolezza
• elimina le economie di scala nelle unità funzionali
• porta a uno scarso coordinamento tra le linee di Prodotto
• elimina l'approfondimento delle competenze e la specializzazione tecnica
La struttura a matrice
caratteristiche salienti
Punti di forza
• realizza il coordinamento necessario per far fronte a richieste duali da parte dei clienti
• assicura la condivisione flessibile delle risorse umane tra i prodotti
• si adatta a decisioni complesse
• e cambiamenti frequenti in un ambiente instabile
• offre opportunità per lo sviluppo di competenze sia funzionali sia di prodotto
• é da preferire in organizzazioni di media grandezza con molteplici prodotti
Punti di debolezza
• espone i partecipanti a una duplice autorità, può creare confusione e risultare frustrante
• implica che i partecipanti abbiano buone capacità interpersonali e ricevano una formazione approfondita
• assorbe molto tempo: comporta frequenti riunioni e sessioni di risoluzione dei conflitti
• non può funzionare se i partecipanti non la comprendono e non adottano relazioni collegiali anziché
verticali
• richiede grandi sforzi per mantenere un bilanciamento del potere
Art. 32
" La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo, interesse della collettività e
garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La
legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."
In realtà non esistono sistemi interamente privati o interamente pubblici. Nel mondo esistono tanti sistemi
sanitari diversi. Le tre tipologie principali sono:
Prima del 1978 -> sistema sanitario di tipo mutualistico - assicurativo (modello Bismarck)
Dopo il 1978 - > istituzione del SSN con la L. 833/1978: sistema sanitario universalistico basato sui principi
del welfare state (modello Beveridge)
Definizione del SSN: "Complesso delle funzioni, strutture, dei servizi e attività destinati alla promozione,
mantenimento e recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione, senza distinzioni di
condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti dei
servizi"
Princìpi a cui si ispira l'organizzazione del SSN: universalità e uguaglianza degli utenti, territorialità,
globalità degli interventi, partecipazione democratica dei cittadini
ORGANIGRAMMA
Dir. Generale Dir. Amministrativo Dir. Sanitario Unità di Staff Segr. Direzione e Affari Legali Serv. Prevenz. e
Protezione Aziend. Sistema Informat. Sanitario Serv. Epidemiolog. e Definizione Off. Prestazioni Sanit.
Collegio Sindacale Collegio Direzione Consiglio Sanitari S.I.T.A. Dir. Affari Generali Personale Aggiorn.
Reatino Convenz. Area giuridico amministrativa Dir. Dir. Economico Finanziaria Dir. Sistema Informatico
Patrimoniale Area tecnica Dir. Acquisiz.Beni e Servizi Dir. Tecnico Dir. Formazione Dir. U.R.P.
D.A.Presid.Osp. del D.A.Territ. e Stab. Rieti Stab. Amatrice Stab. Magliano S. DISTRETT I Territoriale (2) (2)
D.S.M . (2) DIP. PREVENZIONE (2) D.I.S.S.T.M.I . (2) Presidio Ospedaliero del Reatino (1) Med. di Base Ass.
Special. Ambul e CUP Ass. Domiciliare Relazioni Esterne e Sviluppo Qualità Valutazione e Controllo
Strategico Controllo di Gestione ORGANIGRAMMA Servizio Farmaceutico (1) = L'articolazione della funzione
ospedaliera viene dettagliata alla successiva Tavola 4 (2) = L'articolazione della funzione territoriale viene
dettagliata alla successiva Tavola 3 Area economicologistica Tavola 1
STATO
↓
REGIONI
↓
AZIENDA
Finanziamento regionale:
◾ con l’addizionale regionale IRPEF (imposta sulle persone fisiche) e con l’IRAP (imposta regionale sulle
attività produttive)
◾ con la compartecipazione regionale all’IVA (parte del gettito IVA viene incassato dalle Regioni)
◾ con la compartecipazione regionale all’accisa sulla benzina
◾ con altri meccanismi di autofinanziamento regionale (aumento quota fissa su prescrizioni farmaceutiche,
ecc.)
◾ esiste comunque un Fondo stanziato dallo Stato perle Regioni che presentano elevati deficit economici
➢ È competenza delle Regioni disciplinare il finanziamento delle AUSL sulla base di una quota capitaria
considerato i caratteri della popolazione e del territorio
L'ASL garantisce la tutela della salute per conto della Regione tramite l'acquisto di servizi sanitari da
produttori pubblici (es. ospedali) e privati
Il finanziamento alle ASL per acquistare i servizi è basato sulla quota capitaria.
La remunerazione dei soggetti erogatori dei servizi sanitari (produttori pubblici e privati) è basato su
pagamento a prestazione, tranne per i MMG (Medici di Medicina Generale) e PLS (Pediatri di Libera Scelta)
pagati per la parte maggiore a quota capitaria.
EFFICIENZA
• È il rapporto tra costi (servizi) e benefici (diminuzione della morbilità e/o mortalità)
• Ha due componenti: efficienza clinica ed efficienza di produttività che si ottengono dalla capacità
tecnico-professionale, dalla qualità delle strutture, e dalla disponibilità delle risorse.
• L'efficienza può avere una soglia verso il basso e una verso l'alto.
• L'efficienza tecnica si ha quando l'utilizzo in modo razionale della tecnologia disponibile rende il massimo
prodotto possibile, in definitiva efficienza nell'impiego delle risorse.
Analisi di Efficienza
EFFICIENZA = COSTO DELLE RISORSE
OUTPUT
OUTPUT???
• n. prestazioni sanitarie
• n. pazienti partecipanti ad un trattamento
• n. sperimentazioni
EFFICACIA
• L'efficacia è la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
• L'efficacia a priori è quella relativa all'utilizzo di tecnologie efficaci.
• L'efficacia a posteriori è quella della valutazione dei risultati del sistema di cure in termini di salute
Analisi di Efficacia
EFFICACIA = Grado di raggiungimento di un obiettivo (sia qualitativo che quantitativo)
OBIETTIVO???
• n. pazienti dimessi
• n. anni di vita salvati
• n. giornate di degenza ridotte
• miglioramento della qualità della vita
Economicità
Non significa semplicemente copertura di tutti i costi (=valore delle risorse consumate, cioè degli input) da
parte di tutti i ricavi (= valore di quanto prodotto, attribuito dal mercato oppure dalla comunità economica)
Ma anche
Capacità di soddisfare nel tempo tutte le categorie di interessi che insistono sull'azienda avanzate dai
diversi stakeholders:
- Dipendenti,
- Direzione,
- Utenti/Pazienti,
-…
E' la misurazione del costo (consumo di risorse) in rapporto alla produzione del servizio, e anche la capacità
di combinare opportuni livelli di costi nella produzione dei servizi
Appropriatezza
"L'appropriatezza è la pertinenza delle attività assistenziali rispetto a persone, circostanza e luogo, questi
devono essere valide ed accettabili da un punto di vista scientifico sia per l'operatore sanitario che per gli
utenti. Ovvero, pertinenza tra specifici bisogni di salute e modalità/tipo di prestazione erogate"
Holland 1985
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
RESOURCES
o PATIENTS STAFF CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY oHUMAN oSTRUCTURAL oTECHNOLOGICAL {o oNurse
Staffing (Level and ability) Support Staffing PROCESSES OUTCOMES NURSING PROCESS NURSING VIGILANCE
INPUT PROCESS OUTPUT {Support services DIRECT INDIRECT ADVERSE EVENTS PREVENTION oFailure to
rescue oEtc MEDICAL SUPPORT ACTIVITY CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY PHYSIOLOGICAL
SAFETY LOVE GORDON'S FUNCTIONAL HEALTH PATTERNS INPUT ORGANIZZATIVO PROCESSO OUTPUT
PATIENTS STAFF
oRisorse umane oRisorse strutturali BIS.FISIOLOGICI MODELLO BIOMEDICO PATIENTS STAFF MODELLO
ASSISTENZIALE oRisorse umane oRisorse strutturali fisiologici sicurezza social i stima realizzazione
MODELLO BIO PSICO-SOCIALE PATIENTS STAFF
MODELLO ASSISTENZIALE
METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO
EROGAZIONE DELL'ASSISTENZA
SCENARIO PRECEDENTE
Nelle strutture sanitarie vanno riconosciute e tipizzate Linee di attività assistenziale afferenti alle diverse
professionalità dotate di specificità ed autonomia tra loro fortemente e dinamicamente integrate al fine di
garantire al paziente prestazioni appropriate, tempestive, quantitativamente e qualitativamente
soddisfacenti
Diverso dagli altri lavori per la finalità: erogare un servizio e non un bene (come succede negli altri lavori)
I principi fondamentali
I principi fondamentali su cui si basa il SSN dalla sua istituzione, avvenuta con la legge n.833 del 1978, sono
l'universalità, l'uguaglianza e l'equità.
Universalità
Significa l'estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione. In osservanza del nuovo concetto di
salute introdotto dalla legge di istituzione del SSN. La salute, a partire dal 1978, è stata intesa infatti non
soltanto come bene individuale ma soprattutto come risorsa della comunità.
Il SSN nella pratica applica questo principio attraverso la promozione, il mantenimento e il recupero della
salute fisica e psichica di tutta la popolazione con una organizzazione capillare sul territorio nazionale i cui
servizi sono erogati dalle Aziende sanitarie locali, dalle Aziende ospedaliere e da strutture private
convenzionate con il SSN. Tutti garantiscono, in modo uniforme, i Livelli essenziali di assistenza (LEA) alla
popolazione.
Uguaglianza
I cittadini devono accedere alle prestazioni del SSN senza nessuna distinzione di condizioni individuali,
sociali ed economiche. Ai cittadini, che non appartengono a categorie esenti, è richiesto il pagamento di un
ticket che varia per ogni singola prestazione prevista dai LEA.
Equità
A tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni di salute. Questo è il
principio fondamentale che ha il fine di superare le diseguaglianze di accesso dei cittadini alle prestazioni
sanitarie. Per la sua applicazione è necessario:
garantire a tutti qualità, efficienza, appropriatezza e trasparenza del servizio e in particolare delle
prestazioni;
fornire, da parte del medico, infermiere e operatore sanitario, una comunicazione corretta sulla
prestazione sanitaria necessaria per il cittadino e adeguata al suo grado di istruzione e comprensione
(consenso informato, presa in carico).
I principi organizzativi
I principi fondamentali del SSN vengono affiancati dai principi organizzativi che sono basilari per la
programmazione sanitaria. I più importanti sono elencati di seguito.
Integrazione socio-sanitaria
È un dovere integrare l'assistenza sanitaria e quella sociale quando il cittadino richiede prestazioni sanitarie
e, insieme, protezione sociale che deve garantire, anche per lunghi periodi, continuità tra cura e
riabilitazione.
Servizio:
• Non è sempre tangibile (interventi educazionali)
• Viene fruito nel momento in cui viene erogato
• Quando si eroga è importante l'aspetto specialistico e relazionale
• È la risposta ai bisogni conseguente all'analisi dei problemi
Bene:
• È sempre tangibile
• Il risultato è sempre un prodotto
• Non si consuma nel momento in cui viene prodotto