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World Wine Regions: their conservation,

grape varieties and wine tipicity

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

LE AREE VITICOLE STORICHE NEL MONDO: I LORO VITIGNI, LA LORO


PROTEZIONE E LA TIPICITA’ DEI VINI IN ESSE OTTENUTI

Mario Fregoni
Già Ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica Sacro Cuore - Piacenza

PREMESSA
Il tema da trattare si riferisce ai vari ecosistemi viticoli mondiali, ovviamente non
facilmente sintetizzabili in una relazione. Sostanzialmente si richiama, pertanto, ai terroirs.
La definizione di terroir comprende i fattori naturali (vitigno, clima, suolo) e quelli
antropici (pratiche viticole e enologiche) (fig. 1).
Nella prima parte della relazione si esaminerà la diffusione del vitigno nel mondo,
nella seconda le modalità di protezione a livello mondiale e nella terza la tipicità dei vini di
alcune zone storiche.

1) DISTRIBUZIONE MONDIALE DELLE VARIETA’ PER CONTINENTI E


PAESI
Le statistiche, già datate, sulle varietà più coltivate nel mondo segnalano che sono
solamente 45 i vitigni che sono estesi su una superficie di oltre 25.000 ettari. Di questi
almeno 10 hanno diffusione in un unico Paese e si possono allocare fra gli autoctoni o
tradizionali, mentre 35 sono più o meno “internazionali”.
Per approfondire maggiormente il fenomeno della diffusione mondiale dei vitigni è
stata esaminata la frequenza delle varietà coltivate nei cinque continenti e in 63 Paesi o
Stati (Tab. 1); tenendo presente che le statistiche OIV si riferiscono a una settantina di
Paesi, sono stati esclusi una decina di Paesi di scarsa rilevanza viticola.. Si è adottato il
criterio di considerare “internazionale” un vitigno coltivato almeno in 3 Paesi.
Dall’indagine è emerso che nei 9 Paesi dell’Europa dell’ovest (Tabb. 2 e 3) si
coltivano 592 varietà internazionali, con una media di 65,8 vitigni per Paese, mentre nei 21
Paesi dell’Europa dell’Est si coltivano 510 vitigni, con una media di 24,2 varietà per Paese.
Nei due Paesi (inclusi due grandi Stati) dell’America del Nord si coltivano 58
varietà (media di 29 per Paese) e negli 11 Paesi dell’America del Sud si coltivano 149
varietà (medie di 13,5 vitigni per Paese).

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Suolo
TER R OI R V I TI COLO

Vitigno/Portinnesto

genius loci
Tecniche
colturali

Clima

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

In Africa si coltivano 100 varietà in 7 Paesi, con una media di 14,3 vitigni per
Paese.
Negli 8 Paesi considerati dell’Asia sono presenti 124 varietà, con una media di 15,5
vitigni per Paese.
Nei due Paesi viticoli dell’Oceania, sono presenti 106 varietà, con una media di 53
vitigni per Paese.

Tab. 1 – CONTINENTI, PAESI/STATI CONSIDERATI


EUROPA AMERICA AFRICA ASIA OCEANIA
Ovest 9 Nord 4** TOTALE
7 8 2
Est 22* Sdu 11
TOT. 31 TOT. 15 7 8 2 63

* (incluso Kosovo)
** (inclusi California, Oregon-Washington)

Il continente che coltiva un numero maggiore di varietà è l’Europa (1.102), nella


quale prevale la maggiore biodiversità dei Paesi dell’Ovest (592) (circa 66 vitigni per
Paese, contro i 24,2 dell’Est). L’America segue come secondo continente con 207 varietà,
più diffuse nell’America Latina (149).
Africa, Asia e Oceania hanno un patrimonio ampelografico abbastanza simile
numericamente (fra 100 e 124).
Per quanto attiene la ricchezza ampelografica media per Paese è in testa l’Europa
dell’Ovest con 65,8 varietà presenti, cui segue l’Oceania con 53 vitigni, l’America del
Nord con 29 varietà per Paese, l’Europa dell’Est con 24,2 vitigni per Paese. Si fa rilevare
che molte Repubbliche ex sovietiche sono piuttosto piccole come territorio e superficie
viticola.
I Paesi dell’America del Sud, dell’Africa e dell’Asia hanno una media per Paese
abbastanza simile (variabile da 13,5 a 15,5).
Sui 60 Paesi considerati la frequenza varietale media per stato è risultata di 25,9
vitigni, su un totale di 1.639 varietà “internazionali” (tab. 3).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Tab. 2 – NUMERO DI VITIGNI PIÙ COLTIVATI NEL MONDO

EUROPA
OVEST EST
Germania 49 Bulgaria 31
Austria 36 Ungheria 50
Francia 87 (228 in catalogo) Romania 36
Grecia 36 Russia 27
Italia 200(circa400in cat..) Ucraina 55
Portogallo 58 Albania 3
Svizzera 32 Rep. Ceca 14
Spagna 63 Georgia 20
Gran Bretagna 31 Azerbajdzan 10
Turkmenistan 6
Kirgystan 16
Tadzikistan 13
Kazakistan 14
Uzbekistan 19
Macedonia 16
Slovacchia 25
Bosnia-Erzegovina 2
Serbia-Montenegro-Kosovo 44
Slovenia 28
Croazia 51
Moldavia 30
592 510

AMERICA
NORD SUD
USA,California,Oregon-Washington,Canada 46 Argentina 56
Canada 12 Cile 24
Brasile 24
Uruguay 11
Ecuador 2
Peru 9
Messico 10
Rep. Dominicana 1
Colombia 5
Bolivia 4
Paraguay 3
58 149

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AFRICA
Marocco 15
Africa del Sud 46
Tunisia 13
Algeria 7
Libia 6
Egitto 8
Etiopia 5
100

ASIA
Turchia 43
Libano 13
Cipro 3
Israele 12
India 6
Iran 2
Cina 29
Giappone 16
124

OCEANIA
Australia 85
Nuova Zelanda 21
106

Tab. 3 – Vitigni (internazionali) più coltivati per Continente e per Paese

N° N° MEDIA VARIETA’
CONTINENTE VITIGNI PER PAESE
EUROPA
OVEST 592 65,8
EST 510 24,2
1.102

AMERICA
NORD 58 29,0
SUD 149 13,5
207

AFRICA 100 14,3

ASIA 124 15,5

OCEANIA 106 53,0


1.639

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Tot.
Tot.Emisfero
EmisferoNord
Nord: :1353
1353

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50° Europa Europa
America EuropaOvest
Ovest EuropaEst
Est
Americadel
delNord
Nord
592
592 510
510
58
58
30° Africa Asia
Asia
AfricaNord
Nord
America
AmericaCentrale
Centrale 124
54
54 124

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15
15

America
Americadel
delSud
Sud Oceania
Africa
AfricaSud
Sud Oceania
30°
132
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132 46 106
106
46
40°

Tot.
Tot.Emisfero
EmisferoSud
Sud: :286
286

Fig. 2 : Frequenza dei vitigni coltivati nei due emisferi


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Dall’esame del numero di vitigni coltivati per Paese si evince che l’Italia ha 200
accessioni (più qualche migliaio di autoctoni). Segue la Francia con 87 varietà coltivate
(nel catalogo nazionale sono 228) e, con sorpresa l’Australia con 85 varietà, indi la Spagna
con 63, il Portogallo con 58, l’Argentina con 56, l’Ucraina con 55, la Croazia con 51,
l’Ungheria con 50, la Germania con 49, gli USA e l’Africa del Sud con 46, la Turchia con
43, ecc. (tab. 2).
La ripartizione dei vitigni coltivati per i due emisferi è rilevabile dalla fig. 2, dalla
quale si desume che nell’emisfero nord si coltivano 1.353 vitigni, mentre nell’emisfero sud
sono presenti solo 286 varietà, fra l’altro pressoché tutte di origine europea. Ciò rivela una
grande povertà del patrimonio genetico dell’emisfero sud.
Le varietà che si possono considerare veramente autoctone (tab. 4 sono quelle
ottenute da seme (Pais, Criolla, Cereza), come la Mission portata successivamente in
California. Risalgono al primo periodo di colonizzazione spagnole dell’America Latina.
Le due varietà argentine di Torrontes in realtà sono Malvasia o Morrastrel.
Nell’Africa del Sud si può considerare autoctono il Pinotage (derivante da incrocio).

Tab. 4 – Varieta’ autoctone di una certa diffusione dell’Emisfero Sud

Pais CILE
Criolla ARGENTINA
Cereza ARGENTINA
Torrontes riojano* ARGENTINA
Torrontes mendocino** ARGENTINA
Pinotage*** AFRICA DEL SUD
* Malvasia (secondo Vega)
** Morrastrel (secondo Hidalgo)
*** Incrocio Sud Africano (Pinot nero x Cinsaut) di due vitigni francesi

E’ stato fatto un raffronto fra superficie coltivata a vigneto dei continenti e numero
di vitigni coltivati (Tab. 5).
In effetti esiste una buona correlazione fra i due dati per l’Europa (58,5% della
superficie vitata e 67% dei vitigni) per l’America (12,4% della superficie vitata e 12,6%
dei vitigni coltivati) e per l’Africa (rispettivamente 4,9% e 6,1%), mentre non esiste per
l’Asia (rispettivamente 21,8% contro 7,6%). Questa mancanza di correlazione può essere
spiegata con la grande superficie dedicata alle uve da tavola nel continente asiatico. La
correlazione non esiste nemmeno per l’Oceania perché sul 2,4% della superficie vitata
viene coltivato il 6,5% dei vitigni principali.

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Tab. 5 – Superfici viticole (ha) e numero di vitigni “internazionali”

Superficie ha* N° vitigni % superficie % vitigni


Europa
Ovest 3.433.000 592 43,0 36,1
Est 1.215.000 510 15,3 31,1
4.648.000 1.102 58,5 67,2
America
Sud 557.000 149 7,0 9,1
Nord 410.000 58 5,8 3,5
967.000 207 12,4 12,6

Africa 395.000 100 4,9 6,1

Asia 1.727.000 124 21,8 7,6

Oceania 192.000 106 2,4 6,5

TOTALE MONDIALE 7.929.000 1.639 100 100

 Fonte OIV (2005)

I vitigni internazionali più coltivati

Considerando le varietà presenti in almeno 3 Paesi, l’indagine condotta ha messo in


risalto che sono 59 i vitigni più coltivati nel mondo (tab. 6).
Com’era prevedibile il Cabernet Sauvignon è presente in 43 Paesi o Stati (63 in
tutto), pari a una frequenza del 68,2% dei Paesi. Segue il Moscato bianco con 34 presenze
(54% dei Paesi), il Riesling renano con 33 presenze (52,4% dei Paesi), il Sauvignon con 31
presenze (49,2% dei Paesi), indi il Pinot nero con 30 presenze (47,6% dei Paesi), quindi lo
Chardonnay con 29 presenze (46% dei Paesi), il Merlot con 27 presenze (42,8% dei Paesi),
il Cabernet franc con 24 presenze (38% dei Paesi), il Semillon sempre con 24 presenze
(38%), il Riesling italico con 21 presenze (33,3% dei Paesi), il Traminer aromatico 19
(31,7%), il Sylvaner 18 (28,6%), il Pinot grigio 18 (28,6%), il Pinot bianco 17 (27%), il
Grenache 16 (25,3%), il Müller Thurgau 15 (23,8%), la Syrah 15 (23,8%), il Carignan 14
(22,2%), lo Chenin blanc 13 (20,6%), il Trebbiano toscano 13 (20,6%) e così via (tab. 6).
I risultati esposti erano prevedibili perché questi vitigni sono da considerarsi
“internazionali” a tutti gli effetti. Sono seguiti da una serie di 38 vitigni con presenze
inferiori a 12 (19% dei Paesi) che si possono considerare intermedi, in quanto hanno una
diffusione inferiore al 20% dei Paesi indagati, che comunque non è da sottovalutare.
Tuttavia bisogna sottolineare che 21 vitigni rappresentano la piattaforma più comune nei
Paesi viticoli del mondo e che la stessa è in progressiva espansione come superficie, con il
pericolo dell’uniformità qualitativa dei vini e la riduzione della biodiversità genetica.
Comunque anche 59 varietà a livello mondiale sono veramente un’inezia di fronte al
patrimonio internazionale delle varietà di Vitis vinifera stimato in 10.252 accessioni da

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Alleweldt e Dettweiler (1994) e in 9.600 da Galet (2000) che, secondo questo Autore
rappresentano il 99% dell’assortimento viticolo mondiale.
Bisogna altresì ricordare che numerosi vitigni sono a rischio di scomparsa perché
coltivati su pochi ettari di vigneto.

In questo panorama varietale internazionale l’Italia è rappresentata da pochissimi


vitigni, quali il Riesling italico (coltivato in 21 Paesi) che ha trovato successo soprattutto
nelle zone viticole dell’Est Europa; il Trebbiano Toscano (internazionalmente noto come
Ugni Blanc), la cui diffusione non è dovuta alla qualità dei suoi vini ma a quella dei suoi
distillati (presente in 13 Paesi); seguono il Barbera (11 Paesi), Sangiovese e Nebbiolo (6
Paesi ciascuno), Dolcetto e Bonarda (3 presenze). I nostri illustri vitigni Sangiovese e
Nebbiolo non sono stati collocati nei terroirs adatti e hanno fornito risultati modesti
all’estero.
Rimangono da segnalare i vitigni autoctoni o tradizionali coltivati in un solo Paese,
qualche volta in due. Sono numerosi e fra i più segnalati nei vari Paesi ne sono stati censiti
76 (tab. 7), praticamente tutti di origine europea, con esclusione dei 4 riportati nella tab. 4.
Si può pertanto concludere questa prima parte osservando che la viticoltura mondiale
utilizza minimamente il patrimonio varietale esistente perché è orientata a coltivare un
numero sempre minore di varietà, che attualmente si può stimare in 59 + 76 = 135 vitigni,
ossia una percentuale bassissima dei circa 10.000 esistenti, soprattutto in Europa.

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Tab. 6 – VITIGNI INTERNAZIONALI (N° PAESI/STATI/REPUBBLICHE)

Cabernet Sauvignon 43
Moscato b. 34
Riesling renano 33
Sauvignon 31
Pinot nero 30
Chardonnay 29
Merlot 27
Semillon 24
Cabernet franc (Carmenère) 24
Riesling italico 21
Traminer aromatico 19
Pinot grigio 18
Sylvaner 18
Pinot bianco 17
Grenache (Cannonau) 16
Müller Thurgau 15
Syrah 15
Carignan 14
Chenin blanc 13
Trebbiano toscano (Ugni blanc) 13
Gamay 13
Rkatziteli 12
Malbec (Cot) 11
Alicante Bouschet 11
Barbera 11
Saperavi 11
Petit Verdot 11
Mourvèdre 11
Muscat Ottonel 10
Moscato di Alessandria (Zibibbo) 9
Aleatico 9
Isabella 9
Cinsaut 9
Clairette 8
Chasselas 8
Portugais 8
Primitivo (Zinfandel) (v. Plavac) 8
Plavac o Plavaj (v. Primitivo o Zinfandel) 7

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Kadarka 7
Malvasie 6
Furmint 6
Aligoté 6
Sangiovese 6
Nebbiolo 6
Palomino 5
Colombard 5
Sauvignonasse (Friulano) 5
Feteasca (alba e regala) 5
Viognier 5
Tempranillo 4
Pedro Ximènes 4
Grenache blanc 4
Veltliner 4
Muscadelle 4
Marsanne 3
Roussanne 3
Macabeu (Viura) 3
Dolcetto 3
Bonarda 3

TOTALE 59 VARIETA’

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Tab. 7 – VITIGNI AUTOCTONI O TRADIZIONALI COLTIVATI IN 1-2 PAESI MA ESTESI COME SUPERFICIE

Pinotage Africa del Sud


Criolla Argentina
Cereza Argentina
Torrontes mendocino Argentina
Torrontes riojano Argentina, Cile
Neuburg Austria
St. Laurant Austria
Dimiat Bulgaria
Mavroud Bulgaria
Pamid Bulgaria, Ungheria
Pais Cile
Melon Francia
Meunier Francia
Merlot blanc Francia
Chasan Francia
Carignan blanc Francia
Grenache blanc Francia, Spagna
Grenache gris Francia
Aramon Francia
Tannat Francia, Uruguay
Scheurebe Germania
Bacchus Germania
Kerner Germania, Italia
Schiava Germania, Italia
Elbling Germania, Svizzera
Savatiano Grecia
Rhoditis Grecia
Assyrtico Grecia
Robola Grecia
Xinomavro Grecia
Corinto nero Grecia
Catarratto Italia
Montepulciano Italia
Trebbiano Romagnolo Italia
Aglianico Italia
Refosco ped. rosso Italia
Prosecco (Glera) Italia
Negro amaro Italia

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Brachetto Italia
Corvina Italia
Garganega Italia
Grecanico dorato Italia
Pignoletto Italia
Trebbiano Abruzzese Italia
Ansonica Italia
Manzoni b. Italia
Nero d’Avola Italia
Fiano Italia
Greco Italia
Falanghina Italia
Croatina Italia
Vermentino Italia, Francia
Touriga nacional Portogallo
Touriga francesa Portogallo
Periquita Portogallo
Moscatel di Setubal Portogallo
Alverelhao Portogallo
Tinta Cão Portogallo
Fernao Pires Portogallo
Arinto Portogallo
Dona Branca Portogallo
Sercial Portogallo
Tinta negra mole Portogallo
Verdelho Portogallo
Asal Portogallo
Airen Spagna
Bobal Spagna
Mencia Spagna
Xarello Spagna
Pardina Spagna
Monastrel Spagna
Albariño Spagna, Portogallo
Beylerce Turchia
Adakarasi Turchia
Ezerjo Ungheria
Hárslevelü Ungheria, Slovacchia
Totale vitigni autoctoni 76
Si veda anche il capitolo 3 (vitigni e vini famosi)

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Anche ammesso che moltissime siano le sinonimie e le omonimie, si stima che nel
mondo esistano almeno 5.000 varietà, soprattutto originarie o concentrate nell’Emisfero
Nord.

2) LA PROTEZIONE MONDIALE DEI VITIGNI

Sotto il profilo giuridico la varietà è considerata apolide e non proteggibile, quanto


a diffusione, salvo alcuni casi su scala nazionale, riconosciuti a livello di Unione Europea,
ma non negli altri continenti.
Sotto il profilo genetico esistono dei regolamenti dell’U.E., ma non sempre tutelano
il costitutore o il Paese quando il vitigno è ottenuto da incrocio o da ibridazione.
Come è noto le liste delle varietà “idonee alla coltivazione” e quelle “in prova”
sono stabilite dalle Regioni (nell’U.E.) e sono vitigni iscritti ai Registri o cataloghi
ampelografici nazionali. Rimangono esclusi migliaia di vitigni, soprattutto in Europa.
E’ lapalissiano il fatto che la protezione più sicura delle varietà è rappresentata
dalla coltivazione, che presuppone la loro propagazione. In seconda battuta si può ricorrere
alle collezioni come conservazione dei genotipi conosciuti, ma non sempre ciò è
sufficiente.
La coltivazione richiama la trasformazione e quindi il vino che viene venduto,
spesso con il nome varietale.
Una ulteriore protezione avviene con le denominazioni di origine protette (DOP) o
le indicazioni geografiche protette (IGP), nei disciplinari delle quali sono elencati i vitigni
ammessi alla produzione di ciascun vino. Infatti oltre alla delimitazione delle zone di
produzione e delle tecniche colturali e enologiche, nei disciplinari sono obbligatori gli
elenchi dei vitigni autorizzati o complementari, mentre ciò non avviene nei vini di marca
sprovvisti di denominazione o di indicazione geografica.
Nell’Unione Europea la nuova OCM ha ammesso anche l’uso del nome del vitigno
in etichetta anche senza indicazione geografica. L’uso del nome varietale aumenterà, ma
dubitiamo che possa avere garanzie di purezza.
Purtroppo anche le denominazioni di origine sono adottate con un certo rigore, e nel
rispetto della definizione OIV o dell’U.E., solo nei Paesi dell’U.E., nella quale si applicano
i regolamenti delle DOP e delle IGP. Le statistiche dell’’U.E. rivelano che circa 70 milioni
di hl (42%) di vino (su circa 165 milioni totali) sono prodotti dai Paesi appartenenti a
questa organizzazione internazionale, con dominanza della Francia (circa 26 milioni di hl),
dell’Italia (14 milioni di hl), della Spagna (12,5 milioni di hl), della Germania (9 milioni di
hl) e così via per Portogallo, Austria, Grecia, Lussemburgo, ecc. Va rilevato che anche
nelle IGP il vitigno è protetto dai disciplinari e la loro produzione nell’U.E. ammonta a
oltre 33 milioni di hl, pari al 38,5% del totale vini dell’U.E.
Nei Paesi extra-comunitari la denominazione spesso esiste ma solo a livello di
legislazione, fatta eccezione per la Svizzera, Israele, Marocco, Tunisia, Algeria e Africa
del Sud, Paesi nei quali i regolamenti rispettano le condizioni fondamentali per l’esistenza
delle denominazioni o delle indicazioni geografiche.
In Argentina, Cile e Cipro la legislazione è applicata solo parzialmente. In altri,
quali i Paesi dell’Ex URSS, Turchia, Messico, ecc., in sostanza vige la libertà

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nell’etichettatura che comporta usurpazioni e imitazioni, come avviene negli USA nei
confronti delle denominazioni di origine storiche dell’Unione Europea. Negli Stati Uniti un
principio di legislazione sulle indicazioni geografiche è stata approvata sin dal 1978 e
prevede che i nomi degli Stati, delle Contee, delle Vallate o di piccole Regioni viticole
possano essere indicati in etichetta purché il 75% della produzione provenga dalle
indicazioni geografiche rivendicate. Altrettanto dicasi per il nome di una varietà: basta il
75%. E l’altro 25%? E’ ininfluente? Assolutamente no.

La denominazione di origine, tuttavia, è spesso sostituita completamente o associata dal


nome varietale.
In Italia le DOC-DOCG pure (Barolo, Chianti, Taurasi, ecc.) sono una minima
parte (13,6%), mentre le restanti sono etichettate associando vitigno e nome geografico.
Addirittura si arriva a 43 vitigni sotto il cappello dell’Alto Adige, a 38 con il Trentino, a 33
nei Colli Bolognesi e così via.
Va altresì rilevato che solo il 4% delle DOC-DOCG prevede il vitigno in purezza
(100%) e pertanto nel restante 96% il vitigno non è facilmente distinguibile all’analisi
sensoriale, confondendo così i consumatori, uniformando la produzione per la frequenza di
tagli varietali, purtroppo anche esterni.
Da un’indagine a livello internazionale dello scrivente è risultato che solo il 10%
dei vini usa il nome geografico del territorio in purezza (soprattutto nella vecchia Europa),
il 20% usa il solo nome varietale (Emisfero Sud + USA), il 70% circa impiega
contemporaneamente i nomi del terroir e del vitigno.
Da questi elementi si può arguire che il mondo non crede molto nel nome del
terroir, ma molto più nel vitigno, utilizzato in etichetta nel 90% dei vini mondiali.
In proposito va rilevato che sul piano giuridico il nome geografico è proteggibile a
livello mondiale, mentre il vitigno è considerato un fattore libero per gli impianti nello
spazio viticolo internazionale e non proteggibile.

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50° UE: Paesi
America UE: Paesiex
exURSS:
URSS:
Americadel
delNord:
Nord:
DOP
DOP++IGP
IGP IG
IGrelativa
relativa
parziale
parziale
30° Africa Asia:
AfricaNord:
Nord: Asia:
DO
DO no
no

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America
Americadel
delSud:
Sud: Oceania:
Africa
AfricaSud:
Sud: Oceania:
30°
(inizio)
(inizio) no
DO
DO no
40°
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Fig. 3 : Distribuzione mondiale della viticoltura per fascia di latitudine e


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localizzazione delle DO e IGP

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3) LEGAMI TRA I VITIGNI E I VINI PIU’ RINOMATI AL MONDO

Se dovessimo elencare tutti questi casi non finiremmo facilmente la lista e pertanto
ci limiteremo ad alcune esemplificazioni, ovviamente non esaustive, che tutti potranno
completare.

ITALIA
Il Nebbiolo produce molti vini prestigiosi (Barolo, Barbaresco, ecc.)
Il Sangiovese è alla base del Brunello di Montalcino, del Nobile di Montepulciano, del
Chianti, ecc.
L’Aglianico fornisce il Taurasi, l’Aglianico del Vulture, ecc.
Il Fiano e il Greco sono vitigni principi della Campania.
Il Nero d’Avola rappresenta molti vini siciliani.

FRANCIA
I Cabernets sono tipici del Medoc e di altri Bordolesi.
Il Merlot eccelle nel St. Emillon.
Il Pinot nero esprime grandi meraviglie nei grandi crus della Bourgogne.
Lo Chardonnay (anche assieme al Pinot nero e al Meunier) rappresenta la base
indissolubile degli Champagnes e degli Chablis.
La Syrah produce grandi vini della Valle del Rodano (Châteauneuf du Pape, Hermitage,
ecc.).
Lo Chenin blanc si esprime al massimo nella Valle della Loira.

SPAGNA
Il Tempranillo è famoso in Rioja.
Macabeo, Xarello e Parellada sono le basi dei cava del Penedés.
Palomino e Pedro Ximénez sono legati ai prestigiosi vini di Jerez (o Xérez).

PORTOGALLO
L’Alvarinho è il vitigno principale dei Vinhos Verdes.
Touriga francesa e Nacional, Tinta Amarella, Tinta barroca e diversi altri vitigni autoctoni
danno origine ai famosi Porto.
La Tinta negra mole, il Sercial, il Verdelho e il Bual sono i vitigni principali dei Madeira.

GERMANIA
Il Riesling renano è sicuramente il vitigno più famoso del Reno, della Mosella, ecc.
Il Sylvaner e il Müller Thurgau raggiungono i loro masismi qualitativi in diversi areali
tedeschi.

SVIZZERA
Lo Chasselas è sicuramente il vitigno più rappresentativo della Svizzera.
Il Merlot è invece il simbolo del Ticino.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

AUSTRIA
Il Veltliner verde è quello più coltivato in Austria, assieme al Müller Thurgau.

UNGHERIA
Furmint e Hárslevelü sono la base dei grandissimi Tokaj.
Il Riesling italico produce in questo Paese dei vini eccellenti.

BULGARIA
Il Mavroud produce ottimi vini in Tracia.
Il Gamza dà vini piacevoli in diversi distretti.

ROMANIA
Feteasca Alba, Feteasca regala e Feteasca neagra producono ottimi vini in questo Paese.
La Grasa dà il prestigioso vino da dessert di Cotnari.

GRECIA
L’Assyrtico è il più importante dei vitigni dei vini di Santorini.
Lo Xynomavro dà ottimi vini soprattutto a Naoussa e Goumenissa.

TURCHIA
Yapincak e Papazkarasi sono la base dei vini tipici dell’Egeo.
Oküzgözü, Bogazkere e Narice forniscono vini particolari in Anatolia.

LIBANO
Cinsaut, Carignan e Aramon producono i vini più noti al mondo della Valle della Bekaa.

ISRAELE
Semillon, Chenin blanc, Sauvignon danno vini prelibati sul Monte Golan.

USA
Lo Zinfandel (Primitivo) è sicuramente tra i vitigni più noti al mondo della Napa Valley.
Il Pinot nero è il simbolo dell’Oregon.

CILE
Il Carmenère è il vino simbolo di questo Paese.

ARGENTINA
Il Malbec rappresenta la bandiera di Mendoza.

URUGUAY
Il Tannat è divenuto il vino più noto di questo Paese.

AFRICA DEL SUD


Il Pinotage si distingue come incrocio ottenuto in questo Paese, anche per i suoi vini tipici

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

AUSTRALIA
La Syrah è sicuramente il vitigno e il vino più conosciuto dell’Oceania.

NUOVA ZELANDA
Il Sauvignon produce qui vini finissimi ed eleganti con aroma spesso insuperabile.

In questa breve e incompleta rassegna si è tentato di fornire qualche esempio di


correlazione fra vitigni tradizionali e vini ampiamente conosciuti, tralasciando di citare i
soliti vitigni internazionali ormai presenti negli angoli più sperduti del mondo, ma che non
danno quasi mai vini originali. Bisogna qui ribadire che i vini storici si trovano nei Paesi di
più antica coltivazione della vite, in particolare in quelli europei e mediterranei. Nei Paesi
del Nuovo Mondo si coltivano vitigni di origine europea e per di più non vi sono
denominazioni di origine che possano legare il vitigno al territorio.

CONCLUSIONI

Sia pure considerando che non è facile avere dati aggiornati sulla diffusione
mondiale dei vitigni, l’indagine ha messo in risalto un fenomeno qualitativamente
conosciuto: la concentrazione della coltivazione su un numero limitato di varietà, processo
che purtroppo continua a crescere e che lascia presagire la perdita di identità di molti vini
anche per l’uso di uvaggi internazionali. Nell’assortimento varietale mondiale vi sono,
infatti, vitigni che ormai sono universali perché coltivati in quasi tutti i Paesi maggiori
produttori mondiali di vino. Fra questi si citano il Merlot (coltivato su circa 300.000 ha), il
Cabernet Sauvignon (250.000 ha), lo Chardonnay (200.000 ha), la Syrah (150.000 ha), il
Cabernet franc (100.000 ha), il Pinot nero (85.000 ha) e il Sauvignon blanc (60.000 ha). Il
Grenache che era il vitigno più coltivato nel mondo è in forte riduzione (da 380.00 a
200.000 ha).
In effetti le varietà più coltivate si possono stimare in circa 150, alle quali
andrebbero aggiunte quelle “rare” coltivate su piccole superfici. Una stima plausibile fa
ritenere che si possano considerare altre 50 varietà locali sfuggite a questa inchiesta, ma
presenti quasi solamente in Europa e nel Bacino del Mediterraneo. Comunque 200 vitigni
coltivati su superfici economicamente significative sono ben poco di fronte alle oltre 5.000
varietà catalogate nel mondo. Il rischio di perdere genotipi interessanti è sempre crescente,
perché la politica di salvaguardia delle varietà autoctone e tradizionali è nettamente
insufficiente su scala internazionale. Si rammenta che quasi il 33% dei vitigni minori è
coltivato su meno di 100 ha (Alleweldt e Dettweiler, 1994).
La protezione spaziale dei vitigni si può considerare pressoché nulla a livello
internazionale, perché la diffusione mondiale è lasciata generalmente al libero mercato. La
continuità della coltivazione dei vitigni nel tempo è assicurata in particolare dal
mantenimento della tipicità dei vini attraverso le denominazioni di origine o le indicazioni
geografiche, presenti nell’Unione Europea, piuttosto labile in molti Paesi dell’’Est europeo
e pressoché ignorate o addirittura ostacolate nel Nuovo Mondo.
Si rileva che il numero di DOP e IGP, dell’Europa in particolare, assomma a alcune
migliaia e aumenta leggermente se si uniscono quelle degli altri continenti. Si può pertanto

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

concludere affermando che la migliore protezione della variabilità genetica varietale e


qualitativa è assicurata più dall’uso dei nomi geografici che dall’uso del nome dei vitigni.

Ne consegue che la originalità dei vini del vecchio mondo di fama internazionale,
ottenuti con vitigni autoctoni o tradizionali, può subire dei contraccolpi negativi per la
sostituzione varietale con i soliti vitigni internazionali, spesso coprenti e aggressivi come
gusto, come quello erbaceo, che si è imposto nel commercio mondiale.
I consumi sono già stati ampiamente influenzati da questi indirizzi internazionali e
per accontentarli i viticoltori si lasciano abbagliare da visioni a breve scadenza piantando
le varietà che tutto il mondo richiede e per produrre vini ormai spesso uniformi come
gusto.

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ZONAGE VITICOLE DES SURFACES POTENTIELLES DANS


LA VALLE CENTRALE DE TARIJA. BOLIVIE
Luis Antelo Bruno(1), Jorge Tonietto(2) , Julio Molina(3) , Oscar Mendoza(4) , Nelson
Flores(5)
Fondation FAUTAPO – Préfecture du Département de Tarija, Bolivie - luis.antelo@fundacionautapo.org
(1)

(2)
EMBRAPA Uva e Vinho - Bento Goncalves, Brasil - tonietto@cnpuv.embrapa.br
(3)
Expert Viticulture, Bolivie (4) Expert du Sol, Bolivie (5) Expert SIG, Bolivie

La présente étude de zonage viticole a été faite dans la région de la vallée Central de
Tarija(VCT), dans la ville de Tarija, au Sud de la Bolivie; une région avec plus de 400 années
de tradition qui présente une vitiviniculture de haute qualité. La Vallée possède une surface
total de 332 milles ha.; existant des vignobles entre 1660 y 2300 m.s.n.m. et dans ce rang
d’altitude il existe 91 mille ha. avec un haut potentiel pour la culture de la vigne. Pour la
détermination des surfaces homogènes de la région ont été considérés les aspects
d’environnement avec l’aide d’images satellitaires, des cartes topographiques, des données
climatologiques et des cartes géologiques ; pour déterminer les caractéristiques de la région
pour la culture de la vigne. Au niveau climatique furent appliqués les indices du Système
CCM Géo viticole développés par Tonietto & Carbonneau (2004), lesquelles considèrent des
éléments thermiques (Indice Héliothermique), hydriques (Indice de sécheresse) et
nictothermiques (Indice de Froid nocturne); nous avons identifié 8 types des climats différents
dans toute la région. Dans les particularités du sol furent déterminés la morphologie et il a été
géo référencié tous ses caractéristiques (analyses chimique et physique). S’ai fait une
classification spécifique des critères de culture de la vigne pour déterminer l’aptitude du sol,
en même temps ont été identifié les surfaces avec des limitants pour le conduit des vignobles.
L’étude a pour objectif d’identifié les zones potentielles pour la culture de la vigne et de cette
façon orienté son élargissement avec le support des politiques d’état et pertinente assistance
technique au producteurs de cette région.
MOTS CLES
Zonage – grappe – viticulture d’altitude – altitude - Système CCM – aptitude – Bolivie

ABSTRACT
This study of vitivinicultural zonation was carried out in the region of the Central Valley of
Tarija (VCT), in the Department of Tarija, southern Bolivia, a region with more than 400
years wine tradition which actually presents a high quality. The valley has an area of total 332
thousand ha.; vineyards exist between 1660 and 2300 m.a.s.l. and in this altitude range there
are 91 thousand hectares with a high potential for growing grapes. In the determination of
homogeneous areas of the region, we considered the environmental aspects through satellite
images, topographic maps, weather data and geology maps; thus the characteristics of the
region for growing grapes were defined. Considering climate, we applied the Geoviticulture
Multicriteria Climatic Classification System developed by Tonietto and Carbonneau (2004)
which considers a heliothermal index (HI), dryness index (DI)) and a cold night index (CI), in

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

this way there were 8 different types of climates identified throughout the region. For the
characteristics of soil we determinated its morphology and did chemical and physical analysis,
all dates were georeferenced. We realized a classification including the specific requirements
and limits of grape plants to determine the aptitude of the soil. This study aims to identify
areas with high potential for growing grapes and thus directing the growth of the sector, with
support of state policies and suitable technical assistance to growers in the valley.

KEY-WORDS
Zonation – grape – high altitude viticulture – altitude - MCC System – aptitude - Bolivia

INTRODUCTION
La vitiviniculture de Bolivie a commencé un procès de développement dans le continent
pendant le siècle XV, avec les actions de conquête par les Espagnols s’est développé des
régions productrices de vins et de singanis (distille du vin de raisin de la variété Muscat
d’Alexandrie) pour satisfaire la demande des villes et des petites villes qu’ont été crées par les
Espagnols. Avec l’exploitation de l’argent dans la ville de Potosí durant le XV me siècle,
l’activité du continent s’est activé pour satisfaire à ce moment là à Potosí la ville la plus
grande du continent et une des plus grandes du monde, dans cette région s’extrayait 50% de
l’argent qui circulait dans le monde entier et au début du XVI me siècle Potosí comptait plus
de 160 milles personnes.
La recherche des régions avec des aptitudes pour la viticulture a été une inquiétude constante
pendant la courte vie vitivinicole du continent ; les critères physiologiques de la vigne, surtout
la quantité d’heures froides ont fait conduire la vitiviniculture dans les vallées inter-andines
pour compenser le besoin de froid, raison pour laquelle les régions viticoles de la Bolivie se
trouvent entre 1600 et 2900 m.s.n.m, offrant des caractéristiques très particulières à la
vitiviniculture d’altitude, en donnant une identité à ses produits. Durant le XX me siècle les
vallées de Bolivie ont commencé un vrai procès de développement, en déterminant des zones
importantes comme les vallées du Cintis (Fig.1) dans le département de Chuquisaca et le
Valle Central de Tarija (VCT) dans le département de Tarija, les deux situés au Sud du pays,
la dernière région est la plus importante parce qu’elle agglutine 83% de la surface viticole en
Bolivie (1700 ha.) et est responsable de 90% de la production national des vins et singanis.

Fig. 1 - Vallées du Cintis –Ville de Chuquisaca

Le VCT (Fig.2) une fois consacré comme la région la plus importante de la production des
vins et singanis de Bolivie, avec une qualité reconnue pour ses produits, a décidé de réaliser

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

un projet d’identification des surfaces avec un potentiel de qualité supérieure pour la


production des vins et singanis.

Fig. 2 - Vallée Central de Tarija – Département de Tarija. Bolivie

MATÉRIEL ET MÉTODES
Dans l’étude s’est effectué deux procès de zonage ; l’une climatique et l’autre du sol, avec
l’objectif de déterminer les caractéristiques de la vallée avec ses facteurs assez importants
pour la vigne. Dans les deux procès on a employé une méthodologie intégrale pour procès de
zonage développé par Sotes (2001). Pour la détermination de la climatologie de la VCT, s’est
employé la méthodologie du Système CCM Géo viticole (Tonietto, 1999 ; Tonietto y
Carbonneau, 2004), lequel détermine à travers de l’Indice héliothermique (III), l’Indice de
sécheresse (IS) et l’Indice de fraîcheur des nuits (IF) les groupes climatiques identifiés pour la
vallée. Dans la surface d’étude que comprend 332 milles ha. s’est utilisé 13 stations
météorologiques complètes, avec de longues séries de données interannuelles, pour avoir les
données nécessaires et développer les indices du système CCM Géo viticole.

La détermination des caractéristiques du sol dans le VCT à travers de l’identification des


caractéristiques physiographiques a permis la géo - référenciassions de 546 profils physiques
et chimiques identifiés et avec un software d’évaluation d’aptitude du sol adaptés à la vigne
(Système automatisé pour l’évaluation de terre (ALES : - Rossiter el al., 1995), s’est établi les
surfaces homogènes qui a déterminés en 4 groupes d’aptitude du sol pour la culture de la
vigne. Dans les deux cas on a employé des matériels de support comme : des Cartes
Topographiques Echelle 1:50000, Images Satellite LANDSAT 2001, Cartes Géologiques
Echelle 1:100000 et les systèmes informatiques ILWIS 3.3, ArcView 3.2 y el ArcGis 9.1;
moyens qu’ont aidé à déterminer d’une meilleure façon les variables climatiques et de sol
dans la VCT.

RÉSULTAT ET DISCUSSION
Zonage Climatique. Les données générées par les 13 stations météorologiques distribuées
dans la VCT ont permis de représenter les différentes variables (la température, la
précipitation, l’évapotranspiration, la radiation solaire, l’insolation, l’humidité relative et la
direction du vent) en cartes thématiques placent de façon précise dans la vallée les différents
valeurs. Avec ses données s’est crée les indices du Système CCM Géo viticole, lesquelles ont
été adapté à la physiographie de la vallée et les rangs pour chaque classification du climat

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

(Tab.1), une fois que les indices ont été bien établi s’est crée les groupes climatiques obtenant
8 types différents de climat dans la VCT (Fig. 4).

Tab. 1
TYPE DE CLIMAT VITICOLE DEL
SYSTÈME CCM GÉO VITICOLE
ADAPTÉ A LA VALLÉE CENTRAL DE TARIJA
INDICES
CLIMATIQUES TYPE DU INTERVALLE
VITICOLES CLIMAT DE TYPE
Humide 250 < IS
Sub Humide 150 < IS ≤ 250
Indice de Sécheresse Sub Humide -
(IS, mm) Modérée 75 < IS ≤ 150
De sécheresse
modérée IS < 75
Doux 2340 < IH
Indice Héliothermique 2340 < IH ≤
de Huglin (IH) Doux chaud 2440
Chaud IH < 2440
Des nuits
Indice de Fraîcheur 13.1 < IF
douces
des Nuits (IF, °C)
De nuits froides IF < 13.1

Fig. 4 – Groupes Climatiques Vallée Central de Tarija. Bolivie

Les différentes zones climatiques trouvées dans la VCT peuvent être utilisés pour diversifier
la production des vins et des singanis, obtenant des qualités différenciées des raisins et des
vins en fonction de la zone climatique de culture. D’une façon générale, les zones plus
chaudes et sèches ont un majeur potentiel, pour le raisin de table, raisin pour Singani, vin de
table et quelque vin délicat. Les régions moins chaudes peuvent produire des vins avec
majeure intensité de couleur comme majeur intensité aromatique prenant en compte les
niveaux appropriés de la maturité des raisins. Ces caractéristiques peuvent être
potentiellement agrandies quand la maturité se produit dans les périodes d’IF des nuits
froides. Ces conditions pourraient être aussi exploité pour le développement des vins rouges
avec une majeure aptitude de vieillissement.

Zonage du Sol. Pour avoir une exactitude plus prononcée dans l’étude, s’est considéré 2360
m.s.n.m. comme cote maxime d’altitude pour réaliser les différentes analyses, considérant que
jusqu’à cette cote existe la viticulture et les zones qui sont en dehors de cette cote sont des
zones montagneuses avec d’excessives pentes où il n’existe pas d’agriculture.

Une fois obtenus les 84 unités basiques du terrain grâce aux 546 profils analysés dans la VCT,
s’est réalisé une évaluation d’aptitude du sol pour la culture de la vigne, prenant en compte les
niveaux optimaux des différents paramètres identifiés comme des limitants pour la culture

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

(Tab.2), dans ces analyses nous avons impliqué différentes experts en viticulture qui ont des
expériences locales sur la culture. A travers de cette valorisation de l’influence ou pas des
facteurs déterminés s’est fait une classification d’aptitude, définissant 4 types : 1° Bonne
aptitude, 2° Aptitude régulière, 3° Aptitude marginale, 4° Pas apte. (Fig. 5).
Tab. 2
VARIABLES D¨EVALUATION
APTITUD DU SOIL - VALLE CENTRAL DE TARIJA
GRADE DE VALORASATION
VARIABLES
TYPE 1: BONNE TYPE 2: REGULIERE TYPE 3: MARGINALE TYPE 4: PAS APTE
Franco arenoso Franco arcilloso
Franco limoso Franco limoso - arenoso Franco argileuse - limoso
TEXTURE Argile
Franco Argileuse Argile arenoso Franco argileuse - arenoso

GRADE DE SALINITE A (dS/m) < 1,5 31,5 £ 3,0 >3,0 £5,0 >5,0
GRADE DE SALINITE B (dS/m) < 1,5 31,5 £ 3,0 >3,0 £5,0 >5,0
GRADE DE SODIO ECHANGEABLE A (%) <5 3 5 £ 10 > 10 £ 15 > 15
GRADE DE SODIO ECHANGEABLE B (%) <5 3 5 £ 10 > 10 £ 15 > 15
GRADE DE DISPONIBILITE D´OXIGENE Bien draine Imparfaitment draine Pauvrement draine
GRADE DE PRESENCE DE CARBONATOS A (HCL 10%) Nulo Ligere Moderee/Forte Extreme
GRADO DE PRESENCE DE CARBONATOS B (HCL 10%) Nulo Ligere Moderee/Forte Extreme
NIVEAU DU PH DANS LE SOIL (Soil-eau 1:5) 6a7 7 a 8,5 5a6 < 5 y >8,5
PRESENCE DE MATIERE ORGANIQUE DANS LE SOIL (%) >2 >1 £ 2 £1
DISPONIBILITE DE FHOSPHOR DANS LE SOIL (ppm) >15 3 5 £ 15 <5
DISPONIBILITE DE POTASIO DANS LE SOIL (cmol/kg) >0,3 3 0,1 £ 0,3 <0,1
PENTE DU TERRAIN (%) <15% 15-30% 30-60% >60%
EXPOSE DU TERRAIN N-S-E-O(<5%PENTE) S-E-O(5-15% PENTE) S-E-O(15-60% PENTE) N-S-E-O(>60% PENTE)
PROFONDEUR EFECTIVE DU SOIL (cm) >100 > 50 £ 100 3 30 £ 50 <30

Fig. 5 Aptitude du sol pour le cultive de la vigne dans la Vallée Central de Tarija. Bolivie

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Le type I – Bonne aptitude- ne se présente pas dans la VCT, lequel définit le sol sans limitants
significatives pour la culture de la vigne. Le type II - Aptitude régulière Représente les sols
avec des limitations modérées dans des différentes variables physiques - chimiques, surtout
les niveaux de pH, texture et carbonates, tenant 11.705 ha. qui seront disponibles à court
délai pour l’implantation et l’élargissement de nouvelles cultures de vigne. Le type III -
Aptitude marginale - Des sols qui présentent de fortes limitantes lesquelles mettent en risque
la durabilité de la culture de la vigne, malheureusement se sont les surfaces qui ont un majeur
potentiel d’élargissement, donc nous devons prendre en compte des investissements
importants de management et control des différentes limitantes comme : Carbonates, sodium,
Ph, texture du sol.

CONCLUSION
Il existe des différentes potentialités à être exploité par une vitiviniculture de qualité dans la
VCT, avec le but d’exprimer des produits originaires de qualité, avec des perspectives de
satisfaire pas seulement le marché interne, mais aussi le marché international. La condition de
vitiviniculture d’altitude c’est une différence qui doit être explorée. Par conséquent doit se
motiver des recherches pour mesurer la qualité et les différences des raisins et vins de la VCT
en fonction des facteurs climatiques modifiés pour l’altitude. La définition du sol aidera aux
producteurs actuels et nouveaux à définir avec précision les pratiques de culture à réaliser
comme le choix de porte-greffe américaine résistants aux différents facteurs identifiés dans
une région ou une parcelle. Avec ce dossier se définira les politiques de développement des
surfaces qui possède un potentiel viticole en obtenant une durabilité qu’appuiera aux actuelles
et futurs producteurs vers une vitiviniculture de haute qualité.

REMERCIEMENTS
Je remercie la Fondation FAUTAPO et la Préfecture du Département de Tarija pour avoir
appuyer cette étude et remercie a tous les professionnels vitivinicoles de la Bolivie qui ont
fournie leurs expériences. Un grand merci à Philippo Pszczolkowski pour son soutien et son
séjour en Bolivie.

BIBLIOGRAPHIE
-Carey V., 2005. The use of viticultural terroir units for demarcation of geographical
indications for wine production in Stellenbosch and surrounds - Tesis Doctoral 2005 -
CYTED, 2003 Metodologías de Zonificación Aplicada a Regiones Vitivinícolas
Iberoamericanas. Proyecto de Investigación Cooperativa. Madrid: UPM.
-Fregoni M., 2003. Terroir – Zonazione – Viticuoltura. Verona: Phytoline.
-Pszczolkowski P., 2007. Viticultura. 1º edición Santiago Chile: UCC.
- Tonietto, J. 1999. Les macroclimats viticoles mondiaux et l'influence du mésoclimat sur la
typicité de la Syrah et du Muscat de Hambourg dans le sud de la France : méthodologie de
caractérisation. (Thèse Doctorat). École Nationale Supérieure Agronomique de Montpellier -
ENSA-M. 233p..
- Tonietto, J.; Carbonneau, A. 2004. A multicriteria climatic classification system for grape-
growing regions worldwide. Agricultural and Forest Meteorology, 124/1-2, 81-97.
-ZONISIG, 2001. Zonificación Agroecológica y Socioeconómica del Departamento de Tarija .

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

VALUTAZIONE DEI VIGNETI DELLA DOC VALDADADIGE “TERRA


DEI FORTI” ATTRAVERSO UN APPROCCIO DI ZONAZIONE
EVALUATION OF VALDADADIGE DOC “TERRA DEI FORTI”
VINEYARDS BY ZONING APPROACH
D. Porro(1), J. Cricco(2), F. Gasperi(3), R. Larcher(1), L. Toninato(2), R. Zorer(3), A. Scienza(4)
(1)
Fondazione Edmund Mach, Centro di Trasferimento Tecnologico, via Mach 1, 38010 - S.Michele a/A (TN)), Italia
duilio.porro@iasma.it
(2)
AGER s.c., via Tucidide 56, 20134 – Milano, Italia
(3)
Fondazione Edmund Mach, Centro Ricerca e Innovazione, via E. Mach 1, 38010 - S. Michele a/A (TN), Italia
(4)
Facoltà di Agraria, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università di Milano, via Celoria 2, 20133 Milano, Italia

RIASSUNTO
La conoscenza dell’interazione genotipo x ambiente e pertanto della caratterizzazione
territoriale è di prioritaria importanza nella valutazione dei siti. Grazie alla combinazione di dati
GIS spazializzati con quelli viticoli (zonazione) si può aggiornare il concetto di “terroir”
ottimizzando la produzione di vini caratterizzati da alta tipicità.
Al fine di aumentare la conoscenza dell’area viticola compresa nella DOC Valdadige “Terra dei
Forti” (circa 1250 ettari vitati dislocati nelle regioni Veneto e Trentino Alto Adige del Nord-est
dell’Italia) e trarne utili informazioni per ottimizzare le produzioni di vino in relazione
all’ambiente, nel periodo 2005-2007 si è intrapreso un lavoro di zonazione. L’approccio dello
studio si è basato su una classica indagine pedologica che ha classificato i suoli in funzione
dell’origine dei materiali parentali dei terreni, arrivando in seguito a definire Unità di Paesaggio
(UdP). Le diverse tipologie di suolo sono poi state utilizzate per realizzare una cartografia basata
sui diversi parametri pedologici e individuare aree omogenee. Nelle differenti aree derivate sono
stati monitorati più di 30 vigneti coltivati con Chardonnay, Pinot grigio ed Enantio. Nel corso
del triennio d’indagine, annualmente venivano raccolti dati meteorologici, quantitativi e
qualitativi. I risultati dello studio di zonazione hanno evidenziato che alcuni parametri qualitativi
così come alcuni composti aromatici dei vini venivano fortemente modificati in relazione alle
UdP, alla disponibilità idrica (AWC), alla profondità e permeabilità dei suoli, alla quota
altimetrica, all’inclinazione dei versanti, all’indice di Winkler e alle precipitazioni. La sintesi
delle informazioni ottenute ha permesso di creare unità vocazionali (UV), distinte per le diverse
varietà, in grado di valorizzare i diversi areali produttivi definendo ove produrre la miglior qualità
e tipicità. Le diverse UV sono state formate aggregando rispettivamente: UdP, inclinazione,
AWC, permeabilità e Winkler per l’Enantio; altitudine e profondità dei suoli per lo Chardonnay;
AWC, altitudine, precipitazioni e Winkler per Pinot grigio.

PAROLE CHIAVE
Parametri pedologici - clima – composti aromatici – unità vocazionali – qualità del vino

ABSTRACT
A viticultural terroir is seldom defined as a region which is related to a particular area with a
distinct quality of grapes and their wines. Also typicality refers to geographically referenced
products. So, in site evaluation becomes very important the knowledge of interaction genotype x

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

environment. The combination of spatial modeling, of geographical information system (GIS)


data, and of viticultural data can update the concept of terroir, optimizing the production of wines
characterized by organoleptic typicality. For these reasons the zoning approach becomes an
important commercial vector for the wine productive sector linked to a specific viticultural
production area.
In the 2005-2007 period a job of zoning was undertaken in order to improve the knowledge of
Valdadige DOC “Terra dei Forti” (1250 hectares) viticultural area and to give better information
able to optimize wine production and to make good use of the environment. The area is located in
Veneto and Trentino Alto Adige regions in North-Eastern Italy. The approach of the study was
based on a classic pedological survey using landscape genesis that defined different landscape
units (UdP). The different soil types were then used to create maps based on different soil
parameters and to identify homogeneous areas. In the derived areas more than 30 vineyards
cultivated with Chardonnay, Pinot gris, and Enantio varieties were tested. Meteorological data,
quantitative (yield), and qualitative data (musts and wines) were yearly collected for three years.
Results of the zoning study showed a strong effect of both qualitative and aromatic parameters
due to UdP, soil water availability (AWC), soil depth and permeability, site-altitude, inclination
of the slopes, Winkler index and rainfall. The synthesis of obtained information allowed to create
different vocational units (UV) for the three cultivars, able to valorize the peculiar characteristics
of the production areas in a different way obtaining the best quality products. The different UV
were formed by aggregating respectively: UdP, inclination of the slopes, AWC, soil permeability
and Winkler for Enantio; site-altitude and soil-depth for Chardonnay; AWC, site-altitude, rainfall
and Winkler for Pinot gris.
Data reported confirmed that zoning study allows to combine in a multidimensional analysis all
the factors involving variability and to consider the system terroir-vine-wine as a whole, with
effective results. The correct interpretation of the effects due to soil origin and to the changes in
soil water availability affecting the expression of terroir characters, particularly fruit composition
and aromatic compounds, can give information useful building up maps of soil use (UV).

KEYWORDS
Soil parameters – climate – aromatic compounds – vocational units – wine quality

INTRODUZIONE
Un territorio viticolo viene spesso definito come una regione legata ad un’area produttiva
circoscritta e “georeferenziata” che si distingue per la qualità e la tipicità delle uve e dei propri
vini. Pertanto la conoscenza dell’interazione genotipo x ambiente diventa di prioritaria
importanza nella valutazione dei siti, grazie all’integrazione di dati di diversa natura; infatti, la
combinazione dei dati GIS spazializzati con quelli viticoli può aggiornare il concetto di “terroir”
ed ottimizzare la produzione di vini caratterizzati da alta tipicità (Vaudour, 2002). Per queste
ragioni la caratterizzazione territoriale di una specifica area viticola in base a studi di zonazione
può diventare un importante vettore commerciale per il settore vitivinicolo.
Lo scopo del presente lavoro, effettuato nel periodo 2005-2007, è stato quello di aumentare la
conoscenza dell’area viticola compresa nella DOC Valdadige “Terra dei Forti”, intraprendendo
una zonazione al fine di potere ricavare utili informazioni per ottimizzare le produzioni di vino in
relazione all’ambiente.

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MATERIALI E METODI
Partendo da una mappa del Pedopaesaggio (scala 1:25.000) che aveva individuato aree
omogenee relativamente alla morfologia ed ai substrati dell’area Valdadige Terra dei Forti, su
una superficie coltivata a vigneto pari a 1250 ettari si è intrapreso nel 2005 un lavoro pedologico
che ha classificato i suoli utilizzando la Soil Taxonomy dello USDA (Key 2003). Utilizzando una
trivella manuale da 120 cm sono state effettuate 130 misurazioni da cui sono poi stati descritti e
campionati 30 profili pedologici destinati a più di 100 determinazioni chimico-fisiche. La
tessitura dei suoli è stata classificata in 4 classi (F, FA, FS e SF rispettivamente indicando terreni
franchi, franco-argillosi, franco-sabbiosi e sabbioso-franchi), mentre le diverse profondità (< 100
e > 100 cm) e la permeabilità dei suoli (alta e molto alta) sono state separate in due classi.
L’indagine climatica si è basata sui dati meteorologici storici raccolti dal Servizio
Agrometeorologico della regione Veneto (ARPAV), che hanno permesso di identificare aree con
differenti classi per l’indice di Winkler (< 1900, 1900-2000 e > 2000 °C), per
l’evapotraspirazione media di seguito denominata Etm (< 485 e > 485 mm), per le risorse idriche
sia in termini di precipitazioni (< 900 e > 900 mm) che di riserva idrica presente nel terreno,
intesa come capacità di acqua disponibile o AWC (< 100, 100-130 e > 130 cm).
Le diverse informazioni pedologiche, climatiche ed orografiche, comprese quelle inerenti la
classificazione dei suoli in funzione della morfologia e dei substrati dei terreni (UdP), poi, sono
state utilizzate per realizzare una cartografia basata su classi diverse per i parametri indagati in
grado di influenzare lo sviluppo e la qualità dell’uva e di conseguenza del vino.
La cartografia effettuata ha permesso di evidenziare la presenza prevalente delle seguenti
quattro UdP: terrazzi recenti, terrazzi antichi, conoidi e terrazzi glaciali. I terrazzi recenti e quelli
antichi hanno origine alluvionale e rispettivamente risultano o poco evoluti e calcarei a
granulometria prevalentemente franca o grossolana e quasi privi di argilla (terrazzi recenti) o
evoluti, derivanti dai terrazzi fluviali ciottolosi dell’Olocene inferiore con consistente presenza di
argilla (terrazzi antichi). I conoidi, invece, caratterizzati da uno spessore ridotto dei substrati,
risultano molto dotati di carbonati e ricchi di scheletro, mentre i terrazzi glaciali sono suoli
sviluppatisi da sedimenti glaciali e costituiti da depositi sabbiosi o da depositi ciottolosi, privi di
carbonati e con accumuli di argilla consistenti.
Ciascuna tipologia di suolo identificata (UTS) è stata caratterizzata, per ognuno dei diversi
parametri, da valori calcolati sul primo metro di suolo, dove è più presente l’apparato radicale
delle viti, e poi estesa a diverse unità cartografiche (UC) attraverso una media pesata, sulla base
della presenza dei suoli all’interno delle varie unità.
Dalla sintesi delle UC si sono ricavate zone omogenee caratterizzate sia da analoghi valori dei
diversi parametri pedologici, dall’origine geologica e da altitudine (< 125, 125-140 e > 140 m),
esposizione (E, S, O, non esposti) ed inclinazione dei versanti (< 5 o > 5%).
Nel corso del primo anno di indagine sono stati individuati 35 vigneti guida (10 per Enantio, 10
per Chardonnay e 15 per Pinot grigio) dislocati nelle diverse zone omogenee. I vigneti
presentavano le stesse caratteristiche relativamente all’età di impianto, alle forme d’allevamento,
alle densità d’impianto ed alla gestione colturale ed erano tutti inerbiti, diserbati nel sottofila e
fertilizzati similmente. Quando le situazioni di analogia non erano presenti si è cercato di
omogeneizzare il rapporto produzione-superficie fogliare esposta mantenendolo attorno a 1:1.
Nel corso del triennio (2005-2007) in ciascuno dei vigneti durante il periodo di maturazione delle
uve, annualmente, si effettuavano campioni a cadenza settimanale per acquisire dati qualitativi
dei mosti (zuccheri, pH, acidità titolabile) e per la cultivar a bacca rossa il grado di maturità

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

fenolica, ovvero il contenuto di antociani e polifenoli totali, secondo la metodica proposta da Di


Stefano et al. (1989). Al momento della raccolta, sempre annualmente, in ciascun vigneto su 10
piante omogenee sono stati misurati i parametri vegeto-produttivi delle piante (n° di germogli
fertili, n° di grappoli, produzione unitaria per pianta), quelli qualitativi già seguiti durante la fase
di maturazione, e per l’Enantio quelli relativi al quadro di maturazione fenolica nelle diverse
componenti delle bacche (Mattivi et al., 2002 e 2003); sono stati poi raccolti 100 kg di uva da
destinare a microvinificazione secondo un protocollo di lavorazione delle uve standardizzato. Sui
vini ottenuti sono state effettuate le analisi chimiche rilevando alcool, pH, acidità totale, zuccheri
riduttori, acido malico, acido tartarico, estratto secco, antociani e polifenoli totali, alcoli superiori,
acetati, esteri etilici, acidi, terpeni liberi e legati. Le analisi dei mosti e dei vini sono state
effettuate utilizzando lo spettrofotometro FT-IR (FOSS Analytical, Hilleroed, Denmark);
relativamente ai profili aromatici le analisi dei vini sono state realizzate utilizzando il
gascromatrografo Fisons GC 8000 (Fisons, Engelsbach, Germany) e lo spettrometro di massa
GC-MS Perkin Elmer Turbomass gold (Perkin Elmer, Boston, MA, USA).
I vini sono stati successivamente sottoposti ad analisi sensoriale utilizzando schede
parametriche astrutturate; la valutazione è stata effettuata da un panel di degustatori addestrato.
Per l’analisi delle cinetiche di maturazione delle uve, al fine di rendere possibile il confronto tra
i dati di più anni in modo preciso e puntuale, si è utilizzato il metodo proposto da Failla et al.
(2004) che tramite un’operazione di normalizzazione (media uguale a 0 e deviazione standard
uguale a 1) per anno e data di campionamento permette la trasformazione dei dati e
l’individuazione di indici relativi alle principali grandezze che descrivono la maturazione
tecnologica. Anche i dati analitico-sensoriali sono stati normalizzati con standardizzazione per
degustatore e sessione di valutazione. I dati sono stati analizzati con il pacchetto statistico SPSS
(SPSS Inc., Chicago, IL, USA).

RISULTATI E DISCUSSIONE
Ai fini di poter sintetizzare alcuni risultati ottenuti nell’approccio di studio utilizzato, vista la
complessità del lavoro svolto, si è deciso di riportare successivamente all’interno di un modello
viticolo la variazione di alcuni parametri standardizzati in relazione a diverse fonti di variazione
quali: altitudine, inclinazione, esposizione, UdP, AWC, tipologia, profondità e permeabilità dei
suoli, precipitazioni, indice di Winkler ed Etm.
Alcuni parametri qualitativi relativi alle curve di maturazione ed ai descrittori sensoriali dei vini
venivano modificati in relazione ai diversi parametri pedologici, orografici e climatici (tab. 1).
Dall’analisi delle componenti attese della varianza (dati non riportati) è stato possibile verificare
che i fattori del modello viticolo che ne spiegano la variabilità variavano per le tre diverse
cultivar, indicandone alcuni aventi un maggior peso.
Alla vendemmia i parametri vegetativi e quantitativi, così come le analisi dei vini ottenuti, non
hanno mostrato differenze statisticamente significative (dati non riportati), in quanto derivanti da
un campione medio di più piante, dato molto vicino alla reale performance delle varietà nel
vigneto indagato, ma a basso valore statistico in quanto senza ripetizione e con elevata variabilità
nel corso del triennio di studio; tali dati evidenziano, comunque, una forte dipendenza dovuta
all’”effetto annata”, ovvero alle condizioni meteorologiche.
Anche i composti aromatici dei vini venivano influenzati dai diversi parametri del modello
viticolo considerato, ma per sinteticità tale informazione non è stata riportata in tabella.
Ciononostante va segnalato che soprattutto alcuni composti fermentativi ed alcuni terpeni

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venivano fortemente influenzati dall’altitudine, dall’inclinazione, dalle UdP, da AWC e dalla


profondità dei suoli.
Tab. 1: risultato dell’analisi multivariata per gli indici di maturazione e per i descrittori
sensoriali dei vini in relazione al modello viticolo utilizzato. Gli asterischi indicano il
grado di variabilità spiegata.
Modello viticolo

Permeabilità
Inclinazione

Esposizione

Profondità
Altitudine

Tessitura

Winkler
Pioggia
Parametri

AWC
UdP

Etm
Cultivar
standardizzati

Enantio n.s *** *** * n.s. *** *** *** *** *** n.s.
Chardonnay Zuccheri * ** * * ** n.s. ** n.s. * n.s. n.s.
Pinot grigio ** * *** *** *** *** ** n.s. *** *** ***
Enantio *** * *** *** ** *** *** n.s. *** ***
Chardonnay Acidità *** *** ** *** *** ** *** n.s. ** *** ***
Pinot grigio ** n.s. n.s. * ** *** n.s. *** n.s. *** ***
Enantio n.s. *** *** *** ** *** ** *** *** *** n.s.
Chardonnay pH *** ** *** *** *** *** *** *** *** n.s. n.s.
Pinot grigio *** n.s. *** * *** *** *** *** *** * *
Polifenoli n.s. n.s. n.s. *** n.s. * n.s. *** *** * n.s.
Antociani n.s. *** n.s. *** ** n.s. n.s. *** n.s. *** n.s.
Ciliegia n.s. n.s. ** n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Mora n.s. * n.s. * n.s. n.s. n.s. ** n.s. n.s. n.s.
Enantio Lampone n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s. * ** n.s. n.s. n.s.
Erbaceo n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. * ** n.s.
Acidità n.s. n.s. n.s. n.s. ** n.s. ** n.s. *** *** n.s.
Amaro n.s. n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Asringenza n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s. n.s. * * * n.s.
Florale ** * n.s. * n.s. *** n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Mela n.s. n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Chardonnay
Crosta di pane n.s. n.s. ** n.s. n.s. n.s. n.s. ** n.s. * *
Acidità n.s. n.s. n.s. * * n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s.
Pera *** n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. * * n.s.
Mela n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Ananas n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s. * n.s. n.s.
Melone * n.s. * n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. * n.s.
Pinot grigio
Erbaceo n.s. n.s. n.s. * * n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Dolce n.s. n.s. n.s. ** n.s. ** n.s. n.s. * * n.s.
Acidità n.s. n.s. n.s. ** n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s.
Amaro n.s. n.s. n.s. n.s. *** n.s. n.s. n.s. * * n.s.
Significatività: P ≤0.001 = ***; 0.001<P<0.01=**; 0.01<P<0.05=*; P≥0.05= n.s. (non significativo).

In particolare si è notato che nello Chardonnay gli alcoli superiori totali e il 4-idrossi-buttirato
di etile siano stati modificati fortemente in relazione all’altitudine, all’inclinazione dei versanti ed
alla permeabilità dei suoli, facendo rilevare valori statisticamente superiori nelle classi più elevate
rispetto a quelle minori (330 vs 280 mg/L), ovvero ad altitudini superiori a 140, a inclinazioni dei
versanti maggiori del 5% e a permeabilità molto alte; l’acetato di iso-amile e gli acetati in
generale (1.3 mg/L), sono risultati significativamente più alti quando l’AWC era inferiore a 100
cm e nelle UdP terrazzi antichi e conoidi, mentre nei terrazzi recenti i valori erano decisamente
inferiori (0.6 mg/L). Il ruolo dell’AWC nel modificare i quantitativi del terpene libero 1-

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feniletanolo, nel Pinot grigio, è risultato molto evidente, mostrando valori significativamente
superiori nella classe AWC > 130 cm rispetto a quelli della classe AWC < 100 cm (0.13 vs 0.30
g/L come n-eptanolo). Per tale cultivar, anche altitudine ed effetto climatico (Winkler ed Etm)
assumevano un ruolo determinante nella modificazione dei valori degli acetati, innalzandone i
valori a classi superiori. Interessanti sono apparse le correlazioni esistenti tra la concentrazione di
calcare attivo nel suolo e quella di alcuni terpeni: in modo particolare, proporzionalmente al
contenuto dello stesso nel suolo si registrano valori più elevati per il guaiacolo ed inferiori per il
terpene ho-diolo 1. Nell’Enantio gli acetati sono risultati significativamente più alti nella UdP
conoidi nei confronti di entrambi i terrazzi (2.3 vs 1.7 mg/L), così come i valori dei terpeni liberi
(espressi come g/L di n-eptanolo) geraniolo e ho-diolo1 sono apparsi significativamente più alti
nei terrazzi antichi, con valori rispettivamente pari a 2.5 e 5.5 g/L; anche in questo caso si
conferma che i terrazzi recenti presentano i valori inferiori (0.8 e 3.5 g/L). Il geraniolo è
risultato anche influenzato significativamente dai livelli di AWC del suolo, presentando valori
gradualmente decrescenti, da 4 a 0.9 g/L, passando da terreni con minor contenuto di acqua
verso quelli a maggior AWC. Considerando le notevole relazioni esistenti riscontrate tra dati
qualitativi, composti aromatici e descrittori sensoriali dei vini (dati non riportati) per le diverse
varietà oggetto dello studio, è possibile intuire come sia utile “gestire” i dati di una zonazione per
valorizzare i diversi areali produttivi definendo ove produrre la miglior qualità e tipicità.
La sintesi delle informazioni ottenute ha permesso di creare unità vocazionali (UV), distinte per
le diverse varietà. aggregando rispettivamente: UdP, inclinazione, AWC, permeabilità e Winkler
per l’Enantio; altitudine e profondità dei suoli per lo Chardonnay; AWC, altitudine,
precipitazioni e Winkler per Pinot grigio.
Il risultato di tale aggregazione è documentato nel manuale di prossima pubblicazione (Scienza
et al., 2010). A titolo esemplificativo si riporta il profilo sensoriale dei vini Enantio (fig.1) in
relazione alle tre unità vocazionali definite (EN1, EN2 e EN3) aggregate nel seguente modo:
• EN1 • EN2 • EN1
o UdP Conoidi o UdP Terrazzi Antichi o UdP Terrazzi Recenti
o Inclinazione > 5% o Inclinazione < 5% o Inclinazione < 5%
o AWC < 130 cm o AWC < 130 cm o AWC > 130 cm
o Permeabilità > 5% o Permeabilità < 5% o Permeabilità > 5%
o Winkler < 1900°C o Winkler > 1900°C o Winkler > 1900°C

Figura 1: Profili sensoriali medi dei vini delle tre UV per Enantio. Valori standardizzati.
(Significatività: P ≤0.001 = ***; 0.001<P<0.01=**; 0.01<P<0.05=*)

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CONCLUSIONI
I dati raccolti confermano che l’approccio della zonazione permette di combinare in una scala
multidimensionale tutti i fattori responsabili della variabilità e di considerare in modo efficace il
sistema terroir-vite-vino come un insieme. La corretta interpretazione degli effetti imputabili sia
alle origini dei suoli che alle relative proprietà legate a profondità e disponibilità idrica capaci di
modificare le espressioni caratteristiche dei terroir soprattutto in termini di composizione
qualitativa dei mosti e dei vini, anche a livello aromatico, può essere utilizzata con successo per
valorizzare i diversi areali produttivi definendo, tramite mappe finalizzate all’uso del suolo (UV),
ove produrre la miglior qualità e tipicità.

BIBLIOGRAFIA
Di Stefano R., Cravero M.C., Gentilini N., 1989. Metodi per lo studio dei polifenoli dei vini.
L’Enotecnico, 5: 83-89.
Failla O., Mariani L., Brancadoro L., Minelli R., Scienza A., Murada G., Mancini S., 2004.
Spatial distribution of solar radiation and its effects on vine phenology and grape ripening in an
alpine environment. Am. J. Enol. Vitic., 55: 128-138.
Mattivi F., Prast A., Nicolini G., Valenti L., 2002. Valutazione di in nuovo metodo per la misura
del potenziale polifenolico delle uve rosse e discussione del suo campo di applicazione in
enologia. Riv. Vitic. Enol., 2-3: 55-74.
Mattivi F., Prast A., Nicolini G., Valenti L., 2003. Il potenziale polifenolico delle uve rosse e la
sua applicazione in enologia. L’Enologo, 10: 105-114.
Scienza A., Mariani L., Failla O, Brancadoro L., Toninato L., Cricco J., Bacchiega D., Zappata
A., Marangon A., Dalla Rosa A., Garlato A., Porro D., Penner F., Larcher R., Nicolini G.,
Gasperi F., Mattivi F., 2010. La zonazione della DOC Terra dei Forti – Manuale d’uso del
territorio. Veneto Agricoltura, Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e
Agroalimentare, in press.
Soil Survey Staff – USDA, 2003. Key to Soil Taxonomy, 9th edition. USDA NRCS, Washington,
D.C., USA.
Vaudour E., 2002. The quality of grapes and wine in relation to geography: notions of terroir at
various scales. Journal of Wine Research, Vol. 13, n° 2: 117-141.

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LE TERRE DEI LAMBRUSCHI MODENESI

Zamboni M.(1), Nigro G.(2), Scotti C.(3), Raimondi S. (3), Melotti M.(4), Simoni M.(4)
(1)
Università Cattolica del Sacro Cuore.; Via Emilia Parmense, 84 - 29122 Piacenza
maurizio.zamboni@unicatt.it
(2)
C.R.P.V. Filiera Vitivinicola e Olivicola; Via Tebano, 54 – Faenza (RA)
nigro@crpv.it
(3)
I.TER Soc. coop.; Via Brugnoli, 11 – 40122 Bologna
scotti@pedologia.net
(4)
ASTRA Innovazione e Sviluppo s.r.l. – 48018 Faenza (RA)
Marco.Simoni@astrainnovazione.it

RIASSUNTO
La superficie vitata della provincia di Modena é per circa il 70% interessata dai
Lambruschi, famiglia di vitigni tipica dei territori pianeggianti emiliani. Tra questi, i più
rappresentativi sono il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco salamino e il Lambrusco
grasparossa che, unico esempio, predilige gli ambienti collinari della provincia. Nel
quinquennio 2001-2005 la Provincia di Modena ed il C.R.P.V. hanno coordinato la zonazione
viticola di tutto il territorio dei Lambruschi modenesi, i cui risultati hanno consentito di
individuare, in ciascuna zona D.O.C., alcune Terre in cui ciascun vitigno può fornire un
prodotto con caratteristiche qualitative e sensoriali riconoscibili.

PAROLE CHIAVE
Vite, terroir, suolo, qualità del vino

ABSTRACT
The Lambruschi family, which is typical of the Emilia planes, covers some 70% of the
viticultural area of Modena province. Within the Lambruschi family, Lambrusco di Sorbara,
Lambrusco Salamino and Lambrusco Grasparossa are the most representative varieties and
the latter, unic example, prefers the hilly areas of the province. In the 2001-2005 period, the
Province of Modena and the C.R.P.V. have coordinated the zoning of the whole territory of
Modena lambrusco cultivars whose findings identified in each DOC area some “Terre” in
which each variety can give a product with recognizable qualitative and sensorial
characteristics.

KEYWORD
Grapevine, terroir, soil, wine quality

INTRODUZIONE
La viticoltura della provincia di Modena si estende per circa 8.500 ettari, principalmente in
pianura ma con un 12% circa in ambiente collinare. Questo territorio, il terzo nella regione
Emilia Romagna in termini di superficie vitata, dopo le province di Ravenna e di Reggio
Emilia, è interessato per il 70% dai Lambruschi, famiglia di vitigni tipica della pianura
emiliana. Tra questi, i più rappresentativi sono il Lambrusco salamino, il Lambrusco di
Sorbara e il Lambrusco grasparossa che, unico esempio, predilige gli ambienti collinari della
provincia. Nel 2005 la superficie iscritta all’albo dei vigneti D.O.C. era di 1880 ha per il
Lambrusco Salamino di Santa Croce, di 1716 ha per il Lambrusco di Sorbara e di 1543 ha per
il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Storicamente il “paesaggio dei lambruschi” era caratterizzato da sistemi di allevamento


espansi tipo Bellussi e Semi-Bellussi, quest’ultimo tuttora presente, oggi sostituiti da sistemi
completamente meccanizzabili come G.D.C. e cordone libero, ma anche dai Casarsa e dalle
spalliere tipo Guyot bilaterale, ben rappresentati in collina.
Questo ampio territorio vitato è stato interessato, nel quinquennio 2001-2005, da due
progetti di zonazione, sviluppati e finanziati dalla Provincia di Modena e dal C.R.P.V.
nell’ambito della Legge Regionale 28/98. Con il presente lavoro si intende illustrare parte dei
risultati ottenuti da questi progetti, con particolare riguardo verso una migliore conoscenza dei
rapporti tra suolo e caratteristiche qualitative dei lambruschi.

MATERIALI E METODI
Nel territorio vitato della provincia di Modena, dopo un’ampia ricognizione, pedologi e
tecnici viticoli hanno individuato 17 vigneti-studio di Lambrusco di Sorbara, Lambrusco
salamino e Lambrusco grasparossa, in cui realizzare le prove sperimentali. I vigneti erano in
piena produzione (età tra 10 e 20 anni), con gestione agronomica ordinaria, simili per forma
di allevamento, sesto d’impianto e tecnica di gestione del suolo, caratterizzati da suoli
rappresentativi del territorio modenese e quindi diffusi all’interno delle Carte dei Suoli
disponibili (AA.VV., 2001 e 2005). In questi vigneti si é sviluppata un'accurata indagine
pedologica, attraverso carotaggi e apertura di profili di terreno, usando la metodologia in uso
presso la Regione Emilia Romagna ( Zamboni et al., 2007)
In ogni vigneto, su 15 ceppi suddivisi in tre replicazioni, sono stati controllati la produzione
di uva a ceppo e il peso del legno di risulta della potatura secca. Da ogni replicazione è stato
prelevato un campione di uva sul quale sono stati determinati: grado zuccherino
rifrattometrico, pH e acidità titolabile. Inoltre, nell’annata 2003, dalle stesse viti si è prelevato
un campione di 70-80 kg di uva che è stato microvinificato presso la cantina sperimentale
dell’Astra a Faenza (RA) (Graziani e Venturi, 1992). Nell'estate successiva alla vendemmia i
vini ottenuti sono stati sottoposti ad analisi sensoriale, test quali-quantitativo, da un panel
composto da 11 giudici. I risultati sono stati elaborati statisticamente tramite analisi di
varianza e le differenze indotte dall'effetto suolo sono state comparate con la m.d.s. di Fisher.
Il territorio é stato caratterizzato anche dal punto di vista climatico attraverso i valori
dell'Indice di Winkler [Σ (apr-ott) T°m-10°C] e delle precipitazioni del periodo aprile-ottobre,
forniti dal Servizio Idrometeo dell'ARPA dell'Emilia Romagna per ogni sito sperimentale
(Antolini e Tomei, 2006).

RISULTATI E DISCUSSIONE
Temperature e precipitazioni
Il valore medio dell’indice di Winkler del territorio vitato modenese, per il periodo 2001-
2006, è stato di 1961 gradi-giorno, con precipitazioni medie del periodo aprile ottobre di 464
mm. Questa sommatoria termica, che si può considerare elevata, comprende anche il valore
dell’anno 2003, il più caldo del periodo con 2190 gradi-giorno. Se suddividiamo questi dati in
funzione della giacitura, si può constatare che in pianura, territorio di elezione del Lambrusco
salamino di Santa Croce e del Lambrusco di Sorbara, si sono raggiunti 1989 GG e 442 mm di
pioggia, mentre in collina, dove è diffuso il Lambrusco grasparossa, l’indice di Winkler è
leggermente disceso a 1940 GG e le precipitazioni sono salite a 500 mm.

Relazioni tra suolo e vitigno


I vigneti-studio di Lambrusco salamino si collocavano essenzialmente su tre tipologie di
suolo, denominati RSD, SMB e CTL dal Catalogo Regionale dei Suoli dell’Emilia Romagna

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(tab. 1). Non sono emerse differenze produttive indotte dalla tipologia di suolo, che, invece,
ha influenzato la vigoria delle viti, la gradazione zuccherina e l’acidità titolabile del mosto.
Dall’analisi chimica dei vini ottenuti da micro vinificazione è emerso, inoltre, che il
Lambrusco salamino ha fornito il più elevato livello di polifenoli totali e di antociani se
coltivato sui suoli SMB (tab. 2).

Tab. 1 - Classificazione dei principali suoli delle Terre della provincia di Modena
U.T.S. (RER)
Classificazione Soil Taxonomy
Sigla Nome
RSD Risaia del Duca Ustic Endoaquerts fine, mixed, active, mesic
SMB Santomobono Udifluventic Haplustepts fine silty, mixed, superactive, mesic
PRD Pradoni Aquic Hustochrepts fine silty, mixed, mesic
CTL Cataldi Udic Calciustepts fine silty, mixed, superactive, mesic
TEG Tegagna Udifluventic Haplustepts fine silty, mixed, superactive, mesic
MFA Montefalcone Udertic Haplustepts fine, mixed, superactive, mesic
BAN Banzola Aquic Ustorthents fine, mixed (calcareous), mesic
GRI Grifone Aquic Haplustepts fine, mixed, mesic

Il Lambrusco di Sorbara è anch’esso molto presente sui suoli SMB e CTL ma è coltivato
anche sui suoli PRD. La capacità produttiva di questo vitigno e la sua vigoria sono stati
invece significativamente influenzati dal tipo di suolo e così pure la gradazione zuccherina e
l’acidità titolabile del mosto. Anche in questo caso sui suoli SMB i polifenoli totali e gli
antociani del vino sono apparsi superiori.

Tab. 2 - Produzione, vigoria e caratteri qualitativi dei tre Lambruschi della provincia di Modena, coltivati in
suoli differenti. Media del triennio 2001-2003 (2003-2005 per L. grasparossa)
Legno di
Produzione Zuccheri Acidità tit. Polifenoli t. Antociani
Suoli potatura pH
(kg/m) (°Brix) (g/L) (mg/L) * (mg/L) *
(kg/m)
Lambrusco salamino
SMB 6.9 0.42 19.7 3.11 11.16 1757 417
RSD 6.7 0.58 18.6 3.23 12.20 1492 282
CTL 6.6 0.78 19.3 3.23 11.57 956 306
signif. F n.s. ** * n.s. *
Lambrusco di Sorbara
SMB 8.3 0.45 20.0 3.02 15.0 1018 182
PRD 4.4 0.80 18.5 2.97 16.2 949 114
CTL 10.3 0.93 18.0 2.94 17.5 792 115
signif F ** * * n.s. *
Lambrusco grasparossa
CTL 8.4 1.1 18.4 3.29 7.92 1212 225
TEG 11.4 1.4 20.3 3.27 7.06 1564 252
MFA 9.2 1.0 18.0 3.24 8.66 1899 485
BAN 6.8 1.2 19.5 3.29 7.60 2834 488
signif F ** n.s. * n.s. n.s.
* analisi sul vino

Il Lambrusco grasparossa, pur mantenendo ancora una certa presenza sui suoli di
pianura, colonizza di norma suoli pede-collinari come i MFA e collinari come i BAN. Le
produzioni più elevate si sono realizzate sui suoli TEG di pianura, tra l’altro con la più elevata
gradazione zuccherina e con l’acidità inferiore, mentre sui suoli collinari, segnatamente i
BAN, la concentrazione di polifenoli e antociani è risultata maggiore.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Le Terre dei Lambruschi


Le tipologie di suolo della Carta dei suoli in scala 1:50.000, considerate simili per
comportamento agronomico e per risposta vegeto-produttiva e qualitativa della vite, sono
state aggregate in “Terre”. L’integrazione dei risultati ottenuti nei vigneti-studio e la loro
ragionevole estensione ha consentito di redigere la Carta delle Terre dei Lambruschi (fig.1).
Le “Terre calcaree dei dossi fluviali” sono aree rilevate della pianura alluvionale, a quote
comprese tra 15 e 90 m slm e giacitura pianeggiante. Hanno suoli molto profondi, a tessitura
media o moderatamente fine, calcarei, a buona disponibilità di ossigeno, denominati SMB e
BEL nel Catalogo regionale dei Suoli della RER. Queste Terre sono risultate vocate per il
Lambrusco di Sorbara per lo sviluppo vegetativo contenuto e per le produzioni di uva medie,
dalle quali si ottiene un vino ben colorato, di buona struttura, giustamente acido, con evidente
aroma fiorale e fruttato. In queste Terre anche il Lambrusco salamino fornisce un prodotto di
buon livello qualitativo: colorato, strutturato, morbido e con discrete note fruttate (Tab. 3).

Fig. 1 – Carta delle Terre dei Lambruschi della provincia di Modena

Le “Terre argillose delle valli bonificate” sono aree depresse della pianura alluvionale, a
quote comprese tra 10 e 45 m slm. I suoli sono molto profondi, a tessitura fine (50-60% di
argilla), calcarei, con ristagni idrici nelle stagioni piovose e fessurazioni importanti in estate.
Sono denominati RSD e GLS. In queste Terre è soprattutto presente il Lambrusco salamino,
produttivo e con qualità delle uve solo sufficiente, tanto da fornire vini poveri di colore e di
struttura ma con un discreto aroma fruttato sorretto dalla consistente acidità.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Nelle “Terre calcaree di transizione tra dossi e valli”, aree di passaggio tra i due ambienti
precedenti, i suoli sono a tessitura media o moderatamente fine, calcarei e con possibili
fenomeni di ristagno idrico nelle zone più sfavorevoli: sono denominati PRD nel Catalogo dei
suoli RER. Queste Terre hanno una discreta vocazionalità per il Lambrusco di Sorbara che
qui fornisce caratteristiche medie in tutti i caratteri vegeto-produttivi e qualitativi.
Tab. 3 – Vocazionalità delle Terre modenesi per i Lambruschi.
Produzione, vigoria e qualità Descrittori sensoriali
Terre Vocazionalità
dell’uva (medie triennali) del vino (2003)
Ben colorato e di buona
Produzione medio-elevata,
Buona vocazionalità per struttura, giustamente
Terre calcaree dei vigoria bassa, zuccheri medio-
L. di Sorbara e L. acido; note fiorali e
dossi fluviali elevati, acidità media, antociani
salamino fruttate evidenti (meno
medi, polifenoli medio-alti.
evidenti in Ls)
Produzione medio-elevata, Poco colorato, struttura
Terre argillose delle Ridotta vocazionalità vigoria media; zuccheri medio- media, alquanto acido,
valli bonificate per L. salamino bassi, acidità medio-alta, bassi note fiorali e fruttate
gli antociani, medi i polifenoli. evidenti.
Discretamente colorato,
Produzione media; vigoria
Terre calcaree di struttura media, discreta
Media vocazionalità per medio-elevata, zuccheri medi,
transizione tra dossi acidità, note fiorali e
L. di Sorbara acidità medio-alta, antociani
e valli fruttate abbastanza
bassi, polifenoli medio-bassi
evidenti.
Produzione elevata; vigoria Poco colorato e povero
Ridotta vocazionalità
elevata; zuccheri medio-bassi; di struttura, alquanto
per L. di Sorbara e L.
Terre parzialmente acidità elevata; antociani bassi, acido, note fiorali e
salamino.
decarbonatate della polifenoli bassi fruttate poco evidenti.
pianura Ridotta vocazionalità Produzione molto elevata, Discretamente colorato,
pedemontana per L. grasparossa vigoria molto elevata; zuccheri struttura media, note
(media in anni caldi e medi, acidità media, antociani fruttate abbastanza
siccitosi) bassi, polifenoli medio-bassi evidenti (anno atipico).
Produzione media (più elevata
Ben colorato (rosso
negli ambienti con minor
violaceo) e di buona
Buona vocazionalità per pendenza), vigoria medio-
Terre scarsamente struttura, note fruttate
il L. grasparossa elevata; zuccheri medio-alti,
calcaree del Margine evidenti.
(media negli ambienti acidità media, antociani e
appenninico (Descrittori sensoriali
sub-pianeggianti) polifenoli medio-alti (risultati
inferiori negli ambienti
solo medi negli ambienti con
con minor pendenza)
minor pendenza
Discretamente colorato e
Buona vocazionalità per Produzione bassa, vigoria
Terre calcaree del di buona struttura, note
il L. grasparossa media; zuccheri medio-alti,
Basso Appennino fiorali (viola) e fruttate
(ridotta nelle acidità media, antociani e
associate ai calanchi (amarena) molto
esposizioni sfavorevoli) polifenoli medi.
evidenti.

Le “Terre parzialmente decarbonatate della pianura pedemontana” sono aree antiche della
pianura pedemontana, comprese tra i 50 e i 200 m slm. Sono rappresentate da suoli molto
profondi, a tessitura media, scarsamente calcarei nell’orizzonte superficiale e molto calcarei
negli orizzonti profondi, con buona disponibilità di ossigeno, denominati come CTL o TEG.
Queste Terre hanno ridotta vocazionalità per tutti tre i Lambruschi a causa delle limitazioni
qualitative imposte dalle elevate produzioni che qui si raggiungono. Nel 2003, infatti, annata
atipica per l’eccesso di calore e per la prolungata siccità, il Lambrusco grasparossa ha fornito
un vino dalle discrete caratteristiche qualitative.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Le “Terre scarsamente calcaree del margine appenninico” sono ampie superfici sommitali
terrazzate, dolcemente ondulate, con quote comprese fra 80 e 300 m slm. Sono costituite da
suoli antichi, molto profondi, a tessitura fine o moderatamente fine, scarsamente calcarei in
superficie e da scarsamente calcarei (MFA) a molto calcarei (CDV) in profondità, con
moderata disponibilità di ossigeno e presenza talvolta di ristagni idrici. Queste Terre hanno
una buona vocazionalità per il Lambrusco grasparossa al cui vino conferiscono un bel colore,
struttura e marcate note fruttate di ciliegia e bacche rosse. Questa qualità tattile e sensoriale
del vino è inferiore se questo vitigno é coltivato in giaciture poco pendenti.
Le “Terre calcaree del basso Appennino localmente associate ai calanchi” sono aree
collinari, a quote comprese tra 130 e 380 m slm e con pendenze variabili dal 7 al 35%,
costituite da suoli formatisi in rocce argillose o pelitiche, con intercalazioni sabbiose, di
origine pliocenica. Sono suoli da moderatamente profondi a profondi, a tessitura media,
calcarei, denominati BAN o GRI. In queste Terre il Lambrusco grasparossa si mantiene
mediamente vigoroso e poco produttivo e dalla sua uva, zuccherina e alquanto ricca di
antociani, si ottiene un vino strutturato, colorato e con buona aromaticità fiorale e fruttata.

CONCLUSIONI
L'accrescimento delle viti, la produzione di uva e la qualità e originalità di un vino sono
strettamente correlate ai caratteri ambientali del territorio di produzione. In provincia di
Modena, pervasa di Lambruschi dalla pianura alla collina, i risultati ottenuti in un triennio di
ricerche ha consentito di individuare, in ciascuna zona a D.O.C. alcune “Terre”, in pratica
unità vocazionali il cui fattore ambientale maggiormente caratterizzante é la tipologia di
suolo, in cui é lecito attendersi che un determinato Lambrusco fornisca un prodotto
riconoscibile, con caratteristiche qualitative e sensoriali ottenibili con le tradizionali tecniche
colturali attuate in zona.

RINGRAZIAMENTI
Gli Autori ringraziano i Dott. Lucio Botarelli e Gabriele Antolini dell’ARPA dell’Emilia
Romagna, per aver fornito i dati climatologici.

BIBLIOGRAFIA
AA.VV. 2001. Catalogo regionale dei principali suoli della collina emiliano romagnola.
Regione Emilia Romagna (Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli), I.TER. Bologna.
AA.VV. 2002. I Lambruschi Doc e Igt della provincia di Modena. Provincia di Modena –
C.R.P.V. – Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena. Ge-graf, Bertinoro (FC)
AA.VV. 2005. Catalogo regionale dei suoli della pianura emiliano romagnola. Regione
Emilia Romagna (Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli), I.TER. Bologna.
Antolini G., Tomei F. 2006. Praga - Programma di Analisi e Gestione dati Agrometeorologici.
Convegno AIAM “Agrometeorologia e gestione delle colture agrarie”, Torino 6-8 giugno.
Graziani N., Venturi A. 1992. L’attività di micro vinificazione. Agricoltura n. 2: 68-69.
U.S.D.A. 1994. Soil Conservation Service. Keys to soil taxonomy.
Zamboni M., Scotti C., Nigro G., Raimondi S., Simoni M., Melotti M., Antolini G. 2008. La
zonazione viticola della provincia di Modena. Ed. Provincia di Modena – C.R.P.V.
Zamboni M., Fontana M., Simoni M., Raimondi S., Scotti C. 2007. La zonazione viticola
della collina emiliana: aspetti pedologici. Italus Hortus, vol. 14, n. 3: 347-351

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

LA PROTECTION DES TERROIRS VITICOLES DANS L’AOC


COTES DU RHONE (FRANCE)
B. RODRIGUEZ LOVELLE(1), L. FABBRI(2), A. PUJOL(3)
(1,3)
Syndicat Général des Vignerons Réunis des Côtes du Rhône
(1)
Service technique - Institut Rhodanien – 2260 Rte. du Grès – 84100 Orange (France)
b.rodriguez@syndicat-cotesdurhone.com
(3)
Service protection des terroirs – Maison des Vins – 6 rue des Trois Faucons – 84000 Avignon (France)
a.pujol@syndicat-cotesdurhone.com
(2)
Territoires & Paysages – Hôtel d’entreprises – 10 av. de la Croix Rouge – 84000 Avignon (France)
direction@territoiresetpaysages.fr

RESUME
Les terroirs viticoles, et plus particulièrement ceux des vignobles AOC, sont aujourd’hui
menacés par de multiples agressions. Ces territoires sont non seulement l’outil de production
mais participent aussi, via l’image qu’ils renvoient du vignoble, à la valeur ajoutée des vins. Il
est nécessaire de mettre en œuvre des démarches de protections.
Cet article vise à démontrer de manière appliquée les différentes formes de protections des
terroirs viticoles. A partir d’exemples concrets développés dans le vignoble des Côtes du
Rhône, les auteurs s’interrogent sur les réalités des démarches menées et leur conjugaison.
La protection des terroirs viticoles AOC des Côtes du Rhône sera abordée sous l’angle :
- de l’Appellation d’Origine Contrôlée : fonctionnement, efficacités et limites ;
- juridique : démarches existantes gérées par le Service de protection des terroirs du
Syndicat d’appellation (Organisme de Défense et de Gestion) et les lacunes rencontrées ;
- paysager : à travers le zonage agro-paysager de plus d’une quarantaine de communes de
l’aire d’appellation depuis 5 ans, qui pose la question de sa traduction dans les documents
d’urbanisme et, plus largement, d’une approche transversale et partagée des paysages de
vignobles (cf. Charte Internationale des Paysages Viticoles de Fontevraud) ;
- environnemental : via des actions et des pratiques, ponctuelles ou collectives, orientées
vers la durabilité et la pérennisation de la viticulture (vignobles et entreprises). Une étude est
en cours pour diagnostiquer les initiatives existantes et établir un plan stratégique pour les
années à venir ;
- territorial : par une veille permanente qui amène le plus souvent à des réunions de
concertation avec les collectivités, démarche indispensable à la reconnaissance politique de la
valeur des terroirs viticoles.
Enfin, les résultats obtenus à ce jour mènent les auteurs à s’interroger sur la réelle efficacité
du niveau de protection atteint. Ils évoquent la nécessité de développer une approche
transversale, qui conjugue et combine les différents angles évoqués de la protection.

MOTS CLES
Terroir, aménagement du territoire, protection juridique, paysage, potentiel de production,
AOC, Côtes du Rhône, zonage

ABSTRACT
The wine-growing areas, especially in vineyards with appellation of controlled origin, are
now threatened by multiple attacks. These territories are not only the tool of wine production
but also participate through the image of the vineyard they refer to the value-added wines. It
is necessary to implement protective actions.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

This article aims to demonstrate a practical way the various forms of protection of wine
terroirs. From concrete examples developed in the vineyards of the Cotes du Rhone, the
authors discuss the realities of procedures performed and their combination.
The protection of terroirs of the Côtes du Rhône AOC will be discussed in terms of :
- The AOC : operating efficiencies and limitations ;
- Legal protection : existing approaches, managed by the service of protection of the terroirs
of SGVRCDR (Organization of Defence and Management of AOC area), but the gaps
encountered ;
- Landscape protection : through agricultural and landscape zoning of more than forty
communes of the appellation area for 5 years, which raises the question of its translation
into planning documents and more broadly of a horizontal approach and shared landscapes
of vineyards (cf. Charter of the International Wine Landscapes Fontevraud) ;
- Environmental protection : through actions and practices, individual or collective, oriented
towards sustainability and the sustainability of viticulture (vineyards and wine businesses).
A study is underway to diagnose existing initiatives and develop a strategic plan for the
future;
- Territorial protection : a continuous watch that most often leads to consultation meetings
with communities, a process essential to the political recognition of the value of wine
terroirs.
Finally, the results obtained so far led the authors to question the real effectiveness of the
level of protection achieved. They say they need to develop a horizontal approach, which
combines and combines different angles evoked protection.

KEY-WORDS
« Terroir », territory planning, legal protection, landscape, production potential, appellation
of controlled origin, « Côtes du Rhône », zoning

INTRODUCTION
Réparties sur six départements français, les Appellations d’origine contrôlée (AOC) Côtes
du Rhône et Côtes du Rhône Villages couvrent environ 120 000 hectares délimités dont
60000 hectares effectivement plantés. Strictement identifiées par des experts de l’Institut
national de l’origine et de la qualité (Inao), ces AOC sont la traduction d’une fusion entre le
milieu physique (géologie, topographie, sols, climat), la vigne, une tradition et un savoir-faire
de l’homme. Cette fusion permet d’obtenir en Vallée du Rhône des vins non reproductibles
ailleurs puisque tous les éléments constitutifs d’un terroir ne seraient être transposables sur un
autre site. Ces terroirs offrent aux vins des AOC Côtes du Rhône et Côtes du Rhône Villages
une véritable typicité. Seuls, les vins issus des parcelles délimitées en AOC par l’Inao
pourront être commercialisés sous le nom de l’appellation, garantissant aux consommateurs
une qualité liée à l’origine après contrôle qualitatif.

Dans la Vallée du Rhône, la viticulture d’AOC demeure un pilier économique, social et


touristique important. En période économique stable, l’appellation d’origine apporte aux
productions une valeur ajoutée significative qui permet un maintien des populations rurales, le
développement de nombreux emplois et une préservation des espaces agricoles. D’une façon
générale, elle structure le paysage et confère aux territoires qui la portent une identité
culturelle et patrimoniale forte. Elle contribue ainsi au développement touristique mais
également à la qualité de vie de ses habitants. Les qualités paysagères du vignoble constituent

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

par ailleurs des atouts importants pour la valorisation de la production viticole. Cependant,
malgré ces intérêts, ce secteur d’activité voit régulièrement sa pérennité menacée.
La Vallée du Rhône constitue un territoire particulièrement attractif tant en matière de
tourisme que de développement économique. De nombreuses menaces pèsent sur les terroirs
d’AOC. Ces atteintes peuvent être : physiques, en menaçant l’équilibre de l’écosystème
viticole, ou intellectuelles, en portant atteinte à l’image des terroirs d’AOC et au nom de
l’AOC (Audier, 1998 ; Maby, 1991). La plus importante des atteintes aux terroirs est
l’extension urbaine qui s’opère au détriment de l’espace viticole et détruit les terroirs de façon
irréversible. Les grands travaux routiers et ferroviaires, les constructions industrielles et les
équipements divers tels que les pylônes électriques constituent également des atteintes
physiques importantes sur la surface de l’appellation. Mais de nombreuses infrastructures
également présentes dans la Vallée du Rhône pèsent sur le terroir : zones d’activités
industrielles et économiques, carrières, parcs éoliens, canalisations de transport de gaz, fermes
photovoltaïques, etc.
Sans contester l’utilité publique évidente de certaines de ces opérations, il importe de la
mettre en parallèle avec les pertes occasionnées au secteur viticole de la Vallée du Rhône.

Cet article vise à démontrer de manière appliquée les différentes voies de protection des
terroirs viticoles. A travers les retours d’expériences du Syndicat général des vignerons des
Côtes du Rhône et du bureau d’études Territoires & Paysages, les auteurs s’interrogent sur les
réalités des démarches menées et leur conjugaison.

I – L’AOC : un cadre favorisant une meilleure protection des terroirs


Les AOC Côtes du Rhône et Côtes du Rhône Villages sont définies dans des cahiers des
charges homologués par décret, sur proposition de l’Inao et du Syndicat général des vignerons
réunis des Côtes du Rhône, reconnu récemment officiellement Organisme de défense et de
gestion (ODG) de ces deux AOC. Les cahiers des charges :
- délimitent l’aire géographique de production ;
- fixent les conditions de production.

La délimitation d’une AOC consiste, à partir des usages de la production, à définir un


territoire au sein duquel sont rassemblés les éléments concourant à l’obtention du produit
reconnu. Dans cette mesure, l’aire AOC ne garantit pas une protection juridique effective
mais simplement un droit à revendiquer (Flutet et al, 2009). En effet, si les AOC ont été
déclarées d’utilité publique dans un arrêté ministériel du 11 avril 1980, les délimitations AOC
Côtes du Rhône ne sont pas pour autant juridiquement opposables au moment de l’élaboration
des documents d’urbanisme. Ainsi, une commune viticole peut autoriser les constructions sur
l’ensemble de son territoire sans aucun respect des zones AOC et permettre ainsi le mitage de
l’appellation. De la même façon, les schémas départementaux des carrières sont établis sans
l’intervention des représentants de la viticulture AOC.

Cependant, le Syndicat général des Côtes du Rhône a un rôle important à jouer dans la
protection effective des terroirs des AOC concernées. En effet, il lui appartient de contribuer à
la mission d’intérêt général de protection du nom, du produit et du terroir1. A ce titre, il
s’attache notamment à veiller à ce que les projets d’aménagement du territoire ne portent pas
atteinte à l’aire d’appellation, aux conditions de production, à la qualité ou à l’image des vins
1
Art. L642-22 du Code rural.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

d’AOC. Dans le cadre de sa mission, le Syndicat utilise régulièrement l’article L643-4 du


Code rural visant à assurer une protection générale des terroirs AOC. Principal outil juridique
mis à disposition des ODG, cette disposition législative donne au Syndicat le pouvoir de
déclencher une procédure de demande d’avis au ministère de l’Agriculture dans le cadre de
tout projet d’aménagement ou d’urbanisme en cours d’élaboration en zone AOC Côtes du
Rhône ou Côtes du Rhône Villages, de nature à porter atteinte à l’aire, à la qualité ou à
l’image d’un produit d’appellation. L’autorité administrative n’est pas tenue de suivre l’avis
du ministre de l’Agriculture. Cependant, lorsqu’elle décide d’aller à l’encontre de son avis,
l’autorité administrative doit en préciser les motifs dans sa décision. Si cette procédure peut se
révéler quelquefois insuffisante dans la mesure où elle se limite à un simple avis ne
s’imposant pas à l’autorité administrative compétente, elle est en revanche un appel à la
responsabilité des élus locaux et des préfets.

Toutefois, le Syndicat général des Côtes du Rhône ne saurait être le seul garant de la
défense des terroirs : l’Inao, bien entendu, mais également les Chambres d’agriculture sont
des acteurs majeurs. En effet, dans le cadre de leurs missions, ces deux organismes publics
s’attachent à veiller à ce que le potentiel de production, tant quantitatif que qualitatif, soit
préservé et protégé. L’article L112-3 du Code rural notamment dispose que les documents
d’urbanisme prévoyant une réduction des espaces agricoles ne peuvent être rendus publics ou
approuvés qu’après avis de la Chambre d’agriculture et de l’Inao dans les zones AOC. C’est
pourquoi le Syndicat général des Côtes du Rhône s’applique à engager une concertation avec
ces différents organismes afin de renforcer la protection des terroirs. Il s’attache notamment à
formaliser ses collaborations au sein de conventions visant à favoriser la coordination entre
les divers organismes.

II – Les actions juridiques en faveur d’une protection des terroirs


Depuis 2002, le Syndicat général des Côtes du Rhône a mis en place un service juridique
spécialisé dans la protection des terroirs. Sa mission est ainsi d’assurer la préservation des
terroirs viticoles de l’aire d’AOC Côtes du Rhône.
Pour ce faire, il s’attache à réagir, en concertation avec les syndicats locaux, aux agressions
identifiées à l’encontre des terroirs dues aux projets d’aménagements portant atteinte à l’aire
d’appellation, à la qualité, aux conditions d’exploitations ou à l’image de l’AOC. En
conséquence, le service effectue une veille permanente sur les documents d’urbanisme et les
projets en cours, assure une consultation approfondie des dossiers, rencontre les instances
décisionnaires, rédige des observations au moment des enquêtes publiques, assure le suivi
juridique à travers notamment la mise en œuvre de l’article L112-3 du Code rural et en cas
d’action en justice, il assure le suivi des contentieux.

Ainsi, en 2004, par exemple, un projet d’implantation d’un centre d’enfouissement de


déchets ultimes sur environ 18 hectares de l’aire AOC Côtes du Rhône Villages « Valréas »
avait suscité l’intervention du Syndicat. Son opposition au projet était motivée par une
emprise importante sur un vignoble de très grande qualité tant sur le plan agronomique que
paysager, et par le manque de concertation sur le choix du site. Grâce à la forte mobilisation
des vignerons locaux, le Syndicat général avait dès lors multiplié les actions : réunions avec
les vignerons, les élus et le maître d’ouvrage, suivi d’expertise pédologique, rédactions de
courriers d’opposition, conférences de presse, organisation d’une manifestation, rédaction
d’observations au moment de l’enquête publique, rencontre avec les commissaires enquêteurs,
mise en œuvre de l’article L112-3 du Code rural, etc. A la suite de la mise en place d’une

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

consultation auprès de la population et d’une participation importante des habitants se


prononçant défavorablement sur le projet, le maire de la commune de Valréas a décidé
d’abandonner le projet de révision simplifiée du Plan d’occupation des sols (Pos) mettant
ainsi un terme au projet en cours.

Les actions du Syndicat ne poursuivent pas toujours la volonté de s’opposer aux projets
d’infrastructures en cours. La vocation de certaines actions se cantonne à la prise en compte
des intérêts généraux de l’AOC dans un projet d’aménagement en tentant de limiter les
nuisances occasionnées sur l’AOC. Ainsi, le Syndicat général est intervenu à maintes reprises
dans le cadre de déviations de routes départementales afin de limiter les amputations du
vignoble des Côtes du Rhône. Sans pour autant remettre en cause l’intérêt général de ces
projets, le Syndicat a souhaité favoriser la concertation avec les maîtres d’ouvrage afin de
limiter l’amputation du vignoble.

Le Syndicat s’attache également à prévenir les agressions aux terroirs AOC notamment par
des actions ciblées au moment de l’élaboration des documents d’urbanisme ce qui permet une
sensibilisation des élus sur la problématique de la préservation des terroirs. En effet, en
France, la réflexion et la maîtrise de l’aménagement de l’espace sont confiées aux
collectivités territoriales. Les terroirs agricoles dépendent donc en grande partie des
municipalités qui leur accordent une importance relative. Les élus possèdent, grâce à des
règles d’urbanisme subordonnant les autorisations de constructions et d’aménagement à
l’observation de prescriptions particulières, la faculté de mettre en place une politique
respectueuse et protectrice des terroirs viticoles. En effet, la maîtrise de la consommation de
l’espace demeure un des soucis majeurs de la Loi du 13 décembre 2000 relative à la solidarité
et au renouvellement urbain dite « loi SRU ». Celle-ci s’appuie sur la notion de
développement durable en édictant le principe d’équilibre entre le développement urbain et le
développement rural, en poussant à une gestion mesurée et économe des espaces naturels,
agricoles et forestiers.

Ainsi la commune, dans le cadre de l’élaboration de son Plan local d’urbanisme, a


notamment la possibilité d’identifier des « zones agricoles » qui correspondent aux « secteurs
de la commune, équipés ou non, à protéger en raison du potentiel agronomique, biologique ou
économique des terres agricoles »2.
L’Etat, dans le cadre de certaines procédures, peut également intervenir pour instaurer des
protections qui s’imposent aux documents d’urbanisme mais une volonté locale est souvent
indispensable à la mise en place de ces protections. Par exemple, peuvent être utilisés des
outils juridiques tels que les « zones agricoles protégées » qui correspondent aux « zones
agricoles dont la préservation présente un intérêt général en raison soit de la qualité de leur
production, soit de leur situation géographique »3, les « zones de protection du patrimoine
architectural et paysager »4, les sites inscrits ou classés5.

2
art. R 123-7 du Code de l’urbanisme.
3
art. L 112-2 du code rural. Des réflexions en vue de mettre en place une « zone agricole protégée » sur la
commune de Saint Julien en Saint Alban située dans le département de l’Ardèche sont en cours.
4
Loi du 7 janvier 1983.
5
art. L 341-1 du Code de l’environnement.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Cependant, si les outils juridiques de protections des terroirs existent, il n’en demeure pas
moins que de nombreux terroirs sont sacrifiés au profit d’une urbanisation galopante. Ces
choix d’aménagement urbain sont notamment favorisés par une déprise viticole accentuée par
un contexte de crise de la filière. L’implantation de projets urbains est souvent décidée au gré
des opportunités foncières, le plus souvent sans réflexion en amont sur la qualité des terroirs
et le respect des intérêts généraux des AOC Côtes du Rhône.
C’est pourquoi la sensibilisation des élus décideurs de l’aménagement du territoire mais
également des vignerons demeure un aspect important des démarches de protection des
terroirs engagées par le Syndicat.

III – La sensibilisation à travers l’outil paysager


L’efficacité de la protection des terroirs passe indéniablement par une sensibilisation, une
concertation et une planification intégrant différents acteurs, qu’il s’agisse de simples
vignerons ou des collectivités territoriales.
Il existe différents outils permettant la mobilisation des acteurs impliqués dans un projet de
valorisation durable. Cependant, force est de constater que souvent ce n’est pas le terroir dans
son ensemble qui incite à une concertation, mais une de ses composantes, le paysage, qui
permet indirectement une valorisation du terroir.

III.1 Etude de zonage agropaysager.


Dans un souci de préservation du patrimoine viticole, et afin d’anticiper les conflits
éventuels entre les différents acteurs sur un même espace, le Syndicat général des Côtes du
Rhône a mis en place depuis 2004 une étude d’identification des potentialités agronomiques
et paysagères des terroirs viticoles. L’objectif est de cartographier, à l’échelle communale, les
zones viticoles présentant les plus forts enjeux pour l’avenir de l’AOC et qui sont à préserver
en priorité. Ce travail a été réalisé sur plus d’une quarantaine de communes de l’aire AOC
Côtes du Rhône.
La démarche implique directement au cœur de la décision de zonage les acteurs locaux
(vignerons et élus) et associe divers acteurs de l’aménagement du territoire (administrations,
Inao, Safer, collectivités territoriales).
L'analyse croise des critères agronomiques et paysagers afin d'identifier les secteurs
viticoles fondant la typicité des vins des Côtes du Rhône et l'image positive qu'ils renvoient
du terroir. Cette étude s’appuie sur un travail d’expertise complété par une concertation avec
les différents partenaires (élus et vignerons locaux) qui précisent leur vision du territoire,
éclairée par les projets en cours.
Le document final, qui n’a pas de portée réglementaire, constitue pourtant un document
d’information à destination des élus pour une meilleure prise en compte des intérêts viticoles
dans les politiques d’aménagement du territoire mais également à destination des vignerons
pour une meilleure valorisation des paysages viticoles. Des propositions concrètes sont faites
pour encourager la protection réglementaire des zones identifiées comme d’intérêt majeur et
le développement d’actions de valorisation des paysages (Assemat et al., 2006 ; Fabbri et al.,
2006).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

III.2 Démarche Charte de Fontevraud : l’exemple de l’AOC Costières de Nimes en


vallée du Rhône (Rochard et al., 2008 ; Fabbri & Ponzo, 2008)

La Charte internationale de Fontevraud6 a été impulsée par l’Interprofession InterLoire et


la Mission du Val de Loire suite au colloque international de Fontevraud sur les paysages de
la vigne et le vin en juillet 2003 et au classement au patrimoine mondial par l’Unesco de la
région Val de Loire. Elle a pour ambition d’inciter tous les acteurs des territoires de vignobles
à s’engager dans des actions de gestion paysagère associées à des offres culturelles et
touristiques innovantes. Les ministères de l’Agriculture et de la Pêche, ministère de
l’Ecologie et du Développement Durable, l’Inao, la Confédération des vins du Val de Loire,
l’Interprofession des vins du Val de Loire, la Mission Val de Loire et l’Office international
des vins ont également contribué à son élaboration, avec le soutien de la Commission
française pour l’Unesco et Icomos (Institut Council for Monuments and Sites – Unesco).
Les terroirs viticoles sont une des expressions majeures des paysages ruraux. Ils ont vécu
d’importantes évolutions paysagères. Sous l’impulsion de la filière viticole, le concept de
l’AOC a introduit des règles de production adaptées à un territoire contribuant à développer la
qualité des vins et le plus souvent des paysages, constituant in-fine un patrimoine collectif.
L’enjeu actuel est d’engager une démarche volontaire et concertée en faveur d’une qualité des
produits et des paysages viticoles, dans une logique de développement durable et d’y associer
une démarche de valorisation culturelle et touristique dans le cadre d’un réseau international
d’excellence.
La Charte de Fontevraud concerne l’ensemble des régions viticoles, qu’elles soient ou non
au patrimoine mondial de l’Unesco. Elle s’adresse à l’ensemble des partenaires susceptibles
de mener des actions en faveur de la qualité des paysages et notamment les élus, viticulteurs à
travers leurs organismes professionnels, les organismes économiques concernés par le
tourisme et les instituts de recherche et développement.
La Charte internationale de Fontevraud permet de soutenir une dynamique en faveur de
l’amélioration du capital paysager au service des viticulteurs, des habitants et des visiteurs. La
signature de la Charte constitue une reconnaissance de la qualité de la démarche engagée en
faveur des paysages. Adhérer à la Charte renforce l’exigence d’une gestion paysagère de ces
territoires dans une logique de développement durable. Enfin, elle permet de participer à un
réseau de territoires viticoles engagés dans des démarches d’excellence pour renforcer les
liens entre qualité des paysages, qualité des produits, de l’environnement et de l’accueil.
En mars 2009, l’AOC Costières de Nîmes est devenue le 5e vignoble signataire de la
Charte internationale de Fontevraud. Cette reconnaissance marque une nouvelle étape dans la
démarche partenariale engagée depuis 2006. La dynamique locale s’est renforcée par un
réseau international structuré et affirmé. Elle permet de bénéficier de l’expérience d’autres
vignobles engagés dans des démarches paysagères et de partager avec eux les détails d’une
gestion quotidienne de paysages vivants.
Plus concrètement, les acteurs du territoire Costières de Nîmes7, partenaires de la Charte
paysagère participent ensemble au financement d’un poste d’animateur ayant pour objectif la
mise en œuvre d’actions concrètes en faveur des paysages de l’appellation.

6
www.chartedefontevraud.org

7
24 communes au sud de l’agglomération Nîmoise dans le département du Gard (France). 25 000 hectares
délimités en A.O.C. et seulement 5 000 hectares revendiqués par les producteurs.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

A titre d’exemple, la Charte permet :


- de maintenir la vocation agricole des terres par la mise en place de cultures paysagères,
c’est-à-dire la semence de compositions fleuries sur des parcelles le plus souvent situées en
entrée de commune ou le long des voies de communication. Cette action menée en partenariat
avec Nîmes Métropole et la Chambre d’agriculture du Gard a permis de maintenir la vocation
agricole de quelques hectares sous pression urbaine ;
- d’élaborer un projet agricole communal en amont de la définition des documents
d’urbanisme par la réalisation d’une carte de zonage du potentiel agricole de l’AOC Costières
de Nîmes identifiant à l’échelle parcellaire les terroirs « d’excellence », poumons de la
production et les terroirs « sous influence urbaine » dont la mutation de l’occupation du sol
est à accompagner ;
- d’agir sur la qualité architecturale des bâtiments agricoles traditionnels ou contemporains
et leurs abords par la diffusion d’un guide conseil réalisé par le CAUE du Gard à l’ensemble
des agriculteurs, élus et structures partenaires de la Charte8 ;
- d’améliorer la biodiversité et la préservation des sols des vignes par la plantation de
haies composites dans les domaines viticoles. En 2009, plus de 400 mètres de haies ont été
plantés ;
- de vendre différemment le vin et son vignoble grâce à la mise en place, en partenariat
avec l’Office de tourisme de Nîmes, de formules courts séjours « Vin et Patrimoine » et « Vin
et Golf » associant une visite de domaine avec dégustation. Pour chaque personne accueillie,
le vigneron perçoit 5 €. Ces packages sont proposés aux tours opérateurs et aux agences de
voyage lors des éductours organisés par pays ou zone géographique (dernièrement l’Europe) ;
- de communiquer sur les paysages identitaires des Costières de Nîmes par la pose de
bornes en pierre du Pont du Gard le long de routes offrant des points de vue remarquables sur
le vignoble et son environnement. Un premier « axe paysager » de 6 kilomètres a ainsi été
réalisé.

Basée sur des principes d’échanges d’expériences et de mutualisation des compétences, la


dynamique territoriale en place reçoit un large soutien. Le paysage devient une porte d’entrée
pour des actions transversales en faveur du vignoble et des vignerons, et plus largement du
cadre de vie.

IV – L’approche environnementale des terroirs

Depuis de nombreuses années le Syndicat général mène des études et des actions autour de
la connaissance et la valorisation des terroirs viticoles des Côtes du Rhône, avec pour objectif
de mieux connaître les terroirs pour mieux valoriser leurs potentialités. Au fil des années, le
programme initial s’est progressivement agrandi et complété afin de s’adapter aux besoins de
la profession (Rodriguez Lovelle & Fabre, 2006).
Aujourd’hui, ces études constituent un support technique solide sur lequel reposent des
actions de protection de terroir de Côtes du Rhône (zonage agro-paysager, expertises de
diverse envergure…).

Face aux atteintes à la biodiversité des vignobles, à la dégradation irréversible des sols, à
l’altération de la qualité des terroirs et des plantations dues à la pollution et à la suppression
ou modification de composantes paysagères, la défense du terroir passe par une défense de
8
Guide téléchargeable sur http://gard.caue-lr.org/ et sur http://www.costieres-nimes.com

5 - 49

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

l’environnement. De plus, les pratiques viticoles liées notamment à la mécanisation


participent quelquefois de façon subversive à dégrader l’environnement ou encore le paysage.

Depuis plusieurs années, de nombreuses exploitations et domaines des Côtes du Rhône ont
adopté des pratiques techniques inscrites dans le cadre de la viticulture raisonnée. D’autres
démarches, encore plus restrictives et exigeantes avec l’environnement, comme l’adhésion à
la charte « Terra Vitis » ou le programme « CAP sur le développement durable » animé par
l'ICV, ont trouvé également de nombreux adhérents dans nos AOC. Enfin, il est à signaler
l’importante représentation de la viticulture « biologique » dans la région, ainsi que la forte
progression du taux d’exploitations des Côtes du Rhône en phase de reconversion en
« Agriculture biologique ».
Au delà de ces actions individuelles, des réflexions à l’échelle de toute la vallée du Rhône
sont actuellement en cours. Le Syndicat général des Côtes du Rhône participe activement à un
projet initié par Inter Rhône, interprofession des AOC en Vallée du Rhône, sur les vignobles
durables.
Le choix de départ pour alimenter ces réflexions a été d’effectuer un audit sous forme de
diagnostic auprès des acteurs de la vitiviniculture régionale. Ce travail a vocation d’identifier
les attentes, les enjeux et de définir les actions pertinentes à mettre en œuvre au plan
technique et économique, préparant les appuis futurs de la filière à même de renforcer l’image
de nos vignobles et nos spécificités.
Les premiers résultats montrent beaucoup d’intentions de la part de nos entreprises mais les
actions concrètes sont encore peu nombreuses, en dehors de celles imposées par les nouvelles
réglementations. Il semble nécessaire de sensibiliser tous les acteurs de la filière afin de
construire un modèle collectif de développement durable en Vallée du Rhône.
Ces démarches ne constituent pas en elles mêmes un outil de protection direct des terroirs,
mais, via le respect, la valorisation et la durabilité des terroirs, des vignobles et des
entreprises, conduisent indirectement à une préservation du territoire viticole.

V – L’approche territoriale (Fabbri et al., 2009)


D’une manière plus générale, la protection des terroirs viticoles, et plus largement la gestion
et la valorisation des terres agricoles, nécessitent une reconnaissance par une participation
active des collectivités territoriales (communes, intercommunalités…). Force est de constater
que la prise en compte de l’agriculture dans les projets de territoire s’est longtemps faite en
opposition avec la question de l’urbanisation. Cette considération par défaut correspondait à
la fois à la séparation entre ville et campagne et à un mode de gestion des sols basé sur une
logique monofonctionnelle d’usage du foncier. La gestion des terres agricoles, longtemps
restée une affaire de ruraux, concerne désormais l’ensemble de la population. Aussi, il devient
nécessaire que les élus investissent la question du devenir des terres agricoles et de la
valorisation économique des produits.
Sur le plan pratique cela demande que le monde agricole propose un projet agricole de
territoire, base d’échanges et de discussions pour orienter une politique en matière
d’aménagement du territoire. Au-delà de l’expression quantitative des besoins en surface des
activités agricoles, une approche plus qualitative et plus fine doit expliquer la localisation des
terroirs et leur fonctionnement. Il convient de s’intéresser à leur mise en relation et à leur mise
en valeur avec les autres domaines d’activité (habitations, réseaux, industries, commerces,
tourisme, environnement).

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Sur le plan méthodologique, l’organisation, l’animation et la coordination des différents


temps d’échanges entre les agriculteurs, les collectivités, les habitants et les experts de
l’aménagement doivent s’établir dans des cadres précis entre instances décisionnelles et
politiques (comités de pilotage) et instances de propositions et de construction du projet
(comités techniques et/ou groupe de travail).
Dans de telles démarches, les questions relatives à l’agriculture nécessitent d’être abordées
avec des outils et des approches spécifiques compréhensibles par les agriculteurs et les
aménageurs. L’originalité de la place que les agriculteurs occupent dans l’espace par rapport
aux autres acteurs des territoires les met en position de contribuer à l’élaboration de nouveaux
projets de territoires avec le soutien actif de nouveaux partenaires que sont les élus et les
collectivités territoriales.

DISCUSSION ET CONCLUSIONS
Le Syndicat général des vignerons réunis des Côtes du Rhône, reconnu Organisme de
Défense et Gestion (ODG) des AOC Côtes du Rhône, met en œuvre depuis plusieurs années
des démarches orientées vers la protection des ses terroirs viticoles. Cependant, force est de
constater que les outils disponibles pour une réelle protection sont encore peu précis et mal
définis, dans certains cas inexistants.
De multiples actions ont été développées à différentes échelles : individuelle, locale
(commune), générale (l’ensemble de l’AOC)... Elles restent surtout des tentatives favorisant
les échanges autour des projets d’aménagement du territoire voués à se développer sur les
terroirs en AOC viticole. Ces démarches sont plus un moyen de réflexion concertée et
d’anticipation des éventuels conflits qu’un outil de réelle protection juridique des terroirs.
Mais elles constituent un réseau de veille et d’alerte face aux éventuelles agressions sur le
territoire viticole.
D’après les auteurs, la clef de voûte d’une protection effective des terroirs repose sur un
équilibre entre une reconnaissance territoriale, technique, politique, paysagère et juridique des
terroirs d’AOC.
Le rôle de défense des AOC ne devrait pas concerner uniquement les ODG, mais constituer
une préoccupation collective et transversale, qui impliquerait un réel engagement de la part de
tous les acteurs du territoire. Une vraie protection des terroirs viticoles mènerait jusqu’à la
définition d’un périmètre de protection reconnu et défendu par tous, en tant que secteur
d’intérêt collectif (économique, social, culturel, historique, patrimonial…).

REFERENCES BIBLIOGRAPHIQUES
Assemat C., Rodriguez-Lovelle B., Fabri L. and Fabre F. 2006. Identification des
potentialités agronomiques et paysagères dans les Côte du Rhône. 1- Exemple d’étude de
protection et de valorisation des terroirs viticoles. In : VIe Congrès Int. des Terroirs Viticoles,
Bordeaux-Montpellier (France), 459-463.
Audier, J. 1991. La protection juridique des terroirs viticoles. In : Symposium OIV
Protection des terroirs viticoles, Bordeaux, 165-176.
Audier, J. 1998. Aspects juridiques des terroirs. In : Simposio Territorio & Vino, Siena
(Italia), 635-643.
Comolli, G. 1998. Tutela legale delle denominazione di origine nel mondo (con aspetti
applicativi). In : Simposio Territorio & Vino, Siena (Italia), 673-684.

5 - 51

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Fabbri L., Rodriguez-Lovelle B., Assemat C., and Fabre F. 2006. Identification des
potentialités agronomiques et paysagères dans les Côte du Rhône. 2- Méthodologie de
zonage. In : VIe Congrès Int. des Terroirs Viticoles, Bordeaux-Montpellier (France), 561-566.
Fabbri, L., Ponzo, N. 2008. Zonage des potentiels paysager et environnemental de
l’Appellation d’Origine Contrôlée, Costières de Nimes. In : VII Congrès Int. des terroirs
viticoles, Nyon (Suisse), 698-709.
Fabbri L., Cividino H., 2009. Paysage, urbanisation et projet agricole. Quel mode
d’expression des paysages agricoles dans les projets de territoires ? In Cahier n°9 APPORT
des outils pour des projets de développement durable des territoires.
Flutet, G., Grelier, A., Vincent, E., Fabbri, L. 2009. Des actions de protection des paysages
traditionnels viticoles : l’exemple des appellations d’origine en France. In : Congrès OIV
Croatie.
Helin, F. 1996. Protection juridique du terroir viticole en France. In : 1er colloque Int. « Les
terroirs viticoles », Angers (France), 531-534.
Maby, J. 1991. Terroirs agressés et perceptions nouvelles du patrimoine foncier. L’exemple
de Tavel, vignoble AOC de la vallée du Rhône. In : Symposium OIV Protection des terroirs
viticoles, Bordeaux, 124-133.
Rochard, J., Lasnier, A., Herbin, C., Ambroise, R. 2008. La charte international de
Fontevraud en faveur des paysages viticoles. In : VII Congrès Int. des terroirs viticoles, Nyon
(Suisse), 710-713.
Rodriguez Lovelle, B., Fabre, F. 2006. Les études de terroir dans l’AOC Côtes du Rhône :
du zonage à l’application. In : VIe Congrès Int. des Terroirs Viticoles, Bordeaux-Montpellier
(France), 561-566.
Revue des Œnologues N°113, novembre 2009.

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RIQUALIFICAZIONE DELL’ANTICA “TERRA DI LAVORO”


ATTRAVERSO IL RILANCIO DELLA CULTIVAR ABBUOTO

D. BIAGIOTTI1, S. MORETTI2, G. CARGNELLO3


1
Enologo, davidebiagiotti@libero.it
2
C.R.A.–Unità di ricerca per l’enologia dell’Italia centro-meridionale, via Cantina Sperimentale 00049 Velletri
(Roma), Italia, simonetta.moretti@entecra.it
3
CRA – Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano , Treviso, giovanni.cargnello@entecra.it;
cargnellogiovanni@libero.it

RIASSUNTO
L’agricoltura dei territori costituenti l’antica “Terra di Lavoro”, territorio che oggi è
compreso nella provincia di Caserta ed in parte di quelle di Frosinone e Latina, ha subito a
partire dal 1970, un’involuzione, principalmente a causa dell’urbanizzazione; solamente la
coltivazione della vite ha mantenuto nel tempo la sua consistenza, ed in particolare della
cultivar Abbuoto.
Nel presente lavoro si è studiato questo vitigno autoctono, ed il vino relativo, analizzando
anche la possibilità, attraverso il suo rilancio, di riqualificare nella globalità questo importante
territorio. Ciò ha suggerito l’urgente necessità di proporre un progetto che tenga conto del fatto
che la presenza del vitigno Abbuoto rappresenta per il territorio una grande opportunità di
crescita e di sviluppo socio-economico, inserendolo in un progetto di sviluppo turistico.

PAROLE CHIAVE
Terra di lavoro, abbuono, enoturismo, restyling, grande filiera

ABSTRACT
The agriculture of territories of the ancient one “Terra di Lavoro”, territory that today it is
inclusive in the province of Caserta and partly of those of Frosinone and Latin, has suffered,
beginning from 1970, an involution, mainly because of the urbanization; only the cultivation of
the grapevine has maintained in the time its consistence, and particularly of the cultivar
Abbuoto.
In the present job is studied this autochtonous vine and the relative wine, also analyzing the
possibility, through its raising, to retrain, in the globality, this important territory. This has
suggested the urgent necessity to propose a project that keeps in mind of the fact that the
presence of the vine Abbuoto represents for the territory a great opportunity of growth and
social-economic development, inserting it in a project of tourist development.

KEYWORD
Terra di lavoro, Abbuono, enotourism, restyling, grande filiera

INTRODUZIONE
La “Terra di Lavoro” ha le sue radici storiche e sociali nella pianura campana, anche se con
la creazione della provincia di Caserta il termine ha assunto più che altro un significato
amministrativo. Nel cuore di questa regione è situato il comune di Coreno Ausonio, oggetto del
presente studio e progetto. Questa cittadina ha fatto parte della provincia di “Terra di Lavoro”
fino al 1927, quando i vari comuni furono ripartiti tra le province di Napoli, Latina e
Frosinone; proprio a questa ultima rimase Coreno.

1
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Quella di Coreno Ausonio è stata da sempre una comunità che ha vissuto di agricoltura, ma,
nonostante ciò, questo settore, pur rappresentando l’unica fonte di reddito per la popolazione,
non si è mai sviluppato al punto tale da fornire un profitto adeguato a chi lo praticasse.
Solamente la coltivazione della vite, seppure nella sua marginalità nell’economia agricola del
comune, ha mantenuto nel tempo la sua consistenza, sia per quanto riguarda il numero di
aziende, che per la superficie investita.
Dallo studio delle cultivar allevate nell’areale del basso Lazio, compreso la zona in
osservazione, un vitigno a bacca rossa è risultato coltivato tradizionalmente, il cui nome locale
è Merolara e che è stato identificato come Abbuono. Come è stato descritto da Serao: «E’ un
vitigno coltivato nella zona pedemontana e collinare del comune di Fondi e da data molto
remota, tanto che si vuole che dalla sua uva si produceva il famoso vino “Cecubo” cantato da
Orazio ». Una volta consolidata l’importanza di questo vitigno e l’importanza che ha il vino
allo stato attuale, non solo come alimento ma anche come elemento di attrazione turistica e
culturale, non ci si è voluti fermare al solo studio del vitigno e del vino, ma, come da tanto
tempo sollecitato, anche, da uno di noi si è voluto proporre un progetto di recupero, attraverso
l’Abbuoto, delle sue risorse tipiche originali del “territoire”, paesaggio compreso, di un piccolo
ma significativo paese dove irrazionalmente l’agricoltura sta per sparire ma per la quale, prima
dell’auspicata industrializzazione e della scoperta del bacino marmifero, era la principale fonte
di reddito ed ora più che mai è fondamentale che queste risorse trovino un nuovo equilibrio
attraverso una armonica rivalutazione del settore agricolo ed agro-industriale alla luce delle
attuali esigenze della società mutate rispetto al passato, come emerge dalla cosiddetta “Grande
Filiera” .

MATERIALI E METODI
Censimenti agricoli: dati comunali ISTAT.
Le determinazioni analitiche chimiche e chimico-fisiche del vino sono state eseguite secondo
i metodi ufficiali CEE. Sui campioni è stato determinato il quadro polifenolico secondo le
metodiche proposte da Di Stefano et al. (1989a) con alcune varianti proposte sempre dallo
stesso autore (Di Stefano et al., 1997). Lo stato di combinazione degli antociani è stato studiato
applicando il metodo, basato su lavori di Glories (1984). Le caratteristiche cromatiche sono
state valutate mediante i classici indici di intensità colorante e tonalità (Glories, 1984) a cui
sono stati affiancati i caratteri cromatici CIE (CIE, 1986; Piracci, 1994). Per l’analisi sensoriale
del vino è stata invece effettuata una valutazione quali-quantitativa dei più rappresentativi
descrittori sensoriali che possono consentire di costruire una scheda a ruota a scala astrutturata.

RISULTATI E DISCUSSIONE
La viticoltura di Coreno
Dai dati ricavati dai censimenti dell’agricoltura si sono ricavati i grafici sotto riportati.
Appare evidente che sul totale delle aziende agricole presenti sul territorio, più della metà si è
da decenni occupata di viticoltura. Tuttavia la superficie adibita a viticoltura non risulta
rilevante rispetto al totale della superficie agricola utilizzata. Infatti, gran parte di questa è
interessata dalla coltura dell’olivo. In conclusione, si può affermare che la coltivazione della
vite, seppure nella sua marginalità nell’economia agricola del comune, ha mantenuto nel tempo
la sua consistenza, sia per quanto riguarda il numero di aziende che per la superficie investita:
il piacere di bere un bicchiere di vino prodotto da se stessi permette di superare le difficoltà
dovute alla conduzione di vigneti obsoleti e scarsamente produttivi.

2
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L’industria estrattiva
Agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso si riaffacciava l’esigenza di recuperare e utilizzare
le

1970 (257 - 58%) 1980 (304-77%)

N. aziende con vite N. aziende con vite

N. altre aziende N. altre aziende

1990 (253-60%) 2000 (243-69%)

N. aziende con vite N. aziende con vite


N. altre aziende N. altre aziende

materie prime presenti nel territorio, tra cui la riscoperta pietra di Coreno, dalle ottime
caratteristiche tecnico qualitative. La circostanza del rifacimento dell’Abbazia di Montecassino
diede inizio all’attività del “Perlato Royal Coreno”.
Nel 1991 si costituisce il “Consorzio per la valorizzazione del Perlato Coreno”, voluto dall’
imprenditoria locale ( in rappresentanza di tutta la filiera produttiva del marmo), dai comuni di
produzione e dalla Regione Lazio. Questa ultima riconosce ufficialmente il Perlato Royal
Coreno come pietra ornamentale di qualità, alla pari del Travertino di Tivoli e del Peperino di
Vitorchiano. Ma già dieci anni dopo si assiste ad una forte riduzione dei siti estrattivi e del
personale addetto, i cui numeri sono costantemente in diminuzione.
La dismissione delle cave ha determinato l’insorgenza di un problema di degrado ambientale.

Foto di una discarica di Perlato Coreno

Ridare naturalità al sistema territoriale, riqualificare cave e scarpate, eliminare il degrado,


recuperare naturalisticamente i terreni abbandonati, inserire elementi naturali nelle aree

3
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

agricole, industriali e urbane, ridurre gli impatti delle opere: è questo l’ambito di lavoro della
progettazione ambientale.
In questa ottica il fattore estetico è un parametro di scelta soltanto aggiuntivo nella
progettazione: una associazione vegetale non è né brutta né bella e nel complesso i parametri di
giudizio sono diversi da quelli usati nella valutazione delle opere dell’uomo. Con una specifica
opera di progettazione si raggiunge l’obiettivo di ottimizzare l’inserimento di un processo di
recupero ambientale attraverso la riduzione dell’impatto. I problemi connessi con l’inserimento
di opere nel sistema naturale possono contribuire allo sviluppo di una prassi di progettazione ed
esecuzione finalizzata alla ricerca di un equilibrio più generalizzato su tutto il territorio.

Il vino Abbuoto

Tab. 1: analisi chimico-fisiche dei vini dopo 6 mesi dalla vinificazione


2006 2007
Alcool % vol 12,10 12,58
Estratto totale g/l 24,80 24,90
Zuccheri g/l n.d. n.d.
Acidità titolabile g/l 5,14 5,03
Acidità volatile g/L 0,53 0,48
pH 3,64 3,76
SO2 Totale mg/L 66 62
Ceneri g/L 2,67 2,60
Alcalinità delle Ceneri meq/L 29,36 30,28
Glicerina g/L 12,9 13,9
Acido Malico g/L 0,07 0,07
Acido Lattico g/L 1,09 0,80
Acido Tartarico g/L 3,58 3,91
Acetaldeide mg/L 12 17
Antociani totali mg/L 208 253
Antociani monomeri mg/ 131 182
Flavonoidi Tot(+)catechina mg/L 857 714
Proantocianidine mg/L 1292 517
Polifenoli Totali(+)catechina mg/L 1496 1858
Flavonoidi non antocianici mg/L 553 645
Flavani reagenti alla vanillina mg/L 567 644
dAL% pH vino 32 49
dAT% pH vino 44 36
dTAT% pH vino 24 15
l dominante nm 631,1 630,4
Saturazione % 98,23 94,23
Luminosità % 1,79 1,80
E420,1cm 3,34 3,31
E520,1cm 5,71 6,63
E620,1cm 1,22 1,42
(E420,1cm+E520,1cm),1cm 10,27 11,36
(E420,1cm/E520,1cm) 0,58 0,50
indice di Glories dA% 60,0 64,4

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Dall’esame dei risultati delle analisi effettuate sui vini (Tab. 1), dopo 6 mesi di stoccaggio si
evidenziano scarse differenze tra i prodotti delle due vendemmie.
Il primo parametro, importante per la qualità sensoriale e commerciale dei vini, è il valore %
del grado alcolico non elevato abbinati ad una eccellente maturità fenolica, i cui valori sono
risultati sempre adeguati alla tipologia di prodotto. Ma è soprattutto dalla dotazione in
composti fenolici dell’uva che largamente dipende la qualità del vino rosso che se ne produce.
Dall’esame dei dati si ritiene ammissibile che si siano generate le condizioni ottimali per il
raggiungimento sia della maturità fenolica sia di quella cellulare delle uve.
Relativamente ai risultati dell’analisi sensoriale, il panel di degustatori ha valutato
“quantitativamente” le singole caratteristiche organolettiche che descrivono genericamente un
vino rosso. I risultati ottenuti sono stati normalizzati ed elaborati adottando il test statistico non
parametrico di Quade. I risultati sono riassunti nella Tab. 2.

Tab. 2: Valutazione media dei descrittori sensoriali e risultati del Test di Quade. Vini
Abbuoto Coreno
2006 2007
significatività
Tonalità 80 81 n.s.
Intensità profumi 66 62 n.s
Complessità profumi 62 58 n.s.
Acidità 44 45 n.s.
Qualità dei tannini 63 64 n.s.
Amaro 59 78 n.s.
Equilibrio 68 67 n.s.
Struttura 66 72 n.s.
Astringenza 61 63 n,s,
Persistenza 60 72 *
n. degustatori: 12 * p ≤ 0,05

I vini allo studio risultano descritti da caratteri sensoriali che non differenziano le annate per
nessuno dei descrittori sensoriali considerati, con l’unica eccezione della persistenza.
In base ai dati analitici complessivi si può senz’altro concludere che le produzioni di vino
sono riproducibili in annate diverse e descrivono vini rossi strutturati ed adatti
all’invecchiamento.

CONCLUSIONI
Una definizione concettuale che contiene il centro di questo studio è quella di Hall e
Macionis “… la visita a vigneti, cantine, festival del vino, e mostre del vino, nella quale la
degustazione di vino e/o provare gli attributi delle regioni vinicole sono i principali fattori di
motivazione per i visitatori.” Per alcuni, il turismo del vino coinvolge anche la pianificazione
di destinazione e la strategia di marketing; questo riconoscimento si manifesta nella Western
Australian Wine Tourism Strategy (2000), che definisce il turismo del vino come: “… un
viaggio allo scopo di provare cantine e regioni vinicole e i loro legami con lo stile di vita. Il
turismo del vino comprende sia la fornitura di un servizio che il marketing di una
destinazione”.
Il progetto
La presenza del vitigno Abbuoto nel territorio di Coreno Ausonio rappresenta per questo
luogo una grande opportunità di crescita e di sviluppo economico. La tradizione storica di

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questi luoghi, profondamente legata a quella antichissima dei territori di Fondi suggerisce
l’idea di un potenziamento in linea con la storia della economia locale che esalti la viticoltura
in generale e, in particolare, la ripresa della produzione del vitigno Abbuoto. Relativamente a
questo secondo punto, di particolare interesse, sarebbe la creazione di un marchio non legato al
vitigno, (perché non brevettabile) e la conseguente scelta di una denominazione originale si
insiste non legato al vitigno ma al territorio: “Coreno” (terra del vino), con lo sfruttamento,
nella strategia di marketing, di una serie di fattori di rilevante interesse. Pertanto tra questi
certamente è da considerarsi il toponimo stesso del luogo, “Coreno” (terra del vino), come
indicativo di una lunga e acclarata tradizione nella produzione di vino che affonda le sue radici
in epoca antichissima, addirittura in epoca pre-romana, in sinergia reciproca con le altre risorse
tipiche originali del territorio. La ripresa e il rilancio della viticoltura e della altre risorse
tipiche originali del territorio a Coreno, anche inquadrata in un programma di ripensamento in
generale delle attività agricole e non agricole, rappresenterebbe senza dubbio il volano di
un’economia, che attualmente è ancorata esclusivamente allo sfruttamento del bacino
marmifero. Il turista attratto e incuriosito dal vino prodotto in loco, sarebbe indotto alla
conoscenza di tutto ciò che ruota, non solo intorno alla produzione di quel prodotto specifico,
ma in generale di tutto ciò che caratterizza questo territoire. Il vino, poi, potrebbe rappresentare
lo strumento attrattivo per promuovere la conoscenza di altri prodotti tipici di cui è auspicabile
la riscoperta e soprattutto l’esaltazione. Vetrina di questi prodotti potrebbero essere e sarebbero
certamente le già presenti manifestazioni di costume popolare quali ad esempio quella de “ I
Vicoli di Coreno”, la cui sperimentazione negli ultimi anni andrebbe però ripensata in termini
di una più forte professionalità. Per quanto riguarda più in generale il rilancio dell’economia
agricola a Coreno riteniamo plausibile rinnovare il tentativo di far nascere una cooperativa,
sicuri che, rispetto al passato, gli agricoltori corenesi siano cresciuti nella loro mentalità, e che
pertanto, siano oggi più pronti che in passato a recepire la validità di questo tipo di
organizzazione oltre che più sicuri delle potenzialità del settore. L’iniziativa dovrebbe avvalersi
del supporto di adeguate figure professionali anche estranee al luogo e rappresentative di quelle
zone del territorio nazionale in cui le stesse impostazioni hanno avuto più successo. Tutto ciò
dovrebbe avvenire senza pregiudizi o sterili chiusure da parte degli agricoltori corenesi, ma
nella consapevolezza che soltanto l’apertura alle conoscenze più valide, da chiunque
provengano, si possa avere un vero arricchimento.
È di nostro interesse sottolineare, ora, come un ulteriore opportunità di riqualificazione del
territorio corenese oltre a quelle che abbiamo evidenziato precedentemente sia rappresentata
dall’eventualità di recupero delle cave dimesse, come ampiamente sottolineato da uno di noi,
presenti sul territorio in esame. Oltre che interessante da un punto di vista ecologico questa
ipotesi si presenta come estremamente concreta. Recupero ambientale che nel caso delle cave
dismesse di Coreno potrebbe efficacemente avvenire, a nostro parere, mediante l’impianto di
colture agricole in particolare viti o ulivi. Questo non prima di aver apportato ai terreni
interessati le opportune correzioni in quanto, in funzione del tipo di lavorazioni, è necessario
individuare le alterazioni avvenute nel suolo in termini di struttura, tessitura, chimismo e
caratteristiche biologiche. Ciò in considerazione del fatto che spesso i residui di lavorazione
rendono sterile il suolo per molti anni. Queste specie, appartenenti alla originale vegetazione di
quei luoghi, possono considerarsi proprie della naturalità del paesaggio e, quindi, non
realizzerebbero un “inquinamento verde”, ma un oltremodo auspicato “investimento verde”.
L’operazione appena descritta comporterebbe una armonica riqualificazione dei terreni
interessati anche sotto il profilo della loro destinazione urbanistica, ampliando in modo
armonico a favore dell’agricoltura in modo eticamente innovativo ed originale la superficie
utilizzabile del territorio.

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E ciò in coerenza con il progetto in esame che prevede il riequilibrio tra le attività del
territorio in funzione delle attuali e future esigenze del territorio mutate rispetto al passato e le
valorizzazione sinergica di tutte le risorse tipiche originali del territoire.

BIBLIOGRAFIA
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Stresa-Verbania (I) - 22 Settembre, pp. 1-14
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vista tecnico, economico, ambientale, sociale, esistenziale, etico, culturale e “turistico
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

CARATTERIZZAZIONE VITIVINICOLA DELLE “TERRE DEL


PIACENZIANO” RICOMPRESE NELLA ZONA D.O.C. “COLLI
PIACENTINI” ATTRAVERSO L’ANALISI SENSORIALE DEI VINI
PRODOTTI

Alberto Vercesi(1), Silvia Civardi(2) Matteo Gatti(3) , Maurizio Zamboni(4)


Gianluca Raineri(5)
(1) (2) (3) (4)
Università Cattolica del Sacro Cuore, via Emilia Parmense, 84 – 29122 Piacenza
alberto.vercesi@unicatt.it
(5)
Riserva Naturale geologica del Piacenziano, Scalinata Ospitale 4/6 – 29014 (PC)
riservapiacenziano@virgilio.it;

RIASSUNTO
I territori della Riserva Geologica del Piacenziano sono parte del pedeappennino piacentino e
sono noti per essere la culla del Pliocene, quel periodo di storia della Terra compreso tra 5.3 e 1.8
milioni di anni fa. Gli strati argillosi e sabbiosi riccamente fossiliferi qui presenti sono da sempre
oggetto di studi geo-paleontologici tant’è che il Pliocene medio (3.6-2.6 milioni di anni fa) è
internazionalmente noto come Piacenziano. Le analisi sensoriali strutturate dei vini qui prodotti
hanno evidenziato, soprattutto per il vino Monterosso, le positive peculiarità dei loro caratteri
sensoriali e descritto gli scostamenti significativi del loro profilo sensoriale rispetto agli altri vini
presi a riferimento.

PAROLE CHIAVE
Vite, terroir, suolo, geologia, vini

ABSTRACT
The particular soils of the of the Piacenziano Geologic Reserve are internationally recognized
with the name “Piacenziano” (medium Pliocene, between 3.6 and 2.6 million years ago). The
structured sensory analysis of the wines of the Piacenziano has shown, mainly for the Monterosso
white wine, the most important sensorial descriptors and the significative differences of the
sensory profile with the other wines produced in the zone.

KEYWORD
Grapevine, terroir, wine, sensory analysis

INTRODUZIONE
L’approccio integrato dello studio della vocazionalità viticola dei territori, ha subito un
particolare impulso evolutivo negli ultimi decenni, costruendosi sulla base della contemporanea
considerazione delle diverse caratteristiche climatiche, edafiche e viticole, studiate nelle loro
influenze sulle principali variabili di misurazione della qualità rilevate nelle uve ed anche nel

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vino, attraverso appropriati metodi di analisi statistica anche multivariata (Scienza et al., 1990;
Fregoni et al., 1992; Morlat, 1996; Asselin, 1998; Piracci et al., 1998; Gerbi et al., 1998; Sotes et
al., 1998; Aramini et al., 2000; Fregoni et al., 2000). A tale proposito è importante sottolineare
l’impostazione avviata nell’approccio integrato della problematica degli studi dei territori viticoli,
nella definizione del concetto di “terroir” (Morlat, 1996; Asselin, 1998) che possiamo definire
come, la più piccola unità territoriale ben distinguibile per proprie peculiarità.
La valutazione della vocazione vitivinicola delle unità territoriali (terroir) che compongono il
territorio, può essere meglio eseguita ampliando le informazioni derivanti dall’analisi delle
prestazioni viticole dell’unità con l’analisi sensoriale strutturata dei vini che in essa si ottengono,
caratterizzati nei loro tipici profili sensoriali in raffronto ad altri vini opportunamente scelti come
riferimento. Nella vitivinicoltura piacentina, che insiste complessivamente su circa 6 500 ha di
vigneto, una parte significativa, ancorché minoritaria come dimensione, interessa le aree della
Riserva Naturale Geologica del Piacenziano (Comuni di Carpaneto P.no, Castell’Arquato,
Lugagnano Val d’Arda, Gropparello e Vernasca). La singolarità più tipica dei vigneti della
Riserva Geologica è rappresentata dai terreni ove sorgono: una successione pliocenica costituita
da un’alternanza di litologie argillose, limose e sabbiose di origine marina ben visibile in
affioramento in corrispondenza di vaste aree calanchive. Gli strati argillosi e sabbiosi riccamente
fossiliferi qui presenti rappresentano il Pliocene medio internazionalmente noto come
Piacenziano. I vini più diffusi ed interessanti di questa zona sono il Gutturnio (rosso) ed il
Monterosso Val d’Arda (bianco) peraltro prodotti anche nella restante viticoltura piacentina.

MATERIALI E METODI
Allo scopo di caratterizzare i vini della zona viticola della Riserva Geologica del Piacenziano,
sono stati presi in considerazione due vini (un Gutturnio ed un Monterosso) appositamente
prodotti (vendemmie del 2006 e del 2007) da alcuni produttori locali che hanno collaborato alla
realizzazione della presente sperimentazione e che hanno destinato a detta vinificazione solo uve
provenienti da vigneti compresi nei territori afferenti alla Riserva Geologica. Questi vini sono
stati sottoposti ad una seduta di assaggio per la definizione dei descrittori: visivi, olfattivi,
gustativi e retrolfattivi (tavola rotonda) e ad una seduta di assaggio di valutazione degli stessi
secondo criteri di analisi sensoriale strutturata con la costruzione dei profili sensoriali, anche in
raffronto ad altri vini presenti sul mercato e prodotti nella zona viticola limitrofa (Val d’Arda
sempre della D.O.C. Colli Piacentini). Due sono stati i vini di confronto saggiati per il
Monterosso e due per il Gutturnio. Un panel di 10 assaggiatori addestrati organizzati da un panel
leader, ha definito (tavola rotonda) i “descrittori” di più frequente percezione predisponendo una
discussione di taratura delle scale di valutazione su uno dei vini preso a caso fra quelli analizzati;
successivamente è stata eseguita la “seduta di assaggio” vera e propria con la valutazione
individuale espressa dagli assaggiatori, senza contatto fra loro, dei descrittori definiti nella
precedente tavola rotonda per tutti i vini oggetto di studio. Ovviamente gli assaggi condotti erano
“alla cieca” e cioè gli assaggiatori non conoscevano la corrispondenza dei bicchieri in assaggio
con i vini campione oggetto di analisi. I descrittori sono stati considerati per il commento del
profilo sensoriale dei vini, nella sequenza: visivi, olfattivi, gustativi e retrolfattivi; evidenziandoli
ad esempio per il Monterosso (Fig.1), sono riportati da sinistra a destra, prima i visivi (dall’
“intensità del colore” ai “riflessi dorati”), poi gli olfattivi (dall’ “intensità olfattiva” allo
“speziato”), quindi i gustativi (dal “corpo” al “metallico”) ed infine i retrolfattivi (dalla
“persistenza” al “vegetale”).

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Gli assaggiatori del panel (giudici) hanno espresso individualmente una valutazione variabile
fra 1 (assenza di percezione) e 9 (elevatissima percezione) per ogni singolo descrittore definito e
per ogni singolo campione di vino “anonimo” assaggiato.
Tali risultati numerici sono stati raccolti ed elaborati con il metodo di analisi di Friedman:
analisi non parametrica (a ranghi) a blocchi randomizzati, con i degustatori (giudici) analizzati
come blocchi; l’individuazione di specifiche minime differenze significative fra i diversi vini,
sono state calcolate sulla base sommatoria dei ranghi, secondo quanto riportato da Freund e
Wilson (2001) per l’analisi di Friedman.

RESULTATI E DISCUSSIONE
Nel caso dei vini Monterosso oggetto di studio (vendemmie 2006 e 2007, vini assaggiati nel
2008), gli assaggiatori hanno individuato 28 descrittori sensoriali ritenuti importanti nella
caratterizzazione dei vini a Denominazione di Origine Controllata assaggiati (Fig. 1). I vini sono
risultati di colore giallo con riflessi dorati e minori variegature di verdi. Il vino ottenuto da uve
del Piacenziano, appariva significativamente meno “verde” e leggermente più dorato degli altri
vini Monterosso saggiati. Dal punto di vista dell’olfatto, notevoli sono state i livelli di percezione
espressi dai degustatori, con valori decisamente più elevati nel caso del vino ottenuto nel
Piacenziano, per quanto riguarda la complessiva intensità olfattiva sentita; a contraddistinguere i
vini erano percezioni olfattive più fruttate e meno vegetali. Da ultimo a questo proposito di
sentori aromatici, fra i vini spiccava in misura significativamente più elevata la complessiva
piacevolezza olfattiva dei vini del Piacenziano. Buoni sono risultati anche i giudizi sulla
persistenza dei sentori. Anche al gusto, i vini del “Piacenziano”, hanno mostrato di raggiungere
valutazioni significativamente più elevate di entrambi gli altri vini oggetto di confronto,
soprattutto per l’intensità del corpo e la complessiva piacevolezza del gusto. Tendenzialmente e
significativamente inferiore è invece apparso nei vini “Piacenziano”, al retrolfatto il sentore
vegetale, mentre veniva giudicata significativamente superiore la loro complessiva piacevolezza
retrolfattiva.
I vini rossi Gutturnio oggetto di valutazione nel presente saggio e provenienti, oltre che dal
Piacenziano dalla Val d’Arda, hanno mostrato, complessivamente minori e meno significative
differenze fra loro di quanto visto nel caso dei vini Monterosso (Fig. 2). Alcuni caratteri di
percezione superiore alla media della scala di misura adottata (valutazione di 5 e più) sono stati di
conseguenza considerati probabili indicatori delle più generali caratteristiche sensoriali della
tipologia dei vini esaminati nel loro insieme. Detti caratteri sono relativi al colore, di un intenso
colore rosso con riflessi violacei; all’olfatto sono risultate sempre buone o elevate le complessive
intensità olfattive, con percezioni più alte per il fruttato e meno rilevanti per il vegetale secco e lo
speziato. Al gusto il corpo è apparso consistente, come pure buona è stata la “percezione sferica”,
nonostante i notevoli valori di acidità. Piuttosto persistenti sono risultati i sentori retrolfattivi ,
soprattutto di fruttato e, in misura inferiore, di speziato.

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Val d'Arda 2008 Val d'Arda 2007

Piacenziano 2007 Piacenziano 2006

Val d'Arda Val d'Arda Piacenziano Piacenziano


Descrittori signific. T 2006 2007 2007 2006
visivi
intensità colore giallo 145.571 3.2 a 3.8 b 5.5 c 7.1 d
rifessi verdi 12.181 5.5 b 5.2 b 4.8 b 3.3 a
rifessi dorati 87.565 1.7 a 2.5 b 3.4 c 5.8 d
olfattivi
intensità olfattiva 4.678 5.5 ab 5.3 a 6.5 c 6.3 bc
agrumi 4.328 2.4 a 2.8 ab 3.5 bc 3.8 c
miele 3.415 2.2 b 1.8 ab 1.3 a 2.4 b
corpo 3.713 4.2 ab 3.8 a 5.3 b 5.4 b
metallico 3.709 3.2 b 3.0 b 2.6 ab 2.1 a
retrolfattivi
vegetale 4.605 3.6 b 3.4 ab 2.4 a 2.6 a

piacevolezza
visiva 24.982 3.8 a 5.1 b 5.8 c 6.7 d
gustativa 5.613 3.5 a 3.4 a 5.0 b 4.9 b
retrolfattiva 8.240 3.5 a 3.5 a 5.0 b 4.6 b

Fig. 1 – Profilo sensoriale dei vini “Monterosso” assaggiati, con indicati tutti i descrittori sensoriali esaminati e, fra
questi, quelli che si sono scostati significativamente nelle valutazioni (*), riportati sotto nel dettaglio delle sole
differenze significative. T = valore del test di Friedmann ed i valori medi espressi per i diversi vini saggiati seguiti da
lettere diverse se risultati significativamente differenti alla minima differenza significativa.

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Piacenziano 07 Val d'Arda 07


Piacenziano 06 Val d'Arda 06

Piacenziano Piacenziano
T 07 Val d'Arda 07 06 Val d'Arda 06
intensità colore rosso* 4.76119 7.2 bc 6.9 ab 6.7 a 7.4 c
rifessi violacei * 3.83146 6.8 b 6.5 ab 6.0 a 6.1 a
riflessi arancio* 3.31579 1.5 a 1.7 ab 2.3 b 2.6 b
intensità olfattiva* 6.24709 5.7 a 6.2 a 5.8 a 6.8 b
persistenza* 6.38619 4.8 a 5.1 a 4.8 a 6.3 b
piacevolezza retrolfattiva* 3.44235 4.8 a 5.1 ab 4.9 a 5.8 b

Fig. 2 - Profilo sensoriale dei vini “Gutturnio” assaggiati, con indicati tutti i descrittori sensoriali esaminati e, fra
questi, quelli che si sono scostati significativamente nelle valutazioni (*). Sotto il grafico è riportato il dettaglio dei
soli descrittori con differenze significative fra i vini con T = valore del test di Friedmann ed i valori medi espressi per
i diversi vini saggiati seguiti da lettere diverse se risultati significativamente differenti alla minima differenza
significativa.

CONCLUSIONI
I vini a Denominazione di Origine Controllata Colli Piacentini: Monterosso e Gutturnio,
ottenuti con le varietà previste dal disciplinare: Monterosso (bianco) – cvv Malvasia di Candia
aromatica (circa il 65%), Moscato bianco, Trebbiano romagnolo, Ortrugo e Sauvignon blanc,
Gutturnio (rosso) – cvv Barbera (60%) e Croatina, coltivate nei vigneti che insistono sui
particolari terreni della Riserva Naturale Geologica del Piacenziano, sono risultati molto
interessanti e peculiari dal punto di vista qualitativo. Fra questi spiccava per singolarità

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soprattutto il Monterosso che ha mostrato all’analisi sensoriale, intensità olfattive decisamente


più elevate degli altri vini di medesima tipologia portati a confronto in questa prima esperienza.
Più corposo degli altri al gusto, il Monterosso del Piacenziano si distingueva dai vini della
stessa tipologia prodotti in zone limitrofe, anche per le maggiori piacevolezze specifiche
(olfattiva, gustativa e retrolfattiva) ed un migliore giudizio di piacevolezza globale. Nel caso dei
vini Gutturnio, pur interessanti nei complessivi profili osservati, non sono state riscontrate
peculiari positive differenze significative fra quelli prodotti nel Piacenziano rispetto a quelli delle
zone limitrofe.

RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano i tecnici che hanno partecipato agli assaggi ed in particolare la Dr.ssa Silvia
Civardi e le aziende agricole Buzzetti e Camorali che hanno collaborato.

BIBLIOGRAFIA
Asselin C. (1998) – Territories et zones viticoles: aspects climatiques, pedologiques,
agronomiques. Caracterisasion des terroirs viticoles: un etude sustemique. Atti del Simposio
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Ricerca pluridisciplinare per la zonazione della Val Tidone (Piacenza, Italia). Vignevini,
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Convegno “Gestione del territorio sulla base delle zone pedoclimatiche e del Catasto. S. Maria
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rapporti tra vitigno ed ambiente quale strumento programmatorio in viticoltura: stima della
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“terroir” in the Certified Denomination of Origin Rioja (Spain). Atti del Simposio Int.
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

INFLUENZE PEDO-AMBIENTALI SU PRODUZIONE, QUALITA’ E


CARATTERISTICHE SENSORIALI DELL’ALBANA DI ROMAGNA
Zamboni M. (1), Nigro G.(2), Vespignani G.(2), Scotti C.(3), Raimondi S.(3)
Simoni M.(4), Antolini G.(5)
(1)
Università Cattolica S.C.; Via Emilia Parmense, 84 - 29100 Piacenza
maurizio.zamboni@unicatt.it
(2)
C.R.P.V. Filiera Vitivinicola e Olivicola; Via Tebano, 54 – Faenza (RA)
nigro@crpv.it
(3)
I.TER Soc. coop.; Via Brugnoli, 11 – 40122 Bologna
scotti@pedologia.net
(4)
ASTRA Innovazione e Sviluppo s.r.l. – 48018 Faenza (RA)
Marco.Simoni@astrainnovazione.it
(5)
ARPA Servizio Idro-Meteo-Clima; Viale Silvani, 6 – 40122 Bologna
gantolini@arpa.emr.it

RIASSUNTO
L'Albana è il vitigno a bacca bianca tradizionale delle colline della Romagna, dove é
presente per più di 2.500 ha. Con le sue uve si produce il vino "Albana di Romagna", una
delle più storiche D.O.C.G. italiane essendo stata costituita nel 1987. La maggiore
concentrazione di vigneti di Albana si trova nell'Imolese e nelle colline del Ravennate, ma
ben conosciuta per la qualità del prodotto é anche la produzione di Bertinoro, nel Forlivese.
Nell'ambito di un progetto di zonazione viticola della collina romagnola, il territorio classico
dell'Albana é stato sottoposto ad un accurato studio pedologico, climatico, agronomico e viti-
enologico. Il complesso dei risultati ha consentito di far emergere alcuni ambienti pedologici
in cui l'Albana fornisce vini dalle caratteristiche sensoriali distinguibili.

Parole chiave: vite, suolo, zonazione, qualità del vino

ABSTRACT
The Albana is the typical white grapevine variety of the Romagna hills, where it occupies
more than 2.500 ha. The Italian DOCG “Albana di Romagna”, created in 1987, is one of the
oldest in the country. Highest concentrations of this variety can be found around Imola and
the hills of Ravenna although the productions of Bertinoro, in Forlì zone, are well know for
their quality. As part of a zoning project of the Romagna hills, the classic territory of the
Albana was object of an accurate geo-pedologic, climatic, agronomic and viti-enological
assessment. The results have highlighted some environments in which Albana wines display
recognisable sensory characteristics.

Keywords: grapevine, soil, zoning, wine quality

INTRODUZIONE
L'Albana è il vitigno a bacca bianca tradizionale delle colline della Romagna, dove é
presente per più di 2.500 ha (ISTAT, 2000). La sua concentrazione maggiore si trova
nell'Imolese e nelle colline di Faenza, Brisighella e Riolo Terme, in provincia di Ravenna ma
ben conosciuta per la qualità del prodotto é anche la produzione di Bertinoro, nel Forlivese. Il
vino "Albana di Romagna", elaborato con l’omonimo vitigno per almeno il 75%, é una delle
più storiche D.O.C.G. italiane, essendo stata costituita nel 1987.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Del vitigno Albana si conoscono cinque biotipi (Calò et al., 2006) ma solamente due,
l'Albana della Serra o della Forcella e l'Albana gentile di Bertinoro, sono veramente diffuse
nei rispettivi areali, il Faentino e il Forlivese.
Nell'ambito di un progetto di zonazione viticola della collina romagnola, coordinato dal
C.R.P.V., il territorio classico dell'Albana é stato sottoposto a un accurato studio pedologico,
climatico, agronomico e viti-enologico avente lo scopo di valutare la risposta produttiva e
qualitativa di questo vitigno nei differenti ambienti pedologici collinari della Romagna.

MATERIALI E METODI
All’interno del territorio collinare romagnolo sono stati individuati quindici vigneti di
Albana che presentavano, come requisito fondamentale, un suolo rappresentativo del territorio
di studio e quindi diffuso all’interno delle Carte dei Suoli disponibili (AA.VV., 2005; Filippi,
Sbarbati, 1994). Dopo verifica della classificazione del suolo, tramite rilevamento speditivo
con trivella olandese, tra tutti quelli visitati sono stati scelti 6 “vigneti-studio” che avevano età
e caratteristiche d’impianto quanto più simili tra loro (tab. 1).
Tab. 1 – Localizzazione e caratteristiche d’impianto dei “vigneti.studio” di Albana
Forma di Densità Alt. Pend. Macro ambienti
Località Prov. Età Esp. Suolo
allevamento (viti/ha) (m slm) (%) pedologici
Suoli calcarei del
Riolo Terme RA 12 guyot 1666 180 NO 18 MNV Basso Appennino
associati a calanchi
Suoli calcarei del
Brisighella RA 16 guyot 1666 122 E 15 BAN3 Basso Appennino
associati a calanchi
Suoli scarsamente
Faenza RA 9 guyot 3700 70 SE 8 CDV2 calcarei del Margine
Appenninico
Suoli calcarei del
Dovadola FC 12 capovolto 2080 186 E 18 FGG1 Basso Appennino con
versanti ondulati
Suoli calcarei del
Bertinoro FC 10 capovolto 2080 250 SE 20 LUG1 Basso Appennino con
versanti ondulati
Suoli scarsamente
Terra del Sole FC 12 capovolto 1333 130 E 12 CDV1 calcarei del Margine
Appenninico

In ogni vigneto, su quindici ceppi suddivisi in tre repliche, sono stati controllati la
produzione di uva a ceppo e il peso del legno di risulta della potatura secca. Su un campione
di uva per ciascuna replica sono stati determinati: grado zuccherino rifrattometrico, pH,
acidità titolabile, acido tartarico e acido malico. Inoltre, nel biennio 2007-2009, dalle stesse
viti si è prelevato un campione di circa 80 kg di uva che è stato microvinificato presso la
cantina sperimentale di ASTRA a Tebano (Graziani, Venturi, 1992). Nell'estate successiva
alla vendemmia i vini ottenuti sono stati sottoposti ad analisi sensoriale con un test quali-
quantitativo. I risultati agronomici e analitici sono stati elaborati statisticamente tramite
analisi di varianza e le differenze tra le medie sono state comparate con il test S-N-K.
Il territorio é stato caratterizzato anche dal punto di vista climatico attraverso i valori
dell'Indice di Winkler [Σ (apr-ott) T°m-10°C] e delle precipitazioni del periodo aprile-ottobre
forniti dal Servizio Idrometeo dell'ARPA dell'Emilia Romagna per ogni vigneto-studio e per
ogni anno, calcolati in base ad una metodica estimativa (Antolini, Tomei, 2006).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

RISULTATI E DISCUSSIONE
Clima, orografia e qualità del mosto
Dai dati forniti dall’ARPA è emerso che, nel triennio 2007-2009, le colline del Ravennate
sono risultate moderatamente più calde rispetto alle colline del Forlivese (tab. 2). In
particolare si può notare che alle quote più elevate l’Indice di Winkler risulta inferiore
(correlazione negativa con R2 = 0.86) e ciò è particolarmente evidente nel sito di Bertinoro.
Il confronto tra le tre annate evidenzia il 2009 più caldo (2217 GG rispetto ai 2094 GG del
2007 e ai 2080 GG del 2008) e il 2008 leggermente più piovoso, con 376 mm caduti da aprile
ad ottobre, 30 mm in più circa rispetto agli altri due anni.

Tab. 2 – Parametri climatici dei “vigneti-studio”; medie del triennio 2007-2009.


Quota Suolo Indice di P apr/ott
Località Vigneto Esp.
(m s.l.m.) Winkler (GG) (mm)
Riolo Terme 1 RA 180 NO MNV 2101 354
Brisighella 2 RA 122 E BAN3 2219 342
Faenza 3 RA 70 SE CDV2 2209 343
2176 346
Dovadola 4 FC 186 E FGG1 2118 390
Bertinoro 5 FC 250 SE LUG1 1940 343
Terra del Sole 6 FC 130 E CDV1 2193 379
2088 371

Nessuna relazione significativa è emersa tra i valori annuali dell’indice di Winkler di


ciascun sito e i caratteri qualitativi del mosto di Albana. Accorpando l’entità delle
precipitazioni del periodo aprile-ottobre in due classi: tra 220 e 314 mm la prima e tra 315 e
405 mm la seconda, è emerso invece che nella prima classe il grado zuccherino é stato
superiore (24,6 °Brix) rispetto alla seconda (23,3 °Brix), senza influenze significative sugli
elementi dell’acidità.
Le componenti orografiche dell’ambiente viticolo romagnolo esercitano un’influenza
significativa sulla qualità del mosto di Albana (tab. 3). Alle altitudini comprese tra 70 e 160 m
slm la gradazione zuccherina del mosto è risultata superiore e la concentrazione di acido
malico inferiore, rispetto alle altitudini comprese tra 180 e 260 m slm. Anche le esposizioni
più irradiate, in questo caso a Sud-Est, consentono un maggiore accumulo zuccherino nelle
uve con la relativa riduzione dell’acidità titolabile.

Tab. 3 – Influenza di altitudine ed esposizione sulla qualità del mosto dell'Albana.


Zuccheri Acidità t. AT AM
Variabile pH
(°Brix) (g/L) (g/L) (g/L)
Altitudine
70-160 24.0 b 6.9 3.21 6.84 1.67 a
180-260 23.4 a 7.1 3.22 6.14 2.05 b
Esposizione
NO 22.4 a 7.4 b 3.20 6.27 1.57
E 23.0 a 7.2 b 3.21 6.81 2.10
SE 24.6 b 6.9 a 3.24 6.65 1.75
A lettere diverse corrispondono medie statisticamente differenti per p ≤ 0,01 al test SNK
L’incidenza nulla delle componenti orografiche e climatiche sul pH e sulla
concentrazione di acido tartarico del mosto conferma la scarsa sensibilità di questo acido
organico alle sollecitazioni ambientali.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Suoli e prestazioni dell’Albana


L’Albana ha fornito prestazioni produttive e qualitative differenti in funzione delle
caratteristiche dei suoli sui quali è coltivato (tab. 4). In particolare i suoli dei vigneti-studio, la
cui definizione fa riferimento all’Archivio regionale dei suoli del Servizio Geologico Sismico
e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna, sono inseriti e rappresentativi dei seguenti
macroambienti pedologici.
- Suoli scarsamente calcarei del Margine Appenninico formatisi su antichi sedimenti
alluvionali. Denominati “Ca’ del Vento” 1-5% pendenti (CDV1) e “Ca’ del Vento” 5-20%
pendenti (CDV2), sono suoli a tessitura franca argillosa limosa, dolcemente ondulati, molto
profondi, non calcarei in superficie e calcarei in profondità.
- Suoli calcarei del Basso Appennino associati a calanchi, formatisi su rocce prevalentemente
argillose o pelitiche del Pliocene, con intercalazioni sabbiose (Formazione delle Argille
Azzurre). Sono i suoli “Banzola” (BAN3), molto inclinati, moderatamente profondi, a
tessitura franca argillosa limosa o argillosa limosa, calcarei e i suoli “Montenovo” (MNV)
che differiscono perché profondi e a tessitura franca argillosa.
- Suoli calcarei del Basso Appennino con versanti lunghi e ondulati, formatisi su rocce
arenaceo-pelitiche alternate (Formazione Marnoso Arenacea Romagnola): suoli “Faggeto” a
tessitura franca (FGG1) e suoli “Luogoraro” franco-argilloso-limosi (LUG1). Entrambi
sono moderatamente ripidi, moderatamente profondi e calcarei.
Sui suoli Cà del Vento la produzione per ceppo dell’Albana è stata inferiore rispetto a quella
ottenuta sui suoli Banzola e Montenovo; sui suoli Luogoraro e Faggeto è invece risultata
inferiore la vigoria dei ceppi e con una produttività intermedia.
Tab. 4 – Influenze dei suoli su vigoria, produzione e qualità del mosto dell' Albana. Medie 2007-2009
Legno di
Produzione Zuccheri Acidità t. AT AM
Suoli potatura pH
(kg/ceppo) (°Brix) (g/L) (g/L) (g/L)
(kg/ceppo)
CDV1-CDV2 4.4 a 1.6 b 24.6 b 7.17 3.21 7.15 1.40 a
BAN3-MNV 6.3 b 1.8 b 23.0 a 7.12 3.22 6.31 1.97 ab
FGG1-LUG1 5.3 ab 1.3 a 24.2 b 6.95 3.24 6.08 2.28 b
A lettere diverse corrispondono medie statisticamente differenti per p ≤ 0,01 al test SNK
I macro-caratteri qualitativi del mosto di Albana si sono differenziati in modo evidente
solamente nella gradazione zuccherina che è apparsa inferiore sui suoli BAN3 e MNV. Ciò è
plausibile considerando che in questi ambienti l’Albana ha mostrato prestazioni produttive e
vegetative superiori. I componenti dell’acidità sono stati nel complesso simili, con la sola
differenza significativa a carico dei contenuti di acido malico, risultati inferiori per i suoli
CDV1 e CDV2. Queste concentrazioni più basse possono essere ricondotte all’inferiore
altitudine che naturalmente caratterizza quest’ultimo ambiente.

Analisi sensoriale dei vini


Nel 2007 i vini elaborati con uve provenienti dai suoli CDV1 e CDV2 sono stati meno
graditi dal panel di giudici, rispetto ai vini provenienti dagli altri suoli, che hanno avuto un
riscontro quasi simile, con una punta di elevata gradevolezza nell’Albana del suolo BAN.
Nel 2008 i vini dei suoli FGG1 e LUG1 si sono confermati positivamente ma lo stesso
giudizio è stato anche raggiunto dai vini dei suoli CDV. In quest’anno è invece comparsa una
disparità di giudizio sui vini provenienti dai suoli BAN3 e MNV, con minor gradevolezza a
carico del secondo, l’unico caratterizzato da un’esposizione poco favorevole (Fig. 1). A
questo proposito occorre ricordare che i due anni sono stati simili dal punto di vista termico e
quasi simili dal punto di vista pluviometrico, con il 2008 leggermente più piovoso.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Fig. 1 - Gradevolezze espresse dai vini Albana nel 2007 e 2008


9

punteggio
6 FGG
5
LUG
MNV
4
BAN
3 CDV1
2 CDV2

1
2007 2008

Questa constatazione ci permette di ipotizzare che anche le differenze riscontrate nei profili
sensoriali dei vini Albana siano dovute a un “effetto terroir” (Fig. 2)

giallo
7
struttura fiorale (acacia)
6
5 2007
acidità 4 speziato

erbaceo secco 1 agrumi

erbe aromatiche pesca/albicocca

miele pomacee mature

frutta esotica

FGG - LUG (FMA) BAN - MNV (FAA) CDV (AES)

giallo
7
struttura fiorale (acacia)
6
5 2008
acidità 4 speziato
3

2
erbaceo secco 1 agrumi

erbe aromatiche pesca/albicocca

miele pomacee mature

frutta esotica

Fig. 2 – Profili sensoriali medi dei vini Albana provenienti da suoli diversi.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Gli indicatori sensoriali principali che identificano l’Albana proveniente dai suoli FGG e
LUG sono i sentori speziato, di albicocca, di miele ed erbaceo secco (fieno) unitamente ad
una struttura sempre presente. L’Albana dei suoli BAN e MNV è sempre ben colorato e
strutturato, con sentori agrumato, di frutta esotica e di erbe aromatiche. In questo vino
emerge o no l’aroma fiorale in funzione dell’annata. Dai suoli CDV1 e CDV2 giunge invece
un’Albana di buona struttura ma sempre poco colorato e con gli indicatori sensoriali dalle
intensità variabili in funzione dell’annata; solo i sentori di erbe aromatiche e,
moderatamente, di frutta esotica sono sempre presenti.

CONCLUSIONI
Dal presente lavoro sono emerse alcune differenti caratteristiche comportamentali
dell’Albana, vitigno a uva bianca tipico della collina romagnola, in risposta alle
sollecitazioni ambientali, in particolare a quelle paesaggistiche e pedologiche.
Alle altitudini maggiori il mosto di Albana è meno zuccherino e più acido, ma questa
normale risposta qualitativa può essere mitigata dalla scelta impiantistica di un’esposizione
più assolata. Sebbene sia emersa una correlazione negativa tra altitudine e Indice di Winkler,
nessuna relazione significativa si è potuta stabilire tra questo indice bioclimatico e i caratteri
qualitativi del mosto di questo vitigno. Sui suoli BAN3 e MNV l’Albana è più produttivo e
più vigoroso, soprattutto rispetto alle prestazioni ottenibili sui suoli CDV1 e CDV2 e ciò
concorre nell’ottenere una gradazione zuccherina del mosto inferiore. Qualche problema di
obiettivo enologico potrebbe sorgere nella trasformazione delle uve provenienti dai suoli
CDV dove, anche in concomitanza con le basse altitudini di questi ambienti, l’acidità totale e
segnatamente quella malica sono basse.
La scarsa vigoria e la moderata produttività dei vigneti di Albana posti sui suoli FGG1 e
LUG1 consentono buoni e costanti livelli qualitativi del mosto. Ciò si traduce anche in vini
giudicati molto gradevoli in entrambi gli anni di vinificazione e con il profilo sensoriale più
complesso e costante.
Nel territorio dell’Albana, quindi, é lecito attendersi che questo vitigno fornisca un
prodotto tipico ma riconoscibile per le sue caratteristiche qualitative e sensoriali, in ognuno
dei tre grandi ambienti pedologici che caratterizzano questo territorio.

BIBLIOGRAFIA
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Emilia Romagna (Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli) - I.TER. Bologna
Antolini G., Tomei F.. 2006. Praga - Programma di Analisi e Gestione dati
Agrometeorologici. Atti del convegno AIAM “Agrometeorologia e gestione delle colture
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Filippi N., Sbarbati L. 1994. I suoli dell'Emilia-Romagna. Servizio Cartografico- RER.
Graziani N., Venturi A. 1992. L’attività di micro vinificazione. Agricoltura n. 2: 68-69.
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della collina emiliana: aspetti pedologici. Italus Hortus, vol. 14, n. 3: 347-351
Zamboni M., Scotti C., Nigro G., Raimondi S., Simoni M., Melotti M., Antolini G..2008. La
zonazione viticola delle colline di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. Notiziario
CRPV, n. 3: 5-162.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

THE TERROIR OF CARNUNTUM


INVESTIGATION OF THE PHYSIOGEOGRAPHIC
CHARACTERISTICS AND INTERDISCIPLINARY STUDY OF
VITICULTURAL FUNCTIONS OF THE CARNUNTUM
WINE DISTRICT, AUSTRIA

M. Heinrich(1), H. Reitner(1), A. Baumgarten(2), J. Eitzinger(3), Th. Gerersdorfer(3),


J. Graßl(4), W. Laube(3), E. Murer(5), H. Pirkl(6), H. Spiegel(2) & I.Wimmer-Frey(1)
(1)
Geological Survey of Austria, Neulinggasse 38, A-1030 Vienna Austria
maria.heinrich@geologie.ac.at; heinz.reitner@geologie.ac.at; ingeborg.wimmer-frey@geologie.ac.at
(2)
Austrian Agency for Health and Food Safety, Institute for Soil Health and Plant Nutrition,
Spargelfeldstr. 191, A-1226 Vienna, Austria
andreas.baumgarten@ages.at; adelheid.spiegel@ages.at
(3)
University of Natural Resources and Applied Life Sciences, Institute of Meteorology,
Peter Jordan Str. 82, A-1190 Vienna, Austria
josef.eitzinger@boku.ac.at; thomas.gerersdorfer@boku.ac.at; wolfgang.laube@boku.ac.at
(4)
Die Rubin Carnuntum Weingüter, Carnuntum Wine Region Cooperation,
Fischamenderstr. 12/3, A-2460 Bruck an der Leitha, Austria
johann.grassl@bruck.lk-noe.at
(5)
Federal Agency for Water Management, Institute for Land and Water Management Research
Pollnbergstraße 1, A-3252 Petzenkirchen, Austria
erwin.murer@baw.at
(6)
Geological Office, Plenergasse 5/27, A-1180 Wien, Austria
Herbert.Pirkl@a1.net

ABSTRACT
During a three-year period, the vineyards of the Carnuntum wine district are investigated for
their terroir characteristics. The interdisciplinary study is aimed at the description of the
physiogeographic properties of the region and at the investigation of the main viticulture
functions by means of climatology parameters, geological compilation, detailed mapping of
the quaternary loess/loam cover of the region, detailed soil mapping, hydrologic investigation
and mineralogical, sedimentological and geochemical analyses of soil and bedrock.
Additionally, winegrowers of the region are asked to complete a questionnaire regarding their
experience because their local and regional knowledge plays an important part in the study.
The objective of the study is to compile thematic and synoptical maps by means of GIS as a
first comprehensive examination of the natural factors of environment.

KEYWORDS
Austria – terroir – geology – soil – climate – questionnaire – GIS

INTRODUCTION
Carnuntum is a small wine-growing region in the eastern part of Austria (Fig. 1) with
scattered areas of vineyards. Main varieties are Grüner Veltliner, Zweigelt and Blaufränkisch.
The region is rich of Roman remains which play a major role in the marketing strategies of
wines and of tourism as well. Modern winegrowing for high quality products is nowadays
driven successfully by ambitious and innovative local winegrowers. For the first time in
Austria, an interdisciplinary study of the habitat characteristics particularly with regard to
winegrowing is carried out. This is the first step in developing the concept of terroir from a
mere marketing tool to a scientific instrument and proving its impact on winegrowing.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

During a three year period, 400 ha of vineyards in the wine district Carnuntum are
investigated with respect to their terroir characteristics and dominating viticulture functions.
The inter-disciplinary study is aimed at the description of the physiogeographic properties of
the region and at the investigation of the main viticultural functions by means of climatology
parameters, geological compilation, detailed mapping of the quaternary loess and loam cover
of the region, detailed soil mapping, hydrologic investigation and mineralogical, sedimento-
logical and geochemical analyses of soil and bedrock. A geoelectrical survey will complete
the investigation.
Additionally, winegrowers of the region are asked to complete a questionnaire regarding
their vineyard settings, their experiences and their traditional know-how, as local knowledge
of wine growers is an important component of evaluation in addition to scientific investi-
gations. Moreover, the questionnaire and the follow-up discussions present an opportunity to
adjust the scientific language to habitual language use.
Results of the study will be compiled in thematic and synoptical maps by means of a
Geographical Information System (GIS).

Fig. 1: General outline of the Carnuntum winegrowing district and its location in Austria
(www.carnuntum-experience.com, press kit)

MATERIALS AND METHODS


The first work package of the study was to collect all geographic data and all available
information, including land register, aerial photographs, digital elevation model, maps of soil
assessment for taxation, and agricultural soil analysis. This collection of data turned out to be

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

a lot more time consuming than estimated because of widely dispersed data providers and
their individual rules and methods of dissemination.
Microclimatic observations are carried out since April 2009. The equipment comprises three
main stations and five sets of transect stations. At the main stations, observations include
precipitation (April – November), air temperature and humidity, solar radiation, soil moisture
and temperature (at depths of 10 cm, 150 cm and 280 cm). At the transect stations,
evapotranspiration (Livingston spherical ceramics), air temperature and humidity (at 50 cm
above ground) and soil temperature and soil moisture (at 5 cm depth) are recorded.
Existing maps on soil and geology proved to be unsatisfactory. Consequently, detailed
fieldwork with hand augers was carried out during the first year to amend soil and geology
maps. The soil description comprised soil type, parent rock, texture, soil depth and lime
content. Parallel to geological mapping, rock samples were drawn for a survey of the variation
of chemical composition and grain size distribution. Additionally, the measurement of
geoelectrical profiles on three selected slopes was arranged.
Chemical analyses of vineyard soil samples taken every five years since 1991, were
statistically evaluated in the wine producing area near Vienna, of which the Carnuntum region
forms one part. Additional geochemical data from former geochemical and geological surveys
were collected and are now available in a GIS application for choosing sites for detailed soil
and rock examination. Content and type of clay minerals will be a special topic within the
range of analyses.
A great deal of work was put in the design of the questionnaire which aims to make the
long-term experience of local winegrowers on vineyards and vine available for the study. This
seems especially important due to the fact that the project is lacking the attendance of
viticulture science. In the questionnaire, sections refer to the locality of the vineyard, to the
rootstock, variety and age of the plantation, to weather and soil conditions, to climatic
changes and the development of phenology, to dangers of erosion, to soil quality, to water and
canopy management and to the practice of fertilizer application among others. All answers to
the questionnaire were entered into a database to be evaluated at a later stage.

RESULTS AND DISCUSSION


In June 2010, half way through the project, the research layout and a few preliminary results
are presented at the congress in Soave.
The impact of hedgerows and orography on evaporation and air humidity becomes clearly
evident due to the spatial variation of the wind field. Nearly everywhere, summer soil
temperatures at 5 cm depth are higher than air temperature at ground level by 0.5 – 1.9°C
depending on soil texture, slope, and aspect. The effect of cooling at higher altitudes is small
(0.0 – 0.6°C) since the relief is modest, but there is an impact from the soil type and its impact
on moisture status. On the other hand precipitation may differ significantly due to local
rainfall or thunderstorms.
Evaluation of soil mapping at high resolution is in progress. Based on the results, locations
for digging and sampling for physical and chemical analysis will be chosen. Later, physical
soil characteristics will be calculated via transfer functions, e.g. available water capacity.
The results of the analyses of vineyard soil samples since 1991 indicate that the contents of
P and K have decreased significantly since the beginning of the investigation period, whereas
the concentration of Mg has remained constant. The reason for this development is the high
level of PK fertilisation lasting until the late nineteen-eighties, followed by a significant
reduction of fertiliser use. Soil Mg contents mainly depend on site conditions and are

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predominantly situated in a high supply class. However, K and Mg are known as antagonists,
and with decreasing K and constant high Mg supply, K uptake could be inhibited.
Detailed geological and lithological mapping permitted the distinction of nearly twice as
many geological units as shown on existing maps. Most vineyards lie on loess, fewer sites are
located on fine-grained, calcareous Neogene sediments and Quaternary terraces with loamy
covering. Few but special vineyard sites are situated with their highest parts on Triassic
limestone and dolomite and on Paleozoic granite as well. The next step will be correlating
geological and pedological maps and integrating both sets of information.
About one half of the winegrowers responded to the questionnaire. In relation to the area of
vineyards these answers represent about two thirds of the vineyards. Answers were submitted
either manually, by mail or FAX, or digitally as word- or excel-files. To build a database was
essential for further evaluation. First steps of the evaluation show some clear patterns, e.g. the
correspondence of water supply problems to geological units (terraces) or the danger of frost
damage to distinct levels of altitudes.

CONCLUSIONS
The objective of the study is to compile thematic and synoptical maps by means of GIS.
These will give winegrowers and consultants an overview and first support in planning
viticultural measurements such as choosing rootstock and varieties. Furthermore, results will
provide a base for the amendment of communication between winegrowers and the oenophile
public. With only half of the work completed, it is early for a serious assessment of the
efficiency of the applied methods to achieve results. However, the recent presentation reveals
that winegrowers who gained insight into scientific research are eager for more detailed
studies. In consequence, a follow-up study which includes Automatic Resistivity Profiling is
in preparation. For the succeeding steps of interpretation, a basic knowledge of soil variability
and rock characteristics will be essential. Furthermore, a study including investigations of the
vine biology and chemical and sensoric analyses of the wines is aspired.

ACKNOWLEDGEMENTS
The study is co-financed by the Rubin Carnuntum winemakers with financial support of the
Leader program of the European Commission, the government of Austria, and the province of
Lower Austria.

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ELEMENTI IN TRACCIA E ULTRATRACCIA NELL’UVA: POSSIBILI


APPLICAZIONI AI FINI DELLA TRACCIABILITA’ GEOGRAFICA

F. A. Faccia(1), C. Vaccaro(1), L. Sansone(2), E. Marrocchino(1), R. Tassinari(1)


(1)
Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Ferrara
Via Saragat 1, 44100 Ferrara, Italia
geostoria@gmail.com
(2)
CRA-Centro di ricerca per la viticoltura
Viale XXVIII Aprile 26, 31015 Conegliano (TV), Italia
luigi.sansone@entecra.it

RIASSUNTO
Nel presente studio si è ricercata la possibilità di associare l’uva al territorio mediante
parametri chimici indipendenti da variabili climatiche ed antropiche.
Nei Colli Euganei, la presenza di vitigni allevati su terreni con un’elevata eterogeneità
geochimica in un areale ristretto, ha permesso di minimizzare tali variabili oggetto di disturbo
ai fini della comprensione dei processi di mobilità degli elementi dal suolo alla vite, in
funzione del luogo di coltivazione. Sono stati prelevati campioni di suolo ed uva provenienti
da aree differenti, determinate le concentrazioni di alcuni elementi in traccia ed ultratraccia e
ricercate possibili correlazioni in funzione dell’areale di allevamento.

PAROLE CHIAVE
Colli Euganei – tracciabilità – impronta digitale – suolo – alimenti – uva – elementi in traccia

ABSTRACT
In this study we sought the possibility of linking the grape vine to the territory by using
chemical parameters not related to anthropogenic climatic variables. In the Euganenan Hills,
the presence of vines grown on soils with high geochemical heterogeneity in a narrow range,
allowed us to minimize these variables usually interfering with understanding the process of
mobility of elements from soil to vine, depending on the site of cultivation. Soil samples and
grapes from different areas have been collected and have been determined the concentrations
of certain trace and ultra trace elements and have been sought possible correlations according
to the breeding area.

KEYWORD
Euganean Hills – traceability – fingerprint – soil – food – grape – trace elements

INTRODUZIONE
Negli ultimi decenni la richiesta da parte di consumatori e produttori di informazioni e
criteri che possano collegare la vite al territorio è diventata indispensabile per poter
differenziare e tutelare prodotti qualitativamente superiori, sicuri, in quanto privi di
sofisticazioni e contraffazioni. Il vino può beneficiare maggiormente di un sistema scientifico,
che permette di collegarlo all’area d’origine, in quanto le sue caratteristiche qualitative ed
organolettiche sono imprescindibilmente legate al territorio. Il riferimento di un prodotto ad
un territorio non intende valutarne esclusivamente le caratteristiche in funzione dell’aspetto
pedologico ma fa riferimento ad un’interazione sinergica tra suolo, clima e tradizioni di

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vinificazione che determinano per un vino la sua unicità legata all’areale geografico su cui è
cresciuta la vite.
Ad oggi esistono numerosi studi sulla tracciabilità alimentare, ad esempio sull’olio d’oliva si
ricerca il legame tra territorio di provenienza e prodotto, analizzando i rapporti degli isotopi
stabili del Carbonio nei numerosi acidi grassi che compongono la parte saponificabile
dell’olio (Spangenberg et al. 1998; Royer et al. 1999) e all’interno della frazione sterolica
(Diaz et al. 2005).
Altri studi elaborano i dati acquisiti da spettri 1H NMR mediante metodi chemiometrici
(Mannina et al. 2001; Mannina et al. 2003; Buzas et al. 2003), oppure utilizzando il rapporto
isotopico dell’Ossigeno, rilevatosi determinante per evidenziare possibili diluizioni del vino,
ma non sufficientemente risolutivo ai fini della tracciabilità (Förstel, 2007; Hermann,
Voerkelius, 2008). Molti di questi studi hanno evidenziato come i fattori climatici e biologici
siano delle variabili che, in alcuni casi, portano a errori nella determinazione dell’area
d’origine.
La georeferenziazione dei vini mediante la determinazione dei rapporti isotopici di
elementi leggeri non è quindi esente da problematiche, tra le quali non di bassa rilevanza è
l’elevata influenzabilità di questi rapporti da fattori quali temperatura, piovosità, tipologia
dell’acqua d’irrigazione, età del vigneto e giorno della vendemmia, variabili di anno in anno.
Nel presente lavoro si sono ricercati dei parametri caratteristici nell’uva partendo dal
presupposto che tali markers, essendo legati al territorio, debbano essere presenti prima nei
suoli e successivamente ereditati dalla vite. All’interno della frazione inorganica del suolo
oltre agli elementi maggiori, che assimilati dalla pianta andranno ad influire maggiormente
negli aspetti organolettici del vino, sono presenti elementi in traccia e ultratraccia in
concentrazioni caratteristiche probabilmente correlabili alle litologie che hanno originato il
suolo.

MATERIALI E METODI
Il campionamento, eseguito nel Settembre 2008, è stato effettuato su 20 punti all’interno di
4 aziende vinicole dell’area euganea e della vicina pianura nei quali sono stati prelevati
campioni di suolo ed uva “Fig. 1”.
I 20 punti di campionamento, georeferenziati mediante GPS, sono stati scelti in modo da
poter prelevare campioni di differenti cultivars presenti sullo stesso substrato pedologico e
una stessa varietà presente su sistemi di suoli (great soilscapes) differenti.
I grappoli d’uva sono stati soggetti a una separazione del succo dal residuo solido al fine di
poterli analizzare separatamente e osservare eventuali fenomeni di bioaccumulo differenziato
all’interno delle due frazioni. Il liquido ottenuto attraverso una centrifuga “succo” e il
rimanente residuo solido sono stati analizzati mediante ICP-MS (Inductively coupled plasma-
mass spectrometry); metodologia che ha consentito di rilevare le concentrazioni di alcuni
metalli pesanti e terre rare con particolare attenzione a quest’ultime essendo elementi affini tra
loro che tendono a contenere fenomeni differenziativi attraverso i processi chimico-fisico
biologici.
Ogni campione è stato analizzato due volte mediante spettrometria di plasma massa (ICP-
MS), presso il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Ferrara. Lo strumento
utilizzato è uno spettrometro Serie X della Thermo Electron Corporation:
§ durante la prima analisi si sono determinati elementi, tra i quali alcuni “metalli
pesanti”, significativi in un contesto ambientale: Li, Be, B, Na, Al, K, Rb, Ca, Sr, Ba,
Mg, Mn, Fe, V, Cr, Co, Ni, Cu, Zn, Ga, As, Se, Mo, Ag, Cd, Sb, Te, Hg, Tl, Pb, Bi, U.

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§ nella seconda analisi sono state determinate le concentrazioni di elementi solitamente


utilizzati per la caratterizzazione petrologica tra i quali le terre rare (REE): Rb, Sr, Y,
Zr, Nb, La, Ce, Pr, Nd, Sm Eu, Gd, Tb, Dy, Ho Er, Tm, Yb, Lu, Hf, Ta, Th, U.

Fig. 1 Ubicazione delle aree campionate nell’areale euganeo.


La composizione chimica dei suoli e dei campioni di rocce è stata determinata tramite analisi
in fluorescenza di Raggi-X condotte presso il dipartimento di Scienze della Terra
dell’Università di Ferrara con uno spettrometro a dispersione di lunghezza d’onda “ARL
Advant-XP”. Tale tecnica ha permesso la determinazione degli elementi maggiori, espressi
come percentuale in peso del relativo ossido (SiO2, TiO2, Al2O3, Fe2O3, MnO, MgO, CaO,
Na2O, K2O, P2O5 ) e dei seguenti elementi in traccia riportati in ppm (parti per milione): Ba,
Ce, Co, Cr, La, Nb, Ni, Pb, Rb, Sr, Th, V,Y, Zn, Zr, Cu, Ga, Nd, S, Sc.

RISULTATI E DISCUSSIONE
Il diagramma Ce-Mn “Fig. 2”
evidenzia come il rapporto tra 1200
questi elementi all’interno del 1000
ViM
succo d’uva, raggruppi i ViR
Mn Succo (ppb)

campioni con poche 800 Lor


sovrapposizioni in funzione 600 PiR
del suolo. E’ inoltre evidente PiV
come suoli carbonatici 400
Sal
tendano a presentare elevate 200 Con
concentrazioni di Mn e bassi
0
valori di Ce. 0 2 4 6 8
Con la sigla “Con” sono
Ce Succo (ppb)
indicizzati alcuni campioni di
succhi d’uva prelevati in
vigneti sperimentali del CRA-
Fig. 2 Diagramma binario Ce-Mn determinati nei succhi d'uva.

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VIT siti nei comuni di Spresiano (TV) e


Susegana (TV) dai quali i campioni euganei si Mn ViM
distinguono prevalentemente per alti valori in ViR
Ce. Nel diagramma triangolare in “Fig. 3” sono Lor
plottate le concentrazioni di Mn, Rb/2 e Sr dai PiR
rapporti dei quali è possibile constatare come PiV
tendano a raggrupparsi secondo l’areale di Sal
provenienza. In particolare, fatta eccezione per i
campioni Sal, ogni area di campionamento
tende a mantenere costante un caratteristico
rapporto Mn-Sr. Nelle valli intracollinari
presenti tra i rilievi euganei si sono formati suoli
principalmente derivanti dall’erosione di
Rb/2
litologie calcaree, magmatico acide e Sr
magmatico basiche, per ciascuna delle quali si Fig. 3 Diagramma triangolare Mn-Rb-Sr
hanno concentrazioni massime di uno dei tre riportante le concentrazioni determinate nei
elementi riportati nel grafico in “Fig. 3”. E’ succhi d’uva.
quindi lecito ipotizzare che i rapporti tra questi tre elementi osservati nei succhi siano legati ai
contributi relativi, delle differenti litologie madri, ai sedimenti che hanno generato il suolo su
cui la pianta è cresciuta.
La tendenza della pianta a mantenere invariati, nei processi d’assimilazione radicale, i
rapporti presenti nel suolo di alcuni elementi, è ancor più evidente dai grafici in “Fig. 4” e
“Fig. 5”.
I due grafici rappresentano i pattern di distribuzione delle REE nei succhi d’uva normalizzate
a valori chondritici (McDonough, Sun, 1995) riportate su scala logaritmica.
La “Fig. 4” si riferisce a varietà
Sal
differenti campionate sullo stesso
0,1
suolo, il grafico riportato in “Fig. 5” si
riferisce a campioni di Cabernet
Sauvignon prelevati su differenti aree.
Succo/Ch

0,01 Rab
Mer La forma di ogni pattern, caratteristico
di ogni campione, visualizza
CbF
0,001 CbS
intuitivamente i rapporti tra REE. È
0,0001 evidente come le similitudini tra i
La Ce Pr Nd Sm Eu Gd Tb Dy Y Ho Er Tm Yb Lu
pattern di distribuzione siano maggiori
tra i campioni d’uva cresciuti sullo
Fig. 4 Distribuzione delle REE nei succhi d’uva di
cultivars differenti nell’ area “Sal”.
stesso suolo, come a suggerire che
“l’impronta digitale geochimica” sia
ereditata dal suolo e non sia
Cabernet S. caratteristica e specifica per ogni
0,1
cultivar.
Succo/Ch

ViM
0,01
ViR
Lor
PiV
0,001
Sal

0,0001
La Ce Pr Nd Sm Eu Gd Tb Dy Y Ho Er Tm Yb Lu

Fig. 5 Distribuzione delle REE nei succhi d’uva di


Cabernet s. cresciuti su differenti suoli.

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CONCLUSIONI
La distribuzione delle REE all’interno dei campioni d’uva ha evidenziato come differenti
varietà di vite coltivate sullo stesso suolo esprimono pattern analoghi.
È inoltre evidente come, anche nei processi d’assimilazione da parte delle piante, l’Europio
presenti delle anomalie che sono state evidenziate anche in altri prodotti agricoli (Ding et al.
2006).
Sono stati inoltre identificati possibili elementi “traccianti” come Ce e Mn che
raggruppano cultivar differenti in relazione al suolo su cui sono cresciute.
È ipotizzabile come una possibile tecnica, che utilizzi i sopra citati parametri chimici ai fini
della tracciabilità, sia soggetta ad una risoluzione spaziale molto variabile. Suoli molto
maturi distribuiti su di un vasto areale potrebbero esprimere un’elevata omogeneità e
conseguentemente imprimere nell’uva la stessa impronta geochimica.
Le misure del rapporto isotopico 87Sr/86Sr hanno evidenziato una relazione significativa
tra succhi e terreni, correlabile alle diverse zone geologiche (Horn et al. 1993; Almeida,
Vasconcelos, 2004). La determinazione delle REE associata alle concentrazioni di alcuni
metalli e al rapporto 87Sr/86Sr potrebbe rivelarsi risolutiva ai fini della tracciabilità.

BIBLIOGRAFIA
Almeida R. Marisa C., Vasconcelos M. Teresa S. D., 2004. Does the winemaking process
influence the wine 87Sr/86Sr? A case study. Food Chemistry, 85 (1): 7-12.

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Diaz T. G., Meràs I. D., Casas J. S., Franco M. F. A., 2005. Characterization of virgin olive
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Mannina L., Sobolev A. P., Segre A. L., 2003. Olive oil as seen by NMR and chemometrics.
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

McDonough W. F., Sun S. S., 1995. The composition of the Earth. Chemical Geology, 120:
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Royer A., Gerard C., Naulet N., Lees M., Martin G. J., 1999. Stable Isotope Characterization
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Agricultural and Food Chemistry, 46: 4179-4184.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

SVILUPPO DI UNA METODOLOGIA DI TRACCIABILITÀ E


DEFINIZIONE DELL’IMPRONTA PETROCHIMICA IN SUOLI E VINI
DELLA SICILIA OCCIDENTALE NELLA PIANA DI MARSALA (TP).

D. Ferioli1, E. Marrocchino2, P. Bartolomei,3 R. Tassinari2, C. Vaccaro2, L. Sansone4 , N.


Belfiore4, A. Sparacio5.
1 U-SERIES, Via Ferrarese, 131, 40128 Bologna, Italia E-mail info@u-series.com
2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Ferrara, Via Saragat 1, 44100 Ferrara, Italia.
3 ENEA, via dei Colli, 16; 40136 Bologna, Italia.
4 CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura, Viale XXVIII Aprile, 26 31015 Conegliano (TV), Italia.
5 IRVV Istituto Regionale della Vite e del Vino, Via Libertà, 66 90143 Palermo, Italia.

RIASSUNTO
I risultati delle ricerche condotte in un vigneto sperimentale di Marsala (TP), scelto per
omogeneità di fattori bio-agronomici (età, tecniche colturali, potenzialità vegetativa e
produttiva), consentono di definire l’impronta geochimica in uve e vini ereditate dai suoli. Ai
fini della ricerca sono stati prelevati 24 campioni di suolo - 6 per ogni varietà - in
corrispondenza degli apparati radicali delle quattro cultivars indagate: Nero D’Avola, Refosco
dal peduncolo rosso, Fiano e Verdicchio. I suoli sono stati caratterizzati mediante analisi
chimiche in XRF (X ray Fluorescence) ed i vini in ICP-MS (Inductively Coupled Plasma-
Mass Spectrometry).
La piana di Marsala rappresenta, infatti, un’area test ideale per la tipologia di suolo e per la
presenza, nell’alta pianura, di un acquifero di buona qualità attualmente non degradato per
fenomeni di salinizzazione. L’area inoltre ricade nella fascia sensibile alla desertificazione
che è da alcuni anni oggetto di indagine tramite numerosi progetti e programmi di ricerca, ed
il monitoraggio delle caratteristiche di uve e vini nelle varie annate può fornire un contributo
alla comprensione di questi effetti. L’analisi delle varie cultivars è focalizzata alla ricerca dei
vitigni meno sensibili allo stress climatico al fine di pianificare interventi di qualificazione in
grado di affrontare l’impatto che i cambiamenti climatici produrranno nei prossimi anni
nell’area mediterranea. Questo lavoro ha cercato di definire i tenori di fondo dei macro e
micronutrienti inorganici e di acquisire la banca dati essenziale per la valutazione delle
ricadute dei cambiamenti climatici e degli effetti della desertificazione sulla qualità dei vini

PAROLE CHIAVE
Uve, vini, suolo, desertificazione.

ABSTRACT
Research studies carried out on a vineyard, selected on the basis of the bio-agronomic
factors’ homogeneity (age, cultivation techniques, production capability…), in the Marsala
Plain (TP) Sicily, have permitted to define geochemical fingerprints inherited by grapes and
wines. 24 soil’s samples (gathered in correspondence of the root system) of 4 different
cultivar types (6 from Nero D’Avola, 6 from Refosco dal peduncolo rosso, 6 from Fiano and
6 from Verdicchio) were collected. The soil samples were characterized by XRF chemical
analysis and the wine samples were analysed by ICP-MS technique.
The Marsala Plain is test site both for soils and for the presence of an aquifer characterized
by good quality of water and lack of salinisation processes. These pilot site is located in an
area currently interested by desertification phenomena and for this reason carefully
monitored. This situation can be helpful in order to characterize the features of grapes and

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

wines in several vintage years contributing on the comprehension of the effects of


desertification on the production of wine. Analysis of different cultivar were focused on the
definition of particular grapevine varieties less sensitive to climatic stress conditions, in order
to plan suitable qualification actions to face the impact of climatic changes foreseen in the
Mediterranean area.
The aim of this study is to define the background standard values for inorganic macro and
micronutrients, acquiring the essential data set useful for the evaluation of climatic changes
and desertification effects on the wine quality.

KEYWORD
Grapes, wines, soil, desertification.

INTRODUZIONE
Incrementi della temperatura e precipitazioni più intense hanno ricadute sulla qualità di
suoli, acque e alimenti. Molti settori della Sicilia Meridionale sono fra le aree a maggior
rischio di desertificazione nel Mediterraneo. Le ricadute dei cambiamenti climatici possono
essere stimate attraverso l’analisi dei processi di degrado delle matrici biologiche fra cui i
prodotti alimentari. In Sicilia, la produzione di uve e di vini costituisce uno dei settori
produttivi più fiorenti che potrà risentire dell’estremizzazione del clima. Le peculiarità
geochimiche del suolo apportano un contributo importante alle caratteristiche composizionali
del prodotto finale, in termini di macronutrienti (K, Ca, Mg,…), di micronutrienti essenziali
(Zn, Cu, Fe,…) e non essenziali e/o tossico-nocivi (Pb, Cd, As,…). Le varie specie vegetali
accettano selettivamente gli elementi maggiori ed in traccia in base alle loro caratteristiche
biologiche, proprietà oggetto di progetti di ricerca per la selezione di piante resistenti e utili
alla bonifica di siti inquinati. Solo recentemente le ricerche scientifiche si stanno indirizzando
alla definizione delle relazioni fra qualità degli alimenti ed in particolare del vino, delle
caratteristiche composizionali dei suoli e delle condizioni climatiche. Le differenti varietà
controllano il trasferimento dei vari elementi dal suolo alla pianta attraverso processi chimici,
biochimici e fisici che dipendono anche dalla disponibilità nel suolo, dalla natura dei minerali
argillosi, dalla temperatura e dalla disponibilità d’acqua.
Si propone una metodologia per individuare i markers geochimici in grado di fornire
indicazioni attendibili sull’origine geografica dei prodotti alimentari e quelli sensibili ai fattori
microclimatici. In Sicilia le condizioni di estremizzazione del clima consentono lo studio
sperimentale degli effetti di elevata temperatura e bassa piovosità sulla qualità di uve e vini, in
termini di macro e micronutrienti inorganici assimilati dal suolo. L’area di Marsala, per le
particolari condizioni termiche e idriche, è una delle aree più rappresentative per la
descrizione della risposta all’estremizzazione climatica e per un futuro monitoraggio
finalizzato a verificare le relazioni fra condizioni climatiche e qualità di uva e vini. Questo
lavoro ha avuto lo scopo di caratterizzare nello stesso suolo quattro vitigni: due a bacca
bianca (Verdicchio e Fiano) e due a bacca nera (Refosco dal peduncolo rosso e Nero
D’Avola) al fine di riconoscere le caratteristiche geochimiche che dipendono dal suolo e
quelle legate alla varietà di vino.

MATERIALI E METODI
Inquadramento geografico-geologico dell’area
I vigneti dei campi sperimentali oggetto della presente indagine, sono ubicati a circa 100
metri. s.l.m. in uno dei terrazzi calcarenitici appartenente al sistema di 8 ordini di terrazzi

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

marini, debolmente pendenti verso mare e parzialmente rimodellati dall’erosione. Il rapido


deflusso delle acque meteoriche è garantito da una debole pendenza verso sud-ovest in un
settore caratterizzato da ampie e dolci spianate. Poco pronunciata è l’idrografia superficiale ad
eccezione dei rari torrenti e l’area in cui ricade il vigneto fa parte del bacino idrografico della
piccola incisione torrentizia della fiumara di Sant’Onofrio. L’assenza di incisioni fluviali di
rilievo è dovuta alla elevata permeabilità dei sedimenti calcarenitici e alle condizioni
climatiche siccitose. Nonostante la bassa piovosità le condizioni climatiche, dominate da
elevate temperature, favoriscono i processi di dissoluzione dei carbonati e quindi la
pedogenesi dalle calcareniti organogene che in base alla morfologia può essere più o meno
spinta. Il grado di litificazione delle calcareniti, la permeabilità e la morfologia hanno
condizionato l’uso del suolo in quanto si hanno aree fertili (spesso adibite a viticoltura) nelle
zone terrazzate pianeggianti, in cui i processi erosivi del suolo sono trascurabili. Nelle aree in
cui le calcareniti sono più cementate e la morfologia è meno dolce, i suoli sono meno evoluti
e volumetricamente poco estesi e sono destinati prevalentemente alla coltivazione di
graminacee e/o sono terreni incolti e destinati al pascolo. La dissoluzione dei carbonati ha
prodotto suoli ricchi in argille residuali con elevati contenuti di ossidi ed idrossidi di Al e/o Fe
(bauxitici- lateritici). Frequentemente nei suoli meno maturi si riscontrano concrezioni di
carbonati particolarmente compatti di colore bianco.
L’area in cui ricade il campo sperimentale di Marsala è caratterizzata da affioramenti di
sedimenti calcarenitici di ambiente costiero di età quaternaria, sedimentati e rimodellati
durante le periodiche oscillazioni eustatiche quaternarie. Le calcareniti quaternarie, sono
costituite da bioclasti carbonatici, che per struttura e tessitura permeabile e giacitura sub-
orizzontale hanno fornito condizioni favorevoli all’impianto di vigneti. In base alla quota
(D’Angelo, Vernuccio 1994), si è identificata un’età Pre-Tirreniana dei terrazzi compresi tra
50 e 170 metri s.l.m. e Tirreniana per i terrazzi a quota più bassa compresi tra 0 e 35 metri
s.l.m. I vigneti in esame, essendo localizzati nel settore collinare a circa 100 m s.l.m., sono
impostati sui depositi sedimentari più antichi sempre di natura calcarenitico-sabbiosa
depositatasi in seguito ad una fase trasgressiva del Pleistocene medio denominata da Ruggieri
e Unti (1974) Grande Terrazzo Superiore (G.T.S.). I depositi calcarenitici ospitano un
acquifero a falda libera che fa parte di un sistema multiacquifero complesso localizzato nei
livelli permeabili (sabbioso-limosi) alternati ai livelli argillosi della sequenza terrigena Plio-
pleistocenica di ambiente marino, che nell’area in esame hanno notevoli spessori (superiori
spesso ai 500 metri). Il sistema multiacquifero è una preziosa risorsa in quanto consente,
anche in periodi siccitosi eccezionali, un appropriato approvvigionamento idrico.
Campionatura
Nel 2009, nel campo sperimentale ubicato in località Biesina – Marsala -, sono stati
prelevati 24 campioni di suolo (6 per ogni varietà) a tre diverse profondità (0-10; 10-30 e 30-
60 cm) in corrispondenza del sottofila.
I campioni di terreno sono stati trattati ad una temperatura di 500°C per la rimozione della
sostanza organica. Il contenuto in fasi volatili è stato stimato per calcinazione in muffola ad
una temperatura di 1000 °C (Loss On Ignition).
Le analisi in XRF (X-ray fluorescence), condotte su pasticche di polvere pressata, sono state
eseguite mediante lo spettrometro a dispersione di lunghezza d’onda ARL Advant XP in
dotazione ai laboratori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Ferrara,
hanno consentito di determinare gli elementi maggiori ed in traccia nei suoli. “Metalli
pesanti” e terre rare, presenti in vini, succhi, bucce e mosti, sono stati determinati mediante
analisi in ICP-MS (Inductively coupled plasma-mass spectrometry) con lo spettrometro Serie
X della Thermo Electron Corporation, dotato di dispositivo a cella di collisione/reazione

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

CCTED per la riduzione/eliminazione delle principali interferenze poliatomiche ed isobariche,


in dotazione al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Ferrara.
Nei campioni di suoli, uve, mosti e vini sono stati misurati i radionuclidi naturali (Ra-226 e
K-40) ed artificiali (Cs-137) attraverso spettrometria gamma. Le concentrazioni di K-40 e Cs-
137 sono misurabili direttamente, il Ra-226 è stato calcolato tramite i figli a vita breve (Pb-
214 e Bi-214) mentre il Th-232 è stato calcolato tramite il Ra-228, a sua volta calcolato
tramite Ac-228. Le misure sono state condotte secondo la norma UNI 10797: 1999 con
rivelatori al Germanio Iperpuro (HPGe), calibrati in energia e in efficienza con standards
radioattivi forniti da IAEA (International Atomic Energy Agency), NIST (National Institute
of Standards and Technology) ed ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e
l’Ambiente). Le sorgenti radioattive utilizzate sono IAEA-RGU-1, IAEA RGTh-1, IAEA
RGK-1, IAEA 300, IAEA 375, IAEA 315 ed IAEA SOIL 6, NIST SRM 4350B ed ENEA
MRS 1057.

RISULTATI E DISCUSSIONE
Le analisi hanno consentito di verificare la forte variabilità composizionale dei suoli che
sono più o meno impoveriti in silice in base al grado di pedogenesi. Alcune viti insistono su
suoli poco maturi con ancora abbondanti clasti carbonatici non disciolti dal processo
pedogenetico (32,7%< SiO2 <45,9% e 18,5%< CaO <26,5%). Dai suoli ricchi in carbonato a
quelli più poveri in CaO il rapporto Fe2 O3 /Al2 O3 si mantiene costante, il che indica l’origine
da una comune roccia madre. Gli elementi alcalini sono poco abbondanti per un
impoverimento dovuto alla pedogenesi che ha rimosso in particolare il sodio (0,09%< Na2O
<0,19%); un po’ più abbondante è il potassio (1,17%< K20 <1,85%) che è correlato
positivamente con il Rb. Le basse concentrazioni in Na2O indicano che le condizioni
climatiche aride nell’area dei vigneti non hanno prodotto fenomeni di salinizzazione dei suoli,
grazie all’elevata quota che rende improbabili fenomeni di ingressione salina e anche per la
buona qualità delle acque dell’acquifero. La correlazione positiva fra somma degli alcali,
concentrazioni di SiO2 ed Al2O3 è da attribuire alla presenza di minerali argillosi nei suoli.
L’elevata abbondanza dello Stronzio (350< Sr < 590 ppm) è attribuibile all’origine marina in
ambiente litorale delle calcareniti quaternarie. Bassa è la concentrazione nei suoli di Cr. Ni,
Co, e V . Tutti i vini analizzati hanno concentrazioni in metalli significativamente inferiori ai
limiti normativi (D. M. 29.12.1986, Reg. 2006/1881 CE, ; Reg. CE 466/2001).
Per meglio definire il trasferimento dei metalli dal suolo alle piante per ogni elemento
metallico analizzato per ciascuna delle quattro varietà, sono stati definiti i coefficienti
adimensionali K “Fig. 1”, calcolati come il rapporto tra la concentrazione dell’elemento nella
pianta Cipianta e la concentrazione dell’elemento nel suolo Cisuolo (K=Cipianta/Cisuolo)
Questo valore ha consentito di individuare gli elementi che sono più facilmente assimilati.
Tale approccio consente non solo di individuare gli elementi affini ma anche di identificare
eventuali anomalie geochimiche dovute all’alterazione del sistema.
Il Nero D’Avola ha una maggiore propensione ad assimilare il Na (56 ppm) rispetto alle
altre cultivars, e questa tipologia di uva sembra più sensibile ai fenomeni di potenziale
salinizzazione dei suoli. Particolarmente elevato è il valore in K riscontrato nel Refosco p.r.
(1500ppm) che assimila questo elemento anche in suoli poveri come quelli del campo
sperimentale siciliano. Le quattro cultivar hanno bassa propensione ad assimilare Al e Fe,
anche se il Fe è più abbondante nei due vini rossi. Il basso valore del coefficiente di
assimilazione del Ca rispetto al Mg è probabilmente legato alla elevata abbondanza di questo
elemento nei suoli.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

COEFFICIENTE K

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Fig. 1. Trend in scala logaritmica del fattore di assimilazione K riferito ai 4 vini analizzati.

Le quattro cultivars hanno analoghi coefficienti di assimilazione per i metalli alcalino terrosi
(Mg, Sr e Ba) che sembrano dipendere più dalle cultivars che dalla natura del suolo. Anomala
è l’elevata assimilazione dello Zn, probabilmente immesso dall’uomo attraverso i trattamenti
antiparassitari e le concimazioni, così come Cu e V. Il Verdicchio ha elevate concentrazioni di
Cu che possono dipendere dai trattamenti o da una maggiore propensione all’assimilazione,
mentre nel Fiano si ha elevata concentrazione di V e Nb di probabile origine naturale dato il
basso impatto antropico sull’area.

CONCLUSIONI
Lo studio ha permesso di confrontare la risposta geochimica del vitigno Nero D’Avola
coltivato in due ambienti diversi: Marsala (TP), Sicilia e Piavon di Oderzo (TV), Veneto. La
scelta di questi due ambienti è avvenuta in base alle forti differenze climatiche, come risulta
dagli studi sul periodo vegetativo delle uve (Riou et al. 1991) e non in base alle analogie
altimetriche e alla natura dei suoli. Nel dettaglio, per il Nero D’Avola si è evidenziato che:
- nonostante la maggiore disponibilità di Na nel suolo Veneto (1760 ppm nel Veneto, 1100
ppm nella Sicilia) le condizioni climatiche stimolano una minore assimilazione di Na nel
Veneto rispetto alla Sicilia (8 ppm nel Veneto e 56 ppm nella Sicilia);
- il Rb nei suoli mostra significative differenze (78 ppm nel Veneto e 45 ppm nella Sicilia)
ma le condizioni climatiche favoriscono maggiore assimilazione nelle uve siciliane cosicché
la concentrazione nei vini è pressoché identica (1,1 ppm sia nel Veneto che nella Sicilia);
- la concentrazione di Mg nei suoli e’ dello stesso ordine di grandezza (11200 ppm nel
Veneto e 9800 ppm nella Sicilia), mentre nei vini veneti e’ minore (75 ppm Veneto; 140 ppm
Sicilia);
- il Ba è confrontabile sia nei suoli sia nei vini (270 ppm e 240 ppm rispettivamente per
Veneto e Sicilia);
- la forte differenza di concentrazione dello Sr nei suoli (50 ppm nel Veneto e 410 ppm nella
Sicilia) si riflette parzialmente nei vini (0,40 ppm nel Veneto e 1,75 ppm nella Sicilia);
- le differenze in contenuto in Ca dei suoli (14000 ppm nel Veneto e 150000 ppm nella
Sicilia) si riflettono solo parzialmente nei vini (64 ppm nel Veneto e 70 ppm nella Sicilia);
- la concentrazione di Fe, Mn, Co, Cr, Y e Cu nel suolo siciliano e’ sistematicamente 2-3
volte inferiore rispetto alla concentrazione nel suolo veneto, mentre il tenore di questi metalli
nel vino siciliano è sistematicamente 3 volte superiore rispetto al vino veneto il che indica
l’elevato ruolo delle condizioni climatiche nell’assimilazione. Fortunatamente i bassi valori di

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

questi elementi nei suoli consentono il rispetto dei limiti di legge e conferiscono a questi vini
le corrette proprietà organolettiche. Tale tendenza è meno evidente per il Ni, il V e lo Zn.
Inoltre, è stato accertato un contenuto in K molto più basso nel vino Veneto (480 ppm)
rispetto a quello siciliano (875 ppm) nonostante la concentrazione nei due suoli sia simile
(13020 ppm nel Veneto, 13440 ppm nella Sicilia.
Lo stesso comportamento geochimico è stato osservato per il Refosco p.r. “Fig. 2”.
COEFFICIENTE K - REFOSCO

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Fig. 2. Trend del fattore K per i metalli candidati a markers geochimici riferiti al vino Refosco
p.r. nei due ambienti.

Il presente studio mette le basi non solo per definire i criteri geochimici per la tracciabilità
dei vini siciliani ma anche per comprendere gli effetti delle condizioni climatiche sulle
caratteristiche di qualità del prodotto. La letteratura scientifica (Riou et al. 1991) mette in
evidenza l’importanza dei fattori energetici (insolazione e temperatura) sull’invaiatura e
sull'arricchimento in zucchero dell'uva, fattori che possono essere connessi a maggiori o
minori tassi di assimilazione dei metalli. Il Nero D’Avola rappresenta la varietà con la
maggior capacità di assimilazione tra quelle osservate: assimila maggiormente Al, Fe, Mg,
Na, Co, Sr, Zn ed Y (quest’ultimo dello stesso ordine di grandezza del Fiano). Il Refosco
assimila maggiormente il K e il Rb. Analogamente però rappresenta la varietà con il minor
tasso di assimilazione di Ce, Nb, Pb, V, Zr e Nd. Il Fiano assimila maggiormente le Terre
Rare (Ce, La e Nd) e in aggiunta Nb, V ed Y. Il Fiano rappresenta inoltre la varietà con il
minor tasso di assimilazione di Cu. Il Verdicchio, infine, assimila maggiormente Pb e Cu.

BIBLIOGRAFIA
- D’Angelo U., Vernuccio S. (1994) – Note illustrative della carta geologica Marsala (F°. 617
scala 1:50.000) – Bollettino Società Geologica Italiana, Vol. 113, Roma, 55-67.
- Ruggieri G., Unti M. (1974) – Pliocene e Pleistocene nell’entroterra di Marsala – Bollettino
Società Geologica Italiana, 93, Roma, 723-733.
- D.M. 29 dicembre 1986 - Caratteristiche e limiti di alcune sostanze contenute nei vini.
- Regolamento (CEE) n. 466/2001 della Commissione dell’8 marzo 2001 che definisce i
tenori massimi di taluni contaminanti presenti nelle derrate alimentari.
- Regolamento (CEE) N. 1881/2006 della Commissione del 19 dicembre 2006 che definisce
i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari.
- Riou C. (1991) L’analyse agrométérologique et ses applications: un exemple en viticulture.
1er colloque sur les applications de la météorologie et leurs intérets economiques. 24-26
Avril 1991, Salines Royale d’Arc et Senans: 1-7.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

LES MICRO ZONES ET LES TECHNOLOGIES TRADITIONELLES DE


LA VINICULTURE EN GÉORGIE

Mirvelashvili M., Kobaidzé T., Maghradzé D.,


Institut de recherches d’horticulture, de viticulture et d’oenologie
6, avenue Maréchal Guélovani, 0159, Tbilissi, Géorgie

RÉSUMÉ : LES MICRO ZONES ET LES TECHNOLOGIES TRADITIONELLES DE


LA VINICULTURE EN GÉORGIE

La Géorgie est un pays d’une tradition très ancienne de viticulture et de viniculture. Là, dans
les micro zones spécifiques, en précisant le lieu on produit de différents types du vin d’une
histoire de plusieurs siècles, distingués par leurs caractéristiques, portant des signes originaux
(vins de table sec, demi-sec, demi-sucré, mousseux, Kakhétien, Imérétien). Leur production
est favorisée par l’unité des tels phénomènes associés entre elles harmonieusement comme
l’espèce, le terroir, le climat et les technologies.

MOTS-CLÉ
Le vin Kakhétien – le vin Imérétien – Kvevri (la cuve).

ABSTRACT: THE OLDEST GEORGIAN WINE – MAKING (OENOLOGY)


REGIONS AND THEIR TRADITIONS.
M. Mirvelashvili – Doctor, T. Kobaidze – Doctor, D. Maghradze – Doctor

Georgia is one of the oldest viticulture and oenology country, where in Terroir regions is
produced long secular history, qualitative different, original dispirited (table dry, semi-dry,
semi-sweet, sparkling, Khatetian, Imeruli) wine. Producing such kind of wines is encouraged
by harmonic confluence of species, soil, climatic and technological (making in Qvevri) and
totality of phenomenon

KEY-WORDS
Kakhetian Wine – Imerelian Wine – Qvevri (Pitcher).

INTRODUCTION
La viticulture et la viniculture fait partie intégrante de l’histoire de la nation géorgienne. La
vigne – culture très ancienne de la fleur de terre – sous une forme de souche pétrifié (30 cm de
diamètre) et d’une trace de cep et de ses feuilles (Kandashvili 2000), les pépins de vigne
cultivée très ancienne, avec les traces du vin dans le récipient à vin en argile, le boulier en
argile de taille avec un bas-relief d’une grappe de raisin et nombre d’outils de ménage ou bien
d’objet d’usage quotidien – représente l’héritage des fouilles du site de Choulavéri dans le
sud de la Géorgie et date de la fin du 7 ème millénaire et début du 6ème millénaire avant notre air
(Kiguradze 2000). Parmi les objets découverts c’est le fragment d’un récipient en argile qui
attire le plus d’attention à cause de la représentation d’un homme avec un pénis tenant dans sa
main droite élevée une grappe de raisin. Cette représentation devrait être, selon l’avis des
chercheurs, le dieu le plus ancien de vigne et du vin, âgé de 8000 ans.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Les données systématisées archéobotaniques compte 42 sites archéologiques en Géorgie


(Constantini et al.2005-2006). La vigne possède en Géorgie une histoire de près de 15
millions d’années, alors que la viticulture et la viniculture – de plus de 8 mille ans.
Durant cette longue période, sur le fond de la diversité de terroirs et du climat ainsi que la
sélection créatif, la Géorgie se divise en deux zones, orientale et occidentale, selon la valeur et
l’emplacement géographique du produit de la viticulture et la viniculture. La zone orientale
comprend les régions de Kakhétie et de Kartli et la zone occidentale – Imérétie, Ratcha-
Letchkhoumi, Gourie, Samegrélo et Abkhazie. Un assortiment très riche d’espèces de vigne –
525 types (Kétskhovéli, Tabidzé, Ramishvili, 1960) – est différencié par groupes endémiques.
Ainsi, en Géorgie ont été créées et perfectionnées les technologies originales de fabrication de
vins sec, naturellement demi-sucré et naturellement pétillant du type Kakhétien et Imérétien,
en harmonie avec les espèces de vigne et les conditions climatiques et du terroir.

GÉORGIE ORIENTALE
KAKHÉTIE
La région majeure, la plus ancienne de la culture du vin et de la viticulture en Géorgie est
Kakhétie, située dans le bassin des fleuves Alazanie et Iori. Elle est longée du Nord-Est par la
chaîne principale du Caucase et protège la région de l’attaque directe des masses d’air froid.
Du Sud elle côtoie la hauteur de Garédjie et le plateau de Chiraki, de l’Est – l’Azerbaïdjan.
Kakhétie se divise en 4 petites régions : Shida Kakhéti (Rive droite du fleuve Alazani), Garé
Kakhétie (partie centrale du fleuve Iori), Kiziki (territoire situé entre les parties inférieurs des
fleuves Alazani et Iori) et Garma Mkhari (rive gauche du fleuve Alazani). Les vignobles de
production se situent à 400-800 mètres d’altitude, cultivées sur les sols suivants : sol brun de
la forêt, sol brun du champ, sol d’humus carbonique, sol alluvial et sol carbonique de la forêt.
Le total des températures actives est égal à 3800° – 4000°. Le raisin est récolté à son
mûrissage physiologique (jusqu’à 20-24% du taux de sucre, 5,0- 6,5 g/dm 3 d’acidité totale).
Les espèces du raisin blanc de production sont de cette région sont : Rkatsitéli, Khikhvi,
Mtsvané Kakhouri, Kisi, ceux de raisin rouge – Sapéravi, en peu de quantité le Cabernet
Sauvignon Merlot et Pinot noir.

LA TECHNOLOGIE TRADITIONNELLE KAKHÉTIENNE


Le vin du type Kakhétien est produit à partir des espèces locales de vigne de raisin blanc et
rouge à Kakhéti uniquement, par voie de cépage ou bien des espèces séparées. Le récipient
traditionnel pour le vin, en argile déposé dans la terre- Kvevri porte un des rôles importants. Il
facilite la fermentation du jus, la maturation du vin et la conservation à une même
température.
Le raisin foulé est transféré du bassin de broyage (Satsnakhéli) à l’aide des canaux en bois
dans les Kvevris pendant le cuvage. Au début c’est le « premier jus » qui s’écoule, il est
opaque et assez léger. Il est suivi du « jus du milieu » - le meilleur par sa couleur, son corps et
son goût. Et c’est le « jus de la fin » assez épais, coloré et acerbe qui coule en dernier.
Après une nuit de pose le marc (la pellicule, la pulpe et les pépins) est mélangé avec une
fourche en bois et est laissé jusqu’au matin. Il subit un processus de fermentation, d’oxydation
très intense c’est pourquoi sa couleur claire change en couleur foncée. Après 8-12 heures de
foulage on ajoute le marc au jus et c’est la cuvaison (spontanée) alcoolique qui commence et
dure de 7 à 10 jours. Il est constaté que la fermentation alcoolique est plus rapide et totale
quand on ajoute le marc déjà fermenté au jus que sans fermentation et produit le vin d’une
couleur plus intense, d’un corps doux et harmonieux (Guiachivli, 1961).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Il existe deux méthodes de cuvage du jus avec le marc : la fermentation à chapeau submergé
et la fermentation à chapeau flottant. Le coefficient du remplissage de Kvevri lors du cuvage à
chapeau submergé est 0,9. Pour que le marc ne dépasse pas les bords de Kvevri on fixe en
dessous du col de la cuve les baguettes en bois croisées, les « ponts ». Pour éviter que le marc
accumulé au col de la cuve ne pourrisse on mélange deux fois par jour avec des rames en bois.
On mélange 3 à 4 fois par jour lors de la fermentation à chapeau flottant (coefficient de
remplissage 0,80). La fermentation active du jus dure 3-4 jours, ensuite l’intensité baisse petit
à petit et ce processus termine dans une semaine. Le marc descend vers le fond. Le vin
fermenté est rempli d’analogique, on souffle le sulfite par-dessus le jus et ferme tout de suite
hermétiquement par le capot en pierre poli, on le couvre ensuite de terre et le laisse jusqu’au
premier pressurage.
A la différence du blanc lors de production du vin rouge on ajoute tout le marc au jus tout de
suite après le foulage, mais le sépare complètement du jus après la fin de la fermentation (7-8
jours) car si le jus est laissé longtemps avec le marc le vin devient trop acerbe et son goût
dégrade. Les autres opérations techniques sont identiques à celles du vin blanc.
Le vin Kakhétien fermente avec le marc pendant 5 mois. Pendant cette période la pulpe
dégage dans le jus le maximum de composés phénoliques, de la couleur, les composées
minéraux ou aromatiques lesquels subissent l’oxydation lors de la transvasement ouvert (4
fois) par l’aération, enrichissent le jus des produits de leur oxydation offrant au vin une
couleur, un goût, un corps, un contenu, une arôme et une identité spécifiques. Le vin séparé
du marc est pur, transparent et stable. Le vin fini contient 11,5-13,0 % d’alcool, 4,5-6,0 g/dm 3
d’acides tartriques, 26-30 g/ dm3 d’extrait, près d’un total de 3,5-4,5 g/dm3 de phénols. Le
taux élevé de phénols dans le vin blanc Kakhétien le rapproche par ses qualités antioxydants
aux vins rouges et possède un caractère antiischémique, bactéricide, radioprotecteur et P
vitaminé. Sa couleur et thé foncé ambrée, son bouquet dégage plus de tons de raisin sec, par
son goût il est accompli, avec du corps, velouté et harmonieux. Les types du vin Kakhétien
sont les suivants : « Kakhétie », « Tibaani », « Kvareli », « Napareouli », « Kardénakhi ». En
plus de cela dans cette région on produit des vins d’appellations d’origine reconnus
mondialement comme : « Tsinanadali », « Manavi », « Gourdjaani », « Napareouli » etc.

KARTLI
La région de Kartli appartient à une zone d’un climat subtropicale modérément humide,
caractérisé par un été chaud et hiver froid avec variation entre le climat modérément doux de
steppe et le climat modérément humide.
Ici, les plantations de vignobles de production sont situées dans les vallées du fleuve
Mtkvari et ses confluents les rivières Liakhvi et Ksani, à 450-700 mètre d’altitude sur les sols
brun de champs, alluvial de champs, brun gris et d’humus carbonique. Le total des
températures actives varie entre 3600° et 3200°. Kartli est connu pour ses espèce de vignes à
raisin blanc : Tchinouri (blanc), Gorouli Mtsvane, Boudéchouri Tetri. Les vignes à raisin
rouge : Tavkvéri, Chavkapito. Petits territoires de plantations d’espèce européennes : Pinot et
Aligoté. Le raisin est récolté à son mûrissage physiologique avec 17,0-21,5% du taux de
sucre, 8- 10 g/dm3 d’acidité totale.

LA TECHNOLOGIE TRADITIONNELLE DE LA FABRICATION DU VIN


« ATÉNURI »
A Katrli, le raisin et foulé par les pieds dans le bassin spécial, appelé Satsnakhéli, le jus
coule par des tuyaux dans un grand récipient en argile – Taghari et d’ici il est transféré dans
un Kvévri propre enfumé de sulfite. On ajoute 0,2-0,3% de pulpe lavé et on laisse 15%

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d’espace pour la cuvaison, on ferme le couvercle, on bouche les contours par l’argile et on le
couvre par le sable. La fermentation se fait dans l’atmosphère naturelle de température basse –
« un frigo naturel », à la base de l’oxygène contenu dans le Kvevri. Au moment du
ralentissement du processus de fermentation on rempli la cuve par le vin analogique jusqu’au
bout, on presse bien à la main le marc accumulé au col de la cuve et on referme le couvercle
en frottant le contour par l’argile et couvrant le couvercle par le sable ou la terre poreuse dans
le but de garder la fraîcheur et on le garde jusqu’à la consommation (Beridzé, 1946).
Le vin reçu par cette technologie est connu sous le nom d’Aténouri. Il est pur, cristalline, a
une couleur verte, reste pétillant longtemps. On sent sa perfection, sa finesse, sa légèreté. La
bouche garde longtemps la sensation de tons nouveaux.
Dans le temps ancien le vin Aténouri pouvait dévoiler toutes ses qualités uniquement à la
consommation sur place dans des conditions de fraîcheur. Au transport il perdait le gaz
carbonique et ainsi sa légèreté, sa qualité pétillante et la clarté. C’est pourquoi il a fallu
inventer une un nouveau schéma de technologie contemporaine selon lequel le jus est filtré
pendant 12-24 heures, on y ajoute ensuite 0,1-0,2% de la pulpe lavée. Au moment où le taux
de sucre dans la masse en fermentation atteint 1,5-1,0% on refroidit le vin à -3°C pendant 12
heures et on le met en bouteille pour la fin de fermentation. 2-3 mois après la fin de
fermentation le vin est purifié par remuage et dégorgeage et est rempli par un doseur. Le vin
de ce type contient entre 10,3% et 11,8% d’alcool, l’acidité total atteint 5,0-7,0 g/dm 3, le
taux de gaz carbonique varie entre 0,8 et 1,2 atmosphère, considéré comme une norme
satisfaisante.
Parmi les vins de Kartli les plus importants sont les appellations d’origine – le vin
naturellement mousseux « Aténouri » (micro-zone – Aténi), « Khidistaouri » (Khidistavi) et
« Moukhranouli » (Moukhrani). La production de ces vins en Géorgie compte plusieurs
siècles.

GÉORGIE OCCIDENTALE
IMÉRÉTIE
Les vignobles sont cultivés à 250-400 mètre d’altitude, sur les sols alluvial, délluvial et
d’humus carbonique. La région appartient à une zone d’un climat subtropical humide de mer
et est caractérisé par un hiver doux et un été chaud. Le total des température actives est égale
à 4500-3000°. Ici on produit des vins blanc, rouge et rosé de table d’une haute qualité,
originaux des appellations d’origine et de cépage, à partir d’espèces blanc du raisin: Tsitska,
Tsolikaouri, Krakhouna et d’espèces rouge : Aladastouri, Dzelchavi OtskhanouriSapéré etc.
Le raisin est récolté à un taux de sucre 20-23% et un totale d’acidité de 7,0-9,0 g/dm3.
La micro-zone de l’appellation de « Sviri » est située sur la rive gauche de la rivière Kvirala.

LA TECHNOLOGIE TRADITIONNELLE DE FABRICATION DU VIN BLANC DE


TABLE DU TYPE IMÉRETIEN
La technologie de fabrication du vin du type Imérétien est aussi ancienne que celle du vin
Kakhétien. Le raisin est foulé là aussi dans un grand bassin – Satsnakhéli. Le jus est transféré
soit d’abord dans un réservoir spéciale à jus soit directement par un canal en bois dans un
Kvevri propre enfumé de sulfite. Le lendemain matin on y ajoute 4-5 kg sur 100 litre de la
pulpe fermenté pendant la nuit. On laisse 10-15% d’espace de cuvaison dans Kvevri et on le
ferme par un « Badim » de chaîne ou de châtaignier dont la face touchant l’intérieur de Kvevri
doit être carbonisé. On couvre la surface du couvercle d’une couche d’argile de 10-15 cm
(« Akalo »). Le « Badim » porte un trou au milieu où on glisse le tuyau de canne pour

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l’évacuation du gaz carbonique. C’est dans ces conditions que se fait la fermentation
alcoolique avec un mélange énergique par jour.
A la fin de la fermentation le Kvevri est rempli du vin analogique, il est couvert de 15-20
cm de terre « Akalo » et recouvert de sable ou terre poreux. La degustation du vin se fait une
fois par mois. On en lève délicatement le marc accumulé à la surface du Kvevri, le récipient
est à nouveau rempli et est recouvert. Une fois que le marc est descendu complètement et le
vin devient pur (au mois de décembre) on transvase le vin dans les Kvevris propres enfumés
de sulfite. Les autres processus sont identiques à la technologie de la production du vin
Kakhétien.
Les caractéristiques chimiques et organoleptiques sont situées entre ceux des vins
Kakhétiens et des vins européens (Giachvili, 1961).
Le vin d’appellation d’origine « Sviri » varie de couleur de paille à ambrée. Possède une
arôme de cépage et des tons de fruits. Par son goût il est doux, énergique et harmonieux. Il
contient 10,5-12,0 % d’alcool et près d’un total de 6,0-7,0 g/dm 3 d’acidité. Les bons vins du
type Imérétien sont produits dans les micro-zones Obtcha-Vani, Tchkhari-Sazano et Katskhi.

RATCHA
La région se situe dans la Géorgie occidentale, dans le creux des pans du sud des montagnes
du Caucase, dans l’amont du fleuve Rioni. Les vignobles de production sont cultivés à 450-
750 mètres d’altitude, sur la rive droite du fleuve Rioni, sur un territoire du 35-40 km de
longueur (exposition du Sud). Les couches productrices du sol sont ici des sols à ossature et
d’humus carbonique à chaux, les terres rocheuses riches de quartz et de chaux, déterminant
les qualités particulières du régime thermal du sol et contribuant à la concentration des sucres
dans le raisin. Le total des températures actives varie entre 3650° et 3550°.
A Ratcha à la fin du mois d’octobre à partir des cépages locales de vigne à raisin rouge
Alexandrouli et Moudjourétouli on produit le vin rouge d’appellation d’origine naturellement
demi-sucré « Khvantchkara » (taux du sucre 27-29%, acidité tartrique 6,5-7,5 g/dm3).

LE VIN NATURELLEMENT DEMI-SUCRÉ « KHVANTCHKARA »


Selon la technologie traditionnelle le raisin cueilli de cépages Alexandrouli et Mudjourétouli
(75% + 25%) est déposé dans Satsnakhéli (bassin de foulage), « Khorgo » ou bien sur des
planches tressées et est laissé pendant 2-3 jours. Les producteurs locaux affirment que : « de
cette manière la raisin, dure juste après être cueilli, se ramollit, mûrit, prend de la chaleur, sa
peau devient plus fine et la fermentation sera complète » (Prouidzé, 1974). Le pressage du
raisin ainsi que la fermentation alcoolique du jus se poursuit dans Khorgo (bassin de foulage).
Une fois le pressage à pied terminé on enlève à la main des tiges et le reste est mélangé
énergiquement avec une rame à bois. Pour garantir une bonne température à la fermentation
on couvre le Khorgo par des nappes épaisses et on attend que la fermentation commence. Le
jus « se réveille » dès le lendemain, suivi de fermentation intense. On mélange la masse en
cuvaison 3-4 fois par jour. Si, à cause du froid, la fermentation est empêchée, on entoure le
Khorgo par des tas de foin et on fait le feu dans Marani (cave de vin). Au moment où la
fermentation se ralentit (environ 5 jours après) on procède à la dégustation du vin frais –
« Matchari ». Si on sent que le taux de sucre est satisfaisant (6-7%) on transfert le jus purifié
dans le Kvevri propre à l’aide des canaux où le jus finit vite la fermentation à cause du froid et
le taux du sucre baisse à 5-3%. Ensuite le récipient est rempli du vin analogique, fermé et
laissé pendant deux semaines pour la purification. Ensuite le vin pur est transféré pour la
vinification dans un autre Kvevri propre enfumé de sulfite. On le rempli jusqu’au bout et on le
couvre bien en bouchant bien les contours par l’argile et en couvrant par-dessus de la terre

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poreuse. On laisse le vin jusqu’au mois de janvier. Au Nouvel An le vin est transvasé une
deuxième fois.
Les vins produits par les technologies anciennes n’étaient pas stables, étaient conservé
uniquement pendant les mois de fraîcheur, 4-5 mois et recommençaient la fermentation
dès les premières hausses de températures. Mais en utilisant les technologies
contemporaines la stabilité de Khvantchkara est garantie et la période de consommation
est ainsi prolongée.
Le vin fini Khvantchkara contient 11-14% d’alcool 3-5% de taux de sucre et un total de 5,0-
6,5 g/dm3 d’acidité. Le vin est de couleur rubis foncée, avec un fort bouquet caractéristique
développé, un corps moyen et d’une grande douceur, par son goût il est harmonieux et
velouté, possède des tons de framboise.
Le vin naturellement demi-sucré bien connu Khvantchkara était connu sous le nom du « Vin
des Kipiani » jusqu’au 19ème siècle, à cause du nom de la famille qui le produisait. Ce vin a été
primé la première fois en 1898 à la première exposition d’agriculture de Batoumi, en 1907 il a
reçu le grand prix à l’exposition international d’Ostende, en Belgique. En 1930 il est produit
par l’appellation d’origine « Khvantchkara » et est primé depuis par de nombreux pris
nationaux ou internationaux.

CONCLUSION
La variété de cépage aborigène de vigne, la diversité écologique, la multitude des outils –
récipient traditionnels développés pour la production de vin, ainsi que les technologies
uniques de fabrication de vins de différents types (Kakhétien, Imérétien, mousseux) sont les
conditions à l’origine de la production des vins d’appellations d’origine reconnu désormais
mondialement comme : « Tibaani », « Tsarafi », « Aténouri », « Sviri », « Khvantchkara »,
« Kardanakhi » et autres.

BIBLIOGRAPHIE
Œuvres incluses dans une revue:
1. Constantini L. et al., 2005-2006, L’ancienneté de la culture de la vigne en Géorgie, ,
Revue « La vigne et le vin », N°1-2, pages 27-31 ;
2. Kandachvili D., 2000, La vigne en Géorgie est de 15 millions d’années, Revue « La
vigne et le vin », N°1-2, page 26 ;
3. Kighuradze T., 2000, Le berceau de la viticulture et la viniculture culturelles, Revue
« La vigne et le vin », N°1-2,pages 27-31 ;
Livres :
1. Beridzé G., 1948, Le vin Aténouri, Travaux de l’Institut de laviticulture et la viniculture
de l’Académie des Science de Géorgie, Tbilissi, tome 4, pages 206-217 ;
2. Beridzé G., 1961, Les vins géorgiens, Tbilissi, 105 pages ;
3. Beridzé G., 1961, La vinification et la conservation du vin, pages 37- 49 ;
4. Guiachvili D., 1961, La cave de vin géorgien, Tbilissi, pages 44-51 ;
5. Prouidze L., La viticulture et la viniculture en Géorgie, éd. « Géorgie soviétique »,
Tbilissi, 356 pages.
6. Ketskhovéli N et al., 1960, L’ampélographie de Géorgie, Tbilissi, page 423.

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A ZONING STUDY OF THE VITICULTURAL TERRITORY OF A


COOPERATIVE WINERY IN VALPOLICELLA

G.B. Tornielli, E. Rovetta, E. Sartor, M. Boselli

Dipartimento di Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino, Università degli Studi di Verona. Via della
Pieve 70, 37129 San Floriano (VR) – Italia.
Email: giovannibattista.tornielli@univr.it

ABSTRACT
The Valpolicella hilly area, north of Verona, is highly vocated for viticulture but its
vineyards are sometimes characterized by very different soil and microclimate conditions
which can greatly affect their oenological potential. A zoning study promoted by the
Cooperative Winery Valpolicella (Negrar, Verona, Italy) was carried out with the aim of
evaluating the oenological potential of the vineyards of the Winery associated growers. The
final objective is to improve in general the quality of the wines and in particular to increase
the production of premium wines (Amarone and Recioto).
On the basis of the results obtained from 12 reference vineyards spread on a wine territory
of about 500 ha, it was possible to distinguish zones with different performances with regard
to yield and technological quality of the grapes, which in turn was reflected in the quality of
the corresponding wines.

KEY WORDS
zoning, grapevine, valpolicella, Corvina, soil

INTRODUCTION
Within a wine territory exist a number of more or less slight variations of micro-climate and
soils that may create recognizable differences in grape quality and yield not dependent on the
viticultural variables.
A zoning study promoted by the Cooperative Winery Valpolicella was carried out with the
aim of evaluating the oenological potential of the vineyards of the Winery associated growers.
The Cooperative Winery of Valpolicella has about 200 associates with a total of 500 hectares of
vineyards, most of them located on the hillsides of the Valpolicella Classico region near Verona
(Italy). The climate is Mediterranean, annual rainfall averages from 850 mm on the plains (100 m
above sea level), to approximately 1200 mm in the hillside zone (from 500 to 700 m a.s.l.), minimum
average temperature for the grapevine vegetative period (April to September) is between 12 and 15°C,
and the average maximum between 23 and 30°C.
This zoning will be used by the Winery to better differentiate the price of the grapes to be paid to the
associated growers on the basis of the oenological potential of their vineyards. The aim of the Winery
is to individuate also single vineyards to produce special selections and even individual “cru” wines.
The final objective is to improve in general the quality of the wines and in particular to
increase the production of premium wines (Amarone and Recioto).

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MATERIALS AND METHODS


A network of 12 commercial vineyards where the local red variety “Corvina” was trained
as “Pergola” was chosen in 12 different localities and their cropping and oenological
performances were monitored from 2007 to 2009. All the vineyards have the same clone of
Corvina (ISV-CV 48) and similar planting density; as it was impossible to find vineyards with
the same rootstock, eight are on Kober 5BB, two on SO4 and two on 41B (Tab.1). Vine
performances were determined in two selected row of each plots. Samples of grapes of 150 kg
were collected in each plot for microvinification. Musts and wines were analysed and
sensorial analysis was performed after some months. Data were analysed by ANOVA and PCA
multivariate analysis (Statsoft, vs 7.0).

RESULTS AND DISCUSSION


Main features of the 12 vineyards spread in as many localities of the Valpolicella wine
territory are reported in Tab. 1. Vineyards are mainly South-oriented, spanning from an
altitude of ~120 msl (plain: Vignega, Cariano, Castelrotto) to an altitude of ~450 msl (top
hillside: Mazzurega, Torbe). Unfortunately it was impossible to find vineyards with the same
rootstock. Eight are on Kober 5BB, two on 41B and two on SO4. Only few sites were
provided with emergency drop irrigation.

Table 1 – Characteristics of the vineyards selected in the indicated sites.


Site Altitude Exposition Rootstock Planting Density Irrigation
msl vine/ha
CARIANO 130 South Kober 5BB 2500 drop
CASTELROTTO 130 South Kober 5BB 3571 no
CROSARA 200 South 41B 3571 drop
LA SORTE 260 South-West Kober 5BB 3788 no
MAZZUREGA 460 South-West Kober 5BB 3289 no
MONTERICCO 200 South-East Kober 5BB 2083 drop
PALAZZO 260 South-West 41B 3571 no
PREPERCHIUSA 380 South-East Kober 5BB 3788 no
QUENA 340 South-East Kober 5BB 2500 no
SAN VITO 150 South-East Kober 5BB 3861 no
TORBE 440 South-West SO4 3788 no
VIGNEGA 119 South SO4 3759 no

The PCA analysis of physical and chemical characteristics of the soils explained 48 % of the
variability with 2 factors (Fig. 1). Factor 1, explaining 30 % of variability represents Mg, pH,
sand and loam, while it is negatively related to Ca, clay and K/Mg. Factor 2 explaining 19 %
of the variability represents K, K/Mg and Fe, while is negatively related to gravel, active lime
and loam.
The three years mean cropping performances of each plot show that parameters like
yield/vine and cluster/vine were very variable among sites. Preperchiusa and Mazzurega were
the lowest yielding sites (<4 kg/vine) while in some plots (Quena and Montericco) more than
three-fold yield values were recorded. In most of the sites yield/plant was around 4.5-8.5
kg/vine. Drying suitability, an important parameter which estimates the aptitude of producing
premium wines (Amarone, Recioto) from post-harvest dried grapes, was in all cases above
50% of the whole production. Preperchiusa and Palazzo were the sites where the higher grape
dying suitability (>80%) was found. This parameter seem not related to the other cropping

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

parameters analyzed and may be affected by other vineyard management practices, including
pest control.

3
Caria
M on no
te ricco
2 Cro sa ra
Vig n eg a

1
T o rbe
Prep e rchi usa Fact. 1 Fact. 2
L a So rte
Fact. 2: 18.5%

Qu e na Sa n Vito Mg exch. 0,120 K exch. 0,107


0
Mg 0,119 K/Mg 0,096
Ca ste lrotto Sand 0,077 Fe 0,094
-1 pH Sand
0,069 0,069
Loam 0,067 K 0,066
-2 ... ... ... ...

P avail. (ppm) -0,095 S.O.M. -0,126


-3 CEC (meq/100g) -0,096 N total (g/Kg) -0,127
Pa la zzo Clay -0,100 CEC (meq/100g) -0,147
-4 M az zu reg a Ca -0,109 Loam -0,157
Ca exch. -0,111 Active Lime -0,177
K/Mg -0,121 Gravel -0,201
-5
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8
Fa ct. 1 : 2 9.8%

Figure 1 – PCA analysis of soil characteristics: plot of the first two factors explaining ~50 % of the variability
(left) and relative contribution of soil characteristics to each factor (right).

Concerning main grape must chemical characteristics, higher levels of titratable acidity
(around 7 g/L) were reached in plots of the hilly sites while sites in the plain, located at lower
altitudes, produced less acid musts (Tab. 3). In all three vintages must acidity seemed not
related to the ripening degree measured as sugars content (not shown).
Table 2 – Vineyard crop performances (average 2007-2009).

Site Yield/Vine Cluster/Vine Cluster Drying


(kg) Weight Suitability
(kg) (%)
CARIANO 8,3 30 0,30 69
CASTELROTTO 5,3 19 0,34 61
CROSARA 8,1 21 0,38 52
LA SORTE 5,4 22 0,29 69
MAZZUREGA 3,5 12 0,32 67
MONTERICCO 11,9 42 0,31 68
PALAZZO 4,5 21 0,26 81
PREPERCHIUSA 3,2 14 0,34 90
QUENA 11,1 34 0,37 76
SAN VITO 4,7 18 0,30 66
TORBE 6,7 19 0,37 68
VIGNEGA 7,3 23 0,32 73

Wines obtained by microvinification were chemically analyzed and sensory evaluated by a


trained panel. As wines from 2009 season are not in bottle yet, sensory analysis of this season
has still to be performed and values reported in this work refers to wines of 2007 and 2008.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Table 3 – Sugars, acidity and pH of musts (average 2007-2009).

Site Must Tit. Acidity pH


Sugars (g/L)
(g/L)
CARIANO 211 6,0 3,2
CASTELROTTO 209 5,9 3,2
CROSARA 212 5,9 3,5
LA SORTE 192 6,8 3,2
MAZZUREGA 208 6,8 3,2
MONTERICCO 187 5,9 3,2
PALAZZO 194 6,9 3,2
PREPERCHIUSA 197 7,4 3,2
QUENA 217 6,9 3,1
SAN VITO 202 5,7 3,3
TORBE 209 7,6 3,5
VIGNEGA 202 6,0 3,3

Table 4 – Chemical composition of wines averaged over 2007-2009. Only main parameters are reported.
Total
Alcohol Polyphenols Anthocyanin
SITE Acydity pH Glycerol
(vol.) (mg/L) (mg/L)
(g/L)
Cariano 11,6 6,3 3,1 7,1 1703 249
Castelrotto 11,5 6,5 2,9 6,7 2029 291
Crosara 11,6 5,2 3,2 6,4 927 148
La Sorte 10,2 5,6 3,2 5,4 1209 202
Mazzurega 12,3 6,5 3,1 7,2 1911 277
Montericco 9,9 5,2 3,3 5,6 1253 197
Palazzo 10,3 6,8 3,0 5,5 1176 241
Preperchiusa 10,7 6,2 3,1 5,9 1384 215
Quena 11,6 6,2 3,2 6,6 1602 223
San Vito 11,1 5,9 3,2 6,8 1281 197
Torbe 11,7 5,6 3,2 6,4 1481 278
Vignega 10,8 5,0 3,4 6,0 1423 216

Table 5 – Sensory quality of the wine. Main descriptors evaluated by panels (average 2007-2008).

SITE Colour Aroma Fruit Flower Spicy Herbaceous Bitter Astringent

Cariano 8,3 7,5 4,5 5,4 3,8 4,0 3,9 6,0


Castelrotto 9,1 7,2 4,8 4,0 3,7 4,9 3,7 6,5
Crosara 5,6 6,1 3,7 4,2 4,1 4,3 3,8 5,5
La Sorte 5,5 6,3 4,3 5,0 4,4 4,6 3,2 5,0
Mazzurega 8,2 7,5 4,0 3,6 4,8 4,8 3,6 5,9
Montericco 5,7 6,1 4,3 4,2 3,9 4,4 3,1 4,3
Palazzo 8,4 7,1 4,8 4,5 3,8 4,1 3,0 5,4
Preperchiusa 7,9 7,2 4,2 5,0 4,4 4,5 3,3 5,9
Quena 7,7 6,9 4,0 4,0 5,1 4,6 3,6 6,0
San Vito 5,7 5,9 3,8 4,9 4,0 4,8 3,7 5,2
Torbe 7,2 7,3 4,3 5,0 4,5 4,5 3,9 4,5
Vignega 6,8 7,4 3,3 4,7 5,4 5,6 3,8 4,7

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Wine alcohol content in all 3 year vintages was generally lower than 12 %. On average,
only the wines from Mazzurega had more than 12 % of alcohol (Tab. 4). Most sites produced
wines with an alcohol content between 11 and 12 %. The lowest alcohol % value was found
in the wines from Montericco. A broad range of variation was also highlighted for
polyphenols and anthocyanin content of wines. Mazzurega and Castelrotto wines had the
highest phenolic levels while a very little amount of these compounds were found in wines
from Crosara.
Sensory evaluation of wines could reveal significant differences for most of the parameters.
Color and aroma intensity (mainly related to flower and spices) were the most discriminating
parameters (Tab. 5). The best sensory scores were obtained by the wines from Cariano and
Castelrotto while the worse by Crosara and San Vito (Fig. 2).

Red Colour
10
Astringent 9 Aroma
8
7
Bitter 6 Blackberry
5
4
3
2
Acid 1 Cherry
0

Herbaceous Raspberry

Cinnamon Rose

Spicy Violet

Cariano Castelrotto Crosara San Vito

Figure 2 – Descriptors of the wines of the best (Cariano and Castelrotto) and worse (Crosara and San Vito)
sites as evaluated by the panel (average 2007-2008).

To have a better view of the quality of the wines obtained from the different plots,
normalized synthetic scores were calculated for the technological and sensory traits of the
twelve wines (Fig. 3). Finally a global quality score was calculated considering both chemical
and sensory analyses of wines. As a result, it was possible to divide the wines into three
groups. Wines from sites Castelrotto, Mazzurega, Cariano, Torbe and Quena had the highest
global scores, supported by both technological and sensory scores. A second group of wines
(from vineyards Palazzo, Preperchiusa, Vignega) which had a relatively good sensory score,
but were penalized by the technological score. This is possibly related to poor alcohol and/or
polyphenolic content of wines. A third group (La Sorte, Montericco, San Vito and Crosara) is
represented by the worse wines which obtained the lowest sensory and technological scores.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

12
10

Score (0-10) 8
6
4
2
0
ga

on ito

Cr o
no

na

sa

Sa te

a
az to

ep azz

eg

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r
t

V
re

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So
ro

os
To

gn
zu

ch
ar

n
l
el

te
Pa
Q

La
Vi
C
st

er
Ca

M
Pr Tech. Score Sensory Score Global Score

Figure 3 – Technological, sensory and global scores of the wines. Scores were attributed on the basis of the
rank of the wine in selected chemical and sensory variables (0 poor, 10 very good).

CONCLUSIONS
This 3-years zoning study allowed a classification of the sites in terms of viticultural and soil
characteristics, and chemical and sensory quality of the wines. Even if not fully concluded (sensory
data of 2009 wines are still missing) this work allowed the identification of the best wine producing
sites among the twelve considered. Mazzurega and Castelrotto had the best global scores while sites
La Sorte, Montericco, San Vito and Crosara produced poor quality wines. As data collected
are still partial it was not possible to analyze by PCA analysis all the variables of soil,
vineyard characteristics and performances, wine composition and sensory evaluation. Such
analysis will possibly allow a better determination of the soil/viticultural factors responsible
of the different performances of the 12 vineyards.

REFERENCES
Calò A., Costacurta A., Giorgessi F., Borgo M., Piazza E., Tomasi D., 1991 La viticoltura
veronese. Valpolicella e Valdadige. Risultati di indagini sperimentali e conoscitive. Istituto
sperimentale per la viticoltura, Amm. Prov., Regione Veneto, Banca Popolare di Verona.
Erigozzi C. 2005 Il potenziale enologico della varietà Corvina nel territorio della
Valpolicella. Degree Thesis, University of Verona.
Giulivo C., Morari F., Pitacco A., Tornielli GB., 2008 A study on the oenological
potentiality of the territory of a cooperative winery in Valpolicella (Italy). VIIth International
Terroir Congress. Nyon, Switzerland.
Paronetto L., 1981 Valpolicella splendida contea del vino. Ed. Snodar, Verona.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

IL LAMBRUSCO REGGIANO E IL TERRITORIO DI PIANURA:


UN MODELLO EFFICACE

S. Meglioraldi, M. Storchi
Consorzio per la tutela dei vini “Reggiano” e “Colli di Scandiano e di Canossa”
Via Gualerzi 8, Reggio Emilia
tutela.vini@re.camcom.it

RIASSUNTO
Il caso “Lambrusco” è emblematico di un buon connubio tra un gruppo di vitigni ed un
territorio di pianura caratterizzato da suoli fertili e alluvionali, che determinano un elevato
sviluppo vegetativo e produttivo delle piante e peculiari risposte qualitative.
In queste particolari condizioni pedoclimatiche, si producono diversi vini “Lambrusco”, a
partire dagli omonimi vitigni di origine, legati tra loro dalle comuni origini selvatiche e dal
buon grado di parentela, come dimostrato dalle recenti analisi genetiche.
Il vino Lambrusco del territorio di Reggio Emilia, prodotto in varie tipologie, è ottenuto da
uvaggi di diversi lambruschi, ed è tipicamente frizzante, caratterizzato da una elevata
componente acidica e da profumi freschi e giovani.
La viticoltura reggiana, grazie alla notevole abbondanza sul territorio di antiche varietà, è
una viticoltura basata esclusivamente sulla coltivazione di vitigni autoctoni.
Le strutture produttive e di tutela presenti sul territorio, nonché le scelte colturali effettuate,
hanno giocato un ruolo importante nel garantire solidità alla produzione e rispondere alle
esigenze di mercato, per cui il Lambrusco rappresenta oggi, come già da molti anni, uno dei
vini varietali italiani più esportati nel mondo e più importanti del panorama italiano.

PAROLE CHIAVE
Lambrusco – pianura – fertilità – autoctono – frizzante – mercato

ABSTRACT
“Lambrusco” is a typical example of good relationship between a group of grape cultivars
and the territory where they are grown: alluvial plain characterized by fertile soils, stimulating
high vigour and yield and characteristic qualitative traits.
In these peculiar soil and climate conditions, well characterized “Lambrusco” wines are
produced from homonymous grape cultivars, that are interlinked by common wild origin and
high parentage degree, as revealed by recent genetic analysis.
The Lambrusco of Reggio Emilia, obtained from different Lambrusco cultivars, is a
typically sparkling red wine, with high acidity and fresh and young fragrances, produced in
different types and designations.
Viticulture in Reggio Emilia province is exclusively based on autochthonous cultivars, due
to the presence of many ancient grape varieties.
Productive and protection structures in this territory, together with cultivation choices,
played and important role in ensuring soundness on production and reliable answers to market
needs. As a consequence currently and since many years Lambrusco is one of the most
important Italian varietal wines and one of the most exported worldwide.

KEY­W ORDS
Lambrusco – plain – fertility – autochthonous – sparkling – market

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

INTRODUZIONE
Il “Lambrusco”, è un esempio di un buon connubio tra un gruppo di vitigni ed un territorio
di pianura, caratterizzato da suoli fertili e alluvionali, da cui hanno origine vini con una
propria identità, storicamente riconosciuti e apprezzati, caratterizzati da una elevata
componente acidica e da profumi freschi e giovani, e dalla tipica presenza di bollicine.
È questo il caso dei vini Lambrusco prodotti in provincia di Reggio Emilia.

I LAMBRUSCHI TRA STORIA E MODERNITÀ


Nel territorio reggiano la coltivazione della vite è una pratica antica, come mostrano i
mosaici del I secolo a.C. conservati presso i Musei Civici di Reggio Emilia e le citazioni di
importanti autori latini come M. Porcio Catone, M. Terenzio Varrone e L. Juno Moderato
Columella (Bellocchi, 1982). Tali autori utilizzano il termine “labrusca” per indicare
genericamente le viti selvatiche (Vitis vinifera ssp. Sylvestris) presenti nelle aree padane.
Nel 1304, nell’opera del De Crescenzi, viene utilizza per la prima volta il nome
“lambrusche” per indicare un gruppo di vitigni derivati dalla domesticazione di viti selvatiche.
Le analisi genetiche, condotte recentemente su materiale fornito dal Consorzio per la tutela
dei vini “Reggiano” e “Colli di Scandiano e di Canossa” nell’ambito di un progetto di
caratterizzazione e tutela della biodiversità reggiana, sembrano avvalorare quanto ipotizzato
dal De Crescenzi, dimostrando come vi sia un buon grado di parentela tra la maggior parte
delle cultivar denominate “Lambrusco” (Boccacci et al., 2005) e come esista una maggiore
relazione tra queste e la Vitis vinifera ssp. Sylvestris (Schneider et al., 2006) rispetto ad altri
vitigni da vino coltivati.

UNA VITICOLTURA BASATA SU VITIGNI AUTOCTONI


A questi vitigni, si aggiunga la notevole abbondanza di antiche varietà, che rendono il
territorio provinciale uno straordinario bacino di biodiversità, come sottolinea un documento
del Bertozzi del 1840 che elenca 110 diversi vitigni coltivati nel reggiano (Bellocchi, 1982).
Il vino Lambrusco tipico del territorio di Reggio Emilia è infatti storicamente derivato non
da un unico vitigno, ma da un taglio tra diverse uve, tra cui alcune particolarmente dotate in
acidità come la Fogarina. Se ne ha nota nei documenti del Galloni nel 1847 e di Zanelli e
Terrachini nel periodo tra il 1870 e il 1880, che addirittura si lamentano di questa eccessiva
ricchezza varietale ed incoraggiano la riduzione dei vitigni coltivati per ottenere una costanza
di sapore; nei loro scritti raccomandano altresì la coltivazione dei vitigni lambruschi, che
meglio si adattano al territorio.
La presenza di questa immensa ricchezza genetica, mantenutasi anche per la ridotta
diffusione di materiale clonale sul territorio provinciale rispetto ad altri territori e vitigni della
penisola italica è a tutt’oggi testimoniata dalla presenza sul territorio di un elevato numero di
vitigni lambrusco: L. salamino (1.518 ha), L. Marani (964 ha), L. Maestri (483 ha), L.
grasparossa (287 ha), L. oliva (55 ha), L. di Sorbara (44 ha), L. di Montericco (31 ha), L. a
foglia frastagliata (13 ha), L. viadanese (5 ha), L. Barghi e L. dal peduncolo rosso. Si
ritrovano inoltre numerosi vitigni ancora sconosciuti e non iscritti al Registro nazionale delle
varietà di viti. Nell’ambito di un progetto di salvaguardia e di rivalutazione di vitigni
autoctoni, il Consorzio di tutela si è incaricato di salvaguardare questa biodiversità ed ha
recentemente ottenuto l’iscrizione di alcuni vitigni al Registro nazionale: Lambrusco Barghi,
Fogarina, Termarina, Perla dei vivi e Lambrusco dal peduncolo rosso.
Si osservi infine come la piattaforma ampelografica reggiana (Fig. 1) sia costituita, per la
quasi totalità degli 8.019 ettari di superficie vitata presenti, da vitigni “autoctoni”, tra cui
spiccano l’Ancellotta ed i lambruschi. La viticoltura reggiana diventa quindi un esempio

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importante di una intera realtà vitivinicola basata quasi esclusivamente su vitigni locali e poco
diffusi nel resto d’Italia ad accezione delle provincie limitrofe.

Fig. 1. Piattaforma ampelografica della provincia di Reggio Emilia.

LE CARATTERISTICHE DEI FERTILI AMBIENTI DI PIANURA


Se è dimostrato come vi sia una correlazione tra una determinata zona e la tipologia di
prodotto realizzato, occorre sottolineare come il prodotto Lambrusco sia legato per lo più ad
un territorio di pianura, dove sono localizzati l’86% dei vigneti.
A livello di macroarea, poiché la principale zona di coltivazione dei lambruschi in Provincia
di Reggio Emilia è localizzata nella parte est della stessa (ad ovest dal torrente Crostolo), in
prossimità del territorio limitrofo di Modena, l’area di produzione dei lambruschi viene quindi
ad essere prevalentemente costituita da un unico blocco in senso geografico, che prevarica le
connotazioni politiche, ed è invece caratterizzata da connotati climatici e pedologici similari,
ideali alla coltivazione di tali varietà. È questa un’area, caratterizzata climaticamente da
sommatorie termiche elevate, comprese mediamente tra 1.800 e 2.000 gradi-giorno (Turri,
Intrieri, 1988; Meglioraldi et al., 2003) ideali per una corretta maturazione delle uve e il
conseguente raggiungimento delle caratteristiche organolettiche previste dalle Denominazioni
di Origine, connesse agli elevati contenuti polifenolici e aromatici caratteristici di tali varietà.
Procedendo verso sud, ovvero arrampicandosi su per le pendici collinari, le sommatorie
termiche calano rapidamente, parallelamente ad un cambio radicale di paesaggio.
All’interno dell’areale di pianura, nonostante la medesima origine alluvionale dei suoli, si
evidenzia come a variazioni del tipo di suolo utilizzato corrispondano sostanziali differenze
nel prodotto vino ottenuto. È questo il principale risultato del lavoro di zonazione viticola
della pianura voluto dal Consorzio di tutela e realizzato con la collaborazione di diversi
partner scientifici (Meglioraldi et al., 2003); risultati peraltro convalidati anche dalla
zonazione eseguita sul comprensorio di Modena (Zamboni et al., 2008). In entrambi i lavori,
tra i suoli indagati, quelli riconducibili alle “Terre calcaree di dossi fluviali” hanno mostrato i
risultati migliori, in particolare per il Lambrusco salamino, probabilmente per il maggior
contenuto di calcare e per la tessitura tendenzialmente limosa; da queste zone si sono ottenuti
infatti vini più freschi e profumati, dotati di un maggior contenuto di polifenoli e antociani,
pur mantenendo una elevata produttività e vigoria.
È opportuno sottolineare come questi suoli abbiano sempre una ottima disponibilità idrica
per la presenza di falde ipodermiche superficiali non inferiori a due metri (www.arpa.emr.it),
che garantiscono un adeguato rifornimento idrico anche durante i mesi siccitosi.

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UOMO, VITIGNO E AMBIENTE


La fertilità dei suoli di pianura è anticamente legata alla diffusione di un sistema di
allevamento della vite di scuola etrusca, di cui si ha prova già prima dell’anno 1000, che la
vede maritata a tutori vivi e dotata di un’abbondante estensione vegetativa, (Bellocchi, 1982).
Successivamente, con il passaggio da una viticoltura promiscua ad una specializzata, si è
vista la diffusione di una forma d’allevamento espansa, denominata semi-Bellussi, con viti
binate poste a 8 metri tra le file e 2 sulla fila, per un densità media di 1.250 viti per ettaro e in
grado di sviluppare circa 5.000 metri di cordone.
Il particolare ambiente viticolo, fertile e pianeggiante, ha permesso negli ultimi anni un
cambio deciso di rotta, con la diffusione di forme di allevamento integralmente
meccanizzabili, a partire dalla vendemmia. Controspalliere e GDC stanno quindi
soppiantando il semi-Bellussi, soprattutto ora che si è introdotta la pratica della potatura
meccanica, che consente un notevole risparmio di tempo di lavoro.
La meccanizzazione delle operazioni colturali, che permette ad aziende di dimensioni medie
o medio-grandi di risparmiare sui costi, è in effetti molto più agevole in condizioni
pianeggianti. Il modello vegeto-produttivo di questo territorio sembra quindi rivelarsi
efficace, permettendo, a fronte dei costi sostenuti, la realizzazione di produzioni ettariali
sufficienti per la sopravvivenza economica dell’azienda.
Inoltre, alla luce sia dei cambiamenti climatici in atto che del progressivo impoverimento
dei suoli, è da valutare la possibilità che produzioni più elevate, un giusto ombreggiamento
del grappolo, una buona disponibilità idrica e di nutrienti, possano in futuro essere la carta
vincente per avere prodotti che conservino una buona acidità, anche malica, profumi freschi e
serbevolezza indispensabili per determinate tipologie di prodotto. Anche il tenore di colore
elevato che emerge dalle uve prodotte nel reggiano, al di là dell’effetto varietale, sembrano
non accusare negativamente dell’ombreggiamento derivato dal lussureggiamento fogliare.
Ciò potrebbe trovare una giustificazione nelle elevate temperature estive tipiche di ambienti
a clima continentale, nei quali l’accumulo di antociani può essere favorito da un
ombreggiamento delle uve, purché non eccessivo (Bertamini, Mattivi, 1999; Poni, 2002); i
risultati della zonazione di tali aree sembrano inoltre indicare un più stretto legame tra colore
e tipo di suolo rispetto all’entità delle produzioni ottenute (Meglioraldi et al.,2003).

I PRODOTTI DEL TERRITORIO E LA FUNZIONE DELLA COOPERATIVE


Al Lambrusco, del cui animo spumeggiante si hanno descrizioni fin dal 1597 ad opera di
Bacci che indica come nelle terre del reggiano e modenese si producano vini dal gusto
gradevole e dal profumo soave, che spumeggiano quando si versano nei bicchieri (Bellocchi,
1982), viene profetizzato il futuro già nel 1874, quando la Società Enologica Reggiana
propone di confezionare “vini serbevoli da pasto con le uve migliori o più note di questo
contado”; date le alte produzioni di uve, si propone quindi di non fabbricare vini di lusso,
d’incerto collocamento ma di puntare su vini da pasto, di ordinario consumo e di pronta beva.
Il Lambrusco è ottenuto con metodiche di vinificazione più vicine a quelle utilizzate per la
realizzazione di vini bianchi ed alla produzione di vini spumanti (brevi macerazioni,
fermentazioni “sul pulito”, rifermentazione in autoclave) che alla produzione di vini rossi. In
Tab. 1 sono riportate le analisi di alcuni vini Lambrusco “Reggiano” DOC del 2009, che
mostrano caratteri comuni. I vini Lambrusco prodotti nel reggiano sono per lo più derivati da
tagli tra diverse varietà di lambrusco, sebbene la matrice principale sia solitamente costituita
dal Lambrusco salamino; di solito si ottengono da un uvaggio con Lambrusco Marani, ma
anche con altri lambruschi, e prevedono una ridotta percentuale di Ancellotta, a seconda delle
caratteristiche ricercate.

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Le Cantine Sociali, presenti sul territorio fin dal 1906, hanno giocato un ruolo importante
nel mantenere salde le tradizioni, rimanendo legate a varietà locali e non internazionali, e a
dare una garanzia di solidità, importante nei confronti di un mercato mutevole. Hanno così
permesso di soddisfare le richieste di mercato. Affinando i processi tecnologici di
vinificazione, poi, sono divenute aziende all’avanguardia, soprattutto considerando la
difficoltà di lavorare masse elevate di prodotto. Nel tempo si è avuta una opportuna
differenziazione dei vini prodotti, per cui il vino Lambrusco presenta oggi molte sfaccettature,
con al suo interno diverse tipologie e gradi di qualità.
A fianco delle Cantine Sociali si è inserita l’opera del Consorzio dei vini DOC, nato nel
1962 sotto il nome “Consorzio volontario per la difesa del vino tipico lambrusco reggiano”.
La Denominazione d’Origine “Lambrusco Reggiano” viene infatti approvata nel 1971. Da
allora, con successivi passi, il Consorzio dei vini opera per tutelare la denominazione e più in
generale il legame tra il vino Lambrusco e il territorio, supportato da numerose istituzioni,
centri di ricerca ed enti universitari, a partire dalla produzione, quindi dalla campagna, fino
all’immagine finale del prodotto ed alla sua promozione.

Tab. 1. Analisi di vini Lambrusco “Reggiano” DOC prodotti nel 2009.


Parametri U.M. Vino 1 Vino 2 Vino 3 Vino 4 Vino 5 Vino 6 Vino 7 Media

Titolo alcolometrico volumico % vol 11,33 10,50 11,33 11,53 11,34 11,39 10,76 11,17
Zuccheri riduttori g/100 ml 0,96 1,08 0,16 0,18 0,14 0,15 0,99 0,52
Acidità totale g/l 7,5 7,0 5,8 6,4 6,3 6,3 6,9 6,6
Acidità volatile g/l 0,30 0,34 0,49 0,40 0,26 0,58 0,27 0,38
Estratto secco totale g/l 29,2 35,2 25,4 24,5 26,5 24,2 33,5 28,4
Estratto secco dedotti gli zuccheri g/l 20,4 25,4 24,8 23,7 26,1 23,7 24,6 24,1
Anidride solforosa totale mg/l 88 117 96 61 56 69 72 80
Alcole svolto e da svolgere % vol 11,92 11,15 11,43 11,64 11,42 11,48 11,35 11,48
Sodio mg/l 17 32 39 24 39 34 34 31

L’IMPORTANZA DEL LAMBRUSCO


Se il Marescalchi nel 1919 diceva: “quel tipo speciale da bottiglia che è il lambrusco,
destinato ad essere il vino rosso spumeggiante d’Italia, ed a cui è venuto aumentando la
clientela” (Bellocchi, 1982), si può affermare che non si è sbagliato di molto. Basti pensare
che il Lambrusco, nella totalità delle sue denominazioni, è attualmente il principale vino
frizzante rosso d’Italia, rappresentando al 2009 circa l’82% di tale categoria. Inoltre il
Lambrusco è da diversi anni il vino varietale più venduto in Italia nella GDO, sia in termini di
volume che di valore, seguito in termini di volume da Sangiovese, Trebbiano, Montepulciano
d’Abruzzo e Barbera (fonte IRI Infoscan).
L’Emilia-Romagna e in particolare le provincie di Reggio Emilia e Modena detengono il
73% della superficie nazionale iscritta ai lambruschi, seguita dalla Puglia con il 14%
(Ciccarelli, Bacarella, 2005).
In provincia di Reggio Emilia sono attualmente presenti infatti 3.400 ettari di vigneti
coltivati a lambrusco, pari a circa il 25% della superficie nazionale. Nel 2009 si sono prodotti
circa 365.000 ettolitri di Lambrusco “Emilia” IGT e circa 140.000 ettolitri di Lambrusco
“Reggiano” DOC. Se il Lambrusco confezionato venduto in Italia è stato complessivamente
nel 2009 di 47,9 milioni di litri, di cui il 65,4% ha utilizzato il canale della grande

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distribuzione (fonte IRI Infoscan), il gruppo Riunite & Civ, che riunisce Reggio Emilia e
Modena, detiene circa il 27% della produzione nazionale di lambruschi.
Molto importante per questo prodotto è l’esportazione. Dal 1969, il Lambrusco è un vino
molto esportato nel mondo. Negli Stati Uniti è addirittura il secondo vino italiano più
esportato, dopo il Pinot grigio. Gli USA costituiscono infatti il principale mercato extra-
europeo per i vini frizzanti, con 16 milioni di litri esportati; mentre in Europa sono esportati
complessivamente 27 milioni di litri di cui la maggior parte in Germania.

CONCLUSIONI
Il Lambrusco rappresenta oggi, come già da molti anni, uno dei vini italiani più esportati nel
mondo, costituendo ancora, nonostante i problemi attuali di mercato, un importante e vitale
componente del panorama italiano e rappresentando una tipicità come vino frizzante.
In quest’ottica hanno forse giocato un ruolo importante il mantenere salde le tradizioni,
rimanendo legati a varietà locali e non internazionali, la presenza di una massa importante di
prodotto derivato da un fertile ambiente di pianura, la forza e la garanzia di solidità delle
Cooperative e il miglioramento delle caratteristiche qualitative del prodotto.
Alla luce sia dei cambiamenti climatici in atto che del progressivo impoverimento dei suoli,
sia della diffusione di forme di allevamento integralmente meccanizzabili, è da riconsiderare
il modello vegeto-produttivo che si ottiene in zone di pianura; modello che, nella peculiare
esperienza reggiana, sembra rivelarsi efficace, permettendo, tra l’altro, la realizzazione di
produzioni ettariali sufficienti per la sopravvivenza economica dell’azienda.

BIBLIOGRAFIA
Bellocchi U., 1982. Reggio Emilia la provincia “Lambrusca”. Reggio Emlia: Tecnostampa.
Bertamini M., Mattivi F., 1999. Composti fenolici nei vini rossi: ruolo dell’ambiente e delle
tecniche colturali. L’Informatore Agrario, 32: 63-68.
Boccacci P., Torello Marinoni D., Gambino G., Botta R., Schneider A., 2005. Genetic
characterization of endangered grape cultivars of Reggio Emilia province. American
Journal of Enology and Viticolture, 56: 411-416.
Ciccarelli F., Bacarella S., 2005. La vitivinicoltura nel Mezzogiorno. Master Management
della filiera vitivinicola. Palermo: Publisicola.
Meglioraldi S., Vingione M., Benciolini G., Mezzacapo U., Fontana M., Venturi A., Santini
S., Alessandrini C., Pratizzoli W., 2003. Zonazione viticola della pianura di Reggio Emilia.
Carte vocazionali per i vitigni Ancellotta e Lambrusco salamino. Reggio Emilia: Provincia
di Reggio Emilia, Consorzio per la tutela dei vini “Reggiano” e “Colli di Scandiano e di
Canossa”.
Poni S., 2002. Microclima della chioma e parametri qualitativi delle uve. L’Informatore
Agrario, 40: 73-78.
Schneider A., Torello Marinoni D., Raimondi S., Boccacci P., Gambino G. 2009. Molecular
characterization of wild grape populations from north-western Italy and their genetic
relationship with cultivated varieties. Acta Horticulturae, 827: 211-216.
Turri S., Intrieri C., 1987. Mappe isotermiche ed insediamenti viticoli in Emilia Romagna.
In: Atti del simposio internazionale “La gestione del territorio viticolo sulla base delle
zone pedoclimatiche e del catasto”. Santa Maria della Versa (PV). 137-153.
Zamboni M., Scotti C., Nigro G., Raimondi S., Simoni M., Melotti M., Antolini G., 2008.
La zonazione viticola della provincia di Modena. Modena: CPRV, Provincia di Modena.

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ZONAZIONE E VITIGNI AUTOCTONI NEL SUD DELLA


BASILICATA
METODOLOGIE INTEGRATE PER LA CARATTERIZZAZIONE DI AMBIENTI DI
ELEZIONE DI BIOTIPI STORICI FINALIZZATI A VINI DI TERRITORIO NELLA DOC
“TERRE DELL’ALTA VAL D’AGRI”.

P. Cirigliano1., A. R. Caputo A2., F. P. Camacho3


1
Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura – Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo, Via
Romea 53; 52100 Pratantico (Arezzo) Italy – e.mail: pasquale.cirigliano@entecra.it
2
CRA – Unità di Ricerca per la l’Uva da Tavola e la Vitivinicoltura in ambiente mediterraneo, Via Casamassima
148; 70010 Turi (Bari) Italy – e.mail: angeloraffaele.caputo@entecra.it
3
Uiversidad De Cordoba (ES) – Departamento de Agronomia, Campus de Rabanales Ctra Madrid Km
396.14071 – Cordoba - Spain - e.mail: ag1pecaf@uco.es

RIASSUNTO
I territori della DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”, a Sud della regione Basilicata, si
caratterizzano per una elevata biodiversità autoctona autoselezionatesi su ambienti
ecologicamente ben definiti, ed una storica tradizione viticola basata sulla coltivazione di
alcuni di questi vitigni minori con peculiari caratteristiche enologiche.
Al fine di dare continuità ad una serie di azioni di ricerca volte a riqualificare il comparto viti-
vinicolo della regione, è stata formulata una metodologia integrata per la valorizzazione
congiunta di questi ambienti di coltivazione e dei biotipi su di essi selezionatosi.
Il progetto di ricerca si pone come obiettivo di evidenziare sia i fattori fisici e ambientali che
qui hanno influenzato la selezione della vite, mediante applicazione di metodologie di analisi
territoriale modificate a fini viticoli, sia le principali caratteristiche di questi biotipi.
Infatti i vitigni autoctoni storici e/o minori, rappresentano realtà viticole spesso marginali e
pertanto a rischio di abbandono. La loro salvaguardia va oltre il significato della
conservazione di una biodiversità a rischio di erosione e si identifica, invece, con la necessità
di tutelare l’esistenza di sistemi produttivi complessi e tradizionali che si concretizzano in
sistemi polifunzionali e con valenza culturale (Cirigliano P. et al,. 2007).
In conclusione, i risultati ottenuti con la metodologia adottata si pongono come possibile
percorso di ricerca che integra la valorizzazione e conservazione dell’identità specifica di un
territorio viticolo – zonazione viticola – con la salvaguardia della biodiversità autoctona ivi
presente, rispetto a principi di sostenibilità ambientale dei modelli produttivi.

PAROLE CHIAVE
Zonazione – ambienti – biodiversità viticola – tradizione.

ABSTRACT

Zoning and local grape variety in the South Basilicata Region.


Integrated Methods for the particolary envenromentals caratteritation of history
biotype vine for territory wine production in the DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”.
The territories of DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”, in the South of Basilicata region, are
characterized by an high native biodiversity autoselected on environments ecologically well
defined, and a historic wine tradition based on the farming of some of these minor vines with
peculiar oenological characteristics. To continue the research activities that have the aim to
qualify the viticultural area of the region, an integrated methodology has been formulated to

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improve the farming of these environments and of the biotypes selected on them. The
research project has the aim to highlight both physical and environmental factors that here had
influenced the grape-vine selection, through the application of territorial analysis
methodologies modified for wine aims, and also to highlight the main characteristics of these
biotypes. In fact the not “so big” native grape-vine fields (Cargnello G., 2006) often represent
marginal realities and so they risk to be abandoned. Their safeguard go beyond the
preservation of a biodiversity that risks to be eroded, that’s way it’s necessary to protect the
existence of traditional and complex productive systems that can actually be considered
multipurpose systems with cultural value (Barbera e Cullotta, 2007; Biasi e Botti, 2007;
Larcher e Devecchi, 2007).
In conclusion the results obtained with this methodology can be considered a possible
research course which integrate the valorisation and preservation of the specific identity of a
grape vine field – grape vine zoning – with the safeguard of native biodiversity where it is
present, regarding the principles of environmental sustainability of productive models.

KEYWORD
Zoning – Environment – vine biodiversity – vine tradition.

INTRODUZIONE
La linea di ricerca seguita dà continuità ad una serie di interventi di riqualificazione del
comparto viti-vinicolo della Basilicata meridionale. In particolare il territorio su cui è stato
condotto lo studio, la DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”, è un’area di storica vocazione
viticola caratterizzata da sistemi produttivi in cui è presente la coltivazione di alcuni
interessanti biotipi storici e autoctoni .
Le prime fasi di zonazione di questo territorio (Cirigliano P. et al., 2006), e su di esso la
contemporanea caratterizzazione di biodiversità viticola (Caputo A. R. et al, 2010), rendono
evidente come vi siano ambienti vitati (Unità di Paesaggio) con particolari caratteristiche su
cui vegetano e producono particolari biotipi autoctoni. Questa evidenza facilita la
comprensione dell’attitudine del territorio a certe tipologie viticole anziché altre (una migliore
interpretazione della interazione genotipo-ambiente), e facilita, evidentemente, alcune scelte
produttive anziché altre.
Recuperare i migliori biotipi autoctoni autoselezionatesi in ambienti ben definiti, rende
possibile valorizzare meglio la loro tipicità produttiva ai fini dell’utilizzazione per condizioni
ambientali difficili delle aree appenniniche.
Gli obiettivi generali del progetto che si sta articolando, riguardano una serie di interventi
finalizzati alla zonazione di questo ambiente, il recupero e la valorizzazione della biodiversità
viticola su di esso presente, la determinazione dei caratteri fisici degli ambienti dove si sono
autoselezionati, ipotesi di allocazione di questa biodiversità su Unità di Paesaggio viticole con
stessi caratteri ambientali.

MATERIALI E METODI
La zonazione ha permesso di riconoscere e gerarchizzare i caratteri fisici di questo territorio:
geopedologici, morfologici e climatici. Per lo studio dei caratteri fisici è stata utilizzata oltre
che la cartografia geologica e topografica in scala 1:50.000, la fotointerpretazione di
ortofotocarte in scala 1:25.000. Sono stati poi utilizzati il DEM regionale a 20 m. e i dati
podologici rilevati. (Cirigliano P. et al., 2006). I dati delle analisi fisico-chimiche sui
campioni di suolo, e la classificazione degli stessi, sono stati ricavati secondo i metodi
ufficiali della “Soil Taxonomy” (Soil Survey Staff-USDA 1980, USDA 1998).

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Tra le informazioni di dettaglio derivate dalla zonazione e finalizzate a delimitare le aree di


elezione di questi biotipi viticoli, si sono estrapolate cartografie tematiche riguardanti caratteri
dei suoli specificamente funzionali alla viticoltura quali tessitura, contenuto in scheletro,
porosità, capacità di ritenuta idrica (AWC). Per la caratterizzazione climatica dell’area in
esame, sono stati invece utilizzati i dati meteorologici disponibili e riferiti a serie storiche
attendibili (Cirigliano et. al., 2006 “zonazione”). Il lavoro per il recupero delle accessioni dei
vitigni autoctoni è stata condotta in vigneti di età non inferiore a 30 anni (Caputo A.R., et al.,
2010). Il materiale genetico recuperato è conservato per garantire i successivi rilievi ed
osservazioni. I principali parametri vitivinicoli presi in considerazione sono: produttività,
fertilità, vigoria, qualità delle uve (contenuto zuccherino e acidità); fenologia (precocità);
sanità virologica. L’individuazione dei caratteri morfologici e produttivi è stata effettuata con
la metodica ufficiale proposta dall’OIV (Parigi, 3 aprile 2001). Il primo screening sanitario
sul legno delle piante madri selezionate è stato effettuato con tecnica ELISA per il
rilevamento dei seguenti virus: GLRaV1 e GLRaV3, GFlV e ArMV; GLRaV2, GVA e
GFkV. L’analisi molecolare per la caratterizzazione varietale è stata eseguita secondo la
metodica che prevede: estrazione del DNA con il QIAGEN DNAasy® Plant Mini Kit;
amplificazione e analisi SSR utilizzando 13 marcatori microsatellite. Sulle uve raccolte sono
stati avviati i rilievi dei principali parametri per una prima valutazione delle attitudini
enologiche: pH, acidità titolabile e grado zuccherino del mosto; acidi organici (tartarico,
malico e citrico con metodo colorimetrico ed enzimatico UV); contenuto in antociani (metodo
colorimetrico) e polifenoli totali (spettrofotometricamente secondo il metodo colorimetrico di
Folin-Ciocalteu (Singleton, Rossi, 1965).

RISULTATI E DISCUSSIONI
L’intera area della DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”, per una superficie totale di 25.285 ha, è
compresa tra la lat. N= 40° 21’ e 31,00’’e long. E= 15° 49’ e 30,00’’. L’area viticola di ns.
interesse si concentra tuttavia in un’area più ristretta corrispondente a circa il 10% dell’area
totale - circa 2514 Ha - in gran parte lungo le fasce altimetricamente più basse dei rilievi
circostanti (Fig. 1).

Fig. 1 - Delimitazione dell’intera area DOC e dell’area ristretta d’indagine.


Per quanto riguarda le fasce altimetriche la quota più bassa è di 541 m slm, in destra
idrografica del fiume Agri; mentre la quota più elevata è di 828 m slm, a est di Villa d’Agri.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Quest’area ristretta d’indagine, dal punto di vista geomorfologico comprende conoidi e


terrazzi alluvionali e, marginalmente, bassi versanti a prevalenti depositi colluviali.
Da un punto di vista climatico le stazioni dei comuni di Moliterno-Grumento-Viggiano, lungo
la direttrice NS, i cui territori rappresentano interamente l’area della DOC in esame, fanno
registrare differenze evidenti in termini di precipitazioni medie. In assoluto Moliterno
registra valori del periodo superiori di quasi il 30% rispetto a Grumento e di circa il 20%
rispetto a Viggiano. Inoltre l’analisi delle precipitazioni calcolate in funzione delle stagioni
evidenzia che, nel periodo aprile-settembre, tra le due stazioni più rappresentative della DOC
la località Viaggiano, rispetto a Moliterno, presenta una significativa minor piovosità del 10%
circa (Cirigliano et. al., 2006 “zonazione”).
Al rilevamento per la individuazione dei suoli dei vigneti-guida, hanno prevalso “pedon”
evoluti; a riprova della generale antichità della maggior parte delle superfici. Si tratta infatti di
Inceptisuoli a elevato grado di espressione e che rappresentano le tipologie di gran lunga più
diffuse (Suoli Pignataro). Sono suoli profondi, non calcarei, a reazione da subacida a neutra.
Hanno profilo evoluto e con sequenza degli orizzonti Ap-Bt. La loro tessitura è franco
sabbioso argillosa, talora argillosa in profondità; il contenuto in scheletro è comune in
superficie (8-15%), abbondante (40-60%) in profondità (Fig. 3). La capacità di ritenuta idrica
(AWC) elevata, variabile da 150 a 250 mm, permette assenza di deficienza idrica nel periodo
estivo (Thornthwaite et al. 1957).

Fig. 3 – Suoli “Pignataro”

Lo studio per definire i principali caratteri ambientali che influenzano la viticoltura, ci fa


includere l’area della DOC in un unico sistema di paesaggio che include l’ampio fondovalle
dell’alta Val d’Agri formato in seguito al riempimento, prima per sedimentazione lacustre e in
seguito alluvionale (Pleistocene-Olocene), di un ampio bacino intermontano. Si tratta quindi
di un’area caratterizzata da depositi di origine sedimentaria continentale, lo spessore dei quali
è in genere molto consistente (Dimase et. al., 1979, e Cirigliano P. et. al.,. 1992). All’interno
del Sistema di Paesaggio, l’area di interesse viticolo è rappresentata da 4 unità di terre (UdT)
distinte in base ai caratteri geomorfologici, geologici, idrologici e climatici.: depositi lacustri
terrazzati ed incisi - terrazzi alluvionali - conoidi a morfologia ondulata - conoidi a
morfologia regolare. La diffusione maggiore dei biotipi autoctoni si è rinvenuta all’interno
delle unità costituite da depositi di conoide, con netta prevalenza di quelle a morfologia
ondulata.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Fig. 4 – Carta delle Unità di Terre

L’area più ristretta e di maggior interesse ai fini della zonazione viticola (Fig. 1), presenta una
notevole diversità di denominazioni varietali di uso locale (18), per un totale di 60 accessioni
recuperate e, nell’ambito di queste, una percentuale importante trovate sane (circa il 23%) e
con buoni caratteri qualitativi (Tab. 1).
VITIGNI Peso grappolo Peso medio Acidità titolabile ZOH
(g) bacca (g) pH (g/L) °Brix
Aglianico n. 151÷197 1,8÷1,9 3,05÷3,23 5,9÷5 16÷19,8
Aleatico n. 239 1,6 3,41 5,5 23
Castiglione n. 170÷228 1,9÷2,0 3,07÷3,11 6,52÷6,6 16÷15
Ciliegiolo n. 187 2,4 3,61 4,4 21,2
Iusana b. 80÷201 0,8÷1,15 3,78÷3,68 4,6÷4,4 26,6÷20,6
Malva n. 314 1,4 3,31 5 17,6
Malvasia nera di Basilicata n. 354 1,5 3,26 4,6 18,2
Moscato Bianco b. 180÷236 1,5 3,53÷3,49 4,7÷5 18÷22
Primitivo n. 156 1,5 3,08 5,3 17,4
Sangiovese n. 359 1,8 3,47 5,3 21
Uva di Troia n. 255 2,9 3,27 4,4 19,8

VITIGNI Ac. Tartarico Ac. Malico Ac. Citrico Antociani Polifenoli Tot.
(g/L) (g/L) (g/L) (mg/kg) (mg/kg)
Aglianico n. 7,51÷6,97 1,82÷1,9 0,4÷0,34 418÷920 1.076÷1.457
Aleatico n. 7,38 1,92 0,26 - -
Castiglione n. 7,8÷7,54 2,0÷1,89 0,23÷0,21 730÷471 1.292÷1.317
Ciliegiolo n. 6,8 1,24 0,33 1.107 2.216
Iusana b. 6,69÷6,46 1,06÷0,69 0,2÷0,06 - -
Malva n. 7,02 0,54 0,0 - -
Malvasia nera di Basilicata n. 6,56 0,77 0,21 1.104 2.285
Moscato Bianco b. 7,22÷5,96 0,25÷0,28 0,3÷0,16 0 649÷631
Primitivo n. 7,01 1,63 0,3 388 1.067
Sangiovese n. 6,99 1,22 0,16 690 1.461
Uva di Troia n. 5,92 0,87 0,25 645 1.489
Tab.1. Accessioni recuperate e relativi parametri qualitativi.

Dall’osservazione di tali parametri è possibile fare una stima iniziale delle potenzialità
enologiche dei vitigni recuperati. I vitigni autoctoni lucani più noti, come l’Aglianico e la
Malvasia nera di Basilicata, oltre che di altre varietà notoriamente diffuse e coltivate come
Aleatico, Primitivo, Sangiovese, Uva di Troia, presentano nel complesso rapporti equilibrati
fra i macroparametri determinati che, accompagnati all’evidenza di grappoli ed acini di pesi
“molto bassi” o “bassi”, sono indice di un rapporto vegeto-produttivo sostanzialmente
equilibrato per ottenere vini di qualità.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

CONCLUSIONI
A seguito dei primi risultati scaturiti dallo studio è stata circoscritta un’area di prevalente
interesse territoriale della DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri” (Cirigliano et al., 2005). Su
questo territorio sono stati individuati biotipi di cv. note con caratteri enologici interessanti, e
biotipi con profili molecolari unici e distinti e solo qui presenti, (Iusana b. 1 e 2).
Attraverso un percorso di zonazione è stato possibile gerarchizzare i caratteri influenzanti i
biotipi dell’area (Cirigliano et. al., 2006 “zonazione”); delimitare un’area specifica su cui si
espandono gli autoctoni (circa il 10% dell’area totale della DOC ); evidenziare gli aspetti
climatici e pedologici funzionali di questi ambienti (Cirigliano et. Al., 2006 “zonazione”)
elaborare alcune carte tematiche utili a metterne in relazione le U.d.T. con le aree di elezione
dei biotipi. La classazione delle superfici in funzione dell’altitudine e delle esposizioni dei
versanti ci ha permesso di definire le UdT favorevoli ai biotipi in questione.
Attraverso lo studio del DNA si evince che le identità genetiche selezionate appartengono in
buona parte a vitigni di uve da vino noti: Aglianico n., Aleatico n., Barbera n., Castiglione n.,
Ciliegiolo n., Malvasia nera di Basilicata n., Moscato bianco b., Primitivo n., Sangiovese n.,
Uva di Troia n. Si sono rinvenute tuttavia altre accessioni con profilo molecolare che non
trova riscontro nei database disponibili, e riportate con denominazioni in vernacolo: Cassano
n., Malva n., Malvasia ad acino piccolo b., Moscato antico b., Iusana b.

Fig. 4 – Biotipi : Iusana B. e Malvasia nera di Basilicata N.

RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano la Regione Basilicata, l’ALSIA Basilicata e il Comune di Viaggiano per i
rispettivi sostegni che dal 2005 stanno garantendo ai due primi Autori.

BIBLIOGRAFIA
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locali e vitigni autoctoni minori. Agrifoglio, 36, Anno VI: 16-17.
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Cartografia del Suolo. Firenze.
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monografico di Agrifoglio, Anno VII: 29-43.
-Cirigliano, et al., 2006 b,. Land System e Revisione delle DOC. Rivista l’Informatore

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-Dimase et al., 1979. I suoli del Comune di Montemurro (Potenza) - Carta pedologica.
CNR, Centro di Studio della Genesi, Classificazione e Cartografia del Suolo. Quaderni di
Scienza del Suolo. Pubblicazione n. 62. Firenze.
-Thornthwaite, Mather 1957. Instructions and tables for computing potential
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

GRAPEVINE PRODUCTIVITY MODELLING IN THE PORTUGUESE


DOURO REGION

J. A. Santos (1), A. C. Malheiro (1), M. K. Karremann (2), J. G. Pinto (2)


(1)
Centre for Research and Technology of Agro-Environment and Biological Sciences (CITAB), University of
Trás-os-Montes e Alto Douro, 5001-801 Vila Real, Portugal (jsantos@utad.pt)
(2)
Institute for Geophysics and Meteorology, University of Cologne, Kerpener Str. 13, 50923 Cologne, Germany

ABSTRACT
In Portugal, and particularly in the Demarcated Region of Douro (DDR), wine production
has a great tradition, producing the unique and worldwide famous Port wine as well as other
remarkably good table wines. In this study the impact of projected climate change to wine
production is analysed for the DDR. A statistical grapevine yield model (GYM) is developed
using climate parameters as predictors. Statistically significant correlations are identified
between annual yield and monthly mean temperatures and monthly precipitation totals during
the growing cycle of grapevines. Close relationships between these climatic elements are
found that influence the annual yield, with the GYM explaining over 50% of the total
variance in the yield time series in recent decades. Furthermore, results point out a clear
relationship between the vegetative cycle of grapevines and their basic climatic requirements:
anomalously high (low) precipitations in March, during bud break, shoot and inflorescence
development are favourable (adverse) to yield, while anomalously high temperatures in May
(bloom) and June (berry development) favour yield. The GYM is applied to output from the
regional climate model COSMO-CLM, which is shown to skilfully reproduce the GYM
predictors. Considering ensemble simulations under the A1B emission scenario, a slight
upward trend in yield is estimated to occur until about 2050, followed by a steep and
continuous increase until the end of the 21st century, when yield is projected to be about 800
kg/ha above its current values. The results emphasise the potential of using GYM coupled
with regional atmospheric models to assess variations in grapevine yield owed to climate
change. Complementary studies are in process in order to evaluate possible phenological
shifts and wine quality impacts.

KEYWORD
Grapevine – Douro – Portugal – yield modelling – climate scenarios – CLM

INTRODUCTION
Portugal ranks in the eleventh position of wine-producing countries (approximately 3% of
global production in 2006) and fifth in the European Union (over 4% of EU production in
2007) (IVV, 2008). The Douro Region produces the unique and world famous Port Wine
(approximately 50% of the regional wine volume) and other remarkably high-quality table
wines. Located in North-eastern Portugal, in a very mountainous region within the Douro
River basin, the Demarcated Region of Douro (DRD) spreads over a total area of
approximately 250 000 ha (Fig. 1), from which around 16% is planted with vineyards. The
geomorphology of DRD consists essentially of schist with occasional outcrops of granite. The
prevailing Mediterranean climate is particularly favourable to the production of balanced
composition wines. Climate-mean annual precipitation values vary from 400-900 mm, with

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

only about 30% falling from April to September, whereas climate-mean monthly temperatures
range from 5-8ºC up to 21-24ºC. According to the climate maturity grouping (Jones et al.,
2005), the growing season can be defined as “warm” (April-October mean temperature of
about 18ºC). In terms of phenology, depending upon the variety and site, budburst typically
occurs in March, followed by flowering/blooming in May, véraison (berries start to soften and
turn colour and signal the beginning of the ripening process) in July and ripe maturation in
September (Malheiro, 2005).
Atmospheric factors strongly control grapevine growth and development by primarily
affecting photosynthetic rates. Photosynthesis is also stimulated by increasing CO2
concentration, which may result in greater accumulation of total biomass (Tate, 2001). Other
effects of temperature increases may result in a general anticipation of the phenological
events, which may lead to undesirable grape and wine characteristics (Jones, 2006). Climate
change imposes an additional challenge for wine production, as global instrumental
atmospheric records reveal significant climate change signals (Trenberth et al., 2007).
Moreover, above average global warming and drying are predicted for Southern Europe
(Meehl et al., 2007). These projected changes might have significant impacts in wine
production and quality (Schultz, 2000). In fact, weather and climate are among the
environmental factors that most influence the quality and characteristics of grapes and wines
(Spellman, 1999). While extreme weather events may cause important yield losses, changes in
climate may modify the grapevine phenological cycle, disease/pest patterns, ripening
potential, wine characteristics and yield (Jones et al., 2005).
The growing season average temperatures have risen over the past 50 years in several high-
quality wine regions (Jones et al., 2005). Therefore, some wine regions in Southern Europe
may already be at the limit of ideal conditions for high-quality production. Other works also
referred the possibility of changing geographical locations of production due to changes in
temperature, precipitation or increased CO2 (Schultz, 2000). The observed and predicted
warming over the last and future years can both have benefits and disadvantages on viticulture
depending on the region. Most of the earlier regional studies have discussed the impact of
climate change on wine quality (Orlandini et al., 2005; White et al., 2006) and on yield (Bindi
et al., 1996; Lobell et al., 2006) considering GCM scenarios. However, the relatively coarse
spatial resolution of these models is a clear limitation for a small and hilly region such as the
Douro valley, for which a downscaling strategy considering a regional climate model (RCM)
is more appropriate. Taking into account that wine production is the leading economic activity
in DRD, both the development of a statistical approach for regional grapevine yield modelling
and the assessment of the potential changes in yield under human-induced climate change are
of utmost relevance for this region.

MATERIALS AND METHODS


The grapevine yield time series for the DRD was provided by the Portuguese Institute for
Statistics (INE; http://www.ine.pt/) for 1986-2008 (23 years). Plant productivity is controlled
by a large variety of factors, but only the atmospheric factors are considered here. Daily time
series of precipitation and temperature recorded at the meteorological station of Vila Real
(within the DRD at 41.3ºN and 7.7ºW) are used for the yield modelling. Future grapevine
yield projections are carried out using climate model data: two ensemble simulations of the
recent-past climate (1960-2000; C20; Lautenschlager et al., 2009a,b) with and two
integrations (2001-2100; Lautenschlager et al., 2009c,d) under the IPCC A1B scenario
(Nakienovi et al. 2000).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Fig. 1 Map showing the geographical location of the Douro Valley (DV; grey box)

The COSMO-CLM (Consortium for Small-scale Modelling, hereafter CLM; Böhm et al.,
2006) was nested in ECHAM5/MPI-OM1 (Roeckner et al., 2006) for downscaling purposes
(approximate resolution of 18 km. Only data for the Douro Valley sector (DV: 41.0-41.4ºN;
7.0-7.8ºW; Fig. 1) was extracted. Area-means of the atmospheric variables were then
computed for the yield modelling. Several atmospheric variables were considered in an
exploratory study, but only monthly mean temperatures (T) and monthly precipitation totals
(R) show statistically significant correlations with yield.

RESULTS AND DISCUSSION


Grapevine yield shows strong inter-annual variability in 1986-2008 (Fig. 2). In fact, in 1988
or 1998 the yield was slightly above 1500 kg/ha (two lowest values), while in 1990 it
exceeded 4500 kg/ha (nearly three times higher than the lowest values). This remarkably high
variability has important economic implications in the wine production sector, particularly
due to the high irregularity of the production combined with the absence of reliable and timely
predictions of yield. According to the Spearman and Mann-Kendall non-parametric trend
tests, there is no statistically significant trend at a significance level of 5%.

6000
Grapevine yield (kg/ha)

5000

4000

3000 LL95
UL95
2000 Obs Yield

1000

0
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008

Fig. 2 Observed grapevine yield (Obs Yield) in the DRD in 1986-2008 and the corresponding 95% lower (LL95)
and upper (UL95) confidence levels of the modelled time series

A multivariate linear regression model is adjusted to grapevine yield time series using the
full set of selected potential predictors (monthly mean temperatures and monthly precipitation
totals) in 1986-2008. A stepwise methodology is applied to select the most significant
predictors: March (R-March), May (R-May) and June (R-June) precipitation totals and May
(T-May) and June (T-June) monthly mean temperatures (5 predictors). The R-squared statistic

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between observed and modelled grapevine yield is 62%, highlighting the high skill of the
model when taking into account the complexity of the governing processes. The time series of
the modelled yield is in good agreement with observations, i.e., the observed yields are within
the 95% confidence interval of modelled yield (Fig. 2), despite some noteworthy
discrepancies in 1990 and 1996, where the modelled value is clearly underestimated, and the
overestimation of the very low yield in 1998. These discrepancies are related to extreme daily
atmospheric events that are not taken into account in the model. The values of the regression
coefficients (not shown) show that anomalously high (low) precipitation in March (May and
June) is favourable to yield, whilst anomalously high temperatures in May and June favour
yield. These results are in agreement with previous studies (e.g. Ramos et al., 2008) and with
the critical stages of the grapevine vegetative cycle; high precipitation in early spring (shoot
and inflorescence development) and relatively low precipitation and high temperatures in late
spring (flowering in May and berry development in June) are favourable to grapevine yield.

4500
Pojected yield (kg/ha)

4000

3500

3000

2500
1960

1970

1980

1990

2000

2010

2020

2030

2040

2050

2060

2070

2080

2090

2100
Fig. 3 Future scenario for GYM-derived grapevine yield in DV, based on the A1B SRES emission scenario from
CLM. Black curve represents the two-member ensemble mean and lines within grey curves represent the total
range within the ensemble. All time series were previously filtered using an 11-year centred moving average

The high skill of GYM using observational data enables its application to RCM data.
Changes in predictors during the 21st century show that there is a sustained decrease
(increase) in precipitation (temperatures) in May and June, though March precipitation does
not undergo significant changes (not shown). These projected changes in predictors have
direct implications in the modelled yield. Reduction in May and June precipitation,
stabilization of March precipitation and increases in May and June temperatures jointly imply
an increase in projected yield. In fact, combining all changes in the five predictors, GYM-
derived yield is expected to undergo a sustained upward trend. This upward trend can be
analysed in greater detail by plotting the time series of the projected yield (Fig. 3). An 11-year
centered moving average (low-pass filter) was applied beforehand to the projected time series,
reducing irrelevant high-frequency variability. During the first half of the 21st century there is
a slightly positive trend that is replaced by a much steeper upward trend in the period 2050-
2080, followed by a gradual stabilization.

CONCLUSIONS
Results show that anomalously high March rainfall (during budburst, shoot and
inflorescence development) and anomalously high temperatures and low precipitation totals in
May and June (May: flowering, and June: berry development) tend to favour grapevine yield.
The wine production sector in the DRD faces other challenges related to the impacts of
climate change. Our yield estimates based on CLM data and under the A1B scenario reveal

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that the current yields are expected to increase about 800 kg/ha until the end of the 21st
century. Larger grape yields are generally associated with higher economic risk (Webb et al.,
2008) and poorer wine quality by affecting the leaf area/fruit weight ratio (Jackson and
Lombard, 1993). Although the present predictions are far below the imposed legal limit of
7500 kg/ha for the DRD, in a warmer environment the harvest date may be brought forward
into warmer periods of the year (Jones, 2006), which might lead to unbalanced wines with
little acidity and excessive alcohol, particularly in the eastern and warmer part of the DRD
(Upper Douro). The projected rise in CO2 concentration can also produce an increase in net
photosynthesis, biomass and grapevine yield (Moutinho-Pereira et al., 2009). In the present
study, the influence of CO2 enrichment is only included through its influence on the large
scale meteorological elements (temperature and precipitation). The direct influence of
enhanced CO2 on plant physiology/primary production was not taken into account. Under
future climate conditions the effect of the increasing CO2 concentration could be potentially
added to the yield estimations, but as the quantification of this factor is still far from being
confirmed. Nevertheless, the present outcomes state that taking into account recent-past
relationships between yield, a limited number of atmospheric factors and a GCM/RCM
combination, grapevine yield in the DRD is expected to undergo an upward trend until the
end of this century, which might be further enhanced by the projected upward trend in the
CO2 concentration.

ACKNOWLEDGMENTS
Part of this study was supported by the project SUVIDUR – Sustentabilidade da Viticultura
de Encosta nas Regiões do Douro e do Duero. Programa Operacional de Cooperação
Transfronteiriça Espanha-Portugal (POCTEP). We thank the MPI for Meteorology (Hamburg,
Germany), the German Federal Environment Agency, the WDCC/CERA database and the
COSMO-CLM consortium for providing the ECHAM5 and the COSMO-CLM data.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

TERROIR CHARACTERIZATION FROM CV. MERLOT AND


SAUVIGNON PLOTS FOLLOW-UP WITHIN THE SCOPE OF
WINE-PRODUCTION : “VINS DE PAYS CHARENTAIS”
IN THE COGNAC EAUX-DE-VIE VINEYARD AREA.

BERNARD F.M.(1)*, PREYS S.(2), GIRARD M.(3) & MORNET L.(4)


1 : IFV, Institut Français de la Vigne et du vin : 15 Rue Pierre Viala, 16130, Segonzac, France
2 : Ondalys : 385 Avenue des Baronnes, 34730, Prades-Le-Lez, France
3 : Chambre d’Agriculture de Charente-Maritime : 3 Boulevard Vladimir, 17100, Saintes, France
4 : Chambre d’Agriculture de Charente : 25 Rue de Cagouillet, 16100, Cognac, France
*Corresponding author : francois-michel.bernard@vignevin.com

RESUME
Dans les études des terroirs, il est souvent délicat d’établir des zonages et de mesurer les
effets de l’environnement sur les vins. Avec plus d’un million d’hectares dans l’aire
d’appellation délimitée, le terroir du célèbre vignoble de Cognac est bien connu pour ces
eaux-de-vie et ainsi divisé en 6 crus.
Cette étude vise à décrire le terroir des Vins de Pays Charentais (VPC) produits dans le
vignoble Cognaçais. Les principaux cépages spécifiquement destinés à la production de VPC
(Merlot et Sauvignon blanc) ont été étudiés en collectant de nombreuses données sur 5
millésimes et 35 parcelles représentant la diversité agro-pédo-climatique de la région. Comme
souvent dans les essais au champ les expérimentateurs ont été confrontés à de multiples
facteurs croisés et de nombreux paramètres ont été suivis. A ce stade, peu de données
climatiques ont été introduites et les données de dégustation n’ont pas été incluses.
Une expertise préliminaire a permis de sélectionner certaines variables, classées en 4
groupes distincts : données climatiques et pédologiques, matériel végétal, phénologie et
vinification.
L’analyse statistique exploratoire a fait ressortir certaines variables influentes, par exemple
l’ère géologique et le type de sol, qui distinguent des unités cohérentes d’un point de vue
géographique notamment les îles de Ré et d’Oléron. Le comportement des vignes VPC est
ensuite étudié sur chacune de ces unités afin de définir ces terroirs viticoles.
Les groupes de parcelles destinées à la production de vin semblent concorder pour une
bonne part aux crus des eaux de vie de Cognac même si le cépage et le type de produit
diffèrent. Ces résultats vont permettre de réfléchir sur différents moyens d’optimiser l’effet
terroir par les pratiques des producteurs de VPC sur les différents terroirs.

MOTS-CLE
Vins de Pays Charentais – Merlot – Sauvignon – Terroir viticole – Sol – Millésime.

ABSTRACT
Zoning and understanding the effects of the environment expressed in vine products has
always been a difficult work to start off with terroir. Thus, with more than one million
hectares in the delimited appellation area, the famous Cognac vineyard terroir is well-known
for eaux-de-vie and divided in 6 vintages areas since the beginning of the 20th century.
This project aims at describing the terroir for wines named “Vins de Pays Charentais”
(VPC) produced in the Cognac vineyard. Main cultivars specifically used to produce VPC

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

(Merlot and Sauvignon Blanc) were studied by collecting a set of data, using 6 years and 35
plots to represent the diversity of environmental and cultural situations in the area. As often in
field trials, experimenters were confronted with many crossed factors and numerous variables
were measured. At this stage, only few climatic data is available. A preliminary expertise
allowed to choose some of the variables sorted in 4 distinctive groups : soil and climate data,
plant material, vine cycle and grapes and then wine-making process. Tasting data was not
taken into account regarding as its robustness.
The statistical exploratory analysis brought out some influential variables, as for example
geological era and soil type, that clearly segregate coherent geographic units, notably Ré and
Oléron islands which are breaking away. From then on, to define various “wine-terroirs”
these clusters should each correspond to consistent VPC grapevine behavior and wines.
Most climatic data still has to be crossed with the plots groups sorted, but the clusters of
wine producing plots already appears to tally, at least partly, Cognac firewater vineyards
classification even if cultivars and type of product differ. These results allow to consider
various means to optimize terroir effect by VPC winegrowers’ practices on each plot,
depending on its cluster.

KEYWORDS
Vins de Pays Charentais – Merlot – Sauvignon – Wine-terroir – Soil – Vintage.

INTRODUCTION
Le vignoble Charentais est l’aire d’appellation privilégiée des eaux-de-vie de Cognac.
D’autres produits viticoles sont également issus de cette région, parmi lesquels les Vins de
Pays Charentais.
Une étude menée sur les départements de Charente et Charente-Maritime de 2003 à 2008, a
permis de recueillir des données nombreuses et très diverses (pédologiques, agronomiques et
œnologiques) sur un réseau de 35 parcelles de Merlot et de Sauvignon destinées à une
vinification en Vin de Pays. Le choix des parcelles du réseau s’est effectué sur la base du
référentiel des sols agricoles (dont viticoles) réalisés par la chambre régionale d’agriculture de
Poitou-Charentes, avec l’expertise des professionnels et techniciens de la région (y compris
Station Viticole du Bureau National Interprofessionnel du Cognac). Le suivi a été assuré
conjointement par l’Institut Français de la Vigne et du Vin et les chambres d’agriculture de
Charente et Charente-Maritime. Les conditions de production ont été partiellement contrôlées
(taille, éclaircissage manuel, …) et les raisins sont récoltés suivant des règles de décisions
communes à l’ensemble des parcelles puis vinifiés en minicuverie dans des conditions
standardisées. Les protocoles et méthodes pratiques de mesure sur le terrain ont été exposées
lors d’un précédent Congrès International des Terroirs Viticoles (Descotis et al., 2006).
Il s’agit de présenter ici une synthèse des résultats de l’analyse statistique des données
acquises depuis le début de l’étude.

MATÉRIELS ET MÉTHODES
L’analyse statistique des bases de données constituées s’effectue en plusieurs étapes. Une
expertise des variables permet d’éliminer a posteriori celles jugées peu fiables pour décrire
les diverses situations de production. A l’issue de cette sélection, 78 variables conservées

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

renseignent sur la géologie, la pédoloqie, le matériel végétal, le comportement physiologique


de la vigne, les raisins récoltés et les vins produits.
La première partie du traitement statistique consiste en une analyse exploratoire de la base
de données afin de caractériser les différents terroirs sur une base essentiellement pédologique
(PE). On adjoint ensuite pour chaque cépage les variables permettant de caractériser le végétal
(VE). Une seule variable climatique empirique est introduite, mais il a été vérifié à chaque
stade du traitement chimiométrique qu’elle ne modifie pas sensiblement la classification
obtenue ni l’interprétation des résultats.
Dans un second temps, l’impact des terroirs ainsi distingués sur la croissance de la plante, le
raisin et le vin qui en est issu est évalué en projetant dans les espaces statistiques définis
précédemment les variables viticoles et œnologiques. Parallèlement, la même démarche est
appliquée en distinguant chacun des millésimes étudiés. L’outil statistique multivarié retenu
est l’A-PCA (ANOVA-PCA) : on décompose la variance du jeu de données global en
matrices correspondant à chacun des effets principaux, comme le fait l’analyse de variance
(ANOVA) de façon univariée. Des analyses en composantes principales (ACP) complétées
par des Classifications Ascendantes Hiérarchiques (CAH) classiques permettent alors
d’interpréter les divers effets (sol, millésime, …) sur les variables mesurées.

RÉSULTATS ET DISCUSSION
Une ACP est réalisée sur l’ensemble des données pédologiques pour l’ensemble du réseau
parcellaire, c’est-à-dire Merlot et Sauvignon réunis. On détermine ainsi une typologie
pédologique des terroirs.

Types de sols
6 6 Groies 6
0.4 îles Ile de 7 7
7
Ré 8 5 7 Plaine
7
6 7 continentale
0.2 7
St Sornin 6
Ile
0
10.2%

0 d’Oléron
4 2
3
3 4 4
2
continent
3 3
-0.2 1
Doucin
A2

4
Saintonge-Bords
s littoral
de Gironde Champagnes
-0.4
1

9 2 2
-0.6 Bords de Gironde 2

littoral 2

-1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8


A1 22.7%

Figure 1 : Carte factorielle des individus sur les 2 premières composantes principales après ACP sur le bloc de données
pédologiques (PE) pour Merlot et Sauvignon réunis. Le codage alphanumérique et couleur correspond ici au type de sol.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

0.8
PEca
0.6 PEorg
PEty7PEgb
PEty6
0.4 PEga PEfer PEcx1
PEcx2
Roche mère

0.2 PEile PEty8 PEcx3


10.2%

PEsg PEty5
PEge PEph PEcao
PEma PEgc PEar
PEgj
0 PEty0 PEcn
PEgi PEgh
PEgd PEipc PEcatot
PEty3 PEgf PElf PEcaact
-0.2 PEty4
A2

PEsf PEty1 PEcont


PEty9
PEgk
-0.4 PElg

-0.6 PEty2
PEgg
PEcr
-0.8

-1
-1 -0.5 0 0.5 1
A1 22.7%

Granulométrie
Figure 2 : Cercle des corrélations entre variables sur les 2 premiers axes après ACP sur le bloc de données pédologiques
(PE) pour Merlot et Sauvignon réunis.

De la même manière la carte factorielle des individus recoupe nettement les crus de Cognac
(Figure 3), avec la même projection de variables (Figure 2).

Crus de Cognac
f f Groies
d
0.4 îles Ile de d d
d
Ré c d d Plaine
f
a d continentale
0.2 f
St Sornin d
Ile
g
10.2%

0 d’Oléron
f a
e
f f e
d
continent
f e
-0.2 a
Doucin
A2

e
Saintonge-Bords
s littoral
de Gironde Champagnes
-0.4
b

a d b
-0.6 Bords de Gironde b

littoral d

-1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8


A1 22.7%
Figure 3 : Carte factorielle des individus sur les 2 premières composantes principales après ACP sur le bloc de données
pédologiques (PE) pour Merlot et Sauvignon réunis. Le codage alphanumérique et couleur correspond ici au crus de Cognac.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

La projection des variables caractérisant la croissance de la plante et le raisin (AG) ainsi que
celles caractérisant la vinification et le vin obtenu (VI) sur le plan de l’ACP obtenue à partir
de l’ensemble des variables explicatives des terroirs (PE) et du végétal (VE), a permis de
montrer l’impact ou le lien entre les terroirs et la plante, le raisin et le vin. Ce traitement a été
réalisé cépage par cépage.

Parcelles
St Sornin
M18
1
continent M17

M12
littoral M16
0.5 Saintonge-Bords littoral
Bords de Gironde Plaine de Gironde M06
continentale
M02
14.5%

M03 M04
0 M11
Champagnes M07 Ile
Doucins
d’Oléron
A2

M13
-0.5 îles
Groies
M15
-1 Ile de

M09
M10

-1.5 -1 -0.5 0 0.5 1


A1 20.2%

Figure 4 : Carte factorielle des individus sur les 2 premières composantes principales après ACP sur le bloc de données
pédologiques (PE) + végétal (VE) pour Merlot. Le codage alphanumérique et couleur correspond ici au nom de la parcelle.

La typologie globale est retrouvée malgré le nombre d’individus plus faible utilisé (Merlot
seul). Ce plan est donc un plan de projection pertinent, discriminant bien les différents
terroirs, pour étudier l’impact des terroirs sur la plante, le raisin et le vin.

L’effet millésime a également pu être étudié : la projection des variables agronomiques


(AG) et vin (VI) est réalisée sur ce plan des 2 premières composantes de l’ACP des données
« pédologiques » (PE) et « végétal » (VE), cépage par cépage. Pour chaque type de variable,
une variable moyennée sur les 5 millésimes et une variable par millésime sont projetées.
Concernant les variables moyennées sur les 5 millésimes, peu de variables sont fortement
impactées par l’effet terroir dans ce contexte de régulation du rendement. Globalement, les
variables qui ne sont pas touchées par les pratiques culturales de régulation de rendement sont
les plus impactées, par exemple les stades phénologiques. Les îles présentent des cycles
végétatifs plus longs. Classiquement, un fort effet millésime est observé pour la plupart des
variables (dispersion autour de la moyenne).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

0.8

0.6
mAGgrecl
mAGfert
0.4 mAGgrtot mAGvsuc

mAGdeb
0.2
14.5%

mVIfa mVIicmbmVIantb mAGsecv


mAGppied mAGmal
mAGaph3 mAGsecvkg
mAGgrs mAGpgr mAGpbt
0 mAGdc13
mVIiptb mAGaph1 mAGvefl
mAGiptg
-0.2 mVItav mAGea mAGpbai
A2

mAGat
mAGantr
mAGsuc
-0.4 mAGiptr mAGver
mAGmp
mAGflo
-0.6

-0.8

-1
-1 -0.5 0 0.5 1
A1 20.2%
Figure 5 : Cercle des corrélations entre les variables projetées, variables agronomiques (AG) et vin (VI) moyennées sur les
5 millésimes, et les 2 premiers axes de l’ACP sur le bloc de données pédologiques (PE) + végétal (VE) pour Merlot.

CONCLUSIONS
Dans ce contexte expérimental de régulation de rendement, l’impact du terroir sur la vigne,
le raisin et le vin reste quantitativement limité d’un point de vue statistique. L’impact est un
peu plus important pour le Sauvignon que pour le Merlot. Les variables phénologiques, non
affectées par la régulation du rendement, mettent en évidence des cycles plus longs pour les
terroirs des îles. Un fort effet millésime est mis en évidence pour la plupart des variables liées
à la vigne, au raisin et au vin.
L’intégration de plus de données d’ordre topographique et climatique permettrait très
certainement d’affiner la caractérisation des terroirs et surtout de mieux identifier et expliquer
l’effet millésime. Ces résultats sont une étape indispensable dans la réflexion sur différents
moyens d’optimiser l’effet terroir par les pratiques des producteurs de VPC sur les différents
terroirs.

REMERCIEMENTS
Cette étude a été menée avec le soutien financier de FranceAgrimer.

BIBLIOGRAPHIE
Descotis M., Girard M., Mornet L., Lanthiome D., Caillaud L., Cam C., 2006. Etude des
terroirs charentais pour la production de Vins de Pays de Merlot et de Sauvignon : démarche
et mise en place du dispositif expérimental, premiers résultats. Actes du VIème Congrès
international des terroirs. Bordeaux-Montpellier, France.

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Cra viticoltura_libro 2_capitolo 5.indd 124 03/06/10 15:56


VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Les vins du Val de Loire : vers une activation des démarches de qualité qui
prendrait en compte les données du paysage ?
Exemple de vignobles en Touraine (France)
Wines of the Loire Valley: activating the quality initiatives which would take into account the landscape? Example of
vineyards in Touraine (France)

Jean Louis Yengué1&2 ; Dominique Boutin1&3 ; Sylvie Servain-Courant1&4 Laura Verdelli1&5 1


UMR CITERES 6173. 33 allée Ferdinand de Lesseps, BP 60449, 37204 Tours Cedex 03

2 Maître de Conférences. Université de Tours, UFR Droit, Sciences économiques et sociales, Département de Géographie, BP 0607, 37206 Tours Cedex 03, Tél. : 02 47 36 11 57, yengue@univ-tours.fr

3 Professeur Associé (PAST) Ecole Nationale Supérieure de la Nature et du Paysage et pédologue/géographe des terroirs viticoles de Touraine, boutin.dom@wanadoo.fr

4 Maître de conférences. Ecole Nationale Supérieure de la Nature et du Paysage, 9 rue de la Chocolaterie, 41000 Blois, servain@ensnp.fr

5 Maître de Conférences. Ecole polytechnique de l’Université de Tours, Département Aménagement. 35 allée Ferdinand Lesseps 37204 Tours Cedex 03, laura.verdelli@univ-tours.fr

RÉSUMÉ
Parmi les éléments emblématiques qui sont cités comme ayant contribué à l’inscription en 2000
par l’UNESCO d’une partie de la vallée de la Loire au titre des paysages culturels, figurent en
bonne place les vignobles ligériens. Dix ans après, nous nous sommes intéressés au vignoble de
Touraine (Région Centre, France) en interrogeant plus précisément l’évolution des pratiques
vigneronnes en lien avec les valeurs « paysagères ». Il en ressort un décalage profond entre la
montée des valeurs paysagères dans le discours des collectivités territoriales et la prise en compte
des composantes paysagères dans les pratiques vigneronnes. Malgré quelques initiatives éparses,
les vignobles de Touraine ont peu utilisé le Paysage comme support de reconnaissance, vecteur
de qualité et argument de développement économique. Pourtant, dans le contexte actuel, le
paysage pourrait être un réel levier de sortie durable de crise à la condition qu’une démarche
collective soit initiée.

MOTS-CLÉ
Paysage – Vigne – Touraine – Pratiques vigneronnes

ABSTRACT
Vineyards landscape is one of the main symbolic elements which are often quoted as having
strongly contributed to the inscription of a part of the Loire valley by the UNESCO on the list of
the world heritage. A deacade later, we interested in some vineyards of Touraine (Centre region,
France) by questioning more precisely the evolution of the practices of wine growers in
connection with the "landscaped" values. It brings into light a deep gap between the rise of the
landscaped values in the speech of regions and a measure of autonomy and consideration of the
landscaped constituents in the practices vine growers. In spite of some scattered initiatives, the
vineyards of Touraine seldom used the Landscape as support for recognition, quality vector or
argument of economic development. Nevertheless, at the moment, the landscape could be a real
control lever to leave the crisis provided that a joint representation is introduced

KEYWORD
Landscape, Vineyard, Touraine, Practice of the wine growers

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

INTRODUCTION
Dans la vallée de la Loire, les vignobles sont une composante paysagère importante et font
d’ailleurs parti des éléments emblématiques souvent cités comme ayant fortement contribué à
l’inscription par l’UNESCO en 2000 du Val de Loire sur la liste du patrimoine mondial au titre
des paysages culturels vivants évolutifs (Ambroise 2005). Les collectivités locales et la Mission
Val de Loire-Patrimoine Mondial1 participent à cette « mise en scène » de l’espace viticole. Ces
éléments confortent l’idée que la dimension paysagère doit entrer dans les préoccupations de la
filière viticole. La charte de Fontevraud2 en témoigne. Celle-ci incite les divers acteurs des
territoires viticoles à intégrer des démarches concertées en faveur de la qualité à la fois des
produits et des paysages (Asselin, Laidet 2003). Après une dizaine d’années de recul, on peut
s’interroger sur les impacts générés par ce regain d’intérêt pour le paysage et son aspect
esthétique. Pour répondre à cette question, nous nous sommes penchés sur les vignobles de
Touraine (Région Centre) (Figure 1) en interrogeant plus précisément l’évolution des pratiques
vigneronnes en lien avec les valeurs « paysagères ». Alignés tout au long des vallées du Cher, de
la Loire et du Loir, les vignobles de l’aire AOC Touraine sont très diversifiés (Dion, 1991,
Boutin, 2004). Cette diversité tient à plusieurs critères géographiques dont les principaux sont le
microclimat, en lien avec la distance au littoral atlantique et la géomorphologie. Ainsi, le
Chinonais se situe à quelques 200 kilomètres de l’océan alors que la Sologne se situe plus de
quatre cents kilomètres. Cet éloignement détermine des données climatiques qui se
« continentalisent » vers l’Est : l’hygrométrie est plus faible et les amplitudes thermiques plus
importantes. Trois dispositifs géomorphologiques se distinguent également : les plateaux ondulés,
les coteaux (l’image de marque) et les terrasses ligériennes. Ces dernières n’existent que dans la
partie occidentale de l’AOC puisqu’avec la « continentalisation », les fonds de vals deviennent
gélifs.

Figure 1 : Site d’étude : les vignobles ligériens

MATÉRIELS ET MÉTHODES
1
La Mission, syndicat mixte interrégional, régions Centre et Pays-de-la-Loire, créé en mars 2002 afin « de coordonner, animer et participer à la
mise en œuvre et au suivi de programmes d’actions » en rapport avec le classement Unesco
2
Charte Internationale de Fontevraud - Protection, gestion et valorisation des paysages de la vigne et du vin, signée à Angers le, 12 décembre
2003, entre le Ministère de l’Ecologie et du Développement Durable, l’Institut National des Appellations Contrôlées, la Mission Val de Loire –
Patrimoine mondial, le Bureau Interprofessionnel des Vins du Val de Loire, la Confédération des Vins du Val de Loire et l’Office International de
la Vigne et du Vin.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

La méthodologie développée associe plusieurs approches mobilisant l’analyse de documents de


communication et des labels, chartes et certifications ainsi que la réalisation d’entretiens. Une
sélection de documents de communication, qu’ils soient sous forme numérique (internet) ou
papier (revues, brochures touristiques, affichages publicitaires, etc.) de la mission Val de Loire,
d’Interloire, de l’INAO, des communes et de syndicats viticoles a été analysée en recensant
méthodiquement l’association entre vigne et paysage. Nous nous sommes également intéressés à
l’iconographie en notant les motifs paysagers utilisés et leur association, ainsi que la place de la
vigne dans l’illustration. Une dizaine d’entretiens auprès de vignerons, sous forme semi directive,
interview d’une à deux heures, et sous forme de débat entre plusieurs producteurs ont été réalisés
dans les communes de Montlouis-sur-Loire, Amboise et Chinon. L’objectif de ces rencontres
était de définir ce que recouvre le terme paysage pour les viticulteurs et si cet objet influe sur les
pratiques. Nous souhaitions également replacer l’importance du paysage dans une perspective
diachronique. Des entretiens auprès des groupements des producteurs (syndicats et vignerons
indépendants) ont également été faits afin de connaitre quelles considérations ils portent au
paysage et quelles mesures incitatives (si mesure il y a) sont mobilisées pour une meilleur prise
en compte du paysage par les viticulteurs. Enfin, comme précédemment nous avons voulu savoir
si le début des années 2000, date de la montée en puissance des valeurs paysagères avec
notamment l’inscription Unesco, a marqué une rupture dans les rapports au paysage. L’étude, par
le prisme du paysage, de labels, chartes et autres certifications souvent cités lors des rencontres,
qui font la fierté des viticulteurs et de leurs syndicats et selon eux, gage de qualité a complété
cette approche. Nous nous sommes intéressés en particulier : (1) Au réseau des caves
touristiques ; en 2006, Interloire avec les Comités Départementaux du Tourisme, la Fédération
des Vignerons Indépendants, l’ARFV (Association Régionale Filière Vins) et le CIVN (Comité
Interprofessionnel des Vins de Nantes) ont créé la Charte Touristique des Vignobles de Loire.
Les domaines, adhérents à cette charte, s’engagent à respecter 12 engagements afin de proposer
une offre de prestation touristique de qualité ; (2) A Terra Vitis, né en 1998 à l’initiative des
vignerons, en collaboration avec les Chambres d’Agriculture. L’association regroupe des
vignerons de toute la France autour d’une même philosophie de viticulture durable en intégrant
« l’homme, le sol, la plante, le paysage, la faune et la flore » (http://www.terravitis.com); (3) A
Qualenvi, la démarche Qualité Environnement des Vignerons Indépendants lancée en 1998.
« Qualenvi regroupe une série d’engagements pour optimiser la qualité de son produit, protéger
l’environnement, et améliorer sa relation client » (www.qualenvi.com).

RÉSULTATS ET DISCUSSION
De ce travail se dégage une nette différentiation de la place du paysage depuis les discours des
collectivités locales (et autres structures liées) et la communication associée jusqu’à la réalité de
terrain, en passant par les groupements de producteurs.
En se référant aux sites Internet et aux campagnes publicitaires, le vignoble est d’emblée
positionné comme un atout du Val de Loire. Dans la rubrique « découvrir, bienvenue en Val de
Loire » du site internet de la mission Loire (www.valdeloire.org), on trouve « la vigne et le vin en
Val de Loire », au même niveau hiérarchique que le patrimoine architectural et les jardins, qui
sont deux richesses affichées dès la demande d’inscription. Avec en introduction, l’expression
forte du lien entre vigne et paysage ligérien, « en Val de Loire, la vigne et le vin sont une
expression privilégiée du paysage culturel vivant, inscrit sur la liste du patrimoine mondial de
l’Unesco », la position adoptée porte clairement la vigne comme composante paysagère majeure.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Puis la lie avec les pratiques viticole : « La vigne et le vin sont une culture subtile et exigeante
qui s’enracine dans un paysage fragile. Fruit du travail des hommes, la vigne épouse avec une
harmonie exceptionnelle la diversité de paysages ligériens. ». L’importance donnée à la vigne
apparaît également dans la participation de la Mission Loire au projet européen Interreg IVc
« Vitour Landscape », également présent sur le site, qui doit aboutir à la création d’un guide
européen sur la préservation et la mise en valeur des paysages culturels viticoles européens,
assorti d’une collection d’études de cas. La Mission Loire intègre également dans sa dernière
publication (Les cahiers du Val de Loire n°4- 2008) et dans le nouveau site internet dédié aux
paysages (http://www.paysagesduvaldeloire.fr/) le fait que le vignoble constitue une composante
importante du paysage qui est à protéger de l’extension de l’urbanisation, comme le montre les
blocs-diagrammes théoriques. Il s’agit bien là d’un enjeu identifié quant à l’évolution des
paysages. Le vignoble, bien que peu visible depuis le fond de la vallée et en bordure (voire en
marge) de la zone délimitée par l’Unesco a donc gagné en importance. Cette importance du
paysage est aussi présente dans les campagnes de communication de l’intersyndicale des vins de
Loire, Interloire. Autant les références au paysage sont furtives dans le texte, essentiellement des
références au site classé Unesco et des données physiques comme le climat (les confusions sont
nombreuses entre le paysage et les éléments du paysage), autant les images associées en font une
part belle : vues dégagées sur le val de Loire, avec le fleuve, les demeures en pierre blanche (le
tuffeau) et le vignoble qui épouse les contours du relief, lorsqu’il n’est pas haché par des coteaux
abrupts percés par des caves troglodytes.
Au niveau des groupements des vignerons, le paysage s’efface encore plus, tant au niveau du
texte que de l’image. Est mis en avant le terroir qui a tendance à supplanter le paysage (Yengué
et al, 2008). Les responsables de caves coopératives et autres fédérations interrogés sur le
paysage et sa prise en compte mettent en avant des certifications, notamment Terra Vitis,
Qualenvi (la démarche Qualité Environnement des Vignerons Indépendants lancée en 1998), le
réseau des caves touristiques, et même la directive hygiène de la commission Européenne et la
HACCP3 pourtant bien loin des préoccupations paysagères. Pour eux, le respect de ces chartes,
dont ils sont assez fiers tant les contrôles sont rigoureux et pointus, est garant de la préservation
des paysages. Dans la plupart des cas, ces certifications imposent traçabilité, réduction d’intrants,
qualité d’accueil des touristes, etc. mais mettent très peu en avant directement le paysage. Seul
Terra Vitis intègre 3 obligations de qualification (sur 98) en lien, plus ou moins direct, avec le
paysage : assurer la propreté des voies d’accès à l’exploitation et des abords, ainsi qu’un bon état
général des bâtiments (Q95) ; mettre en œuvre les mesures d’intégration paysagère accompagnant
les permis de construire des nouveaux bâtiments (Q97) ; si l’exploitation comporte des parcelles
incluses dans un site Natura 2000, mettre en œuvre les mesures prévues par le document
d’objectifs dans l’année qui suit la qualification (Q98). La plupart des démarches évoquées sont
antérieures au classement Unesco, et les personnes interrogées ne perçoivent pas la moindre
évolution de leurs pratiques en lien avec la montée du paysage.
Au niveau du vigneron, à l’échelle des exploitations, une vraie sensibilité au paysage existe
malgré quelques contre exemples. Des termes lors des entretiens sont souvent revenus :
« esthétique », « beauté de la parcelle ». Les agriculteurs interrogés souhaitent un vignoble
« présentable », bien entretenu, jardiné. Mais cette sensibilité est engluée dans la charge du
travail et les pressions sont nombreuses. Avec tout d’abord toujours plus de certifications : les

3
Hazard Analysis Critical Control Point, méthode et principes de gestion de la sécurité sanitaire des aliments.

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vignerons interrogés estiment qu’elles ne font que coucher sur du papier des pratiques anciennes,
avec tous les désagréments que cela engendre (démarches administratives, augmentation du coût
financier) sans retombées économiques immédiates. Mais également une évolution technique et
technologique qu’il faut suivre. Certains intrants sont interdits d’une année sur l’autre, d’autres
sont préconisés pour être retirés quelques années plus tard. Malgré tout, des maladies apparaisses
ou résistent pour lesquelles ils sont démunis. Enfin, les évolutions des ententes du consommateur
qui souhaite des vins toujours plus lumineux, sans particules avec effet loupe. Une nouvelle
demande qui impose de nouvelles techniques de filtration qu’il faut maîtriser. Devant toutes ces
« urgences », le paysage qui, selon les vignerons interrogés, n’a aucun effet sur les ventes et plus
généralement sur leur métier, n’est pas traité en tant que tel.
Malgré tout une réelle prise de conscience s’observe, en relation avec des vignerons ou des
collectifs vignerons, mais aussi grâce à des collectivités soucieuses de leur patrimoine. Nous en
donnerons ici quelques exemples. Nombreuses sont les pratiques respectueuses de plus en plus
utilisées par certains vignerons comme l’enherbements, le mulch, le broyage des sarments, les
chuntes respectées et les petits aménagements de conservation des sols. Elles participent aussi,
d’après les personnes interrogées, à la beauté du paysage.
Dans beaucoup de communes, les terres agricoles et même viticoles sont considérées comme
des réserves foncières, faisant l’objet de spéculations, et les documents d’urbanisme (Plan
d’Occupation des Sols puis Plan Locaux d’Urbanisme) ne considèrent pas les aires AOC comme
des espaces ayant une valeur spécifique. Depuis peu, un certain nombre de communes leur
attribuent une valeur patrimoniale et paysagère. Dans l’agglomération de Tours, c’est le cas de
Fondettes, qui dans le cadre de l’élaboration de son Plan Local d’Urbanisme conserve un coteau
viticole alors qu’un seul vigneron y réside encore et de Montlouis-sur-Loire qui a créé une Zone
Agricole Protégée afin de protéger une partie du vignoble de toute urbanisation (Serrano, Vianey
2007). Dans le Chinonais, à Panzoult, un exemple réel de travail d’intégration avec réflexion
préalable et concertation multiple a été engagé. Un important bâtiment moderne, outil de
développement hors norme dans l’espace viticole actuel, a demandé une série de prise de
décisions quant à la forme, la couleur et la situation. La commune d’Amboise réalise une
démarche originale en cherchant à préserver des « coulées de vues vertes » sur le château à partir
de la rocade sud et pour cela veut protéger des terres agricoles, dont de la vigne.
Notons cependant que la préservation du paysage n’est possible qu’en conservant et
développant l’activité viticole cela ne peut donc être effectif que si les exploitations sont viables
économiquement. De plus ces initiatives sont à l’échelle locale, sans cohérences ni articulations,
et leurs impacts paysagers sont somme toute assez réduits.

CONCLUSION
Il apparaît donc que malgré quelques initiatives éparses, les vignobles de Touraine ont peu utilisé
le Paysage comme support de reconnaissance, vecteur de qualité et argument de développement
économique. Les noms de lieux semblent suffire. Tandis que les démarches de qualité se sont
développées transformant considérablement les vignobles en une trentaine d’années, offrant de
nombreuses garanties aux consommateurs, le besoin de développer une « image paysagère » ne
s’est donc fait pas sentir. Le décalage est profond entre la montée des valeurs paysagères d’une
part et la prise en compte de cet état de fait dans les pratiques vigneronnes d’autre part. Pourtant,
dans le contexte actuel de désaffection du grand public pour la consommation de vins et de
régression des surfaces dédiées, le paysage pourrait être un vrai levier de sortie durable de la crise

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(Maby 2003 et 2004). Mais les conditions de la réussite passent par une vision collective, une
adhésion à une démarche globale comme celle que propose la charte de Fontevraud.

REMERCIEMENTS
A Dominique Andrieu de la Maison des Sciences de Homme pour son aide cartographique,
Aux syndicats et vignerons rencontrés pour le temps qu’ils nous ont accordé

BIBLIOGRAPHIE
Ambroise Regis. 2005. Les pressions et les enjeux paysagers concernant les sites viticoles. Dans
Etude thématique, Les paysages culturels viticoles dans le cadre de la Convention du Patrimoine
mondial de l’Unesco, Icomos : 51-55
Asselin Christian. Laidet Myriam. 2003. Présentation de la Charte de Fontevraud. Dans Actes du
colloque international Paysages de vignes et de vins, Fontvraud. 313p
Boutin Dominique. 2004. Paysages viticoles de Touraine. Etudes Ligériennes. Nouvelles séries
n° 7 & 8 : 15-20.
Dion Roger. 1991. Histoire de la vigne et du vin en France des origines au XIXème, Paris,
Flammarion, 768p.
Maby Jacques. 2002. Paysage et imaginaire : l'exploitation de nouvelles valeurs ajoutées dans les
terroirs viticoles. Annales de Géographie. 2002, t. 111, n°624 : pp. 198-211.
Maby Jacques. 2003. Les enjeux paysagers viticoles. Dans, Actes du symposium international
Terroirs et zonage vitivinicole, Office International de la Vigne et du vin, Avignon : p. 823-831.
Serrano José. Vianey Gisèle. 2007. Les Zones Agricoles Protégées : figer de l’espace agricole
pour un projet agricole ou organiser le territoire pour un projet urbain ? Géographie, économie,
société 2007/4 (Volume 9) : 419-438
Yengué Jean-Louis. Rialland-Juin Cécile. Servain-Courant Sylvie. 2008. Le Terroir viticole,
entre Paysage et outil de promotion. Exemple des vignobles de Chinon et de Saint Nicolas de
Bourgueil (France). Dans actes VIIème Congrès International des Terroirs viticoles 2008, Nyon
(Suisse).

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CARATTERIZZAZIONE VARIETALE DELLA CV. VRANAC DEL


MONTENEGRO. PRIMI RISULTATI.
R. Guaschino (1), A. Asproudi(1), M. Bogicevic(2), E. Bertolone(1) e D. Borsa(1)
(1)
CRA – Centro di Ricerca per l’Enologia
Via P. Micca, 35, Asti, Italia
daniela.borsa@entecra.it
(2)
Terre d’Oltrepo’ – Soc. Agric. Cooperativa
Via San Saluto 81, Broni, Italia

RIASSUNTO
Questo studio ha permesso di raccogliere alcune informazioni sul profilo chimico della cultivar
Vranac coltivata in Montenegro. L’uva ha mostrato di raggiungere un buon accumulo zuccherino
indipendentemente dall’annata anche se coltivata su suoli diversi. Può raggiungere un buon
tenore di antociani e un discreto contenuto di tannini, presenta un profilo antocianico a
prevalenza di malvidina-3-G con tenori elevati di antociani acilati. Dal punto di vista aromatico si
tratta di una cultivar neutra con un profilo glicosidico a prevalenza di benzenoidi. Dal confronto
tra i vini sperimentali e quelli del commercio si può osservare che le potenzialità del vitigno sono
buone ma vanno potenziate con un’adatta tecnica di vinificazione per cui saranno necessarie
ulteriori prove tecnologiche.

PAROLE CHIAVE
Vranac, antociani, proantocianidine, flavonoli, precursori d’aroma

ABSTRACT
This study has allowed us to gather some information on the chemical profile of Vranac
cultivars grown in Montenegro. The grape has been shown to achieve good sugar accumulation
independent of the year even if grown on different soils. It can reach a good content of
anthocyanins and medium of tannins. Malvidina-3-G was predominant in the anthocyanic profile
and the levels of acylated anthocyanins were high. It is a neutral cultivar with a prevalence of
glycosidic benzenoids in the aroma profile. The comparison between the experimental and
commercial wines can assume that the potential of the grapes are good but must be reinforced
with a suitable winemaking which will require further studies.

KEYWORDS
Vranac, anthocyanins, proanthocynidins, flavonols, aroma precursors

INTRODUZIONE
La valorizzazione delle cultivar, il miglioramento della qualità dei vini e l'evoluzione del gusto
del consumatore, hanno comportato una graduale revisione delle tecniche tradizionali e
l'adozione di moderne tecnologie che consentono di esaltare le caratteristiche originarie delle uve
in funzione del tipo di vino che si vuole ottenere. Il livello di maturazione delle uve influenza
l’accumulo ma anche la facilità di cessione dei metaboliti, pertanto per l’enologo è importante
conoscere non solo il contenuto di zuccheri e l’acidità, ma anche la composizione in polifenoli

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nonchè la possibile presenza di composti aromatici importanti per dare caratteristiche peculiari al
prodotto.
La cultivar autoctona Vranac, varietà a bacca nera, è una risorsa fondamentale nella realtà
vitivinicola del Montenegro, poiché rappresenta circa il 60% della superficie vitata, ma non è mai
stata oggetto di una caratterizzazione chimica particolareggiata. La cultivar presenta grappoli di
dimensioni medio-grandi, cilindrici e spargoli con acini dalla buccia sottile, rosso-blu o blu scura.
Matura generalmente nella prima decade di settembre ed è adatta al clima mite tipico delle zone
più vocate per la vite in Montenegro, è utilizzata per la produzione di vini di alta qualità e vini
speciali. Il profilo genetico del Vranac è stato studiato da Calò et al. (2008) che ne hanno indicato
la similarità con le varietà Refosco p.r., Marzemina bianca, e Garganega (coefficiente di
dissimilarità 0,85) e con Pignola, Sangiovese e Ciliegiolo con un coefficiente di diversità genetica
più alto.
Considerata la scarsa disponibilità di informazioni circa i parametri chimici del Vranac, scopo
di questo lavoro è stata la determinazione del profilo polifenolico e aromatico della uve, la
descrizione dei vini microvinificati da queste ottenuti e il confronto con campioni del commercio.

MATERIALI E METODI
Le uve Vranac sono state studiate dall’invaiatura alla maturazione per due annate consecutive
(2007 e 2008) in 2 aziende del Montenegro, Plantaze e Istituto Biotecnico e inoltre presso la
Cantina Sociale di Drusici nel 2008. Nei vigneti sono stati scelti alcune decine di ceppi con
caratteristiche vegetative e produttive simili; da questi sono stati raccolti 400 acini col pedicello,
prelevandoli casualmente. Il campione così ottenuto è stato suddiviso in gruppi da utilizzare per
le analisi dei polifenoli totali ed estraibili dalle bucce e dai semi e per le analisi dei composti
aromatici. Gli acini sono stati congelati a -20°C fino al momento delle analisi. In seguito i
campioni di acini congelati sono stati preparati secondo quanto proposto da Di Stefano (1991)
con alcune modifiche. Per le determinazioni dei composti polifenolici gli estratti sono stati
preparati dalle bacche fresche secondo quanto riportato da Di Stefano e Cravero (1991) con le
modifiche descritte da Ummarino et. al., 2001. I metodi analitici utilizzati per la determinazione
degli indici spettrofotometrici dei polifenoli e del profilo antocianico delle bucce sono riportati in
Di Stefano e Cravero (1991) mentre il profilo degli acidi idrossicinnamil-tartarici e dei flavonoli
è stato ottenuto come descritto in Di Stefano e Cravero, 1992. Le catechine e le procianidine
mediante HPLC sono state determinate secondo Ummarino et al.,2001.
Nel 2008 sono state eseguite 2 microvinificazioni di 400 Kg di uva provenienti dall’Azienda
Plantaze (parcella B) e dall’Istituto Biotecnico. Le uve sono state pigia-diraspate e mantenute alla
temperatura di 20°C circa. La fermentazione è stata condotta alla temperatura di 25-28 °C, con
addizione di lieviti selezionati commerciali (BM 4x4, Lanvin) e di sali ammoniacali. Prima
dell’inizio della fermentazione, non sono stati eseguiti rimontaggi all’aria ma il cappello è stato
bagnato frequentemente; raggiunto il 2 % v/v di alcol si è effettuato un primo rimontaggio all’aria
di un terzo del volume del mosto ed un secondo al raggiungimento di circa 8% di alcol; quelli
intermedi sono avvenuti in assenza di aria e al raggiungimento del 5% v/v di alcol sono stati
effettuati con rottura del cappello. A fine fermentazione è stato utilizzato solo il mosto fiore
illimpidito mediante travasi. Dopo la fermentazione malolattica i vini sono stati solfitati. Sui
mosti in fermentazione e sui vini ottenuti sono stati effettuati vari controlli analitici (densità,
acidità totale, acidità volatile, grado alcolico, pH, ecc.).

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Sono inoltre stati analizzati alcuni campioni di vini vinificati in purezza nella azienda Plantaze
e provenienti dall'Istituto Biotecnico, di annate diverse, affinati in acciaio, botte o barrique per
avere informazioni sulle caratteristiche dei prodotti commerciali.
I composti fenolici sono stati determinati con i metodi utilizzati per gli estratti delle bucce. Lo
spettro dei vini è stato valutato secondo il metodo descritto da Di Stefano et al., 1989.

RISULTATI E DISCUSSIONE
Nella tab.1 sono riportati i tenori di solidi solubili, di acidità e pH ed alcuni indici dei polifenoli
delle uve alla raccolta (2007; 2008). Le uve presentano un buon contenuto di zuccheri in
entrambe le annate, anche nel campione della Cantina Sociale di Drusici che dista 40 Km dalle
altre aziende ed ha un terreno ed un microclima diverso. L’acidità totale contenuta e l’elevato pH
sono tipici di zone a clima caldo. Il contenuto di antociani totali è medio-alto in entrambe le
annate mentre i tenori dei tannini (procianidine) risulta più elevato nei campioni del 2007 in tutte
le località, si tratta comunque di una cultivar con bucce non molto tanniche. Il rapporto
vanillina/procianidine è sensibilmente minore di 1, si può quindi dedurre che i flavani polimeri
delle bucce predominano sui monomeri come osservato fin dall’invaiatura (dati non riportati).

Tab. 1 – Contenuto di solidi solubili, acidita, pH e parametri polifenolici delle uve Vranac alla raccolta
Plantaze Istituto Biotecnico C.S.
Drusici
2007 A-2008 B- 2008 2007 2008 2008
Zuccheri (g/L) 231 186 215 200 284 210
Ac.tot. (g/L) 4,2 5,1 4,7 3,4 5,5 4,6
pH 3,6 3,8 4,1 4,3 3,8
Antociani totali (mg/Kg) 1638±1,8 1339±40,6 1452±12,4 1383±8,8 1485±6,9 1371±1,6
Proantocianidine (mg/kg) 1634±74,7 1043±48,2 832±8,1 2068±237 822±108,7 1327±16,1
vanillina*( mg/Kg) 615±171,1 352±1,3 286±78,5 235±63,4 110±66,1 611±80,1
V/P** 0,37 0,34 0,34 0,11 0,13 0,46
Il profilo antocianico è caratterizzato dalla prevalenza di antociani trisostituiti, in particolare la
malvina-3-glucoside rappresenta più del 43 % del totale. Gli antociani acilati sono il 30 % circa
del totale e i p-cumarati predominano sugli acetati (fig.1). Le percentuali riportate sono media di
2 ripetizioni, le deviazioni standard non sono indicate perché molto basse.

Fig.1 Profili antocianici dell’uva Vranac in ambienti diversi espressi in percentuale


Le concentrazioni di acidi idrossicinnamici legati all’acido tartarico (AICT) e dei flvonoli sono
risultate abbastanza elevate nei due anni, soprattutto per le uve di Plantage e per la Cantina di

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Drusici. I valori riportati in tab.2 sono ottenuti dalla media di due ripetizioni biologiche ed
avevano una deviazione standard molto bassa. Le minori concentrazioni rilevate nei campioni
della parcella B di Plantaze nel 2008 dipendono dalla data di raccolta, più tardiva rispetto alla
parcella A.
Tab.2 Acidi idrossicinnamici legati all’acido tartarico e flavonoli delle bucce di Vranac (2007 – 2008)
Plantaze IstitutoBiotecnico C.S.
(mg/Kg) Drusici
2007 A-2008 B- 2008 2007 2008 2008
cis+trans caffeil T 102,6 113,5 81,5 75,5 93,9 122,3
cis+trans p-cummaril T 66,3 64 48,3 56,1 51,8 71,7
cis+trans ferulil T 4,6 4,9 5,5 2,1 7,2 6,6
Miricetina glucoside 54,7 56,2 41,5 53,2 66,2 65,1
Quercetina glucuronide 41,1 48,4 31,9 37,5 46,2 54,8
Quercetina glucoside 57,2 50,4 27,7 51,8 64,2 52,5
Campferolo glucoside 18,7 9 8,7 15,07 15,3 12,6
M = miricetina Q= quercetina Q totale=quercetina glucoside+quercetina glucuronide
Poiché le caratteristiche varietali delle cultivars sono legate non tanto all’accumulo, che può
essere influenzato da parametri ambientali e colturali, quanto ai rapporti tra i diversi composti, in
tab. 3 sono riportati i principali rapporti tra i composti presenti in tab.2.
Si può pertanto osservare che l’acido caffeil-tartarico prevale nettamente sul p-cumaril-tartarico; il
rapporto tra le due quercetine isomere è vicino a 1 e la loro somma risulta sempre molto più
elevata della concentrazione della miricetina.
Le analisi dei campioni dell'anno 2008 hanno evidenziato alti tenori di proantocianidine localizzate
maggiormente nei semi rispetto alle bucce (tab. 4).

Tab.3 Rapporti varietali tra AICT e Flavonoli delle bucce di uva Vranac
C.S.
Plantaze Istituto Biotecnico
(mg/Kg) Drusici
2007 A-2008 B- 2008 2007 2008 2008
Caffeil T/p-cumaril T 1,55 1,77 1,69 1,35 1,81 1,71
Q glucoside/Q glucuronide* 1,11 1,01 0,91 1,38 1,39 1,01
M glucoside /Q totale** 0,63 0,57 0,71 0,59 0,61 0,61
M = miricetina Q= quercetina Q totale=quercetina glucoside+quercetina glucuronide

Nella tab. 4 sono presentati i dati relativi al profilo delle catechine e proantocianidine; la
catechina, le proantocianidine B1, B2, B3, B4 e procianidina B2 gallato sono espresse come (+)-
catechina, mentre epicatechina ed epicatechina gallato sono espresse come (-)-epicatechina.
Il rapporto catechina/epicatechina del Vranac è sempre maggiore di 1.

L’esame del profilo aromatico delle uve non ha evidenziato la presenza di composti liberi
importanti, si tratta quindi di una cultivar neutra. In generale i composti glicosilati maggiormente
rappresentati sono i benzenoidi, seguiti dai norisoprenoidi e dai composti terpenici glicosilati
molto scarsi (Fig.2).

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Tab.4 Profilo delle procianidine dei semi


mg/Kg Plantaze-A Plantaze-B Ist. C.S.
Biotecnico Drusici
Ind. Proantocianidine 2212±60,8 1576±52,0 2925 ±24,8 2273±4,2
Proc. B3 1,6 1,3 2,3 1,1
Proc. B1 1,7 1,2 2,5 1,2
Catechina 5,1 3,5 7,8 2,4
Proc. B4 0,6 0,6 0,7 0,6
Proc. B2 1,5 1,3 0,6 1,2
Epicatec. 3,2 1,8 4,5 1,8
B2 gallato 1,4 1,1 1,6 0,6
Epic. gallato 3,9 3,1 4,7 2,2
Cat./epicat 1,62 1,91 1,71 1,32

Fig. 2 Profilo dei precursori d’aroma (%) delle uve Vranac


Il profilo dei benzenoidi è caratterizzato dalla rilevante presenza degli alcoli benzilico e 2-
feniletilico. Ugualmente importanti sono vanillina, metil vanillato, il siringato di metile e l’alcol
diidroconiferilico. Trattandosi di un numero limitato di campioni si devono considerare questi
dati come informazioni preliminari.
Le microvinificazioni sono state eseguite nel 2008 secondo il protocollo già descritto. Si sono
ottenuti vini di elevato grado alcolico in entrambe le cantine. I vini presentavano tenori medi di
antociani e proantocianidine, più bassi nel campione vinificato presso l’Istituto Biotecnico,
probabilmente a causa di un minor numero di rimontaggi e follature effettuati. Dal confronto tra i
valori degli antociani delle bucce e quelli del vino si può affermare che l’estrazione è stata del
50% e un’elevata percentuale (65%) è dovuta alla presenza di antociani monomeri. I vini
presentavano un colore molto intenso con riflessi porpora, come confermato dai valori di
intensità e tonalità riscontrati, e un’aroma fruttato.(Tab.5)
I vini Pro Corde di diverse annate sono vinificati dalle uve di migliore qualità, con l'aggiunta dei
semi in fase di fermentazione e affinati in botti per un certo periodo; i vini barrique sono stati
affinati per un anno in barrique; gli altri sono stati prodotti senza alcuna ossigenazione. I vini
affinati per un certo periodo in barrique presentano migliori caratteristiche del colore e della
composizione polifenolica, probabilmente a causa della microossigenazione che ha favorito la
polimerizzazione degli antociani. L’aggiunta dei semi nei vini “Pro corde” non sembra aver
prodotto differenze rispetto ai vini barrique. I vini commerciali esaminati non sembrano adatti

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all’invecchiamento mentre il buon tenore in antociani dei vini sperimentali incoraggia a


continuare le prove di miglioramento delle tecniche di vinificazione.
Tab 5 – Parametri del colore e composizione fenolica dei vini ottenuti dalle micro vinificazioni all’imbottigliamento
e di vini del commercio
Plantaze Ist. Plantaze Istituto
Biotecnico Biotecnico
microvinif. microvific. Vranac Pro Corde Barrique Vranac
2008 2008 2005 2006 2005 2006 2007 2005 2007 2005 2006
E520 1,64 0,82 0,58 0,5 0,59 0,57 0,82 0,73 0,85 0,63 0,6
Intensità (E520+E420) 2,3 1,29 0,99 0,89 1,04 0,99 1,42 1,26 1,45 1,03 1,04
Tonalità (E420/E520) 0,4 0,58 0,71 0,81 0,75 0,72 0,73 0,73 0,69 0,64 0,73
Ind. antociani tot * 709 ± 13 503 ± 20,7 268 222 248 283 350 272 372 221 112
Ind. antoc. Mon*. 472 ± 23 318 ± 27,3 144 158 96 99 137 66 145 69 34
Ind. prontoant.** 1436 ± 56 662 ± 44,4 2219 1506 3950 2128 2061 2420 2161 1723 1950
Ind. vanillina 339 ± 17 99 ± 15,3 399 360 964 948 818 931 899 557 1004
V/P 0,24 0,15 0,18 0,24 0,24 0,45 0,39 0,38 0,42 0,32 0,52
*Espressi in mg/L di malvidina-3G ** espressi in mg/L di (+) catechina

CONCLUSIONI
La cultivar Vranac ha un buon contenuto di antociani ed un medio contenuto di tannini,
maggiore nei semi che nelle bucce. Da questa cultivar, importante per il proprio territorio
d’origine, si possono ottenere vini adatti all’invecchiamento ma sarà interessante continuare le
sperimentazioni per individuare la tecnologia più adatta a valorizzarne le caratteristiche.

RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano L’azienda Plantaze, l’Istituto Biotecnico e la Cantina Sociale di Drusici per la
collaborazione e l’accoglienza.

BIBLIOGRAFIA
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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS


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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

RIPENING OF MENCÍA GRAPE CULTIVAR IN DIFFERENT


EDAPHOCLIMATIC SITUATIONS
(D.O. RIBEIRA SACRA, SPAIN)
I. Rodríguez (1), J. Queijeiro (1), Soto B. (2), A. Masa (3) and M. Vilanova (3)

(1) Sciences Department, Vigo University, As Lagos s/n 32004. Ourense (Spain).
(2) Denomination of Origin Ribeira Sacra. Monforte de Lemos, Ourense (Spain)
(3) Misión Biológica de Galicia-CSIC. PO BOX 28. Pontevedra (Spain).
Email: mvilanova@mbg.cesga.es

ABSTRACT

Ribeira Sacra is a Spanish Denominación de Origen (D.O.) for wines, located in Galicia, NW
Spain. The vineyards are planted on the valleys of the rivers Miño and Sil. The area is divided
into five sub-zones with different edaphoclimatic characteristics: Chantada, Amandi Ribeiras do
Miño, Ribeiras do Sil-Ourense and Quiroga-Bibei.
The wines from D.O. Ribeira Sacra are typically young red wines produced with Mencía grape
variety. During eight years (2002-2009) we have analyzed the chemical parameters that
determine the quality of the grape during the ripening process of Mencía grape in the different
subzones. The results showed the influence of terroir on the Mencía grapes composition.

KEYWORDS
ripening-mencía-Ribeira Sacra-Spain

INTRODUCTION

Ribeira Sacra is a Spanish Denominación de Origen (D.O.) for wines, located in the south of
the province of Lugo and the north of the province of Ourense, in Galicia, NW Spain. The
vineyards are planted on the valleys of the rivers Miño and Sil. The area is divided into five sub-
zones, with different edaphoclimatic characteristics. Chantada, Amandi, Ribeiras do Miño,
Ribeiras do Sil-Ourense, Quiroga-Bibei.
The spatial climate variability in the Miño River Valley (Spain) was studied by Blanco-Ward et
al. (2007). The climate in Ribeira Sacra is more Continental than Atlantic, with long hot summers
and autumns. However, there is enough rainfall (800 mm) to keep the characteristically lush,
green landscape. The vineyards are planted on terraces in the narrow valleys of the rivers and are
characterised by the production of grapes with a very concentrated flavour. The wines from
Ribeira Sacra D.O. are typically young red wines produced with Mencía grape variety (more than
70%) and others traditional Galician grape varieties. In our group have been carried out research
on influence of terroir on the sensory characteristics of the Mencía variety in the D.O. Ribeira
Sacra and environmental and genetic variation of phenolic composition of Mencía (Vilanova,
Soto 2005; Vilanova et al. 2008).

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

The aim of this study was to know the influence of terrior on the Mencía grapes ripening from
different geographic areas D.O. Ribeira Sacra. During eight years (2002-2009) we have analyzed
the chemical parameters that determine the quality of the grape during the ripening process and at
harvest. The results showed the influence of terroir on the Mencía grapes ripening.

MATERIALS AND METHODS

Plant material
Vitis vinifera Mencía grape grown in the five subzones from Denominaton of Origin Ribeira
Sacra, was consider in this study during eight vintages (2002-2009).
Fig. 1 shows the geographic situation of D.O. Ribeira Sacra.
Several vineyards by each subzone of D.O. Ribera Sacra were analyzed. Tab. 1 shows the
different vineyards studied, their orientation, inclination and their conduction system.

Figure 1. Denomination of Origen Ribeira Sacra from Galicia (Spain)

Chemical composition of musts during ripening


The Mencía grape was studied by analysis of the musts in the different vineyards during
ripening season from the five subzones of D.O. Ribeira Sacra. During seven years (2002-2008) in
different ripening stages, grape samples were obtained to know the evolution of ºBrix (expressed
as potential ethanol) and total acidity. In each vineyard a sample of 300 berries from different
points were collected. Samples were kept frozen at -18ºC until analysis could be completed.
In 2009 vintage the complete grape composition at harvest were studied. Analyses were carried
out with Foss analyzer. The data obtained from the vintages was the average of triplicates for
each vineyard/subzone.

Statistical analysis
A combined analysis of variance was performed using the XLSTAT statistical package
(Addinsof, 2009). The effect of terroir was evaluated using a priori contrasts (p<0.05). Dunnett’s
t-test (Dunnett 1955) was used to demonstrate significant differences among subzones.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

D.O. Subzone Village Vineyard Orientation Inclination Condution sistem


Southwest Yes Espalier
Doade
South Yes Espalier
Amandi Sober
South Yes Espalier
Pinol
South Yes Espalier
Nogueira East Yes Espalier
Chantada
San Fiz East Yes Espalier
Chantada
Carracedo Southwest Yes Espalier
A Peroxa
Os Peares Southwest Yes Espalier
As Medas Noroeste No Espalier
Quiroga West No Espalier
Quiroga
Hospital Southest No Free
Quiroga-Bibei
Montefurado South No Espalier
Ribas Sil San Clodio West No Espalier
Trives Piñeiro Southest Yes Espalier
Cristosende West Yes Free
A Teixeira
Ribeiras do Sil Abeleda East Yes Espalier
Castro Alais Southest Yes Espalier
Espasantes South No Espalier
Panton Budian Southest Yes Free
R. De Miño South No Espalier
Mourelos Southwest Yes Espalier
Ribeiras do Miño A Cova Southwest Yes Espalier
South Yes Espalier
O Saviñao Vilanova
South Yes Free
South Yes Espalier
Portotide
South Yes Free

Table 1. Characteristics of Mencía vineyard from D.O. Ribeira Sacra.

RESULTS AND DISCUSSION

The mayor solutes that accumulate in grape berries are glucose and fructose. Sugars began to
accumulate at veraison, increased rapidly thereafter, and levelled at the ripe stage. Acidity in
grapes is determined by the amounts of tartaric and malic acids and the proportion of the salt
forms of tartrate (Iland, Coombe 1988). Both acids are important for wine making, tartaric as the
stronger and more stable acid while malic acid plays a significant role in the malolactic
fermentation (Coombe, Iland 2004).
Fig. 2 represents the changes in ºBrix, as potential ethanol, and total acidity during ripening of
Mencía grape variety for different five subzones of D.O. Ribeira Sacra (2002-2008).
Terroir and vintage showed influence on Mencía grape composition. The total acidity calculated
as percent tartaric acid decreased markedly during ripening of Mencía grape for different vintages
in the five subzones, while potential ethanol increased.
Organic acids significantly affect the nature and content of other compounds in grapes, as well as
grape and wine flavor, color and stability (Lamikanra et al. 1995). Changes in the principal
organic acids are produced during grape ripening. The year of greater maturity representing by
potential ethanol in all subzones studied was 2006 and the highest potential ethanol was for
Riberas do Sil, where were achieved 14% v/v of potential ethanol. The year where the potential
ethanol was lowest was 2003 for Amandi, Riberas do Miño, Riberas do Sil and Chantada. The
2003 vintage showed the lowest acidity for all subzones.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Figure 2. Changes in ºBrix (as potential ethanol)(A) and total acidity (B) in Mencía grape during
ripening in D.O. Ribeira Sacra

Amandi

Amandi

Riberas do Sil

Riberas do Sil

Riberas do Miño

Riberas do Miño

Chantada

Chantada

Quiroga-Bibei

Quiroga-Bibei

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Quiroga-Bibei showed the lowest maturation at harvest in 2008 vintage because shown the
highest total acidity and lowest potential ethanol at harvest. The total acidity showed more
variation among vintages in Quiroga-Bibei, while it is more stable in Chantada, however the
potential ethanol showed major stability in Chantada for harvest. The highest decreased of total
acidity is showed in the subzones of Riberas do Miño and Chantada. In general, Amandi from
D.O. Ribeira Sacra showed higher potential ethanol in all vintages studied than the other
subzones.
Tab. 2 show the chemical composition of Mencía grape at harvest in 2009 vintage for the five
subzones of D.O. Ribeira Sacra as well as the contrasts analysis 2009 vintage.
The chemical composition of Mencía grapes was influenced by the terroir because significant
differences among subzones were found in glucose-fructose, ºBrix, tartaric acid and color
intensity. Amandi, with the first harvest data (11/09/2009) was the subzone with highest ºBrix,
glucose-fructose and color intensity in D.O. Ribeira Sacra.
The parameters that measure a color of red wines are the Folin index, intensity color and
anthocyanin concentration. Anthocyanin concentration showed higher concentration for Amandi
and Chantada than the other subzones of D.O. Ribeira Sacra, but not significant differences was
found. The lowest concentration of anthocyanin was for Quiroga-Bibei. According to some
authors, the content, distribution and accumulation of anthocyanins in grape largely determined
by grape variety (Vilanova et al. 2008; Masa et al. 2007)

Vintage 2009 Riberas do Sil Amandi Chantada Riberas do Minho Quiroga-Bibei


Contrast analysis
Harvest data 22/9/2009 11/9/2009 22/9/2009 22/9/2009 16/9/2009
Glucose-Fructose (g/L) 224.0 239.5 180.0 199.3 208.7 Amandi vs Chantada
ºBrix 22.3 23.5 18.5 20.2 21.1 Amandi vs Chantada
Density 1.1 1.1 1.1 1.1 1.1 -
Total Acid (g/L) 2.4 2.6 2.5 2.4 3.4 -
pH 3.5 3.4 3.4 3.4 3.4 -
Amandi vs Chantada
Tartaric Acid (g/L) 3.9 4.3 2.7 3.4 4.3
Quiroga vs Chantada
Malic Acid (g/L) 0.9 0.7 1.7 1.2 1.2 -
Volatile Acid (g/L) 0.2 0.2 0.1 0.2 0.1 -
Folin index 275.0 227.6 230.4 206.4 236.1 -
Amandi vs Chantada
Color Intensity 5.3 6.7 3.8 5.0 3.9
Amandi vs Quiroga
Anthocyanins 64.0 88.0 90.0 78.0 53.0 -
Ammonia 222.0 166.0 226.0 162.5 220.7 -
Alpha Amino Nitrogen 207.5 104.0 244.0 142.3 153.7 -
Potassium 1290.0 1102.0 1151.0 1261.0 1215.3 -

Table 2. Chemical characteristics of Mencía grape at harvest (2009) from D.O. Ribeira Sacra.

At harvest the ºBrix/acid ratio determine if the optimum wine quality can be predicted (Ought,
Ally 1970). In our study tartaric acid showed differences among subzones, reaching the highest
values for Amandi and Quiroga-Bibei. The total acidity was higher for Quiroga-Bibei (with
harvest data 16/09/2009) than the other subzones, however not significant differences were found
among subzones of D.O. Ribeira Sacra.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

The highest ºBrix/acid ratio was found for Riberas do Sil and Amandi in 2009 vintage (9.3 and
9.03 respectively) and the lowest was for Quiroga.Bibei.
The contrast analysis (Tab. 2) showed significance in glucose-fructose and ºBrix for Amandi vs
Chantada, tartaric acid for Amandi vs Chantada and Quiroga-Bibei vs Chantada and color
intensity for Amandi vs Chantada and Amandi vs Quiroga.

CONCLUSIONS

Terroir and vintage showed influence on Mencía grape composition. The year of greater
maturity representing by potential ethanol in all subzones studied was 2006 and the highest
potential ethanol was for Riberas do Sil. In general, Amandi from D.O. Ribeira Sacra showed
higher potential ethanol in all vintages studied than the other subzones. In 2009 vintage, Amandi,
with the first harvest data (11/09/2009), was the subzone with highest ºBrix, glucose-fructose and
color intensity in D.O. Ribeira Sacra.

ACKNOWLEDGMENTS

We would like to thank the Consellería de Innovación e Industria from Xunta de Galicia
(Spain) for the financial support of this research project (08MRU029403PR) and Isidro Parga
Pondal” program. We would like to acknowledge to the Denomination of Origen Ribeira Sacra
for their assistance.

BIBLIOGRAPHY

Blanco-Ward D., Garcia Quijeiro J.M. and Jones G.V., 2007. Spatial climate variability nd
viticulture in the Miño River Valley of Spain. Vitis 46:63-70.
Coombe B.G. and Iland P.G., 2004. Grape berry development and winegrape quality. Viticulture
Vol1-Resources, Winetitles 2nd Ed., Australia
Iland P.G. and Coombe B.G., 1988. Malate, tartrate, potassium and sodium in flesh and skin of
Sjiraz grapes during ripening: concentration and compartmentation. American Journal of
Enology and Viticulture, 39:71-76.
Lamikanra O., Inyang D. and Leong S., 1995. Distribution and effect of grape maturity on
organic acid content of red Muscadine grapes. Journal of Agriculture and Food Chemistry 43:
3026-3028.
Masa A., Vilanova M. and Pomar F., 2007. Varietal difference among the flavonoid profiles of
white grape cultivars studied by high performance liquid chromatography. Journal of
Chromatography A, 1164: 291-297.
Ought C.S. and Alley C.J., 1970. Effect of Thompson Seedless” grape maturity on wine
composition and quality. American Journal of Enology and Viticulture, 21: 78-84.
Vilanova M. and Soto B., 2005. The impact of geographic origin on sensory properties of Vitis
vinifera cv. Mencía. Journal of Sensory Studies, 20: 503-511.
Vilanova M., Masa A. y Tardaguila J., 2009. Evaluation of the aromatic variability of Spanish
grape by Quantitative Descriptive Analysis. Euphytica, 165:383-389.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

DALLE ZONAZIONI STORICHE ALLE “NUOVE FORESTAZIONI STORICHE


PRODUTTIVE VITIVINICOLE” PER LA VALORIZZAZIONE DELLE CULTIVAR E
DEI PRODOTTI TIPICI ED ORIGINALI DEI MONTI IBLEI.

From the historical zoning to the "new historical viticultural productive forestry" for the
valorization of cultivar and typical and original products from Iblei mountains.

DI GAETANO R.1, CARGNELLO G.2 .


1
Libero professionista – Via San Marco, 2; 31020 San Vendemmiano - Treviso – Italy. Tel. 0438
402000. Cell. 3382220615. E-mail: rdigaetano@gmail.com
2
Vice-President GiESCO; Co-President International Academy of Vine and Wine; Research
Director : C.R.A. - Viticultur Research Centre. Viale XXVIII Aprile, 26 - 31015 Conegliano
(Treviso) – Italy. Phone + 39 0438456747, cell phone 3477191342; E-mail:
giovanni.cargnello@entecra.it; cargnellogiovanni@libero.it.

Riassunto
Analisi sulle zonizzazioni storiche, sulle produzioni tipiche ed originali e sulla “forestazione
classica” per impostare innovative zonazioni vitivinicole e dei prodotti tipici, originali attraverso la
“Nuova forestazione storica produttiva”. Le recenti ricerche ed attività svolte sulle zonizzazioni
storiche, sulle produzioni tipiche ed originali e sulla “forestazione classica” dei Monti Iblei
(Ragusa) (I) hanno permesso di rilanciare le produzioni tipiche ed originali vitivinicole in un
innovativo programma integrato tra zonazione (“Grande Zonazione”) e “Nuova forestazione storica
produttiva” (“Grande Forestazione Produttiva”) di questo importante territorio.
Parole chiave: forestazione produttiva, monti iblei, zonazione, grande filiera, risorse tipiche

Abstract
Analysis based on historical zoning, traditional and original productions and "classic forestry" to set
innovative viticultural zoning and typical products, through the "new historical forestry
production”, are discussed. Recent researches and activities on historical zoning, local products and
classic forestry of Iblei mountains (Ragusa, Italy) enhanced the typical and original viticultural
production in an innovative integrated program of zoning ("great zoning") and "new historical
productive forestry" ("great forestry production") in this such important area.

1. Introduzione.
Storicamente le delimitazioni delle zone produttive nascevano per fenomeni di carattere sociale e
miravano, principalmente, a risolvere problemi legati alla sopravvivenza di un popolo; ne deriva
che la scelta di una coltura era imposta da una necessità alimentare impellente, la tecnica colturale
era rivolta all’ottenimento della massima produzione quindi allo sfruttamento esagerato del
territorio; i concetti che oggi definiamo studio degli ambienti, zonazione (Piccole e Grandi
Zonazioni), delimitazioni delle zone produttive, terroir e territoire non potevano, quindi, trovare
spazio in situazioni governate da forti ed impellenti necessità.
Nel corso dei secoli, però, l’attitudine di alcune zone ad esaltare le caratteristiche vegetative e/o
qualitative di una determinata coltura si è affermata e consolidata ed oggi, esse, rappresentano
l’espressione più significativa del territori, meglio ancora di “Terra” intesa come genitrice e
plasmante di tutte le risorse di una zona. Queste espressioni, ai nostri giorni, sono molto studiate sia
dal punto di vista climatico e microclimatico che da quello pedologico e geologico, ma anche a
livello socio-economico, esistenziale ed etico al fine di trovare tra esse relazioni significative
standardizzabili, trasportabili nel tempo e nello spazio e quindi essere, punti fermi di confronto e
valutazione nei lavori attuali di “zonazione”.
Generalmente, però, la “zonazione” va oltre il concetto di terroir perché persegue scopi più ampi
che contemplano la bellezza e l’armonia del paesaggio, la conservazione storica e la stabilizzazione

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

idro-geologica del territorio, la protezione dell’ambiente (territoire), degli aspetti relativi agli
obiettivi economici, socio-ambientali, esistenziali, etici per i quali si zona.
Questi principi e situazioni ricalcano in maniera significativa la storia colturale, culturale e
territoriale delle comunità montane dei Monti Iblei
che si localizzano nella zona sud orientale della
Sicilia la cui vetta più alta è costituita da Monte
Lauro (986 m slm), vulcano spentosi nel periodo
miocenico.
Le colture arboree che nel corso dei secoli sono
diventate rappresentative del territorio dei Monti Iblei
sono: la vite, l’ulivo, il melograno, il ciliegio, il noce, il
mandorlo e il carrubo;. Tra le colture erbacee sono
diffuse, ancora oggi, i cereali e le leguminose da granella
e negli ultimi decenni si è molto affermata l’eccellente
“Cipolla bianca gigante di Giarratana”, ortaggio di
grossa taglia raggiungendo mediamente il peso di 1 kg
con esemplari che superano anche i 2 kg.
Oggi, però il patrimonio arboreo dei monti Iblei è Fig. 1 - Esempio caratteristico di dissesto collinare e
rappresentato quasi esclusivamente dall’ulivo e l’olio abbandono
extra vergine d’oliva DOP che si ottiene costituisce una Fig. 1 - A typical example of hillside instability and
eccellenza anche in campo internazionale e del Mc-Italy. abandonment
Il declino delle colture arboree inizia con l’ultimo
dopoguerra, quando l’esodo dalla campagna,
soprattutto da parte dei giovani, diventa
consistente e la coltura della vite scompare quasi
del tutto nonostante che agli inizi del secolo
scorso avesse un ruolo importante sotto il profilo
economico e sociale.
Dopo anni di abbandono l’equilibrio naturale del
territorio e quindi del paesaggio si è spostato
verso il dissesto e la precarietà con l’impressione
che si proceda in questa direzione in forma
sempre più accelerata se non si interviene con
urgenza. Il caratteristico, originale ed interessante
paesaggio Ibleo, terrazzato magistralmente con
muri a secco in pietra autoctona bianca calcarea e
Fig. 2 - Invasione di Ampelodesmos Mauritanicus scura vulcanica, ha subito negli ultimi decenni
Fig. 2 - Invasion Ampelodesmos Mauritanicus profondi e preoccupanti modificazioni (Fig. 1), ),

prima con l’abbandono della viticoltura, poi con la fuga


dalla campagna e il ricorso a particolari contoterzisti
per le lavorazioni del terreno al fine di mantenerlo in
coltura; ma l’approccio quasi sempre non adeguato con
la tipologia dell’intervento da effettuare ha contribuito
notevolmente ad innescare quei fenomeni di dissesto
che oggi sono molto evidenti.
L’Ampelodesmos Mauritanicus , ovvero disa o liama,
ha preso il sopravvento su altre interessanti piante
spontanee creando, tra l’altro, grossi pericoli di incendi
e questi, anno dopo anno, stanno portando alla
distruzione di molte altre superfici arborate (Fig. 2).
Negli ultimi decenni molte superfici sono state
acquisite dal “Dipartimento Regionale delle Foreste”,
che rimboschite con piante resinose praticamente non Fig. 3 - Forestazione classica Iblea
sostenibili – insieme alla costruzione del grande invaso Fig. 3 - Forestry classical Iblea

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

sul fiume Irminio: diga di Santa Rosalia – hanno modificato in modo radicale l’ecosistema con particolare
riferimento a flora, fauna e clima (Fig. 3).Da questi fattori scaturisce la necessità di intervenire sia per
fermare questo continuo degrado dell’ambiente che per rilanciare in modo concreto il settore agricolo Ibleo
poiché nonostante abbia delle peculiarità produttive stenta ad emergere ed affermarsi come meriterebbe.
Tutto ciò porta a questo Studio globale di base del territorio Ibleo (“Grande Piano Regolatore Generale)
studio degli ambienti, “zonazioni” (Piccole e Grandi) delimitazioni delle zone produttive. Quindi
nello specifico osservare lo stato dei fatti e individuare le aree più rispondenti alle esigenze delle varie
colture che rientrano nel programma di questa innovativa ed originale “Nuova forestazione storica
produttiva”. In particolare individuare le specifiche finalità generali e produttive di questa “Nuova
forestazione storica produttiva”, avviare su ciascuna di tali aree le indagini pedo-climatiche e socio-
economiche per avere il conforto delle risultanze di laboratorio e bibliografiche; definire le specie, le varietà
e le modalità di impianto degli arboreti. Nell’ambito del presente lavoro, per ovvi motivi di spazio,
tratteremo lo studio che riguarda la sola vitivinicoltura.

2. Materiali e metodi
Per fronteggiare le problematiche esposte nel paragrafo introduttivo i Comuni prettamente montani, la
“Comunità montana” come Istituzione e il “Dipartimento Regionale delle Foreste di Ragusa e Siracusa” si
sono mossi in maniera sinergica deliberando il passaggio dalla forestazione classica, dimostratasi nel tempo
“improduttiva”, alla “Nuova forestazione storica produttiva”. Dal progetto emerge che questo cambio di rotta
determinerà notevoli vantaggi e sicuri miglioramenti a livello tecnico, economico, ambientale, sociale,
esistenziale, etico per tutto e per tutti e quindi “MetaEtica” e segna un momento importante per il futuro
agricolo e globale di questo territorio.
Il programma è iniziato con lo studio degli ambienti dopo un attento e particolareggiato sopralluogo di tutto
il territorio Ibleo (macro-zonazione o piano regolatore generale), per dare origine ad una innovativa
zonazione: “Grande Zonazione” che contempla la sistemazione idraulica forestale, il rifacimento dei muri a
secco in pietra, una razionale tecnica colturale che tende a proteggere le opere di sistemazione, la
rivalutazione del territorio, la stabilizzazione orografica, la creazione di nuove occupazioni; fattori questi che
incidono profondamente a livello economico e sociale perché alzano il PIL e aumentano il benessere, per
non parlare dell’ aspetto esistenziale, etico e “MetaEtico”.
Nell’ambito di questo “nuovo” concetto di forestazione nasce e si inserisce il progetto di ricerca e di
validazione VISPEI (Vigneti Sperimentali Iblei). Creato per individuare le zone più “vocate” alla coltura
sostenibile della vite; a validare varietà, portinnesti, sesti di impianto, forme di allevamento, sistemi di
potatura, ecc. che meglio si adattino a condizioni pedoclimatiche d’altura, a questo “Terroir” ed a questo
“Territoir”; a condurre prove di micro e mesovinificazioni, di micro e mesorifermentazioni con lo scopo di
indagare sui livelli qualitativi potenziali dei vari vitigni e valutare se questi possano dare origine ad uno o
più prodotti originali, di grande qualità e di grande convenienza sotto l’aspetto tecnico, economico,
ambientale, sociale, esistenziale, etico e tali da poter essere di riferimento per il territorio.
Per gli scopi proposti è stato oggetto di sopralluogo il territorio Ibleo compreso nella fascia altimetrica di 500
÷ 800 m slm. La superficie che si delimita si estende tra le provincie di Ragusa, Siracusa e Catania,
interessando i comuni di Giarratana, Monterosso, Chiaramonte, Ragusa, Modica, Buccheri, Buscemi,
Sortino, Ferla, Palazzolo Acreide, Vizzini. I comuni del ragusano sono quelli che maggiormente si
caratterizzano per i terrazzamenti con muri a secco di pietra bianca calcarea e di pietra scura di origine
lavica, il cui stile fa riferimento alle maestranze di un tempo: modicana e ragusana. Sono presenti muri a
secco anche nelle zone poco declive che si ergono dalla superficie formando grossi riquadri di terreno a
forma di scacchiera dette chiuse. Esse hanno lo scopo di contenere il bestiame nella gestione del pascolo
turnato. Queste superfici hanno la tradizione di essere coltivati da sempre a pascolo perché hanno limitato
spessore di terreno agrario e presentano facilmente roccia affiorante. Dal vasto territorio Ibleo e in questa
fascia altimetrica, all’interno dell’ipotetico triangolo formato dai Comuni di Giarratana, Buccheri e Palazzolo
Acreide (meso-zonazione o piano regolatore locale), è stata individuata, in contrada Canalotto, una prima
struttura per avviare il progetto vitivinicolo; una grande e bella azienda agricola (oltre 70 ha a corpo unico),
ora, di proprietà del “Dipartimento Regionale delle Foreste” rappresentativa per caratteristiche espositive,
climatiche e in parte pedologiche di molte zone del territorio. Questa azienda è posta sulla falda Sud di
Monte Lauro (986 m slm) con ampie superfici esposte ad Est, altre ad Ovest, altre a Sud e altre ancora a
montagna aperta. La variabilità espositiva, oltre che altimetrica, i ruderi di un vecchissimo palmento e la
disponibilità della Proprietà all’attuazione del progetto VISPEI con la compartecipazione del Comune di
Giarratana e la Comunità Montana, per la realizzazione della parte viti-enologica.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

3. Risultati e discussioni
Progetto globale- Il primo risultato importante conseguito da questo progetto, nel suo aspetto generale, è di
aver sensibilizzato gli amministratori e gli
imprenditori locali alla necessità di intervenire al
consolidamento, alla stabilizzazione e alla difesa del
territorio; a trovare nuove soluzioni per rendere
appetibile il ritorno all’agricoltura di nuove e giovani
forze; a facilitare gli insediamenti in ambienti rurali e
gli accessi ai contributi pubblici erogati dai governi
nazionali e comunitari (D.M. 10.10.2007 n. 13286
par. 4.3 e 4.4 e direttive Comunitarie di cui al Reg.
CEE n. 1782/03). Progetto specifico- Il progetto
VISPEI mira a concretizzare nel settore specifico della
vitivinicoltura una modalità peculiare di intervento sul
territorio in maniera innovativa, sia nella sistemazione
idraulica forestale per immagazzinare e ridistribuire
risorse idriche che nella sistemazione del terreno per
l’attuazione di una innovativa e moderna attività
vitivinicola ponendo sotto controllo continuo il clima
e il territorio, rivalutando l’ambiente e l’agricoltura
storica, suscitando interesse e aspettative. Scopo
fondamentale della sistemazione della superficie
Fig. 4 - Mappa della dislocazione delle parcelle
agraria è il controllo del fenomeno erosivo attuando
Sperimentali
strutture frangi flusso e costruendo a varie quote Fig. 4 - Map of the location of experimental plots
laghetti artificiali. E’ sufficiente osservare con quale
quantità si accumulano i detriti, trasportati dal fiume
Irminio, sul fondale del lago formatasi con la diga di Santa Rosalia e in maniera più specifica, osservando e
analizzando la stratigrafia dei terreni a media e/o elevata pendenza. In 20 anni circa di semi-abbandono la
superficie, un tempo coltivata a vite e successivamente a graminacee e leguminose in rotazione, quindi con
un buon patrimonio organico, oggi la stessa trovasi sommersa da uno strato di 40-50 cm di terreno magro e
calcareo proveniente dai terreni posti a monte. Delimitazione della zona oggetto di questa ricerca: Dal vasto
territorio Ibleo, all’interno dell’azienda “Terre del Generale” sita in contrada Canalotto, territorio di
Giarratana (RG), per avviare il progetto VISPEI sono state delimitate 11 parcelle che si diversificano per
natura del terreno, esposizione e altitudine (micro-zonazione o piano regolatore zonale) per complessivi 6.00
ha (Fig. 4). Di questi 6 ettari, uno è destinato alla collezione ampelografica di importanti vitigni italici ed
internazionali miglioratori, ma soprattutto di vitigni siciliani e ibleiesi che poco hanno da invidiare ai vitigni
non autoctoni; gli altri cinque ettari, invece, saranno destinati ad un’ampia produzione sperimentale di Nero
d’Avola, Frappato, Pinot nero, Chardonnay e Moscato d’Alessandria, per
prove di vini passiti e spumanti bianchi e rosati, giovani e classici.
L’altitudine varia dai 550 ai 700 m slm, le esposizioni variano sui tre punti
cardinali, escluso il Nord; le pendenze dei filari oscillano tra il 5 e il 25%.
Per ciascuna parcella è stato effettuato uno studio stratigrafico fino alla
profondità di 80 cm (fig. 5 ) annotando le caratteristiche più salienti dei vari
strati, quali: colore, consistenza, struttura, omogeneità, ecc…e prelevando
due campioni di terreno, il primo rappresentativo dei primi 40 cm di
Fig. 5 - Analisi stratigrafica della parcella n° 1 – Si presenta ben distinta in due
principali orizzonti. Il primo (Top Soil) di colore più scuro fino a 28 cm con
struttura glomerulare; il secondo, fino a 80 cm si presenta di colore più chiaro e più
compatto.

Fig. 5 - Stratigraphic analysis of the plot No. 1 - It comes in two main distinct
horizons. The first (Top Soil) darker up to 28 cm with glomerular structure, the
second, up to 80 cm appears lighter in color and more compact.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

profondità e il secondo dei successivi 40 cm. Di ciascun campione sono state determinate in laboratorio
chimico agrario le proprietà fisiche, chimiche ed idrologiche che si riportano nelle Tab. I e II.

Dal quadro analitico si evince la natura carbonatica dei suoli in esame e la tessitura li fa definire come terreni
limosi. Il livello di fertilità è molto vario ed evidenzia chiaramente le vicende colturali del passato.

Il bacino Monti Iblei, la cui sommità più alta è data da Monte Lauro (986 m s.l.m.) presenta un andamento
climatico differenziato in funzione dell’esposizione e dell’altitudine. Ai fini della presente progettazione
viene preso in esame il versante meridionale del rilievo ibleo dove i parametri termo pluviometrici del bacino
del fiume Irminio risultano essere: temperatura media annua di 12,41 °C e le precipitazioni assommano a
642 mm/anno, la cui distribuzione è riportata in Tab. III - (dati elaborati dalle osservazioni giornaliere dal
1961 al 2007 - Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità – Dipartimento
Regionale delle Acque – Diga di Santa Rosalia sul fiume Irminio). Il calcolo degli indici di aridità sia
secondo De Martonne che secondo Crowther risultano rispettivamente di 29 e 23; valori entrambi che fanno

Tab. I - Analisi fisiche delle 11 parcelle, A: 0 - 40 cm; B: 40 – 80 cm


Table I - Analysis of the 11 natural parcels, A: 0 - 40 cm, B: 40 - 80 cm

5
Tab. II - Risultati delle analisi chimiche delle 11 parcelle, - A: 0 - 40 cm; B: 40 – 80 cm
Table II - Results of chemical analysis of the 11 parcels, - A: 0 - 40 cm, B: 40 - 80 cm

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

classificare la zona come sub umida con irrigazione opportuna nel periodo estivo.

Tab. III - Bacino Fiume Irminio - Dati medi - dal 1961 al 2007
Table III - River Basin Irminio - average data - from 1961 to 2007
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC Anno
t °C 5,7 5,5 7,3 9,4 13,6 17,9 20,6 20,6 17,4 13,9 10 7 12,41
Pioggia mm 96,6 71,1 53,8 48,3 20,9 9,7 10,2 20,1 46,1 76,6 76,2 112 642

Indice De Martonne 74 55 37 30 11 4 4 8 20 38 46 79 29
Indice
Crowther 97 67 40 27 -20 -47 -56 -44 -2 46 58 112 23
ETE 100 74 56 51 22 10 11 21 48 80 79 116 430

Per questo territoire, nel periodo estivo è saggio prevedere un’irrigazione di soccorso. A tale scopo, sul lato
ovest della dorsale collinare sopra le parcelle, è prevista la costruzione, dentro il profilo della superficie, di
un laghetto collinare della cubatura di circa 6.000 metri cubi (30 x 50 x 4). Tale soluzione permette di dare
una sufficiente disponibilità idrica anche al caseggiato rurale già presente e nello stesso tempo di
imbrigliare una parte di acqua che scende dalle superfici a monte e che nel periodo autunnale può creare dei
pericolosi ruscellamenti.
In tutta l’azienda sono presenti numerosi cumuli di pietra scura di origine vulcanica, utile per sistemare e
risistemare porzioni di terrazzamenti abbondantemente presenti in tutta l’azienda. Il pareggiamento delle
superfici non comporta riporti significativi di terra che sostanzialmente mantengono il profilo attuale, ad
esclusione della parcella 4 ove gli orizzonti risultano invertiti e delle parcelle 8, 9 e 10 ove anche lo strato
profondo è ricco di sostanza organica. Nelle restanti parcelle gli orizzonti devono restare invariati per cui è
sufficiente una ripuntatura, seguita da un leggero livellamento per indirizzare le pendenze in conformità alla
sistemazione idraulica.
Non esistendo un’ adeguata conoscenza delle complesse interazioni tra portinnesto, vitigno, terreno, clima,
tecniche colturali, viste in funzione di precisi obiettivi tecnologici e socio-economici-ambientali prefissati si
rende necessaria una specifica e mirata ricerca in merito. Da una approfondita indagine è stato deciso di
utilizzare i portainnesti vanto della Sicilia: Ruggeri 140, Paulsen 1103 a confronto col 110 Richter, l’ SO4
e il 420 A. Il 140 Ru e il 1103 P sono i portinnesti per le parcelle destinate alla sperimentazione; per le
collezioni, invece, vengono utilizzati tutti e cinque i portinnesti indicati. A progetto completo si prevedono: 2
ha di Frappato, 1 ha di Nero d’Avola, 1 ha di Chardonnay, 0,5 ha di Pinot Nero, 0,5 ha di Moscato
d’Alessandria e 1 ha per le collezioni (100 ceppi per tesi) costituite dai seguenti vitigni bianchi: Inzolia,
Catarratto, Grecanico, Grillo, Greco, Vermentino, Carricante, Pinot Grigio, Sauvignon, Traminer, Manzoni
Bianco, Cortese, Ribolla Gialla, Verduzzo Friulano, Verdiso, Prosecco e dai rossi: Nerello Mascalese,
Nerello Cappuccio, Perricone, Syrah, Pitit Verdot, Carmenere; Alicante, Manzoni Moscato, Aglianico,
Sagrantino, Nebbiolo, Sangiovese, Primitivo, Teroldego, Raboso del Piave, Ancellotta, Tanat, Refosco PR,
Marzemino.
- Sesto d’impianto, unico per tutte le parcelle, prevede 3570 viti per ettaro disposti a metri 2,80 X 1,0, con
forma di allevamento a spalliera semplice e potatura diversificata, corta (cordone speronato di Royat e di
Conegliano), media (NiofCasarsa) per alcuni vitigni e mista per altri (Guyot e Macon). E previsto anche il
“Vertical Tridimensional Minimal Pruning” (VTMP). La palificazione prevede l’impiego diversificato di
legno soprattutto autoctono, metallo e vetroresina e fili d’acciaio, ferro zincato, nylon . Anche gli accessori
vari saranno diversificati per tipologia per dare al complesso una valenza didattica, dimostrativa e per
comunicazione.
L’altura, forti escursioni termiche, temperature estive sotto i 24-25 °C, esaltano il quadro aromatico varietale
dell’uva; è in questa direzione che si muove la presente indagine sperimentale per valutare l’aspetto
vocazionale di questo territorio alla
produzione di vini passiti, vini spumanti
giovani bianchi e rosati, vini spumanti Calcolo del PIL col metodo della spesa
classici.
La pratica boschiva classica PIL = C + I + G + X
comporta l’impiego di manodopera
Fig. 6 - Equazione semplificata sul calcolo del PIL (Prodotto Interno
C = Spesa per consumi privati (Spese delle Famiglie)
Lordo)
I =6 Spesa
Fig. 6per Investimenti
- Simplified equation in
forbeni durevoliof
calculation e aumento scorte
delleDomestic
GDP (Gross
G = Spesa della Pubblica amministrazione (Stipendi)
Product)
X = Saldo Commerciale

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

per circa 140 ore annue / ettaro, attuando una coltura viticola quale soluzione di nuovo
rimboschimento storico produttivo le ore annue di manodopera salgono a circa 450/ha e possono
raddoppiare se si opera in zone a forte pendenza e in terreni terrazzati con muri in pietra a secco
con un contemporaneo aumento del PIL. Il considerevole aumento della manodopera si riflette
anche in investimenti durevoli che interessano la sistemazione delle superfici e la protezione
dell’ambiente dando maggiore equilibrio a tutto il territorio. Ma l’aumento della manodopera incide
anche sul tasso di disoccupazione e quindi sul reddito delle famiglie; aumentano i consumi si
muove nel verso positivo il meccanismo complesso ma vitale dell’economia del territorio. Il
coinvolgimento di strutture della Pubblica Amministrazione rende più solidi almeno tre termini
dell’equazione di Fig. 6.

4. Conclusioni
Il progetto VISPEI, quindi, si inserisce in maniera concreta nel contesto politico, economico,
sociale e ambientale e vuole dare risposte precise alle attese del territorio, vuole ricordare si il
passato nel rispetto della tradizione, ma soprattutto vuole guardare avanti e dare risalto e vigore a
tutte le potenzialità possedute da questo invidiabile territorio Ibleo in maniera razionale e
innovativa.

5. Bibliografia
BELSITO A., FRATICELLI A., SALISBURY F.B., ROSS C.W.,. Chimica Agraria, Ia edizione, Zanichelli Editore, Bologna 1991
DI GAETANO R.,. Applicazione critica delle moderne metodologie per il calcolo dell’ETP ai consumi idrici effettivi misurati a
Conegliano, Università di Padova, Istituto di Meccanica Agraria, Padova 1978
EINARD I., DAL MASSO G.,. Viticoltura Moderna, 9a edizione, Hoepli editore S.p.A., Milano 1990.
FREGONI M., FREGONI C.,. Speciale cloni della vite. Phyto Magazine N° 4, Verona,Settembre 2003.
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PIAVE. Taste-Vin, n° 2 pp. 42-46.
CARGNELLO G. (2003): La lecture et l'évaluation d'un paysage dans sa "globalité" dans le contexte de la nouvelle
méthodologie de la "grande filière" (GF) et des "grands plans d'urbanismes généraux, agricoles, viticoles et
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organismes publics et privés avec leur individuation, tutelle et communication. Atti: Congrés des Regions d'Europe,
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CARGNELLO G. (2005): "Terroirs, territoires, zonage ("Grands Zonages"), modes de conduite et de modèles
productifs vitivinicoles globaux comme ressources valables pour une "plus"(ajoutée) qualité économique, sociale et
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CARGNELLO G. (2006): Ricerche e riflessioni varie su quale/i viticoltura/e adottare e su quale/i indice/i impiegare per
una sua/loro valutazione settoriale e/o globale tecnica economica sociale esistenziale etica. I° Convegno Nazionale di
Viticoltura, Ancona 21-23 Giugno, pp. 1-18.
CARGNELLO G. et CARBONNEAU A. (2007): Méthode de la “Grande Filiére” appliquée au management d'un
modéle productif de vignoble. Proceedings XVth International Symp. GESCO Porec - Croatia 20-23 june, pp. 16-33.
CARGNELLO G. (2007): Zonage: “nouvelle” approche d’innovation et nécessité de se demander et de définir ce que
l’on entend par “terroir” et ses “unités”, par " territoire ", par "Terra", par "étude des milieux", par "zonage", par
"délimitation des zones productives"(ex.DOC, DOGC, IGP, etc.), etc.. Recherches et considérations variées.
Proceedings XVth International Symposium GESCO Porec - Croatia 20-23 june, pp. 1473-1479.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

CARGNELLO G. (2007): “Innovations” to make “universal” “sustainable” the development of viticolture. Various
researchs and considerations. International symposium on Viticolture and Enology. Yangling, Shaanxi (CN). 20-22
april, pp. 1-34.
CARGNELLO G. (2008): Relations sol-climat-terroir-territoir-terre-univers-changements climatique, de marche,
sociales - moyens - objectives - "zonage" - "Grande Filiera": une "nouvelle" "vieille" approche d'innovation dand le
zonage?: Recherches et considerations variees. Proceeding: VII International terroir congress, Nyon (Switzerland), 19-
23 may, pp. 433-440.
CARGNELLO G. (2008): Nuove innovative filiere produttive: Corta, Super Corta e Grandi. Urgente necessità di
concretare la "GRANDE FILIERA SUPER CORTA". Taste-Vin, n° 5 pp. 24-26.
CARGNELLO G., BAZZOFFI P., BUCELLI P. (2009): “Rural districts”: the productive “units” which determin the
products typicity, originality and “metaethical” affirmation. 16 th International Symposium GIESCO 2009 Uc-Davis
(USA - CA). pp. 605.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

TERROIRS DE BALAGNE
FOCUS SUR LE VERMENTINU
Uscidda nathalie (1), Bourde laurent
CIVAM de le région Corse, 20230 San Giuliano, France.

(1) Civamviti.uscidda@wanadoo.fr

RESUME
Depuis 200 2, l e C IVAM de la région Corse, a entr epris u ne ét ude de s t erroirs v iticoles de
l'appellation AOC Cor se-Calvi (B alagne), comprenant la car tographie de s terroirs à
potentialité vi ticole, l'étude a gronomique e t œnologique de s 3 p rincipaux c épages d e
l'appellation : Vermentinu (blanc), Niellucciu et Sciaccarellu (rouge et rosé) sur les différents
terroirs cartographiés.
La cartographie des terroirs a ét é réalisée sur S IG à pa rtir d'un ensemble de facteurs naturels
représentés sous forme de cartes numérisées géoréférencées, scindé en 2 groupes:
- le sol (prenant en compte: la nature du sol et du sous sol, la réserve en eau, l'hydromorphie)
- le morphoclimat (composé des cartes de: pente, expositions, altitudes, distances au rivage,
pluviométrie, somme des températures supérieures à 10°c, insolation théorique).
La carte morphoclimatique a été obtenue en appliquant à l'ensemble des cartes le constituant,
un traitement s tatistique e n ACP. La car te f inale de s t erroirs a é té o btenue pa r croisement
entre l a car te de s so ls et l a ca rte du m orphoclimat. 24 terroirs on t a insi é té identifiés. Une
étude agronomique e t œnologique du V ermentinu a é té r éalisée s ur 5 terroirs ( soit, pr és de
63% des surfaces à vocation viticole de l'appellation), grâce au suivi d'un réseau de 7 parcelles
de vi gne p ossédant les m êmes car actéristiques ( âge, clone, porte-greffe, taille, palissage,
densité de plantation, SFE…). Les contrôles ont été effectués au niveau de la physiologie de
la vi gne (débourrement, vé raison, maturité, s tress hydr ique), de l a r écolte (état s anitaire,
rendement, fertilité, poi ds de s ba ies et de s grap pes), des vi nifications ( les r aisins d e cha que
parcelle ont été vinifiés de manière identique, les vins ont été analysés et dégustés par un jury
de professionnels). Ce travail à été réalisé entre 2002 et 2007. Des résultats intéressants ont
été obtenus a u ni veau de l a phys iologie de l a vi gne, de l a pr oduction e t de s pa ramètres
physico-chimiques de s vins . Des dif férences m arquées ont é té observées l ors de s
dégustations. 4 pr ofils sensoriels ont été identifiés sur les 5 terroirs étudiés, leur potentiel de
vieillissement a également été défini.
Cette étude a pe rmis de conna ître, da ns un pr emier t emps, la capa cité de ch aque type d e
terroir à m arquer l’expression des v ins bl ancs d e V ermentinu. Ces car actéristiques p ouvant
être exacerbées ou atténuées par l’effet millésime.
MOTS-CLE :
terroirs, pédologie, m orphoclimat, S IG, A CP, vermentinu, phys iologie, pr oduction, pr ofils
sensoriels, potentiel de vieillissement
ABSTRACT
Since 2002, the CIVAM region Corsica, undertook a study viticultural land designation AOC
Corse-Calvi (B alagne), inc luding mapping t o w ine-growing pot ential terroirs, Study
agronomy and œnological the 3 m ain grape varieties of the appellation: Vermentinu (white),
Niellucciu and Sciaccarellu (red and rose) on different land mapped.
Terroir mapping was conducted on GIS to a set of natural factors represented as digitized geo-
referenced maps, split into 2 groups:

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

- soil (taking into account: nature of soil and the sub soil, water reserve, the hydromorphie)
- the m orphoclimat ( cards c onsisting of : s lope, e xhibitions, a ltitudes, distances f rom s hore,
pluviometry, temperatures above 10°c, theoretical insolation sum).
The m orphoclimatique c ard w as obt ained by a pplying c ards a ll the c onstituent, a s tatistical
treatment in ACP. The final terroir card was obtained by cross between the soil card and the
morphoclimat c ard. 24 t erroirs w ere t hus i dentified. A gronomy a nd œ nological f rom t he
Vermentinu s tudy w as conducted o n 5 t erroirs (either 63% s urfaces of a ppellation) t hrough
monitoring a ne twork of 7 pl ots of vi nes t hat ha ve the same c haracteristics (age, c lone,
rootstock, v ineyard, s ize, de nsity o f pl anting, SFE...). T he c hecks h ave be en pe rformed a t
physiology of the vine (débourrement, veraison, maturity, water stress), harvest (health, yield,
fertility, w eight a rrays and pool s), vi nifications ( each vi neyard gr apes ha ve be en vi nified
identically, wines have been analyzed and tasted by a jury of professionals). This work was
carried out be tween 2002 a nd 2007. I nteresting r esults w ere obt ained a t t he phys iology of
vine, pr oduction a nd p hysico-chemical pa rameters of w ines. Marked differences ha ve be en
observed during the tasting. 4 s ensory profiles have been identified on 5 studied terroir, their
potential for ageing has also been defined.
This s tudy led t o kno w, f irst, t he c apacity of e ach t erroir t ype t o mark t he e xpression
Vermentinu white wines. These characteristics may be exacerbated or mitigated by the effect
millésime.
KEYWORDS:
Terroirs, soil science, morphoclimat, GIS, ACP, vermentinu, Physiology, production, sensory
profiles, ageing potential
INTRODUCTION :
La C orse c ompte 9 a ppellations réparties s ur 8 microrégions e t bé néficie d’ une gr ande
diversité de climats et de sols qui peut répondre à la quête constante de qualité et d’originalité.
Le terroir, grâce à l a conjonction de 3 facteurs, le sol, le climat et les pratiques viticoles, est
l’élément f ondamental pe rmettant d’ imprimer a u produit qu i e n est issu, à la f ois q ualité e t
typicité. La richesse pédo-climatique de l’île a incité les responsables professionnels à prendre
des m esures pour com bler la pe rte ( liée à l’histoire d e la C orse) de no mbreuses r éférences
concernant les t erroirs et l es c épages. D epuis 2002, un pr ogramme d’ étude de s t erroirs
viticoles insulaires a débuté sur la microrégion de Balagne couverte par l’appellation Corse-
Calvi. Les objectifs du programme sont multiples :
Cartographier les terroirs à partir des données pédologiques et morphoclimatiques, étudier le
comportement de s p rincipaux c épages de l ’appellation: V ermentinu (blanc), Sciaccarellu et
Niellucciu (rouge et rosé), connaître les capacités des terroirs à imprimer des caractéristiques
particulières (structure, équilibre, expression de la typicité, aptitude au vieillissement…). Les
applications s eront nom breuses; on pourra ut iliser c es ré sultats pour or ienter le s c hoix en
terme de matériel végétal et de techniques culturales et évaluer les potentialités des terroirs à
produire de grands vins rouges, rosés ou blancs.
La présen te ét ude m ontre l’effet d es t erroirs étudiés sur , la phys iologie de l a vi gne, la
production, l es pa ramètres phys ico-chimiques et le dos age des m olécules ar omatiques d es
vins issus du cépage Vermentinu. Elle décrit les profils sensoriels de ces vins ainsi que leur
potentiel de vi eillissement. Elle m ontre éga lement que si da ns un effet t erroir l es sols
marquent profondément les vins, le morphoclimat les marque également.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

MATERIELS ET METHODES :
La B alagne est si tuée sur l a côte Nord-Ouest de l a C orse, elle s ’étend de l a va llée d e
l'Ostriconi à G aleria et couvre p rès de 86445 ha. C’est un e r égion très sèch e exp osée aux
vents d’ouest (Libecciu, Tramuntana) qui peuvent dépasser 100 km/h. Son climat est de type
méditerranéen. Elle e st bor dée de sommets dont be aucoup dé passent les 2000 m. Formée
entre -359 et – 300 millions d’années, la Balagne est essentiellement granitique. Le vignoble
s’étend sur 375 ha répartis sur 12 domaines, et est présent sur plusieurs bassins versants.
Les sol s pr oviennent s oit du gran ite dé gradé r esté en place, soi t d ’apport de matériaux
déposés le long de s pe ntes e t p rovenant du relief e nvironnant ( colluvions gr anitiques), s oit
enfin, de dé pôts f luviatiles da ns l es pa rties b asses ( alluvions grani tiques). L es a lluvions
granitiques sont classées selon leur âge (de 430 000 a ns à 10 000 a ns), on di stingue alors les
alluvions anciennes granitiques et les alluvions récentes granitiques.
Une e nquête c hez l es vignerons a pe rmis de répertorier l es pra tiques cul turales pr opres à
chaque parcelle pour lister les facteurs humains (le cépage, le clone, le porte-greffe, l’année
de pl antation, l a de nsité de p lantation, l a S urface F oliaire Exposée, l ’entretien du sol e t les
traitements réalisés dans l’année, le travail de la vigne). Ces données ont également permis de
sélectionner l es pa rcelles sujets de l’étude. Suite à cette enquête, l’ensemble de s parcelles a
été localisé par GPS et positionné sur la carte des terroirs.
Les facteurs naturels (le sol et le morphoclimat) sont matérialisés sous forme de cartes.
La nature du sol, la texture, la teneur en cailloux, la nature du s ous-sol (BRGM), la réserve
utile e n e au c ouplée à l a pr ofondeur de s s ols, l ’hydromorphie s ont pr is en c ompte dans l a
réalisation de la carte pédologique au 1/2500ème (ODARC). 4 grands groupes de sols viticoles
sont identifiés et retenus:
– sols issus de la décomposition du granite sur place,
– les colluvions granitiques,
– les alluvions anciennes granitiques (N2, N3, N4) de texture relativement fine,
– les alluvions relativement anciennes granitiques (N5, N5’) de texture plus grossière.
Les alluvions récentes n’ont pas fait l’objet d’une étude en raison du peu d’intérêt qualitatif de
ce type de sol. Elles ne sont d'ailleurs pas complantées en vigne.
Le morphoclimat prend en compte des critères sélectionnés en raison de leur influence sur la
vigne: les pentes, les expositions et l’altitude sont issus du MNT à 50 m (© IGN 1992), la
distance au rivage a été élaborée à partir de la BD Carto (© IGN 1997). La pluviométrie et la
somme des températures supérieures à 10°C ont été calculées pour les mois d’avril à
septembre par Météo-France (Modèle AURHELY ® Météo-France 2002), Les insolations
théoriques ont été calculées pour 7 position journalières du soleil par l’IGN (© BD Alti 2002).
10 morphoclimats ont été identifiés. L’ensemble des facteurs naturels a été intégré sous forme
de cartes numériques géoréférencées. Le morphoclimat et le sol représentent deux groupes
dont le poids est identique pour la mise en évidence des différents terroirs. Une analyse
statistique (ACP) a été appliquée aux éléments constitutifs du morphoclimat et à la RU
(réserve utile en eau du sol). La carte ainsi obtenue est superposée à la carte des sols pour
générer les terroirs.
La superposition des 10 morphoclimats et des 4 sols aboutit à l’identification de 24 terroirs.
Seulement 8 d’entre eux ont fait l’objet d’un suivi car complantés selon des critères
compatibles avec l’étude (cépage, porte-greffe, taille, palissage, densité de plantation, SFE...).
Ces 8 terroirs couvrent 7053 ha, soit 80% de la surface à vocation viticole de la Balagne tous
cépages confondus. Les cépages Niellucciu, Sciaccarellu et vermentinu sont étudiés sur les 4
grands types de sol (Tab.1)

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Tab.1 répartition des 3 cépages étudiés par terroirs et domaines

Terroirs étudiés Domaines

A1.1 Clos Culombu

Vermentinu A2.1 Clos Reginu e Prove, Domaine de Rochebelle

G1 Domaine de Rochebelle
63% (*)
G4 Domaine de Rochebelle

C1 Clos Culombu, Domaine Camellu

A1.1 Domaine Renucci

A2.7 Domaine d'Alzipratu, Domaine Renucci Certains terroirs ont été étudiés sur
Sciaccarellu
G1 Domaine de Rochebelle 2 parcelles ay ant, dans la mesure
71% (*) G4 Domaine de Rochebelle du p ossible, des car actéristiques
G5 Clos Landry similaires ( cépage, p orte-greffe,
C1 Clos Culombu
âge, mode de conduite).
C3 Salvatori Valentin

A1.1 Domaine Renucci


Niellucciu
A2.7 Domaine d'Alzipratu
57% (*) G1 Domaine d'Alzipratu, Clos Culombu

G4 Domaine de Rochebelle

C1 Domaine Camellu

(*) des sols à potentialités viticoles

Les s uivis agronomique e t œ nologique ont é té r éalisés sur 21 parcelles r éparties sur 8
domaines viticoles.
Les contrôles sont effectués à différents niveaux :
- Physiologie de la vigne : débourrement, véraison, maturité, stress hydrique (delta C13)
- Récolte : état sanitaire à la vendange, rendement, fertilité, poids des baies et des grappes
-.Vinifications: l es r aisins de cha que pa rcelle sont vin ifiés de m anière i dentique s elon un
schéma classique. Les vins sont ensuite analysés puis dégustés par un jury de professionnels.
Les dégustations se sont déroulées 6 à 8 mois après vendange pour les vins blancs et 11 à 12
mois pour l es vins r ouges. Le pot entiel de vi eillissement est éva lué en reconduisant l es
dégustations 1 an, puis 2 ans après.
Les vinifications permettent de dégager les grandes tendances sur l’expression des cépages et
uniquement pour les méthodes culturales actuellement les plus répandues en Balagne
RESULTATS ET DISCUSSION :
Si les résultats sur vins blancs de Vermentinu se sont avérés suffisamment probants sur c inq
ans, en r evanche, le c omportement de s c épages r ouges, plus c omplexe e t pl us s ensible à
l’effet millésime, implique une durée d’étude plus longue.
Caractéristiques agronomiques :
Les terroirs : Aa.1, Ab.1, G4 et C1 ont été étudiés sur cinq années alors que G1 n’a pu ê tre
suivi que sur deux ans. Il est comparé à Aa.1 sur la même période en raison de leurs textures
de sol très proches et de leur morphoclimat identique (Tab.2).
Logiquement l es s ols les pl us pr ofonds e t l es pl us riches ( colluvions gr anitiques C .1)
présentent d es nive aux de r endement et de s f ertilités supé rieures. Les b aies sont a lors plu s
petites lorsque les rendements sont plus élevés en raison d’une fertilité plus grande. G.4, sol
granitique p entu (drainage supé rieur) accu se l e r endement l e plu s f aible. Les a lluvions
relativement anciennes Aa.1, les alluvions anciennes Ab.1 et le granite G.1 comparés sur un
même morphoclimat ont des niveaux de production comparables.
Des dif férences apparaissent é galement a u ni veau de la c ontrainte hy drique, les colluvions
granitiques C.1 sont moins « stressés » alors que les autres sols subissent certaines années des
contraintes hydriques sévères.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Tab.2 résultats agronomiques du Vermentinu

Certains terroirs
ont été étudiés sur
2 parcelles ayant,
dans la mesure du
Analyses
possible, physico-chimiques:
des
Les vins se différencient par leurs caractéristiques acides (Tab.3).
caractéristiques
Les r aisins (cépage,
similaires sont r écoltés à une m aturité sacch arimétrique minimale de 12.5% vol . S eule l a
date d e r écolte âge,
porte-greffe, va rie, s ur l a pé riode 2003 -2007, le t erroir le pl us tardif e st C .1, colluvions
granitiques, également
mode de conduite). pl us pr oductif a lors que l es a lluvions r elativement a nciennes Aa.1 e t
les granite G.4 sont les plus précoces.
Le vin le plus acide est issu de colluvions granitiques (AT la plus élevée, pH le plus bas), à
l’inverse l es vins issus de s g ranites G .1 et G.4 sont m oins ac ides et p roches de s so ls
d’alluvions relativement anciennes granitiques Aa.1. Les différences observées au niveau de
la couleur jaune (DO 420) sont très faibles même si elles sont significatives et font apparaitre
une nuance plus jaune des terroirs G.4 et Aa.1.
Tab.3 caractéristiques analytiques des vins de Vermentinu issus des terroirs étudiés

Analyse des molécules aromatiques


Le dosage des molécules aromatiques (arômes variétaux et fermentaires) a été effectué sur les
vins de Vermentinu issus du millésime 2007 (Tab.4).
Le vin issu du terroir « Granite morphoclimat 1 » (G1) n’a pas été analysé.
Au niveau des arômes variétaux : les colluvions granitiques C1 se démarquent avec des taux
nettement i nférieurs al ors que l es al luvions r elativement anc iennes gran itiques A a.1
présentent le taux le plus élevé en 3 mercaptohexan-1-ol (pamplemousse, fruit de la passion).
Les granites G.4 et les alluvions anciennes granitiques Ab.1 sont intermédiaires.
En ce qui concerne les arômes fermentaires :

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Les al luvions r elativement anc iennes granit iques A a.1 et sur tout l es gra nites G .4 présentent
les taux les plus élevés en acétate d’isoamyle (banane), acétate d’hexyle (poire) et butanoate
d’éthyle (ananas), les colluvions granitiques G.1 semblent, quant à eux, plus riches en phényl-
2-éthanol (rose). Les alluvions anciennes granitiques Ab.1 présentent un taux particulièrement
élevé en décanoate d’éthyle (floral, savon).
Les familles de molécules odorantes en relation avec le caractère fruité et floral correspondent
aux tendances, au style aromatique propre à chaque sol enregistrés lors des dégustations.
Tab.4 dosage des molécules aromatiques du Vermentinu, millésime 2007

Profils sensoriels
Dégustés dans l’année, les vins issus des 5 terroirs génèrent 4 profils sensoriels.
Les alluvions relativement anciennes Les alluvions relativement anciennes granitiques Aa.1

granitiques Aa.1 produisent des vins dont les qualité couleur


persistance 4 intensité arômes
caractéristiques se rapprochent de c elles de s équilibre 3 qualité arômes
granites G .1, e t des granites G.4 en moins corps 2 floral
exubérant. Au nez, coexistent de s notes t rès 1
gras fruité
différentes f leurs j aunes, agrumes m ais au ssi 0

minérales qui confèrent une certaine complexité. acide fleurs blanches

En bouche les vins présentent un meilleur minéral fleurs jaunes


équilibre et surtout davantage de corps, ils fruits blancs agrumes
Aa.1
miel pollen fruits exotiques
sont racés et élégants.

Les alluvions anciennes granitiques Ab.1


Les alluvions anciennes granitiques Ab.1 qualité couleur
persistance 4
produisent des vi ns pe u f ruités où équilibre 3
intensité arômes
qualité arômes
dominent les notes florales (fleurs jaunes, corps 2 floral
miel, pollen). En bouche ils sont équilibrés gras
1
fruité
0
mais manquent de corps et de gras.
acide fleurs blanches

minéral fleurs jaunes


fruits blancs agrumes
miel pollen fruits exotiques Ab.1

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Les granites G.4


Les granites G.4 donnent des vins expressifs et qualité couleur
exubérants dont l e t ype est reconnaissable ca r persistance 4 intensité arômes
équilibre 3 qualité arômes
riche en notes fruits exot iques, agrumes et
corps 2 floral
fruits bl ancs. E n bouc he i ls s ont t rès gr as, e t 1
peuvent d’ ailleurs être perçus comme étant gras
0
fruité

trop gras par certains dégustateurs (années acide fleurs blanches

chaudes e t sèches c omme 2003 et 2007) . I ls minéral fleurs jaunes


sont aussi corpulents et persistants. fruits blancs agrumes
miel pollen fruits exotiques G.4

Les colluvions granitiques C.1


qualité couleur
persistance 4 intensité…
Le nez des colluvions granitiques C.1 paraît équilibre 3 qualité arômes

plus discret avec une intensité des notes corps 2 floral


1
florales (fleurs blanches) et fruitées comparable. gras fruité
0
Bien qu’ étant le produit le plus acide, c’est un acide fleurs blanches
vin équilibré, assez gras et corpulent.
minéral fleurs jaunes
fruits blancs agrumes
miel pollen fruits exotiques C.1

Avec le temps ces vins évoluent différemment…


Les alluvions relativement anciennes granitiques Aa.1 et les Granites G.1 : ce vin vieillit lentement, il
conserve un e bonne st ructure et de s not es f ruitées ( agrumes, fruits exo tiques) al ors que de s no tes
d’évolution apparaissent (miel, pollen, fleurs séchées, cidre).
Les a lluvions a nciennes gr anitiques A b.1 : d es not es c aractéristiques d u vieillissement appa raissent
prématurément: géranium, œillet, fleurs séchées, miel/pollen puis hydrocarbures. En bouche, le vin se
décharne.
Les gr anites G .4 : c ’est un vin qui cons erve t ous ses at tributs pos itifs: ar ômes, corps, fraîcheur e t
persistance. A u nez c omme en b ouche l es a rômes d’év olution apparaissent l entement. La not e
« hydrocarbure » reste particulièrement faible.
Les colluvions granitiques C.1 : deux années de vieillissement n’épargne pas ce vin, il évolue vers des
notes de gé ranium, œillet, fleurs s échées, miel p ollen pui s hydrocarbures. I l c onserve c ependant une
bonne acidité.
Au début de l’étude, en raison de leurs textures proches, les alluvions relativement anciennes Aa et les
granites G ava ient ét é regroupés d ans une m ême cl asse de sol. Bien que l a dé gustation ait montré
qu’avec un morphoclimat identique, les vins présentaient des profils sensoriels très proches ( Aa.1 et
G.1). Ces d eux sols ont t out de même ét é cl assés da ns de ux catégories dist inctes e n r aison de l eurs
origines dif férentes. En revanche, l orsque les m orphoclimats sont d ifférents sur un m ême sol ( G):
pentues o rientées a u n ord ( G.4) et m oins pe ntues a vec une a utre o rientation ( G.1), l es p rofils
sensoriels, tout en restant da ns l a même ga mme, varient. Si l e corps , le gra s et l a pe rsistance
aromatique sont com parables, les vins i ssus d’une pa rcelle pe ntue exposée nord ( G4) s ont pl us
expressifs, plus fruités avec des notes de fruits exotiques et d’agrumes plus prononcées. De plus lors
des m illésimes t rès se cs et ch auds t el qu e 20 03 et 2007, l es a rômes pa raissent surtout plus f rais et
moins confiturés. Une orientation nord, donc à priori plus tempérée, semble pouvoir expliquer l’effet

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

positif sur les aromes. En effet en limitant les excès du climat méditerranéen durant les mois d’été,
les expositions nord semblent plus favorables à la préservation des aromes ou des précurseurs
d’aromes.
CONCLUSIONS
Chaque t ype de t erroir m arque pr ofondément l ’expression de s vi ns blancs d e V ermentinu.
Néanmoins l es ca ractéristiques i mprimées pe uvent êt re ex acerbées ou atténuées pa r l ’effet
millésime. Par exemple, lors des millésimes exceptionnellement chauds et secs de 2003 et de
2007, le corps, le gras et la lourdeur ont été accentués dans les vins. Les producteurs disposent
chaque année d’une palette de vins permettant à leur guise des productions différentes:
soit une cu vée d’asse mblage, mariant ha rmonieusement l es caractéristiques de plus ieurs
terroirs afin de mettre en marché un vin complexe, soit, un p roduit i ssu d’ un s eul t erroir,
plus l inéaire m ais pl us t ypé, qui s ’accompagnera naturellement d’une communication axée
sur un terroir particulier de son domaine.
Les aspects qualitatifs ne sont pas les seules applications, le zonage des terroirs est un outil
environnemental et pa ysager qui pe ut ê tre e xploité p our m ettre à l a di sposition d es
professionnels des bases scientifiques d’orientation de la gestion des terroirs et de l’espace.
REMERCIEMENTS
Le CIVAM de la région Corse tient à exprimer ses remerciements à l’ensemble des vignerons
pour la mise à disposition de leurs parcelles, pour leur disponibilité et pour leur patience face
aux contraintes imposées par nos travaux. Merci à l’ensemble de nos financeurs ainsi qu’à nos
partenaires : l’ODARC et le BRGM.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

IL SISTEMA VIGNETO DEL LAGO DI BOLSENA:


CARATTERIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE DI CANNAIOLA DI
MARTA.
R. Biasi, E. Brunori, I. Ceccariglia, F. Botti
Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi della Tuscia
Via S. Camillo De Lellis, snc – 01100 Viterbo, Italia
biasi@unitus.it

RIASSUNTO
Il comprensorio del Lago di Bolsena (VT) è un territorio ad elevata vocazione
vitivinicola in cui il paesaggio della vite storicamente persiste e caratterizza la fisionomia dei
luoghi. Qui gli agroecosistemi viticoli possiedono una valenza ecologico-ambientale, storico-
culturale ed economica di rilievo. La ricerca condotta ha previsto la caratterizzazione della
tipologia delle produzioni e degli ambienti di coltivazione di diversi vitigni locali, in
particolare il vitigno autoctono Cannaiola di Marta, con l’obiettivo di salvaguardarne il valore
biologico, valutarne la qualità in funzione dei microambienti di coltivazione e il ruolo nella
definizione della fisionomia del paesaggio. Mediante indagine cartografica è stata condotta
un’analisi diacronica a scala territoriale per evidenziare il ruolo dei vigneti nell’uso del suolo
e nella definizione dell’ecomosaico ambientale. In vigneti rappresentativi dell’eterogeneità
degli ambienti di coltivazione, il vitigno autoctono Cannaiola di Marta è stato caratterizzato
con indagine ampelografia rispetto alla varietà certificata Canaiolo nero. La qualità della
produzione è stata rapportata alla tipologia di suolo e alla variabilità fisiografica. Uno studio
dell’architettura dei vigneti ha completato l’analisi dei modelli viticoli. I risultati ottenuti
hanno evidenziato l’unicità della produzione della Cannaiola di Marta e la particolarità degli
ambienti di coltivazione per una qualità superiore. E’ emerso il carattere di vulnerabilità di
questa produzione dovuta alla frammentarietà dei vigneti, a fronte di un elevato valore
storico-culturale degli impianti. Il sistema vigneto della Cannaiola di Marta si inserisce
armonicamente in un ecosistema prezioso per la salvaguardia delle risorse ambientali e
paesaggistiche di un territorio fra i più suggestivi del Lazio.

PAROLE CHIAVE - ecologia del paesaggio - multifunzionalità - paesaggio agrario


tradizionale - vitigni autoctoni - zonazione

ABSTRACT
The northern part of the Lazio region, i.e. the area around the Lake of Bolsena, is highly
vacated to grapevine production. Since the past, rural landscape has been characterized by
vineyards, that represent still today a distinctive trait of this territory. Here vineyards exhibit
economical, but also ecological, historical, biological and social functions. Nonetheless,
vineyard surface is decreasing dramatically, with evident loss in biodiversity and landscape
diversity. The study was carried out in order to characterized through a systemic approach the
production of the local variety Cannaiola di Marta and its territorial contest. In order to
preserve this production and the related landscape, the germplasm unicity was evaluated, the
grape quality was tested in the highly differing physical environments, and the physionomy
of the vineyards, as well as that of the rural landscape, was measured through cartographic
elaboration. The research has proved that the investigated area is suitable for high quality and

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

unique productions. It is also possible to attribute to these vulnerable vineyards a cultural


significance, based on the employment of historic germplasm, on traditional vineyard traits
and cultural practices. The viticulture of this territory is included in a equilibrated ecosystem,
in which vineyards might preserve the environmental resources of one of the most agreeable
territory of the Lazio region.

KEYWORD - landscape ecology - local variety - multifunctionality - tradizional vineyards -


zonation

INTRODUZIONE
La viticoltura dell’Alto Lazio (Tuscia) rappresenta una forma d’uso del suolo diffusa
e un’attività produttiva di rilievo, interessando circa 5000 ettari (quasi un quarto dei vigneti
dell’intero Lazio) e ben sei denominazioni d’origine su un territorio di modesta estensione,
ma grande variabilità ambientale e forte connotazione rurale (Blasi, 1994; Istat, 2003). In
questo ambito territoriale, il paesaggio rurale è stato interessato solo da una modesta
evoluzione tipologica per cui la coltivazione della vite, assieme a quella di olivo, nocciolo e
castagno da frutto, può considerarsi strettamente legata alla storia e la cultura del luogo
(Anelli, 1981; Carbone, 2004). Il comprensorio del Lago di Bolsena presenta, di contro, una
forte connotazione naturale (Scoppola, 1992), un uso del suolo agricolo semplificato a poche
tipologie colturali, un’elevata vocazione vitivinicola e produzioni enologiche di nicchia basate
tutt’oggi su genotipi autoctoni (Cirigliano et al., 2005; Biasi et al, 2007). In particolare, sui
colli vulcanici della Conca del Lago di Bolsena la coltivazione della vite ha trovato fin
dall’antichità il suo habitat ideale per la mitezza del clima e la particolarità dei suoli (Biasi et
al., lc). In questo territorio è presente una ristretta area dedicata alla coltivazione del vitigno
Canaiolo, riconosciuta nella vasta DOC Colli Etruschi Viterbesi (GU n. 222, 1996). Di questo
vitigno esistono cloni selezionati per lo più al di fuori di questo territorio, ma anche un biotipo
locale, la Cannaiola di Marta, nota fin da secoli come ‘Cannaiuola’, caratterizzata sotto il
profilo ampelografico e molecolare (Bignami, 2002, Muganu et al., 2009), le cui uve
possiedono particolari potenzialità riconducibili ai caratteri di colore e aroma esaltati in
prodotti enologici di nicchia. La singolarità di questi caratteri ha giustificato l’inserimento di
questo vitigno autoctono nella lista delle varietà vegetali a elevato rischio di erosione genetica
(PSR-Lazio 2007/2013, Misura 241, all. 8) essendo la sua vulnerabilità elevata per la continua
perdita di superfici vitate.
La salvaguardia della viticoltura autoctona può risiedere non solo nel riconoscimento
dell’unicità del germoplasma, ma anche nella particolarità del sistema viticolo in sé, ovvero
dei caratteri costitutivi dei vigneti e delle caratteristiche del contesto ambientale di
inserimento. E’ possibile valutare i sistemi agrari con l’approccio dell’ecologia del paesaggio
che considera la diversità delle colture e lo stato ecologico del paesaggio agrario risultante,
inteso come indicatore della valenza ecologico-ambientale dei sistemi produttivi (Ingegnoli,
1999). Inoltre, il riconoscimento alla viticoltura di una intrinseca multifunzionalità può
rappresentare un requisito per la sua salvaguardia. Il vigneto può essere inteso come un agro-
ecosistema con una pluralità di valori (Cargnello, 2003; Idda et al., 2005) e in cui sono
ravvisabili indicatori di diverse funzioni (storico-culturale, ecologica, biologica,
paesaggistica) (Biasi et al., 2010). Lo scopo della ricerca è stato caratterizzare i modelli
viticoli di produzione della Cannaiola di Marta attraverso una metodologia integrata basata
sulla valutazione del contesto ambientale di inserimento, sullo studio dell’ambiente fisico dei
vigneti secondo la metodologia tipica della zonazione, sulla definizione delle caratteristiche

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

produttive e delle correlazioni fra variabili ambientali e viticole e, infine, sulla individuazione
di indicatori di multifunzionalità.

MATERIALI E METODI
Definizione dell’area territoriale, uso del suolo e stato ecologico del paesaggio agrario. - La
ricerca ha riguardato una porzione dell’ampia area DOC ‘Colli Etruschi Viterbesi’: la DOC
CEV– Canaiolo. Questa include 2 dei 38 comuni ammessi dal disciplinare ‘Colli Etruschi
Viterbesi’: il comune di Marta, Capodimonte e la località S. Savino nel comune di Tuscania
(VT) (GU n.222, 1996). Si è valutato l’uso del suolo della DOC attraverso georeferenziazione
e analisi diacronica della cartografia CUS (TCI, 1961 e CLC, 2000) (Barbera et al., 2010);
con fotointerpretazione delle aree a maggior concentrazione viticola si è definita la struttura
dell’ecomosaico ambientale e sono stati calcolati gli indici della struttura del paesaggio:
Superficie media delle patches (MPS) e Densità delle patches (PD) secondo le formule
(Forman, Godron,1986):

MPSi =aij/NPi dove a= area in ettari del tipo (a); NP = numero delle patches
PDi=NPi/Ai*100 dove A= superficie totale del paesaggio; NP = numero delle patches

Si è valutata, inoltre, la distribuzione spaziale di corridoi naturali o seminaturali realizzando


una carta degli ecosistemi e delle connessioni tra le tessere di paesaggio naturale ed agrario.
Individuazione dei vigneti e caratterizzazione del biotipo Cannaiola di Marta – Sono stati
individuati quattro vigneti rappresentativi della diversità genetica, ambientale e paesaggistica
della produzione di Canaiolo (Tab. 1). Nei vigneti campione si è proceduto al controllo dei
caratteri ampelografici del biotipo Cannaiola di Marta rispetto al vitigno di riferimento
Canaiolo n. sulla base dei descrittori OIV per le varietà di vite.
Studio dell’ambiente fisico dei vigneti – Si è proceduto alla caratterizzazione dell’ambiente
fisico della DOC CEV-Canaiolo considerando l’intera estensione del Comune di Marta, l’area
di maggior concentrazione di vigneti (ISTAT, 2000). Sono state prodotte carte tematiche
(esposizioni, pendenze, altimetrie) definita la tipologia dei suoli con determinazione diretta
dei caratteri fisico-chimici del suolo (tessitura, C/N e SO) (GU n. 185, 1999) e mediante
analisi di carte geomorfologiche.
Variabili viticole - Le misure dei parametri vegeto-produttivi sono state condotte nel biennio
2008-2009. Le dinamiche di maturazione sono state calcolate per zuccheri, pH, acidità totale,
livello di antociani e polifenoli (Di Stefano et al., 1989). L’analisi qualitativa della frazione
antocianica è stata condotta con cromatografia liquida in fase inversa, secondo Bucelli (1995).
Analisi della multifunzionalità dei vigneti - Mediante schede di rilevamento è stata condotta
un’analisi delle caratteristiche del modello viticolo ricercando indicatori di tradizionalità
(funzione storico-culturale) sulla base della presenza di caratteri idonei a definire la funzione
prescelta. A ciascun carattere è stato attribuito un punteggio (da 1 a 4) in funzione di una
predefinita espressione (qualitativa o quantitativa), come per gli indicatori di altre funzioni
(Biasi et al., 2010), e il relativo livello rappresentato in un diagramma a stella dove i caratteri
vengono rappresentati in termini percentuali.
Gestione della cartografia, metrica del territorio e analisi statistica - La gestione della
cartografia è avvenuta in ambiente GIS utilizzando il software Arcmap 9.3.
L’analisi della varianza delle variabili viticole e il calcolo delle correlazioni fra parametri è
avvenuto in ambiente Office 2007.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

RISULTATI E DISCUSSIONE
Caratteri strutturali dell’area di produzione della Cannaiola di Marta - Il territorio
dell’ampia DOC CEV è contraddistinto da un’estrema polverizzazione dei vigneti su una
vasta superficie (Fig. 1). L’area è scarsamente interessata da persistenze storiche dei vigneti
(dati non riportati) confermando la netta erosione delle superfici a vite, pari al 60% nel
decennio 1990-2000. Il territorio del Comune di Marta, storicamente associato alla
coltivazione della Cannaiola, con una superficie di 2.150,6 ettari, occupata per l’88,4% da
SAU di cui solo il 2,5% destinata alla viticoltura (25,6 ha) (Fig. 2), ha poco più di 6 ettari
coltivati a Canaiolo (CCIAA, 2008).

Figura 1- Distribuzione dei vigneti nella DOC Colli Etruschi Figura 2- Struttura dell’ecomosaico del comune di
Viterbesi (CLC, 2000) e nei comuni interessati dalla produzione Marta.
di Cannaiola di M. (delimitazione interna).

Il territorio è interessato da una scarsa specializzazione colturale prevalendo i seminativi e le


colture arboree consociate. La metrica del paesaggio ha permesso di evidenziare gli aspetti
strutturali degli agroecosistemi produttivi. Vi si riscontra un’eterogeneità nella dimensione
media delle superfici delle classe di uso del suolo (MPS), risultando le tessere a vigneto di
ridottissima dimensione (in media 0,32 ettari) (Fig. 3a) e scarsamente rappresentate (Fig. 3b),
come del resto anche le altre utilizzazioni specializzate (oliveti, frutteti), rispetto ai seminati e
al tessuto urbano. Entrambi gli indici confermano la vulnerabilità del sistema vigneto in tale
contesto di inserimento. Lo stato ecologico del paesaggio espresso dalla carta della
connettività indica, peraltro, un territorio interessante dal punto di vista ecologico-
ambientale, una buona connettività ecologica, rappresentando le colture arboree elementi di
raccordo con gli elementi naturali del luogo (lago, boschi e macchia) (Fig. 4).
B
A Superficie media delle tessere Densità delle tessere (PD)
(MPS ) (Ha) boschi
boschi 20
6,0 seminativi 15 tessuto urbano
seminativi tessuto urbano 10
4,0
5
2,0
aree con
aree con frutteti 0
frutteti 0,0 vegetazone rada
vegetazone rada

colture arboree
colture arboree vigneti
vigneti consoci
consoci
oliveti
oliveti

Figura 3 – Indici ecologici della struttura del paesaggio agrario nel comune Figura 4 – Carta della connettività
di Marta. A) superficie delle tessere (patches); B) densità delle tessere. ecologica del comune di Marta.

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VIII INTERNATIONAL TERROIR CONGRESS

Variabilità fisiografica e variabili viticole - Il territorio della DOC CEV-Canaiolo, ha


altimetria compresa tra i 206 e i 387 m s.l.m, giacitura in piano (pendenza max 6,2%), ma
ben tre distinti fitoclimi (Blasi, lc). Molto eterogenea la geomorfologia del luogo in cui
prevalendo tipologie litologiche che possono originare suoli diversi soprattutto per struttura e
tessitura. I terreni analizzati sono risultati privi di calcare con forte componente sabbiosa,
classificabili come franco-sabbiosi e franco-argillosi (Tab. 1).

Tabella 1- Caratteristiche dei vigneti rappresentativi della produzione di Canaiolo nel comune di Marta. CM, Cannaiola
di Marta; Cn, Canaiolo nero C.S., cordone speronato; B.C.S.. cordone speronato bilaterale; D.A., doppio archetto FS,
franco sabbioso; FA, franco argilloso, (*) il contenuto di sabbia è riferito allo strato 20-40 cm.
Suolo
Altitudine Anno Superfice Tipologia
PODERI Coordinate Esposizione Sabbia(*) Tipo
m s.l.m. di impianto mq di impianto
(%)
CM Lat N 42° 34’ 01”,76 C.S., (0,80 x 2,20)
Loc. Ficonaccia 375 E-O 68,4 FS 2000 1600
Long E 11° 51’41”,96’ 5700 p.te/Ha
CM Lat N 42° 30’ 38”,29 C.S. (0,80 x 2,20)
La mergonara 340 S - SO 52,0 FA 2003 7500
Long E 11° 55’ 37”,86 5700 p.te/Ha
CM Lat N 42° 34’ 01”,76 D.A. (0,60 x 4,40)
Loc. Rosicasasso 265 O – NO 48,4 FS 1950 3000
Long E 11° 51’ 41”,96 1360 p.te/Ha
Cn
Lat N 42° 28’ 57”,60 B.C.S.(1,2 x 2,20)
Loc. Rosicasasso 286 N - NE 35,5 FA 2000 1500
Long E 11° 55’ 06”,14 3800 p.te/Ha

I vigneti interessati dalla produzione di Canaiolo, ospitano per lo più il biotipo autoctono, che
si è confermato avere i caratteri ampelografici descritti (Bignami, lc). Limitato è l’uso della
varietà certificata Canaiolo n. (clone R6), da cui l’autoctona si discosta in questo ambiente per
un grappolo più piccolo (287,2 ± 56,8g e 347,7 ± 75,7g, rispettivamente) e un profilo
antocianico con elevata percentuale di malvina (> 50%), tipica del Canaiolo autoctono di altre
zone (Bucelli, lc). I caratteri produttivi sono risultati differire fortemente nei diversi ambienti,
consentendo di discriminare il territorio di produzione della Cannaiola di Marta. I più elevati
livelli di fertilità e produzione sono stati riscontrati nei vigneti a maggior altitudine, migliore
esposizione e maggior contenuto di sabbia (dati non riportati). Ridotta, invece, la produzione
soprattutto nei vigneti con esposizione a nord e su suoli argillosi. La Cannaiola di Marta ha
dimostrato di poter raggiungere concentrazioni più elevate di zuccheri e polifenoli totali,
rispetto al Canaiolo certificato, confermando la sua tipicità. Coefficienti di regressione
significativi si sono avuti per le variabili zuccheri, polifenoli totali e antociani e contenuto di
sabbia (Figura 5 a, b, c).
I terreni fortemente sabbiosi, facilmente rinvenibili nella zona, esaltano al meglio i caratteri di
questo vitigno. Negli ambienti meno vocati (suoli argillosi) il biotipo autoctono, come
dimostrato dalle correlazioni, si comporta meglio del certificato.
A CM-FS Loc. Ficonaccia B C
Sabbia-Zuccheri CM-FA Loc. La mergonara
CM -FS Loc. Rosicasasso
Sabbia - Polifenoli Sabbia -Antociani
Cn- FA Loc. Rosicasasso
22,80 1600,00
800,00
Polifenoli Tot. ( mg/l catechina)

1400,00
Gradazione Zuccherina (Brix°)

22,60 700,00
Antociani Tot. ( mg/l)

1200,00
22,40 600,00
y = 3,8377x + 20,048 1000,00
22,20 500,00
R² = 0,7134 800,00
22,00 y = -10102x 2 + 10564x - 1360,4 400,00
600,00
R² = 0,8617 300,00 y = -3894,8x 2 + 4498,6x - 660,25
21,80 400,00 R² = 0,5429
200,00
21,60 200,00
100,00
21,40 0,00
0,00
21,20 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00%
30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00%
25,00% 35,00% 45,00% 55,00% 65,00% 75,00% Contenuto in sabbia del terreno (%)
Contenuto in sabbia del terreno (%) Contenuto in sabbia del terreno (%)

Figura 5 – Correlazioni fra variabili viticole e contenuto di sabbia nel terreno.

Multifunzionalità – Lo studio dei caratteri costitutivi degli impianti ha evidenziato che sono
diffusi su questo territorio impianti di vite in consociazione e che presentano la complessità
costitutiva dei paesaggi agrari tradizionali in cui sono più elevati i valori di tutti i caratteri
dell’indice di tradizionalità (Fig. 6 e 7). Questa funzione si mantiene elevata anche nei più

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recenti vigneti specializzati di Canniaola di Marta, soprattutto per le tecniche costruttive dei
vigneti basate sull’utilizzo dei materiali locali e la persistenza di architetture rurali tipiche.
INDICE TRADIZIONALITÀ 1) architettura dell’impianto (forma
architettura dell'impianto appezzamento, confini, sesto, forma
100,00%
tipologia di conduzione 75,00% sistemazioni idrauliche allevamento, materiale
50,00% impiantistico); 2) sistemazioni
persistenza 25,00%
0,00%
architetture rurali
idrauliche; 3) architetture rurali
(fabbricati, utensili, macchinari; 4)
materiale genetico tipo di coltivazione tipo di coltivazione (specializzata,
tecniche di lavorazione tecniche di coltivazione promiscua); 5) tecniche di
Cn Loc. Rosicasasso CM Loc. Rosicasasso
coltivazione; 6) materiale genetico
CM Loc. La Mergonara CM Loc. Ficonaccia (autoctono, tradizionale, in
estinzione); 7) persistenza (età
Figura 6 – Vigneto tradizionale di Figura 7 - Diagramma degli indicatori
dell’impianto); 8) forma di
Cannaiola di Marta (Loc. Rosicasasso- dell’indice di tradizionalità.
conduzione (salariati, familiare,
anno impianto 1950).
etc..).
CONCLUSIONI
Lo studio ha confermato che il comprensorio del Lago di Bolsena si configura come un’area
vocata alla viticoltura in cui è possibile ottenere produzioni di eccellenza e di nicchia.
L’analisi sistemica dell’ambiente di coltivazione delle risorse genetiche autoctone
rappresenta un mezzo per evidenziare la particolarità dei sistemi viticoli e il loro ruolo
nell’equilibrio dell’ecomosaico ambientale. La considerazione del contesto di inserimento dei
vigneti secondo l’approccio dell’ecologia del paesaggio è importante per giungere ad una
valorizzazione o salvaguardia di produzioni a rischio di erosione e di paesaggi a rischio di
scomparsa, di cui quelli delle vite rappresentano un elemento fortemente connotativo.

RINGRAZIAMENTI - Lavoro realizzato nell’ambito del progetto PRIN (2007) MIUR (R. Biasi). Gli autori ringraziano il
Dott. P. Cirigliano del CRA, UO di Arezzo per l’analisi qualitativa degli antociani ed il Dott. G. Ubertini del DIPROV,
Università della Tuscia per le analisi chimico-fisiche del suolo.

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