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ORIENTAMENTO AL RUOLO

Dott.ssa Renata Lovo

https://slideplayer.it/slide/13330286/

RECAPITI e CONTRATTO D'AULA:


renata.lovo@enaipveneto.net

Bibliografia consigliata:

• Carboni. L., Malatesta. A., Piga., (2019), Il Manuale per OSS Operatore SocioSanitario. Teoria e test per i
corsi professionali e concorsi pubblici. EdiSES P&C
• Sitografia indicata nelle slide
• Materiale a cura del docente

ALCUNE PICCOLE REGOLE:

COSA NON DIMENTICARE:


• La TELECAMERA deve essere SEMPRE ACCESA.
• Il MICROFONO deve essere SPENTO e ACCESO in qualsiasi momento si desideri intervenire alla lezione
• si stiano facendo attività di gruppo.
• Anche se l'attività è FAD scegliere un SETTING adeguato da cui seguire la video lezione.
• NON CONSUMARE pasti durante la video lezione.
• AVVISARE TEMPESTIVAMENTE IL DOCENTE se si necessita di uscire anticipatamente

ORIENTAMENTO AL RUOLO
Quali contenuti?
PROGRAMMA:

1. Profilo dell'Operatore Socio Sanitario: competenze ed attività


2. Elementi organizzativi del corso: ordinamento che disciplina il percorso formativo, obiettivi e
metodologia
3. LA RELAZIONE D'AIUTO: L'approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi bisogni
4. Significato di professione di aiuto
5. Definizione e implicazioni operative del concetto di responsabilità autonomia e delega
6. Ruolo e funzioni delle figure professionali che operano nei servizi socio-assistenziali
7. Descrizione delle diverse strutture socio-assistenziali socio-sanitarie ed altri contesti lavorativi
8. Elementi di base dell'organizzazione dei servizi, definizione, scopi, strutture e processi

EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE FIGURE DI SUPPORTO NELL'ASSISTENZA

• Ausiliario "portantino" "istituito con D.P.R. 128/'69": "pulizia ambienti e trasporto pazienti"
• Ausiliario socio-sanitario (ASS) "previsto dal CCNL 1979": igiene e comfort alberghiero "autonomia
operativa" oltre ai precedenti compiti
• Ausiliario socio-sanitario specializzato (ASSS) "previsto dal CCNL 1980" istituito dal D.P.R. 348/83 - D.M.
1984 ": igiene unita paziente, posizionamento del paziente a letto, altri compiti attribuiti dall'infermiere
sotto diretto controllo"
• Operatore tecnico addetto all'assistenza (OTA) istituito con DPR 28/11/1990 n. 384
Maggiore qualificazione delle figure di supporto al fine di rispondere all'evoluzione dell'assistenza
infermieristica
Opera sotto la diretta responsabilità dell'infermiere o del Caposala
Area di autonomia solo per mansioni di carattere alberghiero
• Operatore socio sanitario (OSS) istituito con accordo stato regioni 22/01/2001 già precedentemente
normato con L. 502/92 e L. 229/'99: "istituzione delle professioni socio sanitarie su tre livelli"
Racchiude di fatto il vecchio operatore.
Nuovo operatore versatile e con mansioni di carattere socio-sanitario:
➢ Nuova concezione di salute
➢ Uso ottimale delle risorse
➢ Necessità di miglioramento continuo dell'assistenza
➢ Accresciuto bagaglio di conoscenze tecnico-infermieristiche
Derivante dall'avvenuto processo di AZIENDALIZZAZIONE delle ASL

CHI È L'OSS?

…L'operatore socio-sanitario (acronimo "O.S.S.") è una professione che rientra nell'area socio sanitaria.
Fornisce un supporto infermieristico nell'assistenza di base, su differenti tipologie di attività. Vediamone
alcune: aiuto ai pazienti totalmente o parzialmente dipendenti nelle attività di vita quotidiane…

• Si tratta di una figura importante e portante del sistema del welfare regionale perché identificherà la
reale integrazione tra sociale e sanitario. Dal 1° gennaio 2010, infatti, non sarà più possibile lavorare nei
servizi socio-sanitari senza aver frequentato un corso di formazione.
• Quella dell'O.S.S. è una professione nuova, in cui confluiscono le precedenti di operatore tecnico
dell'assistenza (O.T.A.) e operatore addetto all'assistenza (O.A.A.).
• Svolge le sue mansioni su indicazione degli operatori preposti all'assistenza sanitaria (medici, infermieri..)
e a quella sociale (assistente sociale, educatore professionale…), secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale.

LUOGHI DI IMPIEGO (stellina)

Oltre che negli ospedali, lavora


• nelle case di riposo;
• in strutture semi-residenziali;
• in Centri diurni per anziani;
• nei Servizi di assistenza domiciliare gestiti dai comprensori e dai comuni;
• nelle cooperative sociali;
• in strutture tutelari per minori a rischio;
• in strutture tutelari residenziali e semi-residenziali per persone portatrici di handicap psico-fisico-
sensoriale.

L'Operatore Socio-Sanitario e il Provvedimento della Conferenza Stato-


Regioni del 22 febbraio 2001 (stellina)
ORDINAMENTO
Provvedimento 22/02/2001 pubblicato nelle G. U. 19 aprile 2001, n. 91 "Individuazione della figura e del
relativo profilo professionale dell'Operatore Socio-Sanitario e per la definizione dell'ordinamento didattico
dei corsi di formazione"

I DESTINATARI

• anziani;
• minori;
• persone con handicap fisico o psichico;
• in stato di disagio sociale o di emarginazione;
• persone con problemi di salute in fase acuta, cronica, terminale.

L'operatore socio-sanitario svolge la sua attività in équipe e in collaborazione con gli operatori
professionalmente preposti, rispettivamente all'assistenza sanitaria e a quella sociale.

FIGURA E PROFILO
art. 1

• E' individuata la figura dell'Operatore Socio Sanitario.


• L'Operatore Socio Sanitario è l'operatore che a seguito dell'Attestato di Qualifica conseguito al termine di
specifica formazione professionale svolge attività indirizzata a:
a) Soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto
sia sociale che sanitario;
b) Favorire il benessere e l'autonomia dell'utente.

LA FORMAZIONE
art. 2

• La formazione dell'Operatore Socio Sanitario è di competenza delle regioni e province autonome, che
provvedono all'organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del
presente decreto.
• Le regioni e le province autonome, sulla base del fabbisogno annualmente determinato, accreditano le
Aziende UU.SS.LL. ed Ospedaliere e el istituzioni pubbliche e private che rispondono ai requisiti minimi per
l'organizzazione dei corsi di formazione.

CONTESTI OPERATIVI
art. 3

L'operatore Socio Sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale sia in quello sanitario, in servizi di
tipo socio-assistenziale e socio sanitario, residenziale o semiresidenziale, in ambiente ospedaliero e al
domicilio dell'utente.

CONTESTO RELAZIONALE
art. 4

L'operatore Socio Sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali
preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.

ATTIVITÀ
art. 5
1) Le attività dell'OSS sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:
a) Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero;
b) Intervento igienico sanitario e di carattere sociale;
c) Supporto gestionale organizzativo e formativo.
Le attività sono riassunte nella tabella A del presente decreto.

COMPETENZE
art. 6

Le competenze dell'OSS sono contenute nella tabella B del presente decreto.

REQUISITI DI ACCESSO
art. 7

Per l'accesso ai corsi di formazione dell'OSS è richiesto come requisito minimo il Diploma di Scuola
dell'obbligo. E il compimento del diciassettesimo anno di età alla data di iscrizione al corso.

ORGANIZZAZIONE DIDATTICA
art. 8

La didattica è strutturata per MODULI e per AREE DISCIPLINARI.


o Modulo base
o Modulo professionalizzante

DURATA ANNUALE Totale 1.000 ore


❖ Moduli didattici
➢ Base: formazione teorica ore 200.
❖ Modulo "motivazione orientamento e conoscenze di base":
➢ Professionalizzante con formazione teorica minimo 250 ore ed esercitazione/stage minimo 100 ore;
➢ Tirocinio minimo 450 ore.

Oltre al corso base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di
tirocinio: i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi quali: rivolti a specifici
contesti operativi, quali:
a) Utenti anziani;
b) Portatori di handicap;
c) Utenti psichiatrici;
d) Malati terminali;
e) RSA;
f) Centri diurni;
g) ADI.

MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10

Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all'art. 8 sono articolate nelle seguenti aree
disciplinari:
a. Area socio culturale, istituzionale e legislativa;
b. Area psicologica e sociale;
c. Area igienico sanitaria;
d. Area tecnico operativa.
Le materie d'insegnamento sono riassunte nell'allegata tabella C, …[…]
TIROCINIO
art. 11

Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture e i servizi nel cui ambito la figura
professionale dell'Operatore Socio Sanitario è prevista.

ESAME FINALE E RILASCIO DELL'ATTESTATO


art. 12

• La frequenza ai corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro
che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicato dalla regione o provincia autonoma nel
provvedimento istitutivo dei corsi, e comunque non superiore al 10% delle ore complessive.
• Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova:
➢ Teorica;
➢ Pratica;
da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione è individuata dal citato provvedimento
regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanità ed uno
dall'assessorato regionale alle politiche sociali.
• In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua
eventuale ripresa nel corso successivo avverrà secondo modalità stabilite dalla struttura didattica.
• All'allievo che supera le prove, è rilasciato dalle regioni e province autonome un attestato di qualifica
valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attività e servizi sanitari, socio sanitari e socio
assistenziali.

ALLEGATI

Attività
Elenco delle principali attività previste per l'OSS
(allegato A Conferenza Stato-Regione)

Competenze
Competenze dell'OSS
(allegato B Conferenza Stato-Regione)

Obiettivi di modulo e materie d'insegnamento


(allegato C Conferenza Stato-Regione)

Allegato C
Organizzazione dei moduli, obiettivi e materie di insegnamento
Organizzazione Didattica
Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di
200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi, quali
utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto residenziale, ospedaliero,
casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc….

Obiettivi di modulo

Modulo di base (200 ore di teoria)


• acquisire elementi di base utili per individuare i bisogni delle persone e le più comuni problematiche
relazionali;
• distinguere i sistemi organizzativi socio-assistenziali e la rete dei servizi;
• conoscere i fondamenti dell'etica, i concetti generali che stanno alla base della sicurezza e della salute dei
lavoratori sui luoghi di lavoro, nonché i principi che regolano il rapporto di dipendenza del lavoratore
(doveri, responsabilità, diritti,…);
• conoscere i concetti di base dell'igiene e i criteri attraverso i quali mantenere la salubrità dell'ambiente.

Modulo professionalizzante (250 ore di teoria, 100 di esercitazioni, 450 di tirocinio)


• riconoscere e classificare i bisogni e interpretare le problematiche assistenziali derivanti in relazione alle
principali caratteristiche del bambino, della persona anziana, della persona con problemi psichiatrici, con
handicap, ecc. o in situazioni di pericolo;
• identificare tutti gli elementi necessari alla pianificazione dell'assistenza, collaborando con le figure
professionali preposte;
• riconoscere le principali alterazioni delle funzioni vitali al fine di attivare altre competenze e/o utilizzare
tecniche comuni di primo intervento;
• applicare le conoscenze acquisite per: mantenimento di un ambiente terapeutico adeguato, cura della
persona, mantenimento delle capacità residue, recupero funzionale;
• conoscere e applicare le diverse metodologie operative presenti nelle sedi di tirocinio;
• conoscere i principali aspetti psicosociali dell'individuo e del gruppo al fine di sviluppare abilità
comunicative adeguate alle diverse situazioni relazionali degli utenti e degli operatori nonché conoscere le
caratteristiche, le finalità e le prestazioni di assistenza sociale allo scopo di concorrere, per quanto di
competenza, al mantenimento dell'autonomia e dell'integrazione sociale dell'utente

Principali materie d'insegnamento

AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA


- elementi di legislazione nazionale e regionale a contenuto socio-assistenziale;
- elementi di legislazione sanitaria e organizzazione dei servizi;
- elementi di etica e deontologia;
- elementi di diritto del lavoro e rapporto di dipendenza;
- conoscenza delle carte dei diritti del cittadino.

AREA PSICOLOGICA E SOCIALE


- elementi di psicologia e sociologia;
- aspetti psico-relazionali ed interventi assistenziali in rapporto alle specificità dell'utenza.

AREA IGIENICO-SANITARIA ED AREA TECNICO-OPERATIVA


- elementi di igiene;
- disposizioni generali in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori;
- igiene dell'ambiente e confort alberghiero;
- interventi assistenziali rivolti alla persona in rapporto a particolari situazioni di vita e tipologia di utenza;
- metodologia del lavoro sociale e sanitario;
- assistenza sociale.

Allegato B
Competenze dell'operatore socio sanitario (stellina)
Competenze Tecniche
Competenze relazionali
Competenze relative alle conoscenze richieste

Dal profilo professionale alle competenze:

Ruolo professionale: lo spazio che occupa nell'organizzazione quella figura professionale con le sue
competenze e responsabilità

Competenze:
si intende L'INSIEME di CONOSCENZE TECNICO-PROFESSIONALI, dei COMPORTAMENTI ORGANIZZATIVI,
degli ATTEGGIAMENTI e DEI VALORI CHE CONSENTONO UNA PRESTAZIONE EFFICACE CHE È DETERMINATA
DALL'INSIEME DELLE CONOSCENZE, DELLE ABILITÀ E DELLE CAPACITÀ RELAZIONALI CHE L'OPERATORE
ACQUISISCE NEL CORSO DELLA SUA FORMAZIONE E RAFFORZA CON L'ESPERIENZA E L'AGGIORNAMENTO.

1. Competenze tecniche
In base alle proprie competenze e in collaborazione con le altre figure professionali, sa attuare i piani di
lavoro
• E' in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli, ecc.)
• E' in grado di collaborare con l'utente e la sua famiglia: nel governo della casa e dell'ambiente di vita,
nell'igiene e cambio della biancheria;
• nella preparazione e/o aiuto all'assunzione dei pasti;
• quando necessario, e a domicilio, per l'effettuazione degli acquisti;
• nella sanificazione e sanitizzazione ambientale.
• E' in grado di curare la pulizia e manutenzione di arredi e attrezzature, nonchè la conservazione degli
stessi e il riordino del materiale dopo l'assunzione dei pasti.
• Sa curare il lavaggio, l'asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare.
• Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e
dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti.
• Sa svolgere attività finalizzate all'igiene personale, al cambio della biancheria, all'espletamento delle
funzioni fisiologiche, all'aiuto nella deambulazione, all'uso corretto dei presìdi, ausili e attrezzature,
all'apprendimento, e mantenimento di posture corrette.
In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto è in grado di:
• aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di
semplice uso;
• aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie;
• osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l'utente può presentare
(pallore, sudorazione, ecc.)
• attuare interventi di primo soccorso;
• effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse;
• controllare e assistere la somministrazione delle diete;
• aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero e il mantenimento di
capacità cognitive e manuali;
• collaborare a educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi;
• provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella/carrozzella;
• collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento;
• utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell'utente, riducendo al massimo il rischio;
• svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche;
• accompagnare l'utente per l'accesso ai servizi.
…lavorare in equipe…

2. Competenze relative alle conoscenze richieste


• Conosce le principali tipologie di utenti e le problematiche connesse.
• Conosce le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati.
• Riconosce per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all'utente sofferente,
disorientato, agitato, demente o con hadicap mentale ecc.
• E' in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell'utente per le quali è necessario
mettere in atto le differenti competenze tecniche.
• Conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi
all'utente (pallore…sudorazione).
• Conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da prolungato allettamento e immobilizzazione.
• Conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro famigliari.
• Conosce l'organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle reti informali.
…lavorare in equipe…

3. Competenze relazionali
• Sa lavorare in equipe.
• Si avvicina e si rapporta con l'utente e con la famiglia, comunicando in modo partecipativo in tutte le
attività quotidiane di assistenza; sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo.
• E' in grado di interagire, in collaborazione con il personale sanitario, con il malato morente.
• Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori.
• Sa sollecitare e organizzare momenti di socializzazione, fornendo sostegno alla partecipazione a iniziative
culturali e ricreative sia sul territorio che in àmbito residenziale.
• E' in grado di partecipare all'accoglimento dell'utente per assicurare una puntuale informazione sul
servizio e sulle risorse.
• E' in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità.
• Affiancandosi ai tirocinanti, sa trasmettere i propri contenuti operativi.
…lavorare in equipe…

L'Operatore Socio-Sanitario e il Provvedimento della Conferenza Stato- Regioni del 22 febbraio 2001

Attività
Elenco delle principali attività previste per l'OSS
(allegato A Conferenza Stato-Regione)
Competenze
Competenze dell'OSS
(allegato B Conferenza Stato-Regione)

Obiettivi di modulo e materie d'insegnamento


(allegato C Conferenza Stato-Regione)

Allegato B
Competenze dell'operatore socio sanitario (stellina)

Competenze Tecniche
Competenze relazionali
Competenze relative alle conoscenze richieste

Allegato A
Elenco delle principali attività previste per l'Operatore Socio Sanitario (stellina)
Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero
…secondo linee guida stabilite dall' èquipe multidisciplinare

Supporto gestionale, organizzativo e formativo


con la dovuta riservatezza ed eticità

Intervento igienico sanitario a carattere sociale


…in collaborazione del personale responsabile di tali momenti, quali l'infermiere, l'educatore, l'assistente
sociale...

1. ASSISTENZA DIRETTA E AIUTO DOMESTICO ALBERGHIERO:


• assiste la persona, in particolare non autosufficiente
• allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale;
• realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico;
• collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione,
riattivazione, recupero funzionale;
• realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi;
• coadiuva il personale sanitario e sociale nell'assistenza al malato e anche terminale e morente;
• aiuta la gestione dell'utente nel suo àmbito di vita;
• cura la pulizia e l'igiene ambientale.

2. INTERVENTO IGIENICO SANITARIO E DI CARATTERE SOCIALE


• osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell'utente;
• collabora alla attuazione degli interventi assistenziali;
• valuta, per quanto di competenza, gli interventi più appropriati da proporre;
• collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventi;
• riconosce e utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni
operative;
• mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l'utente e la famiglia, per l'integrazione sociale e il
mantenimento e recupero della identità personale.
3. SUPPORTO GESTIONALE, ORGANIZZATIVO E FORMATIVO
• utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio;
• collabora alla verifica della qualità del servizio;
• concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini e alla loro valutazione;
• collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento;
• collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici.
"…modulistica approvata dal gruppo di lavoro infermieristico o multidisciplinare…"

L'Operatore Socio-Sanitario
FORMAZIONE COMPLEMENTARE (stellina)
Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003
Per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche e private…

…è stato sancito l'accordo Conferenza Stato -Regione del 16 Gennaio 2003…

…Il quale disciplina la formazione complementare in assistenza sanitaria dell'OSS che consente allo stesso di
collaborare con l'infermiera e l'ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all'organizzazione
dell'unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza
infermieristica ed ostetrica sotto la sua supervisione

MODULI DI FORMAZIONE COMPLEMENTARE DI ASSISTENZA SANITARIA


minimo ore 300 di cui la metà 150 ore di tirocinio
riservato agli OSS con attestato di qualifica
(Regioni)

al termine del modulo formativo complementare e il superamento dell'esame finale ricevono uno specifico
attestato
Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare

Elenco delle principali attività di assistenza sanitaria dell'OSS con formazione complementare - Allegato A

• somministrazione per via naturale della terapia prescritte


conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua
supervisione
• la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica pianificazione infermieristica conformemente alle
direttive del responsabile dell'assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione
• i bagni terapeutici, impacchi medicali, e frizioni
• la rilevazione e l'annotazione di alcuni parametri vitali (FC FR e TC) del paziente
• la raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnostico
• la medicazione semplice e bendaggio
• i clisteri
• la mobilizzazione dei pazienti non autosufficenti per la prevenzione delle LDP e alterazioni cutanee

• la respirazione artificiale, massaggio cardiaco esterno


• la cura il lavaggio e preparazione del materiale per la sterilizzazione
• l'attuazione e il mantenimento dell'igiene della persona
• la pulizia disinfezione e sterilizzazione delle apparecchiature delle attrezzature sanitarie e dei dispositivi
medici
• la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti differenziati
• il trasporto del materiale biologico ai fini diagnostici
• la somministrazione dei pasti e delle diete
• la sorveglianza delle fleboclisi
conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua
supervisione

L'OSS NELLE ORGANIZZAZIONI (stellina)


Si precisa infatti che l'OSS:
▸OPERA in quanto può agire in autonomia;
▸COOPERA in quanto svolge solo parte dell'attività alle quali concorre con altri professionisti
▸COLLABORA in quanto svolge attività su precisa indicazione dei professionisti

Questa classificazione ci fa capire che quando più l'OSS esce fuori dall'ambito autonomo tanto meno
risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l'operatore è chiamato a
essere una sorta di lunga mano del professionista

RIASSUMENDO:…..

L'OPERATORE SOCIO-SANITARIO

È l'operatore che a seguito dell'attestato di qualifica (formazione) svolge attività indirizzata a:


a. soddisfare i bisogni primari della persona nell'ambito delle proprie aree di competenza in un contesto
sia SOCIALE che SANITARIO
b. favorire il benessere e l'autonomia dell'utente

Formazione
✓ Specifica ▸
Contesti operativi SOCIALE & SANITARIO: in servizi socio-assistenziale e sociosanitario, residenze (RSA),
semiresidenze, ospedale, domicilio, servizi territoriali (ospedale di comunità, Hospice)
Contesto relazionale l'OSS svolge la SUA attività in COLLABORAZIONE con gli altri professionisti sociali-
sanitari secondo un lavoro multiprofessionale

RIASSUMENDO:…..

L'Operatore Socio-Sanitario

L'OSS pur avendo un ambito lavorativo


Si impegna a svolgere le proprie attività in ….
collaborazione e complementarietà con i Professionisti Sanitari, Medici e Sociali

all'interno dell'équipe multiprofessionale


e sotto la diretta responsabilità
Del Professionista Sanitario, Medico o Sociale

RIASSUMENDO:…..CHE COSA FA L'OSS???


RUOLI E FUNZIONI DELLE FIGURE PROFESSIONALI CHE OPERANO NEI
SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI
ELENCO PROFESSIONI SANITARIE IN ITALIA (stellina)

Le professioni sanitarie, poste sotto la vigilanza del Ministero della Salute, svolgono attività di prevenzione,
diagnosi, assistenza, cura e riabilitazione. Esse sono alla luce della recente Legge 11 gennaio 2018 n.3:

Professioni sanitarie infermieristiche:


• Infermiere
• Infermiere pediatrico

Professioni sanitarie ostetriche:


• Ostetrico

Professioni sanitarie della riabilitazione:


• Podologo
• Fisioterapista
• Logopedista
• Ortottista - assistente di oftalmologia
• Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva
• Tecnico della riabilitazione psichiatrica
• Terapista occupazionale
• Educatore professionale socio sanitario
Professioni tecnico sanitarie:
➢ Area Tecnico - diagnostica
• Tecnico audiometrista
• Tecnico sanitario di laboratorio biomedico
• Tecnico sanitario di radiologia medica
• Tecnico sanitario di neurofisiopatologia
➢ Area Tecnico - assistenziale
• Tecnico ortopedico
• Tecnico Audioprotesista
• Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare
• Igienista dentale
• Dietista

Professioni sanitarie della prevenzione:


• Tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro
• Assistente sanitario

• MEDICO CHIRURGO
• MEDICO ODONTOIATRA
• FARMACISTA
• VETERINARIO
• PSICOLOGO
• BIOLOGO
• CHIMICO
• FISICO

FUNZIONI DELLE FIGURE PROFESSIONALI CHE OPERANO NEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI


PROFESSIONI SANITARIE
PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE ED OSTETRICHE
PROFESSIONI TECNICO SANITARIE
PROFESSIONI SANITARIE DELLA PREVENZIONE
PROFESSIONI SANITARIE DELLA RIABILITAZIONE
PROFESSIONI MEDICHE
OSS

PRINCIPALI FIGURE DI RIFERIMENTO IN AMBITO SANITARIO

➢ Infermiere
➢ Ostetrica
➢ Fisioterapista
➢ Tecnico sanitario di radiologia medico
➢ Tecnico di laboratorio biomedico
➢ Dietista
➢ Ecc…

LE PRINCIPALI FIGURE PROFESSIONALI DI RIFERIMENTO PER L'OSS

AMBITO SANITARIO
INFERMIERE
OSTETRICA

FISIOTERAPISTA
• Elabora interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità
• Pratica attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie
• Propone l'adozione di protesi e ausili, ne addestra all'utilizzo e ne verifica l'efficacia
• Svolge attività di studio didattica e consulenza professionale
TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA
• Autorizzato ad espletare indagini e prestazioni radiologiche
• Svolge in via autonoma dopo prescrizione medica tutti gli interventi che richiedono l'uso di radiazioni
ionizzanti, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare, e interventi per la
protezionistica fisica e dosimetrica
• È responsabile del corretto funzionamento delle apparecchiature a lui affidate

TECNICO DI LABORATORIO BIOMEDICO


Svolge attività di laboratorio di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche e in
particolare di biochimica, microbiologia e virologia, di farmaco tossicologia, di immunologia, di patologia
clinica, di ematologia, di citologia ed istopatologia.

DIETISTA
Competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell'alimentazione e della nutrizione
ivi compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all'attuazione delle politiche alimentari, nel rispetto
della normativa vigente.

L'OSS E LE ALTRE FIGURE PROFESSIONALI MEDICO-SANITARIE (stellina)

Si precisa infatti che l'OSS:


➢ OPERA in quanto può agire in autonomia;
➢ COOPERA in quanto svolge solo parte dell'attività alle quali concorre con altri professionisti
➢ COLLABORA in quanto svolge attività su precisa indicazione dei professionisti

Questa classificazione ci fa capire che quando più l'OSS esce fuori dall'ambito autonomo tanto meno
risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l'operatore è chiamato a
essere una sorta di lunga mano del professionista

DELEGA E ATTRIBUZIONE
L'OSS….soddisfa i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie competenze in un contesto sia
sociale che sanitario….
L'OSS …svolge le proprie attività in tutti i settori sociali e sanitari, in strutture residenziali o semiresidenziali,
in ospedale o al domicilio del paziente
L'OSS …svolge la sua attività in COLLABORAZIONE con gli altri operati sanitari secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale centrato sulla relazione d'aiuto
L'OSS …il lavoro che deve svolgere è declinato in due diverse forme:
- AUTONOMA
- COLLABORATIVA

ATTIVITÀ DELL' OSS: (stellina)

OPERA: in quanto può AGIRE IN AUTONOMIA


COOPERA: in quanto svolge SOLO PARTE DELL'ATTIVITÀ alle quali concorre CON altri professionisti
COLLABORA: in quanto SVOLGE ATTIVITÀ SU PRECISA INDICAZIONE dei professionisti

ATTIVITÀ CON AUTONOMIA OPERATIVA

• ASSISTE la persona non autosufficiente nelle attività quotidiane di igiene personale


• REALIZZA attività semplice di supporto diagnostico e terapeutico
• REALIZZA attività di socializzazione di singoli e gruppi
• OSSERVA E COLLABORA alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio dell'utente
• VALUTA PER QUANTO DI COMPETENZA gli interventi più appropriati da proporre
• RICONOSCE E UTILIZZA LINGUAGGI e sistemi di comunicazione appropriate agli utenti
• METTE IN ATTO relazioni-comunicazioni di aiuto con l'utente e la famiglia Utilizza strumenti informativi di
uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio
• CURA LA PULIZIA e l'igiene ambientale

ATTIVITÀ COLLABORATIVE

• COLLABORA ad attività finalizzate al mantenimento capacità psico-fisiche alla rieducazione e al recupero


funzionale
• COADIUVA il personale e sociale nell'assistenza al malato anche terminale e morente
• AIUTA la gestione dell'utente nel suo ambito di vita
• OSSERVA E COLLABORA alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio dell'utente
• COLLABORA alla verifica della qualità del servizio
• COLLABORA alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento
• COLLABORA anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplice
• COLLABORA ALLA VERIFICA della qualità del servizio

INFERMIERE E OSS: DIFFERENZA TRA ATTRIBUZIONE DEI COMPITI E DELEGA

Spesso di parla indistintamente di DELEGA E ATTRIBUZIONE DEI COMPITI dell'OSS da parte dell'infermiere
ma si tratta di due cose ben distinte.

Gli Infermiere, le ostetriche o altri Professionisti Sanitari ASSEGNANO I COMPITI/ATTIVITÀ di natura


esecutiva agli OSS IN FUNZIONE ALLE COMPETENZE E ALL'ESPERIENZA ACQUISITE.

LA DELEGA

…La delega di autorità si verifica quando un soggetto (il delegante) conferisce ad un soggetto (il delegato)
l'incarico di eseguire una prestazione che rientra nella responsabilità del primo. Il delegato assume la
responsabilità per l'esecuzione del lavoro nei confronti del superiore delegante; questi però rimane
responsabile per l'effettivo assolvimento di tutti i suoi compiti, compresi quelli di cui ha affidato ad altri
l'esecuzione…
[Zerilli Fondamenti di direzione ed organizzazione aziendale, 1987]

…Trasferimento di responsabilità per l'esecuzione di un'attività…. pur rimanendo responsabile dei risultati
finali …
[American Nurses Association, 1995]

…Trasferimento ad un individuo competente dell'autorità di esecuzione un'attività infermieristica in una


situazione selezionata…
[National Council of State Boards of Nursing, 1995]

Attraverso la delega il delegante trasferisce al delegato soltanto dei propri poteri, conservandone la
titolarità.
La delega può assumere forme diverse:
• PERMANENTE: cioè affidata al delegato in modo continuativo
• TEMPORANEA: conferita per una missione specifica in un tempo determinato
• PIENA: si riferisce all'assolvimento di un compito intero
• PARZIALE: riguarda un particolare aspetto di un compito
• SINGOLA: se è conferita ad una sola persona
• CONGIUNTIVA: quando è conferita a due o più persone perché attendano congiuntamente ad uno stesso
incarico
• COLLETTIVA: conferita da parte di due o più persone
[Terzuolo G. la responsabilità giuridica e professionale dell'infermiere, 1992]

È chiaro che il processo di delega è impegnativo e non si può gestirlo istituzionalmente su tutto è
necessario avere in mente quali sono le cose importanti da presidiare in reparto. La delega è una faccia
della medaglia l'altra faccia è la supervisione

Supervisione: attività di chi sovrintende alla realizzazione di un’opera … controllare e formare


costantemente

LA DELEGA …NO!!!…ATTRIBUZIONE DI ATTIVITÀ SI

Perché non si parla di delega???


Giuridicamente la delega è l'atto attraverso il quale una persona (il delegante) attribuisce ad un'altra (il
delegato) la facoltà e la responsabilità di svolgere determinare azioni al suo posto.

Quindi, l'OSS NON AVENDO LE STESSE COMPETENZE E RESPONSABILITÀ dell'infermiere, non può essere
delegato a svolgere i suoi stessi ruoli, ma come abbiamo visto, può svolgere i compiti che l’infermiere gli
attribuisce.

La delega, inoltre trasferisce anche il potere decisionale, quindi è uno strumento amministrativo di cui
l'infermiere non può avvalersi nei confronti di nessun professionista sanitario, né può avvalersene l'OSS
o altri operatori di supporto.

CONCLUSIONE: ALL'OSS SI POSSONO ATTRIBUIRE SOLO ATTIVITÀ CHE SONO PROPRIE DEL SUO PROFILO

QUANDO SI DELEGA/ATTRIBUISCE: I 5 CRITERI o 5 LE G DELLA DELEGA/ATTRIBUZIONE (stellina)

1. Il GIUSTO compito
Cioè un'attività ritenuta appropriata in base alle condizioni dell'utente, alla complessità del compito, alla
capacità del delegato ed alla qualità della supervisione che l'infermiere deve garantire.
(Nurs Management '99)
È possibile delegare solo quando questo atto venga fatto con sicurezza sia per l'utente che per l'operatore.
(Delegation alert. AmJ Nurs'98)

2. Le GIUSTE circostanze
La valutazione non va limitata al paziente ma si deve tener conto anche delle circostanze, dei materiali
disponibili, dell'ambiente oltre che dei regolamenti e delle politiche aziendali

3.Le GIUSTE persone


Si deve tener conto del livello di preparazione della figura a cui si delega l'attività, ma anche del livello del
singolo operatore

4.Le GIUSTE istruzioni e la buona comunicazione


Una comunicazione efficace, cioè messaggi chiari e precisi (cosa fare, come, perché, in che tempi, quando
chiedere consulenza…) ed un ascolto attento, sono la base del successo della delega

5.La GIUSTA supervisione


La pratica della supervisione si è sviluppata contestualmente ad una cultura della complessità: le certezze
sulle pratiche codificate e routinarie si vanno sempre più integrando con una cultura del dubbio,
dell'incertezza, del "dipende". La supervisione è quindi una pratica che nasce laddove le mansioni,
distinzioni rigide nell'operare, le procedure, vengono inserite in un contesto che richiede flessibilità,
scambio, integrazione, delega. Questi processi infatti richiedono un supporto, un controllo all'interno di un
rapporto formativo e di alleanza lavorativa tra operatori

QUANDO SI DELEGA….

L'infermiere deve:
1. esaminare con l'OSS le caratteristiche degli incarichi e dovrebbe verificare che sia in possesso delle
abilità richieste;
2. valutare la circostanza di attribuzione se è di urgenza o di routine e se è possibile supervisionare nel
migliore dei modi;
3. tener presenti le capacità e l'esperienza dell'OSS in modo da attribuirgli compiti specifici per il suo livello
di formazione;
4. spiegare correttamente i compiti che attribuisce, tramite la redazione di protocolli, piani di lavoro e
procedure;
5. verificare che il personale di supporto abbia compreso integralmente i compiti assegnati
ESEMPI DI ATTIVITÀ ATTRIBUIBILI

…RILEVAZIONE DELLA FREQUENZA RESPIRAZIONE…


…AIUTO NELLA ASSUNZIONE DELLA TERAPIA ORALE…
…RIORDINO DI UN CARRELLO…
…controllo scadenze carrello dei farmaci…materiale sterile…
..pulizia, sanificazione e mantenimento degli arredi dedicati alla persona assistita…
Medicazione della Lesione da Pressione 1° e 2° Stadio come da procedura ENPUAP e seguendo il protocollo
CAMBIO SACCA URINE
Aiuto durante l'alimentazione
Compliace aggiornamento grafica rispetto alla TC, Diuresi, Alvo
MOBILIZZAZIONE DEL PAZIENTE LETTO-SEDIA; LETTO-LETTO
RESPONSABILITÀ NELLA ATTRIBUZIONE

ATTRIBUZIONE

INFERMIERE
Nel trasferimento dell'azione l'infermiere mantiene:
• La responsabilità sull'intero processo di assistenza;
• La responsabilità insita nell'avvalersi ove necessario;
• Il potere decisionale;
• La supervisione sull'intervento.

OPERATORE SOCIO SANITARIO


L'OSS è dotato di autonomia complessiva nella attività di base e risponde dei suoi atti, pur negli indirizzi e
nella pianificazione infermieristica.
La responsabilità dell'OSS, quando opera in collaborazione o su prescrizione, è limitata alla corretta
esecuzione delle prestazioni nell'ambito delle istruzioni ricevute (protocolli, piani di lavoro, indicazioni
dirette).
Pertanto, in LINEA GENERALE, gli errori di esecuzione implicano una responsabilità diretta dell'OSS, gli
errori di pianificazione assistenziale comportano un'assunzione di responsabilità dell'infermiere.

LA RELAZIONE D'AIUTO
L'approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi bisogni

SALUTE, MALATTIA E DISAGIO

• SALUTE
stato di benessere fisico e psichico dell'organismo umano, derivante dal buon funzionamento di tutti gli
organi e gli apparati. "Benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia" (OMS)
• MALATTIA
stato patologico per alterazione della funzione di un organo o di tutto l'organismo; alterazione dello stato di
salute
• DISAGIO
privazione, sofferenza; scarsità o mancanza di cose necessarie

SALUTE
concetto più ampio che riguarda la dimensione…..:
• FISICA
è la parte più tangibile della salute, riferita al funzionamento del "sistema organismo"
• PSICHICA
è la capacità di costruire, elaborare ed articolare il pensiero in modo coerente
• EMOTIVA
è la capacità di gestire con equilibrio le emozioni e di farle interagire senza scompensi tra loro
• RELAZIONALE
è la capacità di interagire con equilibrio con altri individui e con l'ambiente;
• SPIRITUALE
è strettamente connessa al sistema di valori che caratterizza il modo di concepire l'esistenza;
• SOCIALE
si tratta di una dimensione importante e fortemente condizionante, perché non si può ritenere e
mantenere "sano" un individuo in un contesto sociale malato di problemi sanitari, economici, politici,
culturali, ambientali, etnici e altro.

DIRITTO FONDAMENTALE di ogni essere umano senza distinzione di razze, religione, credo politico,
condizione economica e sociale.
La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla
più ampia cooperazione degli individui e degli Stati.
Lo sviluppo disuguale nella promozione della Salute e controllo delle malattie, specialmente quelle
trasmissibili, rappresenta un serio pericolo per noi tutti.

…condizione legata alla disfunzione di una o più DIMENSIONI considerate…

Pensare al concetto ampio e completo di SALUTE sottolinea la necessità di un approccio "olistico" alla
persona e ai problemi che può presentare nelle diverse fasi e in diversi momenti della propria vita

SALUTE PER TUTTI - 2000 O.M.S.


• Assicurare alle popolazioni l'equità nei confronti della salute;
• Aggiungere vita agli anni quindi salute alla vita;
• Aggiungere anni alla vita aumentandone la speranza di vita media.
SI INTRODUCE IL CONCETTO DI QUALITA' DELLA VITA

L'ESPERIENZA DELLA MALATTIA

È una delle più critiche per una persona….


• non ne controlliamo i fattori scatenanti
• riduce la nostra libertà ed autonomia
• ci avvicina all'esperienza del dolore e della sofferenza
• prefigura la possibilità della morte.

COSA SIGNIFICA "APPROCCIO ASSISTENZIALE OLISTICO/GLOBALE ALLA PERSONA E AI SUOI BISOGNI"

OLISTICO DAL GRECO HOLOS SIGNIFICA TUTTO, INTERO, TOTALE, INTERAMENTE.

La malattia non è qualcosa che interessa principalmente un organo o un apparato ma un evento che
interessa l'uomo nel suo insieme.

LA QUALITÀ DELLA VITA

Ogni valutazione della qualità della vita deve prendere in considerazione diversi aspetti:
• lamentele fisiche
• disagio psicologico
• interazione sociale
• stato funzionale
• soddisfacimento per le cure mediche

https://it.piliapp.com/symbol/bullet-point/ (sito elenchi puntati)

LA RELAZIONE DI AIUTO (stellina)

Si sviluppa a partire da una domanda di aiuto alla base della quale c'è una condizione di disagio, sofferenza
e limitazione
È caratterizzata da asimmetria di ruolo, diverso grado di responsabilità e reciprocità

LA RELAZIONE
…presume un qualche contatto
…che già si aveva, o di crearne uno nuovo…

L'AIUTO
…presume che qualcuno abbia bisogno e altri possano fornire una risposta a quel bisogno…

QUESTA SEMPLICITÀ È IN MOLTE DELLE NOSTRE AZIONI QUOTIDIANE.


Si ha una relazione di aiuto quando vi è un incontro fra due persone di cui
• una si trova in condizioni di sofferenza/confusione/conflitto/disabilità/malattia (rispetto a una
determinata situazione o a un determinato problema con cui è a contatto e che si trova a dover gestire)
• ed un'altra persona invece dotata di un grado "superiore" di adattamento/ competenze/abilità, rispetto a
queste stesse situazioni o tipo di problema.

Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto (una relazione) che sia effettivamente di aiuto
allora è probabile che la persona in difficoltà inizi qualche movimento di maturazione/
chiarificazione/miglioramento/apprendimento che la porti ad avvicinarsi all'altra persona (assorbendone
per così dire le qualità e le competenze) o comunque a rispondere in modo più soddisfacente al proprio
ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.

Molte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono quindi relazioni di aiuto, ma possono esserlo anche molte
relazioni a carattere professionale (infermiere-persona, medico-paziente, insegnante-studente, operatore-
cliente), oltre a quelle sviluppate da psicologi, psicoterapeuti, COUNSELOR.

Un insegnante può essere colto, un medico o un OSS preparato, ma la riuscita della terapia,
dell'insegnamento, ecc… dipende dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal
bagaglio tecnico-conoscitivo.

L'aiuto può assumere varie forme:


• ascoltare
• informare
• insegnare
• essere vicini
• non lasciare soli
• condividere

Il professionista sanitario che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del
processo ed il controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente "abilità" che sono un tutt'uno con ciò
che si è.

Infatti, una preparazione inadeguata dell'operatore determina l'incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l'altro,
requisito indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace.

Alla luce di quanto esposto possiamo affermare che la pratica della relazione di aiuto presuppone un
faticoso focus personale centrato sul sé, coniugato sull'acquisizione di abilità specifiche e di una complessa
padronanza tecnica. Per chi la esercita è necessaria una seria formazione nel percorso formativo
(formazione continua).

Poiché l'efficacia del rapporto è strettamente connessa alla reciprocità della relazione ed al
soddisfacimento dei bisogni di entrambi i soggetti (operatore e persona assistita), di aiutare e di essere
aiutato, analizziamo brevemente le teorie psicologiche del legame attaccamento-accudimento:

• Teoria psico-biologica dell'apprendimento (Bowlby);


• Teoria dei bisogni (A.Maslow);
• Modello dell'attaccamento-accudimento.

• Teoria psico-biologica dell'apprendimento (Bowlby)

Il bambino è sollecitato a costruire una relazione con l'adulto per ottenere una base sicura; il legame di
attaccamento ha la funzione di:
1) garantire il benessere dell'individuo;
2) proteggere dai pericoli ambientali;
3) favorire la sopravvivenza data la vicinanza del piccolo con la madre.

Secondo questa teoria le prime relazioni di attaccamento, in genere con la madre, divengono il prototipo e i
modelli operativi delle successive relazioni affettive.
L'attaccamento non è dunque un processo che si esaurisce nella prima infanzia, ma caratterizza l'essere
umano dalla nascita alla morte.
L'adulto che ha sperimentato relazioni segnate da incostanza e scarsa comprensione appare vittima del
passato e di bisogni affettivi insoddisfatti. Gli adulti evitanti sono poco disponibili affettivamente, non
sanno offrire esperienza di calda intimità poiché non l'hanno mai sperimentata.

• Teoria dei bisogni (A.Maslow)

BISOGNO
"condizione che esprime mancanza totale o parziale, o carenza di uno o più elementi - fame, sete,
movimento, fede, affetti, comunicazione, ecc. - che costituiscono e caratterizzano le diverse dimensioni
dalle quali dipende l'essere sano"

BISOGNI FONDAMENTALI SECONDO MASLOW

• Modello dell'attaccamento-accudimento

• È l'esigenza comune nel mondo animale, quindi nel genere umano, di instaurare e mantenere un legame
con un altro individuo, di solito di genere femminile.
• Comporta l'assunzione della posizione speculare di essere accudito e di accudire qualcuno, con il duplice
ruolo di accudito e di persona accudente.
• Nell'età adulta i meccanismi dell'attaccamento riemergono in particolare quando l'individuo avverte la
propria vulnerabilità con sensazione di minaccia all'equilibrio fisico/psichico (malattia, trauma emotivo,
carenza affettiva ecc.).
• L'evento-malattia comporta nuovi adattamenti, una nuova identità di persona malata, modifiche
obbligatorie delle abitudini di vita (es. ospedalizzazione), dipendenza in vari gradi dall'operatore che si
prende cura del paziente.

LA RELAZIONE DI AIUTO LA RELAZIONE PROFESSIONALE OSS/UTENTE


• La comparsa di una malattia determina una crisi nell'esistenza della persona colpita e di chi lo assiste. Si
tratta di conseguenze psicologiche e sociali, a volte di lunga durata, spesso trascurate da chi è impegnato a
dare il massimo sul versante delle cure tecnico-sanitarie.
• Depressione, disperazione, carenza di motivazione al trattamento… sono sintomi che influiscono
negativamente sui risultati del trattamento.
• Le moderne unità di riabilitazione comprendono, nel loro team interprofessionale, la figura dello
psicologo, deputato a fornire un sostegno specifico ai pazienti e alle famiglie in difficoltà. Ma non basta.
Occorre che tutto il setting riabilitativo sia orientato a sostenere emotivamente il paziente e i caregivers.
Per questo sarà compito di tutti gli operatori professionali improntare il proprio approccio al malato
instaurando una relazione d'aiuto.

LE TECNICHE DI FACILITAZIONE

Il professionista sanitario può gestire gli atteggiamenti regressivi del paziente verso il recupero e la
guarigione mediante tecniche di facilitazione:

• Il suggerimento: serve per indirizzare e fornire modelli di comportamento.


• I rinforzi: per stimolare un soggetto ad acquisire comportamenti adattivi tramite un programma di
intervento riabilitativo.
• Il tutoring: sollecitare interazioni di auto-mutuo-aiuto in un gruppo di pari.
• L'accoglienza empatica nella comunicazione intersoggettiva.

FUNZIONI E COMPETENZE DELL'OSS NELLA RELAZIONE DI AIUTO

• Strumento protesico: situazioni di riaddestramento allo svolgimento delle attività quotidiane.


• Fonte d'informazione: collocazione nel tempo, spazio e storia personale.
• Fonte di stimolazione: in presenza di inerzia, apatia, demotivazione, scarso interesse per l'ambiente
circostante da parte del paziente.
• Capace di: prevenire/valutare/contenere sintomi comportamentali quali aggressività, agitazione
psicomotoria, che ostacolano il processo di autonomia.
• Capace di: prendere decisioni, proponendo alternative rispetto alle scelte stereotipate del paziente.
• Fonte di feed-back: se il paziente non è capace di valutare le ripercussioni sugli altri delle proprie
manifestazioni verbali e comportamentali.
• Fonte di gratificazione/frustrazione: in un rapporto educativo in cui il paziente è riaddestrato a riacquisire
la maggiore autonomia possibile.

IL COMPORTAMENTO DELL'OPERATORE VERSO LA PERSONA

• L'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit, ma sulle capacità residue in modo da potenziarle
e rafforzarle;
• un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli
sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti, favorendo l'iniziativa e la libera espressione. La persona, in
questo modo, si percepisce come parte attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di recupero;
• Non farsi illusioni e non crearne;
• La persona va considerata e accettata per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, con i suoi
pregi e i suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a saperle valorizzare;
• Porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere il massimo della sua autonomia nel rispetto e
nella considerazione del suo disagio.

TRATTI RELAZIONALI DA SVILUPPARE PER INSTAURARE UNA CORRETTA "RELAZIONE D'AIUTO"

• Orientamento sull'Altro, sul Sé e sulla relazione;


• diffusa responsabilizzazione e controllo delle dinamiche proiettive;
• atteggiamento empatico;
• sa modulare l'asimmetria ("insieme possiamo trovare alcune soluzioni al problema");
• apertura del Sé ("esplicito in maniera chiara, completa e congruente quanto sento");
• uso di messaggi diretti, sollecitanti, ma mai minacciosi;
• comunicazione chiara, completa e congruente;
• induce curiosità, apre questioni, accetta e stimola punti di vista diversi;
• ricerca le differenze, riconosce nel disequilibrio l'inizio di nuovi equilibri;
• apre e responsabilizza;
• autoironizza;
• inibisce il gregarismo, sollecitando l'Altro al protagonismo;
• ascolta e modula la relazione rispettando i sentimenti dell'Altro;
• conduce e si lascia condurre;
• accetta e sfrutta le valutazioni negative.

LA RELAZIONE D'AIUTO
è promuovere il benessere di entrambe le parti.

- emozioni
- sentimenti
- rispetto e incoraggiamento

"COME ENTRARE IN RAPPORTO CON L'ALTRO"

…Nell'altro non si entra come in una fortezza, ma come si entra in un bosco in una bella giornata di sole.
Bisogna che sia un'entrata affettuosa per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari,
rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso, ma come ospite, con
riguardo, con venerazione… non per spossessarlo ma per tenergli compagnia, per aiutarlo a meglio
conoscersi, per dargli consapevolezza di forze ancora inesplorate, per dargli una mano a essere sé stesso…

Don Primo Mazzolari (1890-1959)

Nel lavoro con i malati e le loro famiglie ci troviamo ad affrontare pensieri, memorie, sentimenti e problemi
irrisolti della nostra vita.
Come operatori professionali dovremmo abituarci a osservare le nostre reazioni, i nostri sentimenti verso
utenti e pazienti, piuttosto che porre una membrana impermeabile fra comportamenti professionali e
comportamenti personali.
➜ Concentrandoci sui bisogni dell'utente possiamo non pensare al fatto che tutti, prima o poi dobbiamo
affrontare il lutto, la disabilità e la morte.

IL SAPER ESSERE

L' apprendimento di nuove conoscenze


… IL SAPERE
L'applicazione delle competenze
… IL SAPER FARE

Lo sviluppo delle capacità relazionali


… IL SAPER ESSERE

CURARE · PRENDERSI CURA

Riflettiamo sulla differenza che c'è tra


·curare·
prendersi cura
Conoscere ed imparare a far fronte non solo alle emozioni dell'assistito ma anche alle proprie

L'IMPORTANZA DI INTERROGARSI …

• Cosa mi ha spinto a scegliere questa professione?


• Cosa ne pensano le persone a me care?
… e ancora …
• Quali sono i miei limiti personali rispetto a questo lavoro?
• Quali sono i miei punti di forza?
• Quali sono i limiti esterni di questo lavoro?

CONOSCERE LE PROPRIE MOTIVAZIONI PERSONALI

…"SE NON ABBIAMO CURA DI NOI STESSI, NON POSSIAMO AVERE CURA DEGLI ALTRI"…
(GAYLIN, 1981)

• È giusto avere, oltre a delle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni di tipo "egoistico"
• È giusto "divertirsi" durante il proprio lavoro (è possibile fare un lavoro estremamente serio e trovare
piacere nel farlo)
• È giusto avere delle motivazioni disinteressate, come il desiderio di poter migliorare un po' la vita delle
persone
Tratto da: "Io, operatore sociale", Erickson, 1993

• Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire "bravi" o perché crediamo
che la gente ci giudicherà bene per questo.
• Qualunque cosa facciamo dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo aspetta
da noi.
Tratto da: "Io, operatore sociale", Erickson, 1993

CONOSCERE I PROPRI LIMITI

Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo nemmeno un'adeguata
conoscenza di tutti i problemi
➜ È evidente che commetteremo degli errori: commettere errori è legittimo
➜ Non è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore
È giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare

LIMITI PERSONALI
• Non possiamo voler bene a tutte le persone che dovremmo aiutare (a volte non ci sono nemmeno
simpatiche)
• Non potremo riuscire a "salvare" tutti
• Il tempo non è mai sufficiente
• Vi saranno sempre delle situazioni legate al lavoro e alle persone con cui lavoriamo che causeranno forti
reazioni emotive
• Non è detto che si debba lavorare nello stesso posto per tutta la vita

Tratto da: "Io, operatore sociale", Erickson, 1993

LIMITI ESTERNI

• La struttura e l'organizzazione

➜ Personale insufficiente
➜ Finanziamenti limitati
➜ Burocrazia e tempi
➜ Disposizioni ministeriali
➜…

QUESTIONE DI … EQUILIBRIO

• In qualunque tipo di lavoro vi sono vantaggi e svantaggi, momenti ricchi di gratificazione e altri meno
entusiasmanti.
• Ognuno di noi, nel contraddistinguere questi momenti, è diverso.
➜ È importante sapere come gratificazione e sacrificio devono equilibrarsi.
La difficoltà non è quella di capire se siamo o non siamo contenti del nostro lavoro ma riconoscere quei
fattori specifici che fanno la differenza tra chi è professionalmente soddisfatto e chi no (posizione o
professione diversa)
All'insoddisfazione contribuiscono sia poche gratificazioni che troppi sacrifici
(ripercussioni sulla sua vita privata <-> timbro del cartellino).
➜ Ecco perché è così importante trovare un equilibrio tra vita professionale e vita privata!!

I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D'AIUTO

I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro mettono in atto meccanismi difensivi complementari;
I primi, a causa della completa dipendenza che provano, ricorrono a dinamiche regressive, accompagnate
dalla negazione di alcuni aspetti della realtà che vivono.
Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far fronte
alla tensione, ai rischi e in qualche caso all'impotenza.

• Non sempre è facile utilizzare al meglio modelli relazionali adeguati e dare al paziente quel contatto
autentico e profondo di cui ha bisogno.
• La difficoltà è legata anche al sovraccarico emotivo che accompagna patologie particolarmente gravi.
• È il caso ad esempio dei pazienti oncologici, con i quali spesso, per evitare una verità troppo pesante, si
dà la preferenza al piano biologico, si preferisce il distacco, il silenzio, dimenticando che molte volte il
distacco e il silenzio si popolano di fantasmi peggiori della verità.

• Un rapporto "non evitante" può stabilirsi se gli operatori, per primi, hanno avuto modo di elaborare le
loro ansie e paure.
• Talora la difficoltà può essere causata dalle problematiche psicologiche dell'operatore. Alcuni si sentono
a loro agio solo con pazienti molto dipendenti e non tollerano la loro autonomia, che percepiscono come
protesta o tradimento.
• Altri mostrano un rifiuto inconscio per certe situazioni e riescono ad affrontarle solo oggettivandole e
negandone il risvolto affettivo: il paziente viene così distanziato e considerato esclusivamente un caso
clinico.
• Altre modalità difensive messe in atto, inconsciamente, dall'operatore sono: quella di separare
assistenza e decisioni terapeutiche; di tenere lontani i familiari (che vivono angoscia e percorsi speculari a
quelli dei pazienti) cercando una "sterilizzazione emotiva".

IL RISCHIO DI BURN-OUT

Si è evidenziato come queste manovre difensive, "utili" agli operatori in tempi brevi in quanto possono
ridurre nell'immediato la sofferenza, sono negative per il paziente, e, nei tempi lunghi, anche per gli
operatori stessi.

CHE COS'È IL BURN OUT?

La carica emotiva mai elaborata emerge sotto forma di ansia, depressione, inadeguatezza, stanchezza,
irritabilità, apatia, disimpegno, noia, reazioni negative, che rappresentano un'esperienza sintomatica di uno
stato di stress che, come fase ultima di un processo difensivo reattivo, può assumere le caratteristiche di
una vera e propria sindrome, quella da burn out.

• Il termine burn out (bruciato, scoppiato) nel giornalismo sportivo descriveva il brusco calo di rendimento
di un atleta dovuto al venire meno degli stimoli motivazionali.
• Con tale termine si indica una sindrome tipica delle relazioni di aiuto caratterizzata da un distacco
emotivo rispetto agli assistiti e dalla perdita di interesse per il proprio lavoro.

BURNOUT: QUATTRO FASI:

1. dell'entusiasmo idealistico e delle nobili aspirazioni;


2. dello stress lavorativo, in cui si avverte un progressivo squilibrio tra richieste e risorse (soprattutto
emotive);
3. di esaurimento, in cui si comincia a pensare di non aiutare realmente nessuno, e in cui compare la
tensione emotiva, l'irritabilità, l'ansia;
4. della conclusione difensiva o dell'alienazione, con totale disinvestimento emotivo nel lavoro, apatia,
rigidità e cinismo.

TRATTI CARATTERIALI CHE PREDISPONGONO AL BURNOUT

• ansia nevrotica, propria di quelle persone che si pongono mete eccessive e che si puniscono se non le
raggiungono
• uno stile di vita attivo, competitivo, in lotta con il tempo
• la rigidità, cioè l'incapacità di adattarsi alle richieste sempre mutevoli dell'ambiente esterno
• l'introversione

COME PREVENIRE IL BURN OUT?

• Prevedere come obiettivo formativo l'acquisizione di maggiori competenze relazionali.


• Gruppi di supporto. La loro costituzione permette di migliorare la comunicazione sui problemi della
propria attività e della loro gestione, aumentare l'autostima, ridurre il senso di isolamento e le tensioni
emozionali non necessarie.

Riunioni ed incontri periodici:


- favoriscono un senso di appartenenza al gruppo
- offrono l'opportunità di scambiare opinioni, consigli pratici
- e permettono di migliorare la comunicazione.

E PER CONCLUDERE…

"Siate come volontari in una spontanea RELAZIONE di AIUTO quando aiutate, ma poi togliete l'aspetto
pubblico e spettacolare dell'intervento e fate sempre come se foste nello spazio privato e proprio della casa
della persona che aiutate: lo spazio per prendersi cura con professionalità, ma che mai perde l'entusiasmo
di chi lo fa per il semplice e disinteressato amore e benessere dell'altro".

Riflessioni del Maestro Viktor Emil Frankl (Vienna, 26 marzo 1905 - Vienna, 2 settembre 1997)

BIBLIOGRAFIA
• R.Cafiso, M.G.Cannizzo, G.Sampognaro,Un aiuto a chi aiuta, Psicologia Contemporanea, Novembre-
Dicembre 1996,nr.138,pp.58-63.
• Monformoso P. (2007) Professioni sanitarie e relazioni di aiuto.
• Evangelista L. (2006) Orientamento, counseling, relazione di aiuto.
• Farneti R. (2001) Aiutiamo ad aiutare.
• B.Genevay, R.Katz, Le emozioni degli operatori nella relazione di aiuto, Trento, Erickson, 1998.
• F.Manara, Eventi stressanti e scelta di malattia, Brescia, La Ginestra, 1991.

METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO


PRINCIPI GENERALI DELL'ASSISTENZA SOCIO SANITARIA (stellina)

PRINCIPI
Uomo/persona
Individualizzazione
Accettazione della persona
Partecipazione della persona: soluzione dei problemi
Autodeterminazione
Assenza di pregiudizi Salute/malattia
Bisogno
Segreto professionale

Uomo persona

Teoria generale dei sistemi di Ludwing von Bertalanffy - 1920

1. L'uomo è un sistema aperto


2. L'uomo è più della somma delle sue parti (ogni uomo è un individuo unico e irripetibile ed è diverso)
3. L'uomo è unico con proprie caratteristiche biologiche o fisiche (parte tangibile, riferita al funzionamento
del "sistema organismo") psicologiche (capacità dell'uomo di provare emozioni ed elaborare il pensiero) e
sociali (relative al contesto di vita dell'uomo).

Questo significa che nell'assistere una persona è necessario tenere in considerazione le caratteristiche,
oltre che individuali, anche culturali, che lo rendono unico. La cultura intesa come la conoscenza di valori,
credenze e stili di vita appresi condivisi e trasmessi di uno specifico gruppo, condiziona in modo significativo
sia le modalità di manifestazione dei bisogni che la loro risposta.
È fondamentale per l'operatore, che sempre più spesso entra in contatto con persone provenienti da Paesi,
modulare l'approccio e la risposta assistenziale alle caratteristiche proprie delle diverse culture

Individualizzazione

La persona è unica e irripetibile. Questo significa che l'operatore deve interagire con la persona rispettando
le sue esperienze, i suoi interessi, le sue aspirazioni, i suoi ideali, i suoi bisogni, le sue risorse.

Accettazione della persona

L'assistenza si basa su un atteggiamento, rivolto ad educare o aiutare la persona in modo olistico, non solo
dal punto di vista biofisiologico ma anche mentale e sociale, in continua interazione con l'ambiente
circostante. Questo atteggiamento garantisce la comprensione e il rispetto dei sentimenti e delle esigenze
della persona.

Partecipazione della persona: soluzione dei problemi

L'operatore sociale e sanitario deve ottenere la collaborazione della persona alla soluzione dei problemi o
ad affrontare le difficoltà per le quali ha chiesto aiuto.

Autodeterminazione

Chi lavora nell'ambito sociale e sanitario deve stimolare l’iniziativa della persona perché prenda delle
decisioni autonome, anziché fornirle delle soluzioni preconfezionate.
Ogni persona ha però dei limiti all'esercizio della propria autodeterminazione, limiti legati ai diritti degli
altri, alle leggi civili, all'incapacità di prendere decisioni positive e costruttive (interdetti, inabilitati, malati di
mente, ecc..) e infine decisioni contrarie alla propria morale.
Questo lavoro lungo e laborioso permette la riattivazione o la riorganizzazione delle risorse interne prima di
aggiungere un aiuto esterno.

Assenza di pregiudizi

Nell'ambito di una relazione di aiuto l'operatore deve relazionarsi con la persona in difficoltà senza opinioni
preconcette (pregiudizi) Valutare e apprezzare negativamente la persona in base alle sue abitudini, al suo
modo di agire e di pensare può inficiare irrimediabilmente il processo di aiuto. Questo principio favorisce la
collaborazione attiva e permette alla persona di affrontare attivamente le situazioni di difficoltà

Segreto Professionale

Ogni operatore sociale e sanitario deve, per legge (d.leg. N. 196/2003) oltre che per una norma etica,
mantenere il segreto professionale.
Questo principio garantisce la riservatezza soprattutto per i problemi di natura intima e delicata

Salute/Malattia

Tutte le persone desiderano vivere una vita piena, non soffrire, provare la gioia di avere un corpo e una
mente sana, vivere a lungo sulla terra in armonia con il loro ambiente realizzando una vita produttiva…
Nonostante questo i concetti di salute e di malattia sono difficilmente definibili perché risentono delle
differenze individuali, sociali, culturali e dell'evoluzione nel tempo….
Uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, e non soltanto l'assenza di malattia o di
infermità. (OMS, 1948)

Questa definizione rispecchia l'esigenza odierna di dare al concetto di salute una valenza ampia,
integrandola cioè come la capacità di adeguamento continuo e costante alla mutevolezza degli aspetti che
caratterizzano e condizionano "l'essere sano", la sua vita fisica (sintomi, malattie diagnosticate, capacità
funzionali…) quella psichica ed emotiva (percezione individuale del benessere, stato emotivo, disagio
psichico, depressione) quella relazionale, spirituale e sociale (capacità di intrattenere rapporti personali,
partecipazione sociale ecc…)
Di conseguenza la definizione del concetto di malattia ha conosciuto un'evoluzione passando da una
dimensione biomedica ("rottura dell'equilibrio dei processi fisiologici") a una dimensione psicosociale
(alterazione dell'equilibrio fra il sistema biologico, psicologico e sociale ingrati fra loro")

La malattia quindi deve essere identificata non solo come una condizione legata alla disfunzione di uno o
più organi, ma come il risultato della disarmonizzazione globale conseguente al malfunzionamento della
dimensione psichica e sociale

Bisogno

Molte discipline e scuole si sono occupate nel corso degli anni di definire e sviluppare il concetto di
bisogno, tanto da rendere difficile sintetizzare in poche righe l'immensa produzione letteraria.
Il bisogno, allora, può essere definito come quella CONDIZIONE CHE ESPRIME MANCANZA TOTALE o
PARZIALE o CARENZA DI UNO o PIÙ ELEMENTI (fame, sete, movimento, fede, affetti, comunicazione ecc..)
CHE COSTITUISCONO E CARATTERIZZANO LE DIVERSE DIMENSIONI DELLE QUALI DIPENDE "L'ESSERE SANO"

MODELLI ASSISTENZIALI
Che cosa sono???

Col termine modello assistenziale si fa riferimento ad un insieme di regole che controllano il


funzionamento dell'organizzazione la quale è direttamente legata alla mission dichiarata da ogni Servizio
Infermieristico aziendale.
Lo scopo dei modelli assistenziali è quello di sfruttare al massimo le risorse infermieristiche disponibili
cercando di garantire la sicurezza e la qualità nelle cure.
I modelli variano in termini di schema organizzativo, scopo e contesto in cui vengono applicati.
I modelli di organizzazione dell'assistenza infermieristica sono influenzati da: scenario politico della sanità,
risposte che l'organizzazione intende dare ai propri pazienti, valore della professione infermieristica (tutti
finalizzati a dare una risposta pertinente ai bisogni specifici dei singoli cittadini e della collettività).

Chi scegli i modelli assistenziali???

La scelta del modello organizzativo assistenziale dipende dalla direzione del SITRA (Servizio Infermieristico
Tecnico Riabilitativo Aziendale), che decide in collaborazione con i responsabili assistenziali di
dipartimento e i coordinatori delle unità operative.

STRUMENTI A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE, DOCUMENTAZIONE E


ORGANIZZAZIONE ASSISTENZIALE
STRUMENTI DI ORGANIZZAZIONE DELL' ASSISTENZA
Quali modelli conosciamo?

STRUMENTI DI ORGANIZZAZIONE - MODELLI ASSISTENZIALI


In una revisione della letteratura sull'efficacia dei diversi modelli organizzativi, si propone una distinzione
tra:

MODELLI TRADIZIONALI:
- Total patient care (modello della presa in carico totale)
- Functional Nursing (modello funzionale o per compiti)
- Primary Nursing (modello di assistenza personalizzata)
- Modular Nursing (modello per settori o modulare)
- Team Nursing (modello per piccola equipe)

MODELLI NUOVI:
- Case Management
- Cronich care model
- Bed Management
- Modello per intensità di cura

Si parla inoltre di modelli di tipo:


• tecnico o esecutivo in cui la centralità è data all'assistenza dove le attività vengono scomposte in processi
operativi chiari e dettagliati e il personale riveste un ruolo esecutivo. È presente una figura di
coordinamento.
• professionale in cui la centralità è rappresentata dal professionista, l'infermiere possiede autonomia,
stabilisce obiettivi di cura, progetta, gestisce e valuta l'attività, l'infermiere ha un ruolo attivo
nell'assistenza.

MODELLO DELLA PRESA IN CARICO TOTALE o TOTAL PATIENT CARE


Fino agli anni '30 poi ripreso negli anni '80. Un infermiere si prende la completa responsabilità di un gruppo
di pazienti. Raggruppamento omogeneo di pz.
Qualità dell'assistenza alta, continuità assistenziale garantita solo per un turno.
Il modello della presa in carico totale è l'antenato di tutti i modelli assistenziali. Tale modello era prevalente
negli anni 1920-1930. Cadde poi in disuso e venne ripreso intorno agli anni 1980.
Definito con terminologia inglese "total patient care model" prevede che l'infermiere eroghi assistenza
totale per un paziente o gruppo di pazienti durante l'intero turno di lavoro. Si ha dunque una certa
continuità assistenziale, al contrario di quello che avviene per il modello funzionale dove l'assistenza è
frammentata.
I pazienti vengono raggruppati secondo criteri di omogeneità.
Il paziente a causa della rotazione dei turni riceverà assistenza da più infermieri durante la sua permanenza
in ospedale, ma all'interno di uno stesso turno un unico infermiere si prenderà cura di lui.
Il modello della presa in carico totale permette l'instaurarsi di una relazione tra il paziente e il professionista
sanitario. Il paziente col passare del tempo tende a fidarsi maggiormente dell'infermiere.
L'infermiere eroga assistenza in modo diretto ed ha una certa autonomia lavorativa.

MODELLO DI ASSISTENZA FUNZIONALE o FUNCTIONAL NURSING o PER COMPITI

Originatosi intorno agli anni '40.


Infermiere capo turno assegna compiti/mansioni al personale infermieristico o di supporto in base alla
complessità. Riproduzione di una catena di montaggio.
Alta competenza nel proprio compito, ma manca continuità assistenziale e visione globale del pz. Si
assistono il maggior numero possibile di persone con poche risorse (aumenta produttività). Viene a
mancare l'attenzione ai bisogni psicosociali e non è chiara la responsabilità totale del pz.
Il modello di assistenza funzionale nasce nel periodo della Grande Depressione negli Stati Uniti (1929), in
questo periodo gli ospedali si trovano di fronte ad una grande domanda di assistenza e ad una evidente
carenza di personale.
Tale modello prevede che i compiti principali siano assegnati dal coordinatore o dall'infermiere capoturno
agli altri membri del gruppo (personale infermieristico o di supporto in base alla complessità)

MODELLO PER PICCOLA EQUIPE o TEAM NURSING

Ha avuto origine tra gli anni '50 e '60.


Un infermiere qualificato guida un'equipe composta da altri infermieri e operatori sanitari. La quota di
personale infermieristico è alquanto ridotta per contenere i costi dell'assistenza quanto più possibile. Il
capo equipe prevalentemente elabora piani di assistenza e coordina il gruppo.
Assistenza frammentata, in base alla composizione dell'equipe.
Modello che ha avuto origine tra gli anni '50 e gli anni '60. Si basa sulla collaborazione di più operatori nel
prendersi cura di un certo numero di pazienti. Il gruppo è diretto da un infermiere (team leader) composto
da altri infermieri e personale di supporto.
Il team leader pianifica, organizza, dirige e controlla e rappresenta il punto di riferimento per le altre figure
dell'equipe che svolgono compiti assegnatigli in base alle loro capacità e qualifica.
Il paziente è al centro dell'assistenza e l'assistenza è personalizzata.

ASSISTENZA PERSONALIZZATA o PRIMARY NURSING

Originatosi intorno agli anni 70.


Presenza di un infermiere referente o primario che si assume la responsabilità di un certo numero di pz,
stila piani assistenziali e quando non presente gli altri infermieri si attengono al piano assistenziale da lui
stilato e gli inviano feedback al riguardo. Solitamente il rapporto infermiere paziente è piuttosto basso e la
caratteristica di tale modello è che l'infermiere eroga assistenza diretta, non supervisiona altri
professionisti. Tale modello non prevede operatori di supporto. Comunicazione orizzontale, da operatore a
operatore. L'infermiere primario coinvolge nell'assistenza non solo il paziente ma anche i familiari e
garantisce adeguata autonomia decisionale.
Miglioramento nella qualità e continuità assistenziale, aumento dei costi legati all'assistenza,
miglioramento comunicazione.
Il modello primary nursing nasce a cavallo degli anni '60 e '70 da Marie Manthey. Alla base di questo
sistema stanno i principi di un'assistenza personalizzata, continua e di qualità.
Un infermiere funge da infermiere primario o referente per alcuni pazienti (di solito non più di 4).
L'infermiere si prende cura del paziente dall'ingresso in ospedale fino alla sua dimissione. Stabilisce un
piano di cura personalizzato e continuativo a cui gli altri membri del team debbono far riferimento quando
l'infermiere referente non è in turno.

MODULAR NURSING

Il modello di assistenza modulare combina il modello per piccola equipe e quello del primary nursing.
Il reparto viene suddiviso in settori o moduli clinici. L'assistenza viene affidata ad un gruppo o team di
personale infermieristico e personale di supporto. Viene stilato un piano di assistenza personalizzato che
viene seguito anche dagli infermieri dei turni successivi i quali possono apportarvi modifiche in autonomia
tutte le volte che lo ritengono necessario.

CASE MANAGEMENT

Il Case Management risale al 1970 e viene definito anche primary nursing di secondo livello perché
considerato un'evoluzione del primary nursing. Il case management è un modello designato per coordinare
e gestire le cure del paziente o di un target di popolazione nel continuum del sistema sanitario. L'attività è
incentrata sull'utente e ha lo scopo di integrare al massimo gli interventi necessari garantendo
un'assistenza appropriata che migliori la qualità della vita e contenere i costi.
Il case management prevede la nomina di un case manager le cui funzioni sono: accertamento,
pianificazione, implementazione e valutazione dei risultati. Il case manger crea un piano assistenziale in
collaborazione con le altre figure sanitarie incentrato sul singolo paziente e tiene conto della sua patologia
e della pregressa storia medica.

MODELLO PER INTENSITA' DI CURA

Un'organizzazione non più articolata, come da tradizione, in Reparti o Unità operative in base alla patologia
e alla disciplina medica, ma articolata in aree omogenee, che ospitano i pazienti in base alla gravità del caso
clinico e del livello di complessità assistenziale.
Attorno al paziente si muovono i professionisti e si aggregano le tecnologie.
Favorisce l'interprofessionalità, l'interdisciplinarietà, il dialogo e si propone di garantire la più completa
integrazione delle diverse competenze professionali necessarie per trattare le patologie di pazienti riuniti in
una piattaforma logistica di ricovero con uguale livello di bisogno assistenziale.
Il medico resta il responsabile del percorso diagnostico e terapeutico (ad esempio cardiologo per il
cardiopatico); all'infermiere è affidata la gestione assistenziale per tutto il tempo del ricovero.
L'assistenza per intensità di cura prevede tre livelli:
• alta intensità (le degenze intensive e sub intensive…);
• media intensità (le degenze per aree funzionali: area medica, area chirurgica...);
• bassa intensità (per pazienti post acuti).
https://www.nurse24.it/studenti/tesi/ospedali-per-intensita-di-cura-risultati-dello-studio-sui-nuovi-
modelli-assistenziali.html
CONCLUSIONI

In letteratura non emerge un modello organizzativo esemplare verso cui orientarsi, ma piuttosto la ricerca
e l'integrazione di diverse soluzioni adatte a quel contesto, a quei pazienti e a quel gruppo infermieristico.
L'assistenza infermieristica in Italia è organizzata secondo modelli classici che responsabilizzano gli
infermieri su gruppi di pazienti. Questo orientamento va arricchito con modelli più articolati. È necessario
lavorare su due piani:
1. capire come erogare meglio l'assistenza
2. come organizzare i processi di lavoro di un reparto.
Gli esiti misurati sono:
• La soddisfazione del paziente,
• le cadute, le lesioni da decubito;
• i costi,
• l'efficienza (riduzione del tempo dedicato a particolari attività, ad esempio accettazione dei pazienti);
• La riduzione delle riammissioni
• La soddisfazione e stabilità dell'equipe

STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE DELL’ASSISTENZA


DOCUMENTAZIONE E REPORT

La cartella clinica del paziente è un documento giuridico formale che fornisce la prova delle cure del
paziente e può essere scritta su carta o al computer.

Ogni struttura sanitaria ha le proprie regole sulla registrazione e sul report dei dati dei paziente che ogni
infermiere è obbligato a seguire.
Poiché la cartella del paziente è un documento legale, sono molti i fattori da considerare nella
registrazione. Il personale sanitario non solo deve mantenere la riservatezza della cartella del paziente, ma
deve anche rispettare gli standard di legge previsti per la sua compilazione
• DATA E ORA
• TEMPISTICA
• LEGGIBILITÀ e PERMANENZA
• TERMINOLGIA ACCETTATA
• ORTOGRAFIA CORRETTA
• FIRMA
• ACCURATEZZA

A supporto dell'attuazione dell'assistenza l'infermiere adotta diversi strumenti che si distinguono, per
finalità, in strumenti di PIANIFICAZIONE, cioè che prescrivono e orientano l'agire infermieristico
(rispondono alle domande: quale è il risultato che possiamo ottenere a breve termine rispetto a quel
problema? Ogni quanto tempo?) e strumenti di DOCUMENTAZIONE che documentano l'esito degli
interventi sul paziente (quali interventi ho attuato? Quali risultati sono stati ottenuti? Come ha reagito il
paziente?).

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
Linee guida
Procedure
Protocolli
Piani di lavoro
Percorso clinico assistenziale (Clinical pathway)

STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE
cartella clinica/infermieristica
Diaria
Documentazione di consulenza

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DELL’ASSISTENZA


FINALITÀ DEI STRUMENTI A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE
• Supporto organizzativo
• Rientra nell'ottica dell'efficienza assistenziale
• Rende visibili le fasi del processo di nursing
• Consente la trasversalità delle informazioni (codificate)
• Contribuiscono a mantenere collegate le attività quotidiane alla loro finalizzazione (obiettivi, aree di
risultato da perseguire)
• Consentono di trasferire approcci metodologici scientificamente corretti all'interno della operatività
quotidiana
• Supportare ciò che si fa….

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE A SUPPORTO DELL'ASSISTENZA CLINICA

Gli strumenti di pianificazione possono essere:


• monoprofessionali
(Utilizzati solo da una categoria di professionisti. Esempio: Procedura Prelievo Venoso [viene eseguita solo
dagli infermieri])
• multiprofessionali
(Utilizzati sono da più categorie di professionisti. Esempio: Linee guida per il lavaggio delle mani [viene
eseguita da tutti i professionisti sanitari])

Oppure
• standard
• individualizzati.

Standardizzazione
Personalizzazione
Risponde a bisogni comuni e generali
Risponde a bisogni specifici e in particolari condizioni

STRUMENTI INFORMATICI A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE E DELLA ORGANIZZALE ASSISTENZIALE

STRUMENTI A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE


Linee guida
Procedure
Protocolli
Piani di lavoro
Percorso clinico assistenziale (Clinical pathway)

LINEE GUIDA

Raccomandazioni di comportamento che hanno lo scopo di assistere i professionisti in situazioni particolari


Scopo: Fornire indicazioni e orientamenti derivati dalle evidenze scientifiche disponibili e validati da esperti,
sulle modalità più appropriate di comportamento.

Le linee guida sono dichiarazioni sviluppate in modo sistematico al fine di aiutare le decisioni del personale
sanitario e del paziente in merito alle cure sanitarie più appropriate per specifiche condizioni cliniche. Le
raccomandazioni possono non essere appropriate in tutte le circostanze.
• La decisione di adottare qualsiasi particolare raccomandazione deve essere fatta dal professionista
sanitario tenendo in considerazione le risorse e le circostanze disponibili del singolo paziente. Nulla di
quanto contenuto in questa linea guida è da considerarsi come un consiglio medico per specifici casi.

https://www.epuap.org/wp-content/uploads/2016/10/italiantraduzione-linee-guida-epuap-final-version-
updated-jan2016.pdf

PROCEDURA

Sequenza dettagliata e logica di operazioni diretta a vari operatori in relazione alle loro specifiche
competenze.
Scopo: Fornisce indicazioni precise circa l'effettuazione di sequenze comportamentali che non richiedono
discrezionalità.

Le procedure rappresentano la forma di standardizzazione più semplice, poiché si riferiscono ad una


successione logica di azioni, allo scopo di raccomandare la modalità ottimale di eseguire una tecnica
infermieristica semplice o complessa. Il loro essere unità elementare di un determinato processo
assistenziale, rende possibile una trasversalità di utilizzo tra differenti unità operative.

https://www.nurse24.it/studenti/standard/strumenti-standardizzazione-sanitaria-utilizzo.html

PROTOCOLLO

Schema predefinito di comportamento che si rivolge a professionisti


Scopo: fornire indicazioni di comportamento validate e piuttosto rigide in situazione definite e in contesti
specifici, che lasciano un margine di discrezionalità professionale piuttosto limitato

PIANO DI LAVORO

Integrazione organizzativa di una Unità Operativa


Scopo: garantire il raggiungimento degli obiettivi di una UO, determinare la distribuzione dei compiti, le
modalità del loro coordinamento e le risorse necessarie

PERCORSI CLINICO-ASSISTENZIALI (CLINICAL PATHWAY)

Il percorso clinico-assistenziale, chiamato anche protocollo, prestabilisce un determinato corso d'azione,


un determinato iter diagnostico, terapeutico ed assistenziale da attivare a fronte di una situazione clinica
tipica; riguarda il controllo sia della qualità che dell'appropriatezza di un insieme di attività, a volte
maggiormente legate alla diagnosi e alla cura della malattia o, in altri casi, concernenti la sfera autonoma
dell'assistenza infermieristica

ESEMPIO: PROTOCOLLO ICTUS

STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE DELL'ASSISTENZA CLINICA


Ad integrazione degli strumenti che supportano il processo di pianificazione delle cure infermieristiche è
necessario documentare l'assistenza erogata, la rivalutazione, gli esiti.

Gli scopi della documentazione sono molteplici:


• definire gli aspetti rilevanti dell'assistenza del singolo
• mantenere la continuità assistenziale
• distinguere l'attività infermieristica
• valutare l'assistenza erogata
• fornire dati per revisioni amministrative
• fornire i dati necessari per la ricerca (Palese et al., 2006)

STRUMENTI DI DOCUMENTAZIONE DELL'ASSISTENZA CLINICA


• Cartella clinica/infermieristica
• Diaria
• Documento di consulenza
• Ecc…

CARTELLA CLINICA

La Cartella Clinica è una raccolta organica di documenti sanitari nei quali sono registrate informazioni
anagrafiche, sanitarie, sociali e ambientali di un dato paziente, contiene tutto il suo percorso diagnostico
terapeutico di un unico episodio di ricovero dall' ingresso alla dimissione.
La Cartella Clinica è sempre stata considerata di pertinenza medica, in quanto riguardava prevalentemente
gli interventi di competenza medica. Oggi invece viene considerata di utilizzo multi-professionale, in quanto
molti professionisti collaborano in modo autonomo all' assistenza della persona, vengono perciò
documentati all' interno di essa gli interventi messi in atto da ciascuna figura. Si può parlare di cartella
clinica integrata, nella quale rientra la documentazione infermieristica. (Collegio

CARTELLA INFERMIERISTICA

La cartella infermieristica è considerato uno strumento informativo utile per progettare, gestire, valutare,
l'intervento assistenziale, nonché per comunicare tra gli operatori e per documentare ma soprattutto per
garantire la migliore assistenza alle persone assistite". (Zanotti, 2017)

https://www.nurse24.it/studenti/cartella-infermieristica.html

la Cartella Infermieristica fa parte della Cartella Clinica. E' la rappresentazione in forma scritta degli atti
compiuti dagli infermieri in relazione ad una determinata persona, dei rilievi effettuati sulla stessa, delle
informazioni raccolte, dei dati di carattere progettuale inerenti la pianificazione dell'intervento
assistenziale. Secondo la definizione del centro Evidence Based Nursing (EBN) è lo strumento per rendere
visibile, misurabile, osservabile il processo di assistenza infermieristica. Permette di personalizzare
l'assistenza e pianificarla, integrare l'equipe e promuovere la continuità assistenziale. È attraverso la
Cartella Infermieristica che il professionista Infermiere identifica e valuta il bisogno di assistenza
dell'utente, questo gli consente di formulare una diagnosi infermieristica. L' autonomia professionale, ha
reso di fondamentale importanza la Cartella Infermieristica. Attraverso l'identificazione dei problemi
assistenziali della persona, essa permette la programmazione di un percorso di assistenza mirato;

DIARIA INFERMIERISTICA

La scheda o diaria infermieristica, facente parte della cartella infermieristica, è il documento nel quale
l'infermiere registra, durante il proprio turno di lavoro, i dati rispetto a variazioni dello stato di salute del
paziente, e i relativi interventi assistenziali messi in atto direttamente dall' infermiere o su prescrizione
medica.
Cosa deve contenere il diario infermieristico:
- Cognome e nome del paziente
- Numero del foglio
- Data
- Indicazioni sul turno d servizio
- Rilievi e osservazioni
DOCUMENTO DI CONSULENZA

Relazione scritta da un professionista sanitario clinico che emette un giudizio clinico nei confronti di un
soggetto che ha una difficoltà/problema. Il professionista sanitario grazie alla propria esperienza e
preparazione clinica, è in grado di aiutare in capo proprio alla propria autorità professionale

GLI STRUMENTI INFORMATIVI

• Linee guida, protocolli, piani di lavoro


• Progetto assistenziale individualizzato
- 1^ fase: individualizzazione e definizione del problema
- 2^ fase: pianificazione
- 3^ fase: intervento
- 4^ fase: valutazione

LE DIVERSE STRUTTURE SOCIOASSISTENZIALI E SOCIO-


SANITARIE E ALTRI CONTESTI LAVORATIVI
LA NASCITA DEL SISTEMA SANITARIO E DELLA RETE DEI SERVIZI SOCIO SANITARI (stellina)
Il Sistema Sanitario
L'evoluzione in Italia
Il Sistema Sanitario italiano ha conosciuto una graduale evoluzione normativa che nel tempo ha portato
all'adozione del Servizio Sanitario Nazionale oggi vigente. Il percorso che ha condotto a questo risultato
visto il succedersi delle seguenti tappe.

1888
La legge Crispi istituisce il medico condotto in ogni comune

1939
Viene istituita l'assicurazione obbligatoria contro i rischi di malattia (Casse mutue provinciali)

1946 - 1956
Intervento statale a favore degli indigenti e sanità affidata alla carità religiosa.
Istituzione dei primi enti mutualistici.

1975-1978
Taferimento dell'assistenza ospedaliera alle regioni

Servizio Sanitario Nazionale (1978): evoluzione legislativa


L. 833/78: "Istituzione del servizio sanitario nazionale"
D. LGS. 502/1992 (legge attuativa): Riordino della disciplina in materia sanitaria, (Aziendalizzazione)
D. LGS 517/1993: Modificazioni al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502
L. 724/1994: Misure di razionalizzazione della finanza pubblica
D. LGS. 229/1999: Riforma Bindi

LA NASCITA DEL SISTEMA SANITARIO E DELLA RETE DEI SERVIZI SOCIO SANITARI - Area ospedaliera
(stellina)
Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico
Gli IRCCS sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico ed in quelo
della organizzazione e gestione dei servizi sanitari. Tale classificazione avviene attraverso il riconoscimento
da parte del Ministero. Possono essere sia pubblici che privati.

Aziende Ospedaliere - Universitarie


Le Aziende Ospedaliere-Universitarie sono strutture ospedaliere dove avviene la formazione del personale
medico e paramedico. Possono essere più o meno integrate con l'Università (i Policlinici hanno
un'integrazione maggiore), Possono essere pubbliche o private.

Ospedali Classificati o Assimilati SSN - Istituti Qualificati Presidio delle ASL


Entrambe queste tipologie sono Istituti qualificati come Presidi Ospedalieri integrati con il SSN senza scopo
di lucro. Gli Ospedali Classificati sono strutture proprie di enti religiosi con una storica tradizione di
assistenza; gli Istituti Qualificati sono di importanza strategica per l'ASL

Case di Cura Private


Le Case di Cura private sono ospedali privati che svolgono la sola attività di cura. Nel quadro attuale del SSN
sono in concorrenza con il pubblico. La stragrande maggioranza di esse è convenzionata con il SSN

LA RETE DEI SERVIZI SOCIO SANITARI

I servizi territoriali
- Centro diurno integrato (CDI)
- Centro diurno disabili (CDD)
- Centro psico sociale (CPS) I servizi domiciliari

I servizi residenziali
- Residenze sanitarie assistenziali (RSA)
- Residenza sanitario assistenziale per persone con disabilità (RSD)
- Ospedale
- Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC)
- Istituto di riabilitazione
- Comunità protetta (ad alta e media assistenza)
- Hospice

I servizi domiciliari
- Assistenza domiciliare integrata (ADI)
- Servizio di assistenza domiciliare (SAD)
- Ospedalizzazione domiciliare (OD)

LE VARIE STRUTTURE ASSISTENZIALI POSSONO EROGARE PRESTAZIONI SOLO SE RISPETTANO LE LEGGI


VIGENTI

Art. 1 - Finalità e oggetto


• Mediante l'autorizzazione e l'accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e
semiresidenziale, la Regione intende garantire la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e socio-
sanitarie erogate
• Attraverso la presente legge, si disciplinano i requisiti per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio e per
l'accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo diurno e residenziale

Art. 2 - Soggetti destinatari


Le strutture di cui alla presente legge sono gestite da soggetti pubblici o privati e sono rivolte a:

MINORI
ANZIANI
DISABILI
PERSONE CON PROBLEMATICHE PSICO-SOCIALI

MINORI

1. La Comunità Familiare per minori è una struttura educativa residenziale e si caratterizza per la
convivenza continuativa e stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le
funzioni genitoriali. Gli adulti fanno parte di una famiglia, anche con figli, che vive insieme ai minori nella
struttura di accoglienza, che costituisce la loro residenza abituale; possono svolgere attività lavorativa
esterna ed essere coadiuvati nelle attività
□ Numero di ospiti: max 4
□ Permanenza: di norma 24 mesi
□ Età degli ospiti: tra 0 e 17 anni

2. La Comunità Educativa per minori è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario che si
caratterizza per la convivenza di un gruppo di minori con una équipe di operatori che svolgono la funzione
educativa come attività di lavoro. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo
turni di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità
□ Numero di ospiti: max 8
□ Permanenza: di norma 24 mesi
□ Età degli ospiti: tra 3 e 17 anni

3. La Comunità di Pronta Accoglienza per minori è una struttura educativa residenziale a carattere
comunitario, che si caratterizza per la continua disponibilità e temporaneità dell'accoglienza di un piccolo
gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno assumono la funzione di adulto di riferimento,
svolgendo attività lavorativa. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni
di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità
□ Numero di ospiti: max 7
□ Permanenza: massimo 2 mesi
□ Età degli ospiti: tra 8 e 17 anni

4. La Comunità Alloggio per adolescenti è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario,
caratterizzata dalla convivenza di ragazzi e ragazze con la presenza di operatori che a turno assumono le
funzioni di adulto di riferimento. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza solamente
per alcuni momenti significativi della giornata
□ Numero di ospiti: max 4
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: tra 16 e 21 anni

DISABILI

1. La Comunità Alloggio per disabili è una struttura residenziale parzialmente autogestita destinata a
soggetti maggiorenni con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, privi di validi riferimenti familiari, che
mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa
□ Numero di ospiti: max 6
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: maggiorenni

2. La Comunità Socio-Educativa-Riabilitativa per disabili è una struttura educativa residenziale a carattere


comunitario rivolta a persone maggiorenni in condizioni di disabilità, con nulla o limitata autonomia e non
richiedenti interventi sanitari continuativi, temporaneamente o permanentemente prive del sostegno
familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente
impossibile o contrastante con il progetto individuale.
□ Numero di ospiti: max 8 (compreso 1 posto per pronta accoglienza o programmata)
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: maggiorenni

3. La Residenza protetta per disabili è una struttura residenziale destinata a persone maggiorenni, in
condizioni di disabilità con gravi deficit psico-fisici, che richiedono un elevato grado di assistenza con
interventi di tipo educativo, assistenziale e riabilitativo con elevato livello di integrazione socio-sanitaria
□ Numero di ospiti: max 16 (articolati in 2 nuclei di 8 persone, oltre 1 posto per ogni nucleo per pronta
accoglienza o programmata)
□ Permanenza: ---
□ Età degli ospiti: maggiorenni

4. Il Centro diurno socio-educativo-riabilitativo è una struttura territoriale a ciclo diurno rivolto a soggetti
in condizioni di disabilità, con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che hanno adempiuto
l'obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di inserimento lavorativo
o formativo. E' un servizio aperto alla comunità locale con funzioni di accoglienza, sostegno alla
domiciliarità, promozione della vita di relazione, sviluppo delle competenze personali e sociali
□ Numero di ospiti: di norma max 16
□ Permanenza: Il servizio è aperto per almeno 7 ore al giorno, orario 8/19, per minimo 5 gg. settimanali e
per almeno 48 settimane all'anno
□ Ospiti: soggetti che hanno adempiuto l'obbligo scolastico

ANZIANI

1. La Comunità Alloggio per Anziani è una struttura residenziale, totalmente o parzialmente autogestita,
consistente in un nucleo di convivenza a carattere familiare per anziani autosufficienti che scelgono una
vita comunitaria e di reciproca solidarietà
□ Numero di ospiti: max 6
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: persone anziane singole o in coppia autosufficienti

2. La Casa Albergo è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad anziani
autosufficienti, costituita di spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a
disposizione di chi li richiede
□ Numero di ospiti: max 60
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani autosufficienti

3. La Casa di Riposo per Anziani è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata
ad accogliere anziani autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi
o che per senilità, per solitudine o altro motivo, richiedono garanzie di protezione nell'arco della giornata e
sevizi di tipo comunitario e collettivo. E' garantita comunque la continuità dell'accoglienza agli ospiti che
presentano una parziale e temporanea riduzione dei livelli di autosufficienza entro limiti compatibili con i
servizi disponibili nella struttura
□ Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità)
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani autosufficienti o prossimi all'anzianità

4. La Residenza Protetta per Anziani è una struttura residenziale con elevato livello di integrazione socio-
sanitaria, destinata ad accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti, con
esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili a domicilio e che non
necessitano di prestazioni sanitarie complesse
□ Numero di Ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità)
con una organizzazione degli spazi e delle prestazioni per nuclei fino ad un massimo di 30
Ospiti ciascuno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità di posti letto riservati all'accoglienza
temporanea con funzione di sollievo alla famiglia
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: anziani non autosufficienti

5. Il Centro Diurno per Anziani è una struttura a regime semiresidenziale, con un elevato livello di
integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non
autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste. Il Centro diurno garantisce,
unitamente ai servizi domiciliari, la permanenza dell'utente al proprio domicilio il più a lungo possibile,
offrendo altresì sostegno e supporto alla famiglia. Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti di
eventuali ingressi in strutture residenziali
□ Numero di Ospiti: di norma max 25 presenze giornaliere
□ Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la
disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia
□ Ospiti: anziani parzialmente autosufficienti, non autosufficienti

DISAGIO MENTALE
La Comunità Alloggio per Persone con disturbi mentali è una struttura a carattere residenziale
temporaneo o permanente, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per persone che hanno
concluso il programma terapeutico riabilitativo in strutture e servizi sanitari, prive di validi riferimenti
familiari o per le quali si reputi opportuno l'allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di
sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento o reinserimento sociale
□ Numero di Ospiti: max 6
□ Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la
disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia ?
□ Ospiti: persone con disturbi mentali con un alto livello di autosufficienza ed un minimo residuo di bisogno
assistenziale sanitario

EX TOSSICODIPENDENTI

La Comunità Alloggio per ex-tossicodipendenti è un servizio residenziale a carattere temporaneo,


consistente in un nucleo di convivenza a carattere familiare per persone che hanno concluso il programma
terapeutico-riabilitativo in strutture residenziali, semi-residenziali o ambulatoriali, prive di validi riferimenti
familiari, o per le quali si reputi opportuno l'allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di
sostegno nel percorso di autonomia e di reinserimento sociale
□ Numero di Ospiti: max 6
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: persone con un passato di dipendenza da sostanze, con un alto livello di autosufficienza ed un
residuo minimo di bisogno assistenziale sanitario. La valutazione delle condizioni di accesso alla struttura ed
il programma di permanenza vengono effettuati congiuntamente dai servizi sociali e dal SERT
territorialmente competente, d'intesa con il SERT inviante

GESTANTI E MADRI

La Comunità Alloggio per gestanti e madri con figli a carico è un servizio residenziale a carattere
temporaneo, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per donne sole in attesa di un figlio o
con figli minori, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno l'allontanamento dal
nucleo familiare, e per donne detenute ammesse alla misura della detenzione domiciliare o della
detenzione domiciliare speciale previste dall'Ordinamento Penitenziario, che necessitano di sostegno nel
percorso di autonomia e di inserimento sociale
□ Numero di Ospiti: di norma fino a 5 donne con i propri figli
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: donne sole in attesa di un figlio o con figli minori. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed
il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi
sanitari competenti. L'accoglienza nella Comunità è concordata con il Responsabile della struttura

PERSONE SVANTAGGIATE

1. La Comunità Familiare è una struttura residenziale che accoglie, in via temporanea


o permanente, soggetti svantaggiati, sia minori che adulti, anche con limitata autonomia personale
caratterizzata dalla convivenza continuativa, stabile ed impostata sul modello familiare, con persone adulte
che svolgono la funzione di accompagnamento sociale ed educativo
□ Numero di Ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli
□ Permanenza: temporanea o permanente
□ Ospiti: persone, sia minori che adulti, anche disabili, con limitata autonomia personale. La valutazione
delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi
sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti

2. L'Alloggio Sociale per Adulti in difficoltà è una struttura residenziale che offre una risposta, di norma
temporanea, alle esigenze abitative e di accoglienza delle persone con difficoltà di carattere sociale, prive
del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o
permanentemente impossibile o contrastante con il progetto individuale
□ Numero di Ospiti: max 6
□ Permanenza: di norma temporanea
□ Ospiti: adulti o anziani autosufficienti con problemi esclusivamente di natura economica o sociale:
immigrati; richiedenti asilo e rifugiati; senza fissa dimora; malati di AIDS stabilizzati; persone in situazione di
grave disagio economico e a rischio di esclusione sociale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il
programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi
sanitari competenti. L'accoglienza nell'alloggio è concordata con il Responsabile della struttura

3. Il Centro di Pronta Accoglienza per Adulti è una struttura residenziale a carattere comunitario dedicata
esclusivamente alle situazioni di emergenza
□ Numero di Ospiti: max 20
□ Permanenza: di norma temporanea e non superiore ai 30/40 giorni
Ospiti: persone, italiane o straniere, con bisogni urgenti di vitto, alloggio e tutela derivanti da: verificarsi di
eventi e circostanze impreviste; grave disagio economico, familiare e/o sociale; impossibilità temporanea a
provvedere autonomamente alle proprie esigenze di alloggio e sussistenza

4. Il Centro di Accoglienza per ex-detenuti o per soggetti comunque sottoposti a misure restrittive della
libertà personale da parte dell'autorità giudiziaria, è una struttura residenziale a carattere comunitario che
offre ospitalità completa e/o diurna ai medesimi
□ Numero di Ospiti: max 10 per residenziale e 10 per ospitalità diurna
□ Permanenza: indicati nel piano individuale di reinserimento
□ Ospiti: persone, italiane o straniere, che uscendo dal carcere non hanno possibilità alternative, in quanto
prive di sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente
o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individualizzato. Le tipologie sono le seguenti:
a) soggetti in regime di semilibertà o ammessi al lavoro esterno;
b) persone in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova al Servizio Sociale (per il periodo
stabilito dal Tribunale di Sorveglianza);
c) detenuti in "permesso premio";
d) imputati in regime di arresti domiciliari;
e) ex-detenuti
La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati
dai Servizi Sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti e l'Autorità Giudiziaria. L'accoglienza nel
Centro è concordata con il Responsabile della struttura

5. La Casa Famiglia è una struttura residenziale destinata ad accogliere soggetti temporaneamente


o permanentemente privi di sostegno familiare, anche con età e problematiche psico-sociali composite,
improntata sul modello familiare e con la presenza stabile di adulti che per scelta svolgono funzioni
educative e socio-assistenziali
□ Numero di Ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli
□ Permanenza: temporanea o permanente
□ Ospiti: persone con limitazioni nelle autonomie personali e nella partecipazione alla vita sociale
conseguenti a disagio psico-sociale, disabilità, passato di dipendenza, misure alternative al carcere, vittime
di violenza o sfruttamento. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza
nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti.
L'accoglienza nell'alloggio è concordata con il Responsabile della struttura

DONNE VITTIMA DI VIOLENZA O TRATTE

La Casa di Accoglienza per donne vittime di violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento sessuale è
una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e appoggio a donne vittime di
violenza fisica o psicologica, con o senza figli, e a donne vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale,
per le quali si renda necessario il distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e l'inserimento in spazi di
accoglienza diversificati in relazione alla natura del bisogno ed al progetto di intervento
□ Numero di Ospiti: max 10
□ Permanenza: ---
□ Ospiti: donne, con o senza figli, italiane o straniere, che sono state vittime di violenza fisica e/o
psicologica, e/o vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. La valutazione delle
condizioni di accoglienza è effettuata dal responsabile della struttura e/o dai soggetti titolari dei programmi
di assistenza e integrazione sociale ex art. 18 d.lgs. 286/98, anche avvalendosi delle associazioni operanti
nel settore dell'aiuto alle donne vittime di maltrattamento familiare. Il programma di permanenza nella
struttura è definito in collaborazione con i servizi sociali e sanitari competenti

ELEMENTI DI BASE DELL'ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI:


DEFINIZIONE, SCOPI, STRUTTURA E PROCESSI
CONCETTO DI ORGANIZZAZIONE

"è un insieme ordinato di attività che servono a raggiungere un certo obiettivo, un certo scopo"

CONCETTO DI SISTEMA
Indica un insieme di soggetti collegati tra loro ed interdipendenti;
es. insieme di professionisti che lavoro in una stessa equipe / organizzazione di lavoro;

QUINDI
Un sistema esiste proprio perché si basa su di un'organizzazione cioè "un insieme ordinato di regole,
norme, schemi, indirizzati ed orientati al raggiungimento di un certo scopo e/o obiettivi"

CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE


• Suddivisione del lavoro fra più persone "in base alle professionalità, delle competenze, del livello
funzionale":
• La presenza di un centro di direzione, di coordinamento, di responsabilità;
Un’organizzazione è:
• efficace - se raggiunge gli scopi previsti/programmati, buon rapporto tra risultati raggiunti e previsti;
• efficiente - non sprecare risorse umane e materiali, cioè a parità di risultati ottenuti, una organizzazione
efficiente è quella che ha utilizzato meno risorse;
Nelle organizzazioni pubbliche la finalità primaria (mission) trae origine e forza da leggi o norme di vario
rango

LA MISSION

La mission rappresenta anche il "come" un'organizzazione intende rapportare sé stessa ai bisogni espressi
dall'ambiente di riferimento per la loro soddisfazione, dovendo essere pronta ad adeguare tale mission
rispetto all'evoluzione del contesto ambientale (es. domanda di servizi determinata dall'evolversi delle
tecnologie)

ORGANIZZAZIONE…

• DELLA STRUTTURA
- ASSI PORTANTI ORGANIZZAZIONE
- COMPETENZE PER MATERIA
- RISORSE E MEZZI
- SISTEMI OPERATIVI

• DEL LAVORO
- COMPITI, FUNZIONI, MANSIONI
- CONDIZIONI LAVORO
- DIVISIONE LAVORO, COORDINAMENTO, DELEGHE

Cosa si intende (a grandi linee …) quando si parla di organizzazione ……

micro ➜ SPECIALIZZAZIONE E COORDINAMENTO DELLE UNITA' ORGANIZZATIVE ➜ MANSIONI o INSIEMI DI


MANSIONI (COMPITI)

macro ➜ FORMA (ARCHITETTURA) ORGANIZZATIVA RETE ESTERNA ➜ INSIEMI DI ATTIVITA', INSIEME DI


RUOLI (STRUTTURA)

STRUTTURA ORGANIZZATIVA

COMPITO
Insieme di attività elementari, collegate tra di loro e necessarie per svolgere una certa attività;

MANSIONE
se uniamo un insieme di compiti di una persona otteniamo la Mansione

In ogni attività esiste un mansionario, cioè un manuale in cui sono indicati i compiti di ciascuno, in relazione
"all'inquadramento" ossia contratto di lavoro:

ORGANO
• Tutte le persone che hanno le stesse mansioni nella stessa impresa;
• Definiamo "organo" l'insieme delle persone che svolgono le stesse mansioni, es. area sanitaria
"Infermiere, OSS, Medico, Assistente Sociale"

Lessico organizzativo
Compito: singola attività svolta per il raggiungimento di un risultato
Mansione: insieme di compiti (più o meno omogenei) che connotano lo spazio organizzativo affidato ad
una persona
Posizione: il punto occupato dal titolare di una mansione nella struttura organizzativa
Ruolo: il comportamento atteso dalla persona cui è affidata una posizione
Struttura: insieme delle posizioni contenute nell'organizzazione

Le variabili che influiscono sull'organizzazione

• ESOGENE
NORME
AMBIENTE DI RIFERIMENTO
STRATEGIA
TECNOLOGIE

• ENDOGENE
CARATTERISTICHE MISSION
SISTEMA DEI VALORI
SOGGETTI DECISIONALI
PROCESSI DECISIONALI
RELAZIONI DI RECIPROCITA' (gruppi, coesione/conflitto, cultura)
COMPETENZE, BISOGNI DEGLI INDIVIDUI

Le variabili organizzative
➤ Variabili relative alla divisione e/o specializzazione del lavoro
➢ tipo di divisione/specializzazione (orizzontale verticale)
➢ grado di specializzazione
➤ variabili relative al coordinamento
➢ tipo di meccanismi
➢ intensità del ricorso a singoli meccanismi
➢ combinazione di meccanismi

Postulati dell'organizzazione
✓ L'organizzazione è un sistema composto da più variabili
✓ Queste variabili sono tra loro interdipendenti
✓ Non esiste un modello organizzativo ottimale, ma un'organizzazione è efficace solo se è coerente
rispetto alla mission da assolvere
✓ Il sistema è aperto verso l'ambiente esterno
✓ Un corretto processo di cambiamento comporta un riadattamento di tutte le variabili

APPRENDIMENTO
➢ Un'organizzazione è tale se sa apprendere dall'ambiente in cui opera
➢ La sua efficacia è data dalla qualità degli scambi che sviluppa fuori e dentro di sé
➢ Un cambiamento può nascere da qualsiasi punto, ma insiste su tutto il sistema di scambi in cui
l'organizzazione è inserita
Capacità di mantenere in tensione il sistema organizzativo al fine di riuscire a perseguire il proprio
obiettivo, pur variando il sistema di variabili interne ed esterne che lo definiscono

FUNZIONE STRATEGICA PER L'ORGANIZZAZIONE

Cambiamento variabili esterne


Cambiamento variabili interne
Apprendere per trasformare tali segnali in azioni e metodologie capaci di fornire risposte adeguate per il
perseguimento della MISSION

LE ORGANIZZAZIONI PUBBLICHE

L' amministrazione pubblica in senso funzionale è l'attività svolta nell'ambito delle strutture pubbliche
L'evoluzione degli studi di questi ultimi vent'anni accoglie un'accezione di sistema pubblico come insieme di
"aziende" dotate di autonomia

Ambito di intervento
• la macro struttura organizzativa definisce le modalità di divisione del lavoro e di coordinamento tra le
principali unità organizzative dell'impresa;
• la micro struttura definisce la modalità di aggregazione di attività e compiti in mansioni attribuibili a
"unità" rappresentate da posizioni di lavoro e singole persone.
• I meccanismi di coordinamento costituiscono il "lubrificante" tra le strutture che interagiscono all'interno
dell'organizzazione (tra posizioni e tra unità organizzative)
• I sistemi di gestione del personale, incentivazione, sistemi di valutazione e di carriera

• Unità organizzative => si suddivide attività ed attori in cui l 'impresa si suddivide


• Posizione => collocazione organizzativa
• Mansione => insieme di compiti/operazioni attribuiti ad una posizione
• Ruolo => insieme di comportamenti attesi da chi svolge date mansioni, finalizzato alla copertura di un
grado di responsabilità definito

L'azienda sanitaria
• Le AS sono degli istituti, ovvero delle aggregazioni di individui che hanno delle finalità specifiche che
perseguono attraverso un'attività economica
• Società umana configurata secondo un modello istituzionalizzato di strutture e regole di comportamento
• Complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali
➢ Duraturo
➢ Dinamico
➢ Ordinato secondo proprie leggi
➢ Autonomo
➢ Unitario per i rapporti che lo costituiscono
➢ Volto alla realizzazione di fini comuni

Le caratteristiche dei sistemi aziendali

• Complessità: il sistema aziendale è composto da più elementi e caratterizzato dalla presenza di


interrelazioni tra le parti e dalla necessità di organizzare ed integrare tali relazioni;
• Sistema interno: ciascuna parte dell'organizzazione può definirsi come sottosistema del sistema
aziendale. L'insieme di questi sottosistemi, costituisce il sistema interno dell'azienda;
• Olismo: poiché l'insieme delle parti che costituiscono un'organizzazione ha un valore superiore a quello
delle singole parti considerate unitariamente;
• Aperti: poiché interagiscono con l'ambiente in cui sono inserite, non possono isolarsi e seguono
continuamente un processo di adattamento e influenza con esso;

Influenze delle caratteristiche del contesto operativo

Cambiamenti organizzativi
• cambiamenti strutturali
• cambiamenti delle competenze richieste ai livelli di responsabilità

Cambiamenti sociali, economici e tecnologici


• invecchiamento popolazione
• evoluzione/domanda
• evoluzione tecnologica/evoluzione
• attività medica
• evoluzione informatica
• modifiche del Welfare

Cambiamenti istituzionali
Cambiamenti economico - sociali
Cambiamenti organizzativi
Fabbisogno di interventi organizzativi
Riprogettazione assetto organizzativi

Assetto organizzativo

Può essere definito come una delle risorse fondamentali di cui necessita ogni entità strutturata per il
proprio funzionamento.
Si compone di:
➢ STRUTTURA ORGANIZZATIVA
➢ MECCANISMI OPERATIVI
ASSETTO ORGANIZZATIVO STRUTTURA ORGANIZZATIVA SISTEMI OPERATIVI SISTEMA DI GESTIONE DEL
PERSONALE MACROSTRUTTURA SISTEMA DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO MICROSTRUTTURA
SISTEMA INFORMATIVO VARIABILI INDIVIDUALI, SOCIALI, DI CONTESTO VARIABILI INDIVIDUALI:
COMPETENZE, VALORI, BISOGNI VARIABILI SOCIALI: GRUPPI, COESIONE/CONFLITTO, CULTURA VARIABILI DI
CONTESTO: AMBIENTE, STRATEGIA, TECNOLOGIE…

Le cinque parti fondamentali dell'organizzazione

Nel modello di Mintzberg l'organizzazione viene definita come il complesso delle modalità secondo le quali
viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento tra tali compiti.

La necessità di dividere il lavoro avviene in relazione all'attività svolta dall'organizzazione, dal grado di
complessità e dalle tecnologie utilizzate.
Il coordinamento tra i compiti rappresenta un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi
aziendali, si esprime in cinque meccanismi:
1. Adattamento reciproco: comunicazione informale;
2. Supervisione diretta: persona che assume la responsabilità del lavoro di altri, dando ordini e controllando
le azioni;
3. Standardizzazione degli output: si specificano i risultati;
4. Standardizzazione delle capacità di lavoratori: si specifica il tipo di formazione richiesta;
5. Standardizzazione dei processi produttivi.

Il vertice strategico, assicura che l'organizzazione assolva in modo efficace la sua missione e che risponda ai
bisogni di coloro che la controllano.

Il nucleo operativo, formato dai dipendenti che svolgono l'attività direttamente collegata alla produzione
dei beni e dei servizi; rappresenta la parte quantitativamente più rilevante.

La linea intermedia, intesa come la gerarchia di manager che collega il vertice strategico al nucleo
operativo; la presenza di una linea intermedia più o meno numerosa è direttamente proporzionale alle
dimensioni dell'azienda e dalla misura in cui si ricorre alla supervisione ai fini del coordinamento. Inoltre
deve gestire le condizioni di confine poiché deve mantenere contatti con soggetti interni o esterni la cui
attività è interdipendente con quella della propria struttura complessa, servizio o dipartimento.

La tecnostruttura, provvede a determinare interventi di standardizzazione, è composta da coloro che


contribuiscono all'attività organizzativa con ricaduta verso il lavoro altrui. La funzione fondamentale è
quella di progettare, pianificare, addestrare ed aggiornare. Si articola in posizioni singole o in uffici, fornisce
supporto alle decisioni strategiche senza partecipare né al processo operativo né a quello decisionale.
Lo staff di supporto, fornisce i servizi non direttamente collegati al flusso operativo, ma indispensabili per il
funzionamento dell'azienda

Tipologia di Modelli Organizzativi


L'interagire di più elementi tende a combinarsi secondo tipologie ideali di organizzazione:
• Struttura semplice
• Struttura funzionale
• Struttura divisionale
• Struttura per progetto
• Struttura per matrice

La struttura semplice
È caratterizzata da minimo livello di varietà interna e con solo 2 livelli gerarchici: è costituita infatti da un
imprenditore e alcuni soci o operai.
La struttura funzionale
• Nella struttura funzionale le diverse attività dell'organizzazione sono raggruppate per funzioni
fondamentali, acquisti, produzione, vendita, sfruttando così le economie di scala e di esperienza che da
esse possono venire, grazie all'utilizzo del principio di similarità
• Per questo motivo molto spesso il coordinamento avviene per standardizzazione delle attività interne alle
diverse funzioni e tra funzioni stesse - ma in questo secondo caso è probabile anche l'adattamento
reciproco tra direttori di funzione. Se abbastanza sviluppata la forma funzionale può racchiudere tutte le
cinque parti, compresa la linea intermedia che si crea grazie alla deroga delle attività dal vertice strategico.

IL MODELLO FUNZIONALE

La struttura funzionale caratteristiche salienti

Punti di forza
• facilita le economie di scala all'interno delle unità funzionali
• permette lo sviluppo di conoscenze e capacità approfondite
• permette all'azienda di conseguire obiettivi funzionali
• é da preferire in presenza di un solo prodotto o pochi prodotti

Punti di debolezza
• tempo di risposta lento di fronte ai cambiamenti ambientali
• può causare un accumulo di decisioni al vertice e il sovraccarico della gerarchia
• porta ad uno scarso coordinamento orizzontale tra le unità organizzative
• implica una visione ristretta degli obiettivi organizzativi

• Essendo pressoché molto rigida, la struttura funzionale è adatta per ambienti competitivi stabili, poco
dinamici, con richieste da parte del mercato costanti che in tal modo permettano economie di scala nella
produzione e distribuzione, nonché nell'acquisto. E' dunque molto efficiente, ma rigida. Molte volte, a
causa della sua rigidità, e dei processi interni di potere e stratificazione nel tempo, si viene a creare una
certa ipertrofia della linea intermedia e della tecnostruttura
• E' adatta per controllare molto i costi e per ridurre la ridondanza al minimo. Se l'ambiente si mantiene
stabile e poco differenziato, allora questa è la struttura adatta; ma se l'ambiente varia ci troveremo
sicuramente in difficoltà poiché, anche l'Organizzazione dovrà variare.

La struttura divisionale

Il modello divisionale rende le strutture più flessibili perché riproduce a livello di ogni singola divisione le
condizioni operative ed organizzative tipiche di una impresa e considera le divisioni come centri di profitto
Risponde alle seguenti esigenze:
• crescita dimensioni aziendali
• proliferazione di prodotti/servizi
• sviluppo tecnologico
• ambienti tendenzialmente instabili
• strategie di differenziazione La struttura divisionale

Potere organizzativo:
• ampia autonomia delle divisioni
• conflitti interdivisionali e fra divisioni e unità centrali
• stile di direzione tendenzialmente consultivo e partecipativo
caratteristiche salienti

Punti di forza
• indicata in caso di rapidi cambiamenti in un ambiente instabile
• porta alla soddisfazione del cliente perché le responsabilità sul prodotto e i punti di contatto sono chiari
• genera un alto grado di coordinamento tra le funzioni
• permette alle unità di adattarsi a differenze di prodotto, geografiche, di clientela
• é da preferire in organizzazioni di grandi dimensioni con molti prodotti
• decentralizza il processo decisionale

Punti di debolezza
• elimina le economie di scala nelle unità funzionali
• porta a uno scarso coordinamento tra le linee di Prodotto
• elimina l'approfondimento delle competenze e la specializzazione tecnica
La struttura a matrice

La struttura a matrice si implementa se vigono le seguenti condizioni:


• Esiste una pressione a condividere risorse scarse tra le linee di prodotto
• Esiste una pressione ambientale verso due o più output critici, come ad esempio, verso una conoscenza
tecnica approfondita (struttura funzionale) e verso l'innovazione di prodotto (struttura divisionale)
• L'ambiente di riferimento è sia complesso che incerto

caratteristiche salienti

Punti di forza
• realizza il coordinamento necessario per far fronte a richieste duali da parte dei clienti
• assicura la condivisione flessibile delle risorse umane tra i prodotti
• si adatta a decisioni complesse
• e cambiamenti frequenti in un ambiente instabile
• offre opportunità per lo sviluppo di competenze sia funzionali sia di prodotto
• é da preferire in organizzazioni di media grandezza con molteplici prodotti

Punti di debolezza
• espone i partecipanti a una duplice autorità, può creare confusione e risultare frustrante
• implica che i partecipanti abbiano buone capacità interpersonali e ricevano una formazione approfondita
• assorbe molto tempo: comporta frequenti riunioni e sessioni di risoluzione dei conflitti
• non può funzionare se i partecipanti non la comprendono e non adottano relazioni collegiali anziché
verticali
• richiede grandi sforzi per mantenere un bilanciamento del potere

Caratteristiche dei Modelli Organizzativi


• Flessibilità e rapidità di risposta ai cambiamenti
• Integrazione trasversale
• Multidisciplinarietà

Caratteristiche delle aziende sanitarie


• Elevato livello di specializzazione, dunque alta complessità
• Fabbisogno di integrazione e coordinamento
• Impossibilità di standardizzare servizi
• Compito sociale
• Incomprimibile autonomia professionale
La Costituzione italiana fu approvata il 22 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948

Art. 32

" La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo, interesse della collettività e
garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La
legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."

Organizzazione dei sistemi sanitari nel mondo

E' possibile individuare due modelli "estremi" di sistemi sanitari


Il modello economico di "libero mercato" applicabile alle imprese private è difficilmente applicabile al
settore sanitario in quanto:
• Sono presenti asimmetrie informative: colui che paga non ha sufficienti informazioni sul servizio da
acquistare
• Tale asimmetria è aggravata dalla impossibilità decisionale del paziente nei casi d 'urgenza
• Nel "mercato" della sanità a decidere la "domanda di consumo" non è il consumatore finale (il paziente)
ma un intermediario (il medico). È il medico che stabilisce il percorso diagnostico - terapeutico più
appropriato del paziente. Nella sanità la domanda è praticamente "indotta" o guidata dall'offerta
• Il costo del servizio è, in genere, sostenuto dal cosiddetto "terzo pagante" (lo Stato, un'assicurazione
sociale o privata)
• Vi sono numerosi problemi nella definizione del prodotto "salute" e del prodotto "guarigione" la
"domanda" è tendenzialmente infinita e non prevedibile
• La salute è considerata un "bene primario essenziale " all'art. 32 della Costituzione e non un "prodotto"
L'alternativa al sistema di libero mercato in sanità è la programmazione. Cioè lo Stato attraverso lo
strumento della programmazione stabilisce cosa produrre, come produrre e per chi produrre

In realtà non esistono sistemi interamente privati o interamente pubblici. Nel mondo esistono tanti sistemi
sanitari diversi. Le tre tipologie principali sono:

Modello Beveridge (es. Gran Bretagna, Italia)


• Copertura sanitaria generalizzata della popolazione
• Controllo o proprietà pubblica dei fattori della produzione
• Finanziamento principalmente tramite tassazione fiscale con o senza ticket
• Rapporto di lavoro pubblico o misto per il personale sanitario

Modello Bismarck (es. Germania, Francia)


• Sistema assicurativo sociale
• Proprietà tendenzialmente privata dei fattori di produzione
• Finanziamento tramite premi assicurativi con o senza ticket
• Rapporto di lavoro privatistico per il personale sanitario

Modello di libero mercato (es. Svizzera, Stati Uniti)


• Sistema assicurativo privato
• Proprietà privata dei fattori di produzione
• Finanziamento tramite premi assicurativi
• rapporto di lavoro privatistico sanitario

L'evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale

Prima del 1978 -> sistema sanitario di tipo mutualistico - assicurativo (modello Bismarck)
Dopo il 1978 - > istituzione del SSN con la L. 833/1978: sistema sanitario universalistico basato sui principi
del welfare state (modello Beveridge)

Definizione del SSN: "Complesso delle funzioni, strutture, dei servizi e attività destinati alla promozione,
mantenimento e recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione, senza distinzioni di
condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti dei
servizi"
Princìpi a cui si ispira l'organizzazione del SSN: universalità e uguaglianza degli utenti, territorialità,
globalità degli interventi, partecipazione democratica dei cittadini

ORGANIGRAMMA
Dir. Generale Dir. Amministrativo Dir. Sanitario Unità di Staff Segr. Direzione e Affari Legali Serv. Prevenz. e
Protezione Aziend. Sistema Informat. Sanitario Serv. Epidemiolog. e Definizione Off. Prestazioni Sanit.
Collegio Sindacale Collegio Direzione Consiglio Sanitari S.I.T.A. Dir. Affari Generali Personale Aggiorn.
Reatino Convenz. Area giuridico amministrativa Dir. Dir. Economico Finanziaria Dir. Sistema Informatico
Patrimoniale Area tecnica Dir. Acquisiz.Beni e Servizi Dir. Tecnico Dir. Formazione Dir. U.R.P.
D.A.Presid.Osp. del D.A.Territ. e Stab. Rieti Stab. Amatrice Stab. Magliano S. DISTRETT I Territoriale (2) (2)
D.S.M . (2) DIP. PREVENZIONE (2) D.I.S.S.T.M.I . (2) Presidio Ospedaliero del Reatino (1) Med. di Base Ass.
Special. Ambul e CUP Ass. Domiciliare Relazioni Esterne e Sviluppo Qualità Valutazione e Controllo
Strategico Controllo di Gestione ORGANIGRAMMA Servizio Farmaceutico (1) = L'articolazione della funzione
ospedaliera viene dettagliata alla successiva Tavola 4 (2) = L'articolazione della funzione territoriale viene
dettagliata alla successiva Tavola 3 Area economicologistica Tavola 1

3 LIVELLI DEL SISTEMA SANITARIO:

STATO

REGIONI

AZIENDA

L'evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale (finanziamento)


➢ D.Lgs. 56/2000, L. 405/2001 e riforma Titolo V Costituzione: viene assegnata la totale responsabilità del
sistema sanitario alle Regioni (federalismo in sanità).
➢ Prima del 2000 la spesa sanitaria veniva essenzialmente finanziata mediante trasferimenti di fondi dallo
Stato alle Regioni
➢ Il D. Lgs. 56/2000 ha abolito la maggior parte dei trasferimenti erariali in favore delle Regioni che sono
compensati:

Finanziamento regionale:
◾ con l’addizionale regionale IRPEF (imposta sulle persone fisiche) e con l’IRAP (imposta regionale sulle
attività produttive)
◾ con la compartecipazione regionale all’IVA (parte del gettito IVA viene incassato dalle Regioni)
◾ con la compartecipazione regionale all’accisa sulla benzina
◾ con altri meccanismi di autofinanziamento regionale (aumento quota fissa su prescrizioni farmaceutiche,
ecc.)
◾ esiste comunque un Fondo stanziato dallo Stato perle Regioni che presentano elevati deficit economici

➢ È competenza delle Regioni disciplinare il finanziamento delle AUSL sulla base di una quota capitaria
considerato i caratteri della popolazione e del territorio

L'ASL da produttore ad acquirente

L'ASL garantisce la tutela della salute per conto della Regione tramite l'acquisto di servizi sanitari da
produttori pubblici (es. ospedali) e privati
Il finanziamento alle ASL per acquistare i servizi è basato sulla quota capitaria.
La remunerazione dei soggetti erogatori dei servizi sanitari (produttori pubblici e privati) è basato su
pagamento a prestazione, tranne per i MMG (Medici di Medicina Generale) e PLS (Pediatri di Libera Scelta)
pagati per la parte maggiore a quota capitaria.

EFFICIENZA
• È il rapporto tra costi (servizi) e benefici (diminuzione della morbilità e/o mortalità)
• Ha due componenti: efficienza clinica ed efficienza di produttività che si ottengono dalla capacità
tecnico-professionale, dalla qualità delle strutture, e dalla disponibilità delle risorse.
• L'efficienza può avere una soglia verso il basso e una verso l'alto.
• L'efficienza tecnica si ha quando l'utilizzo in modo razionale della tecnologia disponibile rende il massimo
prodotto possibile, in definitiva efficienza nell'impiego delle risorse.

Analisi di Efficienza
EFFICIENZA = COSTO DELLE RISORSE
OUTPUT
OUTPUT???
• n. prestazioni sanitarie
• n. pazienti partecipanti ad un trattamento
• n. sperimentazioni

EFFICACIA
• L'efficacia è la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
• L'efficacia a priori è quella relativa all'utilizzo di tecnologie efficaci.
• L'efficacia a posteriori è quella della valutazione dei risultati del sistema di cure in termini di salute

Analisi di Efficacia
EFFICACIA = Grado di raggiungimento di un obiettivo (sia qualitativo che quantitativo)

OBIETTIVO???
• n. pazienti dimessi
• n. anni di vita salvati
• n. giornate di degenza ridotte
• miglioramento della qualità della vita

Economicità

Non significa semplicemente copertura di tutti i costi (=valore delle risorse consumate, cioè degli input) da
parte di tutti i ricavi (= valore di quanto prodotto, attribuito dal mercato oppure dalla comunità economica)
Ma anche
Capacità di soddisfare nel tempo tutte le categorie di interessi che insistono sull'azienda avanzate dai
diversi stakeholders:
- Dipendenti,
- Direzione,
- Utenti/Pazienti,
-…
E' la misurazione del costo (consumo di risorse) in rapporto alla produzione del servizio, e anche la capacità
di combinare opportuni livelli di costi nella produzione dei servizi

Appropriatezza

"L'appropriatezza è la pertinenza delle attività assistenziali rispetto a persone, circostanza e luogo, questi
devono essere valide ed accettabili da un punto di vista scientifico sia per l'operatore sanitario che per gli
utenti. Ovvero, pertinenza tra specifici bisogni di salute e modalità/tipo di prestazione erogate"
Holland 1985

Il sistema "Azienda sanitaria"

STRUTTURA ORGANIZZATIVA
RESOURCES
o PATIENTS STAFF CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY oHUMAN oSTRUCTURAL oTECHNOLOGICAL {o oNurse
Staffing (Level and ability) Support Staffing PROCESSES OUTCOMES NURSING PROCESS NURSING VIGILANCE
INPUT PROCESS OUTPUT {Support services DIRECT INDIRECT ADVERSE EVENTS PREVENTION oFailure to
rescue oEtc MEDICAL SUPPORT ACTIVITY CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY PHYSIOLOGICAL
SAFETY LOVE GORDON'S FUNCTIONAL HEALTH PATTERNS INPUT ORGANIZZATIVO PROCESSO OUTPUT
PATIENTS STAFF
oRisorse umane oRisorse strutturali BIS.FISIOLOGICI MODELLO BIOMEDICO PATIENTS STAFF MODELLO
ASSISTENZIALE oRisorse umane oRisorse strutturali fisiologici sicurezza social i stima realizzazione
MODELLO BIO PSICO-SOCIALE PATIENTS STAFF

MODELLO ASSISTENZIALE
METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO
EROGAZIONE DELL'ASSISTENZA

SCENARIO PRECEDENTE

SITUAZIONE RAPPRESENTATA DALLA NORMATIVA VIGENTE

PAZIENTE MEDICO INFERMIERE OSTETRICA OP. SOCIALE AUSILIARIO


PAZIENTE MEDICO INFERMIERE PSICOLOGO OP. SOCIALE (OTA - OSS)
ALTRE PROFESSIONI SANITARIE AUTONOME

Nelle strutture sanitarie vanno riconosciute e tipizzate Linee di attività assistenziale afferenti alle diverse
professionalità dotate di specificità ed autonomia tra loro fortemente e dinamicamente integrate al fine di
garantire al paziente prestazioni appropriate, tempestive, quantitativamente e qualitativamente
soddisfacenti

LINEE DI ATTIVITA' ASSISTENZIALE


ASSISTENZA MEDICA ASSISTENZA INFERMIERISTICA ASSISTENZA PSICOLOGICA ASSISTENZA SOCIALE
ASSISTENZA ALBERGHIERA PAZIENTE

STRUMENTI PER LO SVILUPPO DELLA LINEA DI ATTIVITA'


"ASSISTENZA"
PROTOCOLLI ………
CARTELLA ………
AMBULATORIO ………
UU.OO. A GESTIONE ………

METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO: erogazione dell'assistenza

Diverso dagli altri lavori per la finalità: erogare un servizio e non un bene (come succede negli altri lavori)

I princìpi del Servizio sanitario nazionale (SSN)

La salute è diritto di tutti, tutelato dalla Costituzione italiana


Il Servizio sanitario nazionale (SSN) è un sistema di strutture e servizi che hanno lo scopo di garantire a tutti
i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l'accesso universale all'erogazione equa delle prestazioni sanitarie,
in attuazione dell'art.32 della Costituzione, che recita:
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e
garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento
sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal
rispetto della persona umana".

I principi fondamentali

I principi fondamentali su cui si basa il SSN dalla sua istituzione, avvenuta con la legge n.833 del 1978, sono
l'universalità, l'uguaglianza e l'equità.

Universalità
Significa l'estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione. In osservanza del nuovo concetto di
salute introdotto dalla legge di istituzione del SSN. La salute, a partire dal 1978, è stata intesa infatti non
soltanto come bene individuale ma soprattutto come risorsa della comunità.
Il SSN nella pratica applica questo principio attraverso la promozione, il mantenimento e il recupero della
salute fisica e psichica di tutta la popolazione con una organizzazione capillare sul territorio nazionale i cui
servizi sono erogati dalle Aziende sanitarie locali, dalle Aziende ospedaliere e da strutture private
convenzionate con il SSN. Tutti garantiscono, in modo uniforme, i Livelli essenziali di assistenza (LEA) alla
popolazione.

Uguaglianza
I cittadini devono accedere alle prestazioni del SSN senza nessuna distinzione di condizioni individuali,
sociali ed economiche. Ai cittadini, che non appartengono a categorie esenti, è richiesto il pagamento di un
ticket che varia per ogni singola prestazione prevista dai LEA.

Equità
A tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni di salute. Questo è il
principio fondamentale che ha il fine di superare le diseguaglianze di accesso dei cittadini alle prestazioni
sanitarie. Per la sua applicazione è necessario:
garantire a tutti qualità, efficienza, appropriatezza e trasparenza del servizio e in particolare delle
prestazioni;
fornire, da parte del medico, infermiere e operatore sanitario, una comunicazione corretta sulla
prestazione sanitaria necessaria per il cittadino e adeguata al suo grado di istruzione e comprensione
(consenso informato, presa in carico).

I principi organizzativi

I principi fondamentali del SSN vengono affiancati dai principi organizzativi che sono basilari per la
programmazione sanitaria. I più importanti sono elencati di seguito.

Centralità della persona


Si estrinseca in una serie di diritti esercitabili da parte dei singoli cittadini e che rappresentano dei doveri
per tutti gli operatori sanitari, dal medico a chi programma l'assistenza territoriale. I diritti principali sono:
• libertà di scelta del luogo di cura
• diritto a essere informato sulla malattia
• diritto a essere informato sulla terapia e opporsi
• dare il consenso (consenso informato)
• diritto del paziente di "essere preso in carico" dal medico o dall'équipe sanitaria durante tutto il percorso
terapeutico
• diritto alla riservatezza
• dovere della programmazione sanitaria di anteporre la tutela della salute dei cittadini (che rappresenta il
motivo principale dell'istituzione del Ssn) a tutte le scelte, compatibilmente alle risorse economiche
disponibili.

Responsabilità pubblica per la tutela del diritto alla salute


La Costituzione prevede per la tutela della salute competenze legislative dello Stato e delle Regioni. Lo
Stato determina i LEA che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Mentre le Regioni
programmano e gestiscono in piena autonomia la sanità nell'ambito territoriale di loro competenza.

Collaborazione tra i livelli di governo del SSN


Stato, Regioni, Aziende e Comuni, nei rispettivi ambiti di competenze, devono collaborare tra di loro, con
l'obiettivo di assicurare condizioni e garanzie di salute uniformi su tutto il territorio nazionale e livelli delle
prestazioni sanitarie accettabili e appropriate per tutti i cittadini.
Valorizzazione della professionalità degli operatori sanitari
La professionalità dei medici e infermieri, non solo in senso tecnico, ma anche come capacità di interagire
con i pazienti e rapportarsi con i colleghi nel lavoro di équipe, è determinante ai fini della qualità e
dell'appropriatezza delle prestazioni.

Integrazione socio-sanitaria
È un dovere integrare l'assistenza sanitaria e quella sociale quando il cittadino richiede prestazioni sanitarie
e, insieme, protezione sociale che deve garantire, anche per lunghi periodi, continuità tra cura e
riabilitazione.

Differenze tra Lavoro sociale e sanitario

Servizio:
• Non è sempre tangibile (interventi educazionali)
• Viene fruito nel momento in cui viene erogato
• Quando si eroga è importante l'aspetto specialistico e relazionale
• È la risposta ai bisogni conseguente all'analisi dei problemi

Bene:
• È sempre tangibile
• Il risultato è sempre un prodotto
• Non si consuma nel momento in cui viene prodotto

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