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da macchie agli occhi di un pubblico colto. E’ conosciuto per le sue opere Les Misérables e Notre-
Dame de Paris dove mette in scena grandi passioni, personaggi lacerati da conflitti interiori che
portano a delle conversioni subite e poco credibili, si oppongono al bene e al male, senza preoccuparsi
troppo della verità psicologica, creano degli intrighi complicati, inverosimili e pieni di colpi di scena.
Hugo è l’ultimo grande scrittore popolare capace di attrarre un vasto pubblico servendosi delle
procedure più semplici del suo mestiere. Gli si rimprovera di cadere dei difetti del romanzo feuilleton
e della letteratura commerciale, di non aver saputo creare personaggi convincenti come gli eroi di
Balzac e Stendhal ed è disprezzato dalle avanguardie letterarie di oggi. Si serve dell’opera d’arte
come se fosse una tribuna dove esporre le sue visioni politiche, i suoi ideali…. Questo modello di
letteratura che intende rappresentare la coscienza della nazione e che non fa differenza tra classi
sociali (borghesia e aristocrazia), sarà rimpiazzato da quello di Baudelaire che segna una rottura di
valori, non si rivolge che a pochi eletti, ad una piccola aristocrazia di pensiero che rifiuta i modelli di
comportamento della borghesia.
Ionesco scrive un pamphlet intitolato Hugoliade => da un giudizio sprezzante, ma non nega la
genialità di Hugo che crea metafore e immagini ma non è un grande pensatore. Critica la sua posizione
di farsi coscienza della nazione e trasmettere messaggi politici. Ha un’intelligenza sensoriale e
plastica (crea immagini straordinarie e audaci) ma non astratta. Lo accusa di aver rovinato la sua
emozione poetica con questo flusso oratorio sovrabbondante. E’ geniale ma stupido perché non è
capace di disciplinare il suo talento poetico, cliché che sarà ripreso da Rimbaud e Breton.
Baudelaire, nonostante si situa agli antipodi del mondo hugoliano, è capace di apprezzare la
rivoluzione poetica da lui operata. In Réflexions sur quelques-uns de mes contemporaines esprime il
suo giudizio:
C’è in Hugo un desiderio di interrogare il mistero della vita. La natura, che si presenta ai nostri occhi
come un mistero, è composta da diversi stati simultanei, ognuno dei quali, a seconda della loro
intellegibilità, si riflettono nei nostri cuori: la forma, l’armonia della natura, la luce… B evidenzia la
capacità di H di stabilire delle corrispondenze latenti tra questi elementi, corrispondenze che l’uomo
comune non riesce a cogliere. Cita Swedenborg, a tal proposito, un filosofo spiritualista che ha
originato la teoria delle corrispondenze, poiché sostiene che tutto è significativo.
Una delle funzioni del poeta è quella di decifrare i geroglifici che la natura presenta, il loro senso
nascosto.
Ci sono 2 strumenti di cui la poesia romantica si è servita per rappresentare in poesia il mistero della
natura: la metafora, che compara 2 elementi differenti della realtà e la sinestesia, che associa 2 parole
relative a domini sensoriali diversi. Hugo fa un uso audace di queste figure soprattutto in una raccolta
poetica della sua adolescenza, Les Orientales.
Secondo Baudelaire, Hugo non esprime solamente le parole chiare, ma anche l’oscurità, incarnata
dall’enigma della natura. Baudelaire sottolinea il senso di mistero che emanano i poemi di Hugo, che
per questo motivo prendono spesso la forma di interrogatoti rivolti alla natura, all’inconscio, a Dio…
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ÉCLAIRCIE (VI LIBRO).
E’ uno dei poemi più celebri delle Contemplations dove possiamo verificare come si articolano gli
elementi della poesia hugoliana: la poesia della natura, l’investigazione del mistero, l’oscurità del
linguaggio, l’uso della metafora…
E’ scritta in versi alessandrini che, a prima vista, sembrano una rappresentazione pittoresca di una
scena naturale, ossia il momento di quiete dopo la tempesta.
I versi alessandrini sono tipici delle tragedie di Racine, ma Hugo li trasforma, adattandoli a nuove
esigenze.
La dimensione simbolica preponderante, lega questo quadro all’ideologia spiritualista, c’è un
messaggio nascosto in questo poema che non è rappresentato in maniera diretta, ma attraverso delle
immagini simboliche quali: la possibilità di riconciliare le forze ostili della luce e delle tenebre e la
redenzione del male e della oscurità nell’armonia superiore dell’universo.
Questa riconciliazione è raffigurata dalla metafora del bacio, intorno al quale si costruisce il poema.
Di base ci sono dei temi romantici = rapporto bene e male, possibilità di redenzione, di riconciliazione
di satana con Dio.
Ogni poesia è datata e accompagnata dal luogo in cui dovrebbe essere stata scritta, perché Hugo vuole
rendere questa raccolta un diario lirico della sua esistenza.
Ci sono degli elementi costitutivi questo paesaggio come se il poeta avesse sotto i suoi occhi un
quadro naturale di cui esamina gli elementi: l’oceano, l’onda, la riva, l’aquila ….
A livello sintattico domina la paratassi, ossia utilizzo di frasi non legate logicamente ma accostate
tramite segni di interpunzione, mediante associazioni intuitive.
Non si può parlare di realismo descrittivo perché lo sguardo del poeta cerca di perforare la superficie
della realtà per raggiungere un'altra dimensione. Vuole farci sentire la vita della natura, tutti gli
elementi della creazione sono in comunicazione tra loro e partecipano all’animo della natura (v8).
In tutta questa poesia scorre questa idea del campo semantico dell’apertura, di spazi luminosi, di un
insieme di parole che rinviano alla stessa idea di fondo.
La fecondazione della natura attraverso la luce. L’immagine della lotta, la sonnolenza che la segue e
il bacio che la sigilla evocano l'atto sessuale. La conseguenza di questo atto generatore è il risveglio
della natura descritto da un filo d’erba che palpita e il nido che è stato covato.
La natura è umanizzata, è presentata come un essere vivente che ha gli stessi attributi degli uomini;
c’è una specie di disseminazione nella natura degli elementi che costituiscono il corpo umani (la
bouche, les lèvres, les pores…).
Hugo abbozza un sistema filosofico spiritualista centrato sulla metempsicosi e sulla redenzione delle
anime che dopo la morte passeranno da una forma all’altra.
Hugo attribuisce una voce segreta a tutti gli elementi della natura, la poesia ha il compito di far
intendere queste voci e in Éclaircie è il lato rassicurante della spiritualità hugoliana che si esprime.
La vita segreta dell’universo porta il poeta a negare la morte: la veggenza (parola consacrata da
Rimbaud nella sua Lettre à Paul Demeny: essa rappresenta il privilegio del poeta di penetrare il
mistero della natura e di cogliere cose nascoste agli uomini) è positiva come rilevato dalla presenza
di Dio, della trascendenza, mediante l’utilizzo di aggettivi che rinviano ad una dimensione di dolcezza
e appagamento religioso (tout est doux, calme; Dieu regarde).
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rappresentata da immagini auditive (H non paragona l’aurora ad un cavallo bianco ma attribuisce un
nitrito al cavallo bianco per cui c’è lo sfociare di un immagine sull’ elemento auditivo).
Questo è un esempio dell’uso audace e libero della metafora a cui si ispirarono i surrealisti che
rifiutano la tradizione poetica, ma recuperano gli autori che fanno un uso libero della metafora.
Per quanto riguarda l’antitesi associa le berceau (luce) alla tombe (oscurità) e questi 2 estremi della
vita umana si riferiscono all’enigma dell’esistenza. Questa allusione alla morte è giustificata in un
libro dedicato alla celebrazione della morte di sua figlia.
IMMAGINE DEL BACIO => Compare al verso 4, al verso 9 e al penultimo verso. È l’immagine
dominante del poema e ha una duplice visione: la riconciliazione dell’essere umano con l’animo del
mondo e la riconciliazione della luce e delle tenebre, che rappresentano il bene e il male.
La luce, principio positivo, penetra progressivamente nella realtà e diffonde un’atmosfera di pace fino
ad arrivare all’elemento ostile, ossia l’acqua, che rappresenta il male, l’ombra.
Il bacio è l’immagine di questa riconciliazione dei contrari e la poesia di H è fondata sulle antitesi
che rappresentano le grandi dualità cosmiche. L’antitesi è una figura stilistica che consiste ad
accostare degli elementi. Il male fa parte della creazione, in quanto il romanticismo ha donato una
visione ottimistica realtà, che eredita dall’illuminismo, che tende a negare gli effetti del peccato
originale e ad affermare la bontà della natura e della creazione.
SACERDOTE LAICO.
La nascita dell’immagine del poeta come essere privilegiato è stata studiata da Bénichou, un critico
letterario del XX secolo, di impronta marxista, che sviluppa la figura del sacerdote laico alternativa
a quella della chiesa.
Le sacre de l’écrivain, è un saggio che porta alla definizione di un nuovo statuto di poeta che prende
il posto del filosofo come guida della società.
Nel XVIII secolo l’uomo di lettere acquisisce un prestigio nuovo; è un uomo del progresso, che
combatte i pregiudizi e cerca di trasformare la società e di riportarla al suo ordine naturale deturpato
dal fanatismo e dai privilegi.
Voltaire et Rousseau incarnano questo modello, si propongono come interlocutori del potere politico
e l’Enciclopedia è un’impresa che permette di donare forma a questa voglia di trasformare attraverso
le idee, la società. Il sogno del dispotismo illuminato si realizza grazie ad alcuni sovrani europei
Caterina II di Russia e Federico di Prussia, che si aprono alla possibilità di una collaborazione attiva
tra monarchia assoluta e intellettuali, emanando riforme, per trasformare la società.
Il Parlamento, che rappresenta la forza conservatrice, così come la Chiesa che difendono i privilegi
si oppongono a tutto ciò.
Questa classe intellettuale si ritiene, superiore a tutte le altre professioni, anche se non si può parlare
di una professione vera e propria.
Il sacerdote laico è un filosofo che aspira a sostituire il prete nel suo ruolo di guida spirituale e di
coscienza della società. Esercita sull’opinione pubblica un’autorità che non proviene da Dio perché i
filosofi criticano la fede tradizionale a fronte del deismo, una fede senza mistero, dogmi, sottomessa
alla ragione.
Dopo la Rivoluzione francese, la fede laica diventa religione di stato ma la reazione degli intellettuali
alla diffusione degli ideali illuministici, porterà alla nascita del movimento romantico che intende
ritornare al tradizionalismo, al cattolicesimo, a legittimare il regime monarchico.
La nuova generazione di scrittori (Chateubriand- Lamartine- Hugo- Vigny) scredita la figura del
filosofo troppo compromesso con la rivoluzione ma gli intellettuali non rinunciano ad esercitare
questa autorità spirituale che il XVIII secolo gli aveva attribuito di conseguenza al filosofo, si
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preferisce il poeta sacro che intrattiene una relazione col divino, cosa che permette di giustificare
questa consacrazione del poeta.
C’è una mitizzazione della poesia dei tempi primitivi, i poeti romantici si immergono nel movimento
della storia per cercare di interpretarla alla luce della fede.
Questo primo romanticismo preferisce temi pubblici e collettivi, celebra i martiri e le vittime della
rivoluzione come è il caso della prima raccolta poetica di Hugo, Odes et poésies diverses, pubblicate
nel 1822, dove c’è una volontà di parlare alla società di trasmettere messaggi di liberazione e riscatto
(tratto di unione della poesia romantica e dell’illuminismo).
La rivoluzione rappresenta la genesi del romanticismo francese da cui nasce il sentimento di crisi, di
frattura con il passato, l’immagine rassicurante della traduzione e un presente incerto.
C’è un elemento di ambiguità xke il romanticismo si presenta come un movimento rivoluzionario
sulle forme ma conservatore sulle idee.
Nel 1830, questa ambiguità viene risolta con il passaggio dal legittimismo monarchico a posizioni
liberali o al socialismo umanitario. (Con la Rivoluzione di Luglio inizia il regno di Luigi Filippo).
Il poeta deve essere la guida della nazione, e per questo motivo diventa mago, profeta.
POETA MAGE.
L’evoluzione di Hugo su questo punto è significativa poiché resta in lui l’idea del sacerdote poetico
che ha una missione di salute, rivelazione, redenzione allo sguardo della società.
Les mages, è un poema delle Contemplations con il quale Hugo si presenta come poeta mago.
In quest’ultimo ritroviamo un’abbondanza di termini che indicano la comunicazione tra il poeta e Dio,
il poeta è un cercatore dello sconosciuto, che si assimila a Cristo.
Le strofe sono composte da una decina di ottosillabi, versi brevi rispetto agli alessandrini, che donano
un ritmo più sostenuto quasi come quello di una marcia militare.
C’è una rappresentazione dell’investitura divina, del dito di Dio che cerca il poeta dalla nascita e lo
consacra.
Il poeta è comparato al sacerdote: ne è il sostituto in una società secolarizzata dove le religioni rivelate
hanno preso piede.
Hugo in questa fase, evolve ad una fede vicina al deismo che viene designata dall’espressione tratta
dalla Bibbia degli alberi, dei monti e dell’acqua (divino che si esprime nella natura).
Questo è il topos romantico della superiorità della conoscenza che viene dalla natura. I poeti hanno
la funzione di guidare l’umanità e si riconoscono in questo misterioso “segno dolce e cupo”. L’antitesi
mostra allo stesso tempo il privilegio dell’investitura divina e la maledizione che accompagna il poeta,
secondo i romantici.
Nella seconda strofa, sviluppa una concezione ispirata dalla creazione poetica che risale a Platone.
Dio parla attraverso la bocca dei poeti quasi senza la partecipazione della loro coscienza e della loro
volontà. Cita 2 poeti: Virgilio e Isaia (tradizione classica e tradizione biblica) per sottolineare che non
fa differenza tra il profeta biblico e il poeta pagano. In questi versi il poeta perde la sua totalità x
ridursi alle parti del suo corpo che sono necessarie per compiere la sua missione. Troviamo anche
l’antitesi tra la “brume”, elemento dell’incertezza e la luce, elemento della conoscenza.
Troviamo anche l’immagine del precipizio che rappresenta l’immensità dell’universo e il mistero che
il poeta è il solo che può interpretare, dell’abisso che il poeta non può conoscere che parzialmente e
che si sottrae alla conoscenza dell’uomo.
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O STROPHE DU POÈTE, AUTREFOIS DANS LES FLEURS (V LIBRO).
La poesia 25 della quinta parte delle Contemplations non ha titolo ed è designata dal suo primo verso.
Hugo utilizza degli alessandrini in rima baciata e, sul piano tematico, mette in scena due immagini
contraddittorie della poesia: una poesia gioiosa della natura, sensoriale e una poesia oscura che si
interroga sul mistero della vita e della morte.
Questa duplice concezione della poesia è sviluppata in un racconto allegorico, il poeta è visto come
un essere che abita una caverna, uno spazio di transizione tra superficie e profondità, che rapisce la
poesia e la porta in una realtà oscura. C’è un contrasto netto tra il movimento orizzontale e gioioso
della poesia della luce e un brusco movimento verticale della poesia oscura.
La prima parte è legata alla natura e ai suoi aspetti gioiosi e luminosi. Hugo ricorre a delle metafore
per designare il poeta: paillon e abeille (risale a Platone e allude all’origine divina della poesia e alla
capacità del poeta di attingere a tutte le specie di fiori per produrre il suo miele).
La seconda parte all’oscuro, al fatto che il poeta è il cercatore dell’abisso oscuro (il poeta è un essere
doppio che ha il privilegio della sua investitura ma una maledizione: il dolore nella vita e il dramma
nell’arte. Il dolore fa allusione a un dramma personale che lo colpirà, ossia la morte di sua figlia.
All’inizio abbiamo detto che il poeta abita in una caverna, uno spazio di transizione tra la luce e le
tenebre. Nel verso 12 esprime questa polarità verticale mediante l’utilizzo di colori: il bianco,
espressione della luce in alto, e dal nero e dal roso in basso.
Il poeta permette la comunicazione tra il mondo dei morti e degli esseri viventi, è un interprete, come
la Sibilla virgiliana a cui allude nel poema.
L’utilizzo della caverna, designa l’origine celeste della poesia che è seguita da una cattività, da un
esilio lontano dalla patria originale.
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A questo proposito, il critico letterario Auerbach ha parlato di una forma particolare di sublime che
nasce dall’evocazione del dolore senza speranza, di cui tratterà Baudelaire e precedentemente Dante.
VITA HUGO.
1) 1802-1826: infanzia e adolescenza, dell’apprendimento letterario e impegno legittimista,
fonda a tal proposito con i suoi fratelli una rivista, Le conservateur littéraire. All’inizio della
sua carriera era royaliste per una specie di reazione alla rivoluzione francese. Con tutti gli
scrittori maggiori della sua epoca apparteneva alle forze conservatrici in favore della
monarchia. In questo periodo si dedica ad attività di giornalismo letterario, impegno in favore
della Restaurazione. Apprezza Le Gènie du christianisme di Chateubriand per la sua volontà
di difendere la bellezza estetica della religione cristiana, ridicolizzata dagli illuministi.
L’opera che manifesta la fede monarchica è “Odes et poésies diverses” che commentano
avvenimenti della storia sanguinaria della rivoluzione. In questa prima fase, il poeta è
presentato come un mediatore tra Dio e gli uomini che pretende di rivelare il senso profondo
della storia. Hugo intraprende anche una carriera di romanziere con due romanzi che si basano
sul gusto del pubblico x il romanticismo morbido e frenetico. (Han d’Islande- Bug- Jargal).
Stringe relazioni con i rappresentanti della scuola romantica francese. Nodier, de Vigny,
Lamartine.
2) 1827-1830: Successo teatrale di Hugo e la battaglia romantica. È un epoca storica dominata dalla
querelle tra classicismo e romanticismo. Hugo diviene il capostipite del movimento romantico
con la pubblicazione del dramma Cromwell, preceduto da una prefazione che costituisce il
manifesto del romanticismo.
Hugo Propone la creazione di un nuovo genere letterario, il dramma, che sconvolge la rigida
gerarchia dei generi letterari (tragedia nobile e rigidamente strutturata e la commedia modesta).
Il dramma è un’opera d’arte totale che esprime la molteplicità della realtà umana, il fine dell’opera
è quello di mischiare il grottesco e il sublime e di far ridere e piangere allo stesso tempo. Le unità
di tempo e spazio erano le regole essenziali del teatro classico, l’azione doveva svilupparsi in 24
ore e nello stesso luogo. Non si potevano utilizzare parole troppo quotidiane e questo creava
inverosimiglianza. Il dramma è un genere più popolare rispetto alla tragedia elitaria in quanto
produce effetti immediati su tutto il pubblico. H compone diversi drammi, tra cui il più celebre è
Hernani, che s’imporrà nella scena della commedia francese nel 1830, data specifica che marca
l’imposizione del romanticismo nella letteratura francese. Nel 1829 compone Les Orientales che
marca una rottura con la sua poesia adolescenziale. Si dedicherà ad una poesia fantasista e
sensoriale e la suddetta opera sarà il manifesto della poesia pura, una nozione che si imporrà negli
anni 60 con i parnassiani.
La poesia è quindi libera di trattare qualsiasi cosa, senza essere assoggetta ad una causa politico-
ideologica. Les Orientales fanno eco anche all’entusiasmo filellenico europeo a seguito della
vittoria dei greci sui turchi e Hugo in quest’opera si riferisce a questo avvenimento.
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Diciamo che le opere fondatrici del romanticismo francese sono Génie du christianisme 1802
e le Méditations di Lamartine (parlano dei ricordi, della bellezza melanconica della natura,
delle questioni di cuore) 1820.
La sua produzione drammatica rallenta dopo il successo di Ruy Blas, dopodiché nel 1843
muore Leopoldine e ci sono 6 anni di silenzio.
Lontano dall’attività letteraria, si dedica alla carriera politica: è nominato pari di Francia,
combatte in favore degli oppressi, contro la pena di morte, l’ineguaglianza sociale e dopo la
rivoluzione del 1848 che provoca la caduta di Luigi Filippo, appoggerà il governo
repubblicano di Luigi-napoleone, ma inseguito si schiererà in favore della sinistra politica e
denuncerà l’autoritarismo del re.
4) 1851- 1870: Esilio. Dopo il colpo di stato è costretto a lasciare la Francia e resterà in esilio x
20 anni (a La Manche). Hugo scrive in questo periodo delle satire violente contro Luigi
Napoleone. Scrive Châtiments, un’opera composta da molti temi per mostrare gli orrori del
nuovo regime, la malinconia per la sua terra natale, fa anche un paragone tra la gloria del
primo impero e la meschinità del secondo. Hugo rinnova dunque la sua missione di poeta
mage.
In questo periodo, egli cerca delle risposte ai suoi dubbi, alle sue inquietudini e comincia con
i suoi familiari delle esperienze di spiritismo. Una poetica della visione allucinata si esprime
nelle Contemplations e in due opere: La Légende des siècles, comparsa tre anni dopo le
Contemplations, è un’enorme epopea lirica in versi per esprimere la storia dell’uomo,
l’epopea del progresso e mischia il meraviglioso con gli avvenimenti umani, e La Fin de Satan
et Dieu.
Ma la vena epica di Hugo troverà espressione nel romanzo Les Misérables (1862) che traccia
la storia della Francia per mostrare, nella confusione degli avvenimenti, questo dell’umanità
verso il raggiungimento della felicità collettiva.
5) 1870-1885: Ritorno in Francia e morte. Quando ritorna in Francia è molto famoso, e la sua
morte si trasforma in spettacolo xke la 3 repubblica gli dedica dei funerali nazionali (la
sconfitta della Francia dalla Prussia causa la fine del 2 impero).
STRUTTURA CONTEMPLATIONS.
Les Contemplations sono il capolavoro di Hugo e il monumento + significativo del lirismo romantico
francese. La prossimità temporale della pubblicazione delle Contemplations e dei Fleurs du mal di
Baudelaire (1856-1857), è significativa per l’evoluzione della poesia francese del XIX secolo.
Les Contemplations => rappresentano la piena fioritura e maturità espressiva del lirismo romantico.
Les Fleurs du Mal => marcano una rottura e il passaggio a un nuovo paradigma poetico, ossia la
modernità.
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BAUDELAIRE ET LES ROMANTIQUES.
Baudelaire eredita dei temi dalla poesia romantica ma il suo mondo poetico si costruisce in
opposizione rispetto ai presupposti ideologico-poetici del romanticismo.
Il XX secolo edita da Baudelaire tutta una serie di temi e di attitudini.
Francesco Orlando, in critico letterario, fornisce un’introduzione all’universo di B.
Definizione letteratura romantica:
1) I Romantici avevano l’attitudine di indirizzarsi alla coscienza della nazione (vedi Hugo
poete mage). La letteratura romantica, è dunque “engagée” in quanto esprime dei
contenuti ideologici e politici in maniera esplicita (cosa che B non fa).
2) Si indirizzano ad un vasto pubblico, col quale hanno un rapporto positivo.
3) Attraggono un vasto pubblico poiché le loro opere hanno una perfetta chiarezza espressiva.
Quindi non mettono in discussione il carattere discorsivo della poesia tradizionale, ma
vogliono popolarizzare il linguaggio letterario, modernizzarlo.
4) Esprimono dei sentimenti e delle posizioni accettate dalla società. Hugo per esempio si fa
portavoce dei valori monarchici e in seguito liberali. I romantici credono nel progresso
ossia che la natura umana è di per sé buona e il poeta deve guidare gli uomini verso un
fine luminoso e gettare i semi che permetteranno la realizzazione dell’ideale nel futuro.
Negano il peccato originale per affermare la bontà originaria della natura e dell’uomo.
5) Questa disposizione spirituale è espressa da un io lirico che è vicino all’io autobiografico.
I poemi romantici sono quasi delle memorie. Allo stesso tempo, questa tendenza a
riflettere senza mediazione gli avvenimenti biografici si oppone al fine della composizione.
L’architettura delle raccolte romantiche è lasciata al caso, è come se i romantici volessero
seguire in maniera incontrollata il dettato dell’ispirazione. Hugo e i romantici tenteranno
di riprodurre nella scrittura la credenza incontrollata e la lussuria della natura, che resta
un modello estetico da imitare.
Baudelaire definisce il suo universo in opposizione a questi principi. La poesia romantica prendeva
posizioni sulle questioni di attualità, Baudelaire non lo fa e ostenta quasi una sorta di indifferenza
politica e ideologica. Adotta l’idea dell’arte per l’arte, ossia che quest’ultima sia il fine e non il mezzo
per esprimere contenuti vs arte per il progresso di Hugo.
La nuova poesia deve limitarsi a produrre degli oggetti estetici perfetti senza alcun rapporto con la
realtà extra-testuale.
Gautier, il maestro di Baudelaire a cui dedica “Les Fleurs du Mal” ha teorizzato questo concetto.
Il poeta è impassibile e non deve far intendere la sua voce privata. (Posizioni tipiche del movimento
parnassiano degli anni 60).
Il rapporto tra il pubblico e B è complicato, c’è un atteggiamento di provocazione di B verso il
pubblico borghese, una ricerca di temi maledetti che sfidano le convenzioni, i valori della società
ottocentesca (erotismo, droghe …).
La poesia di B è una poesia raffinata che non si rivolge ad un pubblico popolare. Siccome
l’aristocrazia ha perso il suo ruolo durante la rivoluzione, si indirizza alla borghesia che provoca.
Verlaine con la sua opera Les poètes maudits darà vita alla figura del poeta maledetto, isolato e
incompreso dai borghesi e onnipresente nei Fleurs.
Per reazione al progressismo, alla visione ottimistica della natura umana, B ritorna in maniera
provocatoria ad un cattolicesimo severo e cupo che identifica la natura alla corruzione, ai demoni, al
peccato. Dunque abbiamo un cattolicesimo provocatorio vs una società laicizzata.
L’idea sviluppata da Hugo che il progresso causerà una scomparsa del male, In Eclaircie c’è
addirittura una possibilità di riconciliazione tra bene e male, sarà del tutto rigettata da Baudelaire.
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Dopo il tentativo fallito della Rivoluzione, B ostenta delle posizioni politiche conservatrici vs ideali
romantici. E’ impossibile ripercorrere questa evoluzione nella sua raccolta poetica xke la sua
ideologia non è mai esplicitata. L’io biografico si nasconde dietro la funzione del poeta: il poeta è
sempre un privilegiato che ha la capacità di cogliere ciò che sfugge agli occhi dell’uomo comune ma
non è un poeta mage perché non difende ideologie o diffonde messaggi politici alla società.
l’Io che parla nel Fleurs oscilla tra l’io attivo e volontario del creatore che crea oggetti estetici perfetti,
e l’io passivo del flâneur, colui che passeggia passivamente per le vie della città fermandosi a
contemplare degli spettacoli che assumono una valenza simbolica. B si riconosce in questa figura di
poeta flâneur. Mentre nelle Contemplations c’è un poeta che contempla la natura qui la natura è
rimpiazzata dalla città. I fiori di Baudelaire sono fiori che nascono nell’ambiente malsano della città.
B non imita la crescita spontanea del vegetale come i romantici, non ammira la natura e il suo rigoglio
ma questa rappresenta il peccato originale, si ammira invece la bellezza perfetta delle pietre preziose
e B aspira a donare al suo libro la regolarità e la coerenza della struttura degli oggetti artificiali.
L’abbondanza incontrollata delle raccolte romantiche è rimpiazzata da un calcolo compositivo e
dall’ossessione per la struttura.
La natura è il male e l’artificio è bene. La donna rappresenta la natura vs il dandy che è il
professionista dell’artificiale, che ha bandito ogni spontaneità dai suoi comportamenti.
B sviluppa dei temi romantici e manifesta una sensibilità marcata dal romanticismo ma rifiuta
determinati elementi.
Primo tra tutti la concezione della natura che era x Hugo una contemplazione estetica, mentre x B è
male e corruzione. Per lui esiste la natura esotica, i paesaggi sognanti dei paesi tropicali che sono
l’esempio della corruzione xke rappresentano una natura anteriore al peccato originale, una natura
vergine e innocente dove il piacere è unito all’innocenza. Questa natura esotica dei Fleurs si segnala
per la sua assenza, è una natura sognata, non familiare come Hugo. Essa rappresenta un sogno di
evasione vs la depressione e la melanconia tipiche della città industriale. (Opposizione tra la
melancolia, nel contesto della città industriale e la natura esotica, che fa parte dell’ideale, oggetto
d’aspirazione del poeta).
Questa natura esotica rappresenta l’infanzia vista come periodo di felicità assoluta, anteriore
all’entrata nel mondo adulto.
MOESTA ET ERRABUNDA.
Il titolo del poema è in latino x testimoniare la preziosità linguistica ed è un titolo allusivo.
Questi 2 aggettivi sono femminili se riferiti ad Agata, donna al quale è dedicata la poesia, ma sono
neutri se indicano il contenuto della poesia e vanno tradotti come “versi tristi e vagabondi”.
La forma metrica è composta da 6 strofe di 5 alessandrini, c’è una sorta di litania data dalla ripetizione
del 1 verso della strofa che sembra riprodurre le onde del mare.
Il destinatario del poema è una certa Agathe ma non è facilmente identificabile, è un personaggio
allusivo creato dal poeta (non c’è mai un rapporto diretto tra persone legate alla vita di B e le donne
o i personaggi che mette in scena nelle sue poesie). E’ un nome allusivo, un nome parlante che deriva
da agathòs, un aggettivo greco che significa nobile, utile… sappiamo di lei solo che ha un cuore triste
e c’è una componente di familiarità che ci fa capire che la donna è cara al poeta. Il poeta interroga la
donna sulla sua volontà di lasciare la città ma manifesta anche dei dubbi circa questo suo effettivo
desiderio.
Nella prima strofa due oceani sono messi a confronto: uno metaforico, nero che disegna l’immonda
città, il presente condiviso da B e Agate e uno blu reale che è assente e lontano, oggetto di nostalgia
comune.
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Anche l’oceano reale è designato da una similitudine, è paragonato ad una verginità, la purezza che
forma l’antitesi vs la città immonda.
Città immonda vs oceano simbolico a cui aspirano entrambi.
La città è nera a causa dei vizi che la popolano, del fumo prodotto dai gas industriali della Parigi del
Secondo impero. E’ paragonata ad un oceano di fango metaforico, xke quest’ultimo è formato da
lacrime. Dunque la città diventa metaforicamente una valle di lacrime.
Questa visione, presa da una preghiera cattolica rappresenta allusivamente che la corruzione ha
trionfato nella città che è il simbolo del mondo civile, della società industriale e utilitaristica.
Il cattolicesimo di B è provocatorio e aggressivo e rappresenta una reazione al progressismo
umanitario laico che caratterizza il romanticismo francese dopo il 1830 (Hugo).
I romantici pretendevano di sopprimere l’inferno e negare il peccato originale mentre B crede nella
propensione dell’uomo verso il male. Tutto questo si evince nel poema introduttivo dei Fleurs du Mal:
“Au lecteur.”
All’inizio del testo c’è un’aspirazione verso l’evasione che è impossibile e viene messa in dubbio con
degli interrogativi.
La seconda strofa è ambigua sul piano enunciativo, non si capisce se sia Agathe o il poeta a parlare.
Sappiamo solo che il mare possiede il potere di far dimenticare le sofferenze della vita moderna, ha
una funzione consolatrice e che qualcuno fa appello a mezzi moderni, come il vagone, x essere
condotto verso un altrove sognato. Questo movimento, però, è un movimento di evasione illusoria
xke il vagone e la fregata sono prodotti della civiltà industrializzata e quindi sono incapaci di condurli
verso questo altrove irraggiungibile.
Nell’universo di B ci sono spesso dei profumi, dei suoni che permettono all’uomo di ritrovare, con
l’immaginazione, il suo mondo perduto. Ma queste sono esperienze illusorie che terminano con un
ritorno alla realtà e sono dunque seguite dal trauma del ritorno.
Le 3 ultime strofe mettono in vigore lo scetticismo e l’impossibilità di raggiungere l’altrove che è una
distanza nel tempo, una condizione di purezza originaria, anteriore al peccato universale, talmente
indietro nel tempo che è quasi un mito.
Nel mondo civile la voluttà non è mai pura, è sempre perversa, l’amore e la sessualità sfociano nella
perversione, nella tortura reciproca dei due amanti che svolgono il ruolo di vittima e carnefice; mentre
in questo altrove l’amore può tornare ad essere un valore nella reciprocità perfetta del sentimento.
Nella penultima strofa presenta una scena bucolica, insolita, che raffigura una campagna dove l’amore
è vissuto senza sensi di colpa, rimorsi.
Questo altrove è il “verde paradiso degli amori infantili”, l’infanzia.
Suggerisce una sorta di infanzia dell’umanità ma non crede alla possibilità di questa epoca innocente.
Il poeta esprime un dubbio radicale sulla possibilità di scappare dalla modernità e dal malessere che
causa, qualsiasi tentativo di fuga sarebbe velleitario e destinato al fallimento come quello suo e di
Agathe.
vs Romanticismo => carattere allusivo, densità vs carattere discorsivo della poesia romantica e la
tendenza dei romantici a comunicare in maniera + diretta con il pubblico.
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LA GENESI DEI FLEURS DE MAL.
I primi poemi che fanno parte dei Fleurs du Mal sono stati composti nel 1842 quando B ha ventun
anni. Nel 1845 viene pubblicato sulla rivista “L’Artiste”, “A une créole”.
Nello stesso anno, in un’altra rivista pubblica Les lesbiennes, un titolo che manifesta a pieno la sua
volontà di provocare il pubblico borghese. Nel 1848 questa stessa raccolta cambierà il nome in Les
limbes, un titolo oltremodo allusivo che rinvia alla teologia cattolica: il limbo è un luogo d’oltretomba
cristiano che accoglie i bambini morti prima del battesimo che non possono accedere al Paradiso in
quanto macchiati dal peccato originale.
Nel 1855 Baudelaire trova il titolo definitivo: Les Fleurs du mal e la prima edizione della raccolta
uscirà nel 1857. L’opera consta di 100 poesie precedute da una introduttiva esclusa dalla numerazione
e indirizzata al lettore.
A causa della sua pubblicazione, subisce una condanna per oltraggio alla morale e alla religione.
I tradizionalisti dell’epoca condannano l’eccessivo realismo del libro, stessa sorte che subisce
Madame Bovary di Flaubert, pubblicata nello stesso anno (Flaubert sarà però assolto).
La parola realismo viene intesa male col senso di immoralità e viene riferita ad opere che
scandalizzano il decoro rappresentando la realtà nella sua interezza, senza idealizzarla come
prevedeva il classicismo.
Il processo termina con un’ammenda a B che è costretto ad eliminare 6 poesie giudicate immorali.
Nella seconda edizione, che si considera quella definitiva del 1861, Baudelaire sostituisce queste 6
poesie con 32 poemi, aggiunge una sezione intitolata Tableaux Parisiens e cambia l’ordine di alcune
poesie in modo tale che l’insieme costituisse una sorta di percorso esistenziale del poeta.
C’è anche un’edizione postuma del 1868 che contiene dei testi inediti ma non viene presa in
considerazione perché non corrisponde alla volontà dell’autore.
Fleurs du Mal ha un titolo provocatorio, vuole attrarre un vasto pubblico e B vuole estraendo la
bellezza del male, cercando quegli elementi della realtà esclusi dalla rappresentazione letteraria
romantica (il male, il peccato.).
La parola fiori ci fa pensare ad Hugo, alla poesia della natura della campagna francese ma i fiori di B
sono metaforici, crescono nella città industriale, sono nutriti dai vizi, dal male e rappresentano la
bellezza che si può estrarre.
E’ un nome polisemico che rinvia ad un profumo e all’effimero, è un titolo denso e allusivo, non
immediatamente chiaro e l’espressione “Fleurs maladives” compare nella dedica a Gautier.
Gautier è il rappresentante dell’idea che l’arte e la letteratura abbiano il fine creare degli oggetti
estetici perfetti, e per questo motivo vanno distinte dalla morale, dalla politica.
Questo concetto marca una separazione netta di B che si schiera in favore di questa corrente che
considera la letteratura finalizzata alla bellezza estetica e priva di contenuto morale vs la tendenza
romantica, tra cui quella di Hugo, di finalizzare l’arte e la poesia alla trasmissione di messaggi,
contenuti etc.
Gautier è il modello dei parnassiani degli anni 60 del secolo, ma B, pur schierandosi dalla sua parte,
manterrà nella sua poesia un contenuto morale che consentirà una profonda riflessione sulla realtà e
la modernità.
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LA STRUTTURA DEI FLEURS DU MAL.
D’Aurevilly scopre un’architettura segreta calcolata da Baudelaire. In una lettera che il poeta scrive
a de Vigny sostiene che il suo libro va elogiato per il fatto che abbia un inizio e una fine e che non
sia un album, una struttura tipica del genere letterario del giornalismo intimo (Contemplations evoca
le tappe della vita di Hugo in maniera cronologica).
Nei Fleurs du mal nessun poeta è datato o fa allusione al vissuto de poeta.
Friedrich riconosce in questo fatto la nascita della poesia moderna con la depersonalizzazione del
lirismo, Rimbaud parlerà in seguito della poesia oggettiva che non è l’effusione dei sentimenti
dell’anima.
Baudelaire descrive il destino di un uomo, dalla nascita, raccontata dal primo poema Bénédiction,
fino alla morte, espressa in Le voyage. Non si tratta della biografia di b ma del destino del poeta nella
modernità, alle prese con la società borghese.
- La prima sezione dei Fleurs è Spleen et Idéal, la cui organizzazione interna è difficile da definire
perché è una sezione molto ampia, in cui è evidente la contrapposizione tra questi due elementi che
raffigurano il dualismo essenziale della vita del poeta:
Spleen viene dall’inglese e significa milza, sede secondo la medicina greca, di uno dei quattro stati
d’animo del sangue, l’umore nero, della malinconia, dell’indifferenza per la vita, del disgusto. Il male,
nel senso cristiano di peccato, fa parte dell’esistenza umana e comporta una dispersione dell’essere
che B chiama vaporizzazione; un annientamento della volontà individuale, l’impossibilità di
raggiungere l’ideale. B utilizza anche la parola noia col senso di angoscia metafisica che ha perso la
coscienza delle sue motivazioni che la determinano.
Francesco Orlando parla a questo proposito di una poesia della nevrosi.
L’idéal rappresenta la spiritualità, tutto quello che sfugge alla corruzione…
Di conseguenza l’idéal, che è il fine e l’aspirazione del poeta, condanna, a causa della sua
inaccessibilità, il poeta allo Spleen, alla nevrosi.
- La seconda sezione è composta dai Tableaux parisiens che mostrano la vita di Parigi. C’è un primo
tentativo di fuga dallo spleen mescolandosi tra la folla e dandosi alla flânerie. I personaggi che si
incontrano nel corso della flânerie si caricano di un valore simbolico e attivano l’immaginazione del
poeta.
- La terza sezione, “Le vin”: vino e haschisch che esaltano l’immaginazione e creano dei paradisi
sostitutivi. In una celebra opera Paradis artificiels compare proprio il tema dell’ubriachezza causata
dal vino o dalle droghe ma qui viene anche sottolineato il carattere precario e l’imperfezione di questi
paradisi. Dunque questa soluzione si rileva un tentativo di fuga fallimentare.
- La quarta sezione “Révolte” che è la più corta e criticata di blasfemia. Il poeta sottolinea la crudeltà
di Dio, la debolezza di Cristo, approva il rinnegamento di San Pietro, dà ragione a Caino, considera
Satana l’unico vero padre degli uomini.
- La quinta sezione “Fleurs du mal” riprende il titolo generale della raccolta e il tema dell’erotismo
malato e colpevole, del desiderio incompiuto che causa sofferenza e dannazione e compromette la
volontà del soggetto coinvolto.
- La sesta sezione “La Mort” rappresenta la fuga estrema, il mezzo supremo d’evasione. La morte
non è intesa come passaggio a un’altra vita, secondo la tradizione cristiana, ma come viaggio verso
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un mondo oscuro e ignoto nel disperato tentativo di trovare qualcosa di nuovo e di diverso dallo
spleen.
I-XXI = ciclo dell'arte. Rievocando l’esistenza del poeta, preda dell'incomprensione della società,
questi brani illustrano la sua grandezza nel cuore stesso della sua miseria. Baudelaire celebra le armi
della poesia: visione della natura attraverso le corrispondenze, gloria nella storia umana, ritorno a un
paradiso anteriore che è quello dell'uomo di prima del peccato e del fanciullo ancora legato alla madre.
XXII- LXIV= formano il ciclo dell'amore; ciclo nel quale però l'arte continua a mescolarsi all'amore,
essendo la salvezza attraverso la poesia molto più certa della salvezza attraverso l'amore, esperienza
dolorosa.
LXV alla fine = ciclo dello spleen, di quel " male di vivere" che lunghi dall'essere una sensazione
passeggera, o un semplice stato di privazione, è espressione profonda del male positivo coscienza.
ÉLÉVATION.
Fa parte del ciclo del poeta, delle 11 prime poesie della sezione che rappresentano il polo dell’Idéal.
Il poeta, secondo la tradizione romantica, è legato per il suo statuto all’idéal, ha una capacità superiore
di interpretare la realtà, di cogliere i simboli che legano i fenomeni a realtà superiori.
La sua nascita è raccontata nelle Bénédiction dove troviamo un poeta incompreso dalla sua famiglia
e dalla società che però risponde agli insulti con la bontà e ringrazia Dio per avergli donato la
sofferenza come un segno di elezione. (Vicino al poeta mage o poeta divino oggetto di disprezzo della
società, quest’elemento di marginalità e di conflitto con la società compare già in alcuni poeti
romantici come Vigny).
Nel secondo poema del ciclo, L’Albatros, il poeta viene paragonato a questo uccello maestoso dei
mari tropicali che diventa goffo e ridicolo quando viene catturato dai marinai e costretto a camminare
sulle navi così come appare il poeta che è costretto a dimenarsi nella città e nella società industriale.
Il terzo testo del ciclo è Élévation che presenta ancora un certo ottimismo verso questo privilegio del
poeta. E ‘composto da 5 quartine alessandrine in rima alternata. C’è un primo movimento che
comprende le prime due strofe, dove il poeta si rivolge al suo spirito e constata la sua capacità di
elevarsi verso uno spazio superiore, e una strofa di transizione, isolata a livello sintattico, dove l’io
lirico passa ad una modalità di esortazione ad innalzarsi.
Dopodiché ci sono altre due strofe dove l’io lirico definisce gioioso ciò che può lasciare dietro di lui
x innalzarsi verso la luce.
Il titolo è un termine religioso che, nella liturgia cattolica, indica il momento in cui il sacerdote eleva
l’osta per mostrarla ai fedeli, qui invece indica il movimento ascendente dell’anima e del cuore verso
Dio.
Il lettore è invitato a dare un’interpretazione mistico-religiosa alla poesia e si può parlare di estasi,
che indica la separazione temporanea dall’anima del corpo x contemplare la volontà divina. Questo
concetto fa parte della tradizione mistica del cristianesimo e del neo-platonismo, che riconosceva
all’entusiasmo poetico questo carattere di estasi. L’ispirazione poetica è dunque un momento di estasi
e B conosce bene questa tradizione, ampiamente trattata dal filosofo spiritualista Swedenborg.
In questo poema assistiamo all’esortazione del poeta al suo spirito affinché si elevi aldilà dei confini
del mondo. Questo innalzarsi in volo che ritorna nella poesia di B dopo Moesta et Errabunda in cui
trattava di un’elevazione verso realtà esotica impossibile, mentre qui è un elevazione al di sopra delle
vallate, delle montagne possibile. Il movimento è quindi verticale (s’élancer, s’envoler) e orizzontale
(silloner, planer).
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Secondo questa tradizione mistica, l’anima accede ad una trascendenza che la trasfigura e le permette
di cogliere l’essenza delle cose, Baudelaire traduce questa facoltà con la capacità di comprendere il
linguaggio dei fiori e delle cose mute.
B persegue la tradizione dei romantici e di Hugo di voler decifrare il libro del mondo.
Un altro punto di contatto tra questo testo e la tradizione mistico religiosa è la purificazione dell’anima
e la gradualità dell’ascensione. Ci sono 9 tappe, sottolineate da anafore (au delà au delà) che
scandiscono questa scena.
Ci sono delle differenze con la tradizione mistica e neo-platonica:
- B si interessa + alla traversata che al traguardo ultimo dell’elevazione. Dio è assente dal poema. Il
fine è perso di vista e non c’è più alcuna trascenzenza possibile in Baudelaire.
- Gli spazi limpidi sono vuoti
- C’è un misticismo senza Dio xke quello che conta è un’opposizione tra un altrove sognato e una
realtà malsana della società moderna.
- In Moesta et Errabunda c’era un’opposizione tra un’altrove di pienezza e felicità e un presente
pesante e deludente. Il fine del poeta è quello di liberarsi dal peso dell’esistenza.
- Non c’è l’elemento del misticismo ma l’elemento estetico. L’estasi è poetica, legata alla creazione,
alla sensibilità poetica. Il termine estasi si riferisce sempre a creazioni estetiche.
Dunque qui l’estasi è fatta di voluttà e conoscenza non è mistica e B non parla del suo animo ma del
suo spirito che è una facoltà intellettuale.
La voluttà è presente nella 2 strofa dove lo spirito del poeta è paragonato a un buon nuotatore che si
estasia nell’onda.
La conoscenza ha il fine di interpretare il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
La terza e la quarta strofa evidenziano un’antitesi tra la luce e la serenità del superiore e dell’esistenza
cupa della città moderna. Si parla di una volontà di evasione come in Moesta et Errabunda ma qui
volare non significa liberarsi dalla pesantezza della vita ma dominare la realtà attraverso le sue facoltà
intellettuali.
L’elevazione non corrisponde ad una fuga dalla realtà ma ad una comprensione superiore di
quest’ultima.
C’è ancora la concezione che il poeta possegga una facoltà privilegiata per interpretare il libro del
mondo, come nella tradizione romantica, ma B insiste di più sul conflitto tra il poeta e la società.
CORRESPONDENCES.
4 sonetto del ciclo del poeta.
Il titolo rinvia al sistema di un filosofo mistico del XVIII secolo, Swedenborg che è all’origine
dell’idea che le forme materiali della natura sono dei simboli di una realtà superiore. B associa la
corrispondenza alla nozione di analogia universale elaborata da Fourier, un filosofo francese del XIX
secolo.
Corrispondenza è una nozione mistica che lega verticalmente ogni elemento della realtà ad un’altra
di ordine sovrannaturale.
Di conseguenza abbiamo 2 nozioni: corrispondenze (ogni elemento della realtà rimanda ad un altro
elemento di una realtà superiore, legame verticale) e analogie (relazioni orizzontali tra diversi
elementi della realtà soprattutto di sensazioni di ordine differenti). Questa seconda accezione prevale
nella poesia di B che si avvale della figura della sinestesia, che consiste nell’associare sensazioni di
ordine diverso, colori, suoni, profumi…
Non c’è un’allusione diretta alla trascendenza, a un ordine divino al quale si può accedere con le
corrispondenze, c’è un’unità confusa e misteriosa che va oltre le apparenze e che non è chiaramente
definita.
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Questo testo è diventato il manifesto della poesia simbolista francese insieme a Voyelles di Rimbaud.
Prima quartina = la natura è un tempio, immagine tradizionale, le grandi cattedrali gotiche vengono
ricondotte alle grandi foreste dell’antica Gallia. Non è la natura sensoriale, amata da Chateaubriand,
ma è una natura spiritualizzata e piena di simboli. La natura invia dei segni all’uomo che deve essere
in grado di coglierli. C’è una relazione di familiarità dunque tra l’uomo e la natura.
B è ancora vicino alla tradizione romantica e di Hugo, il poeta è in grado di cogliere questo linguaggio
simbolico della natura.
Seconda quartina = la nozione dell’analogia comincia a prevalere. Attraverso l’analogia si può
cogliere l’unità tenebrosa e profonda della natura che non è necessariamente qualcosa che sta al di
sopra, ma è immanente. Sul piano retorico, lo strumento privilegiato per ricostruire questa unità è la
sinestesia, ma un altro strumento essenziale è il paragone sotto diverse forme: la metafora e la
similitudine.
La metafora: La natura è un tempio
La similitudine: è annunciata dalla congiunzione come
B riproduce quest’unità profonda che cerca di rivelare attraverso la poesia anche mediante il suono,
con assonanze, quindi c’è una perfetta corrispondenza nel poema tra forma, senso, significante e
significato.
Nella 3 e 4 strofa distingue due tipi di profumi associati a sensazioni visive, tattili, uditive etc.: i
profumi dolci, verdi e freschi (innocenza) e gli altri corrotti, ricchi e trionfanti (spiritualità).
L’ambra e il muschio evocano la sensualità, le benjoin e l’incenso sono simboli della spiritualità.
Questi due elementi che sono dissociati nel mondo moderno ritrovano la loro unità in questa
aspirazione verso l’unità originale che realizza la poesia simbolista.
Il simbolismo si afferma dopo la morte di B e tra gli autori, Samain e Laforgue, c’è chi prende
ispirazione dai loro predecessori.
SPLEEN.
4 poema della serie Spleen.
B definisce questa condizione con il termine di vaporizzazione, ossia l’annientamento della facoltà
di volere che deriva dall’impossibilità di raggiungere l’idéal.
Nella prima parte dei Fleurs de Mal c’è ancora questa visione di poeta privilegiato che ha la capacità
di interpretare i segni che la realtà ci presenta, il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
Nella seconda parte, ritroviamo la poesia della nevrosi, questa incapacità di raggiungere un’ideale
impossibile.
La poesia è composta da 5 strofe di alessandrini, verso nobile e prestigioso della poesia francese.
Nonostante l’oggetto del poema sia la rappresentazione degradata dell’essere umano Auerbach
sottolinea il carattere sublime dello stile e della forma di quest’ultimo.
Le prime 3 strofe formano 3 preposizioni temporali coordinate e introdotte dalla congiunzione quando
che produce un’anafora.
Poi abbiamo due proposizioni principali legate dalla congiunzione “e” che corrispondono alle due
ultime quartine.
E’ una struttura complessa perché bisogna arrivare alla fine del poema per trovare la proposizione
principale.
A livello stilistico ci sono delle figure nobili che sono associate allo stile sublime, il registro più
elevato dello stile nella gerarchia tradizionale (humble-moyen- sublime): allegoria, nozioni astratte
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personificate e indicate da una lettera maiuscola, le anastrofi, inversione dell’ordine naturale della
frase, similitudini e metafore.
Auerbach ci fa notare che questa abbondanza di figure retoriche si deve al fatto di voler rappresentare
uno stato d’animo di disperazione assoluta che Dante rappresenta nell’Inferno. Lo stile sublime non
è rispettato perfettamente perché ci sono delle infrazioni: compaiono nel testo parole tratte dalla realtà
quotidiana, nel primo verso abbiamo una similitudine tra il cielo e un coperchio di una pentola o di
una bara, Auerbach preferisce la prima.
Intento di Hugo e dei romantici era stato quello di democratizzare il linguaggio letterario ma mai in
poesia una parola così semplice come coperchio, era stata utilizzata per rappresentare uno stato
d’animo.
C’è un elemento realistico che rappresenta un concetto simbolico.
Auerbach mette in valore l’unione del realismo e del simbolismo di Baudelaire.
Nel XIX il realismo aveva il significato di rappresentazione di una realtà brutta, immorale, scabrosa
e questo si unisce al simbolismo in quanto il poeta non vuole riprodurre fedelmente un paesaggio, ma
uno stato d’animo, un paesaggio interiore.
Il poeta non sembra rappresentare uno stato d’animo personale ma che riguarda tutta l’umanità.
La parole noia, in B ha ancora il senso di disgusto, d’indifferenza… lo Spleen evoca delle sensazioni
di gravità, di pesantezza (vede il cielo come un coperchio).
Si può paragonare quest’immagine ai guai e grandi dolori d’Elévation che gravano sulla cupa
esistenza.
L’umore nero del poeta si proietta sul paesaggio che diventa l’emblema di questa situazione interiore.
C’è una figura di stile, l’ossimoro che consiste nell’associazione di due nozioni unite nello stesso
sintagma. La spiritualità rappresentata dalla luce è negata e assimilata alle tenebre. Questo poema
rappresenta la negazione di questa aspirazione verso le sfere superiori e lo spiritualismo.
Nella seconda strofa c’è la rappresentazione realistica di un luogo putrido, malsano, ma non bisogna
dimenticare che questi elementi formano un paesaggio simbolico che evoca questa sensazione di
clausura. La speranza è paragonata a un pipistrello, una delle virtù cardinali è associata ad una bestia
immonda.
Nella terza strofa la pioggia è paragonata alle sbarre di una prigione, la sede della nostra coscienza
diventa il reperto più triste di un animo disgustoso.
Queste immagini rappresentano la degradazione dell’uomo incapace di reagire alla vaporizzazione
della sua volontà.
L’esprit della prima strofa è diventato cervello, un termine medico che non ha la stessa dignità.
In Hugo, in O strophe du poète, abbiamo avuto questa rappresentazione del cranio del poeta, che
diventa una prigione dove è racchiusa la poesia, c’è anche l’allegoria di uno stato d’animo collegato
alla biografia del poeta: il dolore ha spinto il poeta a innalzare la poesia per chiuderla in questa
prigione sotterranea.
Qui però questa condizione di depressione sembra pesare sulla razza umana, senza alcuna ragione
apparente, senza alcuna luce di speranza.
Quarta strofa: all’oppressione silenziosa subentra un rumore inquietante prodotto da campane che
emettono un terribile ululato: una parola bassa e volgare che viene utilizzata per togliere alla
sofferenza ogni dignità. Il verbo urlare ha anche una connotazione erotica ma anche i gemiti sono dei
gridi inarticolati che non hanno dignità.
Nella quinta strofa abbiamo il passaggio da una condizione più generale “nous” a “mon âme” che può
riferirsi ad una condizione più personale. Assistiamo anche ad un combattimento tra le istanze
psichiche che sono personificate, è quello che viene chiamato psicomachia, un combattimento
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allegorico di vizi e virtù, tipico della letteratura medioevale. B traspone questa tradizione dal dominio
teologico al dominio psicologico.
Il poeta non ha alcuna capacità di iniziativa ma è in preda ad una lotta di queste forze interiori che
sfuggono alla sua volontà.
LES FOULES.
In questo poema parla del privilegio del poeta consiste dunque nello gioire delle fughe cittadine. Egli
è un essere privilegiato, diverso dagli altri, ma il suo privilegio non consiste nell’astrarsi e nell’avere
un contatto con il divino ma nell’identificarsi con personaggi che vivono la città. È dunque un attore,
un saltimbanco, una sorta di attore popolare che riesce ad interpretare più parti nelle feste popolari.
Nel primo paragrafo compare la capacità di prendere dei bagni di folle legati al gusto del
travestimento e della maschera. Il poeta è presentato come un attore.
Il privilegio del poeta è quello di essere a volontà sé stesso e qualcun altro.
Non è interessato ad identificarsi con chiunque, ma fa una scelta. Non sono tanto coloro che hanno
avuto una piena riuscita della società che gli interessano quanto i personaggi marginali.
La capacità del poeta è dunque questa santa prostituzione dell’anima che designa l’inclinazione a
farsi sedurre dall’imprevisto, un po’ come per la Flânerie, che è una disponibilità nei confronti
dell’imprevisto.
Il poeta si mischia alla folla ma la guarda con distacco xke la sua solitudine interiore gli consente di
individuare nella folla i personaggi che più simboleggiano questa condizione.
In conclusione il poeta mantiene comunque un privilegio, quello di identificarsi agli altri, di far sparire
la sua personalità ed è capace di percepire ciò che è invisibile agli altri.
Ma questo poeta è diverso da quello presente in Élévation e nelle Correspondences. Non si sforza di
elevarsi verso l’ideale per scappare dalla società moderna ma si espone direttamente a contatto con
la folla.
Il contatto con la modernità è un contatto impuro, per questo motivo la sua poesia è detta dello shock,
xke si espone al trauma della modernità (Benjamin). Nei Tableaux Parisiens e nello Spleen de Paris
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il poeta flâneur si sostituisce al poeta romantico che si nutre dell’idéal e fa da mediatore tra il divino
e l’uomo.
PERTE D’AURÉOLE.
La perdita della riconoscibilità del poeta gli consente un anonimato che lo fa mescolare alla folla.
Scritta nel 1865.
È un dialogo in cui c’è un primo interlocutore che è un personaggio qualunque e il poeta che viene
riconosciuto da questo personaggio che si trova in un bordello.
Il personaggio si stupisce di incontrare un poeta in un luogo tale, poiché egli dovrebbe nutrirsi di
quintessenza.
Il poeta racconta un’esperienza traumatica ma liberatoria, la perdita della sua aureola nel traffico
cittadino, che diventa un fattore di liberazione, ha perso la sua insegna e può fare delle azioni malvagie
e andare in giro in incognito tra la vita cittadina.
L’altro personaggio propone al poeta di far ricercare questa aureola dal commissario ma lui risponde
che è contento di questa perdita xke qualcun altro la raccoglierà e la indosserà in maniera impudente.
L’aureola può essere identificata con il sacerdozio laico, tipico della tradizione romantica, ossia il
poeta che ha il compito di rivelare ciò che è sconosciuto e di mediare tra il divino e l’umano. Questo
ruolo importante che la tradizione romantica attribuiva al poeta, viene superato da B. Il poeta
romantico proprio per questa confusione tra vita privata e poetica è estremamente visibile, la sua vita
privata veniva data in pasto al pubblico, B rappresenta la volontà di rifiutare questo ruolo così pesante
e di distinguere tra vita provata e sfera poetica.
Nella prima fase dell’interlocutore abbiamo quest’immagine del poeta che si nutre dell’ideale, che
non deve mischiarsi alle bassezze umane, immagine che viene smentita dal poeta stesso.
Fusées è un diario, quaderno di note, non stato pubblicato da B in vita, che offre intuizioni interessanti
circa la società, l’arte: «In certi stati dell'anima, quasi soprannaturali, la profondità della vita si rivela
pienamente nello spettacolo, per quanto ordinario possa essere, che abbiamo davanti ai nostri che ne
diviene il simbolo». Questo è proprio quello che vuole fare B, isolare nella folla anonima dei
personaggi interessanti, penetrare nel loro io più profondo, identificare le loro sofferenze e farne i
simboli di una condizione di solitudine profonda, di alienazione…
Come rimarca Benjamin la folla è lo sfondo implicito delle poesie della sezione Tableaux parisiens,
non è mai descritta (non come Hugo nei Miserables) ma solo evocata.
L’IO DI BAUDELAIRE.
Nella poesia romantica c’è un’identificazione stretta tra io autobiografico e io lirico, mentre in B c’è
una separazione di questi 2 piani, c’è una volontà di non prostituire le cose intime al pubblico.
B racconta e commenta un fatto della sua infanzia, un periodo di felicità che ha influito sul suo
percorso successivo, quello della vedovanza della madre, con cui è stato a stretto contatto.
La natura autobiografica di questo testo è nascosta vs atteggiamento di Hugo che mette in scena la
morte della figlia nelle Contemplations.
Presso Hugo ci sono due elementi complementari: universalità ed individualità (rappresentano la vita
di un uomo nella sua singolarità e la vita di tutti gli uomini xke la raccolta è una sorta di specchio).
Hugo parla in suo nome e canta il lutto privato, a volte diviene una funzione, ossia che ha uno status
speciale nella società in quanto è un sacerdote laico, depositario di una missione universale.
B non intende prostituire le cose intime della sua famiglia o fare una poesia autobiografica, rifiuta la
funzione didattica che il romanticismo attribuisce al poeta e racconta di questa perdita di questa
riconoscibilità nella Perte d’auréole. Per Baudelaire il poeta si identifica sempre in una funzione che
è radicalmente opposta a quella della tradizione, l’io del poeta che si esprime nei Fleurs du Mal è l’io
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della modernità. Non è più il poeta mage che aveva dei messaggi di redazione da trasmettere
all’umanità ma è un flâneur che riesce ad abolire la propria personalità x trasformarsi in uno specchio
che riflette altre esistenze.
Il poeta rappresenta la propria condizione ma attraverso la mediazione di personaggi allegorici.
Ci sono 2 esempi di poesia autobiografica che è mascherata con cura da Baudelaire:
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