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16 dicembre 2022
1° parte:
- dal coordinamento agli incarichi di organizzazione;
- responsabilità dell’esercente le professioni sanitarie;
- leadership;
- sviluppo professionale;
L’ESERCIZIO PROFESSIONALE
nel marzo 1854 allo scoppio della guerra in Crimea alla Nightingale venne proposto di organizzare un gruppo di
infermiere e lavorare in ospedali militari. Alla Nightingale si devono le teorie del nursing, dell’ambiente e la
intuizione di una tecnica infermieristica che avesse propria autonomia in quanto diversa dalla disciplina medica;
la legge Crispi del 17 luglio 1890 trasformò le Opere Pie in Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab), che
passarono sotto il controllo pubblico dei Comuni, attraverso le Congregazioni di Carità. La legge proibiva la
presenza del clero negli organi di gestione. Quindi definisce il superamento dell’assistenza legata a religiosi;
un ruolo di infermiere con mansioni direttive viene espresso nel Regio Decreto del 1925. Il decreto stabilisce che
l’Infermiere può e deve formarsi e seguire un apposito percorso che lo possa abilitare al ruolo delle Funzioni
Direttive («Presso le scuole-convitto può essere istituito un terzo anno di insegnamento per la abilitazione a
funzioni direttive.»);
il Regio Decreto 21 novembre 1929, n. 2330 dispone (art. 26) che nel percorso formativo dell’abilitazione a
funzioni direttive sia compresa “tecnica ospitaliera con speciale riguardo alle funzioni di caposala”;
L’ESERCIZIO PROFESSIONALE
di abilitazione a funzioni direttive si parla anche nel Regio Decreto n. 1265/1934 (Testo unico delle leggi sanitarie) in cui si
ribadisce (all’art. 135) la obbligatorietà della frequenza di un terzo anno in aggiunta ai due previsti per il conseguimento del
titolo;
l’ art.41 del D.P.R 27 marzo 1969, n.128 individua le mansioni del caposala:
• controlla e dirige il servizio degli infermieri e del personale ausiliario;
• controlla il prelevamento e la distribuzione dei medicinali, del materiale di medicazione e di tutti gli altri materiali in
dotazione ed è responsabile della tenuta dell'archivio;
• controlla la qualità e quantità delle razioni alimentari per i ricoverati e ne organizza la distribuzione;
il D.M. Sanità 8 febbraio 1972 ha modificato significativamente le disposizioni presenti nei Regi Decreti del 1925 e 1934:
“Modificazioni al programma del Corso AFD”. Il corso comprende anche materie a carattere giuridico-gestionale finalizzate
all’ottenimento della funzione direttiva;
un ulteriore sviluppo del ruolo di caposala si ha all’interno delle riforme che hanno portato poi alla stesura e all’approvazione
della Legge 833/78 (nascita del Sistema Sanitario Nazionale) le sue mansioni cambiano, gli vengono assegnate nuove
competenze, dirige il personale infermieristico e quello ad esso subordinato, coordina i prelievi e il controllo della terapia
farmacologica, gestisce i presidi medicali, gli archivi e le diete dei pazienti;
L’ESERCIZIO PROFESSIONALE
con il D.P.R. 761/1979 il personale con il ruolo di caposala è collocato nel Profilo Professione di Operatore Professionale
Coordinatore di prima categoria. I coordinatori assicurano il conseguimento degli obiettivi stabiliti dagli organi dell' unità
sanitaria locale e i relativi adempimenti da parte dei servizi, nel rispetto della autonomia degli stessi, ai coordinatori è
corrisposta una indennità nella misura stabilita dall'accordo nazionale unico;
il D.P.R. 821/1984 definisce la figura dell’operatore professionale coordinatore. Con questo decreto al coordinatore vengono
riconosciute capacità e competenze autonome professionali e manageriali, nonché attività didattiche finalizzate alla
formazione di infermieri;
il D.M. 13/09/1988 (cd decreto Donat Cattin) definisce gli standard ospedalieri per ogni singola specialità. Per ogni unità
operativa viene designato un coordinatore il quale non viene considerato come parte dell’organico e le sue mansioni sono
sempre meno collegate allo svolgimento delle attività assistenziali e sempre più orientate alla soluzione di problemi di
funzionamento dell’unità operativa. Al coordinatore vengono chieste sempre meno le competenze tecnico-specialistiche
favorendo il ruolo manageriale e di supervisione sulle attività di tirocinio e di formazione;
L’ESERCIZIO PROFESSIONALE
• la denominazione di «professione sanitaria ausiliaria» è sostituita da «professione sanitaria» (il Regio Decreto 27 luglio 1934 n.1265
- Testo unico delle leggi sanitarie definisce «professione sanitaria ausiliaria» quella di infermiera diplomata, levatrice ed assistente sanitaria visitatrice);
• definizione del campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie (personale sanitario infermieristico, tecnico e
della riabilitazione, come definito all'art. 6, comma 3, del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502), il campo è determinato:
• dai profili professionali;
• dagli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post-base;
• dai codici deontologici;
• fatte salve le competenze previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario;
• i diplomi conseguiti in base alla normativa precedente all’istituzione dei percorsi universitari, sono equipollenti ai fini
dell’esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base;
• il coordinatore ha la responsabilità diretta per le attività cui è preposto e formula proposte operative per l’organizzazione
del lavoro nell’ambito dell’attività affidatagli;
• abrogazione il mansionario (D.P.R. 225 del 14 marzo 1975) ad eccezione della parte che riguarda l’infermiere generico;
LEGGE 26 FEBBRAIO 1999, N.42
“Disposizioni in materia di professioni sanitari
3 ATTI GUIDA 2 LIMITI
PROFILO PROFESSIONALE
Decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 739
Gazzetta Ufficiale 9 gennaio 1995, n. 6
Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere
Articolo 1
1. È individuata la figura professionale dell’infermiere con il seguente profilo: l’infermiere è l’operatore sanitario che, in
possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale è responsabile dell’assistenza
generale infermieristica.
2. L’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, rela-zionale, educativa. Le
principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l’educazione
sanitaria.
3. L’infermiere:
a) partecipa all’identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività;
b) identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi;
c) pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico;
d) garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche;
e) agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali;
f) per l’espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell’opera del personale di supporto;
g) svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie pubbliche o private, nel territorio e nell’assistenza
domiciliare, in regime di dipendenza o libero-professionale;
4. L’infermiere
contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente
all’aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca.
5. La formazione infermieristica post-base per la pratica specialistica è intesa a fornire agli infermieri
di assistenza generale delle conoscenze cliniche avanzate e delle capacità che permettano loro di
fornire specifiche prestazioni infermieristiche nelle seguenti aree:
a) sanità pubblica: infermiere di sanità pubblica;
b) pediatria: infermiere pediatrico;
c) salute mentale-psichiatria: infermiere psichiatrico;
d) geriatria: infermiere geriatrico;
e) area critica: infermiere di area critica
7. Il percorso formativo viene definito con decreto del Ministero della sanità e si conclude con il
rilascio di un attestato di formazione specialistica che costituisce titolo preferenziale per l’esercizio
delle funzioni specifiche nelle diverse aree, dopo il superamento di apposite prove valutative. La
natura preferenziale del titolo è strettamente legata alla sussistenza di obiettive necessità del servizio
e recede in presenza di mutate condizioni di fatto.
competenze extra profilo
D.P.R. 27/03/1992 (art. 10 «Il personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di
emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a
emergenza extraospedaliera svolgere le altre attività e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi
dal medico responsabile del servizio.»)
Linee guida Ministero della Sanità n.1/1996 («Al personale infermieristico è attribuita responsabilità
nell'ambito dei protocolli della Centrale e svolge funzioni di ricezione, registrazione e selezione delle
chiamate, determinazione dell'apparente criticità dell'evento segnalato, codificazione delle chiamate e
triage delle risposte secondo il sistema delle codifiche definito dal decreto del Ministro della sanità del 15
maggio 1992. Contestualmente, nelle situazioni critiche, consultano il medico assegnato alla centrale,
e gli forniscono gli elementi necessari ad assumere le decisioni negli interventi complessi,
mantenendo i collegamenti con il personale di bordo dei mezzi di soccorso.»)
Linee guida triage 25/10/2001 («L’ infermiere di Triage ha il compito di definire il livello di priorità alla
visita medica attraverso una prima valutazione del rischio, con il supporto di apposite scale,
esposizione a radiazioni ricercando i comportamenti che indicano che il minore deve essere trattato il più presto possibile.»)
ionizzanti D.Lgs. 26/05/2000 n.187 (comma 3, art. 5 «Gli aspetti pratici per l'esecuzione della procedura o di
parte di essa possono essere delegati dallo specialista al tecnico sanitario di radiologia medica o
all'infermiere o all'infermiere pediatrico, ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze
professionali.»)
Centri Trasfusionali
D.P.C.M. 01/09/2000 («Svolge le funzioni infermieristiche inerenti la raccolta di sangue ed
emocomponenti, l'aferesi terapeutico, le vaccinazioni necessarie ai donatori e politrasfusi, l'attività
assistenziale in day-hospital, se previsto. Nell'ambito del day-hospital si rende inoltre garante
dell'igiene ambientale, dell'attivazione e gestione delle procedure di ammissione e dimissione degli
utenti, della verifica periodica della qualità. dell'assistenza e del grado di soddisfazione dei bisogni
utilizzo defibrillatori dell'utenza.»)
L. 15/03/2004 n. 69 (art. 1 «E' consentito l'uso del defibrillatore semiautomatico in sede intra ed
extraospedaliera anche al personale sanitario non medico,»)
CODICE DEONTOLOGICO
Testo approvato dal Consiglio Nazionale il 13 aprile 2019
in base alla legge 10 agosto 2000, n. 251 (Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,
della prevenzione nonché della professione ostetrica) la formazione post-base è SOLO in ambito universitario;
la legge 1 febbraio 2006 n. 43 (“disposizioni in materia di professioni infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico sanitarie
e del prevenzione”) istituisce gli ordini e gli albi per tutte le professioni sanitarie e ne sancisce l’obbligatorietà dell’iscrizione,
stabilisce inoltre che per l’accesso alla funzione di coordinamento è necessario il master di coordinamento. I professionisti
sanitari sono ripartiti in:
• professionista laureato;
• professionista specialista (con master);
• professionista coordinatore (con master in coordinamento o management o per le funzioni di coordinamento rilasciato
dall’università);
• professionista dirigente;
l'esercizio della funzione di coordinamento è espletato da coloro che sono in possesso dei seguenti requisiti:
a) master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento nell'area di appartenenza, rilasciato
dall‘università;
b) esperienza almeno triennale nel profilo di appartenenza.;
il certificato di abilitazione alle funzioni direttive nell'assistenza infermieristica, incluso quello rilasciato in base alla pregressa
normativa, è valido per l'esercizio della funzione di coordinatore;
L’ESERCIZIO PROFESSIONALE
dal punto di vista contrattuale ed economico, e quindi giuridico, il Coordinatore viene riconosciuto solo nel 2001 grazie
all’art.10 del secondo biennio economico 2000-2001 del CCNL 1998 -2001 del Comparto Sanità. A chi ricopre questo ruolo
viene riconosciuta una particolare indennità economica di funzione, che comprende:
• una parte fissa;
• una parte variabile (correlata al livello di complessità):
-grado di livello del coordinamento da effettuare (U.O./dipartimento/distretto ecc.);
-numero delle persone da coordinare negli specifici contesti di intervento;
-complessità della tecnologia utilizzata;
-presenza o meno di relazione complessa;
il coordinatore viene inquadrato al livello contrattuale in posizione D, per poi passare in posizione DS nel biennio economico
2002/2003 con il CCNL 2002-2005 (art. 19);
ai sensi del CCNL Sanità 2006-2009 il coordinatore è un professionista in possesso del master di primo livello in management
rilasciato dall’ università a cui viene riconosciuta autonomia responsabilità professionale con capacità organizzative proprie e
funzioni di direzione e coordinamento orientate ai bisogni e al diritto alla salute e sicurezza della persona assistita;
INCARICHI FUNZIONALI
• INCARICHI DI ORGANIZZAZIONE
RUOLI
Coadiutore Operatore
Area del personale di supporto / /
amministrativo tecnico
/
Coadiutore Operatore
Operatore
Area degli operatori /
sociosanitario
amministrativo tecnico /
senior specializzato
Assistente
A Area degli assistenti / /
Assistente informatico/ Assistente
amministrativo Assistente dell’informazione
R tecnico
Specialista della
E Professioni sanitarie comunicazione
infermieristiche/ istituzionale/
E Area dei professionisti della salute e dei Professione sanitaria ostetrica/
Assistente
Collaboratore Collaboratore Specialista nei
Professioni sanitarie della amministrativo- tecnico rapporti con i
funzionari sociale
riabilitazione/ professionale professionale media- giornalista
Professioni sanitarie della pubblico/
prevenzione Assistente
religioso
Area del personale di elevata qualificazione stessi profili dell’area dei professionisti della salute e dei funzionari con l’aggiunta del suffisso “di elevata qualificazione”
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Capo II Incarichi funzionali Capo III Sistema degli Incarichi
(art. 14) gli incarichi di funzione sono di due tipologie: (art. 24) gli incarichi sono di tre tipologie:
• incarico di organizzazione; a) incarico di posizione (personale area di elevata qualificazione);
• incarico professionale; b) incarico di funzione organizzativa (personale area dei professionisti della salute e dei
funzionari);
c) incarico di funzione professionale (personale area dei professionisti della salute e dei
funzionari, personale area degli assistenti e personale area degli operatori);
(art. 19) gli incarichi possono essere conferiti al personale inquadrato (art. 24) gli incarichi sono relativi al personale afferente alle seguenti
nella categoria D aree:
• area di elevata qualificazione;
• area dei professionisti della salute e dei funzionari;
• area degli assistenti;
• area degli operatori;
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(art. 25) l’incarico di posizione è finalizzato ad assicurare lo svolgimento
di funzioni organizzative e professionali caratterizzate da livelli di
competenza e responsabilità professionale, amministrativa e gestionale
nonché autonomia, conoscenze e abilità particolarmente elevate, atte
ad organizzare e coordinare fattivamente l’attività propria e dei colleghi
in proficua collaborazione con i medesimi, anche in presenza di eventi
straordinari, costituendo il collegamento con i dirigenti di riferimento
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(art. 24) gli incarichi sono così sovraordinati (art. 24):
(art. 16) gli incarichi di organizzazione relativi all’unità di appartenenza,
sono sovraordinati agli incarichi professionali • gli incarichi di posizione sono sovraordinati agli incarichi di funzione
organizzativa;
• gli incarichi di funzione organizzativa sono sovraordinati agli incarichi
di funzione professionale;
(art. 18) la sovraordinazione tra gli incarichi è determinata dal livello di (art. 24) la sovraordinazione interna alla singola tipologia incarichi di
funzione organizzativa e di funzione professionale è determinata dal
complessità connesso a ciascuno di essi secondo il modello organizzativo livello di complessità connesso a ciascun incarico secondo il modello
presente nell’Azienda o Ente organizzativo presente nell’Azienda o Ente
(art. 18) nella graduazione degli incarichi si dovrà, in ogni caso, tenere (art. 26) la graduazione degli incarichi di posizione è effettuata tenendo
conto della dimensione organizzativa di riferimento, del livello di conto dei seguenti fattori:
autonomia e responsabilità della posizione, del tipo di specializzazione • dimensione organizzativa di riferimento;
richiesta, della complessità ed implementazione delle competenze, della
• presenza di eterogeneità e dinamicità delle condizioni ambientali di riferimento;
valenza strategica rispetto agli obiettivi dell’Azienda o Ente
• grado di complessità, autonomia e responsabilità, anche amministrativa e gestionale, e controllo
secondo gli obiettivi di pertinenza dell’incarico oggetto di assegnazione;
• livello di governo dei processi nell’attività/servizio di riferimento;
• grado di competenza specialistico - funzionale o professionale;
• valenza strategica dell’incarico oggetto di assegnazione rispetto alla mission e agli obiettivi
propri dell’Azienda o Ente;
• affidamento di programmi di aggiornamento, tirocinio e formazione in rapporto alle esigenze
formative dell’Azienda o Ente;
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(art. 19) l’incarico è a termine. L’Azienda o Ente sulla base delle proprie (art. 27) gli incarichi di posizione sono conferiti a tempo determinato ed
esigenze organizzative ne determina la durata tra un minimo di tre anni hanno una durata di cinque anni
e un massimo di cinque anni. Gli incarichi possono essere rinnovati,
previa valutazione positiva, senza attivare la procedura e di cui al (art. 27) gli incarichi di posizione possono essere rinnovati a seguito
comma 3, per una durata massima complessiva di 10 anni della valutazione positiva al termine dell’incarico unitamente all’assenza
di provvedimenti disciplinari negli ultimi due anni superiori alla multa
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Art. 29 Contenuto e requisiti degli incarichi di funzione professionale
con la Determina 779/AV1 del 27/06/2022 è stato approvato il piano incarichi di funzione
dell’Area delle professioni sanitarie e dell’Area del servizio sociale professionale;
con Determina 1156/AV1 del 10/10/2022 è stato pubblicato l’avviso interno di conferimento
incarichi di funzione A2, con ammissione ed esclusione candidati e nomina commissioni;
con Determina 1227/AV1 del 02/11/2022 è stato pubblicato l’avviso di selezione interna di
conferimento di incarichi di funzione A3 afferenti all'Area delle professioni sanitarie e del
servizio sociale professionale dell’AV1;
regolamento ASUR (Determina 281/DG 27/05/2019)
articolo 1 - Definizione degli incarichi di funzione
• incarichi di organizzazione;
• incarichi professionali;
a) sovrintendere e vigilare sull'osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge,
nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di
protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di
rilevazione di comportamenti non conformi alle disposizioni e istruzioni impartite dal datore di lavoro e
dai dirigenti ai fini della protezione collettiva e individuale, intervenire per modificare il comportamento
non conforme fornendo le necessarie indicazioni di sicurezza. In caso di mancata attuazione delle
disposizioni impartite o di persistenza dell'inosservanza, interrompere l'attività del lavoratore e
informare i superiori diretti;
b) verificare affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone
che li espongono ad un rischio grave e specifico;
c) richiedere l'osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e
dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il
posto di lavoro o la zona pericolosa;
d) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa
il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione;
e) astenersi, salvo eccezioni debitamente motivate, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro
attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato;
f) segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle
attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo
che si verifichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta;
f-bis) in caso di rilevazione di deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e di ogni condizione di
pericolo rilevata durante la vigilanza, se necessario, interrompere temporaneamente l'attività e,
comunque, segnalare tempestivamente al datore di lavoro e al dirigente le non conformità rilevate;
2 FONDAMENTALI RESPONSABILITA’
2 FONDAMENTALI RESPONSABILITA’
4. disciplinare: se viola obblighi previsti dal CCNL, dalla legge o dal codice di comportamento;
RESPONSABILITÀ
PROFESSIONALE
2 FONDAMENTALI RESPONSABILITA’
4. disciplinare: se viola obblighi previsti dal CCNL da legge o dal codice di comportamento;
Uno stesso fatto può essere fonte sia di responsabilità civile che responsabilità penale
La RESPONSABILITÀ CIVILE
Sul piano normativo giurisprudenziale e dottrinale sono
state operate delle fondamentali distinzioni:
1- La responsabilità precontrattuale
2- La responsabilità extracontrattuale
3- Responsabilità contrattuale
La RESPONSABILITÀ CIVILE
La responsabilità precontrattuale
La fase preliminare alla stipulazione di un contratto è dominata dalle trattative e dallo scambio di proposte tra
le parti, tese al raggiungimento o meno di un accordo ovvero addirittura alla revocazione della proposta o
dell'accettazione prima della conclusione dello stesso, senza che a loro carico possano nascere specifiche
responsabilità.
Tuttavia, il legislatore al fine di garantire una tutela incisiva e puntuale anche nella fase delle trattative ha
previsto le specifiche disposizioni di cui agli artt. 1337 e 1338 c.c., che stabiliscono determinati obblighi a
carico delle parti nel processo di formazione del contratto, sanzionando gli eventuali comportamenti dolosi
o colposi posti in essere in violazione degli stessi. Tale tipo di responsabilità, relativa alla lesione dell'altrui
libertà negoziale, è denominata "precontrattuale".
la responsabilità precontrattuale indica la responsabilità per lesione della libertà negoziale altrui,
realizzata con un comportamento, diverso dai canoni di lealtà, correttezza e serietà, posto in essere
al momento delle trattative e della formazione del vincolo contrattuale.
La RESPONSABILITÀ CIVILE
La responsabilità extracontrattuale
detta "aquiliana" (dal nome della legge romana che disciplinò per prima la responsabilità ex delicto)
art. 2043 cc "qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto,
obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno".
(es. incidente stradale)
è quella che consegue allorché un soggetto viola non già un dovere specifico, derivante da un preesistente rapporto
obbligatorio , bensì un dovere generico
La RESPONSABILITÀ CIVILE
Art. 1218 c.c. "il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto
al risarcimento del danno se non prova che l'inadempimento o il suo ritardo è stato
determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non
imputabile".
RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE
Nasce quando vi è una violazione di un preesistente specifico rapporto obbligatorio (es. contratto), ovvero
quando un rapporto obbligatorio contratto prima dell’evento di danno
La RESPONSABILITÀ CIVILE
Il dipendente del SSN risponde verso gli eventuali danni arrecati ai pazienti
per responsabilità extracontrattuale
La RESPONSABILITÀ CIVILE
c.c. 2236 se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale
difficoltà, il prestatore d’opera non risponde dei danni se non in caso di dolo o
colpa grave
3. Nesso di causalità rapporto necessario che deve intercorrere tra la condotta e l’evento
Responsabilità penale
A SECONDA DELLA VOLONTÀ DEL SOGGETTO SI DISTINGUE
Doloso: si caratterizza per la volontarietà della condotta offensiva e per la previsione di un evento dannoso
Preterintenzione o oltre l'intenzione, quando dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso
più grave di quello voluto dall'agente
Colposo o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a
causa:
1- Negligenza: compimento di una attività senza la dovuta attenzione, è l’atteggiamento di chi non compie
un’azione che invece avrebbe dovuto compiere;
2- Imperizia: si realizza quando un soggetto tiene una determinata condotta che presuppone la conoscenza di
regole tecniche non rispettate per incapacità od inettitudine tecnica o professionale (es: il giovane medico che
non si astiene dall’effettuare un intervento chirurgico al di là delle sue possibilità);
3- Imprudenza: si realizza quando un soggetto tiene una determinata condotta contraria alle regole sociali che
indicano i doveri di accortezza e di prudenza (es.: conducente di un veicolo che passa con il giallo e provoca un
incidente mortale), è l’atteggiamento di chi agisce in modo da mettere in pericolo sé stesso o gli altri mediante
un comportamento avventato e incosciente ;
RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVO-CONTABILE
è la responsabilità che ricade sul dipendente pubblico che attraverso il proprio
comportamento arreca un danno patrimoniale alla Pubblica Amministrazione,
è accertata dalla Corte dei Conti, sono previsti due gradi di giudizio (1° e 2° grado);
d) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino a dieci giorni;
e) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da 11 giorni fino ad un massimo di sei mesi;
SANZIONI SUPERIORI AL RIMPROVERO VERBALE il responsabile della struttura presso cui presta servizio il dipendente, segnala
immediatamente, e comunque entro dieci giorni, all’ ufficio procedimenti disciplinari (U.P.D.) i fatti ritenuti di rilevanza disciplinare di cui
abbia avuto conoscenza
Articolo 55-bis D. Lgs n. 165 del 2001
Forme e termini del procedimento disciplinare
4. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 55-quater, commi 3-bis e 3-ter, PER LE INFRAZIONI PER LE QUALI È PREVISTA
L'IRROGAZIONE DI SANZIONI SUPERIORI AL RIMPROVERO VERBALE, il responsabile della struttura presso cui presta servizio il
dipendente, segnala immediatamente, e comunque entro dieci giorni, all'ufficio competente per i procedimenti disciplinari i
fatti ritenuti di rilevanza disciplinare di cui abbia avuto conoscenza.
L’UPD , con immediatezza e comunque non oltre trenta giorni decorrenti dal ricevimento della predetta segnalazione, ovvero
dal momento della conoscenza dei fatti ritenuti di rilevanza disciplinare, provvede alla contestazione scritta dell'addebito
- convoca l'interessato, con un preavviso di almeno venti giorni, per l'audizione in contraddittorio a sua difesa.
- Il dipendente può farsi assistere da un procuratore ovvero da un rappresentante dell'associazione sindacale cui aderisce o
conferisce mandato. In caso di grave ed oggettivo impedimento, ferma la possibilità di depositare memorie scritte, il
dipendente può richiedere che l'audizione a sua difesa sia differita, per una sola volta.
- Salvo quanto previsto dall'articolo 54-bis, comma 4, il dipendente ha diritto di accesso agli atti istruttori del procedimento.
- L’ UPD conclude il procedimento, con l'atto di archiviazione o di irrogazione della sanzione, entro 120 giorni dalla
contestazione dell'addebito.
- Gli atti di avvio e conclusione del procedimento disciplinare, nonché l'eventuale provvedimento di sospensione cautelare del dipendente, sono
comunicati dall'ufficio competente di ogni amministrazione, per via telematica, all'Ispettorato per la funzione pubblica, entro venti giorni dalla
loro adozione. Al fine di tutelare la riservatezza del dipendente, il nominativo dello stesso è sostituito da un codice identificativo
Legge 8 marzo 2017 n. 24
conosciuta anche come legge Gelli-Bianco
in estrema sintesi:
la legge mette in primo piano la sicurezza del paziente
affermando che questa sicurezza si realizza creando le condizioni
affinché i professionisti sanitari lavorino con serenità e
sottolineando l’importanza della prevenzione e della gestione del
rischio clinico
Legge 8 marzo 2017 n. 24
obiettivo:
realizzare un nuovo equilibrio tra sicurezza delle cure e limite al
contenzioso
N.B. L’OBBLIGO DI ATTENERSI ALLE LINEE GUIDA OVVERO ALLE BUONE PRATICHE
ASSISTENZIALI È ORA SANCITO DALLA LEGGE
Legge 8 marzo 2017 n. 24
Art. 6 Responsabilità penale dell'esercente la professione sanitaria
comma 1. Dopo l'articolo 590-quinquies del codice penale è inserito il seguente: «Art. 590-
sexies (Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario). - Se i fatti
di cui agli articoli 589 e 590 sono commessi nell'esercizio della professione sanitaria, si
applicano le pene ivi previste salvo quanto disposto dal secondo comma. Qualora l'evento
si sia verificato a causa di IMPERIZIA, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le
raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge
ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le
raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del
caso concreto». 2. All'articolo 3 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, il comma 1 è abrogato.
Legge 8 marzo 2017 n. 24
Art. 7 Responsabilità civile della struttura e dell'esercente la professione sanitaria
comma 1. La struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata che, nell'adempimento
della propria obbligazione, si avvalga dell'opera di esercenti la professione sanitaria, anche
se scelti dal paziente e ancorché non dipendenti della struttura stessa, risponde, ai sensi
degli articoli 1218 e 1228 del codice civile, delle loro condotte dolose o colpose.
comma 3. L'esercente la professione sanitaria di cui ai commi 1 e 2 risponde del proprio
operato ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile, salvo che abbia agito nell'adempimento
di obbligazione contrattuale assunta con il paziente. Il giudice, nella determinazione del
risarcimento del danno, tiene conto della condotta dell'esercente la professione sanitaria ai
sensi dell'articolo 5 della presente legge e dell'articolo 590-sexies del codice penale,
introdotto dall'articolo 6 della presente legge.
Legge 8 marzo 2017 n. 24
Art. 7 Responsabilità civile della struttura e dell'esercente la professione sanitaria (segue)
comma 4. Il danno conseguente all'attività della struttura sanitaria o sociosanitaria, pubblica
o privata, e dell'esercente la professione sanitaria è risarcito sulla base delle tabelle di cui
agli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7
settembre 2005, n. 209, integrate, ove necessario, con la procedura di cui al comma 1 del
predetto articolo 138 e sulla base dei criteri di cui ai citati articoli, per tener conto delle
fattispecie da esse non previste, afferenti alle attività di cui al presente articolo.
comma 5. Le disposizioni del presente articolo costituiscono NORME IMPERATIVE ai sensi
del codice civile.
la leadership non può semplicemente delegare alla gestione manageriale; invece di distinguere i
manager dai leader, dovremmo vedere i manager come leader e la leadership come una buona gestione
manageriale
LEADERSHIP E MANAGEMENT
Esercitare il management significa gestire , dare Leadership significa condurre , portare avanti (es. una
continuità e stabilità riducendo l'incertezza che
puntando a mettere ordine in un sistema innovazione insieme alle persone coinvolte , vedendo in
organizzativo complesso e potenzialmente esse una risorsa nel loro mondo emozionale una fonte di
disordinato
energia)
AZIONI MANAGERIALI:
- analisi dei problemi
- presa di decisioni L'essenza della leadership sta sostanzialmente in due
SCOPO: Adottare strategie e procedure che rendano dimensioni la VISIONE e la capacità di ACCENDERE GLI
la struttura organizzativa razionale , efficiente e
stabile ANIMI
LEADERSHIP E MANAGEMENT
LEADER MANAGER
- occupa una posizione di autorità formalmente
- non ha necessariamente una nomina ufficiale conferita riconosciuta
- riesce a far mettere in atto le sue decisioni nella - ha l'autorità autorità di far mettere in atto le sue
misura in cui gli altri sono disposti ad accettarle decisioni
- influenza gli altri verso la realizzazione degli - responsabile della pianificazione , predetermina
obiettivi in modo formale e informale politiche , norme procedure per conseguire risultati del
- e disposto ad assumere rischi interessato a servizio
esplorare nuove strade - tende a mantenere una struttura razionale , stabile ,
- si relaziona con gli altri sul piano personale in ordinata e controllata
maniera tendenzialmente empatica - si relaziona con gli altri sulla base del proprio ed è il
- si ritiene gratificato dalle proprie realizzazioni loro ruolo
- può essere o non essere altrettanto bravo come - si ritiene gratificato dal conseguimento dei fini
manager istituzionali
- può essere o non essere altrettanto bravo come leader
STILI (modo abituale di comportarsi) DI LEADERSHIP
• autoritario-coercitivo
• paternalistico prescrittivo
• affiliativo-direttivo
• democratico non vi sono stili giusti o sbagliati in assoluto ,
ma stili più adatti e meno adatti per le varie
• trascinatore - coinvolgente
situazioni, e dimensioni potenzialmente
• allenatore (coach)
efficaci e inefficaci in ogni stile
• permissivo - orientato alla delega
Stili dominanti
Stili secondari (usati solo in determinate circostanze)
LA LEADERSHIP SITUAZIONALE
• Non esiste una forma unica ottimale da ritenere applicabile a tutte le
situazioni
• Necessità di comportamenti direzionali differenti a seconda del differente
grado di maturità dei collaboratori
Distingue nello stile direzionale due dimensioni:
1. dimensione strumentale (attiene ai COMPITI del gruppo): il leader spiega ai collaboratori quali sono gli
obiettivi da conseguire e le attività da svolgere, le modalità di azione, gli standard o le norme cui attenersi
e così via;
2. dimensione espressiva (attiene alla RELAZIONE all’interno del gruppo): il leader comunica con i
collaboratori e offre loro un supporto emozionale, li ascolta, gli spiega il perché delle proprie emozioni,
ecc.;
LA LEADERSHIP SITUAZIONALE
alto compito/bassa relazione
è l'orientamento del leader, che mediante una comunicazione a una sola via
(dall'alto verso il basso), afferma, da disposizioni precise e dettagli sui compiti
e sulle modalità e i tempi del loro svolgimento, preoccupandosi poco delle
relazioni interpersonali ho dandone per scontata l'adeguatezza;
principali caratteristiche
- avere una chiara visione della struttura organizzativa e del suo
funzionamento congruente con la visione aziendale e alimentata dalla
tensione verso un futuro migliore rispetto ad oggi;
definizione di competenze:
• COMPETENZE DI BASE;
• COMPETENZE TECNICO-PROFESSIONALI;
• COMPETENZE TRASVERSALI;
Sviluppo professionale
Il capitale umano ha acquisito una maggiore importanza per lo sviluppo
dell'organizzazione da quale ha interesse a fargli acquisire governare applicare
un patrimonio di conoscenze sempre più vasto per operare in modo efficace
ed efficiente in un ambiente soggetto a continue rapidi cambiamenti
Si deve passare ad una logica basata sulle mansioni ad una logica basata
sulle competenze