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Atti e testi
3
Le cadeau du village
Musiche e Studi per Amalia Collisani
a cura di
Maria Antonella Balsano, Paolo Emilio Carapezza,
Giuseppe Collisani, Pietro Misuraca,
Massimo Privitera, Anna Tedesco
Regione Sicilia
Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei Beni Culturali e dell’identità siciliana
Le Cadeau du village : musiche e studi per Amalia Collisani / a cura di Maria Anto-
nella Balsano … [et al.]. - Palermo : Associazione per la conservazione delle tradizioni
popolari, 2016.
ISBN 978-88-97035-17-6
1. Musica – Scritti in onore. I. Collisani, Amalia <1946->.
II. Balsano, Maria Antonella <1948->.
780.72092 CDD-23 SBN Pal0293510
PRELUDIO
Daniele Caibis
Frammento e fiore, per pianoforte...................................................................17
Piero Violante
Il suono delle nostre passioni ............................................................................37
Michał Bristiger
Leggendo la Filosofia della musica di Giuseppe Mazzini ............................45
Dario Oliveri
Due volti della Notte. Su Arthur Schopenhauer e Richard Wagner ...............56
Carmelo Calì
Fenomeni, pratiche e teorie musicali ................................................................73
Ilaria Grippaudo
Tempo congelato e musica in Sussurri e grida di Ingmar Bergman ................89
Anna Tedesco
«È dell’opera il fin la meraviglia». Il ‘meraviglioso’ e l’opera del Seicento oggi......107
Indice 5
Alessandro Arbo
L’opera musicale nello spazio cibernetico: implicazioni ontologiche ed estetiche.....149
Giovanni Giuriati
’Mbrusino, Liszt, la tarantella montemaranese e il clarinetto. Alcune riflessioni
sul ruolo individuale nel processo creativo delle musiche di tradizione orale......225
Ignazio Macchiarella
Estetiche negoziate .......................................................................................243
Consuelo Giglio
Il dramma per musica di Metastasio a Palermo ...........................................339
Angela Fodale
‘Il canto dell’esilio’: lacrime, temporali e arpe
(I Puritani, III, 1 e Nabucco, III, 4) .............................................................383
Pietro Misuraca
La fontana, il mare, la sirena, la neve, lo stagno. Metafore acquatiche e
simbolismo della liquidità nel Pelléas et Mélisande......................................417
Massimo Privitera
‘Guilbert juge de Jean-Jacques’ ovvero Yvette interpreta Rousseau ................439
Carlo Serra
Oedipus: la dissonanza ritmica come motore del Sublime.............................473
Marco Crescimanno
Federico Incardona tra Mitteleuropa e Mediterraneo....................................491
Gabriele Garilli
La presenza dei suoni. Verso una comprensione estetica di
“…zwei Gefühle…”. Musik mit Leonardo di Helmut Lachenmann.............509
POSTLUDIO
Marco Spagnolo
Hommage, per violino e pianoforte..............................................................533
Indice 7
Paolo Emilio Carapezza*
Iridescenti alberi sonori: la foresta incantata di Domenico Scarlatti
1. Rousseau e Scarlatti
Perché ho scelto questo dono per Amalia? Per opposizione dialettica. I suoi
più recenti studi vertono infatti sulla musurgia humana di Jean Jacques
Rousseau (1712-1778): questi è d’una generazione più giovane di Domeni-
co Scarlatti (1685-1757), ma forse non s’incontrarono mai; e la costituzione
discorsiva della musica, che quello copia, compone e considera, è in opposi-
zione dialettica con la musica costruttiva per cui questo rimane immortale.
Un aforisma di Michal Bristiger, tra i maestri elettivi che Amalia ed io
abbiamo in comune, recita infatti:
A) Trittico
I – F85, K126, L402, in do:38 tre b in chiave;
II – F86, K127, L186, in LA-b: quattro b in chiave;
III – F87, K128, L296, in si-b: cinque b in chiave.
Un trittico, ma (come l’esastico citato qui sopra nella nota 36) anomalo.
Differiscono infatti le tonalità, sprofondanti da bbb a bbbb a bbbbb in chiave.
Oltre che da tale progressivo inabissarsi, i tre pannelli sono collegati da pa-
rentele tematiche: lunghe e replicate sciabolate d’arpeggi discendenti, nonché
scale e progressioni pure discendenti.
I. Il primo pannello è uno straordinario caleidoscopio sonoro: nello svi-
luppo tutte le figure vengono rimescolate e ricombinate. La sonata inizia in
do, con una progressione discendente di trilli e di scale. L’incisivo soggetto
anacrusico della transizione modulante, riapproda – sorpresa! – alla tonica:
ed ecco la pre-crux, dove riecheggia variato l’inizio.
Alla dominante (Sol) la postcrux: replicate fulminanti sciabolate d’ar-
peggi discendenti di dritta e manca39 alternate e progressioni gradualmente
calanti di veloci scale discendenti rinsestate di terzadecima. La conclusione
di zigzaganti saette, seguite da frammenti delle scale discendenti, prima di
nuovo rinsestate, poi rinterzate, è interrotta dal lungo lampo d’una veloce
scala cromatica ascendente di doppia ottava della conclusione aggiuntiva. Ma
subito ritornano le ultime tre misure della conclusione, seguite dalle cinque
misure del finale, che da essa variandola deriva.
Nella girandola dello sviluppo modulante riappaiono rimescolate e variate
tutte le figure di conclusione, postcrux, conclusione aggiuntiva e finale (questo
ampliato: da 5 a 10 misure). Vengono riprese infine, stavolta alla tonica, la
B) Dittico
I – F96, K137, L315, in RE: due # in chiave;
II – F97, K138, L464, in re: un b in chiave.
C) Trittico
I – F74, K115, L407, in do: tre b in chiave;
II – F75, K116, L452, in do: tre b in chiave;
III – F76, K117, L244, in DO: nessun accidente in chiave:
Kant distingue l’arte dalla natura “come fare (fàcere) da agire (àgere)” e i loro
rispettivi prodotti “come opera (opus) da effetto (effectus)”. Quella dell’arte
è una “produzione mediante libertà”: la sua “forma” dipende dal suo “scopo”.
“L’arte in quanto abilità dell’uomo è distinta dalla scienza (come potere da
sapere), come la facoltà pratica dalla teoretica” (283);45 e, in quanto liberale,
dal mestiere (mercenario): l’arte è gioco, il mestiere lavoro. Ma anche per le
arti liberali “è necessario qualcosa di costretto, […] un meccanismo, senza
del quale lo spirito […] non acquisterebbe corpo e svaporerebbe […] (285).
Non v’è una scienza del bello, ma solamente la critica di esso, e non vi son
belle scienze, ma soltanto belle arti”. Ma per l’arte bella serve molta scienza
(287): è una “rappresentazione che ha il suo scopo in sé stessa”, ma coltiva
“le facoltà dell’animo” e “la socievolezza” e “dipende dalla riflessione”, non
dalla “sensazione”; “deve apparire libera […] come un prodotto della natura
[…] la natura è bella quando ha l’apparenza dell’arte e l’arte quando […]
la riguardiamo come natura” (289). Lo scopo “delle arti belle, sebbene sia
voluto, deve apparire spontaneo” (291).46
Il genio è il talento (dono naturale), che dà la regola all’arte (291) […] l’arte
bella è possibile soltanto come prodotto del genio […] l’originalità è la sua
prima proprietà […] la natura mediante il genio […] dà la regola […] all’arte
(293) […]. Una bellezza naturale è una cosa bella: la bellezza d’arte è una
rappresentazione bella di una cosa (299). […]. L’arte […] può render belle le
cose brutte o spiacevoli (301):
Scarlatti è originale nel dar la regola alle sue sonate, spesso ampiamente
mutandola per ciascuna di esse, entro uno schema generale assai variabile;
e le sue sonate non sono rappresentazioni o narrazioni di cose, ma cose esse
stesse: corporificazioni sonore, percepibili mediante l’udito, e visibili con
Vi sono […] due modi di comporre […] modus aestheticus e modus logicus […]
il primo ha come misura il sentimento […] il secondo invece segue principi
determinati. Per l’arte bella vale solo il primo modo (315). […] Il gusto, come
il Giudizio in generale, è la disciplina (l’educazione) del genio; gli ritaglia le
ali […] gli dà una guida, […] portando chiarezza ed ordine […]. La bellezza
è l’espressione di idee estetiche (317) […]. Questa espressione consiste nella
parola, nel gesto e nel tono (articolazione, gesticolazione e modulazione).51
Soltanto la loro unione costituisce la perfetta comunicazione di quelli che
parlano. Perché in tal modo pensiero, intuizione e sensazione sono trasmessi
[…] uniti e nello stesso tempo.
Sicché non vi sono che tre specie di arti belle: l’arte della parola, l’arte
figurativa e l’arte del giuoco delle sensazioni […] Le arti della parola sono
l’eloquenza e l’arte poetica (Dichtkunst). L’unione e l’armonia di queste due
La sua mirabile “ragion pura” induce Kant a porre, tra le arti, al primo
posto la poesia; e al secondo “quella che le è più prossima: la musica”, che però
“commuove lo spirito più variamente, e più intimamente”. Essa “abbisogna
di frequente varietà”; e dove trovare più varietà che nella natura cosmica e
nelle sonate di Scarlatti? Egli vi privilegia la categoria della variazione, tipica
del rinascimento, alternandola talvolta con quella barocca del contrasto, ed
evitando l’iterazione che domina nella sua epoca, l’epoca del rococò. E quasi
sempre nelle sue sonate, almeno all’inizio della seconda parte, la variazione
si potenzia in sviluppo che talvolta tutto travolge; sviluppo però non logico-
dialettico, come quello della forma-sonata classico-romantica, ma timbrico-
immaginifico:
Tra le belle arti il primo posto spetta alla poesia (331) […]. Dopo la poesia […]
porrei quella che le è più prossima, […] cioè la musica […] essa commuove lo
spirito più variamente, e più intimamente […] sebbene […], giudicata dalla
ragione, abbia minor (333) valore di qualunque altra delle arti belle. Perciò
[…] abbisogna di frequente varietà […] e siccome la modulazione è quasi una
lingua universale […], la musica l’usa per sé sola e in tutta la sua energia (335).
Se invece si stima il valore delle belle arti secondo la coltura che portano
nell’animo […], la musica avrà l’ultimo posto tra le arti belle, perché essa non
fa che giocare con le sensazioni (allo stesso modo che forse è la prima, quando
le arti si valutino dal punto di vista del piacere) (337) […]. Ogni giuoco variato
e libero delle sensazioni […] diletta […]. Questi giuochi possiamo dividerli in
giuoco di fortuna, giuoco musicale e giuoco di pensieri. […] Il primo esige un
interesse, sia della vanità sia dell’utilità […], il secondo non suppone che la
variazione delle sensazioni, ciascuna delle quali si riferisce ad un affetto […]
e suscita delle idee estetiche; il terzo nasce semplicemente dal variare delle
rappresentazioni nel Giudizio […], ma l’animo resta vivificato (341).
La musica e le cose che suscitano il riso son due specie del giuoco con idee
estetiche, od anche con rappresentazioni intellettuali, con le quali in fondo
non si pensa niente, ma che possono dilettare soltanto col loro variare, e non
di meno vivacemente […]; l’animazione è semplicemente corporea, sebbene
sia prodotta da idee dell’animo (341).
Nella musica questo giuoco va dalla sensazione del corpo alle idee estetiche
[…] e da queste, con la forza acquistata, ritorna al corpo […] ed ha un benefico
influsso sulla salute” (343);
ma, come lo stesso Kant aveva poche pagine prima (335) affermato, con
la forma della composizione, è capace di «esprimere l’idea estetica di una
totalità coerente di una quantità inesprimibile di pensieri».
Søren Kierkegaard racconta:
Mozart è il più grande di tutti gli autori classici, e fra tutte le opere classiche
il Don Giovanni merita la palma … il contenuto penetra la forma … la forma
penetra il contenuto.57
1
Bristiger 1984: 200.
2
Collisani 1977.
3
Le sue imprese principali in questo campo: Collisani 2007; nonché la cura, con relative
introduzioni ed esegesi, delle edizioni critiche degli Écrits sur la musique (assieme a Brenno
Boccadoro, Alain Cernuschi, e Charles Porset) e del Dictionnaire de musique (assieme a
Brenno Boccadoro) di JeanJacques Rousseau (Rousseau 2012).
4
Collisani 2007: 74.
5
Carapezza 1989/90.
6
Così s'intitola la prima (Londra, Adamo Scola, 1738) delle undici raccolte di sonate di
Domenico stampate durante la sua vita; titolo quanto mai appropriato: esse sono infatti gin-
nastica delle mani sulla tastiera e dello spirito nello spazio sonoro.
7
Carapezza 1974: 48-49.
8
Pestelli 1967: 186.
9
Le sigle K, F ed L rimandano alle edizioni critiche delle sonate di Domenico Scarlatti
curate rispettivamente da Ralph Kirkpatrick, Emilia Fadini, ed Alessandro Longo: vedi
Kirkpatrick 1972, Fadini 1978-, Longo 1906.
10
Kirkpatrick 1984: 253-280 (cap. XI, "L'anatomia della sonata di Scarlatti"). Vedine la
sintesi nei suoi due diagrammi: il primo (p. 256) mette a confronto la sonata classica e la sonata
di Scarlatti, il secondo (pp. 259-260) delinea gli elementi della sonata di Scarlatti.
11
Ibidem: 261.
12
Sebbene Kirkpatrick lo chiami "digressione", è un vero e proprio sviluppo, quasi sempre
assai complicato e complesso, che travolge spesso la ripresa dei primi elementi. Di rado sono
altrettanto complesse le sonate per tastiera di Franz Joseph Haydn (1732-1809), tutte assai
posteriori, composte tra 1760 e 1794.
13
Nella sonata F302 (K354, L68) vengono ripresi solo conclusione e finale; e della post-crux
solo le ultime cinque misure, ma inglobate nella fine del grande sviluppo, basato peraltro su ini-
zio e conclusione. Nella F292 (K344, L295) lo sviluppo tutto travolge: nelle prime 16 misure
sono abbreviati e rimescolati inizio, continuazione, transizione, precrux e postcrux; nelle succes-
sive 26 vengono assai ampliati e sviluppati conclusione e finale. Una struttura semplice esemplare
di sonata scarlattiana è quella della coppia F300/K352/Lsuppl13–F301/352/L313 in RE.
14
Tonalmente stabile: comprende Inizio e Continuazione dello schema di Kirkpatrick.
15
Modulazioni tonali: Transizione e Pre-crux.
16
Stabile o modulante: Post-crux.
17
Stabile: Conclusione e Finale.
18
Sviluppo assai modulante, che può inglobare e travolgere anche la Post-crux.
19
Stabilità tonale: Post-crux (se non già travolta dallo Sviluppo), Conclusione e Finale.
20
Ecco qui di seguito tre esempi. La F280 (K332, L141), gaia e deliziosa, è un tema con varia-
zioni, con introduzioni e intermezzi. L'Inizio è introduttivo; il tema appare nella Continuazione
(mis. 5). Segue, nella Transizione (mis. 8), la prima variazione. Un precipizio di due misure la
Riferimenti bibliografici
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2001 Scarlatti, Domenico, in The new Grove dictionary of music and musicians, London, vol.
22, pp. 398-417.
Bristiger, Michał
1984 Domenico Scarlatti fra le due epoche, in: Michał Bristiger, Jerzy Kowalczyk e Jacek
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Panstwowe Wydawnyctwo Naukowe (Edizioni scientifiche statali), pp. 199-207.
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Colli, Giorgio
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Collisani, Amalia
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Fadini, Emilia
1978- Domenico Scarlatti, Sonate per clavicembalo; edizione critica [finora 9 voll.], Milano, Ricordi.
Kant, Immanuel
2011 Critica del Giudizio, trad. di Paolo D’Angelo, col testo tedesco a fronte, Bari, Laterza
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Kierkegaard, Søren
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Kirkpatrick, Ralph
1984 Domenico Scarlatti, trad. di Mariacarla Martino e Roberto Pagano, Torino, Eri (orig. ingl., 1953).
1972 Domenico Scarlatti's complete keyboard works:in facsimile from the manuscript and
printed sources (18 voll.), New York and London, Johnson reprint Corporation.
Longo, Alessandro
1906 - Domenico Scarlatti, Opere complete per clavicembalo in 10 volumi e un supplemento,
Milano, Ricordi.
Pestelli, Giorgio
1967 Le sonate di Domenico Scarlatti, Torino, Giappichelli.
Rousseau, Jean-Jacques
2012 Oeuvres complètes, sous la direction de Raymond Trousson et Frédérick S. Eigeldinger,
Genève/Paris, Slatkine/Champion: XII, Écrits sur la musique, éd. crit. par Brenno
Boccadoro, Alain Cernuschi, Amalia Collisani, Charles Porset; XIII, Dictionnaire de
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Scelsi, Giacinto
1981 Son et musique, a cura di Luciano Martinis, Roma-Venezia, Le parole gelate.
Sheveloff, Joel
1980 Scarlatti, Domenico, in The new Grove dictionary of music and musicians, London, vol.
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Sutcliffe, W. Dean
2008 The keyboard sonatas of Domenico Scarlatti and eighteenth-century style, Cambridge
university press (1.a ed. 2003).
Zarlino, Gioseffo
1558 Le istitutioni harmoniche, Venezia, s.e.