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METODOLOGIA APPROFONDIMENTI

BRUNO MUNARI:
MAESTRO DI CREATIVITÀ
LUCIA DANIONI

Bruno Munari, artista dalla fantasia lucida e tesa, nasce nel 1907 ed occupa quasi un secolo di la-
voro nel campo delle arti visive, passando da un campo all’altro e inventando continuamente, sen-
za mai ripetersi. Una caratteristica unica, che lo rende ancor oggi contemporaneo, consiste proprio
nell’attraversamento di tutti i mezzi di comunicazione; proprio questo suo operare simultanea-
mente e trasversalmente come pittore, designer, grafico, teorico, ideatore di laboratori per bambi-
ni, rende impossibile classificare la sua opera. Dopo aver lavorato alla catalogazione di materiale
originale di Bruno Munari, l’autrice propone riflessioni e spunti operativi ispirati al lavoro del gran-
de designer milanese.

A ddentrarsi nell’opera di Munari significa perdersi


attraverso la leggerezza di una genialità versatile e multifor-
te trasferiti nei nostri laboratori didattici dove l’apprendi-
mento deve avvenire attraverso la proposizione di problemi
me sempre in bilico tra contemplazione e sperimentalismo, conoscitivi e/o operativi. Mi sembra significativo quanto
tra pensiero e progettazione, tra ricerca tecnica e gioco. scrive Munari:
L’attenzione, di conseguenza, si focalizza su quegli aspetti «Non è l’oggetto che va conservato ma il modo, il metodo pro-
della sua produzione e del suo modo d’essere che possono gettuale, l’esperienza modificabile pronta a produrre ancora»1.
fornire valide indicazioni per il mestiere d’insegnante, di-
È evidente l’importanza metacognitiva dell’apprendimento
stillando quei segni spendibili nella quotidianità.
di un metodo che fornisce modelli critici di comportamen-
to. Risulta utile considerare anche la scheda d’analisi degli
oggetti di produzione industriale presentata in Da cosa nasce
Il metodo progettuale cosa che, debitamente modificata, potrebbe essere applicata
all’esame di un’opera d’arte, alla schedatura di un testo… e
La produzione molto diversificata di Munari sembra, a pri- costituire un valido riferimento per l’estrapolazione di quei
ma vista, formarsi spontaneamente dal nulla in una sinergia dati oggettivi che Munari vuole assolutamente evidenziare:
tra vita e lavoro; in realtà ogni sua creazione nasce da un iter
«Alcuni guardano un oggetto che non conoscono e dicono: mi pia-
progettuale rigoroso. Egli precisa, infatti, il metodo proget- ce, oppure non mi piace e tutto finisce lì. Altri cercano di vedere
tuale applicato al design nel libro Da cosa nasce cosa spiegan- a che cosa assomiglia e, magari, di fronte a un violino dicono: sem-
do le diverse fasi attraverso schemi rigorosi e sintetici, rifa- bra un prosciutto magro. Non si fa così a guardare, a osservare, ad
analizzare gli oggetti. Una cosa è il gusto personale, un’altra cosa
cendosi dichiaratamente alla prassi cartesiana. È interessante
sono le somiglianze con le cose note. Se un designer vuole rendersi
notare come il percorso suggerito passo per passo è valido an- conto del perché gli oggetti sono quello che sono, dovrà esaminarli
che per la risoluzione di problemi non solo di design e può, sotto tutti gli aspetti possibili. Non solo quindi l’aspetto dei valori
dunque, essere adottato anche in campo scolastico per que- personali, ma anche sotto l’aspetto di valori oggettivi come: la fun-
zionalità, la manovrabilità, il colore, la forma, il materiale col quale
siti che si pongono al docente e/o come prassi operativa da sono costruiti e via dicendo; sempre osservando se ciò che si ri-
far apprendere e mettere in pratica dagli alunni. Le indica- scontra risulta giusto o sbagliato secondo un criterio oggettivo»
zioni di Munari sono molteplici e spaziano dalla necessità di (B. Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, Roma-Bari 1996, p. 102).
smontare il problema analizzandolo nelle sue componenti al-
Le riflessioni di Munari sostengono, quindi, la prassi della
l’uso di un coordinamento creativo per la soluzione dei sotto-
progettazione generale come qualcosa in cui tecnica e cul-
problemi scaturiti da questa analisi. I dati così raccolti devo-
tura non possono separarsi.
no confluire nella sperimentazione di materiali e tecniche
per la realizzazione di modelli che andranno verificati in vi-
sta della progettazione definitiva. I ragionamenti che Muna- ***
ri applica al mondo del design possono essere completamen- 1 B. Munari, Fantasia, Laterza, Roma-Bari 1977, p. 144.

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APPROFONDIMENTI

Semplificare. Il verbo semplificare ricorre costantemente stro agire e perdiamo quella “leggerezza”, quella essenzialità
nei pensieri e nelle teorizzazioni di Munari, concretizzandosi, che, pur non banalizzando questi adempimenti, ce ne resti-
poi, in ogni oggetto da lui creato. Il concetto di tuiscono la reale portata.
semplificazione applicato alla comunicazione visiva è
Sulla natura. Negli scritti e nell’opera di Munari ricorre
ribadito in Verbale scritto quando sostiene che è necessario
l’osservazione e lo studio della natura: la natura da osservare
togliere per giungere a cogliere l’essenziale delle cose:
come fonte ispiratrice di forme da progettare, come
«Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta ag- elemento sempre presente in diversi cenni biografici fornitici
giungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazio-
ni, personaggi, ambienti pieni di cose.Tutti sono capaci di complica- dall’artista stesso (il bosco dell’infanzia a Badia Polesine, il
re, pochi sono capaci di semplificare… Togliere invece che aggiun- Monte Olimpino come luogo di raccolta per gli elementi di
gere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella Alta tensione). Munari guarda alla natura in due modi
loro essenzialità. Questo processo porta fuori dal tempo e dalle apparentemente distinti. A volte cerca in essa una geometria
mode, il teorema di Pitagora ha una data di nascita, ma per la sua es-
senzialità è fuori dal tempo. … Eppure la gente quando si trova di nascosta, una regola che può spiegare la perfezione. Altre
fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevi- volte cerca in essa la casualità. Esempio del primo approccio
tabilmente questo lo so fare anch’io, intendendo di non dare valore è la celebre “sezione dell’arancia” pubblicata in Good design
alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie. In (testo del 1963, poi riproposto da Maurizio Corraini e da
realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può Ri-
fare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima. La semplificazione è il se- Vanni Scheiwiller nel 1997 per il novantesimo compleanno
gno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si di Bruno Munari in edizione fuori commercio, edito dalla
può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte». Corraini nel settembre 1998, è un libro di grandissima
(B. Munari, Verbale scritto, Il Melangolo, Genova 1992). importanza, in cui Munari sottopone le forme della natura al
Penso che il concetto di semplicità espresso da Munari deb- giudizio ironico del designer) e letta come un ideale
ba essere ricercato nelle progettazioni didattiche, nelle nostre packaging per il succo d’arancia. Esempi del secondo
lezioni, nei rapporti con i colleghi, le famiglie e gli alunni. orientamento sono i sassi raccolti dall’artista sulle rive del
Munari sostiene che «la semplificazione è il segno mare (i casuali segni bianchi sono letti come luoghi
dell’intelligenza» e, a mio parere, anche abitati da personaggi lillipuziani) o i rami
della chiarezza mentale e conoscitiva che diventano sculture. Munari
che, specialmente un docente, deve TOGLIERE suggerisce di osservare le forme
possedere ed essere in grado, attra- invece che naturali durante la loro
verso la sua azione, di trasmette- AGGIUNGERE trasformazione seguendone i cicli
re. Il principio della semplicità è vuol dire riconoscere evolutivi, perché «dalla nascita
la grande lezione che l’artista ap- l’ESSENZA fino all’ultimo frutto la pianta ci
plica al suo fare progettuale e che dà tutta una serie di informazioni
delle cose e comunicarle
presuppone, però, una capacità di nella loro essenzialità. sul perché di certe forme e di certe
scegliere fra le mille ipotesi progettua- disposizioni». Lo studio degli oggetti
li quella più efficace e rispondente al sod- naturali è presente, ad esempio, nel
disfacimento del problema reale. La tensione capitolo Cosa è il bambù in Arte come mestiere,
verso la realizzazione dell’essenziale attraverso la semplicità si non a caso seguito dalla descrizione della forma
manifesta per Munari anche nella sua predilezione per l’O- spontanea della lampada Falkland progettata dall’artista nel
riente in tutti i suoi aspetti. 1964. L’interpretazione della natura diviene, in Munari come
in Klee, uno dei capisaldi delle rispettive didattiche: il primo,
«Muovendosi tra l’analiticità della nostra cultura occiden-
in particolare, fa emergere una sorta di rapporto parallelo tra
tale e il pensiero intuitivo orientale – scrive, infatti, Toni-
natura e design. La lezione che ne scaturisce è l’importanza
no Milite – Munari ha cercato di farci considerare la sem-
di saper vedere, di saper trovare. L’osservazione della natura
plicità come il valore più alto e il gioco puro come la di-
nelle sue più svariate espressioni può costituire un filo rosso
mensione da recuperare»2.
che collega fra di loro anche diverse discipline nella prassi
L’amore per l’estetica orientale è nella direzione dell’armonia didattica quotidiana. Pensiamo, ad esempio, come
che coniuga forma (la più semplice possibile) e funzione. l’osservazione di un paesaggio possa offrire spunti per
Anche per questo la lezione dell’artista ha una validità ine- descrizioni grafiche/letterarie o permetta di compiere
stimabile per il nostro lavoro nella ricerca dell’incisività e considerazioni di tipo geografico/naturalistico. Si tratta di
della significatività del nostro agire didattico. Molto spesso, aiutare i giovani a recuperare quel rapporto diretto con gli
ad esempio, presi dalla stesura di adempimenti burocratici
***
(pensiamo alle diverse relazioni che ci sono richieste, ai pro- 2 T. Milite, Scarti laterali, in “Munaria”, inserto speciale di «Abitare», 366, ot-
getti, ai verbali...) perdiamo di vista la reale funzione del no- tobre 1997, p. 8.

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METODOLOGIA

elementi naturali che, spesso, è trascurato nel suo elevato


potenziale didattico. È superfluo riferirsi a quelle piccole
sperimentazioni da compiersi, ad esempio, in modo semplice
e diretto con superfici texturizzate di materiali diversi –
pensiamo al frottage – o a quegli esercizi di analisi che fanno
scoprire in elementi naturali leggi matematiche di sviluppo.
A questo proposito in Fantasia (1977) Munari dedica il ca-
pitolo finale alla possibilità di rendere visibili le relazioni
formali nascoste in una foglia.
«Qualsiasi frammento – scrive Romanelli – può tramutar-
si in una macchina a reazione poetica. La cosa più umile
può portarci lontano. E allora non solo, come Munari fe-
ce, va attribuito un Compasso d’Oro agli ignoti inventori
di molti oggetti quotidianamente perfetti, ma un altro pre-
mio, ben più importante, Munari sembra consegnare all’i-
gnoto inventore di tutto quanto ci circonda»3.
B. Munari con la scimmietta Zizì (fotomontaggio di S. Trentin)
da www.ascuoladelfare.it/novità.htm
Munari docente
programma didattico condensandolo nel titolo di un para-
«Munari aveva il dono d’insegnare molto dicendo solo poche grafo Adattare il programma agli individui e non viceversa:
parole, le più illuminanti e insieme le più imprevedibili»4. «Ci sono due modi di impostare un programma di insegnamento…
Ogni suo lavoro è corredato da riflessioni, testi che ne spie- C’è un modo statico e un modo dinamico. C’è un modo nel quale
gano non solo i problemi realizzativi e tecnici, ma anche gli l’individuo viene forzato ad adattarsi ad uno schema fisso, quasi sem-
pre superato o comunque, nel migliore dei casi, in via di superamen-
obiettivi e le ragioni dell’ideazione. Da questo punto di vista to nella realtà pratica di ogni giorno. E un altro modo che si va via via
tutto il suo lavoro si configura come una lezione in divenire. formando, modificato continuamente dagli stessi individui e dai loro
Esistono, in ogni modo, momenti dove il fare di Munari do- problemi sempre più attuali. Nel caso dell’insegnamento statico, con
cente si è manifestato in maniera più ortodossa o, comun- programmi chiusi e inamovibili, si crea spesso un senso di disagio e,
qualche volta, addirittura di ribellione da parte degli studenti, in altri
que, maggiormente vicina alla prassi quotidiana dell’inse- casi lo studente, capìta l’inutilità di una qualunque protesta per adat-
gnante. Il suo essere inventore, non solo di cose ma di pro- tare l’insegnamento ai suoi veri interessi, segue senza entusiasmo i
cessi mentali, può essere, dunque, studiato attraverso alcuni corsi o, addirittura, abbandona la scuola. Nel caso dell’insegnamento
momenti specifici di seguito elencati in ordine cronologico. dinamico, gli insegnanti studiano un programma di base, il più avan-
zato possibile e quindi continuamente modificabile secondo gli inte-
a) Lezioni sulla Comunicazione Visiva. Nel 1967 Munari ressi che emergono dall’insegnamento stesso. Solo alla fine del cor-
so si saprà quale forma avrà avuto e come si sarà sviluppato».
fu invitato a Cambridge (Massachusetts) per tenere un cor-
so di Comunicazione Visiva presso Il Carpenter Center for (B. Munari, Design e comunicazione visiva. Contributo a una
metodologia didattica, Laterza, Roma-Bari 1968, pp. 11-12).
the Visual Arts. Le lezioni, tenute dall’inizio di febbraio alla
fine di maggio, costituiscono la seconda parte del libro De- È importante sottolineare come Munari sostenga il valore di
sign e comunicazione visiva. Contributo a una metodologia di- un insegnamento dinamico che si modelli continuamente su-
dattica (1968); la prima parte del testo, invece, raccoglie la gli interessi, sulle necessità degli studenti. È una riflessione
corrispondenza che, durante il periodo del corso, l’artista in- che, a mio parere, dovrebbe entrare in modo ovvio nella pras-
viò al quotidiano milanese «Il Giorno» descrivendo l’am- si didattica, ma che comporta una vivacità costante e un’at-
biente nel quale l’esperienza era svolta. Già il sottotitolo del tenzione impegnativa alla classe. Il concetto di programma
testo indica l’obiettivo di Munari; tuttavia l’artista nell’in- che Munari sostiene è qualcosa in divenire, in continua co-
troduzione, con la modestia che lo distingue, sottolinea che: struzione e perfezionamento. Una progressione, si badi bene,
«il libro non pretende certo di essere un trattato definitivo sul te- non caotica e improvvisata, ma che si fonda su un
ma dell’insegnamento del Visual Design, ma vuol essere un contri- «programma di base […] preparato tenendo conto degli elementi
buto, già sperimentato però, alla programmazione di un corso principali e dello scopo per cui il corso è fatto».
completo, a sua volta modificabile da successive esperienze».
***
Le lezioni descritte possono offrire interessanti spunti per 3 M. Romanelli, Vietato l’ingresso agli addetti al lavoro, Corraini, Mantova 2008. Il
libro trae origine dall’omonima mostra tenutasi a Tokyo presso Shiodomeitalia Crea-
momenti operativi d’arte ed immagine; esiste, in ogni caso,
tive Center realizzata da La Triennale di Milano dal 25 ottobre a 27 gennaio 2008.
una parte relativa alla metodologia didattica applicabile a 4 B. Restelli, Giocare con tatto. Per un’educazione plurisensoriale secondo il metodo
tutte le discipline. Munari, infatti, esplicita la sua idea di Bruno Munari, Franco Angeli, Milano 2002.

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APPROFONDIMENTI

Il richiamo di Munari ancora da sottolineare è quello all’ela- pisaldi di una prassi costruttiva e rispettosa delle singole in-
sticità e prontezza di preparare le lezioni in conseguenza del- dividualità. Secondo Munari, infatti, l’insegnante:
le necessità che si presentano. Dunque, un programma che, «dovrà abituare i bambini a scambiarsi le esperienze e i più svelti do-
fissati alcuni punti fondamentali, si autogenera in base alla vranno aiutare i più lenti eliminando ogni spirito di competitività. La
duttilità del docente che risponde ai bisogni conoscitivi degli personalità si dovrà sviluppare in modo autonomo senza apprezza-
studenti; «solo alla fine del corso – sostiene Munari – si saprà menti e confronti. La regola dovrebbe essere: imparare (non ruba-
re) e aiutare gli altri».
quale forma avrà avuto e come si sarà sviluppato».
Per Munari, con gli esercizi di stimolazione alla creatività
b) I laboratori didattici. Universalmente riconosciuto co- da lui progettati:
me Metodo Munari (si veda il sito www.brunomunari.it), l’in-
«si sfrutta un canale sempre aperto che i bambini hanno ed è quel-
tuizione dell’artista per un’applicazione di conoscenza opera- lo della curiosità. Quando un bambino vede un adulto che fa qual-
tiva del mondo dell’arte ai bambini è probabilmente uno dei cosa, vuol vedere che cosa fa e poi lo vuole fare anche lui» (p. 25).
progetti di design più importante della sua vita. La proposta
c) Lezione all’Istituto Universitario di Architettura di
dei laboratori didattici elaborata negli anni Settanta (il primo
Venezia. Nel 1992 l’Istituto Universitario di Architettura di
risale al 1977 presso la Pinacoteca di Brera) fu espressamen-
Venezia, in occasione dell’attivazione del nuovo corso di lau-
te rivolta ai bambini della scuola elementare, con molte espe-
rea in disegno industriale, organizza un incontro con Bruno
rienze in Italia e all’estero. Per Munari l’idea di
Munari. Questa conferenza/lezione, consultabile sul sito del-
«familiarizzare il pubblico con i modi di fare l’arte, se vogliamo ve-
la mediateca dell’Università di San Marino e IUAV di Vene-
ramente che la massa capisca di più»,
zia (php.unirsm.sm/mediateca/web/conferenze.php?id=11),
non poteva essere applicata agli adulti, ma rivolta ai bambi- rappresenta una straordinaria testimonianza della capacità di
ni che costituiranno la società di domani. Il metodo dei la- Munari di rapportarsi con i giovani e testimonia uno stile co-
boratori risponde, in estrema sintesi, ad alcune domande: municativo vivace, diretto e allo stesso tempo empatico, che
• che cosa? I bambini troveranno tecniche e regole ricavate crea un clima ideale per l’ascolto e l’apprendimento. L’inse-
da opere d’arte; gnamento ricavabile da questo filmato è la chiarezza esposi-
• come? Le regole e le tecniche saranno comunicate visiva- tiva, l’essenzialità, il ricorso al disegno come spiegazione, l’i-
mente, non verbalmente; ronia sottile disseminata con rara maestria. Al di là dei con-
• con che cosa? Con riproduzione d’opere d’arte a colori e tenuti espressi che testimoniano sinteticamente per rapidi
con una strumentazione adatta per permettere al bambino flash una vita di progetti, possiamo imparare certamente mol-
di rifare quello che ha visto nella spiegazione. to nel modo di trasmettere la conoscenza. La semplicità per-
«Il tutto – scrive Munari ne Il laboratorio per bambini a Brera sonale di Munari, inoltre, va certamente riferita al suo modo
(1981) – deve essere un gioco, poiché il gioco è un fissativo nella di porsi e relazionarsi con gli altri. Da questo punto di vista
memoria di ciò che uno fa volentieri».
la lezione dell’artista all’università è lampante e può sintetiz-
Chiaramente il metodo proposto può essere applicato di- zarsi nella frase che Svevo scrive nella Coscienza di Zeno:
rettamente nelle lezioni d’arte ed immagine, ponendo mol- «Mostrarsi semplice e sorridente è l’arte suprema del mondo».
ta attenzione a «ciò che non si deve fare»: Le riflessioni finora svolte aprono uno stretto spiraglio sulla
«non si deve fare confusione: ogni tecnica o regola devono essere personalità di Munari. Il suo operare nel campo dell’arte, del
spiegate visivamente una per volta, ben separate le une dalle altre;
non bisogna costringere il bambino a fare un esercizio: se lo si fa, poi
design e della grafica è inscindibile dal suo essere persona a
lui lo vuole provare subito, non c’è bisogno di costringerlo a fare; non tutto campo nel senso più alto dell’espressione. Il suo lavoro
si devono dare giudizi di valore sugli elaborati dei bambini. Se noi esprime la ricerca dell’essenziale di ciò che realmente conta
puntiamo sullo sviluppo delle diverse personalità, non ci sarà il più nella vita e una vivissima curiosità verso tutto ciò che lo cir-
bravo, tutti avranno fatto del loro meglio; non criticare e non cor-
reggere i lavori dei bambini. Con gentilezza ci si fa spiegare quello che conda. Personalmente sono rimasta colpita dall’invito espres-
il bambino voleva fare, può darsi che non si abbia capito: dopo si po- so da Munari in Guardiamoci negli occhi (1970), un libro-
trà aiutare il bambino a esprimersi meglio, sempre dando l’esempio; gioco che raccoglie una serie di volti fra loro mescolabili al fi-
non buttare per terra niente, i rifiuti vanno nei cestini. […] E so- ne, sovrapponendoli, di mutare i colori degli occhi creando
prattutto non suggerire mai ai bambini i soggetti dei loro disegni»
sempre nuove fisionomie. Il messaggio dell’artista è:
(B. Munari, Il laboratorio per bambini a Brera, Zanichelli, Bo-
logna 1981, p. 8). «guardare il mondo con gli occhi degli altri»

Munari suggerisce un fare giocando che nasce dalla spiegazio- per poter realmente vedere perché:
ne pratica di una tecnica o regola completa d’ogni strumen- «se riusciamo a vedere con gli occhi di un altro possiamo intenderci
to e il continuo rimando all’opera d’arte come esemplifica- meglio».
zione visiva di ciò che si sta imparando. Ancora qualche bre- Forse non dovrebbe essere questo l’obiettivo più alto del
ve appunto sul modo di porsi del docente che costituisce i ca- nostro essere insegnanti?

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METODOLOGIA

Come attualizzare in classe Nella specifica intenzione di lasciare ampia libertà a cia-
l’opera di Bruno Munari? scun docente non ritengo essenziale indicare in modo spe-
cifico la classe in cui svolgere gli esercizi, che possono an-
Gli scritti, gli oggetti, i libri del Maestro sono spunti ope- che essere progettati con differenti gradi di difficoltà e,
rativi; ogni esercizio, infatti, si fonda su uno specifico la- quindi, adattabili ai diversi anni di corso della scuola se-
voro dell’artista che diventa, di conseguenza, la stella pola- condaria di I grado. Le Tabelle presentano rispettiva-
re d’ogni proposta. È possibile progettare, prendendo mente una sorta di quadro sinottico degli esercizi suggeriti,
spunto dalla sua metodologia e dalla sua produzione arti- e una sitografia ragionata a cui attingere per raccogliere
stica e di design, differenti proposte operative volte al po- immagini, approfondimenti e spunti per elaborare nuovi
tenziamento della creatività5. Due sono le possibili moda- compiti.
lità di organizzazione del lavoro: Sarebbe molto interessante e costruttivo se la proposta qui
1) i sette esercizi di seguito proposti possono essere strut- avanzata potesse arricchirsi di nuovi segmenti nati dalla spe-
turati in sequenza per costruire un percorso finalizzato al- rimentazione sul campo. A questo proposito l’autrice invita
la conoscenza dell’artista/designer; a segnalare in redazione riflessioni, diari delle azioni attuate
2) la singola esercitazione può essere inserita nel piano di la- in classe per condividere a pieno le tematiche trattate.
voro curricolare con riferimento ad un particolare tema e/o
tecnica. Guardiamoci negli occhi, ad esempio, può collocarsi ***
in un’Unità d’apprendimento che prevede lo studio del ri- 5 Per approfondire la didattica e la relativa metodologia dei Laboratori per bam-
bini: B. Munari, Il laboratorio per bambini a Brera, Zanichelli, Bologna 1981;
tratto, mentre Rose nell’insalata… e altro ben si presta alla Id., Il laboratorio per bambini a Faenza, Zanichelli, Bologna 1981; Id., I labora-
sperimentazione operativa di tecniche di stampa. tori tattili, Zanichelli, Bologna 1985.

Quadro riassuntivo degli esercizi proposti.

ESERCIZIO Possibili elaborati artistici Principale riferimento bibliografico

Libri che non presentano testi scritti ma che si basano sulla B. Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, Bari 1996
1) Libri illeggibili comunicazione visiva delle forme, dei materiali e dei colori
utilizzati

Schizzi e studi fisionomici volti alla stilizzazione dei caratteri B. Munari, Guardiamoci negli occhi, Lucini, Milano 1970
2) Guardiamoci negli occhi distintivi di un volto; studio delle possibili varianti connesse
alla combinazione dei differenti elementi

3) Saluti e baci. Collage, composizioni polimateriche su soggetti paesaggisti- B. Munari, Saluti e baci. Esercizi di evasione, Corraini, Man-
Esercizi di evasione ci reali ed anche inventati tova 1992
Composizioni bicolori a tempera o pennarello ed anche colla- B. Munari, Codice ovvio, Einaudi, Torino 1971 (ultima edizio-
4) Negativi-positivi ge che studiano il rapporto armonico ed equilibrato tra sfon- ne 2008)
do e primo piano

Disegni progettuali di macchine, realizzazione di modellini tri- B. Munari, Le macchine di Munari, Einaudi, Torino 1942 (ried.
5) Le Macchine dimensionali Corraini, Mantova 2001)

Copie di soggetti prodotti e/o fotocomposti dagli alunni ri- B. Munari, Xerografie originali, catalogo della mostra Galleria
6) Xerografie prodotti con macchina xerox sfruttando il movimento della La Colonna, Como 1968
luce della macchina per ottenere effetti dinamici

7) Rose nell’insalata … Esercitazioni e composizione a stampa utilizzando sezioni di B. Munari, Rose nell’insalata, Einaudi, Torino 1974
e altro elementi naturali

Sitografia ragionata.
SITO caratteristiche
munart.org Quadro completo della produzione di Munari con riferimenti e spiegazioni esaurienti e chiare; ottimo l’apparato iconografico.
Presenta una sezione aggiornata sulle mostre e sulle manifestazioni pubbliche dedicate all’ artista

Collezione brunomunari.it Sito della Collezione B. Munari ospitata presso la Galleria del Design e dell’Arredamento di Cantù (Como). Presenta un interessan-
te video sulla scimmia Zizì, giocattolo progettato da Munari nel 1952 (1° premio Compasso d’Oro nel 1954). Interessante la cata-
logazione del materiale con numerose immagini .

brunomunari.it Sito ufficiale dell’Associazione Bruno Munari. Sono presenti indicazioni sul Metodo Bruno Munari e sul relativo Master.

artecavalese.it Sito del Centro Arte Contemporanea di Cavalese con un’apposita sezione dedicata all’artista. La Collezione è divisa nelle sezioni edi-
toria, grafica e scultura. Particolarmente interessanti i disegni originali di libri.

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APPROFONDIMENTI

 Libri illeggibili. Risale al 1950 a Milano la prima esposizione di nari insiste sulla sperimentazione condotta sui formati delle pagine
una serie di libri illeggibili di Munari, opere che presentano solo una ed anche sulla necessità di lavorare con diversi tipi di carta la cui di-
funzione estetica, rinunciando alla comunicazione testuale, «libri – scri- versa consistenza materia comunica sensazioni tattili dissimili.
verà l’artista in Nella notte buia (1956) – senza parole ma con immagi- Per un libro illeggibile plurisensoriale si possono anche scegliere ma-
ni astratte che si disfano e si formano voltandone le pagine» (Fig. 1). teriali diversi per ciascuna pagina.
Ricordiamo, ad esempio, l’uso che l’artista fece in un suo libro (Nella
nebbia di Milano, 1968) della carta da lucido per visualizzare l’effetto
della nebbia. È consigliabile mostrare esempi reali o almeno immagini
di queste opere di Munari7. È da rilevare come questa sperimentazione
condotta da Munari già dal 1948 lo porterà negli anni Ottanta all’in-
venzione dei Prelibri, anche questi senza parole, di materiali diversissi-
mi, ma espressamente dedicati ai bambini che, non sapendo leggere,
non cercheranno parole e potranno, finalmente, capire l’oggetto libro.

 Guardiamoci negli occhi. Lo studio delle “varianti” è sem-


pre presente nel lavoro di Munari: basterebbe a questo proposito os-
servare i numerosissimi visi ritratti frontalmente presentati in Arte
come mestiere (1977) e che trovano un’applicazione ludica in Guar-
diamoci negli occhi (1970). Sono esempi di ricerca visiva così spiega-
ti da Munari:
«normalmente il design grafico fa centinaia di piccoli disegni per poi sce-
Fig. 1 - B. Munari, Libri illeggibili dalla collezione del Centro per l’arte con- glierne uno».
temporanea Luigi Pecci di Prato.
Foto di Carlo Fei, da www.bta.it/txt/a0/04/bta00482.html Gli esercizi di stile sul volto umano riportati in Arte come mestiere an-
dranno sottoposti all’attenzione degli alunni per dimostrare in sostan-
Lo scopo di queste creazioni, che proseguiranno sino agli anni No- za l’esercizio che si vuole svolgere. Lo studio delle varianti del viso vi-
vanta, è ben specificato da Munari: sto frontalmente potrebbe partire anche da una foto-tessera di ciascun
«Lo scopo di questa sperimentazione è stato quello di vedere se è pos- ragazzo cercando di far enucleare i caratteri distintivi per poi riproporli
sibile usare il materiale col quale si fa un libro (escluso il testo) come lin- stilizzati in differenti elaborazioni. L’esercizio, inizialmente, potrebbe
guaggio visivo. Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tat- essere svolto solo a matita per poi, eventualmente, passare anche a tec-
tilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero: il niche pittoriche. Si suggerisce di far lavorare gli alunni sullo stesso for-
libro come oggetto, indipendentemente dalle parole stampate, può co- mato per poter al termine esporre tutti i lavori affiancati facilitando co-
municare qualcosa? E che cosa?» sì il confronto. Può essere d’aiuto seguire il consiglio di Munari, che
(B. Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, Roma-Bari 1996, p. 217). suggeriva di immaginare il volto visto attraverso schermi di svariati
materiali per progettare le possibili trasformazioni. Fonte d’ispirazione
La costruzione di un personale libro illeggibile può avvenire seguendo per quest’esercizio è certamente il libro Guardiamoci negli occhi, vero e
le indicazioni fornite dallo stesso Munari per spiegare la creazione del proprio esercizio di stile, composto da Munari nel 1970 e costituito da
Libro illeggibile bianco e rosso pubblicato negli anni Cinquanta dall’e- un repertorio di possibilità combinatorie che consente la diversa so-
ditore Steendrukkerij de Jong & Co. di Amsterdam6 (Fig. 2).

***
6 «alternando un foglio di carta bianca e un foglio di carta nera (o rossa) l’effetto rit-
mico viene accentuato. Viene fatto un modello di questo tipo, con pagine bianche e
nere, tagliando i fogli con tagli orizzontali, verticali, diagonali, in modo che voltan-
do pagina si cambia la composizione delle superfici bianche e nere, cambiando la
quantità del bianco e del nero e la posizione e la forma di queste quantità. Si stabili-
sce di iniziare l’andamento di queste mutazioni, prima con alcuni tagli orizzontali che
permettono di voltare la stessa pagina in due tempi: il primo taglio è in alto nella pri-
ma pagina, il secondo in basso nella pagina nera, il terzo (sempre orizzontale) è più
verso il centro della pagina. Aprendo mezza pagina già si vede un taglio verticale del-
la pagina nera che segue. La pagina nera, infatti, è solo mezza pagina tagliata verti-
calmente. La pagina seguente, bianca, è tagliata esattamente a metà ancora orizzon-
talmente. Entrano le diagonali, che si alternano ai tagli verticali, finché in una pagi-
Fig. 2 - Libro illeggibille bianco e rosso, 1953, Amsterdam, Steendrukkerij na bianca si vede un solo piccolo taglio in un angolo a destra. La pagina seguente avrà
De Jong & Co, da www.munart.org un taglio più grande a sinistra in basso e un ritorno di un taglio orizzontale in alto
come nella prima pagina. La pagina bianca seguente ha un taglio decisamente dia-
Nella pratica operativa si tratta di far costruire a ciascun alunno un gonale seguito da un altro taglio diagonale nella pagina nera. Questi due tagli so-
libro quadrato in cartoncino (cm 15x15) combinando due colori; si vrapposti danno una banda bianca che attraversa diagonalmente nella pagina nera.
Questi due tagli sovrapposti danno una banda bianca che attraversa diagonalmente
potranno far tagliare rettangoli di cm 30x15 da alternare nei due co-
tutta la pagina di sinistra. La pagina bianca di destra avrà un piccolo taglio d’angolo,
lori scelti che piegati a metà e fermati con punti metallici determi- e così finisce la composizione ritmica spazio-temporale di queste superfici bianche e
nano il formato richiesto. Con le forbici si studieranno e realizze- nere», B. Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 221-222.
ranno tagli alle singole pagine per dare un effetto ritmico che varia a 7 Per un’interessante documentazione fotografica di questi libri con note critiche
seconda di come si aprono i fogli creando diverse combinazioni. Mu- nella parte introduttiva si veda: G. Maffei, Munari. I libri, Corraini, Mantova 2008.

21 SD
METODOLOGIA

vrapposizione d’occhi e visi. È interessante, seguendo le istruzioni in


esso presenti, costruirne uno analogo o, in ogni modo, seguirne la me-
todologia progettuale. Questo altro esercizio, a differenza del primo
proposto, potrebbe essere svolto in piccolo gruppo. In Guardiamoci
negli occhi è molto interessante l’invito dell’artista a conoscere gli altri ri-
levando la diversità di ciascuno come un valore, messaggio che si pre-
sta anche al potenziamento di una cultura multiculturale:
«come avviene nella realtà, tutti quelli che hanno la stessa apertura visi-
va e vedono il mondo nello stesso modo, non hanno osservazioni diver-
se da comunicarsi. Solo chi ha un’apertura visiva diversa vede il mondo
in un altro modo e può dare al prossimo un’informazione tale da allar-
gargli il suo campo visivo».

 Saluti e baci. Esercizi di evasione. Anche la semplice azio-


ne di inviare cartoline agli amici può essere personalizzata e resa unica
come dimostra Munari nel piccolo libro (del 1992) che dà il titolo a
questo paragrafo. L’azione fantasiosa dell’artista si applica, infatti, nella
trasformazione di vedute standard attraverso tagli, ricomposizioni, bu-
chi, decolorazioni. Gli esercizi di evasione – che nascono, come spiega
Munari, durante una vacanza al mare assieme alla moglie Dilma – pos- Fig. 3 - Negativo-positivo a forme curve, 1948, Collezione Angelo e Silvia
sono essere proposti in classe. Se si preferisce contestualizzare il lavoro Calmarini da munart.org
al territorio di appartenenza è consigliabile utilizzare cartoline della pro-
pria città o ricorrere a fotografie fatte scattare dagli stessi alunni. Sia le
cartoline sia le fotografie potrebbero, per contenere la spesa, essere fo-
tocopiate. Si consiglia di assegnare a ciascun alunno l’ugual numero di
immagini con lo stesso soggetto chiedendo la realizzazione di una nuo-
va cartolina che può nascere dalla scomposizione e conseguente ricom-
posizione di particolari provenienti dal materiale consegnato.
Oltre che con azioni di collage le nuove cartoline si possono ricavare
anche intervenendo con colori o disegnando nuovi particolari. Con
questa modalità, a fine lavoro, sarà interessante confrontare le diverse
soluzioni realizzate dalla stessa dotazione iniziale. Il libro citato com-
posto da Munari è interessante, oltre che per la parte visiva, anche per
le didascalie di commento che dimostrano l’ironia dell’artista e la sua
capacità di sintesi. Anche agli alunni può essere richiesto di compie-
re un’azione analoga riferita agli elaborati visivi prodotti.

 Negativi-positivi. Negli anni Cinquanta Munari, influenzato


dalle teorie gestaltiche, dipinge una serie di quadri geometrici dove le
forme create presentano un particolare equilibrio tale da non prevari-
care le une sulle altre (Figg. 3 e 4). Usando tinte piatte, l’artista ope-
ra, almeno nella fase iniziale, su superfici quadrate, divise a zone ine-
guali, ma in modo che ogni porzione dipinta possa essere vista come
sfondo o primo piano (da cui la denominazione di negativi-positivi).
Esercizi di composizione grafica/pittorica analoghi possono essere im-
postati nel laboratorio d’arte ed immagine facendo campire le diverse
zone di piano colorato con le tempere curando che la stesura sia unifor- Fig. 4 - Negativo-positivo, acrilico su tela cm 80 x 80, 1953-1977, Collezio-
ne privata da munart.org
me e compatta. Il senso di dinamismo potrà essere accentuato giocan-
do sugli effetti di prospettiva cromatica alternando colori caldi a quelli
freddi o utilizzando coppie di colori complementari. Si suggerisce di far L’esercitazione proposta prende spunto più precisamente dalle macchi-
eseguire, sulla stessa composizione grafica, varianti di colore per osser- ne umoristiche 9, disegnate, per ammissione dello stesso artista, per far
vare i differenti effetti percettivi che si ottengono anche invertendo le ridere gli amici. Le macchine di Munari riportano i disegni di tredici
zone cromatiche. Gli esempi di negativi-positivi di Munari possono es- marchingegni corredati da un testo che ne spiega il funzionamento im-
sere confrontati con i dipinti astratti neoplastici di Mondrian. maginario. I titoli dei diversi progetti – ad esempio apparecchio per pre-
vedere l’aurora, agitatori di code per cani pigri… – testimoniano la fer-
 Le Macchine. Il termine macchina, eredità della sua iniziale vida creatività che unisce disegni unici a puntuali dissertazioni ironiche
militanza futurista, torna frequentemente nella produzione di Mu- che descrivono in lucide e ragionate sequenze il funzionamento delle
nari. La prima realizzazione risale al 1933 quando l’artista definisce
subito le sue macchine inutili: ***
«perché non producono beni di consumo materiale, non eliminano ma- 8 B. Munari, Arte come mestiere, Laterza, Roma-Bari 1977, p. 15.
nodopera, non fanno aumentare il capitale.Alcuni sostenevano che erano 9 Il testo di riferimento è B. Munari, Le macchine di Munari, Einaudi, Torino
utilissime, invece, perché producono beni di consumo spirituale (immagi- 1942 (ried. Corraini, Mantova 2001). Il libro segna l’inizio della cinquantenna-
ni, senso estetico, educazione del gusto, informazioni cinetiche, ecc.)»8. le collaborazione di Munari con la casa editrice Einaudi.

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APPROFONDIMENTI

macchine. Dall’osservazione delle immagini/progetto e dall’attenta let-


tura dei testi, attraverso discussioni guidate, si cercheranno i caratteri
comuni alle diverse creazioni e con un’azione di brainstorming s’indi-
cheranno titoli di altre macchine. Il lavoro di progettazione può essere
condotto in gruppo scegliendo magari un unico titolo di macchina, di
cui sarà richiesto il disegno e la stesura di un breve testo di spiegazione;
la tecnica di realizzazione dell’elaborato potrà essere lasciata libera. An-
drà rilevata l’importanza di lasciar spazio alla fantasia, ma anche di pro-
gettare una macchina che presenti una sua logica interna.
Con l’aiuto del collega d’italiano si potrà compiere anche un esercizio
relativo all’analisi dei testi composti da Munari sottolineando l’aspet-
to ludico di utilizzo della lingua. Ulteriori esercitazioni operative po-
trebbero riguardare la costruzione di quelle macchine inutili costitui- Fig. 5 - B. Munari, Alta tensione, 1991, legno, filo e piuma, cm 142x92x48,
te da Munari con piccoli elementi sospesi a fili che, per certi aspetti, Collezione privata, Milano da www.clponline.it./mostre.cfm?idevento=5fe1ec03
richiamano i mobiles di Calder. Munari stesso spiegherà le differenze
presenti nelle sue opere rispetto a quelle dello scultore americano in
servazione di sculture naturali come quelle di Alta tensione (Fig. 5)
Arte come mestiere. Sempre da quest’ultimo testo può essere interes-
costituite da piccoli rami d’albero le cui diramazioni sono collegate
sante leggere in classe l’appendice Le macchine della mia infanzia, in
da fili in tensione. Il procedimento di costruzione di queste sculture
cui Munari descrive la gioia e lo stupore sempre rinnovato nel fre-
è descritto, ad esempio, in modo completo in Codice ovvio (a cura di
quentare il vecchio mulino ad acqua, luogo dei giochi d’infanzia.
P. Fossati, 1971) anche se altri esempi di strutture in tensione furo-
no realizzati dall’artista già dagli anni Trenta. Ulteriori esercizi ope-
 Xerografie. A metà degli anni Sessanta Munari utilizza la rativi che utilizzano elementi naturali, ad esempio sassi che per le lo-
macchina fotocopiatrice per elaborati artistici. «Le immagini – scri- ro forme e colorazioni possono costituire sfondi ad ambientazioni
ve Munari – sono ottenute sfruttando il tempo di lettura della luce grafiche e pittoriche, sono rintracciabili anche in Fantasia (1977).
che si sposta sotto il vetro d’esposizione. Uno o più patterns o textu- Di quest’ultimo libro si segnala anche la descrizione del procedi-
res vengono presentati alla luce seguendo il suo movimento di lettu- mento per costruire, attraverso la composizione di elementi naturali
ra. Queste immagini sono quindi caratterizzate dai segni dei patterns, in telaietti per diapositive, interessanti proiezioni dirette.
dalle materie delle textures e dalla regolarità o irregolarità dei movi-
menti imposti dall’operatore. Le xerografie così ottenute sono irripe- La miniera Munari. Gli esercizi suggeriti sono solo alcuni fra i nu-
tibili e quindi originali. Naturalmente viene operata una scelta in merosissimi che possono nascere dalla conoscenza della personalità di
tutto il numero delle immagini prodotte. Praticamente è come dise- Bruno Munari ed hanno in comune lo sviluppo della creatività, di un
gnare a superfici invece che a linee, si produce molto e poi si sceglie». fare sempre collegato alla sperimentazione, ad un metodo progettuale
La proposta per il laboratorio d’arte prevede l’elaborazione di imma- che può essere trasposto anche in altri contesti per una soluzione crea-
gini poste sul piano della fotocopiatrice a cui sono imposti movi- tiva dei problemi. Lo studio delle varianti, il richiamo all’osservazione
menti di diverso genere: slittamenti, rotazioni, spostamenti a zig zag. di ogni particolare della natura, l’importanza di vedere con occhi in-
Si potranno usare disegni creati dai ragazzi, fotografie, retini, super- stancabilmente curiosi sono azioni proposte in questi segmenti di la-
fici texturizzate di vario genere. Elaborazioni interessanti si possono boratorio d’arte e immagine. Altre ancora potrebbero essere le occa-
ottenere anche con macchine fotocopiatrici a colori10. A questo pro- sioni interessanti di lavoro come, ad esempio, l’opera grafico/artistica
posito è utile far osservare agli alunni l’uso del tutto originale di una di Munari collegata ad importanti correnti o maestri del 900 (il se-
macchina normalmente usata per riprodurre fedelmente documenti, condo Futurismo, l’Astrattismo lombardo, Mondrian, Calder) e altre
una sorta d’inversione della regola, di destabilizzazione della funzio- problematiche trattate dall’artista (lo sviluppo del design, la grafica
ne classica di uno strumento. Singolare è il paragone spiegato dallo editoriale e pubblicitaria come strumenti di comunicazione visiva).
stesso Munari fra queste sue xerografie e i rayogrammi di Man Ray11. Munari, dunque, come miniera in cui rinvenire sempre nuovi filoni
preziosi per il laboratorio d’arte e immagine, ma Munari anche co-
 Rose nell’insalata… e altro. L’osservazione e lo studio del- me modello d’insegnante, Maestro a cui attingere conoscenza, legge-
la natura sono una nota costante nell’operato di Bruno Munari. La rezza e sapienza didattica.
natura diventa la fonte preziosa a cui attingere per elaborare progetti Lucia Danioni
ed opere artistiche. Numerosi sono i libri dell’artista che riflettono
questa tendenza così radicata, in particolare Rose nell’insalata (1974)
***
offre la possibilità di un interessante esercizio operativo che, in gene- 10 Per altre specificazioni operative di questa tecnica: B. Munari, G. Sacchi, G.
re, i ragazzi, dopo un’iniziale perplessità, apprezzano particolarmente. Manzoni, R. Pittarello, L’occhio e l’arte. L’educazione artistica per la scuola media,
Lo stesso Munari spiega l’origine di queste opere. Ghisetti & Corvi, Milano 1992, pp. 104-109.
«un giorno [mia moglie] stava pulendo l’insalata: tagliava il gambo vicino al 11 «Nel 1921 Man Ray inventò i Rayograph mettendo degli oggetti più o meno
torsolo, e metteva le foglie a bagno; io guardavo i torsi e a un certo pun- trasparenti sulla carta sensibile, al buio, e poi accendendo una luce e stampando le
to sono andato a prendere il cuscinetto dei timbri. Rose nell’insalata. So- ombre in negativo: ottenne così un tipo di fotografia fatta senza la macchina foto-
no corso a comprare una borsa intera di verdura acerba (quella molle non grafica, mezzo di comunicazione visiva ormai entrato nell’uso sia a scopo estetico
si può schiacciare), e poi i cuscinetti di tutti i colori»8. che informativo. Le xerografie sono qualcosa di simile ma ottenute in modo di-
verso: nei Rayograph (che oggi si chiamano fotogrammi) la luce attraversa gli og-
Gli alunni lavoreranno con parti di vegetali che, opportunamente se- getti posti sulla carta sensibile e ne stampa l’ombra; nelle xerografie la luce si muo-
zionati, possono diventare timbri per stampe con colori ottenuti da ve davanti all’oggetto e ne fissa sia l’immagine che il moto, con procedimento tec-
tempere non troppo diluite. Dopo le prime prove per sperimentare nico diverso», B. Munari, Xerografie originali, catalogo della mostra Galleria La Co-
la tecnica, le stampe potranno essere combinate per realizzare com- lonna, Como 1968.
posizioni realiste e/o astratte. Altri esercizi possono derivare dall’os- 12 D. Biagi, Così parlò Munari, «Sette», 41, 15 ottobre 1998.

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