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Paola Dardano
Foreigners University of Siena
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All content following this page was uploaded by Paola Dardano on 10 October 2017.
C
Carocci editore
Volume pubblicato con il contributo del MIUR nell’ambito del progetto PRIN
“Mutamento e contatto tra varietà nella diacronia linguistica
del Mediterraneo” (2008EHLWYE_001)
ISBN 978-88-430-6919-4
Presentazione 13
1.1. Introduzione 15
1.2. Il modello “Parola e Paradigma” 16
1.3. La tradizione grammaticale indiana 20
1.4. Le prime grammatiche sanscrite pubblicate in Occidente 23
1.4.1. Le grammatiche sanscrite inquadrabili nel modello PP / 1.4.2. Le
grammatiche sanscrite con radice e derivazione
2.1. Introduction 37
2.2. Basic notions of IS 38
2.3. Studies on IS in Ancient Greek 46
2.4. AG clefts 47
2.5. Other AG IS-linked constructions 58
2.6. Conclusions 61
7
LE LINGUE DEL MEDITERRANEO ANTICO
3.4. Conclusioni 79
4.1. Introduzione 83
4.2. Delle sorprendenti somiglianze tra italiano, swahili e
mandingo 84
4.3. Nomi a genere variabile nelle lingue romanze 87
4.4. Il suffisso valutativo -one e il cambio di genere 91
4.5. Conclusioni 94
5.1. Introduzione 97
5.2. Il mutamento sintattico 98
5.2.1. Mutamento sintattico indotto dal contatto / 5.2.2. Dicere quod: un muta-
mento sintattico per contatto? / 5.2.3. I grecismi sintattici / 5.2.4. Sulla crono-
logia dei grecismi sintattici / 5.2.5. Calchi sintattici e parentela genealogica
8
INDICE
9
LE LINGUE DEL MEDITERRANEO ANTICO
10
INDICE
11
LE LINGUE DEL MEDITERRANEO ANTICO
6
Lingua omerica e fraseologia anatolica:
vecchie questioni e nuove prospettive*
di Paola Dardano
6.1
Storia degli studi
PAOL A DARDANO
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
eroi o divinità presenti nelle due culture (per un quadro dei rapporti tra
l’epica omerica e la cultura anatolica e per la storia degli studi cfr.
Burkert, 1991; Röllig, 1992; Rollinger, 1996; Högemann, 2000; Blum,
2002; Schuol, 2002; Högemann, 2003; Bryce, 2008; Benzi, 2009). Vero
è che il contributo del Vicino Oriente alla formazione della cultura greca
è stato più volte sottolineato da eminenti studiosi, quali Walter Burkert
(1984, 2004) e Martin L. West (1997)1; quest’ultimo, in particolare, si
è occupato del problema della trasmissione di una serie di elementi che
vanno dai motivi letterari (trame di racconti, topoi ecc.) alle concezioni
cosmologiche, dalle figure retoriche alla fraseologia (cfr. ivi, pp. 220-
75); un grande merito di questo studioso è certamente l’aver ricono-
sciuto la presenza di semitismi nei poemi omerici (ivi, p. 220):
We shall find that Homeric and other Greek poetic diction is characterized by
many turns of phrase that do not correspond to normal Greek idiom as we
know it from Classical prose, but do correspond to oriental idiom. It will emerge
that “Semiticisms” are not something that first appear in Greek in the Septua-
gint: there are Semiticisms in Homer.
PAOL A DARDANO
movimento da Est verso Ovest: la fonte poteva essere una lingua indo-
europea (l’ittito o il luvio) o non indoeuropea dell’Anatolia (il hurrico
o l’accadico), e in quest’ultimo caso l’ittito o il luvio avevano il ruolo
di semplici intermediari verso il greco. Soprattutto Watkins (2001,
pp. 56-8) ha insistito sulla dimensione geografica:
Da questi studi è emerso come alle volte risulti difficile distinguere tra
i risultati dei contatti tra le due civiltà e i prodotti di una comune ere-
dità indoeuropea3. In alcuni casi poi le analogie non sono l’esito di una
trasmissione diretta, né sono un retaggio di ascendenza indoeuropea,
ma sono il frutto di tradizioni tra loro del tutto indipendenti4. Nonostante
tali eventualità, talvolta le similitudini sono così numerose e stringenti,
da non poter essere attribuite a circostanze accidentali: se alcuni motivi
delle letterature asiatiche occidentali sono pervenuti alla letteratura
greca proprio attraverso l’Anatolia, si manifesta l’esigenza di una com-
parazione sistematica di fonti distinte, attenta, ove possibile, all’indivi-
duazione di motivi orientali di varia origine (mesopotamica, hurrica,
anatolica, biblica), al fine di scongiurare il pericolo di considerare la
componente vicino-orientale come un blocco unitario.
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
PAOL A DARDANO
allestire un ricco pasto in onore del dio Sole che, abbandonato il suo
corso, si è recato a fargli visita; ivi, p. 196), sia tra gli uomini (si pensi
alla scena che conclude la Cronaca di Palazzo; ivi, p. 59).
Il motivo della prova atta a verificare la natura umana o divina
dell’avversario ricorre nel Testo dei cannibali: si offre al nemico, pre-
sunto cannibale, non carne umana, ma carne di maiale per vedere se
costui è in grado di riconoscere l’inganno (ivi, pp. 51-4). La combina-
zione delle tematiche dell’antropofagia e dell’accertamento della natura
dell’Altro appare in alcuni miti greci. Nel mito di Tantalo si racconta
di come costui, prediletto da Zeus, prendeva parte ai banchetti degli
dei. Una volta però li invitò a un banchetto che egli stesso aveva orga-
nizzato: dopo aver ucciso suo figlio Pelopo, averlo fatto a pezzi e
cucinato, lo offrì in pasto ai suoi ospiti per mettere alla prova la loro
onniscienza. Nessuno mangiò la macabra pietanza, solo Demetra, affa-
mata, la assaggiò, prima di accorgersi dell’inganno. Ancor peggio di
Tantalo si comportò Licaone, il mitico progenitore degli Arcadi, che,
secondo il racconto, cucinò un bambino e lo offrì a Zeus il quale, tra-
vestito da contadino, era andato a chiedergli ospitalità. Anche Licaone
desiderava, con questo stratagemma, saggiare l’onniscienza di Zeus. Il
motivo del “pasto terrificante” ricorre poi nel mito di Atreo: costui
aveva ammannito i figli dell’odiato fratello Tieste al loro padre. Del
resto, nel mondo classico, un famoso episodio di antropofagia è riferito
ai Ciclopi: qui i cannibali sono esseri mostruosi, privi di ogni segno e
principio di umanità (Hom., Od. 9,105-135, 190-192).
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
PAOL A DARDANO
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
vista astratto i tre percorsi qui delineati (elementi ereditari, tratti univer-
sali oppure fenomeni di contatto areale) sono chiaramente distinti, nella
realtà dei fatti la loro corretta identificazione risulta non facile. A tal fine
vorrei presentare nella seconda parte del mio contributo due frasemi della
lingua omerica per i quali è stato chiamato in causa l’influsso anatolico6:
un riesame dei dati mostra però, che mentre per il primo si può postulare
un’immagine banale (cfr. PAR. 6.2), per il secondo, invece, è ammissibile
un contatto diretto tra l’Anatolia e la Grecia (cfr. PAR. 6.3).
6.2
“Mangiare la casa”
6.2.1. GR .
, .
«Ma io non ho sdegno, che i pretendenti superbi
compiano azioni violente con trame malvagie:
rischiando la loro testa divorano con prepotenza
la casa di Odisseo, che dicono mai tornerà» (Hom., Od. 2,235-238;
cfr. anche 4,318; 21,332-333).
6. I frasemi sono unità del lessico o potenziali unità del lessico, quando non sono
stati ancora lessicalizzati, che hanno una particolare funzione stilistica e pragmatica:
rispondono a criteri di marcatezza (Sandig, 2007), incidono sulle modalità di argomen-
tazione (Wirrer, 2007) oppure sulla dimensione testuale (Sabban, 2007).
PAOL A DARDANO
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
Servitori e vassalli di basso grado si erano impossessati dei beni dei loro
superiori, li amministravano e (s’intende implicitamente) ne avevano
causato la rovina. Un’immagine analoga ricorre nella Bilingue hurro-ittita
in riferimento ad amministratori disonesti. Qui il verbo usato è addirittura
“inghiottire” nell’espressione IGI.DU8 I.A pašiške- “inghiottire i tributi”:
8. 30 [Ú-UL g]i-i-lu-ú-ši-iš nu an-tu-ua-a - a-aš LÚut-ni-ia-aš-
a-an ku-in BE-EL-ŠU i-e-zi nu-uš-ša-an a-pé-e-da-ni
31 [URU-ri] EGIR-an IGI.DU8 I.A da-a-an-na ma-ak-nu-ut na-aš
me-ek-ki šu-u-ul-li-it na-aš-ta nam-ma URU-an an-da Ú-UL
32 [a-uš-z]i na-an-za PA-NI BE-LÍ-ŠU i-ši-ia-a - u-u-an-zi tar-
u-ir nu IGI.DU8 I.A ku-e pa-a-ši-iš-ki-it na-at PA-NI BE-LÍ-ŠU
li-il- u-ua-an da-iš
«[Non] è un animale gil šši, ma è un uomo, il cui signore ha pro-
mosso ad amministratore di terre. In seguito, in ogni [città] (costui)
aumenta la pressione fiscale (lett. le entrate di tributi). Egli cerca di
continuo motivo di lite e non [guard]a (con rispetto) alla città. Hanno
deciso di denunciarlo presso il suo signore: hanno iniziato a rendere
noti al cospetto del suo signore i tributi che costui ha inghiottito»
(KBo 32,14 Vo 30-32).
Come spiegare il rapporto tra il greco e l’ittito per karap-?
In un saggio apparso nel 1987 Dunkel ha sostenuto che queste due
espressioni, riferite alla circostanza in cui i beni non vanno in eredità
al figlio di un paterfamilias, ma cadono nelle mani di un usurpatore
illegittimo, sono un relitto della indogermanische Richtersprache. Lo
studioso propone infatti il confronto con il latino h r s (< *h r d-) e
con il greco omerico (<*kh r d-t -) «far-off kinsmen, who
seized and divide among themselves the property of one who dies
without heirs ( )» (cfr. LSJ s.v.):
9. ,
,
PAOL A DARDANO
,
· .
«Prendeva allora a spogliarli, aveva tolto la vita
ad entrambi, al padre lasciava lamento
e dolori penosi, perché non poté riaccoglierli vivi,
tornati dalla battaglia; si divisero i beni gli eredi» (Hom., Il. 5,155-158).
Entrambe le forme sono riconducibili a *kh r / d- < * heh1ro-h1ed-, un
composto il cui secondo elemento è il verbo “mangiare”, pertanto “che
mangia ciò che è stato abbandonato”. La proposta di vedere nel secondo
costituente di questo composto la radice *h1ed- “mangiare” è confermata
indirettamente anche dalla fraseologia vedica (cfr. Dunkel, 1987, pp.
95-6). Non creano difficoltà le alterazioni sul piano semantico: mentre il
latino h r s è una designazione generica di “erede”, il greco è
riferito invece agli eredi illegittimi, a coloro che si sono appropriati di
un’eredità non ancora legalmente assegnata. Insomma, secondo lo stu-
dioso, sia le forme del greco e del latino (si tratta di composti che hanno
perso la loro originaria trasparenza formale), sia i frasemi del greco e
dell’ittito sarebbero il prodotto di una medesima eredità indoeuropea.
Di recente, sulla base di una serie di dati testuali, Haas (2010) ha
messo in guardia da confronti troppo semplicistici e, in modo estrema-
mente convincente, ha mostrato come l’ittito per karap- “divorare la
casa”, nel senso di “dilapidare un patrimonio” non può essere un relitto
della lingua giuridica indoeuropea. L’uso del verbo “mangiare, divorare”
con il valore di “mandare in rovina, annientare” è diffuso nel Vicino
Oriente antico: “divorare terre, persone o patrimoni” nel senso di
“distruggerli” è ben documentato negli omina in accadico (CAD, vol. A1,
pp. 253-5). In un omen paleobabilonese il verbo accadico ak lum ha il
significato di “consumare beni”:
10a. mimm šu dannu i-ik-ka-al-ma šû inazziq
«a powerful person will consume whatever he owns and he himself
will have troubles» (YOS 10, 54 r. 20; cfr. CAD, vol. A1, p. 254b).
Anche negli omina in accadico rinvenuti ad attuša (esempi 10b e 10c)
e nelle loro traduzioni in ittito (esempio 10d) è attestato il verbo acca-
dico ak lum (AHw, 26b-27b; CAD, vol. A1, pp. 253-5) e il corrispondente
ittito karap- in questa particolare accezione:
10b. «Se nel mese di Nisan, nel terzo giorno, l’Occidente è macchiato di
sangue e il sole ha un aspetto terrificante, il paese…; ÉŠ si-pí-it-
tu[(m)] / sa-ad-ra-at u-kul-ti DIM TUK-s[(i)] nel paese ci sarà di
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
continuo il lutto e “il mangiare” di Adad avrà luogo» (KUB 30,9 9´-12´;
Riemschneider, 2004, pp. 112-3).
10c. «Se nel mese di Nisan ha luogo un’eclissi di luna, la miseria dilaga,
ŠEŠ ŠEŠ-am Ì.KÚ.E l’uno mangia l’altro, e il paese diventa più
piccolo» (KUB 4,63 Ro II 31´-33´; Riemschneider, 2004, pp. 50, 53).
10d. «Se nel nono mese ci sarà un terremoto, KUR-e ku-iš Ú-UL za-a -
i-ia-at-ta-ri [ / [n]a-at DA-ak-ni-iš ka-ra-a-p[í il paese che non
va in guerra, Akni lo divora» (KUB 8,28 Ro 14´-16´; Riemschneider,
2004, pp. 94, 96).
La metafora appare anche nelle iscrizioni reali urartee (Haas, 2010, p.
104), nelle quali il verbo at- “mangiare” è usato con il valore di
“distruggere”. L’immagine non è estranea al mondo latino: in una com-
media di Plauto comedere ha il significato “scialacquare”:
11. Quin comedit quod fuit, quod non fuit? (Plaut., Trin. 360).
Tutti questi dati non negano la validità della proposta etimologica avan-
zata da Dunkel a proposito del latino h r s e del greco , tuttavia
evidenziano come la metafora in questione, presente in testi lontani nello
spazio e nel tempo, non può essere un’eredità della lingua legale indo-
europea. È indubbio che “mangiare, divorare”, con il valore traslato di
“distruggere, consumare”, ricorre in ittito e nel greco omerico (in parti-
colare nell’Odissea in riferimento ai pretendenti alla mano di Penelope,
i quali dilapidavano i beni di Odisseo), ma appare anche in accadico, in
urarteo, in contesti, situazioni ed epoche diverse e lontane tra loro.
Da una parte, abbiamo una metafora piuttosto banale, dall’altra, gli
stessi dati anatolici, evidenziano una circostanza, della quale, a mio
avviso, non si è finora tenuto conto a sufficienza. Nelle locuzioni ittite
riferite al “dilapidare i beni” non appare mai il verbo non marcato ed-/
ad- “mangiare” (derivato da *h1ed-, presente, come abbiamo visto, nel
latino h r s e nel greco ), ma figurano le espressioni marcate
pašiške- “inghiottire” oppure karap- “divorare, mangiare” (in tedesco
fressen). Il verbo karap- è infatti usato in riferimento ad animali: un
lupo (KBo 6,3 III 74), un cane (KBo 6,3 IV 27), le cavallette (KUB 8,1 II
17), le formiche (KUB 8,63 IV 12)7. Questo è senz’altro un indizio del
valore connotativo dell’espressione, non certo di un’eredità indoeu-
ropea. Insomma questi dati mettono in dubbio la proposta di considerare
7. Un’altra attestazione di per karap- appare in namma ape ÉMEŠ šer kat[ta]… kari-
panzi «inoltre divorano queste case da cima a fondo» (KBo 24,93 III 17-18; CTH 669).
PAOL A DARDANO
6.3
“Mordere la terra”
6.3.1. GR . OMERICO
, ,
·
.
«Zeus gloriosissimo, sommo, adunatore di nubi, abitatore del cielo
non prima che il sole tramonti e scenda la tenebra,
prima che di Priamo io abbia a terra gettato il tetto
fuligginoso, e con fuoco ardente abbia bruciato le porte,
e sul petto abbia trafitto il chitone di Ettore,
squarciato dal bronzo; e intorno a lui molti compagni,
riversi nella polvere, abbiano morso la terra coi denti» (Hom., Il.
2,412-418).
12b. ,
,
.
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
.
«Atride, è stato forse meglio per noi due,
per te e per me, che esacerbati nell’animo
abbiamo impazzato in lite rabbiosa, per una ragazza?
L’avesse ammazzata Artemide con la sua freccia lì sulle navi,
il giorno in cui la presi dopo aver distrutto Lirnesso!
Non tanti Achei allora avrebbero morso il suolo spazioso
sotto i colpi dei loro nemici, perché io ero in collera» (Hom., Il.
19,55-61).
12d. ·
·
.
,
, .
, .
«Gli disse molto irritato Achille dal piede veloce:
“M’hai giocato, Saettatore, il più odioso di tutti gli dei,
sviandomi qui dalle mura; sennò molti ancora
avrebbero morso la terra coi denti, prima di giungere a Troia.
M’hai tolto così grande gloria, mentre a loro hai dato salvezza
senza problemi, perché non temi vendetta in futuro.
Mi vendicherei certo di te, se ne avessi la forza”» (Hom., Il. 22,14-20).
12e.
,
,
,
,
.
«e tu, figlio mio, verrai con me,
dove dovrai faticare in lavori non degni,
servendo un padrone crudele, o qualcuno degli Achei
PAOL A DARDANO
9. Per un’edizione del testo cfr. Stefanini (1965) con il riferimento alla bibliografia
precedente.
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
PAOL A DARDANO
Dai passi ora citati si evince come il testo non sia un trattato, presenta
piuttosto analogie con il genere delle istruzioni: il vassallo al quale il
Gran re si rivolge è probabilmente un alto dignitario, un membro della
corte, oppure un principe e queste istruzioni contengono una meticolosa
casistica di situazioni di pericolo per il sovrano ittito, casistica accom-
pagnata da esortazioni alla lealtà rivolte al suddito. Questa struttura
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
PAOL A DARDANO
6.4
Conclusioni
Bibliografia
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PAOL A DARDANO
. LINGUA OMERICA E FRASEOLOGIA ANATOLICA
PAOL A DARDANO
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