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468 Schede e segnalazioni bibliografiche

La prima, inaugurata nel maggio 1453 con la potenze beneficiarie del sistema di sussidi) e con
conquista di Costantinopoli e conclusa con la il resto della Cristianità europea (tenuta per vin-
morte di Pio II ad Ancona nell’agosto del 1464, culum caritatis a offrire il proprio contributo).
avrebbe fornito l’ossatura di una serie di temi Altro incontestabile merito del libro consiste nel
chiave che hanno caratterizzato il messaggio cro- riuscire a colmare lo iato tra gli altisonanti di-
ciato fino al 1505. In confronto all’energia profu- scorsi dei “Renaissance Crusaders” (per usare la
sa da Callisto III e Pio II per la crociata contro i felice espressione coniata da James Hankins) e il
Turchi, la dedizione alla causa di Paolo II (1464- fallimento sul piano politico e militare dei pro-
71) e Sisto IV (1471-1484) sembrerebbe dubbia: getti da essi vagheggiati. Grazie a H. la retorica
il primo preferì orientare gli sforzi su di una cro- umanistica a servizio della crociata non resta più
ciata interna contro il “re ussita” Giorgio Podie- relegata a uno spazio puramente letterario, ma
brad, mentre il secondo non riuscì a tenere di- viene pienamente rivestita della sua dimensione
sgiunti gli interessi temporali della Santa Sede in politica. Ciò non toglie che la liberazione di Co-
Italia dalla causa comune della crociata neppure stantinopoli – tema centrale di questa retorica,
quando le azioni del sultano Maometto II minac- caratterizzante il lungo periodo studiato – si
ciarono direttamente la penisola (con la conqui- scontri, naturalmente, con una dimensione di
sta di Negroponte nel 1470 e di Otranto nel realpolitik sempre più presente nell’azione dei
1480). Una terza fase, iniziata con la successione governanti dell’Europa rinascimentale. [Iulian
di Bayezid II e conclusasi nel 1494, sarebbe ca- Mihai Damian]
ratterizzata da sterili negoziati e mancanza d’ini-
ziativa per un’impresa in Oriente (mentre per le
campagne “crociate” in Occidente, come la vit- Anthony Kaldellis, Le discours ethnographique à
toriosa guerra di Granada, tra il 1482 e il 1491, si Byzance. Continuité et rupture, traduit de l’anglais
fece ampio ricorso all’intero armamentario cro- par Ch. Messis et P. Odorico, Paris, Les Belles
ciato di natura giuridica e propagandistica, ridi- Lettres, 2013 (Collection Séminaires Byzantins 2),
segnato in età umanistica per far fronte alla mi- pp. 252. [ISBN 9782251444543]
naccia ottomana). Infine, con la rottura dell’equi- « Pourquoi les Byzantins semblent-ils avoir
librio politico fra gli stati italiani instauratosi nel abandonné le genre classique de l’ethnographie
1454, la crociata contro i Turchi si sarebbe tra- après le VIIe siècle? » (Introduction, p. 6): ecco la
sformata in uno jeu à trois tra la Francia di Carlo domanda, posta a K. da Stéphanos Efthymiadis
VIII, la Spagna dei re cattolici e gli Asburgo, che nel 2001, da cui prende le mosse questo libro.
non esitarono di sfruttarla strumentalmente enfa- L’A. dichiara di aver riflettuto a lungo per trovare
tizzando le proprie tradizioni crociate a discapito una risposta, ma questa sembrava non riuscire a
dell’autorità pontificia, pur di perseguire le pro- emergere con chiarezza fino a quando P. Odorico
prie mire sull’Italia meridionale. non lo invitò a tenere un ciclo di conferenze all’É-
In tutto questo lungo periodo, la riconquista di cole des Hautes Études en Sciences Sociales a Pa-
Costantinopoli sarebbe rimasta meta ultima degli rigi nel maggio del 2011. Proprio da quella serie
sforzi bellici nella coscienza dell’Europa cristia- di interventi vede la luce quest’opera, una sorta di
na, seppur sempre più lontana e fumosa col pas- primo schizzo per comprendere meglio l’atteggia-
sare degli anni. Sempre presente, ma con diversi mento dei Bizantini rispetto al mondo esterno, e
gradi d’intensità, fu invece la minaccia ottomana, di conseguenza rispetto a se stessi, attraverso il
in particolare per le potenze direttamente inte- genere dell’etnografia, fino a questo momento
ressate per via della loro vicinanza geografica. È mai stato veramente oggetto di uno studio siste-
su queste potenze, rivestite del ruolo di antemu- matico. Il volume è costituito da tredici capitoli
rale Christianitatis nella riflessione ecclesiologica con un’ampia bibliografia finale suddivisa in
e nella prassi politica quattrocentesca, come an- Textes e in Études; segue un Index des noms de
che sul loro rapporto con la curia pontificia e il personnes, de peuples, de lieux et de notions e la
resto dell’Europa, che il libro si presenta come Tables des matières. Occorre segnalare che dell’o-
un contributo fondamentale. Un fenomeno com- pera esiste una versione ampliata in inglese, di
plesso come quello della crociata quattrocentesca qualche mese posteriore, dal titolo Ethnography
non può essere letto – come giustamente osserva after Antiquity. Foreign Lands and Peoples in By-
H. – se non secondo la prospettiva offerta dal zantine Literature (Philadelphia 2013), in cui il
suo centro di coordinamento (la curia romana), materiale preesistente viene arricchito e ridistri-
nei suoi rapporti privilegiati con l’antemurale (le buito in quattro grandi capitoli, arrivando così a
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coprire anche un arco di tempo più vasto – vd. la una cultura; e se ne deve evincere, a detta di K.,
recensione di D. Marcotte nel presente volume di che i Bizantini evitassero di descrivere alcune par-
«Medioevo Greco», supra, pp. 409-413. ti del mondo per concentrarsi sul proprio posto
K. sottolinea innanzitutto che definire l’etnografia all’interno di questo. A tale proposito, i generi in-
come “genere” non è così automatico, dal mo- dividuati da K. come dominanti tra l’VIII ed il X
mento che essa viene più spesso considerata come sec., la cronaca e la biografia imperiale, avevano
un « sous-genre de symbiose » (Introduction, p. obiettivi differenti rispetto alla storiografia classi-
4), una sorta di digressione a sostegno della sto- cizzante tardo-antica, e le costrizioni di tali generi
riografia, della manualistica militare o del panegi- continuavano a farsi sentire anche tra gli storici
rico imperiale. Lo scopo di K. è pertanto cercare dell’XI-XII sec. (cap. V, Le silence de l’ethno-
di analizzare la digressione etnografica all’interno graphie byzantine : un mystère). L’assenza di di-
del tale o tal altro genere letterario senza valutare gressioni etnografiche era dovuta essenzialmente
la portata storica della testimonianza in questione alla volontà da parte di storici come Anna Com-
– il che è compito dello storico –, bensì il suo te- nena, Michele Psello, Michele Attaliata, Niceta
nore politico e il suo ruolo nella logica d’insieme Coniata, di mettere in evidenza i difetti della so-
del testo nel quale essa si inserisce. cietà bizantina e dei dirigenti politici in particola-
Il periodo storico oggetto di analisi è il medio-bi- re (cap. VII, Pourquoi n’y a-t-il pas d’ethnographie
zantino (secc. VII-XIII) proprio perché fase di dans l’historiographie byzantine ?). Anche la lette-
grandi trasformazioni storiche, nonché di contat- ratura cristiana era per natura poco incline ad ac-
ti più o meno ostili con i popoli stranieri che pro- cogliere descrizioni etnografiche: gli obiettivi del-
prio in quei secoli andavano affermando sempre l’agiografia erano ben lontani dalla descrizione fe-
più la loro presenza: gli Arabi, gli Slavi, i Bulgari, dele dei luoghi effettivamente visitati dai santi
gli Ungheresi, gli Scandinavi, i Turchi. I Bizanti- protagonisti, e altri generi, come i canoni dei con-
ni dovevano destreggiarsi come meglio potevano cili e le liste degli errori degli avversari in materia
per affermare la propria sopravvivenza attraverso di fede, tendevano più che altro a tradurre le dif-
la diplomazia o la guerra. Se da una parte amba- ferenze culturali in termini di disapprovazione re-
sciatori e spie viaggiavano da un capo all’altro ligiosa e si trasformavano così in scritti polemici
del Mediterraneo per raccogliere informazioni (cap. XII, L’ethnographie dans les genres littérai-
utili a Bisanzio attraverso una conoscenza diretta res chrétiens).
dei popoli stranieri in questione, così come ne Ricchi invece in digressioni etnografiche sono i
potevano fornire dettagliata descrizione i prigio- manuali militari come i Taktika o gli Strategika, e
nieri (cap. IV, Les sources byzantines sur les un testo “didattico” come il De administrando Im-
peuples étrangers : un excursus historique), dall’al- perio (cap. VI, Les «Taktika» et le «De admini-
tra gli intellettuali avevano accesso ai testi antichi strando imperio» : un père et son fils), così come
e tardo-antichi che fornivano dei modelli per de- altri testi di natura storiografica analizzati nel cap.
scrivere tutte quelle realtà-altre con cui l’Impero VIII, Digressions ethnographiques chez les histo-
era costretto a venire in contatto. Dal punto di riens byzantins : un nouveau sous-genre. Di parti-
vista di K. dunque gli autori del periodo medio- colare interesse agli occhi di K. risulta la discus-
bizantino disponevano di tutti i mezzi possibili sione sui Peceneghi nei testi dell’XI sec., cui dedi-
che avrebbero permesso loro di sviluppare con ca interamente il cap. IX, L’image des Petchenè-
successo il genere etnografico. Potevano, eppure gues au XIe siècle: la retorica imperiale si serviva
non l’hanno fatto, o comunque non nella stessa ampiamente dell’immagine stereotipata del no-
misura con cui lo fecero gli autori tardo-antichi made del Nord, identificato come “Scita”, per
come Procopio, Agazia, ma anche Libanio, Pri- sottolineare il ruolo dell’imperatore in quanto
sco e altri (cui sono dedicati il cap. II, L’ethno- portatore di civilizzazione, soprattutto nei panegi-
graphie dans l’historiographie de l’Antiquité Tar- rici. K. ricorda come nell’uso degli etnonimi gli
dive: un sondage analytique, e il cap. III, Les poli- storici bizantini obbediscano in genere al gusto
tiques de l’ethnographie dans l’historiographie de classicizzante che impone la preferenza per quelli
l’Antiquité Tardive). antichi, in luogo di quelli contemporanei (cap.
Tenuto conto di tali elementi, l’A. giunge alla IX, Le classicisme de l’ethnographie de la période
conclusione che i Bizantini fossero molto neglio médiobyzantine : une réhabilitation partielle). Ad
informati sui popoli stranieri di quanto vorrebbe- esempio, i gruppi di barbari installati a sud del
ro farci credere. Proprio il non-detto, a volte, può Danubio vengono quasi sempre definiti con i no-
diventare la chiave di lettura per comprendere mi degli antichi popoli che in età imperiale occu-
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pavano le province orientali, come per mettere in p. 183 dopo «d’Himyar» e di una virgola a p. 204
evidenza la loro permanenza su un territorio spet- dopo «aux Grecs»).
tante di diritto all’impero bizantino e sopprimere K. riesce bene a sostenere la tesi di fondo che le
così la loro autonomia culturale. digressioni etnografiche medio-bizantine, quan-
K. tiene a mettere in evidenza che, contrariamen- do presenti, fossero orientate a mettere in evi-
te all’idea moderna di un ecumenismo cristiano denza la superiorità bizantino-cristiana all’inter-
di Bisanzio, i Bizantini tendevano a considerare i no dei dibattiti legati alla politica imperiale e ai
popoli stranieri in funzione della polarità Romei conflitti religiosi, piuttosto che a descrivere i po-
vs barbari, e non dal punto di vista della fraternità poli stranieri per semplice gusto dell’esotico.
cristiana. Anche quando i barbari si convertivano L’A. fornisce al lettore spunti di riflessione molto
e diventavano cristiani, i Bizantini non riuscivano interessanti, in una costante dialettica con le idee
a sopprimere il disprezzo nei loro confronti: « espresse precedentemente da altri studiosi come
tous les autres étaient des barbares » (p. 160). T. Lounghis, C. Mango o D. Obolensky, solo per
Tuttavia i Bizantini erano perfettamente in grado citarne alcuni; inoltre indugia talora in analogie
di sfruttare a proprio vantaggio entrambe le con- con la storia contemporanea che vivacizzano e at-
cezioni, ricorrendo all’occorrenza al concetto di tualizzano l’esposizione, come ad esempio il pa-
fraternità cristiana, ad esempio nel caso di nego- rallelo con l’amministrazione Bush a p. 203.
ziazioni cruciali con un nemico barbaro partico- L’opera manca forse di una certa sistematicità,
larmente pericoloso (cap. XI, La représentation che deriva dal fatto di essere originata da un ciclo
des barbares orthodoxes : le lien entre “ œcumé- di conferenze, ma risulta nel complesso estrema-
nisme chrétien ” et “ Commonwealth Byzantin ”). mente ricca di informazioni, citazioni puntuali e
Il rapporto tra l’impero bizantino e l’Islam viene rinvii ai testi originali. [Milena Anfosso]
individuato come particolarmente problematico
e delicato da K., e viene pertanto rinviato all’ulti-
mo capitolo: « nous avons délibérément laissé de Knotenpunkt Byzanz. Wissensformen und kul-
côté l’islam, qui pose des défis d’un autre ordre » turelle Wechselbeziehungen, herausgegeben von
(cap. XIII, Blocages idéologiques : victoire islami- Andreas Speer, Philipp Steinkrüger, Berlin-
que et théodicée chrétienne, p. 194). L’A. nota Boston, De Gruyter, 2012 (Miscellanea Mediae-
che, malgrado la perdita dei territori orientali do- valia. Veröffentlichungen des Thomas-Instituts
vuta all’avanzata degli Arabi nel VII sec., i Bizan- der Universität zu Köln 36), pp. XXII + 882 + 26
tini erano pronti a discutere dell’Islam soltanto tavv. a colori. [ISBN 978310272093]
da un punto di vista teologico, esegetico e dottri- This volume presents a collection of 43 pa-
nale, ma non in quanto cultura materiale o realtà pers given at the thirty-seventh biennial Kölner
storica. Dei musulmani, dunque, non viene mai Mediaevistentagung and at two further academic
fornito un vero ritratto fisiognomico o morale: events that were held in conjunction with this
questo modo così astratto di vedere le cose con- conference: a meeting of the international project
duce K. a pensare che agli occhi dei Bizantini la Thomas de Aquino Byzantinus and the workshop
cultura islamica potesse apparire soltanto come il of the European Graduate School for Ancient and
prodotto di una serie di errori teologici che aveva Medieval Philosophy dedicated to the theme
condotto a pratiche orribili ed esecrabili. La vit- Nicolaus Cusanus and Byzantium. In this, it
toria islamica era dunque interpretabile come il stands as an example of the ongoing interest of
risultato della punizione divina abbattutasi sul- Medievalists in Byzantium as a realm of cultural
l’impero a causa dei peccati commessi dal popo- interaction, attested by the ever-growing amount
lo cristiano (o dai suoi governanti). of conferences and exhibitions dedicated to vari-
Il testo è ben curato dal punto di vista editoriale; ous aspects of cross-cultural exchange between
i refusi sono in numero pressoché insignificante, Byzantium and neighboring cultures (from re-
e non ostacolano una scorrevole lettura (si legga cent years, one could, for instance, refer to the
«auraient» in luogo di «auraien» a p. 10; «dé- following conference proceedings and exhibition
crits» invece di «décris» a p. 136; «préconisait» catalogues: Wege nach Byzanz, hrsg. von B.
al posto di «préconisaient» a p. 190; nella nota Fourlas, V. Tsamakda, Mainz 2011; Byzantium
18 a p. 201 «proto-urbains» e non «proto-ur- and Islam. Age of Transition (7th-9th Century),
bain»; per quanto riguarda la punteggiatura si se- ed. by H. C. Evans with B. Ratliff, New York
gnalano una parentesi non chiusa a p. 77 dopo 2012; Das Goldene Byzanz und der Orient, Schal-
«d’actualité», la mancanza di un punto fermo a laburg 2012; Byzanz in Europa. Europas östliches
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