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CRISTALLOTERAPIA

Docente: Federico Bassetti

LEZIONE 9: Terapia con l’energia dei cristalli

Programma completo del corso

Lezione 1: Era dell’Acquario: i cristalli, ricalibratori di frequenze


Lezione 2: Medicina e Vibrazione
Lezione 3: Energia, Coscienza, Memoria
Lezione 4: Uso dei cristalli nella storia
Lezione 5: Campo aurico e Trasmissione cristallina
Lezione 6: Le porte energetiche
Lezione 7: Cristalli e Porte energetiche (1° parte)
Lezione 8: Cristalli e Porte energetiche (2° parte)
Lezione 9: Terapia con l’energia dei cristalli (nozioni teoriche)
Lezione 10: Altri usi dei cristalli

Questo corso è riconosciuto come credito didattico


nella formazione specialistica in Salute naturale di
OPERA, Accademia Italiana di Formazione
Olistica
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Corsi OnLine LEZIONE 9 Docente: Federico Bassetti

TERAPIA CON
L’ENERGIA DEI CRISTALLI
Nozioni teoriche

Nelle lezioni precedenti sono stati sviluppati importanti premesse e concetti basilari, per
mezzo dei quali riuscire a entrare in un’orbita comune e allinearci a un sentiero logico, per
rendere più facile l’avventura nella conoscenza dei cristalli e nel loro successivo utilizzo,
come strumenti di cura.
Un’importante premessa, su cui ho spesso posto l’accento, è quella di non dimenticare
che, l’unica vera ed efficace forza di guarigione è insita nell’animo di ogni essere vivente
e, solo attraverso la volontà, essa entra in circolo, risvegliando il sentimento innato
dell’amore per la vita e la visione chiara del disagio o della malattia.
Quindi, ogni tipo di strumento terapeutico, sia naturale che artificiale a cui ci si affida per
ristabilire la salute nel nostro essere, non può sostituire l’unica vera medicina universale:
l’amore, unito alla volontà di guarigione.
Ogni altro mezzo che si utilizza per “guarire”, va inteso come un contributo esterno,
capace di sostenere e facilitare lo sforzo personale.
I cristalli, in definitiva, sono, al pari di chi li coordina e gestisce durante un trattamento
terapeutico, solo dei “ facilitatori”, poiché stimolano le energie a favore della guarigione,
amplificano la coscienza in favore di una chiara visione d’insieme, alleviano in dolore e,
infine, risollevano gli animi da stati di passività e inerzia, concedendo forze inaspettate ed
efficaci.
Pensare di guarire solo al contatto con i cristalli è un’utopia.
Per fare un esempio: stiamo attraversando un momento d’insoddisfazione e, confidandoci
ad un amico, questi, oltre ad ascoltarci, ci trasmette delle parole.
Fra le tante che ci arrivano agli orecchi, alcune sono più incisive tanto da stimolarci
pensieri, emozioni, desideri, voglia di fare o addirittura eccitazioni.
Per seguire questi impulsi e realizzarli, occorre agire, altrimenti restano solo parole,
illusioni e possibili rimedi all’insoddisfazione. Allo stesso modo accade con i cristalli: loro
sono gli amici che ci aiutano a stare meglio ma, la responsabilità di esserlo dipende da noi
e dal nostro agire.

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Un’altra premessa essenziale cui ho voluto portare l’attenzione nel corso delle lezioni, è
quella di non fossilizzarsi su un protocollo esecutivo ossia, cercare di andare aldilà della
prassi ed eseguire i trattamenti, ascoltandosi e ascoltando il paziente per poi “lasciarsi
scegliere” dai cristalli.
Il trattamento è una danza d’improvvisazione in cui, chi la esegue entra in un flusso di
coscienza dove la propria “capacità di pensare” si annulla, cedendo il posto alla forza del
cuore, che sostituendo il pensiero , come ogni buon maestro dirige le azioni.
In questo stato di “presente assenza consapevole”, il facilitatore, cui è affidato il compito di
ascoltare, muovere i cristalli e accompagnare chi si sottopone al trattamento, interagisce
con le intuizioni, le sensazioni, i colpi di scena, i sentimenti inaspettati che gli pervengono,
fino a quando sente che il “maestro” ha terminato l’esecuzione e la coscienza ritorna più
densa.
Quando un trattamento si svolge seguendo questa logica ( logos= vibrazione), porta molte
informazioni, visioni e punti di riflessione da sviluppare sia a chi lo riceve , sia a chi lo
attua, inoltre, si percepiscono trasformazioni interiori che, sebbene sottili, hanno il sapore
di verità.
Quando s’incominciano a muovere i primi passi nella cristalloterapia nelle vesti di
facilitatori, si è propensi a seguire lo schema di corrispondenza cromatica tra cristalli e
porte energetiche, perché si crede di essere più disinvolti, distaccati, di non commettere
errori e di sentirsi come “protetti”.
La possibilità di sbaglio è, in ogni caso, nulla, infatti, non è insolito vedere, durante i
trattamenti, i cristalli cadere dal corpo, perché nella posizione in cui sono stati messi non si
sentono a loro agio.
Questa è la ragione per cui occorre, a un certo punto della propria “ carriera”,
abbandonare lo schema e affidarsi, ossia avere fiducia nell’energia che tutto muove, nei
cristalli e, soprattutto, nel proprio sentire intuitivo.
Ogni volta che si esegue un “ danza trasformante con l’energia dei cristalli”, non solo il
paziente ne riceve benefici e stimoli per cambiare e stare meglio ma anche il terapeuta, il
quale, oltre ad acquisire più fiducia e dimestichezza, si accorge di “ non essere più lo
stesso” perché la sua “ coscienza” si evolve e cambia vibrazione.

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Chi lavora con i cristalli, ama osservarli sebbene li conosca e li utilizzi frequentemente,
perché anche loro cambiano grazie alla danza trasformante, infatti, contemporaneamente,
al loro dare incondizionato a favore del benessere altrui, anch’essi ricevono informazioni
che possono essere, sia armoniche che disarticolate.
Perciò, in merito ai trattamenti di cui sono intermediari, i cristalli possono diventare più
lucenti o opacizzarsi, riempirsi di forme viventi, arcobaleni e rifrazioni di luci, oppure
annerirsi, coprirsi di punti neri o addirittura, assorbire macchie anomale scure.
Questi disagi cristallini si risolvono di solito con un lavaggio, esponendoli al sole,
trattandoli con il reiki, ponendoli sopra una drusa di ametista o per autorigenerazione,
altrimenti possono permanere e portare alla morte il cristallo.
Nel caso in cui il cristallo dovesse “spegnersi”, ossia opacizzarsi o, nel caso dell’ametista,
addirittura sbriciolarsi senza cadere, è opportuno restituirlo alla terra, in modo da rimetterlo
nel ciclo della creazione.
Questo dono di ricongiunzione con il suo luogo d’origine permette al cristallo di rigenerarsi
e trasformarsi, continuando ad aiutare l’evoluzione e, nel caso si restituisse alla terra in
prossimità di un albero o una pianta, si creerebbe una simbiosi fra esseri viventi, in favore
della rispettiva crescita spirituale e biologica.

Qualsiasi trattamento salutistico atto a riallacciare un contatto con il benessere, deve


essere preceduto da una serie di accorgimenti preparatori, per rendere l’ambiente in cui si
riceve la persona da aiutare, il più accogliente e armonico possibile.
L’attenzione all’igiene è un punto indispensabile, di cui prendersi cura ogni volta che si
opera in favore della salute e, in particolar modo, quando s’interagisce con l’energia.
La mancanza d’igiene è apportatrice di contaminazioni nocive sia di natura organica, che
energetica, occorre quindi, prima di procedere al vero e proprio trattamento, preparare
l’ambiente di lavoro.

CURA DELL’AMBIENTE DI LAVORO

Indipendentemente dalla grandezza dello spazio a disposizione, i requisiti fondamentali


per ricevere una persona devono essere il “senso di accoglienza” e di “nitidezza”, in modo

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da farla sentire a proprio agio e libera di aprirsi, di rilassarsi, di confidarsi, di allontanare


pensieri, preoccupazioni, dedicandosi a se stessa.
L’armonia nel luogo di lavoro è un beneficio anche per chi ci deve operare, stare in ascolto
e interagire empaticamente con chi riceve il trattamento.
Molto importante è mantenere pulita l’energia dello studio fra una seduta e l’altra, per
evitare interferenze vibrazionali e sporcare il cliente successivo con le disarmonie del
precedente.
Occorre mitigare la temperatura e tenere a portata di mano plaid o coperte, può
succedere, infatti, che o durante o alla fine del trattamento la persona senta freddo, a
causa del cambiamento di vibrazione energetica apportato dai cristalli.
1) ARREDAMENTO e OGGETTISTICA

L’arredamento necessario per allestire un confortevole ambiente di ricevimento e di lavoro


non necessita di molti accorgimenti:

- Un lettino o ,se si preferisce ,si può usare un futon, in tal caso l’operatore deve
restare in ginocchio ma la sua concentrazione rischia di essere disturbata dalla
posizione scomoda.
- Un tavolo, anche piccolo, con due sedie (meglio se si usano piccole poltrone), per
far accomodare la persona, metterla a proprio agio e aprire un dialogo.
- Un altro tavolo, da collocare vicino al lettino, coperto da una stola di seta o di altro
materiale bianco, su cui stendervi sia i cristalli per il trattamento, sia gli “strumenti”
operativi (laser, quarzi generatori, ecc…), che incensi o altri oggetti. E’ opportuno
avere tutto a portata di mano perché, nel caso in cui vi sia uno sblocco emotivo o
qualche altra improvvisa manifestazione, possiamo subito intervenire senza
perdere il contatto con la persona.
- Un impianto stereofonico con una ampia scelta di brani musicali
- Una toilette con lavandino
- Una lampada a luce regolabile.
- Un plaid

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2) ABBIGLIAMENTO

La scelta dell’abito da indossare non è prerogativa di miglior successo, è solamente una


comodità che, in fase di trattamento, ci rende più liberi di concentrarsi e di essere fluidi nei
movimenti; inoltre, l’impressione iniziale che il paziente riceve dal nostro incontro, in
particolare se è il primo, è determinante ai fine della fiducia e dell’accoglienza.
Indossare abiti stretti comprometterebbe la nostra flessibilità, peggio ancora se sorretti da
cinture perché ostacolano lo scorrimento dell’energia e le fibbie, come tutti gli oggetti di
metallo, la attirerebbero, trattenendola.
E’ consigliabile usare abiti chiari o vivacemente colorati (mai neri), perché richiamano luce
e trasmettono tranquillità al paziente, inoltre, preferibile è l’uso degli zoccoli o dei sandali
rispetto alle scarpe chiuse, perché scaricano meglio l’energia “sporca” a terra.
Poiché il nostro ambiente di lavoro è confortevole e a temperatura mite, l’abbigliamento da
prediligere, sia per comodità che accoglienza, è una tuta bianca, piedi scalzi ( o con i
calzini) e niente oggetti metallici (orologi, anelli, collanine, ecc...).
E’ ovvio che non si possa cambiare l’abbigliamento del paziente ma, se fosse possibile,
sarebbero preferibili, per le stesse ragioni, abiti leggeri, chiari e di fibra naturale.
Solitamente questa richiesta può essere esaudita dal secondo incontro.
I cristalli possono manifestare le reazioni che creano con il nostro campo energetico,
attraverso la pelle che, fungendo da “cartina tornasole”, le mostra sotto forma di macchie,
segni o rossori.
Queste manifestazioni sono da considerarsi tangibili elementi di valutazione, che ci
aiutano a intuire se, nella zona con cui i cristalli sono venuti a contatto, ci sono accumuli o
deficit energetici , sollevando così nuove riflessioni.
In virtù di quest’attitudine dei cristalli, il trattamento sarebbe più efficace se fosse compiuto
a diretto contatto con la pelle, sebbene il loro effetto riequilibrante agisca sul campo aurico
ed è, quindi, efficace anche in contiguità agli abiti.

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3) COME SCHERMARE L’AMBIENTE

Dopo aver pulito “fisicamente” il luogo di lavoro, si alleggerisce anche dalle disarmonie
energetiche al fine di schermarlo, ossia isolarlo, da possibili interferenze vibrazionali e, di
conseguenza, innalzarlo di frequenza.
Creando così una sorta di barriera permeabile con l’esterno, più facile sarà entrare in
empatia e mantenere un’armonia diffusa, favorevole a rendere il lavoro meno dispersivo e
l’effetto più concentrato.
Le metodologie in uso per richiamare luce in un luogo o su un essere vivente sono
numerose, dalle più semplici alle più elaborate, e la loro attendibilità varia in rapporto alla
forza di volontà di chi le mette in atto.
Qualsiasi tecnica è valida, occorre scegliere quella più affine alla propria personalità e al
proprio sentire: c’è chi usa il potere della visualizzazione o la forza creativa, chi esegue riti
di purificazione con incensi o essenze profumate, chi usa la preghiera o l’intensità del
suono , chi, infine, utilizza i cristalli sia singolarmente, che in abbinamento e supporto alle
altre tecniche.
L’ematite, per esempio, grazie alla sua peculiarità di attirare luce verso il punto in cui è
messa a contatto, è un ottimo strumento di protezione degli ambienti; occorre mettere
un’ematite in ogni angolo della stanza e indirizzare con piccoli laser l’energia che
canalizza, verso il centro.
Gli angoli sono le zone in cui si depositano le impurità, sia sottoforma di polvere che di
“negatività” energetiche.
Possiamo aumentare l’efflusso di luce utilizzando un quarzo laser: lo impugniamo con la
mano sinistra alla sua base, alzando la sua punta a scalpello verso il cielo, lo dirigiamo
verso ogni angolo della stanza, in sequenza antioraria, e abbassandolo con forza e con un
gesto rapido, tagliamo le stasi energetiche accumulatesi, dando via libera all’energia.
Dalla sua punta, infatti, esce un fascio di luce bianca che abbiamo richiamato
intenzionalmente, mentre compivamo l’atto.
La stessa operazione si può compiere anche dal centro della stanza, toccando con la
punta del laser il pavimento ,oppure soffiando nella base del quarzo verso gli angoli.

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Durante l’esecuzione di queste pratiche, si può tenere nella mano destra un quarzo fumé,
con la punta rivolta verso il basso, per evitare di assorbire le impurità energetiche che si
mettono in movimento, scaricandole a terra, oppure si può mettere in tasca qualche
ematite per aumentare la schermatura personale.
Alla fine di ogni trattamento è consigliabile ripetere le suddette operazioni, per smaltire più
in fretta le energie “negative”, che potrebbero annidarsi negli angoli remoti della stanza;
inoltre, è opportuno immergere le mani in una bacinella d’acqua per scaricare gli accumuli
energetici e lavare sotto l’acqua corrente i cristalli utilizzati, per deprogrammarli dalle
informazioni ricevute. Si può tenere nell’ambiente anche un bicchiere pieno d’acqua o una
ciotola colma di sale grosso, perché attirano negatività.
L’operatore prima di cominciare un nuovo trattamento, deve prendersi un quarto d’ora di
tempo per “staccare” il contatto mentale, empatico e spirituale con la persona con cui ha
interagito, al fine di scaricare gli eccessi, riequilibrarsi, ri-centrarsi sulla propria forza e
schermarsi nuovamente. Per fare questo può chiedere aiuto all’energia dei quarzi ialini o
di druse di ametiste che converrebbe comunque collocare nell’ambiente in cui si opera,
perché lo mantengono pulito.

ACCOGLIENZA E INTERVISTA

Un bravo cristallo-terapeuta è, innanzitutto, chi ha sperimentato coscientemente l’effetto


dei cristalli su stesso, al punto da sapere riconoscere la loro energia, il loro impatto sulle
ferite interiori, i loro feedback e la reazione dell’organismo ai loro vari stimoli.
Chi decide di accompagnare gli altri sulla strada dell’auto guarigione, deve, prima di tutto,
averla intrapresa, poi, dimostrare, con la propria esperienza personale, la veridicità di ogni
cosa che esprime e rispondere coerentemente alle domande, soprattutto quelle meno
concrete, usando ragionamenti logici e affidabili.
Chi si è temperato nel fuoco delle prove o nel freddo degli abbattimenti, o nel buio dello
smarrimento e dell’arresa ed è riuscito a proseguire, sebbene lo spirito di conservazione lo

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incitasse a ritornare sui vecchi passi, affidandosi ai cristalli, in preda ai dubbi e agli
sconforti, alla fine può dire di conoscersi e acquisisce calma, serenità, imperturbabilità,
pazienza, compassione, carisma, capacità d’ascolto e sensitività.
Grazie a queste doti duramente conquistate, l’operatore trasmette fiducia e accoglienza a
chi gli chiede un consiglio o un aiuto pratico, riuscendo a intuire il problema e la via per
arginarlo o risolvere ma, sempre e solo, per mezzo della compartecipazione attiva del
paziente. Il suo passivo contributo può rallentare o, addirittura impedire, la fluidità
dell’energia e il raggiungimento dei risultati prefissati, inoltre, il terapeuta non deve mai
accettare una sfida per dimostrare le proprie capacità bensì, preferire la via dell’arresa e
congedarsi da quel paziente che, in verità, non ha intenzione di “risolversi” e gli
toglierebbe solo forza vitale.
Chi chiede un aiuto, cerca innanzitutto comprensione, la presenza di qualcuno cui affidarsi
e in grado di guidarlo sulla giusta traiettoria, perché la fiducia innesca la forza di auto
guarigione.
Sebbene la cristalloterapia sia efficace anche in prevenzione, spesso succede che la
persona in difficoltà decida di sottoporsi a un trattamento, quando ha già provato le strade
della medicina tradizionale e, disperata, vuole stare meglio con l’assurda aspettativa di
trovare, nel terapeuta e nei cristalli, la bacchetta magica.
Sono ancora poche le persone che si affidano alla forza terapeutica dei cristalli, stimolate
dal sentimento profondo di scoprirsi e intraprendere un cammino di consapevolezza ma
inconsciamente sanno che l’effetto è risolutivo e reale.
In base alla mia esperienza personale, alcune persone si avvicinano alla strada dei cristalli
per pura curiosità e, inaspettatamente, si appassionano, perché ricevono conferme
disarmanti e decidono così di intraprendere, sebbene con un pizzico di sano scetticismo, il
lavoro su se stesse. La curiosità è il movente che accompagna alla scoperta.
Indipendentemente dal modo d’approccio, chiunque bussi alla nostra porta deve essere
accolto con estrema disponibilità, apertura d’animo e con cura, rivolgendo attenzione ai
suoi gesti, alle sue parole e a qualsiasi elemento che giunga ai sensi e all’intuizione,
perché può esserci d’aiuto per “conoscerlo” e meglio interagire.

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Sensibilità e sensitività devono essere attivate ancor prima che il paziente entri nel nostro
luogo di lavoro; ogni segno o messaggio che percepiamo o captiamo, deve essere
analizzato e interpretato.
L’arte dell’accoglienza è una dote, ma si può anche svilupparla attraverso l’ascolto della
persona che abbiamo davanti e, soprattutto, per mezzo dell’empatia che aiuta a metterci
al suo livello (sia umano che energetico), nei suoi panni e a sentire i suoi disagi, paure,
incapacità, ecc…
Dopo i convenevoli di rito, il paziente va fatto accomodare e gli si chiede se già conosce la
cristalloterapia; in caso di risposta affermativa è opportuno sapere a che livello, se ha mai
ricevuto un trattamento e le sue sensazioni in proposito, al fine di “parlare la stessa lingua”
e di spiegargli il nostro modo di operare.
Se la risposta è negativa, è importante spiegargli, per metterlo a proprio agio, cosa sono i
cristalli, come agiscono e come si svolge, in pratica, un trattamento.
Una volta stabilito il contatto umano, dopo aver risposto ai suoi dubbi, alle sue domande e
aver conquistata la sua fiducia, il paziente si sente “accolto” e, rilassandosi, si apre.
Nei primi incontri la persona vuole essere ascoltata, richiama tutte le attenzioni, ricerca un
contatto profondo e le nostre approvazioni; noi dobbiamo, tuttavia, imparare a essere
presenti ma a rimanere distaccati, per non lasciarci condizionare e non entrare in
confidenza circa i suoi problemi familiari, lavorativi e sentimentali.
Tra noi e il paziente deve esistere solo un’unione professionale, che permetta di creare
un’empatia al fine di risolvere le disarmonie.
Il dialogo iniziale muta in una sorta d’intervista che, se la persona acconsente, possiamo
riportare per iscritto, compilando una scheda di valutazione che ci aiuterà, in seguito, a
ricordare le sue necessità e le difficoltà da risolvere.
Possiamo organizzarla come una tabella o, solamente, trascrivendovi tutte le informazioni
conosciute o intuite dal primo approccio fisico ed empatico, per facilitare il nostro lavoro e
la scelta dei cristalli da utilizzare durante il trattamento.
Dobbiamo unificare tutte le informazioni con le nostre conoscenze, quindi, potrebbe
esserci utile il segno zodiacale per giungere meglio alla comprensione di una disarmonia,
oppure quale emozione è sentita molto ed espressa poco, i traumi passati, i problemi fisici
e, molto importante, anche la storia di salute dei familiari.

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Prima di passare alla scelta dei cristalli, dobbiamo chiedere al nostro paziente da quale
disarmonia o disagio vogliamo cominciare il nostro percorso di risoluzione, anche se
potremmo averlo già intuito dalle informazioni raccolte in precedenza.
La decisione spetta alla persona, la quale deve assumersi la responsabilità di impegnarsi,
assieme al nostro aiuto, ad accettare e rilasciare ogni cosa che il trattamento porta in
superficie, anche se comporta dolore o trasforma la propria vita.
Noi possiamo dargli consigli circa la scelta del disagio da cui partire, indicando, con la
logica, la strada più congeniale, sebbene potrebbe essere, inizialmente, anche scomoda e
difficile. Tuttavia dobbiamo adattarci alla sua decisione finale.
Conclusa l’intervista e raccolto il maggior numero di informazioni, invitiamo il nostro
paziente a scegliere i cristalli per il trattamento.

SCELTA DEI CRISTALLI E LITIOMANZIA

La stanza allestita per i trattamenti è occupata anche da un altro tavolo, sistemato in


prossimità del lettino, su cui avremo disposto i vari cristalli pronti per essere scelti.
E’ preferibile distribuirli in ordine sparso per non condizionare l’occhio, deprogrammare la
razionalità e per rendere la scelta più istintiva e spontanea possibile; inoltre, si consiglia di
inserire in questo variopinto mosaico, almeno tre cristalli per ogni tipo, perché anche una
piccola differenza di forma, sfumatura o la presenza di segni, incide sul successivo esame
interpretativo.
Invitiamo il paziente a sedersi di fronte al tavolo e noi di fianco a lui, in modo da
mantenere il prezioso contatto costruito fin a quel momento e fargli percepire la nostra
presenza.
Prima di procedere alla scelta dei cristalli, gli chiediamo di focalizzare la sua attenzione
verso l’obiettivo che vuole raggiungere e, chiudendo gli occhi, rimanere in silenzio, in
ascolto di se stesso e concentrato.

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Questo “rito” potrebbe sembrare banale, ma è un’operazione importante poiché aiuta a


convogliare le energie creative in un ciclo di sincronicità, in cui si attirano spontaneamente
le risposte, in questo caso, i cristalli adatti a risolvere i disagi del presente.
Un cristallo per tutta la vita esiste se lo decidiamo, altrimenti ci accompagna per il tempo
necessario, ossia fino a quando il disagio è scomparso.
Il trattamento è un incontro profondo con le energie di molti cristalli, che si compie sotto la
guida di un “facilitatore”, si svolge in un ambiente ideale e richiede un’ora di tempo.
Se i nostri impegni quotidiani non ci permettono una seduta settimanale con questi crismi,
possiamo optare per un trattamento “a lungo termine”, ossia portarci appresso
costantemente, in tasca o in un ciondolo appeso al collo, uno o qualche cristallo scelto
assieme al terapeuta.
Questo tipo d’intervento si esegue anche tra un trattamento e l’altro, per “scremare”
delicatamente le energie che si sono sollevate e facilitare il processo di consapevolezza.
Anche per il trattamento a lungo termine, la durata è lasciata agli eventi e le spie che ci
indicano l’avvenuta risoluzione del problema sono diverse:

- Ci sentiamo meglio, abbiamo la chiara sensazione di essere più leggeri, puliti e


liberi da un peso (non riusciamo a ricordare quale fosse il nostro inciampo).
- Dimentichiamo di portare con noi il cristallo che fino a un attimo fa, non ci avrebbe
mai lasciti soli.
- Perdiamo il cristallo; esso si allontana da noi perché ha allineato la nostra energia
con la sua.
- Il cristallo cade e si spacca.

L’intuito e l’ascolto costante di se stessi sono facoltà di cui i cristalli facilitano il risveglio
dalla coscienza. Essi rappresentano anche gli strumenti per mezzo dei quali riconoscere
l’avvenuta risoluzione dei disagi interiori e scegliere i cristalli per il trattamento.
Il nostro paziente, quindi, dopo essersi focalizzato sull’intenzione e centrato con il proprio
cuore, procede alla scelta di quelle pietre che lo attirano per il colore, la brillantezza, la
forma. L’inconscio attira a sé i cristalli, la cui vibrazione risuona con i bisogni effettivi della
persona; possiamo addirittura pensare che siano i cristalli stessi a farsi scegliere.

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I cristalli fanno da specchio alle esigenze dell’anima che, non essendo soddisfatte, l’hanno
allontanata dal suo scopo, aprendo la strada alla malattia o al disturbo.
Interpretando, quindi, in seguito, sia il singolo significato di ogni cristallo che quello logico
d’insieme, si rimane sbalorditi sia per le numerose conferme riguardo alla salute del
paziente, sia per gli spunti di riflessione che attivano.
Una buona interpretazione litio mantica, ossia dei cristalli, attiva nell’inconscio del paziente
una sorta di “illuminazione”, a favore della consapevolezza e dell’auto guarigione.
Permette, inoltre, di stilare un quadro ampio ed esauriente, che rende chiara la strada da
seguire durante il trattamento, per arrivare alla meta prefissata.
L’ordine di scelta dei cristalli indica quali siano le esigenze principali dell’anima, cui
dobbiamo rivolgere l’attenzione in maniera più mirata.
Il paziente, dopo aver scelto una quantità di cristalli che attirano la sua attenzione o gli
stimolano sentimenti positivi, deve terminare la selezione con un paio di pietre che lo
turbano o gli attivano sensazioni sgradevoli.
Queste ultime rappresentano la chiave di volta dell’esame litio mantico e del trattamento;
sono addirittura molto più importanti dei cristalli preferiti, tanto da ritenerle essenziali per
comprendere quali siano gli intralci emotivi o psicologici che bloccano la strada.
Conclusa la scelta, abbiamo da una parte un gruppo di cristalli che indicano quali siano i
bisogni interiori della persona, il cui conseguimento favorirebbe la realizzazione dei suoi
obiettivi, l’equilibrio e il mantenimento della salute e, dall’altra, i “sassi nella scarpa” che la
fanno zoppicare o fermare.
E’ logico portare con sé i cristalli che aumentano la positività e guidano verso il benessere,
ma a un certo punto i sassi nella scarpa, se non sono stati rimossi, si fanno sentire, quindi,
li reputo molto più importanti e consiglio sempre di lavorare in favore della loro espulsione.
Liberando l’energia del paziente dal giogo degli impedimenti, automaticamente, in virtù
della legge di complementarietà, la costituente positiva aumenta per compensare lo
squilibrio.

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Esempio pratico di analisi litiomantica

Il paziente si sente attratto dal quarzo rosa, la malachite, l’ametista e l’occhio di tigre ma,
sente repulsione, per l’ossidiana nera e il cristallo di rocca.
Analizzando i cristalli preferiti, s’intuisce che questa persona sta cercando di comprendere
i propri talenti (ametista) e trovare la forza per realizzarli (occhio di tigre), ma vecchie ferite
emotive (malachite), causate dalla mancanza di autostima e piccoli fallimenti, lo
indeboliscono e lo fanno demordere.
Per arginare il dolore e la sofferenza che ne consegue, ha bisogno di sentirsi amata
(quarzo rosa) e sa che realizzandosi, esaudirebbe questa sua necessità.
Tuttavia le paure costruite nel passato sono ancora vive e, quando si ripresentano, le
tolgono il contatto con la realtà, allontanandola dai suoi obiettivi (ossidiana nera).
Potrebbe setacciare tra i messaggi dello spirito e appellarsi alla fede (quarzo ialino), ma la
paura dell’ignoto la trattiene, perdendo anche il collegamento con il cielo.
La persona in esame, se vuole intraprendere la propria strada, deve quindi sciogliere le
paure e attingere alla forza dello spirito.

Prima di procedere al trattamento vero e proprio, anche l’operatore sceglie d’istinto una
quantità di pietre che aggiunge a quella del paziente e nel caso mancassero i cristalli-
chiave, li integra al gruppo.
Il paziente, infine, decide la musica d’accompagnamento, pescando un cd tra una serie di
compilation che spaziano dalla sinfonia classica al canto delle balene o dai suoni della
natura alle melodie new-age.
Tutto è pronto per il trattamento.

ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO

L’importante fase preparatoria si è sviluppata, consegnandoci una serie d’informazioni


logiche, utili a dirigere il trattamento e altrettanti spunti di riflessione, a vantaggio del
paziente e all’attivazione di un processo interiore trasformativo.

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Se abbiamo una lampada regolabile, abbassiamo la luce a un livello in cui sia possibile
vedere i cristalli e favorire il rilassamento, accendiamo un bastoncino d’incenso per
allontanare vibrazioni indesiderate e attivare la percezione olfattiva che, essendo
connessa alla memoria atavica, risveglia i ricordi reconditi e favorisce le visualizzazioni.
Facciamo accomodare il nostro assistito sul lettino e creiamo l’atmosfera ottimale per
facilitare il suo e il nostro rilassamento, allo scopo da rendere il lavoro omogeneo, fluido,
sincrono e in pieno contatto empatico.

1) COME CREARE IL GIUSTO DISTACCO

Non dobbiamo dimenticare che è tanto doveroso sintonizzarsi sulla stessa frequenza
d’onda del paziente per creare un’unione, quanto indispensabile però mantenere il giusto
distacco, per evitare di lascarci coinvolgere dai suoi problemi o dalle reazioni emotive che
potrebbero scaturire durante la terapia.
Noi siamo i coordinatori e i responsabili del trattamento e non possiamo perdere le staffe,
altrimenti comprometteremmo l’esito finale.
Il distacco energetico dal paziente, lo possiamo creare sia utilizzando tutte le tecniche di
schermatura di cui siamo a conoscenza (forza creativa del pensiero, visualizzazioni,
ecc…), sia avvalendoci dell’aiuto dei cristalli che riescono a isolarci e, nello stesso tempo,
a mantenerci porosi come fossimo una membrana cellulare.
Ponendo, per esempio, una fila di ematiti a terra tra noi e il lettino, innalziamo una barriera
di luce che ci isola senza però separarci dal paziente, oppure possiamo tenerle in tasca
per creare uno scudo schermante protettivo.
Possiamo anche utilizzare l’alta vibrazione energetica del quarzo laser, meglio se
“lemuriano”, ossia munito di fitte e sottili zigrinature, perché attira e trasmette una dose di
luce maggiore in una frazione di tempo inferiore.
Impugnando un laser dalla base e mantenendo la punta verso l’esterno, ci mettiamo vicino
al lettino con la schiena verso il paziente poi gli giriamo intorno, tracciando un disegno
geometrico che, oltre ad inglobarci, delimita un’area protetta.

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Un’altra figura schermante che possiamo generare, disegnandola sempre con il laser, è la
piramide: si tracciano, in sequenza, quattro linee oblique, partendo da un punto
immaginario a un metro d’altezza dal lettino e, toccando il pavimento, si ancora l’energia
tutt’intorno.
Possiamo, infine, richiamare luce e protezione intervenendo direttamente con la nostra
volontà o appellandoci a una guida angelica che riconosciamo capace.

2) RILASSAMENTO

Mentre stiamo focalizzando la protezione sul nostro paziente e delimitando i nostri confini,
la musica si espande nella stanza e accompagna la mente verso il rilassamento,
prerogativa essenziale, soprattutto nei primissimi incontri, per educare la persona a
lasciarsi andare, abbandonarsi agli eventi e affidarsi al nostro aiuto.
Chiediamo al paziente di chiudere gli occhi, per favorire la distensione della mente e del
corpo, per allentare le tensioni, per entrare meglio in contatto con se stesso e facilitare
l’ascolto delle reazioni, emotive e sensoriali, del suo corpo sottoposto al trattamento.
Non è sempre facile lasciarsi andare di fronte a uno “sconosciuto” ma, dopo la prima
seduta e il reale contributo dei cristalli, la fiducia si fortifica e diventa automatico.
Appoggiando una mano sul cuore del paziente, entriamo in contatto con la sua essenza e
ci allineiamo al suo battito; in questo modo comprendiamo la sua energia e, di riflesso,
percepiamo le sue paure, le emozioni critiche, le tensioni fino a compenetrarci alla sua
realtà, pur restando vigili sul nostro sentire e in ascolto a trecento sessanta gradi.
Con il contatto conosciamo chi dobbiamo trattare.
L’unione della nostra mano con il suo corpo, è sufficiente per fargli sentire la nostra reale
presenza, calore, sicurezza e, anche la persona più rigida o scettica, allenterà la mente,
rilassandosi.

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3) ASCOLTO DEL RESPIRO

La fase iniziale del trattamento si dedica all’ascolto ed è un momento d’intimità personale


intensa e ricca di sensazioni, che non bisogna né sottovalutare né evitare, ma solamente
vivere, prendendosi il giusto tempo.
Adagiamo la nostra mano sul plesso solare del paziente, lasciandola ondeggiare al suo
ritmo e, restando in ascolto del suo respiro, coordiniamo il nostro per allinearlo.
Quando i due respiri saranno sincroni, il contatto energetico è ultimato e più facile sarà
percepire i “blocchi” da sciogliere. Lasciando fluire il respiro, osserviamo il plesso solare
muoversi, mantenendoci in ascolto.

4) DISPORRE I CRISTALLI

Una mente rilassata in un corpo che ha allentato le tensioni, è l’abbinamento perfetto per
condurre la coscienza in quello stato di “presenza-assenza”, ossia di ricettività senza
sforzo e senza interferenze sensoriali, in cui si percepisce il proprio corpo come energia
espansa e poiché i due emisferi cerebrali si sincronizzano, la razionalità cede il posto
all’intuizione.
In questo stato dell’essere, in cui ci si comprende meglio e in profondità, le frequenze
cerebrali si sintonizzano sulle onde alfa (8-12 hertz), tipiche della veglia a occhi chiusi e
degli istanti precedenti l’addormentamento.
La prima parte del trattamento ha come scopo quello di condurre la coscienza del
paziente sulle frequenze alfa, in modo da renderla sensibile, recettiva e dilatata, per
favorire la trasformazione di quei nodi energetici che, come mine vaganti, si porta
appresso.
I cristalli capaci in questo, sono i quarzi ialini nelle forme prismatiche, di cui ho elencato le
caratteristiche nella lezione precedente, aventi un corpo a punta con varie facce
geometriche simili o identiche.
Il sistema nervoso è da considerarsi l’impianto elettrico dell’organismo umano, composto
di fili, bobine, accumulatori, spine, prese, relè e munito di una centrale di comando (il
cervello) che produce gli impulsi e li trasmette a tutti l’impianto.

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Per cambiare la frequenza degli impulsi, quindi alimentare l’impianto con onde diverse,
occorre agire sulla centrale elettrica, perciò immettendo nel cervello energia più raffinata,
tutto il sistema nervoso la riceverà.
I quarzi ialini sono potenti generatori e trasmettitori di energie sublimi in grado di
modificare, permanentemente o solo per la durata di un trattamento, la frequenza del
campo aurico sulle onde alfa.
Prima di disporre sul corpo del paziente i cristalli che ha scelto, occorre quindi sintonizzare
la sua energia sul flusso della coscienza alfa perciò, si incomincia il trattamento, ponendo i
quarzi ialini come segue:

- un cristallo generatore con la punta che appoggia sulla regione parietale della testa.
- un quarzo laser con la punta inserita nel palmo della mano sinistra.
- un quarzo fumé nella mano destra con la punta rivolta all’esterno.

Questa è la collocazione standard, in cui il quarzo generatore immette direttamente nel


cervello frequenze ad alta modulazione, il quarzo laser in contemporanea infonde un
raggio energetico nella mano ricevente e il quarzo fumé elimina, per mezzo della mano
emittente, le scorie della trasformazione.
Possiamo intenderla come una sorta di dialisi energetica, a favore del radicamento di una
frequenza maggiore ed equilibrata.
I trattamenti non seguono un protocollo, bensì una logica dettata dall’intuito, quindi i quarzi
da sistemare sulla testa e sulle appendici, potrebbero variare e sono scelti all’occorrenza,
in base al risultato da raggiungere.
La nuova frequenza immessa con i cristalli deve però incorporarsi al piano fisico, ciò è
possibile grazie all’ausilio di ematiti e tormaline nere inserite sui piedi, le caviglie e il
bacino, che, nello stesso tempo, innalzano anche una barriera di protezione e
mantengono vigili.
Conclusa questa fase di calibratura, eseguiamo un test radio-estetico con un pendolino,
passando in rassegna un chakra alla volta per aver una prova tangibile, in supporto alle
nostre intuizioni, che ci mostri i loro rispettivi equilibri o disarmonie.

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Questo esame che si basa sull’oscillazione armonica del pendolino in corrispondenza di


ogni chakra, può ripetersi anche a trattamento concluso per verificare il loro avvenuto
riequilibrio.
Ora tutto è pronto per incominciare a disporre i cristalli sul corpo del paziente, prediligendo
la sua zona mediale, ossia quell’area localizzata sulla linea della spina dorsale, che lo
divide immaginariamente in due sezioni simmetriche e che si sviluppa dalla sommità della
testa fino ai piedi.
Mantenendo sempre il contatto sia fisico che empatico, si apre un dialogo silenzioso e
rispettoso con il nostro paziente, invitandolo a concentrare la propria attenzione sulla
sommità della capo, dove il quarzo generatore sta convogliando energia.
Gli chiediamo di dirigerla per mezzo del suo respiro, lungo un canale immaginario (tuttavia
esistente) che unisce la testa all’ombelico.
Così facendo, alimenta le proprie cellule con la forza del cristallo, facilita l’ingresso della
vibrazione alfa nella sua coscienza e, dopo varie inspirazioni controllate, si abbandona
all’energia. Con ogni espirazione espelle le tossine energetiche acculumate.
La respirazione sarà lo strumento per mezzo del quale potrà assorbire l’energia dei cristalli
e fissarla in sé, inoltre, nel caso si presentasse il dolore (possibilità da considerare quando
si agisce sulle ferite emotive), può veicolare il respiro nella sua direzione per addolcirlo.
Mentre la persona si armonizza al suo ritmo, incominciamo a disporre lentamente i cristalli,
partendo da quelli del plesso solare e chiediamo di richiamare e visualizzare il simbolo
della sua anima.
E’ una sorta di chiave d’accesso alla sua interiorità, che gli fornirà le risposte alle domande
di cui vuole conoscere la verità, inoltre, è una bussola che gli indica dove estrapolarle e
come codificarle, per renderle costruttive.
Dal momento in cui il simbolo si evidenzia e si attiva al servizio del paziente, un viaggio
meditativo guidato o, talvolta, spontaneo, ha inizio e solleva dall’inconscio e dal cuore,
attraverso le porte energetiche, immagini, sensazioni sia gradevoli, sia irritanti che
enigmatiche, emozioni represse o incompiute, paure, shock, traumi di ogni genere, ricordi
oppure chiare visioni del cammino a venire.
Quando il dolore o qualsiasi altra spiacevole emozione si presenta, occorre educare il
nostro paziente al distacco, ossia a essere uno spettatore passivo che si lascia

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coinvolgere ma senza sconvolgimenti o addirittura, quando avrà imparato, a guardarle


come fossero scene di un film e comprenderne il senso.
Quando la coscienza è rilassata ed espansa, elude i ragionamenti e riesce a fare una
sintesi sincera e neutrale della realtà.
Il primo consiglio che possiamo elargire al nostro paziente, è di condurre il respiro nel
punto in cui il dolore si propone, perché la sua forza lo allevia, rendendolo così
consapevole che può controllarlo e non lasciarsi sottomettere; inoltre, l’energia che ne
deriva, apre alla comprensione più ampia degli eventi che l’hanno generato.
Le cellule, grazie alla consapevolezza, memorizzano questa capacità che diventerà, in
seguito, automatica all’evenienza.
Quello che accade durante un trattamento energetico, sia con i cristalli che con qualsiasi
altro elemento, è difficilmente prevedibile, sebbene controllabile e modificabile; tuttavia,
affidandosi all’ascolto e all’intuito, lo si rende fluido, efficace e risolutivo.
In funzione degli accadimenti e degli “imprevisti”, possiamo togliere quei cristalli, posti in
certi angoli del corpo, da cui sono scaturiti oppure, semplicemente sostituirli con altri a
effetto più leggero e meno diretti, oppure aggiungerne.
Quest’operazione è comunemente chiamata: “ lavoro a cipolla” ossia, considerando la
problematica da risolvere come un bulbo, s’incomincia a scioglierla partendo dalla
circonferenza e dirigendosi, con cautela e nel rispetto dei tempi individuali, verso il centro.
Se si mirasse subito il bersaglio, il dolore che ne scaturirebbe sarebbe di una portata
superiore alla comprensione e potrebbe bloccare ulteriormente il paziente, invece di
aiutarlo.
Altro accorgimento è il dedicarsi, prima di tutto, alle ferite emotive e del cuore perché,
risolvendole, si recuperano le forze che occultavano e si ripristina un equilibrio energetico
che crea armonia e in seguito sarà il punto d’inizio del percorso di esaltazione delle
potenzialità latenti.
E’ preferibile non protrarre il trattamento oltre un’ora (intervista esclusa), seguire,
inizialmente, un ciclo di tre incontri (uno a settimana) e lasciare sedimentare gli effetti, il
tempo necessario per capire, attraverso l’ascolto personale, cosa hanno apportato, come
è cambiato il nostro modo di rapportarci alla vita, alle relazioni, alle emozioni e alle
abitudini.

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Il numero d’incontri successivi e la loro frequenza settimanale, sono decisi dal paziente
affidandosi anche al consiglio, al “sentire” e all’esperienza del facilitatore.
Al termine della terapia, i cristalli sono rimossi con delicatezza senza seguire una
sequenza definita, lasciando per ultimi, i quarzi nelle mani e sul capo.
Riprendiamo un contatto con il paziente, avvicinando la nostra mano al suo cuore per
riportare la sua coscienza a una frequenza meno raffinata e farlo ritornare nel presente.
Nel caso percepisse freddo, lo copriamo e gli lasciamo il tempo di risvegliarsi, senza
forzature e, soprattutto, con delicatezza; rialzarsi di colpo dopo un trattamento può creare
capogiri perché l’energia deve stabilizzarsi.
Quando ha ripreso contatto con la realtà fisica, si scambiano le rispettive impressioni,
sensazioni e ricordi a caldo, confrontandoli e trovando una logica d’insieme.
Esiste anche un trattamento più semplice e meno impegnativo, che serve a riequilibrare i
chakra e ricondurli sulla rispettiva frequenza armonica, che non prevede nessun percorso
evolutivo ma è da intendersi alla pari di un massaggio energizzante.
Il paziente non deve compiere nessuna scelta preliminare o sottoporsi a un dialogo
conoscitivo, poiché sul suo corpo si pongono solo i cristalli “chiave” in corrispondenza
delle sette porte energetiche.

Esempio di visualizzazione durante il trattamento

Ripescando dal mio archivio personale, voglio portare un esempio di ciò che potrebbe
visualizzare il paziente durante il suo rilassamento, dopo aver richiamato il simbolo
dell’anima.
Per mantenere l’anonimato indicherò con la lettera “a”, la persona e con la lettera “b”,
l’operatore.

B: Qual è il simbolo della tua anima?


A: E’ una cascata azzurra
B: Che cosa ti trasmette?
A: Leggerezza

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B: Lasciala scorrere su di te in modo che ti dia freschezza. Che cosa senti? (la persona ha
corrugato il viso)
A: Ho le braccia scollegate dal corpo. Le sento pesanti ma distaccate. E’ una sensazione
che mi piace.
B: Che cosa vuoi fare’
A: Rimanere in quest’acqua che scorre. Ho la sensazione di essere trasportata dal vento.
B: Che cosa c’è attorno’
A: Una spiaggia infinita e un cielo blu intenso.
B: Che cosa senti?
A: Mi sento leggera e coccolata dal vento.
B: Con il respiro accompagna questo vento, dentro di te, fino ai piedi. Vuoi portare
qualcuno con te?
A: Tutti quelli che amo.
B: Chi vedi assieme a te?
A: Mia figlia
B: Voi dirle qualcosa?
A: Non smettere mai di sognare.
B: Come ti senti?
A: Senso dell’infinito
B: Sei ancora in volo?
A: Si
B: Che cosa vedi?
A: Alberi di un verde intenso.
B: Vuoi scendere e toccare gli alberi’
A: Sì, c’è molta vita e movimento.
B: Toccali con le mani come assorbissi la loro vita. Appoggia le tue mani sul cuore e
assorbi questa forza. Che cosa provi?
A: Coraggio e lo sento in tutto il corpo. Ora lo sento nei miei piedi e cammino a passi forti
e mi sento sicura di camminare in mezzo a questi alberi.
B: E’ arrivato qualcuno’
A: Sì, è una fata luccicante.

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B: Chiamala sul tuo fianco sinistro e chiedile di unirsi al tuo interiore e con la tua parte
destra. Lasciti nutrire da questo luogo, dalla terra, dagli alberi. Nutriti attraverso il respiro.

Spiegare in teoria che cos’è un trattamento con l’energia dei cristalli e come si sviluppa, ne
deprezza il valore e chi legge può intenderlo come una banalità o qualcosa di talmente
facile da non considerarlo.
Non è così e tanto meno non è possibile raccontare dei cristalli attraverso un libro o una
lezione, perché loro chiedono solo di essere conosciuti, vivendoli e, soprattutto,
l’esperienza pratica è il vero strumento di comprensione.
Per questa ragione il corso di cristalloterapia comprende anche incontri pratici in aula, il
cui scopo è di sperimentarne concretamente l’ energia, eseguendo e ricevendo un
trattamento.
Il sapere senza il conoscere è riduttivo.

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