“rappresenta […] la sollecitazione a ‘perdere’ noi stessi, a dissolvere e trascendere i confini dell’io separato”. Come tutti gli autori anch’egli insiste particolarmente sul fatto che tale funzione psichica non è sempre agevolmente integrabile nella nostra coscienza, dal momento che se da un lato può essere percepita “una sensazione di unità con la vita nel suo complesso”, dall’altro può essere abbattuto “il confine interiore tra il conscio e l’inconscio, inondando e subissando il nostro attuale senso d’identità con contenuti che emergono dai livelli inconsci. […] Nettuno rappresenta una minaccia per i confini, sia quelli tra noi e gli altri, sia quelli tra il nostro ego e l’inconscio”. Il fine evolutivo- umanistico sarebbe quello di pervenire a “dissolvere un rigido senso di individualità e separatezza, per riscoprire l’unità sottesa alla vita nel suo complesso e riconnettervisi”. La funzione di Nettuno sarebbe, almeno da questo punto di vista, opposta a quella di Saturno, dal momento che ad essere distrutte sono le delimitazioni create da quest’ultimo. Una volta allentato il rigido controllo che esercitiamo su noi stessi, le parti della psiche precedentemente tenute nascoste possono fare la loro comparsa nella psiche. Anche Dane Rudhyar parla della funzione di Nettuno come “tutti i mezzi che gli uomini adoperano per sfuggire insopportabili, ripetitive condizioni saturnine”[2]. La monotonia della vita quotidiana condurrebbe infatti inevitabilmente a condizioni depressive, a meno che l’uomo non sviluppi la capacità di avere una percezione profonda del proposito per il quale egli esegue queste attività routinarie. Due strade in ogni caso si aprirebbero di fronte all’uomo simbolicamente interessato dall’azione di Nettuno: una “fuga nel vago, nell’irrazionale e nell’insignificante”, che interviene ogni volta che l’uomo, intossicato da qualche forma di seduzione, abbandona la sua individualità. Oppure un’apertura verso la “visione di una dimensione in cui le forme sono ‘aperte’ e onnicomprensive”, caratterizzata dalla “fede profonda nell’aiutare efficacemente a rendere attuale su questa terra la sublime (o subliminale) realtà di tale dimensione trascendente trans-saturniana”. Secondo Liz Greene è proprio l’innato bisogno di redenzione presente “anche nelle più materialiste e prosaiche delle anime” a costituire l’essenza più profonda del significato astrologico di questo pianeta. Questo bisogno, oltre ad essere profondo, sarebbe anche assoluto e compulsivo. Secondo Jung il bisogno di redenzione costituirebbe addirittura una predisposizione archetipica primordiale ed irreversibile, come quella di procreare. Quando una persona avverte un bisogno di redenzione è possibile collocare il fenomeno lungo un continuum con i due seguenti estremi: 1. Da una parte il bisogno fusionale, collettivo, il richiamo verso quella forma di indifferenziazione primordiale dalla quale sentiamo di provenire. È l’esperienza astrologicamente definibile come “coscienza di massa”, associata al segno del Cancro. 2. Dall’altra il bisogno di un’Anima ormai nettamente individualizzata ed autocosciente, che aspira alla ricongiunzione con l’Assoluto avendo ormai trasceso la coscienza di sé come entità separata dalle altre anime. Questo stadio corrisponde invece alla “coscienza di gruppo”, di gran lunga diverso dal precedente. il bisogno di trascendenza nasce da un “istinto” primario dell’uomo, le cui caratteristiche possono però essere enormemente differenti. Quanto più la persona è prossima al versante dell’indifferenziazione, tanto più la spinta Nettuniana all’abbandono dei limiti terreni tenderà a manifestarsi nella forma di un pericoloso vagare nei regni dell’illusione e dell’autoinganno. La persona anelerebbe dunque all’esperienza di una realtà alternativa a quella presente (spesso penosa), fino al punto di vivere situazioni di distorsione della realtà sensoriale, finalizzate all’appagamento del desiderio di trascendenza (compreso quello di fuga dalla realtà). Diverso è invece il caso in cui l’anima, dopo aver attraversato i vasti campi di esperienza della vita e dopo aver contemplato il divino in se stessa, anela a ricongiungersi con quella fonte spirituale da cui originano le stesse supreme qualità che è ora in grado di riconoscere. È uno dei grandi paradossi dell’esoterismo: la totale identificazione dell’anima in un tutto maggiore, pur nella piena consapevolezza della propria unità e differenziazione. Prima di arrivare a questa fase vi sono però probabilmente vari gradi di esperienze, da quelle più banalmente emotive fino a quelle a sfondo mistico, che preparano l’anima a questa meta finale e mantengono in essa sempre accesa la fiamma del desiderio di Assoluto. Quando analizziamo la posizione di Nettuno dobbiamo pertanto tenere presente che (come per qualunque altro elemento astrologico) la sua manifestazione qualitativa dipende molto dall’elevazione della coscienza individuale. Liz Greene ci ricorda infatti che gli astrologi sono stati forse un po’ troppo frettolosi nell’attribuire a questo tipo di esperienza una natura spirituale, dal momento che essa in taluni casi è invece di tipo illusorio. Questo spiegherebbe anche il perché molti astrologi riconducono a Nettuno le esperienze di abuso di alcool e droghe: per molte persone rappresentano un tentativo di raggiungere un “paradiso artificiale”. L’autrice ci ricorda poi che “Nettuno ha sempre fornito ispirazione ad artisti e grandi saggi”. E in effetti in persone particolarmente ispirate (indipendentemente dal fatto che si tratti di illuminazione o semplicemente di illusione) questo pianeta ha sempre un ruolo di primo piano nelle loro carte natali. Naturalmente non tutte le persone con Nettuno dominante possono essere definite “ispirate”, ma quantomeno solitamente non manca una certa capacità di immaginazione e di visualizzazione, se non addirittura di autentica intuizione. Sembrerebbe poi (ma è solo una personale ipotesi di lavoro in via di verifica) che in soggetti con un forte Nettuno, tutto ciò che è “toccato” da questo pianeta (ad esempio per aspetto) tenda ad essere esperito, almeno in parte, nella sua forma archetipica. Se ad esempio Nettuno è in trigono con la Luna, il rapporto con la madre verrà percepito come una sublime e perfetta fusione di anime. In sostanza, il rapporto tenderà ad essere idealizzato, indipendentemente dalla effettiva qualità. Il resto dell’oroscopo (o la biografia della persona) ci suggerirà i motivi per i quali si è prodotto questo meccanismo psicologico. Non è raro il riscontro dell’idealizzazione della figura materna in individui che a causa della precoce perdita della madre e del mancato confronto con la realtà mantengono questa figura ad un livello irrealistico di perfezione. Lo stesso può essere detto a proposito delle relazioni di coppia: quelle più idilliache sono senz’altro quelle che non si sono potute vivere, e che rimangono ad un irrealistico livello archetipico semplicemente per il fatto che non sono state sperimentate le inevitabili problematiche relazionali. È bene quindi osservare nella carta natale se vi sono sufficienti elementi in grado di riportare la persona ad un corretto giudizio di realtà (primo fra tutti Saturno). Se la forza di Nettuno non è accompagnata da qualche elemento “strutturante”, l’archetipo tende ad essere proiettato su tutto ciò con cui si viene a contatto. Esso si sovrappone alla realtà e la persona sperimenta la frustrante condizione di subire ripetute delusioni, perché prima o poi la “dura realtà” ci riporta con i piedi per terra. Sempre che la persona non adotti come meccanismo difensivo la tendenza a “vivere nel proprio mondo”, rifugiandosi in una modalità interpretativa della realtà mescolata alla fantasia, al fine di evitare gravi sofferenze. Ritornando al testo di Liz greene, un altro aspetto che va valutato analizzando Nettuno nell’oroscopo è quello relativo all’estasi. Durante questa esperienza “il mare invade la terra”; un ego non sufficientemente strutturato, si dissolve in un onnipotente ed arcaico bisogno di fusione con una fonte primaria e l’autrice ci ricorda come in questo caso l’individuo non è più contenuto all’interno dei confini di una distinta identità. Dal suo punto di vista ciò si concretizzerebbe come una “regressione alla beatitudine prenatale”, una esperienza oceanica di unione con il divino e contemporaneamente un’eruzione di rabbia primordiale verso ogni minaccia di separazione. Abbiamo però già accennato al fatto che l’esperienza di unione con l’assoluto (che come conseguenza ha proprio l’estasi), per persone dotate di notevoli qualità spirituali non è di certo illusoria o menzognera. Non si tratta di un bisogno regressivo di fusione con la madre archetipica, ma un reale contatto con la propria Anima; il fine ultimo a cui tutti tendiamo; l’esperienza delle vette più sublime che attende l’essere umano stanco di camminare nella valle dell’illusione. L’astrologo si trova però di fronte ad un grande problema: tutte queste esperienze, da quelle più raffinatamente spirituali fino a quelle più grossolanamente illusorie hanno come “rappresentante”, nella carta natale, il pianeta Nettuno. L’unico strumento su cui egli può quindi fare affidamento è la sua esperienza diretta, la sua intuizione e il suo buon senso, perché deve saper definire con sufficiente precisione l’effettiva natura dell’esperienza mistica. Un altro importante aspetto considerato nel testo di Liz Greene è relativo alla sofferenza. La sofferenza nettuniana, secondo l’autrice, tende ad essere autoinflitta, ma può anche costituire una modalità di controllo manipolativo dell’ambiente. In questo caso si parlerebbe di masochismo, alla cui base può esservi un archetipo familiare formato da un sentimento profondo di vergogna e di relativo bisogno di espiazione mediante la sofferenza, che si accompagna alla tendenza ad esprimere l’aggressività in maniera indiretta in un contesto di profondo bisogno di redenzione. Il masochismo può naturalmente costituire una condizione patologica, ma può anche più semplicemente instaurarsi a seguito di un bisogno inconscio di espiare la sofferenza della condizione umana. A questo proposito Liz Greene fa notare curiosamente che prima che la scienza indicasse il masochismo come condizione patologica, la religione lo descriveva invece come una forma di cura, la “cura dell’anima” che la penitenza costituiva. L’estasi nella sofferenza non era un evento raro nella cristianità medioevale. Un altro ambito in cui l’azione di Nettuno non mancherebbe di far sentire i suoi effetti è quello dell’innamoramento. Questo tipo di esperienza non sarebbe facile da vivere in chiave nettuniana. Liz Greene descrive il comportamento del soggetto con queste caratteristiche come tendente a cadere in maniera tanto magnetica quanto ossessiva nel desiderio di relazioni impossibili da realizzare. Può però tendere anche a sentirsi ripetutamente ferito nel profondo e confuso, a causa di una serie di scelte disastrose. Oppure ancora a subire abusi o tradimenti, oppure a ritrovarsi coinvolto in relazioni con persone che richiederanno nientemeno che anima e corpo. Le vittime di legami di questo genere non possono liberarsene con facilità, dal momento che l’incantesimo nettuniano le mantiene nella perenne necessità di recitare il ruolo vittima- redentore. Solo in parte dunque possono dirsi vittime della situazione, dal momento che la perpetuazione del rapporto dipende molto anche dall’eventuale presenza in loro della convinzione di riuscire a redimere il partner, sentendosi in un certo modo investiti di una speciale missione. Le persone più a rischio sarebbero quelle dotate di elevata immaginazione e sensibilità, disperatamente in cerca di una vita felice. Nell’oroscopo di nascita, tutto questo si associa spesso ad opposizioni o quadrature tra Nettuno e Venere, oppure a Nettuno in settima o ottava casa afflitto da aspetti difficili, ma anche in caso di relazioni difficoltose tra Nettuno e sole o luna. Il coinvolgimento di Marte nella configurazione è il fattore che normalmente indica la presenza di masochismo, anche in ambito sessuale. Il testo prosegue poi spiegando che normalmente le persone, durante l’innamoramento, mettono inconsciamente in pratica il rituale di offrire uno specchio per l’immagine idealizzata che l’altro ha della propria anima (o animus). Il consolidamento del rapporto da poi luogo, nel corso del tempo, al sopraggiungere di altri valori che gradatamente si sostituiscono all’esuberante fase iniziale. Tutto ciò accade normalmente a tutte le persone, tranne a quelle fortemente caratterizzate da Nettuno, per le quali la tendenza a voler permanere nell’Eden ed a non voler accettare un più prosaico amore umano si dimostra alquanto robusta. In questa condizione non è facile esprimere le altre funzioni della personalità, in particolare quelle legate a Sole, Giove e Marte. In sostanza, quando Nettuno fa la sua comparsa nel reame dell’amore, ne può derivare una profonda ambivalenza: si tratta di una vera unione tra anime, che condurrà verso la luce? Oppure si tratta di un seducente incantesimo che trascinerà la persona verso l’oscurità, in preda a dolore e sofferenza? L’individuo con un Nettuno in posizione significativa dovrebbe cercare di rispondere il più onestamente possibile a queste domande, ma spesso, persino col ricordo ancora vivo di tristi esperienze, non si pone nemmeno la questione e risponde affermativamente alla prima, senza curarsi delle eventuali alternative. A questa interessante analisi possiamo aggiungere che, per l’individuo di sesso maschile, esperienze di questo tipo possono essere percepite anche come l’irrompere (più o meno delicato) nella coscienza individuale di una potente immagine archetipica femminile, tanto perfetta quanto irraggiungibile, che può solo condurre ad una dolorosa e straziante presa d’atto dell’impossibilità di realizzare quella tanto agognata fusione nettuniana. Nella vita di queste persone tendono a presentarsi, spesso in concomitanza con momenti di generale debolezza psicologica, una serie di persone idonee a rappresentare quel modello di divina perfezione che l’occhio dell’individuo pervaso dalle energie nettuniane ha tanto bisogno di proiettare su tutto ciò che incontra. Le possibilità di trasformare questo doloroso vissuto in una relazione appagante sono decisamente ridotte. Le soluzioni che la persona potrà tendere a cercare sono sostanzialmente di due tipi: 1. Tentare compulsivamente di soddisfare questo desiderio, con la conseguente dolorosa frustrazione che ne consegue; 2. Volgere il proprio sguardo verso ciò che realmente si cerca in quelle forme divine illusoriamente antropomorfizzate. Questa seconda strada è naturalmente percorribile solo se il soggetto risulta essere dotato di una particolare finezza nei propri sentimenti, oltre ad essere psicologicamente pronto al difficile compito della sublimazione della sua “passione”. Uno stupendo passaggio dell’antichissimo “Gayatri mantram” recita “Svelaci il volto del vero Sole spirituale, nascosto da un disco di luce d’oro […]”. Allo stesso modo il volto della persona amata e irraggiungibile velerebbe il vero volto spirituale di ciò che egli realmente cerca. Nettuno, in casi come questi, si avvale spesso della “collaborazione” di Saturno, che contribuisce ad ostacolare il realizzarsi dell’unione “umana” con la persona amata. Ma che cos’è dunque che gli occhi di un partner così sfuggente tenderebbero a celare? Per l’uomo di adeguato sviluppo spirituale è senza dubbio il bisogno di ricongiunzione con la propria Anima, che evidentemente non ha altra via per giungere all’attenzione della persona se non questa. Non c’è spesso altra via più efficace che quella del dolore per scuotere l’uomo dal suo torpore, ed il dolore affettivo non è certo tra i più misericordiosi. L’Anima inizia a far sentire il suo richiamo, ma la personalità è ancora poco adatta a distinguerne nitidamente la natura, e si perde nella contemplazione dii “luci illusorie”. Raccomandiamo comunque ancora una volta di non considerare tutte le esperienze di innamoramento come manifestazioni di questo genere di esperienza. È senz’altro possibile che ad un qualche livello l’esperienza umana dell’unione tra i sessi altro non rappresenti se non un bisogno di completezza spirituale (indipendentemente dalla effettiva capacità delle persone di percepirlo come tale), ma l’esperienza nettuniana di profonda sofferenza affettiva redentiva può comparire solamente quando l’uomo è pronto ad iniziare il suo cammino di ricerca “obbligata” della sua Anima. Ma che cosa succede se l’ ”oggetto irraggiungibile” viene invece conquistato? Liz Greene ci ricorda che la perfezione può naturalmente esistere solo in un mondo di fantasia. Quando la fantasia precipita dal paradiso in cui era stata elevata, allora un’altra fantasia dovrà prendere il suo posto. Con questo l’autrice intende probabilmente sottolineare che il “problema” della persona soggetta al potente influsso di Nettuno non è risolvibile nemmeno mediante il faccia a faccia con la realtà. Perché Nettuno non è di realtà che ha bisogno; ce n’è fin troppa nelle nostre vite. Egli vuole andare oltre i confini del noto e soprattutto desidera rimanerci. Curiosamente, una frase di un famosissimo film western degli anni sessanta riassume in modo perfetto questo concetto: “[…] se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda”. Ed è proprio in questo modo che a volte la mente nettuniana costruisce la sua difesa da un mondo non all’altezza dei suoi ideali. Questo è anche probabilmente uno dei motivi per i quali i desideri “nettuniani” sarebbero spesso irraggiungibili. Non possono che essere tali, perché l’alternativa è una triste ed inaccettabile disillusione. Quando l’uomo inizia il suo cammino spirituale è proprio questo che normalmente lo interessa: una costante, inevitabile e dolorosa disillusione. L’esperienza dell’anima non può in alcun modo essere vissuta attraverso un’immagine e ogni tentativo in questa direzione è ovviamente destinato a fallire. Il processo avverrebbe per fasi cicliche di idealizzazione – delusione, capaci di condurre l’individuo, nel tempo, alla scoperta del Reale e alla capacità discriminatoria per riconoscerlo. Suggerimenti per l’interpretazione Sulla base di quanto abbiamo fin qui esposto, possiamo provare a riepilogare le questioni più importanti da tener presente in fase di interpretazione dell’oroscopo. Raccomandiamo come sempre di prendere in considerazione l’intera carta e di non analizzare separatamente questo pianeta. In particolare è bene osservare attentamente la collocazione di Saturno, perchè le due funzioni rispettivamente rappresentate sono in un certo senso opposte. 1. Prima di tutto Nettuno si colloca in un particolare segno. A questo proposito dobbiamo però tenere presente la stessa avvertenza che vale per tutti i pianeti cosidetti “generazionali” (Urano, Nettuno e Plutone). Il loro moto è talmente lento che permangono nello stesso segno per diversi anni. Le qualità del segno indicano quindi più che altro le caratteristiche secondo le quali il pianeta tenderà ad esercitare “collettivamente” il suo influsso. Per comprendere in che modo ciò può essere recepito a livello soggettivo dobbiamo oservare gli altri elementi; 2. La posizione nelle case è il primo tra questi elementi a dover essere preso in considerazione. Esso ci darà indicazioni sulla particolare area della vita che sarà interessata dall’azione di Nettuno. Quando il pianeta è particolarmente prossimo ad uno dei quattro angoli, il suo influsso tende senza dubbio ad essere avvertito più intensamente. In particolare, quando Nettuno si congiunge all’ascendente è probabile che l’intera esperienza di vita della persona tenda ad essere interpretata secondo il modo nettuniano di intendere le cose. Tutto ciò si concretizzerà come tendenza a subire, più delle altre persone, il fascino delle illusioni o della fantasia. Elemento prezioso se si opera in ambiti che richiedono fantasia e creatività, ma pericoloso se viene a mancare il contatto con la realtà. Qualora però stessimo analizzando l’oroscopo di una persona spiritualmente evoluta un Nettuno in questa posizione può davvero segnalare una capacità non comune di interazione con i “modi sottili”. 3. Dobbiamo poi analizzare gli aspetti planetari, che ci segnaleranno quali delle nostre forze individuali risentirà (nel bene o nel male) dell’influenza di Nettuno. La forza del pianeta sarà tanto più marcata quanto maggiore sarà il numero di pianeti “toccati” per aspetto (specie se si tratta dei luminari o dei pianti “personali”), tenendo conto anche della sua posizione nelle Case. Prendendo spunto sempre dal testo della Greene e integrando con alcune impressioni personali riportiamo, a titolo di esempio, una possibile interpretazione degli aspetti di Nettuno con i luminari. In linea di massima gli aspetti con il Sole indicano la necessità di mediare tra il bisogno di individualizzarsi e quello di trascendere i confini dell’ego individuale. Quale dei due tenda a prevalere, diverrà chiaro osservando il resto della carta. Questa tendenza può arricchire notevolmente la personalità, rendendo l’individuo aperto a tutto ciò che è “trascendente”, oltre ad essere concentrato su ciò che strettamente appartiene all’individualità. Naturalmente anche la natura dell’aspetto dovrà essere considerata, in quanto, quadrature ed opposizioni, ad esempio, indicheranno che probabilmente questo processo dovrà essere conquistato con grande fatica. Gli aspetti con la Luna possono indicare la presenza di caratteristiche psicologiche molto particolari, soprattutto nell’area delle emozioni. Il proprio vissuto emotivo tende a non essere strettamente “personale”, ma a dissolversi nel collettivo. Ciò comporta senza dubbio ottime capacità empatiche e il bisogno di sentirsi parte della sofferenza del mondo. Ma in una società come la nostra questo significa una sola cosa: sofferenza. Questo perchè l’egoismo in questo caso non fa parte della natura individuale e la normale tendenza umana all’autoaffermazione e alla ricerca del piacere non appartiene alla sfera delle priorità. Senza dubbio ciò è tanto più marcato quanto più difficili sono gli aspetti tra la Luna e Nettuno. La quadratura, da questo punto di vista, è particolarmente dura nei suoi effetti sulle emozioni, e il bisogno masochistico di sofferenza redentiva diviene addirittura una costante nela vita della persona se la Luna è in un segno delicato come quello dei Pesci. In ogni caso, quando la Luna è coinvolta in aspetti con Nettuno, la sensibilità rischia di diventare vulnerabilità. Un’analisi del vissuto emotivo durante l’infanzia rivela spesso, in questi casi, un angoscioso rapporto con la figura di accudimento, che può essere percepita come assente, fredda o incapace di rispondere armonicamente alle delicatissime e abbondanti richieste affettive. Dal punto di vista dell’astrologia esoterica sappiamo che la Luna rappresenta la forma e la prigione dell’Anima. È facile quindi rendersi conto come la persona con un aspetto di questo tipo sia chiamata innanzitutto a saper discriminare correttamente l’ispirazione spirituale dalla mera illusione, dal momento che entrambe queste caratteristiche si associano a Nettuno. In seguito, mediante l’applicazione della volontà, dovrà probabilmente essere compreso con chiarezza il senso di tutta questa sofferenza: giungere a realizzare che ciò che manca in se stessi è la propria controparte spirituale, la cui presenza non potrà mai essere compensata da alcuna figura umana. Alla fine dovrà quindi esserci una resa a questa evidenza; accettando di soffrire ancora un po’ il dono spirituale che potrà essere ottenuto sarà davvero grande.