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Clil lezione del 18 10

Si individuano 4 fasi: (acquisizione spontanea di L2 non di apprendimento)

1 del silenzio : una persona che arriva in un posto di cui non conosce la lingua, esposta solo in maniera
spontanea vivrà una fase in cui non capisce e non sa dire niente, primo periodo dedicato a capire cosa le
viene detto, quindi non dirà nulla nella lingua target.

2 pre basica : non usiamo le parole con valenza grammaticale, lessico ridotto non c’è l’articolo o il
possessivo pochissime parole, non ci sono verbi, chi parla si aiuta con gesti ed elementi extralinguistici per
farsi capire. Le frasi hanno una struttura nominale, prive di verbo, composte di una o due parole, però si
inizia con frasi molto brevi il che ricorda bambini che iniziano con singole parole e 2 soli elementi. Questa è
la prima fase.

3 basica: parlante con L1 cinese che dice “preso ristorante cinese ma a Livorno” elenco di frasi brevi,
giustapposizione di frasi tra loro, non c’è subordinazione, manca il soggetto, i verbi che ci sono sono
all’infinito e participio, il parlante suddivide l’arco temporale in presente/futuro (infinito) e tutto quello che
riguarda il passato viene formulato in participio quindi presente e passato semplificato. Il lessico è più ricco
che nella prima fase, sono tutte parole “contenuto” o elementi lessicali, mancano le parole funzionali.

4 post basica: la persona dice “la polizia lui ha preso, perché hanno pensato lui era la guida della
dimostrazione e hanno portato via in prigione” frase più lunga ma non mancano gli errori. Le frasi sono più
complesse, regolamentate a livello sintattico, ci sono verbi flessi, “hanno messo”, “ha preso” anche la
morfologia è corretta, errore di genere nonostante macchina finisca in a mentre “ nel prigione” potrebbe
essere un transfer, oppure che la “e” caratterizza nomi maschili. Rimangono errori, ma la frase è
comprensibile

Queste fasi sono state studiate per alte lingue, un esempio chiaro dipende le interrogative parziali (5 w) in
inglese. Vi sono 4 fasi

1 il parlante usa una frase dichiarativa e gli antepone what : what you study? (minimo sforzo)

2 seconda fase si aggiunge la capacità di usare modali : what she is doing?

3 fase inversione in alcuni casi, quindi dice “what are they?” ma con altri verbi lessicali ancora manca
l’inversione.

4 ultima fase si acquisisce il do support, capacità di utilizzare il do support, “how do you do it?”, non viene
flesso il do, visto come una marca di interrogazione generica ma senza che venga visto come un elemento
vero e proprio.

5 fase: uguale al parlante nativo

Nell’italiano prima si forma una sola forma verbale per tutto, e questa forma è o l’infinito o la prima
persona del presente, la seconda fase abbiamo solo una forma per il presente futuro e una per il passato,
poi si aggiungono diversi tempi verbali, non solo presente e passato ma anche il futuro o l’ausiliare, poi si
aggiunge il modo, dopo arriva l’accordo, la terza persona invece si acquisisce un po’ prima, e infine l’ultima
che è la diatesi (forma passiva) anche per l’italiano si possono vedere queste scale che esistono per tutte le
parti della grammatica, per i tipi di plurale, per le subordinate ec

L’ERRORE E L’INTERLINGUA (?)


Corder : 2 tipi di errore, i mistakes e gli errors.

Mistakes e errors si legano al concetto di competence, e performance di chomsky, perché i primi sono
problemi di performance, tipo un lapsus che possiamo fare nella nostra L1 quindi cose che sappiamo ma
che sbagliamo comunque, il contesto esterno ci ha influenzati negativamente

Gli errors invece sono errori, problemi di competence, rispecchiano delle mancanze o cose non ancora
acquisite nella competenza L2 del parlante. Essi si possono definire come forme transitorie, perché in
questa visione l’errore è legato alla fase che sta vivendo il parlante, quando supererà questa fase non farà
più quegli errori.

L’analisi dell’errore è alla base dell’interlingua di Selinker 72

L’ interlingua è un sistema linguistico a sé stante che risulta dal tentativo di produzione di una norma della
lingua obiettivo. Quindi abbiamo un sistema indipendente in un parlante, in cui il parlante cerca di utilizzare
le regole della lingua obiettivo senza conoscerle tutte a fondo, quindi è un tentativo di mettere in atto
quello che già sa, il risultato è l’interlingua, varietà dell’apprendente. È destinata ad avvicinarsi alla L2,
lingua obiettivo, in alcuni casi può fossilizzarsi, non va avanti. Questa interlingua è stata definita come
“l’italiano delle badanti”, in realtà possiamo applicarla anche a persone che vengono dall’estero per
lavorare, che non progrediscono nel livello non avendo come obiettivo quello di dominare l’italiano, una
volta raggiunto l’obiettivo si ferma. L’interlingua non è un sistema casuale in cui alcune regole ci sono e
altre no, è una varietà con una sua struttura specifica, questa struttura si può ricostruire nei cosi detti 5
processi dell’interlingua che concorrono a fare dell’interlingua quello che è a livello superficiale

1 transfer linguistico: ci possono essere interferenze dalla L1 o da altre lingue conosciute

2 transfer di insegnamento: si ha quando nel caso in cui l’apprendente segue un corso l’insegnante spiega
le regole e il parlante applica le regole in contesti in cui non si devono applicare : es: dicete.

3 strategie di acquisizione cioè ogni parlante quando acquisisce una lingua applica strategie per
minimizzare lo sforzo cognitivo, parlare una lingua straniera richiede molto sforzo quindi cosa fa il parlante?
Mentre parla si concentra sugli elementi della lingua mentre gli elementi che vengono visti come dettagli,
sacrificabili vengono non realizzati correttamente.

4 strategie di comunicazione: l’apprendente chiede l’aiuto del parlante nativo, o utilizza termini generici
facendo capire che non ha un termine specifico e lascia che il nativo lo capisca oppure chiede in maniera
esplicita aiuto.

5 la sovraestensione di regole di L2, regole astratte e interiorizzate dal parlante. Quindi si potrebbe dire “lei
ha mangiata” quando c’è un clitico c’è un accordo e si pensa di metterlo sempre anche con avere.

Per l’interlingua definiamo 2 caratteristiche:

1 sistematicità , gli errori fatti da un apprendente sono legati ad uno dei 5 processi che abbiamo visto prima
ogni errore può ricollegarsi

2 dinamismo: interlingua destinata ad evolvere, dinamica, in continuo movimento per avvicinarsi alla lingua
target, seconda accezione c’è una certa creatività nell’apprendimento nel senso che il parlante astrae le
regole e le applica anche ad altri contesti, gesto creativo e dinamico, se apprende che la A si associa al
femminile lui sarà in grado di fare una lista di parole con la finale della a corrette. Questo è creativo ,sulla
base di una regola la applica ai contesti che trova.
Questo secondo punto va contro le teorie cognitiviste che si basano sulla statistica per cui il parlante
apprende solo ciò che ha sentito. In sincronia, in un dato momento, se guardiamo un apprendente, la sua
interlingua è un sistema completo, solo che non è completo nel senso della L2, ma ha una parte di regole
della L2. Non è una struttura corretta da utilizzare con successo in determinate situazioni comunicative, non
è una lingua tronca, monca, a cui mancano parti.

LA REAZIONE DAVANTI ALL’ERRORE IN CLASSE

Di fronte all’errore gli insegnanti hanno 3 possibilità

1 ignorarlo : per non interrompere il flusso dei pensieri, se si pensa che sia un errore di distrazione, se il
parlante è nella fase 2 non correggi un congiuntivo perché ancora non ha maturato quella fase, non è stato
affrontato a lezione il congiuntivo. Quindi si utilizza negli insegnamenti di tipo comunicativo, puntando
tutto sull’evidenza positiva e non negativa, un insegnamento comunicativo che punta alla capacità di
comunicare

2 correzione esplicita : se ho appena spiegato l’imperfetto, se l’alunno fa un errore io devo correggere per
dare un feedback, per capire meglio la regola.

3 correzione implicita : consiste nella ripetizione della frase in maniera corretta. Se l’apprendente dice : io
aveva sonno voi direte “ah io avevo sottono”, recast, riformulazione.

4 fluding: usare forma sbagliata più volte, con esempi diversi, per trovare la gamma di contesti in cui la
forma si può utilizzare, quindi io do una serie di esempi per fissare la regola specifica a livello ambientale.

Nel complesso la scelta tra le strategie dipende dall’errore, dalla conoscenza delle regole, dal carattere,
ecc..

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