Inoltre, come vedremo nel prossimo paragrafo, con questo sistema è più utile pensare a
DO come se fosse sempre ad ore 0; poi sul circolo delle quinte procedendo in senso
orario avrò SOL ore 1, RE ore 2 e così via; mentre sul circolo delle quarte procedendo in
senso antiorario avrò FA ad ore 1, SIb ad ore 2 e così via. Si vengono così a creare due
“macro quadranti” dell’orologio che procedono nei due sensi, orario ed antiorario, e che
vanno da DO ad ore 0 fino ad incontrarsi a FA#/SOLb ad ore 6.
Il circolo delle quinte e le tonalità
Per comprendere la relazione che intercorre tra circolo delle quinte e tonalità, dobbiamo
pensare ad ogni nota che compone il circolo non come singolo suono ma come scala
maggiore che origina da quella nota.
Piccola premessa: il concetto di tonalità va ben oltre la scala maggiore relativa a quella
tonalità; anche se in questo articolo può sembrarvi che i due concetti si sovrappongano,
non è così. A tal proposito, tanto per fare un esempio, il concetto di tonalità racchiude in sé
anche le triadi e le quadriadi che si costruiscono sui gradi della scala maggiore; tramite la
cosiddetta armonizzazione della scala maggiore. Se siete interessati all’argomento
consiglio la lettura di questo articolo. Ma adesso torniamo al nostro circolo delle quinte.
La prima cosa da notare è che in senso orario, seguendo la progressione per quinte
ascendenti, ho le scale con le alterazioni in diesis. In senso antiorario, seguendo la
progressione per quarte ascendenti, ho le scale con le alterazioni in bemolle. Ma c’è di più:
riferendomi alla logica dei due “macro quadranti” che vanno da ore 0 a ore 6; sia le scale
maggiori con diesis che quelle con bemolle, sono messe in ordine in base al numero
crescente delle loro alterazioni.
Come potete facilmente notare da questa immagine, se voglio sapere quante e che tipo di
alterazioni ha la scala maggiore di LA; basta vedere se fa parte del quadrante con le
alterazioni in diesis o bemolle, e successivamente vedere a che ore è posizionata. Nel
caso di LA la scala avrà alterazioni in diesis (quadrante di destra/circolo delle quinte) e le
alterazioni saranno 3 perché è posizionata ad ore 3.
Facciamo un altro esempio: la scala maggiore di SIb. Tale scala avrà alterazioni in
bemolle (quadrante di sinistra/ circolo delle quarte) e le alterazioni saranno 2 perché è
posizionata ad ore 2.
Detto ciò, considerate sempre che ogni scala maggiore ha un numero di alterazioni ben
definito. Non possono esistere due scale maggiori con stesso tipo e stesso numero di
alterazioni. Inoltre la alterazioni sono sempre e solo di un tipo: diesis o bemolle. Facciamo
un esempio: la scala maggiore di SOL ha un’alterazione in diesis, il FA#; ed è l’unica scala
maggiore ad avere una alterazione in diesis, non ne esistono altre. Di conseguenza
riconoscere una tonalità dall’armatura di chiave diventa semplice: mi basta osservare
prima il tipo di alterazione (diesis o bemolle) e poi il numero delle alterazioni. Se ho
alterazioni in diesis sono nel quadrante destro, quello del circolo delle quinte; se ho
alterazioni in bemolle sono nel quadrante sinistro, quello del circolo delle quarte. Il numero
delle alterazioni corrisponde alle ore, e mi indica dunque la tonalità. Ecco un esempio:
Attenzione: in base al sistema appena descritto non è assolutamente necessario
conoscere quali alterazioni contiene una scala per individuare la tonalità di un brano
tramite l’armatura di chiave. Basta conoscere il tipo e il numero delle alterazioni!
Ecco il quadro completo delle armature di chiave sul circolo delle quinte:
Allo stesso modo, sempre procedendo per quinte in senso orario dopo il FA#, la tonalità di
REb maggiore può essere anche chiamata DO# maggiore. Infine, procedendo per quarte
in senso antiorario dopo SOLb, la tonalità di SI maggiore può essere anche chiamata DOb
maggiore. Anche REb/DO# e SI/DOb vengono definite tonalità omofone.
La scelta di utilizzare una determinata nomenclatura per queste tonalità deriva spesso
dalle esigenze di alcuni singoli strumenti.
Nel caso di DO, la scala relativa minore è LA minore; poiché la nota LA è la sesta rispetto
a DO. Le note della scala minore di LA saranno le stesse della scala maggiore di DO, ma
partendo dalla nota LA, la scala minore di LA assumerà questo aspetto: LA – SI – DO –
RE – MI – FA – SOL.
Analogamente, rispetto alla scala maggiore di SOL, la scala relativa minore sarà MI
minore; poiché la nota MI è la sesta rispetto a SOL. In questo caso la scala minore di MI
sarà la seguente: MI – FA# – SOL – LA – SI – DO – RE. Come potete notare la scala
minore di MI contiene il FA#; proprio perché provenendo dalla scala maggiore di SOL
contiene le sue stesse alterazioni, dunque il FA#.
Ecco come si configura tutto questo sul circolo delle quinte:
Intervalli e progressioni armoniche all’interno del
circolo delle quinte
Un aspetto interessante e spesso sottovalutato del circolo delle quinte è la possibilità di
ricavare al suo interno varie tipologie di intervalli. Vediamo insieme alcuni esempi.
Prendendo una qualsiasi nota, in questo caso DO, abbiamo che la nota successiva e la
precedente sul circolo sono rispettivamente la quinta e la quarta giusta (SOL e FA).
Sempre partendo da DO, muovendosi in senso orario e saltando una nota, abbiamo un
seconda maggiore (RE). Ancora muovendosi in senso orario e saltando tre note abbiamo
una terza maggiore (MI). Muovendosi in senso antiorario e saltando due note abbiamo
invece una terza minore (MIb). Questo può essere un buon approccio per lo studio degli
intervalli.
Per quanto riguarda le progressioni armoniche vi basti pensare che ci sono compositori
come John Coltrane che hanno basato gran parte del loro repertorio su alcune particolari
concatenazioni che si possono ricavare collegando le note del circolo in base ad alcune
forme geometriche.
Un esempio pratico sulle progressioni armoniche potrebbe essere questo: per ricavare
una progressione II-V-I in DO maggiore basta partire da RE (secondo grado) e muoversi in
senso antiorario fino a DO. Certo è comunque necessario conoscere i gradi derivanti dalla
armonizzazione della scala maggiore per farlo.
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