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IL SEGRETO DI P.

PIO
Intervista di P. Livio Fanzaga a Antonio Socci
autore del libro “Il segreto di P. Pio”
dai microfoni di Radio Maria

P. Livio .- Da che cosa è nato in te desiderio di scrivere un libro su P. Pio?


Socci – Così come accadde nella mia vita di conoscere la realtà di Medjugorje e quindi il
desiderio di raccontare l’esperienza attraverso un libro, allo stesso modo direi che è lo stesso P. Pio
che si è fatto conoscere da me. Quindi corrisponde un po’ a un passo della mia vita. Ho scoperto
come P. Pio – come tutti i santi .- ma forse P. Pio in maniera straordinaria, più speciale, non sono
lontani nel Cielo ma, per la misericordia di Dio, sono veramente fra noi e continuano a soccorrerci,
a stare con noi, ad aiutarci in questa notte del mondo in cui tutti – veramente tutti – brancoliamo,
senza la loro luce e il loro aiuto. Ecco, penso che l’aiuto che P. Pio sta ancora dando alla Chiesa, a
cominciare dal Papa, per il quale lui – secondo me – ha letteralmente donato la sua vita. E poi a tutti
i semplici cristiani che a lui si affidano, a lui si raccomandano andando a San Giovanni Rotondo.
Forse dobbiamo ancora scoprirlo. Penso che questa sia la storia che scrive Dio.
Noi pensiamo che la storia la scriviamo noi coi libri di storia e con i giornali, ma in realtà la storia
vera è quella che leggeremo un giorno sul libro di Dio… e scopriremo tante cose molto, molto
interessanti! E scopriremo quanto poco o nulla siano stati importanti quelle persone che noi
chiamiamo “potenti”, e quanto grandi e straordinarie siano state persone di cui persino noi
ignoriamo l’esistenza e che hanno donato la loro vita nel nascondimento e nella preghiera. Questi
sono i veri potenti! Ecco, P. Pio è semplicemente un uomo di Dio che il Signore ha deciso di
mettere, come una lampade sul tavolo, perché illumini la vita di tanti. E così è stato anche per me,
nella mia vita.
P. Livio – Qui si è verificato ciò che ha detto la Madonna quando ha cantato il Magnificat: “Ha
rovesciato i potenti dai troni e ha esaltato gli umili…”.
Socci – Guarda, io penso che sia precisamente questo. Penso che a noi cristiani manchi una
teologia della storia. In passato ho citato una frase del cardinal Siri e una di P. Pio. Nel senso che
spesso nei tempi moderni noi mutuiamo dalla mentalità e dalle ideologie del mondo i criteri di
giudizio. Per cui anche noi riteniamo veramente che a condurre la storia siano i governi, il potere
politico, il potere dei media, la finanza, ma, quello che è successo il 7 aprile dell’anno 30 a
Gerusalemme, ci fa capire che è l’esatto contrario. Insomma, se un analista politico, un editorialista,
un giornalista, come noi che facciamo questo mestiere, avesse analizzato i fatti, quello chetava
accadendo a Gerusalemme in quei giorni, avrebbe descritto sicuramente la fine di quel giovane di
Nazareth, quel sognatore, che era stato spazzato via, che non contava niente, e che il potere romano,
Pilato, Caifa e gli altri, erano loro che facevano la storia. Però anche da un semplice sguardo sulla
storia, che cosa appare invece? Succede che i succitati personaggi sono stati spazzati via come
polvere al vento, mentre quel Uomo apparentemente sconfitto è il Signore della storia! Ha cambiato
la storia!
Lo stesso si può dire anche per la figura di Maria che, per il suo si, ha dato inizio alla storia del
Dio fatto Uomo. Una ragazzina sedicenne, diciassettenne, alla periferia dell’Impero, che chiunque
avrebbe detto che non conta niente /le donne poi per quella cultura non contavano assolutamente
niente), ma grazie a Lei la Luce e La Vita sono entrate nel mondo. e grazie a Lei si realizza la
profezia che Lei subito, con chiarezza dice: “Dio abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili”.
Ecco, è questa la cosa straordinaria!
Quando Pio XII diceva che “per noi il rosario è come la fionda di Davide”, non è che voleva usare
una immagine suggestiva! No, faceva capire che il potere dei senza potere, cioè il potere della
preghiera e dell’offerta di sé è immensamente più potente di qualunque gigante o potenza di questo
mondo! Io rimango sempre colpito da quella frase riportata dal Vangelo in cui Gesù dice: «Ti
ringrazio, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate agli umili… Ma è una
cosa dell’altro mondo, perché ci fa capire come il disegno di Dio non guarda ai sapienti e ai potenti,

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a quelli che credono di essere qualcosa, ma negli umili, nei più piccoli! Basta vedere quelli che
scieglie Maria, l’esercito che mette in campo Maria… A Fatima 3 bambini, a Medjugorje 6 bambini
(a Lourdes una bambina)… Tu, padre Livio ce lo insegni tutti i giorni da questi microfoni.
L’esercito che la Regina del Cielo e della Terra usa per battere l’impero delle tenebre è fatto di
questi piccoli. E dice loro: “Guardate che voi con la preghiera e il sacrificio potete addirittura
fermare le guerre mondiali, allontanare le guerre!”. Mah, di per sé è una cosa folle! Dal punto di
vista dei criteri umani uno dice: “Ma come è possibile?”.
Il caso di P. Pio fa capire come l’offerta di sé di un uomo di Dio, questa semplice offerta di un
frate sconosciuto a tutti , nel silenzio di un paesino di montagna, Dio entri nel mondo con tutta la
sua potenza. In P. Pio si è dispiegata la potenza di Dio in una maniera, in una misura e con dei segni
che continuano a sconcertare e a sconvolgere chiunque gli si avvicini.
P. Livio – Senti Antonio, tu hai intitolato il tuo libro “Il segreto di P. Pio”. Che cos’è questo
segreto?
Socci – Devo dire che mi ha colpito una cosa guardando al processo di beatificazione del padre.
Una delle testimonianze principali (il cardinale Sarayva Martins, prefetto della congregazione dei
santi la definisce come una delle più importanti), monsignor Pietro Galeone, che è un sacerdote
pugliese, che ha conosciuto molto da vicino p. Pio per 21 anni (dal 47 al 68), racconta che una volta
il padre gli ha confidato di aver chiesto ed ottenuto da Gesù di poter continuare a offrirsi vittima -
anche dopo la morte - per la Chiesa e per il mondo, fino alla fine dei tempi, attraverso i suoi figli
spirituali. Questa cosa mi ha colpito moltissimo! Noi di padre pio ricordavamo le parole che ha
detto varie volte – non so se lo ricordi -: «Dite a tutti che dopo morto sarò più vivo di prima. E tutti
quelli che verranno a chiedere, nulla gli costerà dare. Chi salirà questo monte, nessuno tornerà a
mani vuote”. Questa confidenza che il Padre fece a monsignor Galeone, e che egli riporta in un
libro edito dalle Paoline, dice che è come se squarciasse la scena facendo intuire – e io li ho
incontrati, li ho conosciuti – che delle persone semplici, figli spirituali di P. Pio, nel silenzio e nel
nascondimento continuano tuttora la sua offerta. Noi sappiamo che fin dal 1918 P. Pio si offrì
vittima per la Chiesa, per il Papa e per il mondo. e, attraverso questa offerta, questa preghiera, p. Pio
continua la sua missione di propiziazione soprattutto per l’umanità sofferente, l’umanità mendicante
– che è la nostra vera natura – e per la Chiesa. E questo è qualcosa di straordinario!
Ti ricordi quella frase che il Papa ha messo nella sua enciclica sulla speranza? La riporto anche
nel mio libro: «L’umanità vive grazie a pochi»… Questa è una frase sulla quale vale la pena
soffermarsi, perché penso che quando vedremo tutto, quando tutto sarà chiaro, ci renderemo conto
di quanto dolore, quanto male sono stati scongiurati grazie alla preghiera e al sacrificio sconosciuto
di tanti. Anche attualmente, se il mondo non è stato distrutto, non va in frantumi, è veramente
perché questo esercito silenzioso e invisibile, che il Signore raccoglie fra gli umili e i semplici,
continua a pregare e a offrirsi, no?
P. Livio – Si, tu insisti molto proprio su questo concetto, di queste anime vittime che partecipano
alla croce di Cristo per la salvezza del mondo. Tu collochi P. Pio in questo contesto di
corredenzione?
Socci – Io ho un po’ questa sensazione: noi viviamo in un tempo chiaramente molto particolare,
molto speciale per la storia cristiana e per la storia della salvezza… Gli ascoltatori di Radio Maria
sono più che educati a leggere i segni dei tempi, perché tu sei sempre molto chiaro da questo punto
di vista. Io penso che in questo tempo, in cui è stata usata la sofferenza e il dolore – come dice il
Papa nella sua enciclica sulla speranza -: «La sofferenza e il dolore sono stati usati come argomento
contro Dio, per fare la guerra a Dio». Come se la sofferenza e il dolore fossero uno scandalo in cui
Dio deve essere l’imputato. È come se questo mettesse in discussione la bontà di Dio o la sua
onnipotenza. La grande obiezione, la bestemmia della modernità contro Dio! A questa bestemmia,
che ha portato anche alla grande apostasia, all’abbandono della fede del nostro tempo, Dio non ha
risposto con un discorso o con un trattato o con un libro! Ma ha risposto come 2000 anni fa con dei
fatto, con dei segni. Così come 2000 anni fa ha risposto venendo Lui, facendosi uomo e
prendendosi, Lui, sulle Sue spalle le nostre colpe, il nostro male, la nostra sofferenza, struggendosi

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di compassione per ogni più piccola sofferenza umana, così in questo tempo ha mandato un segno,
che è P. Pio! Egli nella sua carne portava i segni del Crocifisso. Chiunque abbia avvicinato la figura
del Padre si rende conto e si commuove per quanto grande era la sua compassione. La cosa che più
sconvolgeva chi lo avvicinava con attenzione era il suo desiderio di prendersi lui le sofferenze di
coloro che gli si rivolgevano. Figli malati, persone sofferenti, eccetera. Sono molte le testimonianze
di coloro che volendo stringergli la mano lo vedevano saltare dal dolore, perché aveva le mani e i
piedi bucati!...
P. Livio – Da parte a parte!...
Socci – E il costato aveva una ferita profonda che gettava continuamente sangue, soprattutto nei
giorni di venerdì, e poi durante la Settimana Santa e durante la celebrazione della Messa. P. Pio è
stato letteralmente crocifisso…
P. Livio – È come se lui avesse sopportato i dolori di Gesù, non per due giorni, ma per 50 anni!...
Socci – Si. E fra l’altro nelle cose che ha detto alla sua figlia spirituale Pia Eunice Mortali, sulla
Messa, sulla celebrazione della messa in maniera particolare riviveva tutta la passione di Gesù. Più
di uno, durante la celebrazione della messa, ha visto il Padre che celebrava con in capo la corona di
spine. Addirittura è capitato a un giovane studente di medicina – del quale riporto nel mio libro la
testimonianza – che per due volte di seguito durante la messa l’ha visto in quelle condizioni, e a un
certo punto questo giovane scoppia a piangere. A coloro che gli chiedevano perché piangeva diceva
che era rimasto commosso dalla serenità con cui il Padre celebrava la Messa nonostante questa
corona di spine in testa. P. Pio viveva la Messa per quello che la Messa realmente è, e cioè il
rinnovamento del sacrificio di Gesù. E lo riviveva nella sua stesa carne, in questo rivelando qual è
l’essenza del sacerdozio. Il sacerdote non è uno che presiede l’assemblea, la cena fra amici, ma
colui che consacra il Pane e il Vino in persona Cristi. Ed è qualcosa di impressionante! Sono quelle
cose vertiginose che il cristianesimo ha portato e che lasciano senza fiato, senza parole…!
P. Livio – Certo che l’affermazione in cui si dice che è il presidente dell’assemblea mi sembra
abbastanza ridicola rispetto all’esperienza fatta da p. Pio… Senti Antonio, devo dire che il tuo libro
– che ho letto – mi ha edificato. Però evidentemente anch’io ho colto delle cose che mi hanno
colpito, prima di tutto il fatto che il Padre ha cooperato alla salvezza della nostra generazione, in
questo secolo infernale, con la sua sofferenza. Però tu citi una frase di P. Pio in cui dici che lui era
un uomo che pregava. Cioè, la preghiera era una componente fondamentale della sua vita…
Socci – Beh, guarda, le testimonianze sono tutte concordi. Il frate pregava continuamente. In
qualunque momento aveva la corona in mano. Come sapete poi, a chi gli chiese che eredità avrebbe
lasciato ai suoi figli, indicava il rosario. Fra l’altro lui pregava notte e giorno. Sappiamo che per
anni lui non ha quasi dormito. Durante la notte andava spesso in bilocazione per le sue missioni
misteriose… Lui pregava letteralmente notte e giorno. Diceva decine e decine di rosari. Lo
raccomandava ai suoi figli e a coloro che da lui mendicavano grazie. Tu sai che coloro che hanno
ottenuto grazie da p. Pio sono milioni. Dal 68, anno della sua morte, al 95 sono state raccolte più di
500 mila segnalazioni di grazia. E lui ha sempre detto a coloro che andavano a ringraziarlo: “Non
ringraziare me. Non sono io che faccio i miracoli. Io sono un frate che prega”. Ma era una preghiera
fatta con tutta la sua persona.
P. Livio – Antonio, tu hai parlato molte volte nel tuo libro e anche in altri libri – e d’altro canto è
davanti agli occhi di tutti – della crisi che ha investito i sacerdoti… speriamo che Dio ci dia la
grazia di superarla. Però io credo che p. Pio, come uomo che celebra la Messa, come uomo che
confessa e prega, sia ciò che Gesù ci ha riproposto, a noi sacerdoti, la figura del sacerdote…
Socci – Se. E questa è la cosa più impressionante, perché quando si pensa che la vita di P. Pio si è
svolta in pochi metri quadrati, dalla sua cella al confessionale all’altare. Lui non ha chiamato
nessuno a San Giovanni Rotondo!... È un po’ come quando Gesù dice: «Quando sarò innalzato da
terra attrarrò tutti a me». Anche in questo caso tutti sono stati attratti. Lui che cosa faceva?
Confessava e celebrava la Santa Messa! Per questo si rimane sconvolti dal capire la portata e la
potenza della celebrazione della Messa.

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Ho riportato alcune meditazioni del cardinale Siri, che secondo me è stato quello che più
intensamente ha capito la portata teologica e la profondità della figura di P. Pio e del dono che egli è
stato per la Chiesa. Ma realmente la Messa è il dono più grande per noi cristiani. Ma anche
veramente per quelle cose umane e terrene che tutti abbiamo a cuore, come la pace, la giustizia…
Noi pensiamo sempre che dobbiamo fare manifestazioni, marce, convegni, attività… per carità,
anche queste sono meritorie, ma spesso no ci rendiamo conto che l’arma più efficace e più
straordinaria, il più grande esorcismo sul mondo, che sconfigge veramente il signore del male “il
principe delle tenebre” che impazza per il mondo, è stato fatto da Gesù Cristo 2000 anni fa! È stato
dato all’uomo il potere di riviverlo ogni giorno, ed è il sacrificio della messa. Non c’è nulla di più
potente che gli uomini possano fare per la giustizia, per la pace, per la vita dell’uomo, per tutte le
sofferenze umane, che la Messa! E in P. Pio questa cosa è straordinaria! La mia impressione è che
noi non ci facciamo caso, non ce ne rendiamo conto!
P. Livio – Senti Antonio, tu hai portato anche le cifre delle folle che ha mosso P. Pio, che sono
impressionanti. Io credo che sia impressionante anche il fatto che a San Giovanni Rotondo, che poi
è abbastanza fuori mano, si rechino ogni anno 7 milioni di persone, quando a Lourdes, che è il più
grande santuario mariano, se ne recano 5 milioni. Folle enormi. E le lettere che scrivono a P. Pio
sono centinaia di migliaia. Un fenomeno del genere non si è mai verificato… Che una persona cheè
sempre rimastale muovesse così tanta gente non sembra si sia mai verificato. Secondo te, perché la
gente si muoveva in questo modo verso p. Pio? Una folla così enorme ha dell’incredibile!
Socci – Ma guarda, io penso davvero i santi li fa Dio, e quando Dio manda un santo a un certo
tempo, in un certo momento della storia dell’umanità è perché Lui sa che deve parlare al cuore di
quella generazione. Lì si rende evidente che non è la sapienza umana, la potenza umana, o quello
che i mezzi che noi escogitiamo – come diceva una volta il cardinale Ratzinger prendendo un po’ in
gira l’affannarsi burocratico - i tanti progetti pastorali, ma è la potenza di Dio che converte. Io
penso che tutti gli uomini si rendono conto, in certi momenti della vita - quando la vita li mette con
le spalle al muro – che noi siamo veramente dei poveracci. Siamo mendicanti! Abbiamo bisogno di
tutto. Ci diamo tante arie, facciamo i gradassi, ma poi basta un nonnulla, basta un dolorino per
metterci ko. E ci rendiamo conto che noi non abbiamo assolutamente niente, a cominciare dalla vita,
e che possiamo soltanto stendere la mano.
Secondo me, sia dalla persone semplici e umili a quelle più “importanti”, hanno visto in lui Dio
che si prende curategli esseri umani. Hanno capito che lassù potevano stendere la mano. Perché il
vedere in un santo, che è l’icona di Cristo, che Dio davvero si prende cura di te, che ti soccorre, che
ti aiuta e ti sostiene, è quello che scioglie il cuore! Pensa anche soltanto a una caratteristica di P. Pio
che è testimoniata da decine e decine di persone sconosciute che si recavano da lui accostandosi al
confessionale e che si sentivano raccontare da lui la loro vita… Un po’ come quello che accadeva a
Gesù 2000 anni fa, no? L’episodio della Samaritana, di Natanaele, eccetera… Il potere dei cuori.
Quale altro potere manifesta di più la potenza di Dio di trovarsi davanti a un altro essere umano che
ti legge nel cuore? Che ti dice che sei tu, più di quanto tu sappia. È il sentirsi proprio creature finite
e bisognose di tutto, e dall’altra parte vedere un così grande potere “buono!” – secondo me – che ha
attratto così tante persone. Un segno della presenza fra noi di quel Gesù che ferma le tempeste, che
risuscita la bambina morta, che legge nei cuori, però il Signore buono, che ha compassione di tutti
gli esseri umani e che si piega su di loro e si prende ogni essere umano sulle spalle, e paga per loro!
P. Livio – Certo, come tu hai scritto, il segreto di P. Pio è che infiammava i cuori col suo amore a
Gesù. Infatti Gesù rivive la sua vita nei santi, ma anche in noi cristiani dovrebbe rivivere in un certo
senso.
Socci – Infatti Don Giussani diceva che il santo non è un uomo superiore, un uomo eccezionale: il
santo è un uomo vero! Rappresenta la nostra vera vocazione. Se noi cristiani conoscessimo davvero
chi siamo, di che cosa abbiamo ricevuto col battesimo e dai sacramenti, penso che…
P. Livio – Io ammiro certamente i “poteri” di P. Pio, ma personalmente mi attira di più la sua
esperienza interiore. A questo riguardo mi ha molto colpito quello che ha detto il cardinale Siri
parlando degli aspetti mistici del Padre, e parlava di una che forse è la più alta esperienza mistica a

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cui si può arrivare e che è la “fusione dei cuori”. Dicci anche qualcosa dell’esperienza mistica di P.
Pio. Che tipo di mistica è?
Socci – C’è un aspetto impressionante che mi ha molto colpito leggendo nel grande epistolario.
Le lettere che vanno dalla sua ordinazione sacerdotale, nel 1910, dove già allora si offrì vittima. E
non a caso un mese dopo l’ordinazione sacerdotale lui ebbe le stimmate. Egli pregò che rimanessero
invisibili. Restarono invisibili infatti fino al 1918. Bene, sono rimasto molto colpito dalla lettura
delle lettere ai suoi padri spirituali, p. Agostino e p. Benedetto, quando, col dono delle stimmate
visibili il caso p. Pio diventò un segno pubblico. Lui, giovane frate, ventenne, trentenne, nel
nascondimento di un piccolo villaggio di campagna, offrendo se stesso, in quegli anni con prove
molto pesanti, questo totale amore a Gesù. C’è una lettera in cui dice: «Accetto tutte le sofferenze
pur di non essere allontanato dal Suo amore! E di poter continuare a vedere la dolcezza che piove
dai Tuoi occhi».In quegli anni lui si consuma nella contemplazione di Cristo, nell’amore a Cristo e
nella preghiera di poter soffrire con Lui e portare con Lui il peso e la sofferenza del mondo. Da
queste lettere appare in maniera assolutamente commovente e straordinaria il suo amore per Dio e
la Santa Vergine.
P. Livio – Lo sai che io sono colpito spesso dalle date particolari. P. Pio è nato il 25 maggio. 25,
giorno dei messaggi di Medjugorje, maggio…Approfondisci allora anche la devozione mariana di
P. Pio.
Socci – Guarda, c’è un libro scritto da Don Nello Castello, che tratta proprio della devozione
mariana di P. Pio, e che è assolutamente straordinaria! Il suo rapporto con la Santa Vergine è
strettissimo, perché la sua identificazione con Gesù arriva anche attraverso la sua intimità con la
Madre di Gesù, che per lui è la sua stessa madre. Non a caso la sua preghiera prediletta è appunto il
Rosario. Lui ha vissuto pienamente ciò che il Monfort dice, e cioè che “La via più diretta per
arrivare al cuore di Cristo è il cuore di Maria. Devi sapere che nel 1918 durante la Guerra mondiale
– che è questo evento che in qualche modo scoperchia il vaso di pandora da cui si scatenano i
demoni (perché da essa iniziano poi i grandi totalitarismi e la grande barbarie del XX secolo), un
evento apocalittico al quale, non a caso la Chiesa si oppose con tutte le sue forze. Per scongiurare il
quale il Papa San Pio X offrì letteralmente la sua vita – ecco, durante questo luttuoso evento p. Pio
disse che il Papa offriva la sua vita per quella che poi Benedetto XV chiamò l’ “inutile strage”,
probabilmente intuendo che cosa sarebbe venuto da lì. Ed è impressionante che Dio risponde a
questo scatenarsi dei demoni, innanzitutto con Fatima, che p. Pio conosce in diretta, ma mi ha
colpito questo, che nel 1917 Papa Benedetto XV, il 4 o 5 maggio in un motu proprio chiede alla
cristianità una preghiera speciale per far finire la guerra, appellandosi in maniera particolare
all’aiuto della Vergine, perché dice: «Senza l’aiuto della Vergine, senza l’aiuto di Maria, l’umanità
è perdute!». Meno di 10 giorni dopo iniziano le apparizioni di Fatima, come una risposta diretta
all’appello di Pietro, del Vicario di Cristo. L’anno dopo, sempre nel mese di maggio, mi pare il 9
maggio, il Papa chiama tutta la cristianità ad una offerta particolare in vista della festa dei santi
Pietro e Paolo, per la pace nel mondo e per la Chiesa.
Padre Pio, che come era abituato a fare da sempre, prende molto sul serio questo appello del Papa,
e si offre definitivamente vittima per la Chiesa e per l’umanità in quello stesso maggio. E da lì
iniziano quei fenomeni che faranno di p. Pio un segno pubblico, perché durante la festa del Corpus
Domini lui ha questa esperienza straordinaria del “sentirsi rinchiudere in carcere”. E la giornata che
ricorda il martirio dei santi Pietro e Paolo è quella che connota la missione del Vicario di Cristo. E
questa serie di segni soprannaturali arriva poi al 20 settembre 1918, giorno in cui riceve le
stimmate. L’offerta della sua vita è come se venisse accettata dal Cielo, e questa offerta durerà 50
anni. Per 50 anni è richiesto a P. Pio di portare la croce. Esattamente 50 anni dopo, nel 1968 accade
questa cosa strana. Il 18 settembre, per la festa del Santissimo Nome di Maria, p. Pio scrive una
lettera – che era così inusuale per lui (una lettera a Papa Paolo VI che ha appena firmato l’
Humanae vitae, ed è uno dei momenti più drammatici del suo papato, perché Paolo VI si trova
praticamente isolato. È un momento di turbolenza della storia della Chiesa in cui vi fu una
ribellione come probabilmente se ne sono viste mai nella storia della Chiesa), e P. Pio sente il

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bisogno di dire al Papa che egli si offre per lui e che inviterà tutto l’ordine cappuccino a stare vicino
al Papa. E di lì a poco, dopo aver avuto le stimmate per 50 anni, accade il segno prodigioso della
sparizione delle stimmate, senza lasciare alcuna cicatrice. Una cosa, dal punto di vista della
medicina, totalmente inspiegabile. Bene, lui di nuovo si offre vittima, fra l’altro mandando una rosa
al santuario di Pompei, una rosa che credo sia tuttora conservata, e che tornerà bocciolo al momento
della morte di P. Pio, il 23 settembre. Secondo me in questa traiettoria c’è il segno che la vita di P.
Pio è stata offerta per il Papa, per la chiesa e per l’umanità. Un’offerta durata 50 anni. Credo che
questa vita e questa morte abbia propiziato molte grazie alla Chiesa.
P. Livio – Tu scrivi nel tuo libro che p. Pio e Pio X sono la risposta di dio al secolo infernale, il
secolo scorso, che tu definisci come uno dei secoli più tremendi della storia. C’è stato anche
l’incontro di Papa Wojtyla con P. Pio. Ecco, non credi che questa luce e questa grazia sul momento
storico che viviamo, oltre che ai legami con i papi dell’inizio del secolo scorso, ci siano anche quelli
con Giovanni Paolo II?
Socci – Sicuramente, si. La mia impressione – ripeto, è soltanto una ipotesi – è che una delle
grandi grazie che la morte di P. Pio ha propiziato è il pontificato di Giovanni Paolo II. Che infatti
viene dopo il pontificato di Paolo VI, che si chiude nella drammaticità e nella sofferenza. Nella
solitudine del Papa e in una situazione, che noi ricordiamo bene. Il grande smarrimento della
cristianità! E la risposta del Cielo è arrivata in quell’ottobre in cui quel giovane cardinale polacco,
appena eletto papa, si è affacciato dal balcone di San Pietro dicendo: “Sia lodato Gesù Cristo!”. E
lì,, dalla forza di quell’annuncio si è capito che Dio aveva soccorso la sua Chiesa e la cristianità.
E c’è un legame straordinario fra Karol Wojtyla e P. Pio che vorrei ricordare in alcuni aspetti. Lui
si reca, da giovane sacerdote, nel 1948, a San Giovanni Rotondo. Lì accade una serie di cose
abbastanza particolari. Una è la confidenza che p. Pio fa a lui, della piaga sulla spalla, che è una
cosa insolita perché padre Pio non parlava mai con nessuno, neanche con i frati con cui viveva,
della stimmate. A lui rivela questa croce che lui portava, legata al pontificato. Poi c’è tutta una serie
di testimonianze che fanno pensare seriamente al fatto che a lui sia stato predetto il pontificato e
anche l’attentato. Poi c’è nel 62 un evento assolutamente straordinario, della guarigione di Wanda
Boltaska, questa amica di infanzia del Papa, che era stata detenuta in un campo di concentramento
nazista e che aveva 4 figli…
P. Livio – Io l’ho conosciuta molto bene. Ho anche litigato con lei, ma tremendamente, eh?
Perché lei era un po’ incredula su Medjugorje. (Risatina).
Socci – Eh, ma lei era incredula anche sul fatto che fosse stato p. Pio ad ottenerle la guarigione.
Quando poi il Papa tornò a Cracovia e le fece capire ciò che era successo… (lei, che era medico,
diceva: “Mah, secondo me non è così. Forse hanno sbagliato la diagnosi…”. A lei era stato
diagnosticato un tumore e doveva essere operata. Se nonché prima di operarla si accorsero che il
tumore era sparito. Quando lei venne in Italia nel 67 fu invitata dal cardinale Wojtyla ad andare da
P. Pio, almeno a conoscerlo, perché lui diceva: “Guarda che è per sua intercessione che sei stata
guarita!”. Lei racconta che in maniera molto incredula andò a San Giovanni Rotondo. Prima di tutto
fu molto colpita dalla celebrazione della Messa perché essendo medico si rendeva conto delle
sofferenze che stava patendo P. Pio. Alla fine della messa, in una chiesa stracolma di fedeli, lei vede
questo frate che stava guardando. Sembrava che stesse cercando qualcuno. A un certo punto il padre
si fermò davanti a lei, le sorrise, le fece una carezza su una guancia e le disse: «Adesso va bene?”. E
poi lei disse: «Soltanto in quel momento capii che ero stata miracolata veramente per intercessione
di p. Pio». Insomma, lei ebbe bisogno di un segno ulteriore.
L’altra cosa straordinaria è che il cardinal Wojtyla, alla fine di ottobre, per il 28° anniversario
della sua ordinazione ed era in Italia per il sinodo (Lui era stato ordinato il 1° di novembre), nel
giorno di Tutti i Santi egli avrebbe dovuto tornare in Polonia per celebrare questo suo anniversario,
decise di restare in Italia e di celebrarlo, non in tanti luoghi, per esempio a Roma, ma a San
Giovanni Rotondo, assieme ad altri amici, fra i quali il cardinale Descour. Vi rimase addirittura tre
giorni e questo è abbastanza strano e insolito perché P. Pio a quel tempo non era ancora stato
dichiarato beato, che un cardinale decida di celebrare l’anniversario del suo sacerdozio (di Wojtyla)

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a San Giovanni Rotondo, anziché tornare in Polonia, significa che c’è un legame intimo molto
particolare. Sappiamo che poi fu il Papa che ha deciso l’apertura del processo di beatificazione e poi
di canonizzazione e che si è recato a San Giovanni Rotondo. E abbiamo una testimonianza
pubblicata da Stefano Campanella, anche questa abbastanza misteriosa in cui il Papa ricorda la sua
prima visita a P. Pio. Ciò fa pensare che vi siano stati anche altri contatti. Io penso che ci sia anche
una mano di P. Pio nella vicenda dell’attentato.
P. Livio – Si, ho letto il primo capitolo. È molto interessante. Ci sarebbero due suore, una è quella
che ha bloccato Ali Acka e una, ammalata, che avrebbe deviato la pallottola…
Socci – Ma guarda, io sono stato colpito da questo fatto. Il giudice Ilario Martella, che è iol
giudice che ha condotto l’inchiesta per l’attentato al Papa, durante una audizione in una
commissione parlamentare riporta queste testuali parole di Ali Acka, pronunciate durante un
interrogatorio per l’attentato. Disse: «Era mio preciso intendimento uccidere il Papa. Questo era il
mandato che mi era stato affidato. Tant’è che ho sparato solo due colpi, perché accanto a me c’era
una suora che a un certo momento mi ha preso il braccio destro, per cui non ho potuto continuare a
sparare, altrimenti io avrei ucciso il Papa». Ora, che avrebbe ucciso il Papa è sicuro, perché era a
due metri, e a un killer professionista bastava un altro colpo…
P. Livio – ed erano anche pallottole avvelenate…
Socci – Non solo, ma poi già il colpo che lo aveva centrato al ventre era di tale precisione che
solo un miracolo poteva salvarlo. Infatti il professor Crucitti raccontò che quella pallottola
praticamente fece uno slalom fra tanti organi vitali. Ma la cosa strana e misteriosa è, chi è questa
suora che si è aggrappata al braccio dell’attentatore? Perché finora la suora di cui tutti abbiamo
sempre parlato, e che era stata anche interrogata dagli inquirenti, eccetera, è quella famosa suor
Lucia, che fermò Acka, ma che però era – come lei racconta – era 10 metri dietro ad Acka. Questa
suora, che vive tuttora, ha testimoniato che lei fermò Acka quando Acka si voltò e cominciò a
correre verso il colonnato del Bernini. Allora non si è mai capito chi era questa suora. Adesso la
cosa strana, straordinaria, e che un sacerdote che opera nel santuario della Madonna della Stella, in
Umbria, ed e stato p. Franco Danastasio, che è stato per anni rettore del santuario S. Gabriele
dell’Addolorata, ha raccontato che, essendo il confessore di una suora morta in fama di santità, una
agostiniana morta a Santa Croce sull’Arno nel 1992. una figlia spirituale di P. Pio che aveva tanti
doni carismatici, compresa la bilocazione, ha raccontato di aver ricevuto da lei questa confidenza.
Lei ha detto di essere stata presente in bilocazione in piazza san Pietro quel giorno. E disse: «Con la
Madonna abbiamo impedito all’attentatore di uccidere il Papa. Il sacerdote aveva il permesso di
dire questa confidenza solo dopo la morte della suora. E fra l’altro p. Franco Danastasio è stato
chiamato dal cardinale Jiwosh a fare una testimonianza giurata a Cracovia al processo di
beatificazione di Karol Wpjtyla, che da una parte è una straordinaria conferma mistica di quello che
il Papa ha sempre detto. Il Papa ha sempre detto: “Io sono stato salvato dalla Madonna. È la
Madonna che ha impedito che mi uccidessero”. E dall’altra è una spiegazione di quella deposizione
che ha fatto l’attentatore dicendo che una suora gli aveva impedito di sparare, attaccandosi al suo
braccio…
P. Livio – Scusa, Antonio, noi sappiamo che nel “segreto di Fatima” si parla di un uomo vestito di
bianco che cade morto, non sarebbe per caso a causa dell’intercessione di questa figlia spirituale di
P. Pio che ha ottenuto che la pallottola fosse deviata?
Socci – eh, guarda, il grande punto interrogativo è questo. Lei, seguendo la spiritualità di P. Pio,
diceva che si offriva vittima di espiazione, e ha detto testualmente “Quanto ci è costata la salvezza
del Papa!”. È evidente che questa è una prerogativa degli esseri umani che sono ancora qui sulla
terra. P. Pio diceva: “Gli angeli questo solo ci invidiano, il poter offrire le sofferenze a Dio”. Suor
Rita Montella, figlia spirituale di P. Pio viveva esattamente così questo mistero di espiazione. Io
penso che – pur avventurandomi nell’ordine soprannaturale dove il mistero è fitto – pero io credo
che non è peregrino pensare che la salvezza del Papa sia passata attraverso l’intervento di Maria e
anche attraverso la propiziazione di chi per il Papa aveva tanto sofferto.

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