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152. K.

Kerényi
ore lf
pere niente. Soltanto Wl4 donna può sapere questo e /J<l,Tlare
• di q1aesto. t perciò che noi non pennetrianw nemmeno che
i nostri mari.ti interoengano con le loro parole nelle nostre
faccende. La donna può fa:re una sol.a cosa. Essa può stare at>­
tenta a sé. Essa può com.portarsi decentemente. Essa deve
essere sempre come è la sua natura. Essa deve senipre essere
fanciulla o essere madre. Prima di ogni amore essa è fanciul/,a,
dopo ogni amore essa è madre. Da questo puoi vedere se essa
è una buona donna ».
Q�ste paro/,e di un.a nobile donna abissina, riportate dal
Frobenius in uno dei suoi piu bei libri, Der Kopf als 1) L'Anadyomene.
Schicksal (La testa come destino, Miinchen, 1924, p. 88), sùuw
messe qui a titok, di motto, per preparare e confermare ciò Il Rinascimento fiorentino si è affezionato ancor di piu
CM verrà esposto nello studio su Kore. Esse stiano qui anche agli inni omerici che non ai due poemi epici. Marsilio Ficino ..
in ricordo di quel grande uomo, la cui opera di vita stimola l'interprete di Platone, ha preparato prima di tutto la versione
lo studio,o deJ,le civiltà e del,le miu>logie a proseguirla e ID degli Inni, quelli omerici e quelli orfici. È noto che egli li
spinge a prendere posizione di fronte ad essa. sapeva anche cantare « all'antica >>. Un altro spirito P.minente
dell'11rnanesimo fiorentino, Angelo Poliziano, trascrive nelle
sue Stanze 11n Inno ad Afrodite - quello che non è né il piu
l11ngo né il pili corto tra quelli attribuiti ad Omero. Si direbbe
quasi che egli ne fa una pittura in stile rinascimentale - se
non ci fosse, a farlo effettivamente, proprio 11n pittore, che si
serve dell'aiuto poetico del Poliziano: Botticelli • La na­
I
1

scita di Venere non è il titolo giusto del quadro. Questo rap­


presenta piuttosto l'arrivo di Afrodite .a Cipro, secondo l'Inno
.. omerico, l'arrivo di Afrodite fra noi, nell'età moderna, se­
condo il significato e ]'importanza ohe ha questo capolavoro nel­
la nostra cultura. Nel quadro del Botticelli vi è almeno altret­
tanta mitolo.gia viva, quanta ve n'è nell'Inno omerico 2 •
I

1
Per i dati relativi c!r. A. W.utnunc, Die Erneuerung der heidn
, isclu3n
· Antikep Leipzig, 1932, pp. 6 agg.
2•
1:° parola « mitologi� l> va sempre intesa anche in seguito nel ,enso
m cw e usata nell,lntr-0dUZ1one.

11.
àJ
154 K. Kerényi Kore 155
- -----------------------------
La nucita di Afrodite è diver!ia: cruda e profondamente chiglia, e non quella delle perle, era l'animale sacro di Afro­
impressionante, essa, nella sua primitività, è estranea sia allo dite a Cnido 1• La conchiglia è in generale l'esempio e l'espres­
stile della poesia omerica, sia a quello del Botticelli. La muti­ sione piu immediata e piu evidente per i nostri sensi, delle
lazione di Uranos, la su.a virilità gettata nel m.are, tutti gli qualità afroditee dell'elemento umido. La poesia di stile ome­
orribili precedenti, ln mitologia titanjca dello stato pre-iniziale: rico è troppo spirituale per poter servirsi di questo simbolo.
tutto ciò come se fosse stato spazzato vi.a. L'unità del momento Poliziano era troppo sensuale per potersene dimenticare. In
mitolo.gico primordiale in cui il procreatore e il procreato erano Botticelli Venere sorge dalla conchiglia in un modo che fa ca­
identici nel grembo materno dell'acqua, si era scomposta già pire, come la conchiglia appartenga alla dea; tuttavia questa la
in Esiodo, diventando processo e narrazione. Già Esiodo parla lascia dietro le spalle, insieme con tutta la mitologia primor­
di acque portatrici - come il mito di Maui, fanciullo divino diale che Polizwno ha ancora rinarrato sulle orme di Esiodo.
dei Polinesiani -, di onde che portano lungamente la dea. Alla Sorgendo dalle profondità del mare, da una conchiglia,
fine, dalla bi.anca schiuma è uscita la fanci11ll.a che da quella - spinta dai venti e accolta dalla dea della terra dalle vesti
ha preso nome: «<pp6, significa schi11ma ed A phrodite è la dea.
"---' �
variopinte, - arriva Afrodite Anadyomene. Ecco un aspetto
Questa etimologia antica, già esiodea, attingeva la sua attendi­ della Fanciulla, della Prowgonos Kore. Il quadro del Botticelli
bilità da 11na .grande Tisione mitologica, che doveva essere an­ aiuta noi moderni a rievocar l'An.adyomene. Ed è lei che bi­
cora piu antica: dall'immagine dell'Anadyomene, la dea che sogna rievocare, se si vuole comprendere le dee dei Greci. Lei
emerge dalle onde. Le raffigurazioni dell'arrivo di Afrodite sono è la piu vicina alle origini. -·
c.:,: -

già al di là di questa visione. Il dolce soffio dell'aura spinge


la grande dea già nata, verso nne. delle sue isole sacre o - nel
2) Paradossa/,ità dell'idea mitologica.
quadro del Botticelli - verso la terraferr11a.
La morbida sohinrn.a che tra.sport.a Afrodite è un simbolo
All'uomo religioso del mondo ellenico, le divinità appari­
della sua nascita confacentesi allo stile omerico, come la con­
vano sin da Omero in una forma di classica perfezione. Tuttavia
chiglia a quello del Botticelli. I poeti latini sono i primi a
esse non sembravano mere invenzioni e creazioni di artisti, hensi
raccontare che Venere è nata da 11na conchiglia, oppure che in J divinità vive in cui si poteva credere. Esse si possono compren­
una conchiglia ha attraversato il mare. Raffigurazioni antiche dere il meglio come eterne figure, come grandi reaùà del mondo.
mostrano la dea come se crescesse da una conchiglia. Non è o: Fondamento della loro potenza è I.a loro verità » :.i. Come psi­
necessario credere con il grande filologo Usener 1 che la forn1a­ cologi, possiamo sottolineare che questa verità è sempre una
zione della perla sia servita da fondamento e spunto al sim­ rea/,tà che si affaccia all'anima ; come storici, aggiungiamo che
3

bolo. Piu tardi anche quest'immagine si innesterà in quell'al­


tra, .antichissima. Originalmente però un'altra specie di con- 1
PuN., Nat. hi.st., IX, 80.
2
W. F. Orro, Der europiiische Gei.st un.d di.e Weuheit Ù$ Os1-eru.
Frank!urt a. M., 1931, p. 21.
2 Cfr. i
suoi Vortriige wid Aufsatze, Leipzig, 19'14, pp. 119 ggg. dove si • KERÉNYI, Àpollon, Amsterdam, 1937, pp. 15 sgg. La religione antica,
trova anche la documentazione. &logna, 1940, pp. 1 Sii• Dle antike Religion_ p. 45.
156 K. Kerényi Kore 157

l'efficacia della realtà psichica di simili verità - come pure di immediata 1• Esse non si formano gra du almente da qualcosa di
tutte le verità - si modifica con il tempo 1; partendo dalla cono­ alt ro gene re. E viceversa: no n è concepibile né credibile un
scenza degli organismi vivi, noi possiamo .definire la modifica­ dio che no n sia apparso allo spirito e non sia mai stato un'i m•
zione dell'int ensità co n cui quelle figure .agi scono sull'uo mo , mediat a ri velazi one spirituale. La possi bilità delle figure divine
come 11n deperire natural.e: ma la st ru ttura inti ma e convi nce nte greche, il fon damen t o della lo ro credibilit à consi ste nel fat to
\
pe r se stessa del le classi che fig ur e di vine groohe ri mane incrol - che esse sono siro ili ad idee.
labile , at emporale. Ove ]o stu dio so di sto ria osi mettersi nella posizio ne che co r-
Si potrebbe parago narl e a quelle formule che esprimo no con rispo nde a que sta conoscenza, ove egli .abbia il coraggio di co n-
chiarezza e precisione !�equilibri� di immani forze cosmiche, ce pi re spiritualment e ciò che è spiritua le, e la reli gione
fo rmule che colgono il mondo in ogni suo aspett o, co me in 110a co me reli gio ne, egli s'imbatt e subito in una paradossal ità. Egli
situa%io1ie-limite, present andolo allo s pi ri to in modo da far pen• arriva facilment e co si lo ntano ne lla preisto ria de lle divini tà gre ­
sare ch e il mi ni mo spostamento di quell'equilibrio possa provo­ che, che l'equilibrio sopra menzionato gli si sci oglie qu.asi da•
care il cro llo dell' uni verso. Ogni legge di nat ura rappresenta uno va nt i agli o cchi e i netti co ntorni si co nfondo no . Artemis è pre­
di questi aspetti d'equilibrio del mondo e d è nello ste�o t empo sente tanto nella invio lata fo rza dei giovani animali, quanto
accessibile allo spirito nella formula ma tematica di una situa- negli o rrori del parto. Nella clas si ca figura della dea, questi
zione-limit e. o rro ri e quell'i nvi olata fo rza stanno ai li mit i: in e quili brio •
2

Co si pure que ll e fi gur e divi ne. In A pollo la massi ma chiarezza Piu si risale nella pre isto ria della de a, piu si sente co me si vola­
e l'an nientante o scurit à della morte , spinte agli e stremi limiti , tilizzano quei co nto rni che sono connessi co n il no me « Arte mis ».
si equilihrano, anzi, nella profondit à, esse s'incontrano in un.a La situazione-limite si a llarga per di ve ntare una zona limitare
perfetta i dentità 2; in Dioniso vita e mo rte•; in Zeus, violenza t ra la mate rnit à e l'esser fanci ulla, la gioi a di viver e e la gioia
:u , :
e diritto ' sono in uguali rapporti - pe r accennare solo ai tre di uccidere, la feco ndit à e il ca rat tere infero . Pi u si è coscie nti
piu grandi dèi. Nei confronti del cosmo int ero, queste figure di­ de l fatto che il divino dell e fig ur e di vine si può intu ire solo nel•
vine sono aspetti del mond?; per se stesse, esse sono delle t ot a- l'ev idenza di un'idea, so lo n ell'immediat a rivelazio ne spiritua le,
lità 6, « mondi D che� essi st essi, hanno de gli .aspe tti, as petti con­ piu si accusa qui nna difficol tà. La maggio r parte de gli studiosi ,
( trastanti, appunt o perché nella lo ro struttura e ssi rappre sentano difatti, no n si fida di ammett ere fig u re divine simili ad idee,
l' e quilibrio dei cont ra st i. quando riflette sui fatti po co i deomo rfi del la preist oria della
Siffatte divinità po ssono affacciarsi al lo spirito come evide nze, religione greca, a no i accessibile.
vale a dire e sse si po ssono conoscere solo per via di rivelazione Ciò di cui si trat ta qui è un p.aradosso, ma non un'impo ssi-
bilit à: è l'evidenza di qualco sa che parago nato a un'idea è
1 Di.e antike Religion� 1. c. oscuro , ma in confront o delle cie che sensazioni è tutt avi a simile
2
ApoUon, pp. 37 sgg. ad un'idea - la rivelazione di qualco sa che è anco ra chiuso
1
W. F. Or1u, Diony.sos, Frankf urt, 1933, p. 186.
' Die antike Religion, pp. 78 eg.
• W. F. Ono, Die Gotter GriedJ..en.land.s, p. 207. 1
Orro, Dionysos, p. 29; KERÉNYI, Di.e arnilre Religion, p. 43.
, Apollon., p. 72.
158 K. Kerényi Kor '1 ( Aflu;,, ; )- i(«i, 159

come WJ. bocciolo di fiore. Le idee mitologiche piu antiche sono, vani. Le fanciulle divine sono u n tratto talmr.nte essenziale di
infatti, come i boccioli. Cosi soprattutto l'idea della genesi e quella religione, � ea.sa non può essere definita né una « reli­
delle origini : idea che ogni essere esperimenta nella propria gione del padre », né 1Jn.s ": religione della madre », né la sintesi
genesi e che in tal modo quindi si realizza sempre di nuovo. di questi due tipi. Sembra cQme se l 'ordinamento olimpico avesse
Nella mitologia, essa ass11mP. l a forrn.a di prodigiosi esseri primor­ spostato in secondo piano le grandi. dee madri solo p� dar tanto
diali : sia che in quell'essere padre e figlio, primo procreatore · maggior risalto alla divina Kore. Nella sfera piti intima del­
e primo generato s'identifichino, sia che il destino femminile l'ordinamento divino ellenico - sia sull'Olimpo sia nel piccolo
sia ]a similitudine e la for111a d'espressione della genesi e del­ co&mo di qualche città - non tonto Hera, la sposa, condivide
l'origine. Zeus, Apollo, Dioniso, Hermes, Asklepios ed Heraklc., la sovranità di Zeus, quanto piut�osto la figura tutt'insieme ma-
- tutti possono essere considerati come sviluppi di un Fanciullo [ schia e femminile di Pall.as Athena.
mitologico ohe, originariamente, riuniva in sé generatore e ge. Nel Peloponneso la _v eneravano anche come « Madre Athe­
nerato 1 • La stessa idea, sotto l'aspetto del destino femminile, na )> 1, ed essa, per le regioni attiche, era per eccellenza la . « Ma­
appariva ai Greci ugua_lmente in una fi gu ra simile a un bocciolo. dre » 2• Tale denominazione tuttavia non definisce il suo .carattere
Ciò che in e.!sa vi era comune con il bocciolo, si esprime già nel che · non _p�teva trovare un�espresaione · piti .appropriata del ter­
.fatto che essa si chiamava per lo piu semplicemente Kore: la mine « (K ore ;1' . Cosi in,f.atti la chiamavano piu spesso che non con
dea a: Fanciulla ». { Uni t� )
"'- ·quell'aliraparola che ugualmente signinca fanciulla : Partherws.
La dea Kore è un e..�empio opportuno per far comprendere Perfino la moneta ohe portava la sua immagine, nel linguaggio
un'idea mitol<>@ca primordiale proprio nel suo carattere che degli Ateniesi era la ](ore ., . II fatto che essa era una cc .fanciulla »
ricorda i boccioli di fiore: la sua capacità di schiudersi e svi­ non faèeva · pensar� necess ariamente a una· ma<µ-e di cµ.i fosse
lupparsi e d'altra parte di racchiudere e formare in sé un cosmo stata figlia. La dea Metis che avrt:hb� potuto essere sua madre,
particolare. Una siffatta idea può essere paragonata anche al era scomparsa in Z.eus, e Pallas era nata dal padre '. Ancora
seme : ahhjamo da comprendere la struttura dell'a: abisso del meno si .sottintendeva il riferimento ad un uomo cui essa avrebbe
seme l> . Frattanto mai dobbiamo dimenticarci completamPnte potuto esser destinata o toccare in sorte, come altre fanciulle.
dell'immagine dell'Anadyomene. Se la struttura spirituale intuita Paro che per la priµ,a volta nella fanciulla Athena l'idea divina
armonizzerà con la sua immagine, ciò ci darà la prova che la
nostra comprensione è aderente alla realtà viva. I dei Greci si sia liberata di •ogni mpmento· se�le, senza perdere
con ciò 11na caratteristica c�e di : solito è propria .a divinità. ma•
> scbili, come· Zeus e Apoijo: la pura forza SJ>�ituale •.
Alla periferia dell'ordinamento olimpico .regna un'altra fi gura
3) Fanciulle divine. di fanciulla: Arternis. Anche lei è Kore e Parthenas. ·n
suo
Le dee .fanciulle sono m-0lto piu caratteristiche della religione 1
V, 3, 3.
PAUS., J/ i:
greca dei fanciulli divini, e forse anche piu delle figure di gio- 2
EUR.,. Heracliclae, 771. ff fl '-A l{.LJ._ ,
., Hri>ERID. ap. Poll., I.X, 74. _ -=· _
' �-, TMog., 886 sgg. .
1 SuUe prime quattro divinità clr. ,opra pp. 76-106. 6
Cfr. WAL'Ilill F. OTTO, Die Gotter Gri«henknds, p: 55 sig.
I
9(

!I
I 160 K. Kcrényi Kore 161
.
I


carattere di fanciulla però esprime qualcosa di diverso da quello proprio destino di esser fanciulle. Essa realizza questa possibilità
di Athena 1 • Il suo mondo è il selvaggio mondo della natura e come la propria essenza : senza colpa.
le grandi realtà che in lei sono � e��ibrio - l'inviolata forza Athena ed Artemis, compagne di giuoco di Persefone erano
verginale e gli orrori del parto - regnano in un aspetto pura­ presenti a1 ratto di ql1esta 1 : cosi il mito stesso unisce le tre
mente naturale
.......___ e femminile
.......__ del mondo '. Il carattere di fanciulla variazioni sul tema << Kore » in una sola scena. Artemis e Perse­
di Athena escludeva la possibilità di cadere in preda ad un ione appaiono come due aspetti della medesima realtà. Artemia

l uomo : qt1ello di Artemis la presuppone. I rapporti della Kore


Artemia con la propria madre sembrano meno intimi di quelli
della Kore Persefone con Demeter. Tuttavia, rievocando la figlia,
è l'attiva. Essa porta i n sé la morte in forma di uccisione: essa è,
-----
secondo Omero, una leonessa per le donne 2 , come in Arcadia
e in Attica essa era anche un'orsa 3 • Persefone
--- - è com letamente
non c i si dimentica di Leto: anche lei è presente per godere la passiva. Essa sta cogliendo fiori quando il si gn ore degli inferi
danza di Artemia 3 • Grandi mitologi antichi , come Eschilo ', sopraggiunge per rapirla. Sono fiori dal prof11mo denso e pe-
' o conoscitori di antich i mitologemi come Callimaco a , si permet• > sante, fiori del deliquio come il narciso '. Mai i poeti s'ingan­
tevano l'allusione che qui veramente si trattasse di 11na sol.a Kore navano sulla p ienezza di si gn ificato di questa scena. Per gli uni •
e di una sola madre: della figlia di Demeter, si chiamasse essa quei fiori erano « cani dell'inferno », hell-hounds on l1er heels . . .
'
I Artemis oppure Perse{one. Per gli altri • : Persephone gathering flovers, Herself a /airer
flower . . . Kore stessa è un essere destinato a un'esistenza di fiore,

-;;,- Persefone, la dea greca chiamata per eccellenza Kore o Pais


{-fi rra.tç), si distingue nello stesso modo da Athena e da Artemis. B a un'esistenza che non si potrebbe descrivere meglio di quanto
Essa non è Kore per star al di fuori di o gn i riferimento fem­ J l'abbia fatto uno dei poeti citati ' :
minile - fuori, dunque, del rapporto con la madre e con •
a little torrent of lifo
l'uomo - hensi per esprimere questi riferimenti come due forme
leaps np to the summit of the stem, gleams, tums over round the bend
d i esistenza al loro limite estremo : in un equilibrio in cui una o( tbe parabola of cnrved flight,
di queste forme d'esistenza (la fanciulla presso la madre) appare sinks, and is gone, like a comet curving into the iovisible.
come vita7 l'altra (la fanciulla presso l'uomo) come morte. Madre
Cosi sembra che Persefone essenzialmente significhi : sL'lre
e figlia forrr1ano qui un '1Jnità di vita in un.a situazione-lim ite:
sul limite dell'Hades il che - per essere nello stesso tempo il
un ' �� di �atura c�e porta in sé, ugu.alme�te pe� natura, la ÌJ
n:1 , r.aggi11ngimento di un apice - implica anche che quel momento
possibilità di spezzarsi. Persefone, quale f.anc1ulla, e una figura 1,
affine ad Artemis. Essa potrebbe essere un.a di quelle compagne ' 1
Inno omerico a Demeter, 424, e i passi paralleli in Au.E:N,StK.Es, The
di Artemia che incorrono nella mort� per esser state infedeli al Hon,eric llymn.s, London, 1904 ; dr. anche L. MALTEN. Arch. f. Religions•
wi$$en.sch., 12, 1909, pp. 422 sgg.
2 Ilia$, XXl, 483.

Ono. L. R. FAB..Na.L, The Cult.s o/ the Greek States, Il, pp. 435 o:.gg.
3
1
op. cit., pp. 102 sgg.
' Apollon, pp. 59 sgg. ' Inno om. a Demeter, 7 ; Pru:1.u:R-RoBERT, Griech. l'tl ythologie, I, 760.
a Od., VI, 106.
5
D. H. L\WRE.NCE : Purplc Anemone.s in POf!711$ Il.
• HEBooor., II. 156; Wll.AMOWITZ, Hellenist.isclie Dicl,tu.ns, H, p. 48. • MtLTON,. citato in ALLEN-Snc.ES al verso 17.
• ScHm:u>.ER, Callimachea, 11, pp. 197 sgg.
7
O. H. UWRENCE: FideUty nel volume: Pansies.
162 K. Kerény:i Kore 163

di pe<"ttu;nenz•. ew
-1 1·1m1te
· e,..e stato, e gia
... non · .. · ,
e p1u. eon, per• I
I
figl.La ». « Le du e de e » - · -r� &e &> - co si es se ve ni va no ehia-
fettamente ideomorfa sarebbe questa figura di Kore, un 'idea br ità I' In no vu o e sp ie ga re .
.
mate ad Eleus�· , luogo sa cr o la cu i ce le
. ,
1
poetica cosi pura e chiara come 11na formula matematica - se er at e co m e un a fig ur a do ppia : l na m e t'a
Esse vanno consid �
qui tutto non fosse ohe allegoria. Allegoria del destino della
donna : il limite dell'Hades allegoria della linea divisoria fra
I quale 1'dea, m · te gr a e
la
fo nd a l'a
di
ltr a. In qu es ta
e
co
se
nn es
n:i.a
sio
di .
ne
1ei•
Pe
D
r-
e-
sefone è so prat tu tto Ko re !ua ma dr e :
la vita di fanci11lla e l'« altra vita D , mentre il rap itore, re degli
f meter no n sarebbe meter.
inferi, soltanto 11na forrr1.a di espressione per il fidanzato e alt rettan to co nf orm.e a 11n 'i � ea in 11n 'al t a
Persefone ap pa re �

I'uomo. In realtà la cosa non è cosi seµi.plice. I monumenti del metà di r co pp i.a
connessione: quale � �-!!._ �� � ��eP 1 la
culto di Persefone dimostrano che tutto ciò ha nn significato
-�-
te degli inf er i. (co me re ssa po co
regnan Ko re de l pr op rio sp oso �
· anche in senso inverso. Nella ma n.iera piu seria la Kore viene re
inlatti viene chiamata la corrispondente figura tessalica: Ko
venerata quale regina degli in/eri ; il ratto della sposa è su que- pa rti en P- all 'uo mo , � cu i Ze us �'ha
di Adme tos) 1
ess a ap � '.
X sto piano !lleg<?i:� �dl!. mot_te. Il ca dere della fanciulla in pre.da do oh1�ro
data. La trinità Ma.dre-Kore-Rapitore s'inquadra m mo
,

all'uomo e il passaggio del limite dell'Hades, per essere alle­


e naturale nel mondo di Zeus. La chiarezza e naturalezza e m•
gorie, sono .allegorie equivalenti : l'uno può stare in luogo del-
· quadramento nel mondo di Zeus si addicono allo stile omerico
}' altro e viceversa. ,,. dell'ln-no.
II

Un'equivalenza di questo .genere non vi può essere che sempre


Tuttavia accanto a madre e figlia, anf'Jie un.a terza dea ha
in una sfera determina� nell'àmhito di 1ma connessione spiri­
una parte �onsiderevole. Il ratto avvenoP-, secondo l'In no, in
male immediatamente intuita ohe ahhia potuto fondere i I.atti
un luogo lontano, sulla p ianura ai pied i del mitologico monte
piti disparati - come in questo caso nozze e m-0rte - in 11n 'u­
Nysa, dove Persefone stava giocando con le figlie di Okeaoos.
ni ca idea compkssiva..� i�� -�i.t-?J�gi_che.s�no_conde�wni -
Questo luogo però fa parte ancora del nostro mondo, i n cui
come boccioli - di sifiatti contesti,.� Ed esse racchiudono in sé
splende il nostro sole, il piti fidato testimonio oculare a cui

sempre qualcosa ca
'=. =
�-�in di quanto si possa pensare anche in Demeter potrà rivolgersi. Come il sole, anche quella terza dea

modo non-mitologico. Cosi anche la Kore che finora abbiamo


pare apparteng.a a questo mondo : Hekate. Nel momento in cui
,r. ••

•' .
considerato 11ni�mente sotto il suo aspetto piu uman o: un essere

il sole vede il ratto, essa è nella. propria grotta. Essa sente sol­
che all'apice della vita inviolata cad e vittima al destino - cosi tanto la voce della rapita. Si crede di poter riconoscere in• essa
• •
Persefone ci sta ora davanti agli occhi - a u� destino ohe nel

una rappresentante della Luna, tanto piti che la dea an�he al­
compimento significa morte e nella morte regalità.
trove è in stretti rapporti con quest'astro 1 •

, 1
D'altro canto essa appare un'altra foraria di Demeter stessa.
, I
� : �& , Essa sente la voce della rapita, come la sente__ JlruP.,�ter. Essa,
4) Hekate.
a: con la luce nella mano » *incontra Dem�t�r e le domanda del
La piti antica descrizione del ratto di Kore si trova al· p rin­ rapitore, con parole che in 11na variante orfica dell'Inno aono
........,_., Q ;•
i '

I
I
cipio dell'Inno omerico a Demeter. Il poeta anonimo comincia a
l
cantare di _D����1 la grande dea materna - « di lei e di sua 1
HESYCH., a. v.
2
I dati in FAllNELL, II, pp. 598 sg.
I

-


1 64 K. Kerényi
I Kore 165

a oledi Demeter stes.,a. Secondo il poeta omerico esse vanno sefone 1 • Questa ricchezza di forme dimostra c.he si trattava di
� �
insieme a tro are il Sole, il testÌro-llnio oculare. Esistono però un'espressione e non dell'impiego d'un mezzo, di un simbolo
. _ �
du arIB I n' del mitologema : nell'un.a è Demeter • a scendere e non di uno strumento a fin1 pratici. Nell'Inno stesso Demete r
fI a � �inferi� ?
m cerca di Persefone, nell'a l tra è Hek.a te 2 • Quando po rta due fiaccol e ardenti • Un'ulteriore indagine condotta fuori
2

01 madre e figl ia si sono nuovamente ritrovate, riappa re nel- del mondo strett.amente omerico di Zeus prova che l 'apparenza,

I Inno anche Hekate per accogliere la Ko re, e per resta re d'al­ secondo cui Hekate è quasi un 'a l tra Demeter, non inganna.
lora in poi l a sua compagn.a. Essa è altrettanto inseparabi l e da Nel corso della storia religiosa greca avviene che anche in
Persefone, qua nto lo è Demeter. Gaia, la terza madre non è zone in cui la sovr anità di Zew de ll a re l igione omerica si è già
nell'Inno collegata in alcun modo con Demeter : essa 'aiuta i l da tempo imposta, s'incontran o delle fi gure divine che al l a pe­
rapitore. Tanto piu risal t.a la connessione di Hekate con la riferia del mondo cultura l e ellenico hanno conservato la l oro
doppia figura Demeter-Ko re . origina r ia forma preomer ica. Cosi arriva ad Atene da straniera,
Nell'Inno le tre dee - Madre, Figlia e la dea l un are He- Pheraia, la grande dea del la città tessalica Pherai. In questa dea
f kate - for111ano 110 gruppo strettamP,nte connesso, una trinità portatrice di fiaccole gli Ateniesi hanno ritrovato la prop r ia
di figure particolari e fra di loro inconfondibi l i. Sui monumenti Hekate •, mentre l a Pheraia, a c.asa su.a, in Tessa glia, non era
di culto esse si possono già confonde re piu facilmente. Piu facil­ altro che la stessa D'emeter '. Si considerava però come Hekate
mente, anche perché l a fiaccola è un attributo di tutt'e tre. anche la figlia cli Pheraia, e p recisamente come un'a l tra Hekate,
Questo .attributo corrisponde all'epiteto Pliosplwros di cui He­ differente dal l a grande dea di Pherai e tuttavia .affine a ll a ma­
k.ate si orna piu d'una vol ta 1 • Essa dunque è chi.amata espli­ dre 11 : Demeter e su.a figlia, in una forma piu antica di quella
citamente <r portatrice di luce D . L'Inno omerico chiama la fiac­ omerica ed attica, hanno dunque delle caratteristiche che le fanno
cola che essa porta in m.an o oÉÀ!X� (luce) e non un mezzo lu­ apparire tutt'e due quali Hekate. Oppure, conaiderando la que­
strativo come i moderni vorrebbero interp retare questo simbolo stione da l l'altro lato : i Greci banno dato il nome Hekate a una
evidente. « Portar luce :» è indubbiamente una ftinzione essenziale
della dea. La fiaccol a però non è caratteristica soltanto di Hekate, r dea ohe riuniva nella sua figura rapporti con la Luna, carattere
demetrico e tratti della Kore. E non soltanto tratti di Persefone,
ma anche di Artemis. Essa veniva invocata quale figlia di De­
ma ha on.a parte importante e significativa anche ne] culto di
Demeter e Persefone. Qui troviaro<> una fiaccola o due fiacco le meter, e qua l e figlia di Leto •. Hekate ed Artemia, Trivia e
nelle mani della medesima dea, tre fiaccole l 'una accanto aJ. ,

l'altra ', una fiaccola con una croce a l la sommità e con quattro
1
I dati nel mio articolo in cc Arch. r. Religionsww• .,, 30, 27�
2
Come Hekate in un bassorilievo di Thasos, crr. FARNELL, op. cil.p Il,
l1Jmi (crossed torch), quali attributi aia cli Demeter sia di Per- t. XXXIX a.
a HESYCH,, s. v.
' Questo fatto è stato riC-Onosciuto da EcKHEL, Doctrina Num .,. II, 147;
KiméNn, Herme.s, 66, 1931, 422, confermato da un frammento del
1
cfr. U>BECK, AglaophamU$, II, 1.213. Ho potuto confrontare un'ampia dimo­
poeta Philikos, cfr. A. MoRTE, « Hermes », ann. cit., pp. 450 .sg strazione di quest'identità, !atta da P. Philippson, dimostrazione indipen•
' KALuM·� in Schol. ad Theocr., II, 12; ScHNEIDER, <>p. cit., : pp.
69'1. dente da quella di &k.hel, ma concordante con casa.
a Schol. ad Theocr., II, 12 ; EUB., Hel., S-09; cfr. 959. • Schol ad Lycoplir. Alex.p 1180.
' Raffiguruzione di un sacrificio o Persefone su un v.iso attico. L. 0EUB· • Eun.., lon., 1048 ; Plwei,., 108.
NER, Attische Feste, Berlin, 1932, Tav. 2.
166 K . Kerényi Ko:re 167

Diana, sono spesso nomi equivalent i nella l etteratura antica, vie e che questi p11nti eran o considerati come p.articolarmente
cosi ch e non si h.a il diritto di ritenere quest'equivalenza com­ •
sacri a H ekate, n on cont raddi ce all'interpretazione cosmica
pletamente infondat a, come neppure la nota identificazione di esiodea del n11mero 3 : ogni trivio indica chiarament e e visi­
P ersefone con la Lun a 1 e di D iana con Luna 2 • bilmente la p ossibilità di un a tri partizion e del mondo. M a H e­
L'idea-bocci olo della connessione di tre aspetti del mondo - kat e, signora degli s pettri, rico rdava ugualmente ai Greci, che
uno da fanciulla, 11no materno e 11no lunare - sta sullo sfondo la tripartizione doveva lasciar posto accanto al mondo ordinato
della trinità di dee dell'Inno omerieo . In questo Hekat e ha un a di Zeus anche a un a sfera caotica, i n cui l'amorfi tà del mondo
parte subordinata che corrisp onde .alla sua posizione margi na le originario sopravvivesse, quale mondo degli inferi. I l p olimor­
nel mondo di Zeus. Tuttavia, anche sotto la sovr anità di Z eus fismo, qual è qu ell o di Hekate, si gnificava s empre per i Greci
e anche in quella posizione s ubordinata, essa conserva i segni qua lcosa di i nfernale. I ntanto, semhra che in un periodo pili
distintivi di quell a figura _ pi u �ntica che _ ay e_y a pre_�e q_�to la antico - prima cioè che i tre volti di Hekate si irrigidis sero
Hekate dei temp i storici. Un SP-gt) O di questo genere è anzi­ nel noto tipo degli liekateia - i tre aspetti fossero altrettanti
tutto l a essenza triforme ch e nella raffigu razione artistica si p re­ aspetti del m ondo, .altrettan te sfere e altrettante possi bilità di
e enta relativamente tardi 3 , ma i n via indiretta è doc umentata sviluppi di un'unica e identica i dea, considerate racchiuse come
gi à i n E si odo . I l p oeta dell a Teogonia celebra la dea quale in u n bocciolo. P ercjò l'intim a coonP.Ssione delle tre fi gur e l
I
e-
, il cielo .-.... i l -- Demeter, Kore , H ekate - e, con seguentemente, anche l'idea•b ase
grande sovrana di tre sfere: la terra -.:.------ mare '. Eaiodo
dice p u re che l a de.a era in p ossesso di q uest o t rip] ice regno p i u profonda del mit ologema che prende forma nell'Inno -
già n ei temp i ti tanici, p:rima di Z eus e del suo ordinamento. s'intuiscono prop rio attraverso la figura della dea apparente­
I l n uovo signore del mon do l'ha onorata, lasciandole il potere mente p i u i nsi gnific ante, la piu suhordinat a dell e tre.

anti co. Oltre l' aspetto Kore ed olt re i rapp orti con la Lun a e con I
La forni.a clas sica di Hekate - posta su 11n triangolo e con un regno ;infero di spett ri , era inerente all'idea di Hekate anche
t re facce rivolte in tre dir ezioni - è un elemento rigi do, iso• una sp ecie di carattere mat erno . Come Artemis o la terra m.adre
lato e insolito del mondo greco. S i cercava di sciogliere la rigi­ stessa, anche lei era xou?o-rp6q,o<;, nutrice ed alimentatrice di
l
dità di quest'immagine di H ek ate, sostituendo alla trilormità I
I
tutti quelli ohe sono nati dopo di lei 1 • Nell'Inno è Demete r
di una wla dea tre figure di fanciul le danz anti. Al principio che assume questa f unzione, quale nutrice del figlio piu pi ccolo
fondal'.Dentale della struttura - il caratteristico n11mero 3 - i del re ad Eleusi. È la sua fignr.a quella alla qual e H ekate ci
tempi posteriori si attengono ancor a di p iu dell'età esiodeo-clas­ riconduce. Nella ma figur a si ritrovano quegli el ementi che,
sica.. Il fatto ohe gli hekateia venivano posti all'incrocio di tre oltre a quelli già menzionati, si celano ancora n el l'idea-base
del l'I nno. Soltanto non bisogna perder d'occhio n emmeno per
11n momento, che non è l'idea della Hekate cla ssica o ancora
I
1 KERÉNYI, Pythagorcu und Orpheus, 2& ed., Amsterdam, 1� (Alba�
Vigiliae� Il), pp. 47 sgg. piu tarda quella che corrisponde a q uell'idea-base, ben.si l'idea
1 P. Glotta, 13, pp. lll &gg. Tutto ciò vale contro WlU­
KRET SCHM ER,
di un'originaria Demeter e Hekate in una -persona sola.
MOWITZ. Glaube des Hellenen,. II, 174, che vorrebbe e,li,minare la luna.
1 FA.RNEfJ,, op. cit., II. pp. 449 ag,.
' HES., Theog., pp. 411 ggg.
1 HF.S., Theog., pp. 450 ,,g. Schol ad Aristoph. Ye$p., 804.

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