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DALLA PESTE AL CORONAVIRUS: quando le epidemie seducono i romanzieri e i

lettori.
Rielaborazione dell’articolo del giornalista Alberto LAGGIA scritto e pubblicato su
“Famiglia Cristiana” il 23/03/2020.
Invito ciascuno di Voi a leggere questo articolo molto ricco di spunti, a
memorizzarlo, a schematizzarlo al fine di prepararvi al meglio su un’interrogazione
che verterà proprio su questi contenuti.
I contenuti sono molto interessanti e sicuramente vi serviranno anche al triennio…
visto che si parla di molti autori che studierete nel prossimo corso di Letteratura.
Buona lettura a tutti!

Da sempre, la letteratura, affamata di tragedie da raccontare, è stata sedotta, diremmo


“contagiata” dalle non rare vicende di pestilenze, contagi di massa, ammorbamenti che si
sono succedute nei millenni.
Più di uno scrittore, in varie epoche, anche di recente, si è cimentato nel narrare queste
tragiche pagine storiche vissute magari in diretta, o riportate, o usate come grande
“metafora” per parlare dei mali e del male nel mondo, o comunque come minaccioso
fondale di storie individuali.
Quale contenuto a maggior impatto emotivo può esserci, d’altra parte, che la scena di
un’epidemia di colera o di “morte nera?”
E quale incubo più spaventoso di una pandemia può lasciare insensibile l’ispirazione di un
romanziere?
Che entrino nel genere apocalittico, o filosofico, moralistico o cronistico, le opere dei
narratori hanno la grande capacità di aprirci gli occhi sulle psicopatologie di massa  che
scoppiano con le epidemie e che spesso sono più contagiose del contagio virale.
Infatti, come dice Dan Brown in “INFERNO” : “ Esiste un’unica forma di contagio che si
trasmette più rapidamente di un virus ed è la paura”.
Ecco allora un po’ di bibliografia. 
 PROMESSI SPOSI e in particolar modo i due capitoli XXXI e XXXII in cui
Alessandro Manzoni con potenza descrittiva ripercorre con dovizia di dettagli storici,
ma anche con sarcasmo e fine ironia, ci presenta la grande peste che ammorbò
l’Italia , ma soprattutto la città di Milano nel 1630. Nei comportamenti degli umani e
nelle reazioni più dissennate, nelle credenze pseudoscientifiche e nelle
sottovalutazioni “interessate” davanti alla pestilenza dipinta nelle pagine di Manzoni,
quante assonanze si possono trovare con le nostre reazioni, i nostri pregiudizi, le
nostre irrazionalità di fronte al virus sconosciuto che di nome fa “covid-19”? Quanti
déjà vu ci potrà sembrare di vivere? Ma i classici, si sa, sono tali perchè leggendoli,
vi possiamo trovare noi stessi e i nostri destini. “ E’ di me che si parla, è di me che
si tratta, “potremmo affermare citando un noto esegeta.
 Manzoni ebbe modo di occuparsi peste, non solo come romanziere, ma anche
come saggista e lo fece con “ LA STORIA DELLA COLONNA INFAME”, saggio
storico che narra del processo storico intentato a Milano durante la peste del 1630
contro due presunti untori, che vennero ingiustamente condannati alla pena
capitale. Scopriremo così che la proliferazione di fake news e la caccia al “paziente
zero”, magari con nomi diversi, ma erano già realtà ben conosciuta.
  La peste narrata da Manzoni non è certo la prima narrata. Anzi, già in epoca
classica si ricordano memorabili descrizioni a fine storico, ma anche squisitamente
poetico: un magistrale  esempio del primo caso è la descrizione che il grande
storico Tucidide fece della peste che colpì Atene nel 430 a.C. nella sua “ GUERRA
DEL PELOPONNESO” : cause, sviluppo, effetti e rimedi vengono descritti con la
precisione e l’obiettività di un virologo.
 Sul versante poetico restano grandiosi i versi con cui il poeta-filosofo romano
Lucrezio descrive nel “DE RERUM NATURA” la stessa pestilenza, ma 400 anni
dopo.
 Nel Medioevo si ricorda Boccaccio con il suo “DECAMERONE” che usa la peste
come pretesto, o meglio ne diventa la cornice di tutta la storia. Quella raccontata
sinteticamente, ma con lucidità e distacco da Boccaccio è la peste che scoppiò in
tutta Europa nel 1348.
 Facendo un salto di secoli arriviamo a Daniel Defoe, poliedrico scrittore, saggista e
giornalista, che scrive nel 1722, pubblicandolo in forma anonima, “ DIARIO
DELL’ANNO DELLA PESTE”, sulla grande epidemia che aveva colpito Londra nel
1665, quando l’autore aveva solo 5 anni, l’ultima grande pestilenza che avrebbe
devastato la capitale del Regno Unito, mietendo oltre 50 mila vittime. Il diario viene
presentato come un autentico volume di memorie autobiografiche. In realtà il
narratore è immaginario : è un sellaio di cui si si conoscono solo le iniziali H.F., che
racconta la città in preda alla peste bubbonica, senza tralasciare le osservazioni
sulle cause e le catastrofiche conseguenze dell’epidemia sulle categorie sociali più
umili.
 Non poteva rinunciare a cimentarsi in un tema così noir, l’antesignano della
letteratura horror, l’americano Edgar Allan Poe, che scrive “ LA MASCHERA
DELLA MORTE ROSSA”, edito nel 1842. Il racconto narra di una devastante
epidemia che si diffonde, seminando morte, in un paese imprecisato e in un tempo
lontano e indefinito. Il principe Prospero si rinchiude in un maestoso castello in
compagnia di mille amici scelti, sicuro di essere più forte del male. Ma la morte
raggiungerà anche quello splendido rifugio proprio quando meno il principe se
l’aspetta e la festa è ancora in corso.
 Arriviamo al 1900, ad Albert Camus e alla sua “PESTE” : il romanzo, pubblicato
nel 1947, è ambientato ad Orano, città “chiusa”che “volge le spalle al mare”. Il
morbo, in questo caso, è chiara allegoria del male e della guerra. “ Il microbo della
peste non muore mai” fa dire Camus al suo narratore, “ e può restare dormiente per
decenni, ma non scompare”, fuor di metafora : la guerra è sempre in attesa di
scoppiare di nuovo.
 Assonanze come quest’opera sono state notate in “ NEMESI “, intrigante romanzo
di Philiph Roth (2010) che narra di una spaventosa epidemia che sconvolge la
cittadina di Newark. Il protagonista è un animatore di campo giochi, Bucky Cantor,
lanciatore di giavellotto e sollevatore di pesi, ventitreenne che si dedica anima e
corpo ai suoi ragazzi e che dovrà fare i conti con la forza devastatrice del morbo
quando arriverà a colpire anche i giovani partecipanti al campo. Siamo nel 1944,
l’anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti e per questa “coincidenza” temporale in
cui è ambientata la vicenda, il virus è stato interpretato come un’allegoria del
conflitto. Ma il romanzo va ben oltre a questa limitata lettura.
 Soli 25 anni prima, della “Peste” di Camus, Thomas Mann pubblica il racconto
lungo ( o romanzo breve ) “ LA MORTE A VENEZIA “, che nasce da un’esperienza
realmente vissuta dall’autore. La storia si svolge sullo sfondo di una Venezia tardo-
estiva e decadente, fuori del tempo e dello spazio dove l’acqua stessa si fa
metafora di morte e caducità.
 Nel 1912, pochi anni dopo del testo di Mann, esce sul London Magazine, il
romanzo breve “ LA PESTE SCARLATTA” . Un’opera che anticipa quello che
sarebbe diventato il prolifico filone letterario ( e poi anche cinematografico) del post
-apocalisse , del “ Day after “. In questo romanzo fortemente distopico, London
ambienta la vicenda in un 2073 devastato da una letale pestilenza che si era
abbattuta sull’umanità 60 anni prima, lasciandone solo pochi sopravvissuti
inselvatichiti al punto di vivere come l’uomo delle caverne. In quella che fu San
Francisco uno dei superstiti, l’anziano James Howard Smith, spiega a un gruppo di
ragazzi selvaggi come l’umanità distrusse se stessa lasciandosi andare alla
barbarie e alla crudeltà più cieca.
 Un’ossessione distopica che ritornerà in grandi scrittori, come, per esempio, il
Premio Nobel per la letteratura Josè Saramago che nel 1995 esce con “CECITA’
“. La vicenda narra di una misteriosa epidemia che improvvisamente acceca l’intera
popolazione mondiale. Col terrore, scoppiano tra la gente la violenza e la follia
omicida. “ Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi
che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”, dice a un certo punto il
protagonista. Lo scrittore portoghese ha modo di rappresentare il volto più
irrazionale, “cieco” appunto, e bestiale dell’uomo che sfocia nella degradazione più
totale. Epilogo a sorpresa.
 In Italia, nel 1981, un ancora sconosciuto Gesualdo Bufalino, già sessantunenne,
esordisce con “ DICERIA DELL’UNTORE “ ed è un successo clamoroso, che gli
vale pure il Premio Campiello nello stesso anno. La scena del romanzo si svolge
nell’arco di alcuni mesi a partire dall’estate del 1946, in un sanatorio siciliano. Il
protagonista è un giovane reduce della guerra con “un lobo di polmone sconciato
dalla fame e dal freddo”. Il protagonista del romanzo mi è venuto “dall’esperienza di
un malato in un sanatorio palermitano : negli anni del dopoguerra, quando la
tubercolosi uccideva e segnava ancora come nel 1800. Il sentimento della morte, la
svalutazione della vita e della storia, la guarigione sentita come colpa e diserzione,
il sanatorio come luogo di salvaguardia e di incantesimo. E poi la dimensione
religiosa della vita, il riconoscersi invincibilmente cristiano”.
 Crudo, scabroso, a tratti insostenibile è, invece, il romanzo “ LA PELLE” di Curzio
Malaparte, pubblicato nel 1949. In una Napoli appena liberata dagli alleati scoppia
una peste terribile: un contagio che corrompe l’anima, più che i corpi, precipitando
la città nelle peggiori depravazioni e rendendola un inferno di abiezione e oscenità.
 Non possiamo non citare in questa selezione Gabriel Garcia Marquez, altro
Premio Nobel per la letteratura, con il suo fortunatissimo “ L’AMORE AI TEMPI
DEL COLERA “, romanzo del 1985 dove più che il panico e l’orrore delle
pestilenze, si incontrano speranza e sentimento. L’epidemia fa solo da sfondo in
una incredibile storia d’amore, che premia dopo un’intera vita d’attesa, l’eterno,
incrollabile sentimento che Fiorentino Ariza ha mantenuto e coltivato per Fermina
Daza, contro ogni speranza e apparente ragione.
 Questa lista si allungherebbe assai se si aggiungessero tutti quei romanzi più
recenti (peraltro firmati da scrittori di fama internazionale come Dan Brown o
Michael Crichton) , appartenenti ai generi fantascientifico o complottista in cui il
virus, o non ha più origini “terrestri”, ma proveniente da mondi alieni, o è stato
“costruito” in laboratorio come arma per attacchi biologici o stermini di massa. Ma
qui si aprono ulteriori scenari in cui la fantascienza prevale sul resto, fino ad
arrivare alla saga degli “zoombie”.
 Anche la letteratura per ragazzi non è rimasta inattiva; infatti, nel 2011 è uscito “
SOPRAVVISSUTA “ di Fulvia Degl’Innocenti.

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