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SCHEDE

Shakespeare as Political Thinker, ed. by Alvis (Introductory: Shakespearean Poe-


John E. Alvis – Thomas G. West, Wil- try and Politics, pp. 1-23 e Shakespeare’s
mington (Delaware), ISI Books, 2000, «Hamlet» and Machiavelli, pp. 289-313),
pp. XIX-416. Harry V. Jaffa (The Unity of Tragedy,
Comedy and History, pp. 29-58), Allan
Questo volume contiene alcuni saggi Bloom (Richard II, pp. 59-70), Paul A.
sul pensiero politico di Shakespeare ela- Cantor (Prospero’s Republic: The Politics
borati all’interno di un gruppo di ricerca of Shakespeare’s «The Tempest», pp.
che, in modo diversificato e controverso, 241-259), Michael Platt (Shakespearean
si richiama all’eredità intellettuale di Wisdom?, pp. 353-380) e Laurence Berns
Leo Strauss. Non è questa la prima volta (Transcendence and Equivocation. Some
che le scuole straussiane pubblicano ma- Political, Theological and Philosophical
teriali su Shakespeare, contrariamente al Themes in Shakespeare, pp. 397-406).
loro maestro (che ne aveva fatto solo Come chiaramente espresso dal titolo
brevi accenni in alcune sue opere, tra del volume, la linea interpretativa comu-
cui Persecution and the Art of Writing, ne ai vari saggi risiede nella convinzione
Glencoe, 1952, Natural Right and Hi- che la poetica shakespeariana non sia di-
story, Chicago, 1953, e The City and scernibile dalla sua riflessione sulle que-
Man, Chicago, 1964): infatti, è possibile stioni politiche: le storie e i personaggi
ricordare alcuni lavori, tra cui il libro di creati da Shakespeare non sono ‘sempli-
Allan Bloom e Harry V. Jaffa dal titolo ci’ creazioni private in quanto poetiche
Shakespeare’s Politics (New York, 1964; rappresentazioni della fantasia, ma im-
Chicago, 19812), il volume Rome and the magini politiche della vita umana in
Romans According to Shakespeare (Salz- quanto rappresentazioni tipologiche del-
burg, 1976) di Michael Platt, il libro le cose «civili», all’interno di uno sguar-
Shakespeare’s Rome (Ithaca, 1976) di do che comprende complessivamente la
Paul Cantor, il volume The Artist as storia della civilizzazione occidentale. Il
Thinker (Athens, 1983) di George Ana- contesto storico-politico si presenta
staplo, i numerosi saggi shakespeariani dunque come la «scena» necessaria per
pubblicati da allievi diretti e indiretti di la comprensione della natura umana e
Strauss sulla rivista «American Political dei caratteri dei diversi tipi umani (con
Science Review» nel 1960 e sulla rivista la conseguente analisi delle diverse pas-
«Interpretation» a partire dal 1971, per sioni e disposizioni, dall’ammirazione
finire con la prima edizione del volume alla magnanimità, dalla pietà all’invidia,
qui recensito, pubblicata con l’identico dall’erotica alla prudenza): in questo
titolo nel 1981 dalla Carolina Academic senso, nelle opere di Shakespeare sono
Press. Il volume ora pubblicato è, co- in discussione le modalità del rapporto –
munque sia, del tutto originale, dato che strumentale oppure finalistico – tra natu-
contiene saggi inediti o rivisti rispetto ra umana e vita politica, rapporto che
alla prima edizione. Tra questi, si segna- sarà classicamente rappresentato nella
lano soprattutto i contributi di John E. contrapposizione tra Aristotele e Hob-

FILOSOFIA POLITICA / a. XVI, n. 3, dicembre 2002


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bes sulla naturalità o sull’artificialità del- su piani diversi le categorie centrali del
l’associazione politica. Da questo punto pensiero politico occidentale (giustizia,
di vista, gli autori dei saggi del volume potere, legge, onore, bene comune, vir-
convengono intorno a un’interpretazio- tù, responsabilità ecc.). In questo senso,
ne ‘realistica’ dell’idea di «azione politi- attraverso Shakespeare è possibile allar-
ca» in Shakespeare – ‘realistica’ non nel gare il discorso filosofico-politico straus-
senso del «cinismo», bensì nel senso del- siano oltre la dialettica tra Atene e Geru-
la moderazione, cioè dell’accettazione salemme, fino a giungere a Roma, Vene-
delle possibilità e dei limiti della politica zia e Londra – per rimanere nell’ambito
nel processo di perfezionamento della di una ideale modellistica politica.
natura umana: infatti la poetica shake- I motivi di interesse del volume non
speariana, mentre permette di compren- risiedono però solo nei risultati raggiunti
dere quanto la vita umana sia nettamen- dai singoli contributi – ciascuno dei
te determinata dalle forme della vita po- quali potrebbe essere naturalmente mes-
litica, permette anche di comprendere so in discussione dalla letteratura shake-
ciò che è oltre la politica. Non a caso, speariana ‘professionale’ – ma soprattut-
una delle espressioni più ricorrenti nel to nella rielaborazione del modello teori-
volume riguarda la «saggezza politica» co generale sulla critica della modernità
di Shakespeare, che da questo punto di politica che ispira l’intero gruppo di ri-
vista diventa uno degli alfieri della tradi- cerca. Coerentemente al principio ‘anti-
zione classica della filosofia politica – e letterario’ che è a fondamento del volu-
non della letteratura inglese o della sto- me, gli autori più citati come fonti di
ria del teatro europeo. A partire da que- Shakespeare sono Aristotele e Machia-
sto comune principio ‘antiletterario’ e velli, anche se il suo principale modello
‘antipoetico’, prendono forma le singole di riferimento è senza alcun dubbio Pla-
indagini sui grandi temi filosofico-politi- tone – e lo scetticismo zetetico del So-
ci shakespeariani, come l’interpretazione crate di Platone –: si conferma così
della vita politica di Roma (sia repubbli- l’operazione di rilettura del dibattito tra
cana sia imperiale) e della politica cri- gli antichi e i moderni che, per gli autori
stiana (in particolare nella Venezia pro- di questo volume, prende esemplarmen-
tomoderna e nell’Inghilterra moderna); te forma in Shakespeare, contribuendo a
il rapporto tra le diverse forme di regi- fornire argomenti per la critica filosofica
me politico e il sistema di formazione e politica della deriva ‘positivista’ delle
del carattere individuale; la relazione tra moderne scienze sociali. Tra l’altro sem-
poesia, politica, religione e filosofia; l’in- bra utile notare che, anche al di là delle
terpretazione della natura e dei limiti scuole straussiane, negli ultimi anni si è
dell’azione politica; la tensione tra vita verificata un’importante intensificazione
politica e vita contemplativa; il senso degli studi politici e filosofico-politici in-
dell’utopia politica; le caratteristiche del torno alle opere shakespeariane, proba-
miglior regime e dello statista; la respon- bilmente dovuta a due fattori diversi, ma
sabilità morale delle scelte e delle deci- concorrenti: da un lato, la riappropria-
sioni; la funzione performativa della rap- zione di un classico della tradizione in-
presentazione teatrale nella condotta po- glese all’interno della polemica sul «ca-
litica dei cittadini, e altre ancora. Nel- none occidentale», svolta soprattutto in
l’interpretazione degli straussiani, terra americana su un piano non solo
Shakespeare si trova infatti a confronto letterario, ma anche politico-culturale
con le tre grandi tradizioni della cultura (basti ricordare a questo proposito la
europea, quella antico-umanistica, quella polemica di Harold Bloom contro la
cristiano-scolastica e quella moderna, e New Critics); dall’altro, la progressiva in-
quindi con tre alternativi modelli di vita clinazione in favore di un’interpretazio-
buona e di ordine politico che dislocano ne «interdisciplinare» della concettualità
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politica nella prima età moderna tipica zione di Strauss sul dialogo platonico, è
di alcune correnti della ricerca accade- infatti possibile dire che nello studio
mica in Gran Bretagna e in Europa con- delle commedie e dei drammi di Shake-
tinentale. In questo senso può essere uti- speare è necessario «porre molta atten-
le ricordare – oltre ad alcune opere sulla zione sia al come che al che cosa», per-
politica shakespeariana in generale, tra ché esse «dicono cose diverse a persone
cui: Derek Cohen, Politics of Shakespea- diverse – non accidentalmente».
re (New York, 1993); Stephen Orgel e L’operazione interpretativa su cui si
Sean Keilen (eds.), Political Shakespeare fondano i diversi contributi del volume
(New York, 1999) – alcuni importanti si espone a due diversi tipi di critica. La
lavori sulla teoria del potere in Shake- prima – maggiormente circoscritta – è
speare: Jonathan Dollimore, Radical Tra- interna all’interpretazione dell’eredità
gedy. Religion, Ideology and Power in intellettuale di Leo Strauss, spesso sem-
the Drama of Shakespeare and His Con- plificata dalle scuole straussiane che
temporaries (Chicago, 1984); Renate concentrano la loro attenzione sui carat-
Schruff, Herrschergestalten bei Shakespe- teri maggiormente dogmatici del suo
are (Tübingen, 1999); Mary Ann Mc- pensiero (la superiorità degli antichi sui
Grail, Tyranny in Shakespeare (Lanham, moderni rappresentata nelle trasforma-
2001) – senza dimenticare alcune opere zioni della teoria del diritto naturale,
sulla teoria shakespeariana della monar- con le conseguenti ricadute ‘ideologiche’
chia, tra cui: Richard F. Hardin, Civil nella valutazione della democrazia con-
Idolatry. Desacralizing and Monarchy in temporanea), trascurando così la com-
Spenser, Shakespeare and Milton plessità del suo discorso in materia di
(Newark, 1992); Albert Rolls, Theory of problema teologico-politico (il nesso tra
the King’s Two Bodies in the Age of filosofia, politica ed ermeneutica in Pla-
Shakespeare (Lewiston, 2000). Ma, tor- tone e Maimonide, poi rielaborato da
nando al volume in esame, è possibile Hobbes e Spinoza) e di filosofia post-
mettere in evidenza come uno dei con- metafisica (la questione del nichilismo e
tributi più rilevanti offerti dai vari autori della crisi del moderno dopo Nietzsche,
sia costituito dalla prospettiva ermeneu- Heidegger e Schmitt). La seconda critica
tica che, anche in questo caso, ha una possiede invece un carattere più genera-
netta matrice straussiana – e non solo le, relativo al metodo della ricerca stori-
nella rivalutazione delle commedie ri- ca. Infatti è abbastanza sorprendente
spetto ai drammi e alle tragedie. Infatti notare come gli autori del volume spesso
la fondamentale idea interpretativa con- utilizzino categorie interpretative «asto-
siste nell’individuazione di un procedi- riche» e «atemporali», senza sentire la
mento «dialogico», in modo che la pro- necessità di confrontarsi con i risultati
spettiva offerta da un’opera shakespea- raggiunti dalla letteratura shakespearia-
riana possa essere compiutamente com- na in materia di ricerca filologica, di ri-
presa solo alla luce del contesto generale costruzione storica, di analisi del testo e
rappresentato dall’intreccio tra azione, di specificità dei generi letterari. Da
dialoghi e silenzi, senza che ci si possa li- questo punto di vista, sembra che la pre-
mitare alle affermazioni e alle azioni di occupazione di sfuggire ai rischi dello
un singolo personaggio, che risultano «storicismo» denunciati da Leo Strauss
sempre parziali anche nel caso si tratti favorisca il rifugio in una prospettiva ‘al-
del protagonista: le parole dei personag- legorica’ isolata dai riferimenti a qualun-
gi devono dunque essere lette alla luce que contesto storico e biografico – con
dei loro silenzi e delle loro azioni, e so- la preoccupazione di sfuggire anche ai
prattutto alla luce della situazione e del- rischi di ogni impostazione strutturali-
lo svolgimento dell’azione nel suo com- sta. È però necessario sottolineare che
plesso. Parafrasando una nota afferma- questa prospettiva ermeneutica «astori-
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ca» e «atemporale» è generalmente più cenda di Bruto qualcosa di più: il lega-


accentuata nella prima generazione degli me tra Stato e libertà costituiva questo
allievi straussiani (Bloom e Jaffa in parti- in più, destinato a conferire alla figura
colare) che nella seconda generazione del suo difensore valore mitico ed eter-
dei suoi allievi (per esempio Alvis), an- no.
che se comune a entrambe le generazio- Quando Voltaire di ritorno dall’esi-
ni di straussiani – che in questo seguono lio inglese pubblicò il suo Brutus, ora
la prospettiva teorica del maestro – ri- tradotto e curato con eleganza da Maria
mane in ogni caso il rifiuto dei contribu- Laura Lanzillo, c’era in lui qualcosa del
ti offerti dall’economia politica alla com- tragico e qualcosa dello sguardo di Ma-
prensione della realtà politica e storico- chiavelli.
sociale in età moderna. Nonostante le sue lacrime ed i suoi
sospiri, tragica non è però fino in fondo
C. Altini la figura di Bruto: tragica sembra piutto-
sto l’irriconciliabile scissione che agita
Voltaire, Bruto, a cura di Maria Laura l’animo del figlio, tra dovere e desiderio,
Lanzillo, Torino, La Rosa, 2001, pp. L- tra ragione e sentimento, tra l’amore per
94. Tullia, figlia di Tarquinio, ed il senso del
dovere. A questa tragedia e alla sua so-
Ragionando sulle difficoltà per un stanza etica si aggiunge, in un certo sen-
popolo uso a vivere sotto a un principe, so fino a sovrastarla, una dimensione
di mantenere la libertà se per qualche politica che ha almeno due aspetti. Poli-
accidente gli fosse capitato di recuperar- tico è lo sfondo e l’occasione del dram-
la, Machiavelli, indagate le dinamiche at- ma, dove si affrontano il tiranno che
traverso cui difficilmente la libertà pro- vuole riprendere il potere attorniato dai
duce «partigiani amici», rispetto al vec- suoi schiavi e gli uomini liberi, o meglio
chio ordine ancora capace di suscitare gli uomini resi tali dal possesso e dal go-
invece «partigiani inimici», conclude col dimento della libertà; politica è la tesi di
dire come volendo rimediare a questo giuramenti tra sudditi e sovrano che,
inconveniente, non ci sia altro rimedio una volta rotti da quest’ultimo, indivi-
«che ammazzare i figliuoli di Bruto» duano il ribelle nel re e non nel popolo
(Discorsi, I, XVI, 11). Nulla nella sua che gli si rivolta contro; politico e in
prosa di analista politico che tradisca molti sensi machiavelliano è l’amore per
emozioni o rimandi al dramma di Bruto la libertà e per la grandezza che ispira.
come accadeva invece in Livio, la sua Quest’ultima costituisce senz’altro la
fonte che, pur con parole scarne, fa più evidente dimensione politica del-
esplicito riferimento al volto ed alla boc- l’opera che i lettori subito colsero e che
ca del padre mentre adempiva al «mini- valse al suo autore una straordinaria for-
sterium» di irrorare la pena capitale ai tuna negli anni della Rivoluzione. Que-
suoi stessi figli che avevano tradito la li- st’aspetto «repubblicano» del pensiero
bertà della patria. di Voltaire, destinato a ricomparire in
Il caso sembrava fatto apposta per- altra forma, pur se qua e là intrecciato
ché se ne impadronissero i tragici: il fat- con l’altrettanto evidente adesione del
to che il dramma fosse lì realmente con- suo autore alla thèse royale, non esauri-
sumato e non solo annunciato e poi so- sce però la dimensione politica della
speso, come nel sacrificio d’Isacco, ne pièce teatrale. Questa può infatti a mio
aumentava il pathos. Se poi la situazione parere essere ancora vista nell’attenta di-
«politica» sembrava avvicinarlo all’Ifige- samina compiuta da Voltaire dei com-
nia, qualcosa gli conferiva uno statuto portamenti di Aronne, ambasciatore di
autonomo. Il sacrificio avveniva anche lì Porsenna a Roma, per preparare la con-
per il bene dello Stato, ma c’era nella vi- giura, per renderla forte e vincente. È
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Aronne che, infatti, muovendosi nella Eugenio di Rienzo, L’aquila e il berretto


Repubblica come in una Corte, ordisce frigio, Napoli, Esi, 2001, pp. 268.
le trame, annoda le fila dei diversi mal-
contenti, servendosi al suo scopo anche L’autore analizza le vicende del mo-
delle passioni degli uomini che egli certo vimento repubblicano francese a partire
non può accendere, ma che sa all’occor- dal colpo di stato napoleonico fino alla
renza rinfocolare. riconquista monarchica. La tesi avanzata
Lontano da questa figura intrinseca- sostiene l’identità democratica del movi-
mente machiavellica, per la sua capacità mento giacobino ed il suo ruolo nella di-
di muoversi a suo agio tra arcana imperii fesa dell’eredità rivoluzionaria.
e flagitia dominationis, grazie all’apprez- I giacobini, rinunciando all’idea del-
zamento di una politica interamente la democrazia diretta ed accentrata che
svolgentesi alla luce del sole, quale quel- pure aveva guidato la prima fase della ri-
la vista ed apprezzata in Inghilterra, voluzione fino al Terrore, avevano accet-
Voltaire con Bruto rappresenta ancora tato la forma rappresentativa della Co-
la tensione tra questi due elementi: tra stituzione dell’anno III e si erano oppo-
una sfera pubblica che vuole penetrare sti al colpo di Stato del 18 Brumaio.
nei santuari del potere e i riti con cui Dopo la caduta di Napoleone, la restau-
questo celebra la separatezza della pro- razione repressiva della casa gigliata ave-
pria natura ed esercizio. va provocato la formazione di una vasta
Se da questa posizione Voltaire non coalizione antimonarchica che riuniva
si staccherà più, c’è invece qualcosa di gli ex quadri imperiali e gli esponenti
ancora machiavelliano che presente nel della sinistra democratica. Tuttavia, du-
Brutus egli lascerà in seguito cadere. Si rante i cento giorni, la forte attività di
tratta di quell’ideale incorrotto di virtù, mobilitazione delle masse operata dalle
anima della repubblica e dei suoi «parti- Federazioni giacobine destò nell’Impe-
giani», capace di chiedere che siano rese ratore il timore di un deragliamento ra-
grazie agli Dei per la salvezza di Roma, dicale che lo indusse a prendere prima
anche se questa è pagata con la fine de- le distanze, poi a marginalizzare l’azione
gli affetti familiari. Col tempo il Signore dei federati. L’Atto addizionale alle Co-
di Ferney quella virtù troppo feroce la stituzioni dell’Impero, sottoposto a rati-
lascerà al solo Rousseau, mentre per sé fica plebiscitaria senza compartecipazio-
preferirà l’adesione cauta non alla forma ne in fase di stesura, rese evidente la
di governo migliore, come certo doveva frattura ormai non ricomponibile tra si-
essere la Roma di Bruto, ma a quella più nistra democratica e bonapartisti. La ca-
sopportabile: repubblicana ed accettabi- duta del sostegno interno fece seguire
le perché tra l’altro destinata ad avvici- alla disfatta militare di Waterloo quella
nare, più d’ogni altra, gli uomini alla politica di Napoleone. Dopo aver co-
loro uguaglianza naturale, ma capace an- stretto l’Imperatore ad uscire di scena,
che di lasciare ad ognuno la sicurezza la Camera Bassa, guidata dal fronte libe-
dei suoi possessi e la fiducia del loro rale e democratico tentò di elaborare
possibile accrescimento, riavvicinando una nuova costituzione, un ultimo lasci-
così la casa e lo Stato, quel pubblico e to politico del periodo rivoluzionario,
quel privato che nel giovanile Brutus che ripristinasse i principi e le libertà già
erano troppo drammaticamente inchio- garantite dalla costituzione del 1791.
dati al loro pre-moderno destino di scis- L’analisi cerca di spezzare quelle
sione. continuità che la storiografia classica
istituisce tra l’autoritarismo giacobino
D. Taranto degli anni più cruenti della rivoluzione e
l’autoritarismo dell’esperienza napoleo-
nica, mostrando come il movimento de-
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mocratico si sia schierato a difesa delle traversano la storia, e che, indicando un


conquiste rivoluzionarie di libertà e di- «punto di indifferenza tra soggetto e og-
ritto, mal sopportate dalle logiche del- getto» (p. 75), rendono possibile un
l’impero e apertamente osteggiate dalla pensiero della soggettività emancipato
dinastia borbonica. La conversione co- dall’opposizione tra determinismo e li-
stituzionale dei giacobini, successiva al bero arbitrio.
Terrore, costituisce un elemento cruciale Il primo studio ricostruisce il dispo-
nella valutazione complessiva della Rivo- sitivo per mezzo del quale, a partire dal
luzione; le conquiste di libertà civili e XVII secolo, tali percorsi sono stati ca-
politiche, di garanzia dei diritti e di se- talogati come sintomi di follia e di ma-
parazione dei poteri furono patrimonio lattia mentale; l’A. riconosce nell’opera
del movimento democratico che, secon- di Descartes la genesi di una strategia di
do l’A., deve essere nettamente separato esclusione della ‘sragione’ (déraison) dal-
dall’avventura imperiale. In gioco ci la costituzione del soggetto, sulla base di
sono due distinte concezioni della sovra- una decisione che è etica, prima ancora
nità e dello Stato che si affacciano sul che gnoseologica: la modernità istituisce
crollo dell’antico regime. Le due anime così, «con una decisione sovrana», il
della rivoluzione si fronteggiano dispie- proprio ordine, «relegando le figure del-
gando una distinta concezione della for- l’alterità in uno spazio che presumeva
ma politica: l’una, quella napoleonica, esterno» (p. 31). Il Settecento vede poi
giocata sull’autorità che rappresenta il la nascita del «panottismo disciplinare»,
popolo in un movimento inclusivo del- in cui «le discipline deterritorializzano il
l’alto, la seconda, quella giacobina e de- singolo estraendolo dai gruppi e dalle
mocratica, che articola la mediazione comunità in cui si era formata la sua
politica dal basso incardinando la mac- identità [...] e lo ricostituiscono come un
china statuale sulla rappresentanza legi- elemento appartenente ad una serie
slativa e sulle garanzie costituzionali. omogenea» (p. 49); e tuttavia questo
meccanismo incontra di continuo la resi-
F. Pizzoli stenza di una «plebe» che è nome gene-
rico di quella «linea di fuga che si defila
Alessandro Pandolfi, Tre studi su Fou- dalle relazioni di potere» (p. 82), della
cault, Napoli, Terzo Millennio Edizioni, proliferazione delle differenze e della
2000, pp. XVI-432. mobilità nei confronti dei sistemi di po-
tere. In questo senso l’etica diviene
Il volume, che raccoglie gli esiti di esperienza dell’impossibile immobilizza-
una lunga frequentazione dell’autore zione della potenza che le discipline in-
con l’opera di Michel Foucault, articola vestono, ma anche modalità di passaggio
in tre studi una riflessione che ha come delle soggettivazioni costituite dai dispo-
baricentro teorico la figura foucaultiana sitivi di sapere ad altri modelli possibili
della soggettività, declinata seguendo di esistenza e di pensiero.
percorsi differenti, ma fortemente coesi. A una concezione dell’etica come
Comune ai tre saggi è la consapevolezza ‘passare oltre’ fa implicitamente riferi-
che il soggetto «è sempre colto da Fou- mento anche il secondo studio; qui la
cault nei movimenti della sua costituzio- consapevolezza che la produzione teori-
ne», cioè né come ente né come sostan- ca di Foucault offre uno «sguardo estra-
za, bensì come un processo «articolato niante sulla modernità, che egli esamina
in un fascio di pratiche regolate, ma non come uno sterminato archivio di reperti
necessariamente determinate» (p. X); provenienti da un’età ormai remota» (p.
ma altrettanto rilevante è l’individuazio- XII) segnala il fatto che l’interpretazione
ne, a fianco e contro la figura del sogget- di Lyotard della postmodernità come
to, di percorsi di soggettivazione che at- «incredulità nei confronti delle metanar-
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razioni» «non sarebbe stata possibile verso storici come Peter Brown o Paul
senza la destrutturazione foucaultiana Veyne, ma anche la capacità del pensa-
dell’idea di storia predominante nel tore francese di riattivare categorie sto-
mondo moderno» (p. 134). Pandolfi riografiche dentro una sistematica pro-
mette in risalto il debito del postmoder- blematizzazione dell’attualità politica,
nismo nei confronti di Foucault soprat- che ci conduca a pensare l’evento stori-
tutto per via indiretta, attraverso le pa- co in termini di singolarità e aleatorietà,
role dei critici di tale corrente, in parti- coltivando e arricchendo «una visione
colare Habermas e Jameson, per far genealogica dell’evento che [...] lo fa ri-
emergere l’originalità della proposta sorgere in ciò che può avere di unico e
foucaultiana rispetto alle molteplici ‘pie- di puntuale» (p. XV).
gature’ cui proprio i pensatori postmo-
derni l’hanno spesso costretta: è ancora S. Visentin
la dimensione etica a guadagnare la sce-
na, declinandosi come un’ontologia cri-
tica che è anche «un atto di fedeltà nei Nicola Matteucci, Filosofi politici con-
confronti del processo autocritico del- temporanei, Bologna, Il Mulino, 2001,
l’Illuminismo» (p. 150). L’attraversa- pp. 232.
mento critico della modernità coglie nel
passaggio dalla società del disciplina- In questa raccolta di saggi Nicola
mento a quella della governamentalizza- Matteucci ha voluto offrire ai suoi letto-
zione e della biopolitica l’emergenza di ri, come ci spiega nelle prime battute
un nuovo paradigma della sovranità, che dell’Introduzione, un ideale completa-
Pandolfi mette a confronto con alcune mento del suo lungo percorso di studio-
letture della globalizzazione (tra cui so, sorta di ‘libro mancante’ che ha mol-
quelle di Mike Davis, Richard Sennet, to, dichiaramente, dell’«autobiografia
Ulrich Beck); il risultato, contro ogni intellettuale». Se, come afferma l’autore,
neutralizzazione postmoderna del con- tutti i protagonisti della raccolta hanno
flitto, è l’individuazione di una conflit- un unico problema, la politica, è vero
tualità – più o meno latente – distesa anche che nessuna «uniformità di ta-
sull’intera società, in grado di operare glio» o d’oggetto ne spiega l’avvertita
«una problematizzazione di ciò che si- necessità, per Matteucci, se non il voler
gnifica sfera pubblica e salute» (p. 244) richiamare punti nodali del proprio per-
e la sperimentazione di «un’altra biopo- corso, offrire al lettore la storia quel lun-
litica», della «comunicazione e del poli- go dialogo con altri, che disegna la no-
morfismo» (p. 246). stra stessa inconfondibile fisionomia.
L’ultimo studio ricostruisce le linee Croce, Battaglia, Bobbio, Del Noce, Voe-
storiografiche che sostengono la produ- gelin, Nozick, Hayek: incontri che han-
zione dei testi e dei corsi che Foucault no segnato la riflessione, l’esperienza, la
dedicò alla «genealogia della soggettività vita del Matteucci studioso del pensiero
[...] intorno ai nuclei dell’interiorità, del politico, ma anche docente, critico, gior-
desiderio e del dispositivo di sessualità» nalista, lasciando, «nel consenso e nel
(p. 276). Dall’analisi dell’uso greco dei dissenso», una traccia indelebile; incon-
piaceri a quella sulla cura di sé nei primi tri che rispondevano essi stessi, come
secoli dell’era volgare, fino al cristianesi- sempre accade e come infine si com-
mo, momento chiave della genealogia prende, ad un profondo bisogno di cer-
del soggetto di desiderio, in cui la cura care in altri il ‘nostro’ problema. Ed è
di sé diventa potere pastorale, cioè cura questo peculiare ‘circolo ermeneutico’,
degli altri, generando così il modello dei l’intrecciarsi di esperienza, ricerca, co-
moderni dispositivi governamentali, municazione che tesse il confronto e la
Pandolfi segnala il debito di Foucault critica nel corso del tempo, a costituire
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l’elemento unitario del volume e la chia- percorso complessivo dell’autore. In Be-


ve privilegiata di lettura, riproponendo nedetto Croce e la crisi dell’Europa, Mat-
coerentemente quell’appassionata presa teucci ricostruisce snodi cruciali del-
di posizione matteucciana, mai abban- l’opera dell’amato filosofo (che non po-
donata, per la storia e il concreto del teva trovare lettore più fedele) proprio
‘politico’, per l’«individualismo metodo- seguendo il filo che si dipana dalle vi-
logico», contro astrattezze metafisiche, cende biografiche, a partire dalla deter-
preconcetti ideologici e feticismi scienti- minante esperienza della prima guerra
stici. mondiale, seguendo l’evolversi della sua
Il saggio d’apertura del volume, Una concezione della storia e la genesi della
storiografia senza frontiere, ci introduce filosofia della pratica. Esistono per cia-
infatti immediatamente, indicativamen- scuno letture determinanti, che lasciano
te, all’approccio matteucciano al proble- una traccia indelebile di domande, sug-
ma politica: «inizialmente è opportuno gestioni, prospettive, e che ci accompa-
osservare come non esista alcuna meto- gnano nel segno di una profonda affini-
dologia della storia delle dottrine politi- tà. E il Croce di Matteucci, con il suo
che». Non c’è ‘la’ metodologia, esistono realismo politico mai disgiunto dalla lu-
tanti e differenti strumenti, «diverse me- cidità della ragione e dalla passione eti-
tolodogie», poiché al centro dell’indagi- ca, con la sua lotta all’antistoricismo, al-
ne deve restare «il problema»: coglierlo l’irrazionalismo, alla barbarie dell’ideo-
e non eluderlo, «rispondere ad una do- logia e della dittatura, con la sua amara
manda sul presente», è il vero compito ma coraggiosa consapevolezza del male,
dello storico. Poiché un autentico «pro- è con tutta evidenza una delle presenze
blema» è sempre una «domanda sul pre- più determinanti della sua vicenda intel-
sente». Cogliamo già in questi accenni la lettuale, maestro non solo di filosofia e
connessione tra individualismo metodo- storiografia, ma anche di disincanto,
logico e consapevolezza della natura amore per la ricerca, passione civile.
pratico-politica del sapere storico che è Analoga, pur se meno emotivamente
il cuore, il tratto distintivo della riflessio- partecipe, l’ammirazione di Matteucci
ne matteucciana. Il pensatore politico ha per un altro dei suoi dichiarati maestri
sempre una posizione e un’intenzione di liberalismo, Hayek. Il saggio a lui de-
politica, il suo problema appartiene alla dicato, Friedrich von Hayek alla ricer-
sfera della filosofia pratica: esserne con- ca di un ordine spontaneo, ci propone
sapevoli è condizione ineludibile del la- un’attenta lettura dell’opera del grande
voro storico ed ermeneutico. Se i con- economista, nella quale Matteucci mette
cetti politici sono risposte «ad un pro- a fuoco temi che hanno chiaramente co-
blema epocale», allora per leggere la tra- stituito per lui un elemento privilegiato
ma dei concetti occorre «coglierne il ri- di riflessione e di influenza: la ricerca di
lievo strategico nei processi politici, isti- un individualismo non astratto, la pole-
tuzionali e sociali in atto». Senza mai di- mica contro ogni forma di razionalismo
menticare come a sua volta l’interprete formale, e soprattutto il tentativo di
agisca sulla base di una sua propria «do- pensare l’ordine come catallaxy, un ordi-
manda sul presente», anzi debba senza ne come «evento storico» e dato concre-
reticenze esplicitare la sua posizione eti- to, aperto e spontaneo ma regolato da
co-politica. norme. Un altro modo, teoricamente
Fra i protagonisti del volume, due originale, di affrontare il problema che è
certamente hanno contribuito in modo stato proprio di Matteucci sin dagli anni
decisivo al formarsi di questa prospetti- giovanili, quello della possibile vitalità
va matteucciana sulla politica, Croce e della tradizione del costituzionalismo nel
Hayek, e non a caso i lavori a loro dedi- mondo politico contemporaneo. Col
cati sono i più fitti di nessi e rimandi al pensiero hayekiano Matteucci si incon-
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tra così sia sul piano della riflessione come un capitolo (con Strauss, Arendt,
metodologica ed epistemologica, sia su Sternberger) di quella «filosofia della
quello della difesa del liberalismo e della pratica» tedesca del dopoguerra, che ria-
presa di posizione per il costituzionali- pre con originalità il discorso sulla poli-
smo contro il positivismo giuridico, sia, tica, e che proprio per interesse e inizia-
infine, sul piano di una consapevolezza tiva di Matteucci è stata introdotta nel
etica che, crocianamente, ne fa un reali- dibattito italiano. Nozik viene chiamato
sta non privo di speranza, un ‘conserva- in causa in un intervento critico, che
tore’ che è anche «il maggiore pensatore vuol sottolineare la presa di distanza
liberale del nostro tempo». dell’autore dall’elemento «utopico» del
Presenze non meno rilevanti sono suo pensiero, e dalle costruzioni neocon-
poi Battaglia, Del Noce, Bobbio. Felice trattualistiche in genere. Il testo in ap-
Battaglia, del quale Matteucci presenta pendice, dedicato a Minghetti, appare
l’itinerario filosofico dall’attualismo gen- invece come la rivendicazione della
tiliano alla sua peculiare «filosofia dei grandezza e originalità di un «pensatore
valori», soffermandosi sul suo ruolo di dimenticato», e solo in tempi recenti
grande innovatore nel campo della sto- sottratto all’oblio. Ma Marco Minghetti
riografia del pensiero politico, è anche e è invece, per Matteucci, da ripensare e
soprattutto il maestro ricordato con af- da studiare come «uomo politico e pen-
fetto e profondo rispetto «per la serietà satore politico di fama europea»; e un
scientifica e la coerenza delle proprie contributo in tal senso vuole essere il la-
scelte morali». Le posizioni di Del voro, che ricostruisce insieme il suo pen-
Noce, la sua critica della modernità e il siero e i presupposti «ideologici e filoso-
suo tradizionalismo cattolico, vengono fici» dell’oblio.
ricostruite con grande equilibrio, ricono- In conclusione, anche al lettore che
scendo stimoli ed affinità pur senza tace- abbia una certa familiarità con la vasta
re spunti critici, in un lungo saggio in produzione scientifica matteucciana, il
cui Matteucci rievoca anche gli incontri volume presentato non appare affatto,
e le discussioni tra amici negli anni della come si schermisce l’autore nell’Introdu-
comune collaborazione al «Mulino» bo- zione, frutto di «vanità». Esso appare in-
lognese. E infine Norberto Bobbio, col vece pensato, ed efficacemente, per ri-
quale il dialogo e il confronto scientifi- chiamare in scena maestri ed amici, idee
co, e non solo, è stato costante (si ricor- e passioni, per restituire in un quadro
di Positivismo giuridico e costituzionali- d’insieme l’evoluzione di un pensiero e
smo, determinante nella maturazione un poco la storia di una vita.
della prospettiva teorica di Matteucci),
appare in una dettagliata analisi delle R. Scognamiglio
sue fondamentali «dicotomie e tipolo-
gie». Matteucci discute a fondo la pro- Arjun Appadurai, Modernità in polvere
blematica della democrazia in Bobbio, (1996), Roma, Meltemi, 2001, pp. 272.
giungendo infine a puntualizzare la pro-
pria distanza in ordine ad una definizio- Il volume di Arjun Appadurai svi-
ne solo «formale» di essa, rivendicando luppa la teoria secondo cui il complesso
l’inestricabile connessione, sul piano insieme di trasformazioni che general-
della filosofia pratica, di individuo e va- mente viene identificato con la globaliz-
lori, diritti e costituzione, per una «de- zazione rappresenta una netta frattura
mocrazia liberale come grande disegno con il passato, un processo di «polveriz-
etico-politico». zazione» della modernità. Secondo Ap-
Si deve poi accennare ai saggi su Voe- padurai, infatti, la comunicazione di
gelin, Nozik, Minghetti. Il pensiero voe- massa e le migrazioni transnazionali – i
geliniano viene presentato e discusso due principali e interconnessi elementi
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diacritici che caratterizzano la globaliz- mine della relazione tra globalità e mo-
zazione – producono un effetto combi- dernità.
nato sull’opera dell’immaginazione, tale Inoltre, da un punto di vista meto-
da configurare in maniera assolutamente dologico, questa realtà di un mondo
nuova il processo di costruzione della come «sistema interattivo» di flussi di-
soggettività. I media, afferma Appadu- sgiunti obbliga necessariamente alla re-
rai, spingono oggi, a causa della molte- visione dell’approccio e della filosofia
plicità delle forme in cui appaiono e del- degli Areas Studies. Secondo Appadurai,
la rapidità con cui si muovono attraver- infatti, gli Studi di area devono necessa-
so le ordinarie attività quotidiane, alla riamente orientarsi verso l’elaborazione
trasformazione del discorso quotidiano e di una teoria generale dei processi cultu-
sono contemporaneamente risorse per la rali globali, con particolare attenzione al
sperimentazione di costruzioni del sé in «contesto» (sociale, politico, economico,
tutti i tipi di società, per tutti i tipi di culturale) in cui intervengono i disjuncti-
persone. Le migrazioni di massa non ve flows, nel tentativo di cogliere piena-
sono certo un fatto nuovo nella storia mente sia le relazioni causali e strutturali
dell’umanità ma quando si affiancano al che si instaurano tra contesto e flussi
rapido fluire delle informazioni massme- culturali globali sia l’instabilità dei pro-
diatiche e dei «mondi immaginati» che cessi culturali (questa problematica me-
esse sono in grado di generare e veicola- todologica è affrontata da Appadurai so-
re, danno luogo ad una nuova instabilità prattutto nell’ultimo capitolo).
nella produzione delle soggettività mo- In tal senso è orientata la seconda e
derne. Per descrivere il quadro singolare la terza parte del volume: nel capitolo
prodotto da tale mobilità simultanea – quarto Appadurai applica le sue rifles-
che non interessa solo media (mediasca- sioni al contesto indiano e, ricostruendo
pes) e persone (etnoscapes), ma che coin- la storia del cricket in India, analizza
volge anche ciò che Appadurai definisce come tale elemento della cultura inglese
tecnoscapes (scenari tecnologici), ideosca- sia divenuto parte integrante dell’univer-
pes (ideologici) e finanscapes (finanziari) so simbolico in cui è stato innestato for-
– l’autore utilizza l’efficace metafora dei zatamente a tal punto da incarnare,
flussi disgiunti. In questo contesto, affer- dopo la proclamazione dell’indipenden-
ma Appadurai, l’opera dell’immaginazio- za, la stessa identità nazionale indiana;
ne – di quel processo cognitivo ed im- nel capitolo quinto l’A. intende dimo-
maginifico da cui procede la rappresen- strare non solo come nell’esercizio del
tazione del sé – è «uno spazio di contesa potere burocratico durante l’impero fos-
in cui gli individui e i gruppi cercano di se coinvolta l’immaginazione coloniale e
annettere il globale entro le loro prati- come il numero giocasse in quest’ammi-
che del moderno»: essa, dislocandosi su nistrazione un ruolo centrale, ma anche
traiettorie transnazionali, compone mi- e soprattutto come tali enumerazioni e
cronarrative, se non vere e proprie iden- categorizzazioni siano alla base di una
tità di gruppo, anch’esse dislocate sotto concezione della politica come competi-
forma di sfere pubbliche diasporiche, in zione tra comunità essenzializzate ed
grado di contravvenire a qualsiasi costri- enumerate la quale persiste ancora oggi.
zione spaziale nazionale. In tal senso Nella terza parte del libro Appadurai si
Appadurai parla di «modernità in polve- sofferma sul rapporto tra etnicità e mo-
re»: sembra poco probabile, infatti, af- dernità, sfatando l’idea secondo cui l’et-
ferma l’A. che lo Stato nazionale – topos nicità è una caratteristica delle piccole
su cui si è costruita la modernità, e che comunità, in cui prevarrebbe un forte
oggi, afferma l’A., subisce il conflitto senso di identità collettiva che le spinge-
sempre più acuto tra Stato e nazione – rebbe naturalmente verso atteggiamenti
possa fungere da regolatore a lungo ter- irrazionali, «antimoderni» e «primordia-
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li». Contro le tesi «primordialiste» che ampio respiro, che sembra evidenziare
associano la violenza etnica ai «senti- una crisi forse irreversibile di paradigmi
menti primordiali», l’A. afferma che nel- concettuali e modi di pensiero che pare-
lo svilupparsi di tale violenza interven- vano consolidati.
gono diverse «strutture di sentimento» Il nuovo libro di Alessandra Facchi,
che sono sociali e storiche allo stesso che da un punto di vista disciplinare si
tempo e che sono fortemente determina- colloca a cavaliere fra filosofia e sociolo-
te dall’immaginazione. Nel capitolo suc- gia del diritto, illustra bene questa situa-
cessivo l’A. affronta la questione aperta zione. Il fatto storico della migrazione
del rapporto tra globalizzazione da una (soprattutto, nel testo in parola, dai pae-
parte e nazione e nazionalismo dall’altra, si islamici nordafricani) ha posto nuove
tentando di delineare gli scenari futuri e sfide alla dottrina giuridica, ma ha anche
le prospettive del patriottismo in una so- modificato i termini della questione teo-
cietà che si avvia ad essere post-naziona- rica dei diritti soggettivi, ridefinendo la
le – una società in cui sempre più non portata concettuale – e le conseguenze
solo le identità etniche assumono geome- pratiche in termini di politica del diritto
trie transnazionali ma anche le organiz- e di interpretazione giurisprudenziale
zazioni, i movimenti, i gruppi di interes- delle norme – del cosiddetto pluralismo
se sono strutturati o/e si muovono su di- normativo. La compresenza, e talora il
rezioni transnazionali, decretando così conflitto, di norme, valori e principi di
definitivamente, afferma l’A., l’obsole- diversa origine radicalizza gli interrogati-
scenza di quelle griglie teoriche di com- vi teorici sulla rivalutazione delle identi-
prensione della località e dei fenomeni tà collettive, mette in rilievo fenomeni
sociali ad essa connessi che avevano ca- normativi esterni al diritto statuale, con
ratterizzato fino a quel momento l’antro- un conseguente appannamento delle esi-
pologia e l’etnologia. genze universalistiche degli impianti di
legittimazione teorici moderni. Vengono
G. Giuliani al pettine nodi delicati, come la questio-
ne dei diritti collettivi.
Alessandra Facchi, I diritti nell’Europa Un aspetto molto interessante di
multiculturale. Pluralismo normativo e questo genere di riflessione è, natural-
immigrazione, Roma-Bari, Laterza, 2001, mente, direttamente collegato alla con-
pp. 174. cretezza delle specifiche questioni nor-
mative: come Elisabetta Galeotti ha fat-
La presenza di stranieri immigrati e to con il caso dello chador, così Facchi
dei loro discendenti ha arricchito di im- mostra una competenza ammirevole
previsti contenuti numerose questioni quando applica la sua riflessione teorica
care ai filosofi della politica: «dalla citta- (sostanzialmente affine al multiculturali-
dinanza alle forme di partecipazione po- smo e comunque rispettosa delle istanze
litica, dalla titolarità e garanzia di diritti avanzate dalla cosiddetta «politica della
fondamentali al rapporto tra minoranze differenza» interpretate come sintoniche
e maggioranza, tra comunità e indivi- con una tolleranza liberale e individuali-
duo, tra universalismo e relativismo, tra sta) alla complessa realtà normativa che
diritti positivi e norme tradizionali o re- è necessario dipanare quando si affron-
ligiose». Poiché però questi contenuti ta, per esempio, il problema della escis-
nuovi non si presentano appunto sem- sione, o del matrimonio islamico. I mo-
pre in una forma facilmente assimilabile delli che Facchi ha in mente non sono
dall’approccio tradizionale della rifles- mai costruzioni teoriche pure, adatte a
sione filosofico-politica liberale, que- un’esercitazione astratta, bensì i modelli
st’ultima si ritrova, com’è noto, impe- «storici» rappresentati dalle due opzioni
gnata in una disamina critica di ben più principali di politica dell’immigrazione
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in Europa: quello francese e quello in- non hanno affatto i caratteri ben definiti
glese. Ad atteggiamenti teorici differenti dei gruppi etnici americani, ma risultano
corrispondono conseguenze normative composte di individui e sottogruppi col-
diverse, ed è in qualche modo affasci- legati in famiglie, reti di parentele o di
nante scorgere la concretissima posta in alleanze provvisorie dove un fattore
gioco di discussioni filosofiche che sem- chiave è naturalmente la comune prove-
brano riservate a studiosi e specialisti — nienza geografica.
e viceversa: che cosa significa permettere Tra la tentazione dell’ideale di assi-
ai motociclisti sikh di portare il turbante milazione sociale e la difesa di un diffici-
quando di norma il casco è obbligato- le e precario pluralismo, di fronte alle
rio? ambiguità del diritto di exit (dal gruppo
Una sensibilità teorica che ha recepi- di origine) e del rispetto delle preziose,
to le istanze di un dibattito che è stato ma talvolta oppressive e soffocanti, iden-
principalmente statunitense (la diatriba tità collettive, il libro equilibrato di Ales-
tra liberali e communitarians, il femmini- sandra Facchi mostra bene il valore an-
smo della Young) o comunque soprat- che teorico della più matura riflessione
tutto anglosassone (i multiculturalismi di sociologico-giuridica contemporanea.
Raz, Taylor o Kymlicka) si confronta
così con la situazione europea: dove, per Gf. Zanetti
esempio, le popolazioni di immigrati

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