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Capitolo 1
Il maestro
Traduzione
a
cura
di
valetherebel
Revisione
Hypa
www.shadowhunters‐italia.com
Originale
http://mortalinstruments.com/excerpt‐angels.php
È vietato riprodurre il contenuto senza consenso.
Aveva detto a sua madre che era uscito a provare con Eric e gli altri
membri della band per un concerto di sabato. C'era stato un tempo in cui
lei gli avrebbe semplicemente creduto, e sarebbe stato così; Elaine Lewis
era sempre stata un genitore calmo, non imponendo mai un coprifuoco a
Simon o a sua sorella, o insistendo affinché fossero a casa presto nei
rientri da scuola.
Simon aveva sempre passato tutte le sue ore con Clary lasciandogli
la sua chiave e collassando a letto alle due di mattina, comportamento che
non faceva nascere problemi con sua madre. Le cose ora erano diverse.
Era stato a Idris per più di due settimane. Era sparito di casa, con
nessuna possibilità di inventare una scusa o una spiegazione. Lo stregone
Magnus Bane era intervenuto ed aveva fatto un incantesimo di memoria
sulla madre di Simon, così che adesso non ricordava più che era
scomparso. O almeno lo ricordava consciamente.
Il suo comportamento era diverso. Ora era sospettosa, agitata, lo
guardava di continuo, insistendo che fosse a casa ad una certa ora.
L'ultima volta che era tornato a casa da un' appuntamento con
Maya, aveva trovato Elaine nell'ingresso, seduta su una sedia di fronte
alla porta, le braccia incrociate sul petto ed una rabbia appena temperata
sul viso. Quella notte, era stato in grado di sentire il suo respiro come mai
prima d'ora. Ora sentiva il debole brusio della TV in salotto. Doveva averlo
aspettato sveglia, probabilmente guardando una maratona di quei film di
medicina che adorava.
Simon accompagnò la porta chiusa dietro di sé a si piegò verso di
essa, cercando di raccogliere energia per mentire. Era già abbastanza duro
non mangiare con la sua famiglia. Per fortuna sua madre andava a lavoro
presto e tornava tardi, e Rebecca, che era andata al college nel New Jersey
e tornava a casa solo per il bucato, non era abbastanza presente per notare
qualcosa di storto. Sua mamma di solito andava via la mattina quando lui
si alzava, la colazione ed il pranzo che adorava preparargli erano sul banco
della cucina.
Li gettava in un bidone lungo la strada per andare a scuola. La cena
era più dura. Lei la sera c'era, doveva spingere il cibo per il piatto,
pretendendo di non avere fame, o di voler cenare in camera sua così da
poter studiare nel frattempo. Una o due volte si sforzò di mandar giù cibo,
solo per farla contenta, e dopo aveva passato ore nel bagno sudando e
vomitando fino a che non ebbe espulso tutto dal suo organismo. Odiava
mentirle. Spesso inventava una piccola scusa su Clary, sulla sua piena
relazione con Jocelyn, il genitore più iperprotettivo che avesse mai
conosciuto.
Ora il piede era in un' altra scarpa. Dalla morte di Valentine, la
presa di Jocelyn su Clary si era allentata tanto che adesso era
praticamente un genitore normale. Nel frattempo, ogni volta che Simon
era in casa, sentiva il peso dello sguardo di sua madre, come un' accusa
ogni volta che se ne andava.
Drizzando le spalle, lasciò cadere la borsa per la porta diretto in
soggiorno verso la musica. La TV era accesa, il notiziario a tutto volume. Il
giornalista locale riferiva una storia interessante – un bambino trovato
abbandonato in un vicolo dietro un centro ospedaliero. Simon fu sorpreso:
sua madre odiava il notiziario. Lo trovava deprimente. Lanciò un' occhiata
al divano, e la sua sorpresa sbiadì. Sua madre si era addormentata, gli
occhiali sul tavolo accanto a lei, un bicchiere mezzo pieno a terra. Simon lo
annusò da lì – probabilmente whiskey. Gli venne uno spasmo. Sua madre
difficilmente si ubriacava.
Simon andò in camera di sua madre e tornò con una coperta di
maglia. Sua mamma stava ancora dormendo, il suo respiro lento e piatto.
Elaine Lewis era una donna minuta, con un aureola di ricci neri, striati di
grigio che si rifiutava di tingere. Lavorava tutto il giorno per
un'associazione ambientale senza scopo di lucro e molti suoi abiti avevano
motivi animali.
Adesso indossava un vestito decorato da delfini ed onde ed una
spilla che una volta era stata un pesce vivo, immerso nella resina. I suoi
occhi laccati sembrarono fissare Simon accusandolo, quando si chinò a
rimboccare le coperte sulle spalle. Si mosse, a scatti, girando la testa verso
di lui.
“Simon “ sussurrò “Simon dove sei?”
Colpito Simon lasciò la coperta e si alzò. Forse avrebbe potuto
svegliarla, così avrebbe saputo che stava bene. Ma c'erano domande a cui
non voleva rispondere e non poteva stare a guardare il dolore sul suo viso.
Si girò ed andò in camera sua. Si era gettato sotto le coperte e aveva
afferrato il telefono sul tavolo accanto, componendo il numero di Clary,
prima ancora di pensarci. Si fermò un momento, ascoltando il segnale di
linea. Non poteva dirle di Camille; aveva promesso di tenere l' offerta della
vampira segreta, e nonostante Simon non si sentisse in dovere con
Camille, se c' era una cosa che aveva imparato negli ultimi mesi, era che
infrangere una promessa fatta ad una creatura soprannaturale era una
cattiva idea.
Tuttavia voleva sentire la voce di Clary, come faceva sempre
quando aveva avuto una brutta giornata. Beh, si lamentava spesso con lei
della sua vita amorosa; sembrava che il suo divertimento non avesse fine.
Girandosi nel letto, tirò il cuscino sopra la sua testa e compose il numero
di Clary.