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bes sulla naturalità o sull’artificialità del- su piani diversi le categorie centrali del
l’associazione politica. Da questo punto pensiero politico occidentale (giustizia,
di vista, gli autori dei saggi del volume potere, legge, onore, bene comune, vir-
convengono intorno a un’interpretazio- tù, responsabilità ecc.). In questo senso,
ne ‘realistica’ dell’idea di «azione politi- attraverso Shakespeare è possibile allar-
ca» in Shakespeare – ‘realistica’ non nel gare il discorso filosofico-politico straus-
senso del «cinismo», bensì nel senso del- siano oltre la dialettica tra Atene e Geru-
la moderazione, cioè dell’accettazione salemme, fino a giungere a Roma, Vene-
delle possibilità e dei limiti della politica zia e Londra – per rimanere nell’ambito
nel processo di perfezionamento della di una ideale modellistica politica.
natura umana: infatti la poetica shake- I motivi di interesse del volume non
speariana, mentre permette di compren- risiedono però solo nei risultati raggiunti
dere quanto la vita umana sia nettamen- dai singoli contributi – ciascuno dei
te determinata dalle forme della vita po- quali potrebbe essere naturalmente mes-
litica, permette anche di comprendere so in discussione dalla letteratura shake-
ciò che è oltre la politica. Non a caso, speariana ‘professionale’ – ma soprattut-
una delle espressioni più ricorrenti nel to nella rielaborazione del modello teori-
volume riguarda la «saggezza politica» co generale sulla critica della modernità
di Shakespeare, che da questo punto di politica che ispira l’intero gruppo di ri-
vista diventa uno degli alfieri della tradi- cerca. Coerentemente al principio ‘anti-
zione classica della filosofia politica – e letterario’ che è a fondamento del volu-
non della letteratura inglese o della sto- me, gli autori più citati come fonti di
ria del teatro europeo. A partire da que- Shakespeare sono Aristotele e Machia-
sto comune principio ‘antiletterario’ e velli, anche se il suo principale modello
‘antipoetico’, prendono forma le singole di riferimento è senza alcun dubbio Pla-
indagini sui grandi temi filosofico-politi- tone – e lo scetticismo zetetico del So-
ci shakespeariani, come l’interpretazione crate di Platone –: si conferma così
della vita politica di Roma (sia repubbli- l’operazione di rilettura del dibattito tra
cana sia imperiale) e della politica cri- gli antichi e i moderni che, per gli autori
stiana (in particolare nella Venezia pro- di questo volume, prende esemplarmen-
tomoderna e nell’Inghilterra moderna); te forma in Shakespeare, contribuendo a
il rapporto tra le diverse forme di regi- fornire argomenti per la critica filosofica
me politico e il sistema di formazione e politica della deriva ‘positivista’ delle
del carattere individuale; la relazione tra moderne scienze sociali. Tra l’altro sem-
poesia, politica, religione e filosofia; l’in- bra utile notare che, anche al di là delle
terpretazione della natura e dei limiti scuole straussiane, negli ultimi anni si è
dell’azione politica; la tensione tra vita verificata un’importante intensificazione
politica e vita contemplativa; il senso degli studi politici e filosofico-politici in-
dell’utopia politica; le caratteristiche del torno alle opere shakespeariane, proba-
miglior regime e dello statista; la respon- bilmente dovuta a due fattori diversi, ma
sabilità morale delle scelte e delle deci- concorrenti: da un lato, la riappropria-
sioni; la funzione performativa della rap- zione di un classico della tradizione in-
presentazione teatrale nella condotta po- glese all’interno della polemica sul «ca-
litica dei cittadini, e altre ancora. Nel- none occidentale», svolta soprattutto in
l’interpretazione degli straussiani, terra americana su un piano non solo
Shakespeare si trova infatti a confronto letterario, ma anche politico-culturale
con le tre grandi tradizioni della cultura (basti ricordare a questo proposito la
europea, quella antico-umanistica, quella polemica di Harold Bloom contro la
cristiano-scolastica e quella moderna, e New Critics); dall’altro, la progressiva in-
quindi con tre alternativi modelli di vita clinazione in favore di un’interpretazio-
buona e di ordine politico che dislocano ne «interdisciplinare» della concettualità
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politica nella prima età moderna tipica zione di Strauss sul dialogo platonico, è
di alcune correnti della ricerca accade- infatti possibile dire che nello studio
mica in Gran Bretagna e in Europa con- delle commedie e dei drammi di Shake-
tinentale. In questo senso può essere uti- speare è necessario «porre molta atten-
le ricordare – oltre ad alcune opere sulla zione sia al come che al che cosa», per-
politica shakespeariana in generale, tra ché esse «dicono cose diverse a persone
cui: Derek Cohen, Politics of Shakespea- diverse – non accidentalmente».
re (New York, 1993); Stephen Orgel e L’operazione interpretativa su cui si
Sean Keilen (eds.), Political Shakespeare fondano i diversi contributi del volume
(New York, 1999) – alcuni importanti si espone a due diversi tipi di critica. La
lavori sulla teoria del potere in Shake- prima – maggiormente circoscritta – è
speare: Jonathan Dollimore, Radical Tra- interna all’interpretazione dell’eredità
gedy. Religion, Ideology and Power in intellettuale di Leo Strauss, spesso sem-
the Drama of Shakespeare and His Con- plificata dalle scuole straussiane che
temporaries (Chicago, 1984); Renate concentrano la loro attenzione sui carat-
Schruff, Herrschergestalten bei Shakespe- teri maggiormente dogmatici del suo
are (Tübingen, 1999); Mary Ann Mc- pensiero (la superiorità degli antichi sui
Grail, Tyranny in Shakespeare (Lanham, moderni rappresentata nelle trasforma-
2001) – senza dimenticare alcune opere zioni della teoria del diritto naturale,
sulla teoria shakespeariana della monar- con le conseguenti ricadute ‘ideologiche’
chia, tra cui: Richard F. Hardin, Civil nella valutazione della democrazia con-
Idolatry. Desacralizing and Monarchy in temporanea), trascurando così la com-
Spenser, Shakespeare and Milton plessità del suo discorso in materia di
(Newark, 1992); Albert Rolls, Theory of problema teologico-politico (il nesso tra
the King’s Two Bodies in the Age of filosofia, politica ed ermeneutica in Pla-
Shakespeare (Lewiston, 2000). Ma, tor- tone e Maimonide, poi rielaborato da
nando al volume in esame, è possibile Hobbes e Spinoza) e di filosofia post-
mettere in evidenza come uno dei con- metafisica (la questione del nichilismo e
tributi più rilevanti offerti dai vari autori della crisi del moderno dopo Nietzsche,
sia costituito dalla prospettiva ermeneu- Heidegger e Schmitt). La seconda critica
tica che, anche in questo caso, ha una possiede invece un carattere più genera-
netta matrice straussiana – e non solo le, relativo al metodo della ricerca stori-
nella rivalutazione delle commedie ri- ca. Infatti è abbastanza sorprendente
spetto ai drammi e alle tragedie. Infatti notare come gli autori del volume spesso
la fondamentale idea interpretativa con- utilizzino categorie interpretative «asto-
siste nell’individuazione di un procedi- riche» e «atemporali», senza sentire la
mento «dialogico», in modo che la pro- necessità di confrontarsi con i risultati
spettiva offerta da un’opera shakespea- raggiunti dalla letteratura shakespearia-
riana possa essere compiutamente com- na in materia di ricerca filologica, di ri-
presa solo alla luce del contesto generale costruzione storica, di analisi del testo e
rappresentato dall’intreccio tra azione, di specificità dei generi letterari. Da
dialoghi e silenzi, senza che ci si possa li- questo punto di vista, sembra che la pre-
mitare alle affermazioni e alle azioni di occupazione di sfuggire ai rischi dello
un singolo personaggio, che risultano «storicismo» denunciati da Leo Strauss
sempre parziali anche nel caso si tratti favorisca il rifugio in una prospettiva ‘al-
del protagonista: le parole dei personag- legorica’ isolata dai riferimenti a qualun-
gi devono dunque essere lette alla luce que contesto storico e biografico – con
dei loro silenzi e delle loro azioni, e so- la preoccupazione di sfuggire anche ai
prattutto alla luce della situazione e del- rischi di ogni impostazione strutturali-
lo svolgimento dell’azione nel suo com- sta. È però necessario sottolineare che
plesso. Parafrasando una nota afferma- questa prospettiva ermeneutica «astori-
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razioni» «non sarebbe stata possibile verso storici come Peter Brown o Paul
senza la destrutturazione foucaultiana Veyne, ma anche la capacità del pensa-
dell’idea di storia predominante nel tore francese di riattivare categorie sto-
mondo moderno» (p. 134). Pandolfi riografiche dentro una sistematica pro-
mette in risalto il debito del postmoder- blematizzazione dell’attualità politica,
nismo nei confronti di Foucault soprat- che ci conduca a pensare l’evento stori-
tutto per via indiretta, attraverso le pa- co in termini di singolarità e aleatorietà,
role dei critici di tale corrente, in parti- coltivando e arricchendo «una visione
colare Habermas e Jameson, per far genealogica dell’evento che [...] lo fa ri-
emergere l’originalità della proposta sorgere in ciò che può avere di unico e
foucaultiana rispetto alle molteplici ‘pie- di puntuale» (p. XV).
gature’ cui proprio i pensatori postmo-
derni l’hanno spesso costretta: è ancora S. Visentin
la dimensione etica a guadagnare la sce-
na, declinandosi come un’ontologia cri-
tica che è anche «un atto di fedeltà nei Nicola Matteucci, Filosofi politici con-
confronti del processo autocritico del- temporanei, Bologna, Il Mulino, 2001,
l’Illuminismo» (p. 150). L’attraversa- pp. 232.
mento critico della modernità coglie nel
passaggio dalla società del disciplina- In questa raccolta di saggi Nicola
mento a quella della governamentalizza- Matteucci ha voluto offrire ai suoi letto-
zione e della biopolitica l’emergenza di ri, come ci spiega nelle prime battute
un nuovo paradigma della sovranità, che dell’Introduzione, un ideale completa-
Pandolfi mette a confronto con alcune mento del suo lungo percorso di studio-
letture della globalizzazione (tra cui so, sorta di ‘libro mancante’ che ha mol-
quelle di Mike Davis, Richard Sennet, to, dichiaramente, dell’«autobiografia
Ulrich Beck); il risultato, contro ogni intellettuale». Se, come afferma l’autore,
neutralizzazione postmoderna del con- tutti i protagonisti della raccolta hanno
flitto, è l’individuazione di una conflit- un unico problema, la politica, è vero
tualità – più o meno latente – distesa anche che nessuna «uniformità di ta-
sull’intera società, in grado di operare glio» o d’oggetto ne spiega l’avvertita
«una problematizzazione di ciò che si- necessità, per Matteucci, se non il voler
gnifica sfera pubblica e salute» (p. 244) richiamare punti nodali del proprio per-
e la sperimentazione di «un’altra biopo- corso, offrire al lettore la storia quel lun-
litica», della «comunicazione e del poli- go dialogo con altri, che disegna la no-
morfismo» (p. 246). stra stessa inconfondibile fisionomia.
L’ultimo studio ricostruisce le linee Croce, Battaglia, Bobbio, Del Noce, Voe-
storiografiche che sostengono la produ- gelin, Nozick, Hayek: incontri che han-
zione dei testi e dei corsi che Foucault no segnato la riflessione, l’esperienza, la
dedicò alla «genealogia della soggettività vita del Matteucci studioso del pensiero
[...] intorno ai nuclei dell’interiorità, del politico, ma anche docente, critico, gior-
desiderio e del dispositivo di sessualità» nalista, lasciando, «nel consenso e nel
(p. 276). Dall’analisi dell’uso greco dei dissenso», una traccia indelebile; incon-
piaceri a quella sulla cura di sé nei primi tri che rispondevano essi stessi, come
secoli dell’era volgare, fino al cristianesi- sempre accade e come infine si com-
mo, momento chiave della genealogia prende, ad un profondo bisogno di cer-
del soggetto di desiderio, in cui la cura care in altri il ‘nostro’ problema. Ed è
di sé diventa potere pastorale, cioè cura questo peculiare ‘circolo ermeneutico’,
degli altri, generando così il modello dei l’intrecciarsi di esperienza, ricerca, co-
moderni dispositivi governamentali, municazione che tesse il confronto e la
Pandolfi segnala il debito di Foucault critica nel corso del tempo, a costituire
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tra così sia sul piano della riflessione come un capitolo (con Strauss, Arendt,
metodologica ed epistemologica, sia su Sternberger) di quella «filosofia della
quello della difesa del liberalismo e della pratica» tedesca del dopoguerra, che ria-
presa di posizione per il costituzionali- pre con originalità il discorso sulla poli-
smo contro il positivismo giuridico, sia, tica, e che proprio per interesse e inizia-
infine, sul piano di una consapevolezza tiva di Matteucci è stata introdotta nel
etica che, crocianamente, ne fa un reali- dibattito italiano. Nozik viene chiamato
sta non privo di speranza, un ‘conserva- in causa in un intervento critico, che
tore’ che è anche «il maggiore pensatore vuol sottolineare la presa di distanza
liberale del nostro tempo». dell’autore dall’elemento «utopico» del
Presenze non meno rilevanti sono suo pensiero, e dalle costruzioni neocon-
poi Battaglia, Del Noce, Bobbio. Felice trattualistiche in genere. Il testo in ap-
Battaglia, del quale Matteucci presenta pendice, dedicato a Minghetti, appare
l’itinerario filosofico dall’attualismo gen- invece come la rivendicazione della
tiliano alla sua peculiare «filosofia dei grandezza e originalità di un «pensatore
valori», soffermandosi sul suo ruolo di dimenticato», e solo in tempi recenti
grande innovatore nel campo della sto- sottratto all’oblio. Ma Marco Minghetti
riografia del pensiero politico, è anche e è invece, per Matteucci, da ripensare e
soprattutto il maestro ricordato con af- da studiare come «uomo politico e pen-
fetto e profondo rispetto «per la serietà satore politico di fama europea»; e un
scientifica e la coerenza delle proprie contributo in tal senso vuole essere il la-
scelte morali». Le posizioni di Del voro, che ricostruisce insieme il suo pen-
Noce, la sua critica della modernità e il siero e i presupposti «ideologici e filoso-
suo tradizionalismo cattolico, vengono fici» dell’oblio.
ricostruite con grande equilibrio, ricono- In conclusione, anche al lettore che
scendo stimoli ed affinità pur senza tace- abbia una certa familiarità con la vasta
re spunti critici, in un lungo saggio in produzione scientifica matteucciana, il
cui Matteucci rievoca anche gli incontri volume presentato non appare affatto,
e le discussioni tra amici negli anni della come si schermisce l’autore nell’Introdu-
comune collaborazione al «Mulino» bo- zione, frutto di «vanità». Esso appare in-
lognese. E infine Norberto Bobbio, col vece pensato, ed efficacemente, per ri-
quale il dialogo e il confronto scientifi- chiamare in scena maestri ed amici, idee
co, e non solo, è stato costante (si ricor- e passioni, per restituire in un quadro
di Positivismo giuridico e costituzionali- d’insieme l’evoluzione di un pensiero e
smo, determinante nella maturazione un poco la storia di una vita.
della prospettiva teorica di Matteucci),
appare in una dettagliata analisi delle R. Scognamiglio
sue fondamentali «dicotomie e tipolo-
gie». Matteucci discute a fondo la pro- Arjun Appadurai, Modernità in polvere
blematica della democrazia in Bobbio, (1996), Roma, Meltemi, 2001, pp. 272.
giungendo infine a puntualizzare la pro-
pria distanza in ordine ad una definizio- Il volume di Arjun Appadurai svi-
ne solo «formale» di essa, rivendicando luppa la teoria secondo cui il complesso
l’inestricabile connessione, sul piano insieme di trasformazioni che general-
della filosofia pratica, di individuo e va- mente viene identificato con la globaliz-
lori, diritti e costituzione, per una «de- zazione rappresenta una netta frattura
mocrazia liberale come grande disegno con il passato, un processo di «polveriz-
etico-politico». zazione» della modernità. Secondo Ap-
Si deve poi accennare ai saggi su Voe- padurai, infatti, la comunicazione di
gelin, Nozik, Minghetti. Il pensiero voe- massa e le migrazioni transnazionali – i
geliniano viene presentato e discusso due principali e interconnessi elementi
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diacritici che caratterizzano la globaliz- mine della relazione tra globalità e mo-
zazione – producono un effetto combi- dernità.
nato sull’opera dell’immaginazione, tale Inoltre, da un punto di vista meto-
da configurare in maniera assolutamente dologico, questa realtà di un mondo
nuova il processo di costruzione della come «sistema interattivo» di flussi di-
soggettività. I media, afferma Appadu- sgiunti obbliga necessariamente alla re-
rai, spingono oggi, a causa della molte- visione dell’approccio e della filosofia
plicità delle forme in cui appaiono e del- degli Areas Studies. Secondo Appadurai,
la rapidità con cui si muovono attraver- infatti, gli Studi di area devono necessa-
so le ordinarie attività quotidiane, alla riamente orientarsi verso l’elaborazione
trasformazione del discorso quotidiano e di una teoria generale dei processi cultu-
sono contemporaneamente risorse per la rali globali, con particolare attenzione al
sperimentazione di costruzioni del sé in «contesto» (sociale, politico, economico,
tutti i tipi di società, per tutti i tipi di culturale) in cui intervengono i disjuncti-
persone. Le migrazioni di massa non ve flows, nel tentativo di cogliere piena-
sono certo un fatto nuovo nella storia mente sia le relazioni causali e strutturali
dell’umanità ma quando si affiancano al che si instaurano tra contesto e flussi
rapido fluire delle informazioni massme- culturali globali sia l’instabilità dei pro-
diatiche e dei «mondi immaginati» che cessi culturali (questa problematica me-
esse sono in grado di generare e veicola- todologica è affrontata da Appadurai so-
re, danno luogo ad una nuova instabilità prattutto nell’ultimo capitolo).
nella produzione delle soggettività mo- In tal senso è orientata la seconda e
derne. Per descrivere il quadro singolare la terza parte del volume: nel capitolo
prodotto da tale mobilità simultanea – quarto Appadurai applica le sue rifles-
che non interessa solo media (mediasca- sioni al contesto indiano e, ricostruendo
pes) e persone (etnoscapes), ma che coin- la storia del cricket in India, analizza
volge anche ciò che Appadurai definisce come tale elemento della cultura inglese
tecnoscapes (scenari tecnologici), ideosca- sia divenuto parte integrante dell’univer-
pes (ideologici) e finanscapes (finanziari) so simbolico in cui è stato innestato for-
– l’autore utilizza l’efficace metafora dei zatamente a tal punto da incarnare,
flussi disgiunti. In questo contesto, affer- dopo la proclamazione dell’indipenden-
ma Appadurai, l’opera dell’immaginazio- za, la stessa identità nazionale indiana;
ne – di quel processo cognitivo ed im- nel capitolo quinto l’A. intende dimo-
maginifico da cui procede la rappresen- strare non solo come nell’esercizio del
tazione del sé – è «uno spazio di contesa potere burocratico durante l’impero fos-
in cui gli individui e i gruppi cercano di se coinvolta l’immaginazione coloniale e
annettere il globale entro le loro prati- come il numero giocasse in quest’ammi-
che del moderno»: essa, dislocandosi su nistrazione un ruolo centrale, ma anche
traiettorie transnazionali, compone mi- e soprattutto come tali enumerazioni e
cronarrative, se non vere e proprie iden- categorizzazioni siano alla base di una
tità di gruppo, anch’esse dislocate sotto concezione della politica come competi-
forma di sfere pubbliche diasporiche, in zione tra comunità essenzializzate ed
grado di contravvenire a qualsiasi costri- enumerate la quale persiste ancora oggi.
zione spaziale nazionale. In tal senso Nella terza parte del libro Appadurai si
Appadurai parla di «modernità in polve- sofferma sul rapporto tra etnicità e mo-
re»: sembra poco probabile, infatti, af- dernità, sfatando l’idea secondo cui l’et-
ferma l’A. che lo Stato nazionale – topos nicità è una caratteristica delle piccole
su cui si è costruita la modernità, e che comunità, in cui prevarrebbe un forte
oggi, afferma l’A., subisce il conflitto senso di identità collettiva che le spinge-
sempre più acuto tra Stato e nazione – rebbe naturalmente verso atteggiamenti
possa fungere da regolatore a lungo ter- irrazionali, «antimoderni» e «primordia-
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li». Contro le tesi «primordialiste» che ampio respiro, che sembra evidenziare
associano la violenza etnica ai «senti- una crisi forse irreversibile di paradigmi
menti primordiali», l’A. afferma che nel- concettuali e modi di pensiero che pare-
lo svilupparsi di tale violenza interven- vano consolidati.
gono diverse «strutture di sentimento» Il nuovo libro di Alessandra Facchi,
che sono sociali e storiche allo stesso che da un punto di vista disciplinare si
tempo e che sono fortemente determina- colloca a cavaliere fra filosofia e sociolo-
te dall’immaginazione. Nel capitolo suc- gia del diritto, illustra bene questa situa-
cessivo l’A. affronta la questione aperta zione. Il fatto storico della migrazione
del rapporto tra globalizzazione da una (soprattutto, nel testo in parola, dai pae-
parte e nazione e nazionalismo dall’altra, si islamici nordafricani) ha posto nuove
tentando di delineare gli scenari futuri e sfide alla dottrina giuridica, ma ha anche
le prospettive del patriottismo in una so- modificato i termini della questione teo-
cietà che si avvia ad essere post-naziona- rica dei diritti soggettivi, ridefinendo la
le – una società in cui sempre più non portata concettuale – e le conseguenze
solo le identità etniche assumono geome- pratiche in termini di politica del diritto
trie transnazionali ma anche le organiz- e di interpretazione giurisprudenziale
zazioni, i movimenti, i gruppi di interes- delle norme – del cosiddetto pluralismo
se sono strutturati o/e si muovono su di- normativo. La compresenza, e talora il
rezioni transnazionali, decretando così conflitto, di norme, valori e principi di
definitivamente, afferma l’A., l’obsole- diversa origine radicalizza gli interrogati-
scenza di quelle griglie teoriche di com- vi teorici sulla rivalutazione delle identi-
prensione della località e dei fenomeni tà collettive, mette in rilievo fenomeni
sociali ad essa connessi che avevano ca- normativi esterni al diritto statuale, con
ratterizzato fino a quel momento l’antro- un conseguente appannamento delle esi-
pologia e l’etnologia. genze universalistiche degli impianti di
legittimazione teorici moderni. Vengono
G. Giuliani al pettine nodi delicati, come la questio-
ne dei diritti collettivi.
Alessandra Facchi, I diritti nell’Europa Un aspetto molto interessante di
multiculturale. Pluralismo normativo e questo genere di riflessione è, natural-
immigrazione, Roma-Bari, Laterza, 2001, mente, direttamente collegato alla con-
pp. 174. cretezza delle specifiche questioni nor-
mative: come Elisabetta Galeotti ha fat-
La presenza di stranieri immigrati e to con il caso dello chador, così Facchi
dei loro discendenti ha arricchito di im- mostra una competenza ammirevole
previsti contenuti numerose questioni quando applica la sua riflessione teorica
care ai filosofi della politica: «dalla citta- (sostanzialmente affine al multiculturali-
dinanza alle forme di partecipazione po- smo e comunque rispettosa delle istanze
litica, dalla titolarità e garanzia di diritti avanzate dalla cosiddetta «politica della
fondamentali al rapporto tra minoranze differenza» interpretate come sintoniche
e maggioranza, tra comunità e indivi- con una tolleranza liberale e individuali-
duo, tra universalismo e relativismo, tra sta) alla complessa realtà normativa che
diritti positivi e norme tradizionali o re- è necessario dipanare quando si affron-
ligiose». Poiché però questi contenuti ta, per esempio, il problema della escis-
nuovi non si presentano appunto sem- sione, o del matrimonio islamico. I mo-
pre in una forma facilmente assimilabile delli che Facchi ha in mente non sono
dall’approccio tradizionale della rifles- mai costruzioni teoriche pure, adatte a
sione filosofico-politica liberale, que- un’esercitazione astratta, bensì i modelli
st’ultima si ritrova, com’è noto, impe- «storici» rappresentati dalle due opzioni
gnata in una disamina critica di ben più principali di politica dell’immigrazione
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in Europa: quello francese e quello in- non hanno affatto i caratteri ben definiti
glese. Ad atteggiamenti teorici differenti dei gruppi etnici americani, ma risultano
corrispondono conseguenze normative composte di individui e sottogruppi col-
diverse, ed è in qualche modo affasci- legati in famiglie, reti di parentele o di
nante scorgere la concretissima posta in alleanze provvisorie dove un fattore
gioco di discussioni filosofiche che sem- chiave è naturalmente la comune prove-
brano riservate a studiosi e specialisti — nienza geografica.
e viceversa: che cosa significa permettere Tra la tentazione dell’ideale di assi-
ai motociclisti sikh di portare il turbante milazione sociale e la difesa di un diffici-
quando di norma il casco è obbligato- le e precario pluralismo, di fronte alle
rio? ambiguità del diritto di exit (dal gruppo
Una sensibilità teorica che ha recepi- di origine) e del rispetto delle preziose,
to le istanze di un dibattito che è stato ma talvolta oppressive e soffocanti, iden-
principalmente statunitense (la diatriba tità collettive, il libro equilibrato di Ales-
tra liberali e communitarians, il femmini- sandra Facchi mostra bene il valore an-
smo della Young) o comunque soprat- che teorico della più matura riflessione
tutto anglosassone (i multiculturalismi di sociologico-giuridica contemporanea.
Raz, Taylor o Kymlicka) si confronta
così con la situazione europea: dove, per Gf. Zanetti
esempio, le popolazioni di immigrati