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Negazionismo e antisemitismo
nella destra radicale italiana
BJ
ed iz io n i
Le schede in Appendice sono state realizzate in collaborazione con VArchivio
A ntifascista
li
edizioni
2001
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ISBN 88-86389-57-4
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I n d ic e
7 C r i t ic a d e l “ m o n d ia l i s m o ” , s t e r e o t i p i a n t i s e m i t i e C o s p i r a z i o n i s m o
S t o r ic o n e l l a c u l t u r a p o l it ic a d e l r a d ic a l is m o d i d e s t r a
31 C o n E v o l a , o l t r e E v o l a : e u r o p e is m o , r ia t t u a l iz z a z io n e d e l n a z i
s m o e n u o v a id e n t i t à p o l i t i c o - c u l t u r a l e d e l l a d e s t r a n e g l i s c r it t i
di A d r ia n o R o m u a l d i
59 Le c ip r ie d i A u s c h w i t z . A s p e t t i d e l l a p u b b l i c i s t i c a n e g a z i o n i s t a in
I t a l ia
91 Uso p u b b l ic o d e l l a s t o r ia , r e v is io n is m o s t o r ic o e p e n s ie r o u n ic o
101 A p p e n d ic e . O r g a n iz z a z io n i, r iv is t e e c a s e e d it r ic i d e l r a d ic a l is m o d i
d estra
109 I n d ic e d e i n o m i e d e l l e o r g a n iz z a z io n i
A vvertenza
Sembra proprio [si era sostenuto già nei primi anni Novanta] che nessuno spa
zio sia rimasto per un’azione costruttiva, ovvero in grado di influire concreta
mente nella realtà storica, restaurando in qualche modo una com pagine politi
co-sociale che rifletta il m odello tradizionale6.
dei consueti argomenti della critica della democrazia e della modernità ti
pici della cultura del radicalismo di destra9.
9. P er una panoram ica della produzione editoriale nell’area del radicalism o di destra, v.
F. G er m in a r io , Im maginario cospirazionista, stereotipi antisem iti e neonegazionismo nella
pubblicistica della destra radicale italiana d e ll’ultimo decennio (Atti del convegno II nazi
smo oggi. Sterm inio e negazionismo, Brescia, 10 dicem bre 1993) «Studi bresciani», Q uader
ni della Fondazione Luigi M icheletti , 1996, 9, in part. pp. 95-113.
10. Cfr., per tutti, J. E v o la , Gli uomini e le rovine, R om a, Volpe, 1972 (1 9 5 3 1), pp. 89-
104.
11. Cfr., in proposito, i cinque fa scico li finora pubblicati de «L’Antibancor», 1992-1996,
stampati dalle E dizioni ar e ispirati dal d iscio lto Fronte N azionale di Franco Freda. Il perio
dico, diretto da Salvatore G. Verde, accanto a rimasticature che denotano una con oscen za a
dir p oco orecchiata della storia del pensiero e co n o m ico (cfr. U . M alafronte, Usurocrazia,
«L’A ntibancor», 1992, n. 1, pp. 89-97; 1993, n. 2, pp. 59 -8 6 ; 1996, n. 1, pp. 5 9 -7 8 ), presenta
in genere contributi di notevole spessore e una rubrica, “A ntecedenti”, a cura di M . A prile,
in cui so n o ripubblicate pagine tratte da saggi di econ om isti e giuristi rappresentativi del
pensiero della destra del N ovecento, co m e Spann, Costam agna ecc. A l periodico è affiancata
un’om onim a collana delle Edizioni ar in cui, tra l ’altro, è stata pubblicata una riedizione di
F. A v ig lia n o , L ’enigma sociale, 1994 (1 9 2 6 1), preceduta da una puntuale Nota introduttiva
(pp. 11-33) di Verde (per un nutrito elen co dei titoli dei più recenti saggi di econ om ia pubbli
cati n e ll’ambito del radicalism o di destra, cfr. iv i, pp .12-13). Scarsam ente originali, anche se
attestano del diffuso interesse del radicalism o di destra per le questioni econ om iche, D.
C a stig u o n i, Il Capitalism o , Padova, a r , 1991; G. S a n to r o , Il m ito del libero mercato, M ila
no, Società Editrice Barbarossa, 1997; I d „ D om inio globale. Liberoscambism o e globalizza
zione, M ilano, Società Editrice Barbarossa, 1998.
1 0 F r a n c e s c o G e r m in a r io
[ ...] . N ella visione razzista della vita, invece, ogni differenza - perfino corpo
rea - è sim bolica11.
Se R azzism o significa rimanere fedeli alla propria razza, al ricordo dei padri,
all’orgoglio dei figli, riconoscere (recuperare) la specifica forma di vita che la
segna, rispettare i nessi che la ordinano18,
ne consegue che
insiem e ai propri padri e ai propri figli, il razzista venera ed onora gli Dei che
hanno permesso non tanto la sua vita, ma quella dei suoi antenati e che per
metteranno quella dei suoi discendenti. Attraverso la razza l ’uom o porta un
tributo d ’amore a tutto ciò che i suoi avi hanno saputo creare di bello e di buo
no nel turbine della vita fenom enica, amando e onorando quel Sistem a di Va
lori attraverso il quale risuona la voce degli D e i19.
17. J. E v o l a , Indirizzi p e r una educazione razziale, Napoli, Conte, 1941, rist. Padova,
a r , 1979 (19942), p. 23. M a così anche in I d ., Sintesi di dottrina della razza, M ilano, Hoepli,
1941, rist. Padova, a r , 1978 (19942), pp. 202-22.
18. G. V a l l i , Semantica del razzismo, «L’Uom o libero», 1993, n. 37, p. 112.
19. Ivi, p. 116.
20. Su questo, cfr., per tutti, P .-A . T a g u ie f f , Sur la N ouvelle droite, cit.; L. P a p in i, Radici
del pensiero della Nuova Destra. La riflessione politica di Alain de B enoist, Pisa, Giardini,
1995, pp. 113-117.
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 13
Custodire nel fluire del tempo le disposizioni ereditarie del corpo e d ell’ani
ma, la stirpe e la virtù ereditate, incarna il presupposto per non smarrirci nel mon
do, per indagare chi fum m o, sapere chi siam o, affermare chi sarem o. Contro la
decadenza della storia affidiamo la protezione più solida e la conferma più si
cura della nostra continuità vitale a germi originari trasmessici dai nostri ante
nati che già essi nel tempo custodirono e che noi custodiam o oggi nel sangue22.
una delle com ponenti più importanti [•••] del discorso mondialista [...]. Il sio
nism o [ ...] è genocida e razzista [ ...]. O ggi l ’unico vero razzism o esistente al
mondo è quello praticato dal sionism o nazionale e intem azionale. Un razzi
sm o che affonda le sue radici nella storia, nella cultura e nella religione ma,
certamente, l’unico vero e identificabile potere razzista e genocida24.
21. Cfr., su questo, le non ancora superate osservazioni sul razzismo di Rosenberg da
parte di G. L ukàcs, La distruzione della ragione, Torino, Einaudi, 19743 (19521), v. 2, p.
740.
22. G. V a l l i , Sem antica del razzismo, «L’Uom o libero», cit., p. 105.
23. C. T e r r a c c ia n o , Caleidoscopio Giugno 1987 e dintom i: A pocalypse now, «Orion»,
1987, n. 33, p. 292.
24. Così nel com m ento al M anifesto di un convegno tenuto a M ilano il 17 m aggio 1987,
e pubblicato in «Orion», 1987, n. 34, p. 339.
1 4 F r a n c e s c o G e r m in a r io
Avendo sciolto i legami fra Sangue e Suolo, e avendo vagato per seco
li tra nazioni e popoli, l’ebreo ha assimilato il concetto di “incrocio”, e
quindi rivela una particolare predisposizione all’imbastardimento di popo
li, culture e razze.
Già la cultura politica antisemita aveva denunciato negli ebrei i registi
del “melting pot” e, intrecciando all’antisemitismo le tematiche antiameri-
caniste, in New York, la poundiana “Jew York”, capitale degli “Jewnited
States”33, una mastodontica proiezione dello Shtetl o dei ghetti dell’Est in
Occidente34. Troppo succoso, l’intreccio fra antiamericanismo e antisemi
tismo, per non essere ripreso dall’attuale radicalismo di destra in una
chiave polemica che però subordina il primo al secondo:
Per una strana coincidenza sia il “m elting p o t ’’ che il “cultural pluralism "
sono stati inventati da ebrei. [...] I miti che alimentano il m odello multirazziale
possono considerarsi trasposizioni teoriche d ell’esperienza storica del popolo
di Israele. L’idea di assimilare tutti gli immigrati ad un unico m odello m assifi
cante sembra la trasposizione teorica dell’esperienza vissuta dagli ebrei ameri
cani che hanno scelto gli Stati Uniti com e terra promessa: essi vogliono pre
servare l ’internazionalità del giudaism o e plasmare a loro im magine un’intera
collettività. L’idea del pluralismo culturale tra minoranze etniche lontane dalla
N on vi è dubbio che il successo delle teorie del com plotto proviene prima di
tutto dalla straordinaria sem plificazione che propongono, e per questo la m o
dernità, che si caratterizza innanzitutto per una sem pre crescente com plessità
dei fatti sociali, costituisce per esse un terreno privilegiato. Più lo stato del
mondo è com plesso, più la sem plificazione radicale che la teoria reca con sé
appare salvifica39.
per finire a Monsignor Jouin e alla sua «Revue Internationale des Sociétés
Secretés»40.
Così, tra elogi struggenti della società feudale - presentata in una vi
sione in cui si fondono tradizionalismo cattolico e paganesimo, essendo,
quella medievale, una società “dell’onore, della fedeltà, del coraggio, del
la prodezza guerriera, della fede in Dio vissuta con dedizione cavalleresca
e virilità eroica”41 - e richiami a riviste naziste degli anni Trenta, cospira-
zionismo e antisemitismo funzionano da assi portanti di una revisione del
la storia d ’Italia. Si tratta di una revisione ambiziosa, dato che pretende di
sottoporre a una minuziosa verifica gli ultimi tre secoli della storia d ’Italia
alla luce dei piani ebraico-massonici di modernizzazione. È una revisione
che recupera suggestioni anti-risorgimentali di origine cattolica tradizio
nalista (il Risorgimento come processo di distruzione della società tradi
zionale basata sulle gerarchie ad opera di ebrei o di rivoluzionari vicini
agli ebrei, come Mazzini) che dal pensiero controrivoluzionario cattolico
dell’Ottocento si proiettano in settori minoritari ma comunque significati
vi della destra più schiettamente reazionaria del Novecento, come Ema-
50. S. G o z z o l i , Sulla pelle dei popoli. Viaggio nel labirinto del potere mondialista, nu
m ero m onografico de «L’Uomo libero», 1988, n. 27, pp. 72-73.
2 2 F ra ncesco G e r m in a r io
seb, 1988 (in particolare sulla figura di Gottwald, osteggiato dalla lobby ebraico-sionista, la
quale “non poteva perm ettere che un goj, com e Gottwald, uom o di modestissim e origini, di
sponesse di troppo potere in seno al partito e al governo”, ivi, p. 8 ) . I d ., Polonia e lobby
sionista. Quaderni della Jyiad, Pinerolo, s.d. [presum ibilm ente 1987 o 1988].
55. Cfr. P. S e lla , Prima di Israele, cit., p. 134, n. 7 (ma cfr. ad es., quanto scrive in m e
rito al fatto che la naturale “mentalità analitica, ipercritica” , conduce l’ebreo a schierarsi su
posizioni antifasciste, ivi, pp. 198-199, n. 6). L’identificazione m essianism o-rivoluzione è,
com ’è noto, un leit motiv della tradizione antisemita; a titolo di puro es., l’argomento è trat
tato, con am pie citazioni dal 1’Antisém itism e di Lazare, in G. B a ta u lt, A spetti della questione
giudaica, Padova, a r , 1983, (1921 *), p. 65, p. 71, p. 75. È il caso di rilevare che nella destra
radicale risulta assente l’altra versione dell’identificazione ebreo-rivoluzione. Si tratta di
quella versione che, presentando un intreccio fra tradizionalism o cattolico e paganesimo,
conferm a l’ipotesi di M. H orkheim er e Th.W. Adorno sulla religione “incorporata com e bene
culturale, ma non tolta e superata” . (Dialettica dell'illum inism o, trad. it. di R. Solmi, Torino,
Einaudi, 19822, p. 190, 1966'). Q uesta versione, infatti, esclude riferimenti al messianism o,
addebitando la partecipazione dell’ebreo alle rivoluzioni alla sua frequentazione col m ondo
sovrasensibile. E una specie di A ufhebung della vecchia accusa cristiana sulla “Sinagoga di
Satana" ecc. D ue esem pi per tutti, per dim ostrare la pervasiva trasversalità dello stereotipo.
Il cattolico E. Drum ont identifica l'ebreo con Satana, imputandogli naturalm ente capacità ip
notiche (cfr. La D entière bataille. Nouvelle étude psychologique et sociale, Paris, Dentu,
1890, p. 508) “Ces gens-là [gli ebrei], d ’ailleurs, ont, quand ils le veulent, une puissance
d'enveloppem ent, d ’ensorcellement particulier, ce sont des sorciers, des magnétiseurs”
(Così in Le secret de Fourmies, Paris, Savine, 1892, p. 76, corsivo nostro). A sua volta, il
paganeggiante A lfred Rosenberg parla di “A hsvero quale figlio della Natura satanica",
“m ezzo dem oniaco" (Il mito del xx secolo. La lotta p e r i valori, G enova, Edizioni del Basili
sco, 1981, p. 184). Cenni in proposito in Y. C hevalier, L ’antisémitisme. Le J u if comme bouc
émissaire, Paris, Le Cerf, 1988, pp. 257-260. Chi coglie a fondo i risvolti politici di queste
posizioni, alm eno in riferim ento al nazismo, è F. Jesi, secondo il quale “si avverte fra le ri
ghe dei docum enti meno stereotipati della cultura nazista un timore nei confronti dell’ebreo
che induce a sospettare, sullo sfondo, l’esistenza di un’im magine m itologica del ‘popolo
eletto’ della Bibbia com e depositario di qualità e di conoscenze che possono risultare m ici
diali. Detto in term ini un po' sbrigativi: si ha la netta im pressione che l ’aspetto meno
pubblicizzabile deH’antisem itism o nazista fosse quello di un’ostilità, dettata anche dalla pau
ra, verso una ‘razza’ di frequentatori di forze occulte, di maghi, di inquietanti personaggi-
tram ite fra l’im m ediata, sensibile realtà del mondo e le sue presunte radici segrete” (Cultura
di destra, M ilano, Garzanti, 1979, p. 52).
2 4 F ra ncesco G e r m in a r io
56. C. T erra ccia n o , L ’automa e il nano. Prefazione a G. B a ta u lt, Aspetti della questio
ne, cit., p. 12. In qualche settore della tradizione antisem ita più vicin o alla cultura cattolica
l’identificazione della rivoluzione co m e prodotto d e ll’ebraism o è estesa anche al protestante
sim o, attraverso l ’u tilizzo della categoria di “giudeo-protestantesim o”. G ià Drum ont nella
France juive, in un capitolo specificam ente dedicato al protestantesim o, parla di alleanza fra
ebrei e protestanti (E. D rum ont, La France juive, Paris, Flammarion, 1886, t. n, p. 360, p.
3 7 3 ), e, pur giudicando il protestante m eno avido d ell’ebreo (p. 353), lo giudica altrettanto
furbo e m enzognero (p. 351), dedito alla violenza sulle bam bine (iv i), nonché tra i protago
nisti (è l’ incipit del capitolo) della guerra delle culture razionaliste contro D io (ivi). A livelli
filo so fici è in vece la critica di C. Maurras, il quale ricorre spesso alla categoria politica di
“giudeo-protestantesim o” per spiegare le origini della modernità. (“Si dans le case de D rey
fus” scrive, ad es., durante gli anni de\\'affaire “M . Lazare et ses com patriots ont été parfai
tem ent second és par les protestants, ce n ’est pas sim plem ent en vertu d ’intérêts com m uns
aux deux con fession s, ni de sim ples sym pathies politiques. Nourri de judaïsm e, le véritable
protestant naît ennem i de l’État et partisan de la révolte individuelle”. A utour des affaires
Dreyfus, Picquart, H enry, «La G azette de France», 21.1 0 .1 8 9 8 , ma cit. da Y. C hiron, La vie
de M aurras, Paris, Perrin, 1991, p. 153, n. 2). Su questo aspetto del pensiero di Maurras, cfr.
anche C. M au rras, Les M onod peints p a r eux-mêmes, in I d ., A u signe de flore. Souvenirs de
vie politique. L ’affaire Dreyfus. La fon dation de ¡’Action Française 1898-1900, Paris, Gras
set, 1931, pp. 155-246).
57. Sulla tendenza antisemita a ebraizzare l’avversario, v. E. D r u m o n t , La France juive,
cit., t. n, pp. 580-588. Per gli esempi qui richiamati, cfr. A. H it le r , Idee sui destini del m on
do, Padova, a r , 1980, p. 178; D . L o s u r d o , Il revisionismo storico. Problemi e miti, Roma-
Bari, Laterza, 1996, p. 11; L. P o l ia k o v , La Causalité diabolique. Essai sur l ’origine des per
sécutions, Paris, Calm an-Lévy, 1980, v. 1, p. 76; W. L a q u e u r , H istoire des droites russes...,
cit., p. 191; R. S c h o r , L ’Antisém itism e en France pendant les années Trente, Bruxelles,
Com plexe, 1992, p. 112, p. 339.
58. Sulla tendenza antisem ita ad ebraizzare gli avversari politici, cfr. le “Notes
rectificatives” , in E. D r u m o n t , La France juive, cit., t. n, pp. 580-588. Per la pubblicistica in
questione: sull’accusa a Karl Liebknecht di essere un ebreo, cfr. L. D e g r e ll e , Lettera al
papa sulla truffa di Auschw itz, a r , Padova 1979, p. 26; R. H a rw o o d (pseud. di R. V er r a l l ),
Auschw itz o della soluzione finale. Storia di una leggenda, M ilano, Le Rune, 1978, p. 4; P.
S e ll a , Prima di Israele, cit., p. 63, n. 32; per i Roosevelt, ivi, p. 139; L. R a g n i , Il mondiali-
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 25
smo capitalista, cit., p. 5 5 ; G . V a lli , Dietro il sogno americano. Il ruolo d e ll’ebraismo nella
costruzione del m ito americano, M ilano, Società Editrice Barbarossa, 1990, p. 233; per la
fam iglia Rockfeller, S. G o z z o l i , Sulla pelle dei popoli..., cit., p. 24.
59. La M assoneria, ecco il nemico!, cit., p. 103, p. 108.
60. Cfr. L. V o n M is e s , L o Stato onnipotente. La nascita dello Stato totale e della guerra
totale, M ilano, Rusconi, 1995 (19441), p. 246, p. 251.
2 6 F rancesco G e r m in a r io
61. “Quel che distingue la giudeofobia dal razzism o ordinario è infatti che tale fobia non
si fonda su una visibilità'im m ediata, ma piuttosto su una non-visibilità. Le teorie giudeofobe
si limitano ad affermare che gli Ebrei sembrano ‘essere come tutti gli altri’, m a in realtà non
lo sono [...]. La loro alterità è dunque ancor più pericolosa, in quanto non è manifesta, e solo
lo sguardo esercitato può penetrarla a fondo”. A. d e B en o is t , Psicologia della teorie del
complotto, cit., p. 10. M a cfr. anche F. J e si , Cultura di destra, cit., passim.
62. R. Hùss, Comandante ad Auschw itz, Torino, Einaudi 1997, p. 163, (I9 6 0 1; ed. origi
nale in tedesco 1958).
63. M. W e b er , Le n f Reich et le Sionisme, Supplém ent au prem ier num éro de la «Revue
d ’histoire non-conformiste», 1993. M a cfr. anche W . L a q u e u r , Histoire des droites russes,
cit., p. 158.
64. R. G irardi:! . Mytlies et m ythologies politiques, Paris. Seuil, 1986, p. 61.
E stranei a l l a d e m o c r a z ia 27
65. “Con la televisione si com pie in definitiva l’aspirazione più segreta del sogno Ame
ricano: al di là del mito del successo e dell'autorealizzazione, la vera molla psicologica è
ancora quella della frustrazione giudaica (e cristiana) che obbliga l ’uomo alla ricerca e
alla creazione di un M ondo nuovo che non abbia più le asperità, le incoerenze, le contraddi
zioni ed il dolore di questo” . (G. V a l l i , Dietro il sogno americano..., cit., p. 314).
66. P. S e ll a , Prima di Israele..., cit., p. 105, n. 10. Per i precedenti di queste accuse nel
l’im m aginario antisemita, cfr. M. B a r r é s , Scenes et doctrines du nationalisme, Paris,
Éditions du Trident-La librairie Française, 1987, p. 24, p. 50 (19031); L. D a u d e t , L'Avant-
guerre. Études et docum ents sur l ’espionnage j u i f allem and en France depuis l'affaire Drey
fu s, Paris, Nuovelle Librairie Nationale, 1913.
67. E . E v a ndro , A lcune considerazioni sulla questione dello gnosticismo, «Orion»,
1995, n. 131. La citazione m erita di essere riportata integralmente, a dim ostrazione della
persistenza d ell’im m agine satanizzata dell’ebreo: “Il mondo moderno [...] proprio nella fatti
specie em inente della sua opzione occidentalista e liberaldem ocratica, si identifica con quel
dom inio per eccellenza dell’illusione e della violenza che sem pre ha perseguito ed attuato la
distruzione fisica di tutti coloro che non è riuscito a distruggere spiritualm ente, sradicandoli
dal sacro per assorbirli nel profano, se non nei bassifondi inferi e tellurici del subumano. [...]
Questa realtà fantasm atica è oggigiorno incarnata em inentem ente dal ‘sogno am ericano’ e
d all’entità sionista, costruzioni artificiali la cui genesi e la cui sussistenza è contraria ad
ogni ordine di natura. [...] Q uesta ingannevole ‘realtà di sogno’ [...] è costruita sul sangue
delle stragi e sull’illusione della m enzogna, sulla falsificazione della Tradizione e l’esalta
zione delle m eraviglie della modernità, e da ultim o, sulla più m ostruosa delle m enzogne, che
ne rivela la natura satanica, sul sacrificio parodistico del ‘Popolo di D io’ che si ripropone di
sostituirsi al Sacrificio della Croce, sul preteso ‘O locausto’, che spianando la via ai suoi folli
piani di sovversione totale e di dom inazione globale, ha verosim ilm ente dischiuso a ll’um a
nità la porta degli esiti apocalittici della fase suprem a delle sue ‘magnifiche sorti e progressi
ve’” (pp. 19-20).
2 8 F ra ncesco G e r m in a r io
68. P. A noel, Le personnage j u i f dans le roman allem and (1855-915). La racine littérai
re de l ’antisém itisme Outre-Rhin, M ontréal-Paris-Bruxelles, Didier, 1973, pp. 112-115.
69. R. B e r g o t, L ’A lgérie telle q u ’elle est, Paris, 1890, ma cit. da G. Derm enjian, La cri
se anti-juive oranaise (1895-1905). L'antisém itism e dans l ’Algérie coloniale, Paris, L’Har-
mattan, 1986, p. 259. L o stereotipo è presente anche nella pubblicistica antisem ita di Vichy.
U no dei m aggiori teorici d e ll’antisem itism o vichysta, G eorges M ontandon, denuncia che
“C e qui en effet caractérise psychologiqu em en t la com m unauté ethnique ju ive [...] c ’est [...]
sa luxure” . A ll’“ethnie putain” è da imputare anche la diffusione, fra le donne francesi, del
sen so di rifiuto della maternità, “grâce à la presse en particulier, [...] avec ses rubriques quasi
pornographiques, dirigées par des putains ju iv es [...]” (G. M ontandon, Les ju ifs démasqués
p a r un savant ethnologue, «La France au travail», 2 ju illet 1940, ma cit da P.-A. T agu ieff,
L ’antisém itism e de plum e 1940-1944 études et documents, Paris, Berg international, 1999, p.
533). Sulla presenza di questo stereotipo nell'im m aginario antisem ita, cfr. M . H erslik ow icz,
P hilosophie de l ’antisém itisme, Paris, pu f , 1985, pp. 99-103.
70. P. H eb ey , A lger 1898. La grande vague antijuive, Paris, Nil, 1996, pp. 59-60.
71. E. D rumont, Le secret de Fourmies, cit., p. 156 (m a cfr. anche quanto scrive in ivi,
nota 1 e a p. 157).
72. Per la presenza di questi stereotipi nella tradizione antisemita, cfr. E. D rumont, La
France juive, cit., v. I, pp. 69-72 (in m erito alle tendenze a delinquere), pp. 89-92 (per la pro
stituzione), p. 105, e La Dernière bataille. Nouvelle Étude psychologique et sociale, Paris,
D entu, 1890, p. 109 (per la nevrosi); G. M ontandon, Le type judaïque, aboutissem ent d ’un
brassage racial, «La France au travail», 1 août 1940, ma cit. da P.-A. T aguieff, L ’antisém iti
sme de plum e, cit., p. 464. Per un elen co degli stereotipi nella pubblicistica di fine secolo,
non esclu si quelli presenti negli alienisti co m e Charcot, cfr. M . A ngenot, Ce que l ’on dit des
ju ifs en 1889. Antisém itism e et discours social, Paris, Presses U niversitaires de V incennes,
1989, p. 126, p. 133; L. P ouakov , Storia d e ll’antisemitismo, v. iti D a Voltaire a Wagner, trad.
it., Firenze, La N uova Italia, 1976 (19681), pp. 408-409. Cenni sulla pubblicistica antisemita
che insiste sullo stereotipo della difficoltà d e ll’ebreo a controllare le proprie pulsioni sessuali
o sulle sue tendenze criminali in G. L. M osse, Sessualità e nazionalismo, cit. p. 161, p. 168.
73. Cfr. J. E vola, Il m ito del sangue, M ilano, H oepli, u ed. accresciuta 1942, p. 232
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 29
(19371). Il motivo è presente nella riflessione evoliana degli anni Trenta, in una visione in
cui la sessuofobia, essendo una voce della com plessa visione tradizionalista di Evola, si tra
duce nell’addebitare all’ebreo la prostituzione e la liberazione dei costumi sessuali, con le
consuete accuse alle teorie di Léon Blum sul m atrim onio (cfr. J. E v o l a , Panorama della
M ostra Antiebraica di M onaco; M oralità ebraiche, «La Vita Italiana», rispettivam ente gen.
1938, n. ccxcviu; mag. 1938, n. cccra, ora in Id., Il "Genio d ’Israele". L ’azione distruttiva
d e ll’ebraismo, Catania, Il Cinabro, 1992, p. 228, pp. 52-53).
74. Per queste accuse, cfr., rispettivam ente, C .A . A g n o l i , La M assoneria alla conquista
della Chiesa, cit., pp. 45-46; G. V a l l i , Il vero volto d e ll’immigrazione, Brescia, Editrice C i
viltà, 1993, p. 43. M a sulla tendenza dell’ebreo al consum o di droghe e allucinogeni, v. G.
M o n ta n d o n , Les tares physiques du Juif, «L’A ppel», 11 dèe. 1942, ma cit. da P.-A. T a g u ie f f ,
L ’antisém itisme de pium e, cit., p. 488.
75.Tulle le citazioni da D. F eld er e r , Il Diario di Anna Frank: una frode, Parma, Edizio
ni La Sfinge, 1990 (19781), rispettivam ente p. 77, p. 79, p. 74, p. 28.
76. Ivi, p. 68.
77. Cfr. G. V a l l i , Dietro il sogno am ericano, cit., contenente un’appendice significati
vam ente intitolata Criminalità ebraica statunitense, pp. 319-362. Per i riferim enti al con
trabbando di alcolici, alla tratta delle bianche e alla prostituzione, cfr. p. 330.
7 8 . Cfr. D. L o s u r d o , Il revisionismo storico. Problemi e miti, cit., pp. 2 1 8 sg g .
79. Cfr. S. W a l d n er , La deformazione della natura, Padova, a r , 1997, p. 74. M a su que-
3 0 F r a n c e s c o G e r m in a r io
già innaturale, quella del mondialismo, non poteva che essere pensata e
messa in pratica da esseri altrettanto innaturali. Nulla di tutti gli aspetti
negativi che connotano la fase mondializzata dell’umanità è estraneo al
l’influenza più o meno diretta dell’ebreo. Per richiamare il titolo dell’arti
colo di Nolte che nel 1987 dette origine allo Historikerstreift0, si potrebbe
dire che almeno per quanto riguarda l’utilizzo degli stereotipi antisemiti,
il radicalismo di destra non ha ancora fatto passare il proprio passato.
st’ultim a accusa - un’attualizzazione dell’accusa medievale di avvelenam ento dei pozzi, con
qualche richiam o implicito alla sessualità perversa dell’ebreo - molto diffusa nei paesi isla
mici, cfr. R. Y a d lin , Il M achreck Teologia e ideologia antisem ita nel mondo arabo, in Storia
d e l i antisem itismo 1945-1993, a cura di L. P o l ia k o v , Firenze, La N uova Italia, 1995 (ed. ori
ginale francese 1994), p. 387.
80. E. N o lte , Il passato che non vuole passare, in G.E. R u s c o n i (a cura di), Germania:
il passato che non passa. I crimini nazisti e l ’identità tedesca, Torino, Einaudi, 1987, pp. 3-
10.
C on E v o la , oltre E v o l a : e u r o p e ism o ,
per Cofrancesco è da considerarsi “la più forte intelligenza della destra ra
dicale (non cattolica) italiana dopo Julius Evola”2, mentre per Tarchi è un
“autore acuto”3. Identici risultano, poi, nell’area medesima della destra, i
giudizi sull’importanza dell’elaborazione teorico-politica di Romualdi. A
quasi un quindicennio dalla sua morte, per Gennaro Malgieri, non ancora
direttore de «Il Secolo d ’Italia», Adriano Romualdi rimaneva pur sempre
uno degli autori “di maggior interesse della Destra culturale odierna”4;
mentre addirittura apologetico è quello formulato da uno dei maggiori te
orici attuali della destra radicale, Carlo Terracciano, secondo il quale a
Romualdi è da riconoscere il merito di avere diffuso nell’ambiente del
neofascismo giovanile della fine degli anni Sessanta l’interesse per
Nietzsche, Evola e la Germania nazista5. Ancora in anni recenti, Gianfran
co de Turris, uno dei più rappresentativi intellettuali della destra di estra
zione evoliana, nonché presidente della Fondazione “Julius Evola”, ha ri
13. Id., Il fa scism o come fenom eno europeo, Introduzione di M. Veneziani, Roma, Setti
m o Sigillo, 1984, p. 11.
14. I d ., N ietzsche e la mitologia egualitaria, con una Nota d e ll’editore alla seconda edi
zione, di F. Freda, Padova, a r , 1981, pp. 8-9.
15. Cfr. la nota firm ata n.d.e. (ma F. Freda), in A. H it le r , La battaglia di Berlino, a cura
di A. Romualdi, Padova, a r , 1 9 7 0 , p . 16.
16. Am bedue le citazioni in G. P e r ez , A driano Romualdi. Una certa idea della destra
politica, «Civiltà», (i), mar. 1998, n. 1, p. 55.
17. Così G. d e T u r r i s in Adriano Rom ualdi e Julius Evola, saggio introduttivo ad A. R o
m u a ld i, Su Evola, cit., p. 14.
3 4 F rancesco G e r m in a r io
18. Fra i numerosi esempi della “fortuna” di Platone nella cultura del radicalismo di destra
del Novecento, cfr., H.F. G ü n th er , Platon eugéniste et vitaliste, Pardés, Puiseaux, 19873 (ed.
or. Platon, Berlin, Verlag Hohe Warte, 1928), e, da ultimo, F.G. F r ed a , Platone. Lo Stato se
condo giustizia, Padova, ar , 1996.
19. “Le soluzioni sociali, collettive, isteriche sono l’oppio del nostro secolo. L’uom o si
abitua alla propria insufficienza [...] e proietta la sua liberazione in esperim enti a venire” A.
R o m u a l d i , Dal taccuino di Adriano, «La Torre», (ix), 1979, ago.-set., n. 100-101, p. 30.
20. D . C o fr a n c e sc o , Le destre radicali davanti al fascism o, in P. C orsini e L. N ovati
(ed.), L ’eversione nera. Cronache di un decennio (1974-1984), Atti del C onvegno, B rescia,
2 5 -2 6 m aggio 1984, M ilano, A n g eli, 1985, p. 92. L’opinione per cui la form azione essen zial
mente storiografica preserva R om uladi dal rifiuto pregiudiziale della modernità tip ico del
pensiero filo so fico di Evola, è condivisa anche negli am bienti della cultura di destra. Sia
pure in riferim ento alla evoliana Rivolta contro il m ondo moderno, E. Nistri ha scritto che
“anche il più acuto e brillante dei suoi [di E vola] ammiratori, Adriano Rom ualdi, fam iliariz
zatosi nel frattempo con il m ondo degli studi storici, non potè fare a m eno di rilevare in que
st’opera un certo schem atism o” E. N istr i, Suggestioni evoliane nella storiografia contem po
ranea, in G. d e T urris, a cura di, Testimonianze su Evola, Roma, M editerranee, li ed. riv. e
ampi. 1985, (1 9 7 3 1) p. 313. M a su questo, cfr. anche quanto scrive I d ., Politicamente scor
retto..., cit., p. 185.
E stranei a l l a d e m o c r a z ia 35
21. Fra i numerosi scritti evoliani sulla Konservative Revolution cfr., almeno, L ’“Ope-
raio " nel pensiero di E rnst Jünger, Roma, Volpe, 19 7 4 2.
22. J. E v o la , Sintesi di dottrina della razza, Padova, a r , 1994 (Milano, Hoepli, 1941 1).
23. A . Romualdi, Correnti politiche ed ideologiche della destra tedesca dal 1918 al 1932,
A nzio, E dizioni l’italiano, 1981. D el libro di A . M ohler, è disponibile una traduzione italiana
condotta con metodi filologicam ente discutibili. La rivoluzione conservatrice, Firenze, Akro
polis, 1990. La funzione svolta da Romualdi, quale mediatore delle problematiche della Kon
servative Revolution nella destra italiana è esplicitam ente riconosciuta da Malgieri: “U n p o’
sonnecchiando, un p o ’ agendo nell’oscurità, com unque nel disinteresse pressoché generale, la
cultura di Destra è pervenuta alla soglia degli anni Ottanta sulla spinta di approfondimenti in
tellettuali soprattutto di parte giovanile mai incantati da formulazioni aprioristiche, né da
folgorazioni im provvise. D i giovani, cioè, in un certo qual m odo ‘orfani’ che avevano e rico
n oscevano soltanto un fratello maggiore, Adriano Romualdi, dalle cui tesi, per quasi un decen
nio, avevano tratto quegli stim oli e quelle riflessioni che li avevano condotti alla ‘scoperta’ di
autori e tematiche che per tempo - ed in epoche insospettabili - avevano dato risposte assai per
tinenti alla ‘crisi d ell’intelligenza’ che inevitabilmente, fatalmente sarebbe esp losa con la forza
di un vero e proprio uragano ai nostri giorni caratterizzati da un a cceso e per molti versi disar
mante nichilism o. Il tempo d ell’ ‘abitudine a convivere con il nulla’” (G. M algieri, Dalla "cul
tura di destra" alla "nuova cultura", «Intervento», lug.-ago. 1981, n. 50, p. 92).
3 6 F r a n c e s c o G e r m in a r io
una Destra degna di questo nome, una Destra com e forza politica unitaria or
ganizzata e fornita di una dottrina precisa. Q uella che nelle lotte politiche v ie
ne correntemente chiamata la Destra si definisce m eno per un contenuto positivo
che non per una opposizione generica alle forme più spinte della sovversione29.
29. Cfr. J. E v o la , Il fascism o visto da destra, Roma, Settim o Sigillo, 1989 (Roma, Vol
pe, 19641), pp. 6 sgg.
30. G. N ic c o l a i , Prefazione, ad A . B a l d o n i , N oi rivoluzionari..., cit., tutte le citazioni a
pp. 10-11. Sempre in riferim ento alla destra m issina degli anni Sessanta, Niccolai avrebbe ri
badito la sua posizione critica anche in altre occasioni: “Privata delle categorie culturali per
capire e muoversi (e che il suo retroterra di pensiero, se coltivato, avrebbe potuto fornire),
[la destra] finì addirittura di fronte alla contestazione giovanile del 1968 con lo schierarsi
[...] quale strum ento e puntello di quello stesso sistem a che la discrim inava” ( I d ., Prefazione,
a G. A c c a m e , Il fa scism o immenso e rosso, Roma, Settim o Sigillo, 1990, p. 9).
3 8 F ra ncesco G e r m in a r io
quest’ultima “non ha imparato nulla [...] non vuole imparare nulla e [...]
del nullismo, del qualunquismo ha fatto la sua bandiera”31. Gli unici set
tori della destra a essere dotati di una cultura politica estranea agli atteg
giamenti qualunquistici erano proprio quelli legati al pensiero di Evola32.
Per Romualdi, lo spostamento a sinistra del movimento studentesco costi
tuiva la conferma a contrario dell’indebolimento politico-culturale di una
destra ormai incapace di indirizzare a proprio vantaggio i movimenti di
protesta. D all’impianto evoliano, inoltre, Romualdi recuperava anche un
atteggiamento nei confronti del movimento studentesco che, per un verso,
leggeva quest’ultimo secondo gli schemi di una visione cospirazionista
della storia; per l’altro, tendeva a ridurlo a una rivoluzione dei costumi
che, se a parole intendeva rompere con la cultura consumistica occidenta
le, nei fatti costituiva l’ultima e probabilmente più decadente espressione
di quella cultura medesima: non, quindi, un soggetto rivoluzionario, ma
l ’ultima e più palese manifestazione dei processi di degenerazione giunti a
maturazione nelle viscere più profonde della società borghese33. Sotto
l ’aspetto politico la destra difettava di radicalismo, ossia delle “afferma
zioni dure, precise, [di] tesi taglienti, sulle quali si spuntino quelle degli
avversari”34; sotto l’aspetto culturale, infine, la destra italiana mancava di
una visione del mondo “qualitativa, aristocratica, agonistica, antidemocra
tica”35. La destra neofascista non riusciva più a esercitare una significati
va attrazione presso le nuove generazioni perché, non soltanto non era riu
scita a coltivare l’interesse per gli autori e l’affollata galleria degli intel
lettuali di destra, ma era anche succube della cultura progressista, essendo
convinta che “la rivoluzione francese sia stata una grande pagina nella
storia del progresso umano”36.
In definitiva, la destra italiana, la “più ideologicamente qualunquistica
e accomodante che esista in Europa”37, era divenuta un soggetto subalter
no sotto l’aspetto culturale, prima che politico, al punto che
38. Così nella recensione al libro di Evola II cammino del cinabro, edito da Scheiwiller
nel 1963, «Il Secolo d ’Italia», 15 gen. 1964, m a cit. da Id., S u Evola, cit., p. 135.
39. Id., Julius Evola: l ’uomo e l ’opera, cit., p. 6.
40. Id., Il fa scism o come fenom eno europeo, cit., p. 135.
41. Così nell’inchiesta di G. d e T u r r is (a cura di), Le scelte culturali..., cit., p. 129.
42 A. R o m u a l d i , Contestazione in controluce, cit., p. 25.
4 0 F r a n c e s c o G e r m in a r io
un m ovim ento che si proponesse com e esclusiva finalità la conquista del pote
re in Italia, dimostrerebbe di non aver capito il m omento storico presente.
U n’eventuale presa di posizione in Italia va inquadrata nella prospettiva di una
battaglia per la creazione d ell’Europa. Se domani, per ipotesi, l ’Italia diven
tasse fascista non cesserebbe solo per ciò di essere quello che è: una piccola
nazione di cinquanta m ilioni di abitanti, senza acciaio, senza carbone, in for
zata e necessaria dipendenza dagli Stati Uniti d ’America43.
nella seconda metà del secolo xxesim o, le nazioni non sono isole. E nessuna
idea nazionale può sopravvivere senza un collegam ento con una prospettiva
sovranazionale, con un nazionalism o europeo45.
Fu Hitler l ’unico uom o politico europeo che vide dove sarebbe arrivata la
Russia se non la si fosse fermata in tempo: un impero di dimensioni continen
tali m inacciosam ente addossato ad una serie di piccoli stati di tipo tradiziona
43. Id., Lo Stato d e ll’Ordine Nuovo, «Ordine Nuovo», 1970, a. i, n. 3, die., p. 115.
44. Id., L'O ccidente e i limiti d e ll’occidentalism o, «Ordine Nuovo», 1970, m ag.-giu., a.
i, n. 2, p. 49.
45. Id., La Destra e la crisi del nazionalismo, cit., p. 40.
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 41
le, una potenza europea troppo grande per l’Europa, anzi più grande d ell’Eu
ropa stessa. D a qui la sua decisione di attaccare la Russia per primo46.
Con la Seconda Guerra mondiale si era aperta una fase storica con
trassegnata dal passaggio della lotta fra nazioni - il concetto su cui si era
no basati tutti i nazionalismi dell’Ottocento - a quella fra continenti e fra
ideologie politiche continentali e sovranazionali (il fascismo, il comuni
smo). Uno degli aspetti che, ad avviso di Romualdi, avevano contrasse
gnato il nazismo e alcuni settori del fascismo era stata la consapevolezza
che la fase storica dei nazionalismi patriottardi fosse ormai definitivamen
te tramontata. Ed era stata proprio questa consapevolezza che era mancata
invece alla destra italiana dopo il 1945: questa, soffocata dall’eredità della
tradizione nazionalistico-patriottarda del fascismo, non aveva compreso
che la dimensione dello scontro fra il fronte del comunismo-democrazia e
quello delle forze della tradizione assumeva il respiro da grosse Raum.
50. Qualche cenno in tal senso, sia pure non in riferim ento al dibattito nella destra radi
cale del dopoguerra, in P.P. P oggio , Nazism o e revisionismo storico, Roma, M anifestolibri,
1997, pp. 85-86.
51. Tutte le citazioni sono tratte da J. E v o la , Gli uomini e le rovine, 3 ed. rived. e con
u n ’A ppendice, Roma, Volpe, 1972, p. 242.
52 Cfr. D. L o s u r d o , La comunità, la morte, iO ccid en te. H eidegger e l " ‘ideologia della
guerra", Torino, Bollati Boringhieri, 1991, pp. 79-80.
53. A. R o m u a l d i , L ’Occidente e i limiti d e ll’occidentalismo, cit., p. 49.
54. Così J. E v o la , Gli uomini e le rovine, cit, p. 250.
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 43
se per noi non esiste il mito dell’O ccidente “libertà”, esiste però l ’Occidente
“schieramento”, un fronte com une europeo e americano che im pedisca l’as
sorbimento della piccola Europa nello smisurato L e b e n s r a u m sovietico55.
i m ovim enti fascisti si differenziavano per la loro base popolare, la loro propa
ganda di massa e l’organizzazione paramilitare derivata dalla m obilitazione di
guerra61.
mitomani del proletariato, capitati per caso tra le fila fasciste e che [...] non
sembrano accorgersi che ogni path os sociale e populistico è in aperta contrad
dizione con l 'ethos eroico, autoritario, gerarchico del vero Fascism o75,
78. J. E vola, I due volti del liberalismo, «Il Borghese», 1968, 10 ott., n. 41, ma cit da
Id „ Idee p e r una destra, cit., p. 33.
79. Su questo, cfr. P. Ignazi, Il Polo escluso. Profilo del M ovimento Sociale Italiano,
Bologna, Il M ulino, 1998, (19891), pp. 92 sgg.
E stranei a l l a d e m o c r a z ia 49
80. “La m ateria m aterialistica dell’uom o ha un lim ite nuovo. La nostra opera quaggiù
non rim ane in eterno. La vita non può ricevere giustificazione da una storia o da un lavoro
um ani che un sol giorno trem endo può cancellare, m a deve cercare luce e ragione in alto. La
storia può finire. È assurdo im m olarsi per la storia. Di nuovo bisogna collocare la propria
azione fuori dal tem po, nella dim ensione dell'illim itato. Ciò che ci affatica quaggiù non re
sta” (A. R omualdi, D al taccuino di A driano, «La Torre», 1978, ago.-set., n. 100-101. p. 30).
5 0 F r a n c e s c o G e r m in a r io
Italia nei circuiti culturali del regime aveva continuato a scorrere il fiume
carsico del liberalismo, o addirittura del marxismo. Rispetto al nazismo, il
regime fascista aveva costituito una specie di radicalismo dimezzato o di
totalitarismo imperfetto.
È da rilevare che se, come s’è detto, quello di Romualdi era un tentati
vo di storicizzazione e al tempo stesso di riattualizzazione del nazismo,
questa interpretazione storiograficamente falsa e a dir poco insostenibile
dell’espansionismo nazista era contestata anche all’interno della medesi
ma cultura di destra, specie a opera di Neulen, convinto che il “Nuovo Or
dine” nazista più che una dottrina M onroe in versione europea, già nei ter
mini in cui era stato impostato dai nazisti, avrebbe addirittura dato vigore
ai nazionalismi, creando “un’Europa dei satelliti, con cittadini europei di
prima e seconda classe”85. Non peraltro, come s’è detto, era un tentativo
di storicizzazione e, al tempo stesso, di riattualizzazione del nazismo, a
fronte di un nostalgismo sempre più ritualistico. D ’altro canto, Romualdi
perveniva a una specie di degermanizzazione del nazismo, presentato in
una veste del tutto avulsa dalle sue radici nazionali: dopo il disastro del
1945 era possibile richiamarsi al nazismo solo se si fosse vista nel regime
di Hitler una soluzione continentale ai problemi politico-economici dei
popoli europei86, la quale implicava l’assunzione di una più decisa con
trapposizione al comunismo. Nel pensiero romualdiano il richiamo alla
tradizione della destra si decantava da un incapacitante nostalgismo carat
terizzato da una sempre più stanca ripetizione di vecchie formule politi
che, a progetto politico rinnovato, fondato su una riattualizzazione di que
gli aspetti del fascismo che potevano conciliarsi in una visione della lotta
politica che valorizzava la rottura postnazionalistica rappresentata dal na
zismo. A fronte, inoltre, delle tentazioni nazimaoiste e movimentiste, la
proposta di Romualdi assumeva ancora una volta i contorni di una destra
molto dura, per nulla incline a pratiche di un trasversalismo destra/sinistra
in nome della lotta contro la società borghese. In definitiva, la lezione da
trarre da questa visione continentale della politica inaugurata dal nazismo
era la lotta più decisa contro i sovietici sia all’estemo, provocando il loro
ritiro dai paesi europei occupati, sia all’interno, battendo sul campo un
sovversivismo alimentato dalle più o meno occulte diramazioni nazionali
del comunismo.
Quella di Romualdi era una chiave di lettura che recuperava anche le
precedenti elaborazioni della cultura di destra, nel senso che si rifaceva a
certo nazionalismo degli anni Trenta, in particolare ad alcuni scrittori del
la destra francese, come ad esempio M aulnier o Drieu la Rochelle87 i qua
li, in polemica con l’Action Française e Charles Maurras, avevano già
avanzato l’ipotesi di un superamento della visione tradizionale e ottocen
tesca del nazionalismo. Nelle pagine della prefazione a un libro di Brasil
lach, Lettera a un soldato della classe '40, Romualdi formulava un giudi
zio di condanna del nazionalismo maurrassiano, sottolineando la lucidità
95. “Am m iratore di Nietzsche - del m iglior Nietszche - Adriano Rom ualdi, afferm ava
la prem inenza dei valori eroici, guerrieri e aristocratici. A questa stregua egli era particolar
mente attirato dall’ideale di un Ordine, di una specie di templarism o, e dallo spirito prussia
no anche nei suoi prolungam enti che portano fino a certi aspetti di ciò che nel Terzo Reich si
sarebbe voluto realizzare con le ss” (J. E v o l a , P er Adriano Romualdi, in A. R o m u a ld i, S u
Evola, cit., pp. 19-20).
96. A. R o m u a l d i , Prefazione a A. H it le r , La battaglia di Berlino, cit., rispettivam ente
p. 29, p. 24 (per il paragone tra le truppe sovietiche e quelle m ongole e turche, cfr. p. 14).
Ma cfr. anche la descrizione delle armate sovietiche in I d ., Le ultime ore d e ll’Europa, Roma,
C iam p ico , 1976, p. 20, p. 56, p. 96, p. 122. Sul concetto di “despecificazione” del nemico,
cfr. D. L o s u r d o , Il revisionismo storico. Problemi e miti, Roma-Bari, Laterza, 1996.
97. Id ., Gli Indoeuropei: origini e migrazioni, cit., p. 136.
98. I d ., Sul problema d ’una tradizione europea, Palerm o, Edizioni di Vie della Tradi
zione, 1996 (1973'), p. 12, p. 14, p. 21.
99. Id ., Gli indoeuropei: origini e migrazioni, cit., p. 136.
100. Id ., Sul problema d ’una tradizione europea, p. 26.
101. Ivi, p. 48.
102. Id., Nietzsche e la mitologia egualitaria, cit., p. 60.
E stra n ei a l l a d e m o c r a z ia 55
“Jewnited States” 113, per Romualdi la cultura americana era ormai del tut
to indistinguibile dall’ebraismo, mentre la Shoah, “ingrandita e deformata
oltre ogni immaginazione”, era stata utilizzata dagli americani per giusti
ficare l’abbandono al comuniSmo di metà del continente europeo114. La
polemica di Nietzsche contro il cristianesimo quale morale degli schiavi,
e in genere tutto il pensiero nietszchiano - primo esempio di una vera de
stra fascista115 e punto di svolta di una tradizione antimodemista che non
si limitava più a rintuzzare faticosamente gli attacchi della modernizza
zione, ma approntava un piano completo di restaurazione - erano esplici
tamente letti attraverso Hitler e il nazism o116.
Il richiamo ai consueti stereotipi antisemiti rivelava come il concetto
romualdiano di nazionalismo europeo avesse ben precise connotazioni
razzistiche. Di quella tradizione nazionalistica giudicata ormai storica
mente superata, il giovane teorico recuperava infatti quasi tutte le declina
zioni razzistiche e antisemite. La costituzione di un continente-nazione
trovava la propria ragion d ’essere in un identico sostrato culturale e raz
ziale che accomunava tutti gli europei. E questo sostrato era dato dalla co
mune appartenenza a una stirpe, quella degli indoeuropei, che avrebbe
nuovamente dominato nel momento in cui il continente si sarebbe reso in
dipendente da u s a e u r s s . In definitiva, l’unificazione dell’Europa non
avrebbe avuto una dimensione solo politica, ma si sarebbe fondata anche
su una omogeneizzazione etnica e razziale, prima che culturale117. L’Eu
ropa avrebbe dovuto essere politicamente unificata appunto perché una
era la sua razza; e il processo medesimo di unificazione continentale non
poteva che essere realizzato da un’élite118.
Ju if de nos jours; [...] le Juif était urbanisé, le Ju if était crìtique, le Ju if était dém ystificateur,
le Ju if était dans les métiers tertiaires [...]. Et bien nous som m es dans une société où c ’est le
cas, si non de tout le monde, du moins pratiquem ent de la m ajorité" (Al giorno d ’oggi ognu
no è diventato Ebreo; [...] l’E breo era urbanizzato, l’Ebreo era critico, PEbreo era dem istifi
catore, l ’Ebreo lavorava nel terziario [...]. Ebbene, nella società attuale, questi casi riguarda
no se non ognuno di noi, almeno la grande maggioranza). Per un esem pio tra i tanti di come
questa visione della m odernità com e definitiva ebraizzazione del mondo venga affrontata
nella tradizione antisemita, alm eno per quanto riguarda un autore com e O tto W eininger, cfr.
J. L e R id ie r , Le cas Otto Weininger. R acines de l'antifém inism e et de l ’antisém itisme, Paris,
p u f , 1982, p. 194.
113. Così, ad es., E. P o u n d , J u s Italicum , « Il M eridiano di Rom a», 24 ago. 1941, m a cit.
da I d ., Idee fondam entali, a cura di C. Ricciardi, Roma, Lucarini, 1991, p. 82.
114. A. R o m u a l d i , Prefazione, a A. H it l e r , La battaglia di Berlino, cit., p. 71.
115. Id ., Una cultura per l ’Europa, cit., p. 68.
116. Id ., N ietzsche e la m itologia egualitaria, cit., p. 86.
117. Q uest’aspetto razzista dell’europeism o di Rom ualdi è riconosciuto anche da G. d e
T u r r is , Politicamente scorretto..., cit., p. 182; m a v. anche F. A r d e n g h i , L e edizioni di A r -
sguardo retrospettiva, cit., p. 93.
118. A. R o m u a l d i , / Settant’anni di Julius Evola, «L’italiano», 1971, apr., n. 4, m a cit.
da I d ., Su Evola, cit., p. 155.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 57
A s p e t t i d e l l a p u b b l i c i s t i c a n e g a z i o n i s t a in I t a l ia
1. Introduzione
1.2. Una più esatta comprensione storiografica del fenomeno del nega-
zionismo implica la problematizzazione di un aspetto metodologico deci
sivo: la profonda e storicamente necessaria vocazione negazionista della
destra radicale5 del secondo dopoguerra.
Questa vocazione ha costituito uno dei tratti che ha accomunato i tal
volta conflittuali ambienti del radicalismo di destra, ed è stata suscitata
dalla necessità di riscrivere la storia d ’Europa dal proprio punto di vista
politico, banalizzando, minimizzando oppure cancellando tutti quei mo
menti della storia dei totalitarismi di destra - a cominciare, appunto, dal
l’universo concentrazionario - che, dalla fine della Seconda Guerra mon
diale, la coscienza comune ha giudicato aberranti ed estranei all’idea di
civilizzazione.
Invero, un primo negazionismo fu contemporaneo allo svolgimento
medesimo dello sterminio degli ebrei e degli zingari, e fu messo in opera
dai nazisti, impegnati a lasciare il minor numero di tracce possibili della
gigantesca opera di sterminio6. Il negazionismo tradisce dunque la consa
4. Cfr., ad es., quanto scrive C. M atto g n o , Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, Padova,
ar, 1996, p. 25, p. 32.
5. Per il concetto di “destra radicale” , cfr., per tutti, F. F e r r a r e s i (a cura di), La destra
radicale, M ilano, Feltrinelli, 1984; M. R e v e l l i , I "nuovi proscritti”: appunti su alcuni temi
culturali della "nuova destra", «Rivista di storia contem poranea», 1983, n. 1, pp. 37-69; I d .,
La cultura della destra radicale, M ilano, Franco Angeli, 1984.
6 . S. L in d ep er g , Les bandeaux sur les yeux, in N. M ic h e l (sous la dir. de), Paroles à la
bouche du présent. Le négationnisme: histoire ou politique?, M arseille, Editions Al Dante,
1997, pp. 23-24. M a fondamentale, W. L a q u e u r , Il terribile segreto. La congiura del silenzio
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 61
depuis 1945, la plupart des partis et mouvements d’extrême droite ont été par
essence révisionnistes: ils ont nié ou déformé la réalité de la collaboration
avec les nazis, ou encore ils ont nié, très tôt, l’existence du génocide des juifs,
tragédie inassimilable et obstacle majeur, au moins jusque dans les années
1980, à la crédibilité de ces mouvements. C’est même la caractéristique des
“vaincus de l’Histoire” que d’être révisionnistes, voire négationnistes, car,
pour survivre politiquement, tous se sont trouvés dans l’obligation de réécrire
une histoire qui ne leur serait pas défavorable et dans laquelle ils pourraient
encore continuer d’exister9.
sulla "soluzione finale", Firenze, Giuntina, 1983 (The Terrible Secret, London, W eidenfeld
and Nicolson, 1980).
7. Cfr. P.P. P o g g io , Nazismo e revisionismo storico, Rom a, M anifestolibri, 1997.
8. M . M e n eg a tti , La verità storica si fa avanti sullo sterminio dei 6.000.000 di ebrei, in
«Avanguardia», 1991, n. 1, p. 12.
9. “ Dopo il 1945, gran parte dei partiti e dei m ovimenti di estrem a destra sono stati es
senzialm ente revisionisti: hanno negato o deform ato la realtà relativa alla collaborazione con
il nazism o, o hanno ben presto negato il genocidio degli ebrei, tragedia inassim ilabile e m ag
giore ostacolo, alm eno fino agli anni ’80, alla loro credibilità. E quella di essere revisionisti,
e persino negazionisti, è la caratteristica dei ‘vinti della S toria’ che, per sopravvivere politi-
62 F r a n c e s c o G e r m in a r io
cam ente, sono costretti a riscrivere una storia che non sia loro sfavorevole e nella quale pos
sano continuare a esistere”; H. Rousso, La Seconde guerre mondiale dans la mémoire des
droites, in J.F. S ir in elli (sous la dir. de), Histoire des droites en France, v. 2, Cultures, G alli
mard, Paris, 1992, p. 555.
10. L a lista delle accuse, com e si vedrà m eglio, non è m olto variegata, fondandosi so
prattutto su un solo argomento. Per rim anere alm eno all’Italia, a puro titolo d ’es., cfr. le as
surde accuse e i toni - tipici di certa pubblicistica neonazista - con cui inveisce contro Pierre
Vidal-Naquet, Florent Brayard, Deborah L ipstadt e altri storici, C. M attogno in Olocausto:
dilettanti allo sbaraglio, cit.; nonché il livore del negazionista di estrem a sinistra C. Saletta,
contro G.L. M osse, il cui volume. Il razzismo in Europa dalle origini all'Olocausto, Roma-
Bari, Laterza, 1980 (Toward thè final Solution. A History o f European Racisme, New York,
Howard Fertig 1978), a suo avviso “di livello m odestam ente dilettantistico”, ha ottenuto due
edizioni (in realtà tre). Così in La repressione legale del revisionismo olocaustico e l ’emer
gere di una questione ebraica, in II caso Faurisson e il revisionismo olocaustico, Genova,
G raphos, 1998, p. 43, n. 11.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 63
11. M. B a r d èc h e , Nuremberg ou la Terre promise , Paris, Les Sept Coulerus, 1948; Id.,
Nuremberg u ou les Faux Monnayeurs, Paris, Les Sept Couleurs, 1950. Per altri volum i usci
ti negli anni im m ediatam ente successivi la fine della Seconda G uerra m ondiale, cfr. la bi
bliografia citata in F. B ray ard , Comment l ’idée vini à M. Rassinier. Naissance du révisionni-
sme, Paris, Fayard, 1996. Una bibliografia negazionista significativa, vedila anche nel testo
anonim o Bibliografia revisionista in «L’Uom o libero», 1996 (xvn), n. 41, pp. 87-116.
12. Su Rassinier, cfr. F. B rayard , Comment l ’idée vint à M. Rassinier..., cit.; la voce ad
nomen in J.-Y. C a m u s et R. M o n za t , Les droites nationales et radicales en France, Lyon,
Presses U niversitaires de Lyon, 1992, pp. 94-95.
64 F r a n c e s c o G e r m in a r io
13. P er una storia dell’estrem a destra francese del secondo dopoguerra, cfr., per tutti, P.
M il za ,Fascisme français. Passé et présent, n. éd., Paris, Flam m arion, 1987, pp. 276-444; A .
C h e b e l d ’A ppo l lo n ia , L'extrême droite en France de Maurras à Le Pen, Bruxelles, Edition
Com plexe, 1988, pp. 274-363 e le bibliografie cit. in am bedue i volumi.
14. Sulla storia del m s i , cfr., per tutti, P. I g n a z i , Il Polo escluso. Profilo del Movimento
Sociale Italiano, Bologna, Il M ulino, 1998, (19891).
15. Ivi, p. 421.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 65
Dietro quella “verità” [lo sterminio degli ebrei] nascosta da quella “verità”, ce
n’è un’altra, che affiora sconvolgente e atroce: la verità sui crimini dei vincito
ri [...]. I crimini dei vinti (e ne sono stati commessi, così come se ne commet
16. Cfr. quanto scrivono in uno dei testi di storia più diffusi in area neofascista, P. R au ti
e R . S e r m o n t i , Storia del fascismo, v. 6, Il grande conflitto, Roma, c e n , 1978, pp. 367-368.
Per un approfondim ento di tutti questi aspetti della pubblicistica neofascista italiana, cfr. F.
G er m in a r io , L ’altra memoria. L ’Estrema destra. Salò e la Resistenza, Torino, Bollati Borin-
ghieri, 1999, pp. 58-73.
17. E. d e B o c c a r d , Donne e mitra, Rom a, L’A m ia, 1950, ma cit. dalla n. ed., Le donne
non ci vogliono più bene, a cura di G. d e T u r r is , Andria, S veva, 1995, pp. 110-111.
66 F r a n c e s c o G e r m in a r io
Quanto alla Shoah, fermo restando che il fascismo non aveva mai pra
ticato, né progettato ipotesi di sterminio degli ebrei, limitandosi ad un an
tisemitismo nel complesso politicamente tollerante, Pisano, per un verso,
riconosceva che lo sterminio degli ebrei si era effettivamente verificato;
per l’altro, riduceva la Shoah ad evento sostanzialmente secondario o co
munque quantitativamente non differente rispetto agli altri stermini, di na
tura razziale o politica, che avevano caratterizzato la Seconda Guerra
mondiale. Per il senatore neofascista la legislazione antisemita del regime
fascista muoveva dal presupposto che per il regime gli ebrei “nemici era
no, e da nemici furono trattati”; quanto allo sterminio degli ebrei, era ne
cessario riconoscere che “gli assassini non sono stati tutti da una parte e le
vittime tutte dall’altra”; “non sono gli ebrei gli unici a potere alzare il ves
sillo del martirio” 19. In conclusione, lo sterminio degli ebrei si era effetti
vamente verificato; ma non era stato, questo, l’unico sterminio verificato
si nel corso della Seconda Guerra mondiale, tanto meno erano stati solo i
tedeschi a organizzare le operazioni di sterminio. Pisano recepiva così le
sollecitazioni provenienti dall’area neofascista di assolvere il regime da
qualsiasi accusa di complicità nello sterminio degli ebrei, negando la spe
cificità storica della Shoah.
Anche quando, attraverso la mediazione culturale di un intellettuale
come Evola, uno dei teorici dell’antisemitismo fascista degli anni Trenta,
al di fuori del M ovimento Sociale venne costituendosi un’area militante
(Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale ecc.) che aveva spostato il pro
prio punto di riferimento dal fascismo al “modello di Ordine guerriero e
religioso incarnato dalle ss tedesche”, la diffusione delle istanze negazio
niste e di banalizzazione dello sterminio degli ebrei non fu mai particolar
mente significativa, né riuscì a tradursi in interesse per la pubblicistica ne
gazionista già sviluppata all’estero. La prova più evidente di questo ini
ziale disinteresse del neofascismo italiano per il negazionismo è che, seb
bene M aurice Bardèche godesse di ampia popolarità nelle file del neofa
scismo italiano e, assieme a Evola, fosse considerato il militante di mag
gior spessore intellettuale, i sui saggi contro il processo di Norimberga
non furono mai tradotti in italiano.
18. G. P isa n ò , I crimini dei vincitori, «Storia del x x secolo», (n), 1995, n. 1, p. 6.
19. Id., Mussolini e gli ebrei, M ilano, fp e, 1967, rispettivam ente, p. 168, p. 129. M a cfr.
quanto scrive anche in Storia della guerra civile in Italia 1943-1945, M ilano, fp e , 1965, v. li,
pp. 1363 sgg.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 67
i tedeschi impegnati in una guerra che assumeva sempre più un ritmo esaspe
rato, immersi in una crisi durissima che investiva tutti i campi economici [...],
avrebbero dovuto impiegare - distraendoli dagli scopi immediati della guerra -
una enorme quantità di mezzi per trasportare milioni di esseri umani da un
capo all’altro dell’Europa21.
Quello della non funzionalità dello sterminio degli ebrei rispetto alle
necessità economico-militari del regime nazista in guerra costituiva uno
degli argomenti fondamentali del negazionismo vecchio e nuovo: a un na
zismo in guerra sarebbe convenuto sfruttare la forza-lavoro di milioni di
ebrei internati e deportati, piuttosto che sterminarli col gas; d ’altro canto,
la macchina bellica nazista, oberata dalle necessità di una guerra combat
tuta su più fronti, non poteva destinare risorse per deportare milioni di uo
mini da un capo all’altro dell’Europa.
In questa lettura del nazismo emergeva però l’aporia in cui sarebbe in
corsa la pubblicistica negazionista, compresa quella di estrema sinistra: la
necessità di negare lo sterminio degli ebrei costringeva il negazionismo al
paradosso di ricorrere a un’immagine impoverita e depoliticizzata del re
gime nazista, nel senso che proprio al regime che più di tutti si era spinto
sulla via della subordinazione dell’economia alla politica, rovesciando la
logica dei rapporti mercantili tipici della società borghese-liberale, s’in
tendeva riconoscere il rispetto dei principi del rigido economicismo di
ispirazione liberal-capitalistica. La conseguenza era che ciò che si affer
mava in sede di militanza politica - ossia, l’essere stato il nazismo un re
gime totalitario estraneo alla logica economicistica tipica della società
borghese liberale -, il negazionismo neonazista era costretto ad accanto
narlo in sede di “storiografia”, prestando al regime nazista la logica tipica
20. Gruppo di a r , Padova, 1963. M a per le pp. negazioniste, cit. dalla ristam pa, a cura di
A. M onti, in «Avanguardia», cit., pp. 19-22.
21. Ivi, pp. 19-20.
68 F r a n c e s c o G e r m in a r io
2.4. Una nuova e non meno effimera stagione d’interesse per il nega
zionismo si verificò alla fine degli anni Settanta - dunque, più di un de
cennio dopo la pubblicazione dei due saggi di Rassinier - quando, nel giro
di pochi mesi, comparirono il saggio di Richard Harwood (pseud. di R.
Verrai), Auschwitz o della soluzione finale. Storia di una leggenda e la
Lettera al Papa sulla truffa di Auschwitz scritta dal criminale di guerra ed
ex-generale delle Waffen-ss, nonché leader riconosciuto del neonazismo
europeo, Léon Degrelle23. Ambedue i saggi possono essere considerati
veri e propri “classici” della letteratura negazionista prima dell’esplosione
del caso Faurisson.
gli internati [...] ricevettero negli anni 1943 e 1944 una razione quotidiana di
non meno di 2.750 calorie, il doppio di quanto riceveva il cittadino medio te
desco dopo la guerra nella Germania occupata30.
36. Ivi, p. 8.
37. Ibidem.
38 . E. N o lte , Nazionalsocialismo e bolscevismo. La guerra civile europea 1917-1945,
Firenze, Sansoni, 1 9 8 8 (ed. or., Der europäische Bürgerkrieg 1917-1945. Nationalsozialis
mus und Bolschewismus, Frankfurt/M ain-Berlin, Propyläen Verlag, 1 9 8 7 ), pp. 2 5 2 - 2 5 3 .
3 9 . R. H a r w o o d , Auschwitz o della soluzione finale..., c it., p. 6.
72 F r a n c e s c o G e r m i n a r io
“leggenda” dei 6.000.000 di morti era stata costruita per reprimere qualsiasi
forma di patriottismo e di nazionalismo per cui fintanto che durerà questa leg
genda, tutti i popoli ne resteranno schiavi. La necessità della tolleranza inter
nazionale e della reciproca comprensione ci verrà inculcata d a ll’oNU, fino a
quando la stessa nazionalità, unica garanzia della libertà e dell’indipendenza,
sarà scomparsa. L’accusa di sterminio dei Sei Milioni viene dunque usata non
solamente per distruggere il principio di nazionalità e l’orgoglio nazionale, ma
minaccia anche la sopravvivenza della razza medesima42.
3.1. A farsi portavoce, agli inizi degli anni Ottanta, delle istanze nega
zioniste furono un militante dell’estremismo bordighista, Cesare Saletta, e
un altro di provenienza situazionista, Andrea Chersi.
I primi interventi di Saletta furono dedicati all’analisi delle posizioni
di Rassinier, all’opera del quale il bordighista italiano dedicò due saggi
pubblicati su un periodico dell’area45. Alcuni mesi dopo fu Chersi a tra-
azione combinata di fattori i quali, stante il caos in cui la Germania andò spro
fondando nell’ultimo anno di guerra, sempre più si sottraevano ad ogni possi
bilità di controllo e sempre meno rispondevano agli interventi originari, co
munque infami, di chi quell’universo concentrazionario aveva messo in piedi,
e mettendo in piedi il quale un ruolo, e primario, non poteva non averlo attri
buito, questo va da sé, al terrore53.
l’altro, non si era storicamente realizzato perché in contrasto con una sup
posta visione storico-m aterialista... della morte. Al di là delle questioni
inerenti il numero di ebrei sterminati e il modo, più o meno “materialisti
co”, in cui lo erano stati, negazionismo neonazista e negazionismo bordi
ghista rivelavano una convergenza nella valutazione del nazismo: se il ne
gazionismo di destra era stato costretto a un giudizio aporético, associan
do il nazismo ad una logica liberale che ne snaturava la dimensione totali
taria, nel negazionismo di sinistra la critica dell’antifascismo smarriva
ugualmente la capacità di individuare la specificità del totalitarismo nazi
sta e le differenze fra quest’ultimo e la società borghese liberaldemocratica.
3.2. Del resto, che queste ultime fossero posizioni insostenibili storica
mente, prima che politicamente, era confermato dal fatto che si appoggia
vano al sistema teorico elaborato in precedenza dal negazionismo neona
zista. Infatti, le fonti da cui Saletta traeva siffatte conclusioni non erano il
risultato di autonome ricerche storiche sul nazismo e l’universo concen-
trazionario - essendo, egli, per sua stessa ammissione, “un semplice letto
re” degli studi sulla Seconda Guerra mondiale -, bensì una modesta e piat
ta rimasticatura di quanto sostenuto in precedenza dai negazionisti man
cando quasi del tutto i riferimenti alla storiografia, naturalmente respinta
come “ufficiale” o “sterminazionista”. La teoria del caos politico-ammini-
strativo prodotto dai bombardamenti alleati quale causa dell’alta percen
tuale di morti fra gli internati costituiva, ad esempio, la riproposizione di
quanto sostenuto in precedenza dai vari Harwood-Verrai e Degrelle. Fer
me restando, poi, le divergenze d ’opinione sulle cifre dei massacrati, Sa
letta faceva propria anche l’accusa del neonazismo, ad esempio di Degrel
le, sulla totale inattendibilità dei testimoni. L’unica differenza sostanziale,
ma non al punto da scavare un fossato incolmabile fra un negazionismo
che si richiamava a improbabili radici “di sinistra” di Saletta e quello neo
nazista, era l’ammissione dell’esistenza di un universo concentrazionario
che aveva “prodotto una montagna di cadaveri”55.
piena consapevolezza del fatto che lo sbriciolamento del suo mito di fondazio
ne [la Shoah] toglierebbe ad Israele la possibilità [...] di far pesare sul mondo
intero o poco meno il rimprovero di una corresponsabilità nel prodursi di una
tragedia la quale nei termini consacrati dalla vulgata olocaustica non ebbe luo
go mai61.
57. Sulla vicenda del negazionism o francese neofascista e di sinistra, cfr., per tutti, P.
Gli assassini della memoria, Roma, Editori Riuniti, 1993 (Les assassins de
V id a l - N a q u e t ,
la mémoire, Paris, La Découverte, 1987).
58. A. B o r d ig a , Vae victis, Germania, «Il Program m a com unista», 1960, n. 11, ristam
pato dal Gruppo della Sinistra Com unista, Torino, 1970.
59. Cfr. [C. S aletta ], Sionismo e Medio Oriente. Israele, il sionismo, gli ebrei. Conside
razioni sulla questione palestinese, M ilano, Gruppo Com unista Internazionalista Autonomo,
1984, p. 5.
60. Prefazione a Per il revisionismo storico..., cit., p. 13.
61. Ibidem.
78 F r a n c e s c o G e r m in a r io
62. Su questo eccentrico modo d ’intendere il marxismo, cfr. quanto scrive in Un recher-
cheur salarié contro il revisionismo di sinistra, in II caso Faurisson e il revisionismo olocau
stico, G enova, Graphos, 1997, p. 59.
63. Indicativa, ad es., l’intervista rilasciata da Corrado Basile, responsabile delle Edizio
ni Graphos, ad A . C u c c h i , A colloquio con le Edizioni Graphos, uscita nel mensile della de
stra radicale «Orion», 1994, agosto, n. 119, pp. 40-41.
64. Cfr. ad es., C. M a tto gn o , Rassinier, il revisionismo olocaustico e il loro critico
Florent Brayard, G enova, Graphos, 1996 (si tratta del capitolo di un altro saggio di C.
M atto g n o , Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, Padova, a r , 1996); I d ., Da Cappuccetto ros
so... ad Auschwitz, Genova, Graphos, 1998; A .R . B u t z , Contesto storico e prospettive d ’in
sieme nella controversia dell’“Olocausto", cit.
65. Cosi, a puro titolo d ’esem pio, nella Prefazione alla nuova ed. di P. R a s sin ie r , La
menzogna di Ulisse, Genova, Graphos, 1996, p. 11.
66. La repressione legale del revisionismo olocaustico..., cit., pp. 13-48.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 7 9
4.1. Almeno fino alla prima metà degli anni Ottanta la destra radicale
italiana confermò il tradizionale atteggiamento di disinteresse per il tema
del negazionismo. Sia le sparute traduzioni di scritti di negazionisti stra
nieri che le pubblicazioni filofaurissoniane di provenienza bordighista
non ebbero alcuna ricaduta d ’interesse sull’ambiente, né riuscirono a su
scitare un interesse di studi in proposito.
Mentre il disinteresse dei decenni precedenti trova la sua causa nel
forte richiamo agli aspetti sociali del fascismo, quello del primo quin
quennio degli anni Ottanta è da collegare alla formazione di una nuova
destra che, sulla scia del dibattito suscitato in Francia dal g r e c e e dalle
posizioni del politologo Alain de Benoist69, premeva per un abbandono
del nostalgismo che aveva contraddistinto la cultura del neofascismo ita
liano. Decisi a rifondare il bagaglio politico-culturale dell’area, i giovani
intellettuali della destra italiana rivendicavano di essere sostanzialmente
immuni dall’antisemitismo della tradizione culturale fascista, nonché del
tutto estranei, per formazione mentale, alle questioni del negazionismo70.
È significativo che mentre in Francia le famigerate posizioni negazio
niste di Faurisson avessero provocato un’ampia eco, con le prese di posi
6 7 . Cfr. quanto scrive in Ivi, pp. 3 0 -3 1 . M a cfr. anche quanto aveva scritto in Per il revi
sionismo storico contro Vidal-Naquet, cit., p. 6 0 ; [C. S a letta ], Sionismo e Medio Oriente.
Israele, il sionismo, gli ebrei. Considerazioni sulla questione palestinese, M ilano, Gruppo
Com unista Internazionalista Autonomo, 1 9 84.
68. Cfr., ad es., quanto scrive sulle origini deH’antisem itism o in La repressione legale
del revisionismo olocaustico..., cit., pp. 32-34.
69. Cfr., per tutti, P.-A. T a g u ie ff , Sur la Nouvelle Droite. Jalons d ’una analyse critique,
Paris, De Noel et eie, 1994; F. G er m in a r io , Tra tradizione e innovazione. Note in margine ad
alcuni aspetti del pensiero politico di Alain de Benoist, «Il Presente e la storia», 1996, n. 50,
pp. 67-83.
70. Cfr. quanto scrive in proposito C. S aletta , Per il revisionismo storico..., cit., p. 10.
80 F r a n c e s c o G e r m in a r io
71. P. V id a l - N a q u e t , Tesi sul revisionismo, in I d ., Gli assassini della memoria , cit., pp.
77-96.
72. T. C h r isto ph er sen , La fandonia di Auschwitz, Parma, La Sfinge, 1984. La pubblica
zione del saggio era stata data per im m inente dalla casa editrice Le Rune già nel 1978 (cfr.,
R. H a r w o o d , Auschwitz o della soluzione finale, cit., p. 3 di copertina), m a non risulta una
trad. it. precedente a quella cit.
73. Ivi, p. 7-12.
74. Ivi, pp. 20-21.
75. Ivi, p. 21.
76. Ivi, p. 25.
77. Cfr., ad es., quanto scrive in II problema delle camere a gas, e in “Il problema delle
camere a gas" o la “diceria di Auschwitz", entram bi in II caso Faurisson e il revisionismo
olocaustico, cit., rispettivam ente, p. 75, p. 89. M a per altri richiami, cfr. S. T h io n , Vérité
historique ou vérité politique?, Paris, La Vieille Taupe, 1980.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 81
della storia della destra radicale italiana, nel senso che chiudeva un qua
rantennale disinteresse per il negazionismo, per aprire una seconda fase
contrassegnata da una piccola esplosione d ’interesse. Tramontava il nega
zionismo politicizzato dei vari Harwood-Verrai, Rassinier, Christopher-
sen, per iniziare quello i cui appelli alla “neutralità” e alla “scientificità”
dello studio dello sterminio degli ebrei funzionavano da necessari prelimi
nari all’opera di assassinio della memoria.
I due brevi saggi su Auschwitz, quello sulla Risiera di San Sabba, non
ché quello sulle confessioni di Hòss e i numerosi saggi successivi85 ripro
ducevano la tecnica negazionista consolidata fin dai saggi di Bardèche e
Harwood di respingere come “menzogne più spudorate”, “false [e] testi-
monianzfe] farneticanti]”86, oppure “essenzialmente un’accozzaglia di
falsificazioni e contraddizioni”87, le ricostruzioni dei deportati, per dedur
ne l’impossibilità delle gasazioni e delle cremazioni.
Del tutto diverso, invece, il saggio sul Mito dello sterminio ebraico,
che, oltre a costituire una pressoché completa rassegna della precedente
pubblicistica neonazista, era anche un’abile sintesi di tutto l’universo ar
gomentativo passato e recente del negazionismo. Ad avviso di Mattogno,
l’inesistenza di un solo documento scritto che ordinava lo sterminio degli
ebrei rivelava come si fosse verificata una “enorme sproporzione [...] tra
un’accusa così grave e la fragilità delle prove addotte al sostegno di
essa”88. Quanto al processo di Norimberga, era completamente privo di
attendibilità storico-politica, prima che giuridica, perché in quella sede
“gli inquisitori [...] elaborarono [...] quel metodo esegetico aberrante che
consente di far dire a qualsiasi documento ciò che si vuole”89. Col concet
to di “soluzione finale”, infine, i documenti nazisti intendevano l’emigra
zione forzata degli ebrei europei nel M adagascar90. Sebbene riconoscesse
che il negazionismo avesse fino ad allora prodotto una “vasta letteratura
[...] di valore disparato [che] [...] va dalla divulgazione superficiale spesso
inesatta [...] alla ricerca scientifica metodica e approfondita”91, va da sé
che tutta la storiografia sull’universo concentrazionario era una gigantesca
falsificazione sapientemente costruita da “storici di regime”92. La conclu-
H eek el in g e , Sludi sul Talmud, Parma, Edizioni all’insegna del Veltro, 1992, una raccolta di
scritti pubblicati su riviste naziste degli anni Trenta.
85. C. M atto g n o , Auschwitz: Le "Confessioni" di Hòss, Parm a, La Sfinge, 1987; si de
vono sem pre a M attogno anche numerosi altri scritti, fra i quali cfr. almeno, Wellers e i "ga
sati" di Auschwitz, Parma, La Sfinge, 1987; Come si falsifica la storia, Parm a, La Sfinge,
1988; Auschwitz: la prima gasazione, Padova, a r , 1992; Auschwitz: fine di una leggenda,
Padova, a r , 1994; Intervista sull "Olocausto", Padova, a r , s.d. (presum ibilmente 1995).
86. A mbedue le citazioni rispettivam ente in Auschwitz: due false testimonianze, cit., p.
8; Auschwitz: un caso di plagio, cit., p. 8. in quest’ultim o caso il riferim ento è alla testim o
nianza di M iklòs Nyiszli, un m edico ebreo ungherese internato ad Auschwitz. A lla testim o
nianza di Nyiszli, M attogno avrebbe poi dedicato un altro opuscolo, “Medico ad Ausch
witz": anatomia di un falso, Parma, la Sfinge, 1988, in cui pretendeva di dim ostrare che
Nyiszli “non [...] ha mai messo piede [a Birkenau]” (p. 12).
87. C. M atto g n o , Auschwitz: le “Confessioni" di Hoss, cit., p. 6.
8 8 . C. M atto g n o , Il mito dello sterminio ebraico..., cit., p . 3. Ma cfr. anche quanto scri
ve in Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, cit., p . 119.
89. Ivi, p. 25.
90. Ivi, p. 24.
91. Ivi, p. 50.
92. Cfr., a puro titolo d ’esem pio, Ivi, p. 25, p. 39.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 83
sione era che i gerarchi nazisti processati con l ’accusa di essere criminali
di guerra erano solo “cosiddetti”, mentre l’ipotesi dello sterminio era da
considerarsi certamente “ridicola”93, ossia “presunt[a]”94 non essendo al
tro la Endlòsung che “un piano di reinsediamento” degli ebrei europei95.
L’approccio di Mattogno, sviluppato con notevole coerenza tematica
anche nei successivi opuscoli e nelle numerose collaborazioni giornalisti
che sulle riviste neofasciste e del radicalismo di destra96, era la riproposi
zione della strategia inaugurata negli anni precedenti da Faurisson: la con
statazione che alcune testimonianze dei sopravvissuti erano contradditto
rie o incomplete implicava l’utilizzo di queste quale prova dell’inesisten
za medesima della macchina di sterminio.
Completamente debitrice da Faurisson era anche la tecnica dell’attac
co alla ricerca storiografica utilizzando un lungo elenco di accuse virulen
te e di diffamazioni. Da parte sua, il negazionista italiano si differenziava
con un giudizio che rivelava quanto meno una completa estraneità al m e
todo dell’indagine storiografica: il fatto che in campo storiografico - quel
lo degli “storici di corte”, ossia della “storiografia di parte demo-giudai-
co-marxista”, come avrebbe rilevato, senza autocensure, un altro esponen
te del negazionismo italiano97 - si fosse sviluppato un ricco dibattito fra le.
diverse interpretazioni della Shoah era la testimonianza più evidente sia
dell’inesistenza della macchina di sterminio sia del conseguente deciso
fallimento della storiografia
liquidazione del loro [degli ebrei] ruolo politico, economico e sociale median
te la “spiegazione” della questione ebraica agli altri popoli, i quali conseguen
temente - pensava Hitler - avrebbero adottato nei loro confronti misure restrit
tive come quelle che già da pochi anni erano state adottate in Germania110.
107. C. M atto g n o , La soluzione finale. Problemi e polemiche, cit., p. 193. M a cfr. anche
quanto scrive sulla testim onianza di Primo Levi, in ivi, p. 202, n. 2.
108. Ivi, p. 174.
109. Per alcuni esempi di banalizzazione, cfr. F. G e r m in a r io , Immaginario cospirazioni-
sta..., cit., pp. 129-130.
110. C. M attog n o , La soluzione finale. Problemi e polemiche, cit., pp. 111-112.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 87
111. “Supponiamo che un ufficiale delle ss, la cui fam iglia fosse stata sterm inata nel
bom bardam ento terroristico di Dresda o di un’altra città tedesca, fosse convinto, a torto o a
ragione, ed io ritengo a ragione, che i sionisti fossero i principali responsabili della guerra, e
supponiamo che fosse a guardia di un lager o avesse sotto la custodia un gruppo di ebrei. È
possibile, anzi, è probabile, che qualcuno abbia ceduto all’im pulso di vendicarsi contro i ne
mici e i suoi fam igliari che aveva a sua disposizione, m assacrando donne e bam bini” . Così F.
D e a n a , Lettera aperta al signor Marcello Veneziani, «Orion», 1991, n. 82, p. 48 (poi ristam
pata in «Avanguardia», 1991, n. 72, p. 33). Deana è coautore, insieme a M attogno, di un sag
gio negazionista sui forni crematori di A uschwitz-Birkenau pubblicato in Germania, in Die
Krematoriumsofen von Auschwitz-Birkenau, Tiibingen, Grber Verlag, 1994, pp. 281-320, poi
tradotto anche in olandese (traggo le notizie da C. M a t t o g n o , Intervista sull’Olocausto, cit.,
p. 20, n. 30; Id ., Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, cit., p. 310).
112. Cfr. P. V i d a l - N a q u e t , Gli assassini della memoria, cit., p. ix.
113. Ivi, p. x.
114. C. M a t t o g n o , La soluzione finale..., cit., p. 171, n. 4.
115. Ivi, p. 191, n. 1.
88 F r a n c e s c o G e r m i n a r io
1. N. G a llera n o (a cura di), L ’uso pubblico della storia, Milano, Franco Angeli, 1995. La
definizione è di J. H aberm a s , L ’uso pubblico della storia, in Germania: un passato che non
passa. I crimini nazisti e l ’identità tedesca, Torino, Einaudi, 1987, pp. 98-109.
2. Alm eno sul secondo, cfr., sia pure in chiave di ironica ricostruzione giornalistica, G.
P a n sa , I bugiardi, Roma, Edizioni “L’U nità”, R om a 1994, v. i, pp. 76-82 (M ilano, Sperling e
Kupfer, 1992').
3. Cfr. i testi delle due interviste, in J. J a c o b el l i (a cura di), Il fascismo e gli storici,
Rom a-Bari, Laterza, 1988, pp. 3-11.
4. Il dibattito storiografico sulle tesi di Renzo De Felice è, com ’è noto, m olto vasto. A
titolo puram ente indicativo, cfr. N. T r a n fa g lia (a cura di). Fascismo e capitalismo, M ilano,
Feltrinelli, 1976; Un monumento al Duce?, Firenze, Guaraldi, 1976; Storiografia e fascismo,
M ilano, Franco Angeli, 1985; Id., Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo, Roma-
Bari, Laterza, 1996.
92 F r a n c e s c o G e r m in a r io
5. Germania: un passato che non passa..., cit.; ma da ultim o cfr. anche E. V itale , Nolte
e il Novecento. Il comuniSmo come male assoluto, «Teoria politica», 1997, n. 1, pp. 69-81 e
la bibliografia ivi citata.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 93
lizzato” Vichy dopo il 19446. Da qui traspare che, proprio le nazioni che
hanno visto la vittoria dei fascismi o, appunto, una forte cultura di destra,
presentano evidenti difficoltà nel fare i conti col proprio passato. Il Nove
cento si è chiuso; ma i conti con i nodi più intricati del passato storico, in
particolare col fascismo, sono ancora lontani dall’essere stati risolti: visto
da sinistra, il fascismo rimane pur sempre un periodo incuneatosi prepo
tentemente in una storia d ’Europa che dall’Ottantanove in poi, pareva
muoversi in direzione di uno sviluppo della democrazia e dell’egualitari
smo; visto da destra, rimane pur sempre il fatto storico che il fascismo ha
fatto parte, a tutti gli effetti, del bagaglio teorico-politico della destra, al
meno di quella continentale.
[g]li italiani sono brava gente. Lo erano anche negli anni Venti e dintorni.
Ecco perché non ostacolarono, anzi favorirono l’ascesa di Mussolini, un ra
gazzo che ci sapeva fare, voleva ripristinare un po’ d’ordine nel paese scosso
dagli scioperi, dalla rabbia dei reduci della grande guerra, i quali, tornati dal
fronte, avevano scoperto di essere rimasti disoccupati. Il nostro era un paese
senza guida, ingovernabile, in miseria, senza prospettive. In quel marasma
Benito seppe muoversi con notevole abilità, mettendo d’accordo la piccola
borghesia con i proprietari terrieri, gli operai con i contadini9.
6. H. Rousso, Le syndrome de Vichy de 1944 à nos jours, Paris, Seuil, 1990, (19871); E.
C o n a n , H. Rousso, Vichy, un passé qui ne passe pas, Paris, G allim ard 1996 (Paris, Fayard,
1994').
7 . La definizione è di M. R e v e l l i , La storia d ’Italia riscritta dalla destra, in «Teoria po
litica», 1 9 9 7 , n. 1, p . 6.
8. Su questo, v. F. G er m in a r io , Gas und “zivilisatoricher Kolonialismus". Ein historisch
aufßreiche Debatte in sommerlichen Italien, «1999. Zeitschrift für Sozialgeschichte des 20.
und 21. Jahrunderts», 1996, n. 2, pp. 97-109.
9. F. C o l o m b o , V. F eltri , Fascismo/antifascismo, M ilano, Rizzoli, 1994, p. 65.
94 F r a n c e s c o G e r m in a r io
10. Cfr. D. B id u ssa , 11 mito del bravo italiano, Milano, Il Saggiatore, 1994.
11. L. P a s se r in i , Mussolini immaginario, Bari-Roma, Laterza, 1991, pp. 87 sgg.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 95
12. Fra i tanti, cfr., sia pure con approcci diversi, ma indicativi per com prendere alcune
linee di tendenza del “revisionism o italiano” , R. G obbi, Il mito della Resistenza, M ilano,
Rizzoli, 1992 (per il m odo entusiastico con cui, nell’estrem a destra, è stata accettata questa
interpretazione della Resistenza cfr. la recensione, G. d e T urris, Quella magica formula del
l ’antifascismo, «Pagine libere», nov.-dic. 1992. m a cit. da I d ., Politicamente scorretto, M ila
no, Terziaria, 1996, pp. 233-241); E. G alli D ella L oggia, La morte della patria. La crisi
dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 1996.
Per una critica a questi atteggiam enti storiografici, G. D e luna, M. R evelli, Fascismo anti
fascismo. Le idee, le identità, Firenze, la Nuova Italia, 1995; N. T ranfaglia, Un passato sco
modo..., cit.
13. A titolo di puro es„ cfr. quanto scrive il direttore del «Secolo d ’Italia», G. M a l g i e r i ,
Rieccoli i sovversivi, «Secolo d ’Italia», 12 aprile 1994, m a cit. da I d ., La Destra possibile.
Orizzonti e prospettive di Alleanza Nazionale, Rom a, Editoriale Pantheon, 1995, pp. 86-88.
96 F r a n c e s c o G e r m in a r io
14. Un esem pio am bizioso, ancorché connotato da forzature interpretative, è la n. ed. ac
cresciuta e aggiornata dell’opera di M. V en e zia n i , La rivoluzione conservatrice in Italia. Ge
nesi e sviluppo della “ideologia italiana" fino ai nostri giorni, C am ago, Sugarco, 1994, in
particolare il cap. xu, La nuova rivoluzione conservatrice, dove la vittoria elettorale del 27
marzo 1994 è presentata com e la vittoria di una “nuova destra” , rivoluzionario-conservatrice
e cattolico-sociale (pp. 295 sgg.).
15. M. T a r c h i, Esuli in patria. I neofascisti nell’Italia repubblicana, Parm a, Guanda,
1995. Per una critica ai limiti di quest’approccio politologico, cfr. F. G e r m in a r io , Esuli in
patria? Qualche osservazione sulla recente saggistica sulla destra italiana, «Teoria politi
ca», 1995, n. 3, pp. 137-145.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 97
16. Cfr. per tutti, il succoso capitolo introduttivo, significativam ente intitolato La mo
dernità totalitaria, alla n. ed. di E. G e n t ile , Le origini dell’ideologia fascista (1918-1925),
Bologna, il M ulino, 1996, pp. 3-49.
17. Cfr. L.E. L ongo (a cura di), usi. Antologia per un'atmosfera, M ilano, Edizioni del-
l’Uom o libero, 1995, e la più recente produzione editoriale delle Edizioni del Settimo Sigil
lo, nella quale abbondano le pubblicazioni o le ristam pe di saggi mem orialistici sulla rsi
(cfr., a titolo di puro es., U. F ranzolin, I vinti di Salò, Rom a, Settim o Sigillo, 1995). D a ulti
mo, cfr. anche S. B ozza, Decima! Gli ennepi si raccontano, M ilano, Greco e Greco Editori,
1997, nonché i fascicoli di «Storia del xx secolo», un m ensile interam ente dedicato alle vi
cende della rsi. P er alcuni significativi antecedenti, G. P isanò, Storia della guerra civile in
italia 1943-1945, M ilano, fp e, 1965; P. R omualdi, Fascismo repubblicano, C am ago, Sugar-
co, 1992. Naturalm ente, il dibattito storiografico sul concetto di “guerra civile” è stato utiliz
zato dalla cultura di estrem a destra per rilanciare la nota tesi sulla guerra civile scatenata e
im posta dal pci (cfr. C. M azzantini, / Balilla andarono a Salò. L ’armata degli adolescenti
che pagò il conto alla storia, Venezia, M arsilio, 1995, p. 108, pp. 115 sgg.). Su tutti questi
aspetti della storiografia di estrem a destra, cfr. F. G erminario, L ’altra memoria. L ’Estrema
destra. Salò e la Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1999.
18. Carlo M azzantini, propone, ad es., una curiosa (m a niente affatto inconsueta nel
l’am bito della cultura di destra) lettura defascistizzata della r s i : “Quella di avere appiattito
tutta la r s i , tutte le sue diverse com ponenti, la sua vera anima, sull’etichetta ‘fascista’ è stata
una delle più riuscite operazioni di falsificazione storica attuate dall’antifascismo” (ivi, p. 83).
98 F r a n c e s c o G e r m i n a r io
l’onore politico e delle armi - un onore non concesso nel 1945 - perché
ambedue gli schieramenti avevano combattuto in perfetta buona fede, il
soldato della x m a s e il partigiano, Borghese e Graziani, e Parri e Longo.
Questa cultura di estrema destra chiedeva quindi la legittimazione della
propria esistenza politica in quanto erede o proiezione storico-politica di
uno dei due fronti in cui nei venti mesi di guerra civile si era divisa la na
zione.
Accanto a quest’operazione di equiparazione, la cultura dell’estrema
destra - emblematica in tal senso è stata l’operazione editoriale del perio
dico «L’Italia settimanale», fondato da un intellettuale come Veneziani -
ha anche proceduto all’identificazione della Resistenza con la emergente
corruzione politica. La Resistenza è stata presentata come l’atto storico di
costituzione di una Repubblica che conteneva già in sé i cromosomi della
corruzione. In altri termini, non solo Borghese e Graziani erano equiparati
a Parri e Longo, ma da questi ultimi si era dipanato un rigido filo rosso
che arrivava fino a Craxi-Mario Chiesa. La Resistenza, insomma, era da
processare perché all’origine dei mali della nazione.
una visione della democrazia molto avanzata e punta più alta della legitti
mazione del movimento comunista21, è una ferita da richiudere, una vera
e propria anomalia della storia d ’Italia, perché la politica è da delegare
agli specialisti fattisi politici. Viceversa, la partecipazione delle masse alla
politica crea disordini, violenza, eccessi demagogici. Il pensiero unico e il
liberalismo leggono il Novecento come il secolo delle tragedie e dell’irra
zionalità perché le masse hanno partecipato alla politica, dando vita ai re
gimi illiberali e totalitari contrassegnati dal consenso diffuso (fascismo,
comuniSmo, nazismo). La conseguenza che ne traggono è che se la parte
cipazione delle masse alla politica ha prodotto i totalitarismi, l’unica solu
zione è quella di espropriarle della politica, reimpostando le condizioni
storiche per una visione neoelitaria della decisione politica.
Dietro questa insofferenza per la politica di massa s’intravede il noc
ciolo duro della tradizionale critica del pensiero conservatore (Burke) alla
rivoluzione francese, presentata come una deviazione dell’Europa conti
nentale dal liberalismo anglosassone: la Resistenza diviene l’ultimo tas
sello collocato all’interno di un panorama storico-politico di lunga durata
che, iniziato col 1789, ha scandito il primato di Rousseau su Locke, carat
terizzando una via continentale alla democrazia segnata dalla partecipa
zione attiva delle masse organizzate, piuttosto che dalla delega politica. In
questo senso, l’insofferenza per la democrazia uscita dalla Resistenza ri
vela che il progetto fondamentale del liberalismo di fine secolo consiste
nel far regredire i livelli di democrazia conseguiti nel secondo dopoguer
ra, ossia nel restituire il controllo della democrazia alle classi dirigenti.
C ’è anche un altro aspetto della critica liberale della Resistenza che in
teressa rilevare. In genere, la storiografia liberale ha costruito la delegitti
mazione della storiografia avversaria sull’accusa di non avere credibilità
scientifica perché ideologica22. Dove per “ideologia” è da intendersi il ri
chiamo all’analisi del fascismo sviluppata dall’antifascismo coevo al regi
me (Gobetti, Salvemini, Gramsci, Sturzo ecc.). Quest’accusa di ideologi
smo, associata all’insofferenza liberale per la Resistenza, tradisce la con
sueta propensione del pensiero liberale a pensare la società in maniera na
turalistica. Tutto ciò che è storicamente determinato è invece pensato na
turalisticamente, derubricando democrazia organizzata, comuniSmo e fa-
21. L a tesi dell’antifascism o com e veicolo di legittim azione del m ovim ento com unista
risulta uno degli aspetti in com une fra la cultura neoliberale (Furet ecc.) e revisionista e
quella di provenienza neofascista. Per il prim o settore cfr., da ultim o, il significativo carteg
gio intercorso fra F. F u re t, E. N o lte, x x secolo..., cit.; nonché F. F u re t, Il passato di un illu
sione. L ’idea comunista nel xx secolo, M ondadori, M ilano, 1995 (ed. or. 1995); G. M algieri,
La sinistra è nuda senza l ’antifascismo, «Secolo d ’Italia», 22 mag. 1994, ma cit. da Id., La
Destra possibile ..... cit., pp. 98-100.
22. E. G a l l i D e l l a L o g g ia , La morte della patria..., cit.
1 0 0 F r a n c e s c o G e r m in a r io
O r g a n iz z a z io n i, r iv is t e e c a s e e d it r ic i
dirigere il gruppo degli scissionisti e a fondare il nuovo partito, di cui fu eletto se
gretario, fu Pino Rauti, all’epoca deputato europeo e in precedenza deputato mis
sino per diverse legislature, nonché segretario missino per poco più di un anno,
dal 1990 al 1991.
Ex-ufficiale della r s i , compromesso agli inizi degli anni Cinquanta nelle inda
gini sui gruppi clandestini neofascisti, fondatore di Ordine Nuovo nel 1956, Rauti
è una delle figure più rappresentative del radicalismo di destra del dopoguerra. In
tellettuale di formazione evoliana, egli ha sempre goduto della reputazione di teo
rico, attestata da un’intensa attività giornalistica, dalla pubblicazione di numerose
opere, fra le quali una Storia del fascismo in sei volumi, scritta in collaborazione
con l’intellettuale di destra Rutilio Sermonti, e da rapporti personali e politici
stretti con i più importanti intellettuali del radicalismo di destra europeo, a comin
ciare da Julius Evola, col quale è stato in dimestichezza per decenni.
Nei suoi scritti storici e politici, Rauti ha costantemente presentato il fascismo
come un regime orientato più a sinistra che a destra, sottolineando l’anima anti
borghese e anticapitalistica della cultura fascista. In coerenza con questa lettura
storica, per decenni Rauti si era battuto nel m s i per uno sfondamento a sinistra, nel
tentativo di assorbire i consensi di queU’elettorato di sinistra deluso dai propri par
titi.
Nei documenti il m s - f t si definisce “nazionalrivoluzionario”. Tre soprattutto i
temi politici agitati dal m s - f t . Al primo punto figura la difesa dello Stato sociale,
in coerenza con una visione sociale e popolare della destra. Il m s - f t ha sviluppato
una campagna di raccolte di firme in difesa della sanità pubblica e delle pensioni,
sperando di intercettare la protesta di quei settori di elettorato (giovani disoccupa
ti, lavoratori precari, pensionati ecc.) delusi da entrambi gli schieramenti politici.
Il secondo tema concerne l’antiamericanismo e l’opposizione alla n a t o . Il m s -
f t chiede l’immediata uscita dell’Italia dalla n a t o , ispirandosi alle elaborazioni di
1 0 2 F r a n c e s c o G e r m in a r io
FRONTE NAZIONALE
La sigla Fronte Nazionale ricorre spesso nella storia del radicalismo di destra.
Così si chiamava, ad esempio, l’organizzazione fondata da Junio Valerio Borghese
negli anni Sessanta. E Fronte Nazionale era il nome dell’organizzazione fondata
da Freda negli anni Novanta e poi sciolta per ordine della magistratura. L’attuale
Fronte Nazionale è stato fondato nel 1997 da Adriano Tilgher - personaggio molto
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 103
noto del neofascismo negli anni Sessanta, quando militava in Avanguardia Nazio
nale -, in seguito a una scissione-espulsione dal m s - f t .
Si riunisce pubblicamente per la prima volta il 28 settembre 1997 al cinema
Capranica di Roma, alla presenza dell'eurodeputato lepenista Yvan Blot, racco
gliendo l’esperienza della rivista «La spina nel fianco», risalente al 1992, e del
sindacato degli studenti dell’università La Sapienza. Le ragioni del dissenso di
Tilgher e dei suoi nei confronti della linea di Rauti riguarderebbero 1) l’opposizio
ne al liberalismo selvaggio di Maastricht; 2) l’Italia fuori dalla n a t o , 3) la lotta al
dipietrismo, inteso come gestione poliziesca dello Stato; 4) il deciso no all’immi
grazione clandestina; 5) la tutela dell’identità nazionale (da intervista a A. Tilgher,
«L’Espresso», 17 die. 1998).
Se si eccettua Genova, il f n è presente soltanto al Centro-Sud, e in particolare
a Roma dove alle elezioni provinciali del 1998 ha ottenuto 25.000 voti, di cui
18.000 solo nella capitale, pari all’ 1,6%. Negli ultimi anni appare in declino e un
certo numero di militanti è transitato verso altre formazioni (Forza Nuova, spazio
occupato Porta Aperta a S. Giovanni, Associazione Culturale Raido).
Nonostante il nome, riprende solo in parte le tesi del Front National francese,
di cui peraltro non accetta la leadership, pur mantenendo dei rapporti.
Nel 1999, all’interno del f n si è compiuta la scissione della componente “na-
zional-comunitarista“ facente capo alla rivista «Rosso è Nero», su posizioni più
marcatamente sinistreggianti che si richiamano ai nazionalcomunisti russi e alle
teorie di J. Thiriart.
FORZA NUOVA
forte, f n può contare sugli introiti di varie attività imprenditoriali organizzate al
l’estero da Fiore e Morsello e, in particolare, sulla rete Meeting Point-Easy London.
Negli ultimi anni, f n ha stretto rapporti con gruppi di tutta Europa, dal Vlaama
Block belga al Fronte Ellenico, dal Partito della Grande Romania, al n p d tedesco,
dal f p ó di J. Haider a Fuerza Nueva in Spagna. Con il partito di Le Pen, invece, i
1 0 4 F r a n c e s c o G e r m in a r io
rapporti si sono guastati nell’estate 1999 dopo che i lepenisti erano entrati a far
parte del Gruppo misto del Parlamento europeo a fianco degli “abortisti” di Emma
Bonino.
Il programma di Forza Nuova è tipico delle organizzazioni del radicalismo di
destra: dalla lotta contro l’omosessualità e l’aborto a quella contro il Fondo Mone
tario Intemazionale a favore di uno Stato corporativo. Fondamentale è il tema del
la lotta contro l’immigrazione, in nome di una curiosa versione teologico-religiosa
del razzismo differenzialista secondo cui è necessario rispettare “il tradizionale in
segnamento della Chiesa per il quale Dio” come recita un opuscolo dell’organiz
zazione “ha dato a ogni popolo un territorio”. In alcune città del Nord militanti di
Forza Nuova hanno affiancato quelli leghisti nella raccolta delle firme per i refe
rendum contro la legge sull’immigrazione e si sono “gemellati” con le Guardie
Padane di Borghezio.
Secondo le dichiarazioni giornalistiche dei suoi dirigenti, f n conterebbe su di
verse migliaia di iscritti e il suo organo sarebbe stampato in 20.000 copie, ma pro
babilmente tali cifre vanno ridimensionate.
«ORION»
Fondato agli inizi degli anni Ottanta come un bollettino di informazioni biblio
grafiche, il periodico, edito dalla Società Editrice Barbarossa, acquistò una regola
re cadenza mensile alcuni anni dopo. Attivo nella polemica contro il “mondiali
smo”, a «Orion» - proprio perché la rivista si poneva come una cassa di risonanza
dei temi discussi nell’area, rifiutando qualsiasi percorso politico-organizzativo - col-
laborarono quasi tutti i più significativi esponenti del radicalismo di destra italia
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 105
no. Fu tra i primi periodici a dare spazio alle tematiche negazioniste, creando una
rubrica apposita sull’argomento. Ancora negli ultimi anni ha pubblicato articoli
del famigerato Robert Faurisson, esponente più rappresentativo del moderno nega-
zionismo. Su quasi ogni numero non mancano, infine, articoli contro il “sionismo”.
Dopo avere appoggiato il regime islamico di Teheran, le attenzioni dei redat
tori si spostarono verso i circoli e le riviste “nazionalcomuniste” russe. I compo
nenti della redazione sono cambiati più volte. Negli ultimi anni il mensile è diven
tato espressione italiana del gruppo di Sinergie Europee, un’aggregazione di natu
ra culturale che ha visto la confluenza di esponenti del radicalismo di destra e
quelli della Nouvelle Droite, fra i quali lo studioso fiammingo Robert Steuckers.
Sulla falsariga del g r e c e di Alain de Benoist, «Orion» e Sinergie Europee organiz
zano annualmente le Università estive per simpatizzanti. La scelta di aderire a una
struttura culturale e metapolitica come Sinergie Europee costituisce l’approdo di
un atteggiamento che per diversi anni aveva guardato con scetticismo, e talvolta
anche con sospetto, alle soluzioni politico-organizzative tradizionali, ritenute tutte
ormai storicamente obsolete.
«L’UOMO LIBERO»
Pubblicato come trimestrale agli inizi del 1980, quale espressione di militanti
provenienti da organizzazioni e circoli del radicalismo di destra, agli inizi ospitò
in qualche numero saggi di esponenti della Nouvelle Droite quali Alain de Be
noist, Guillaume Faye, Robert Steuckers, Giorgio Locchi. La linea politica della
rivista associava aH’antiegualitarismo un differenzialismo che ricorreva ad argo
menti di natura biologica. Spesso erano ospitati articoli divulgativi sul collabora
zionismo nella Seconda Guerra mondiale. In coerenza con l’antimondialismo e
l’antiamericanismo, la redazione si schierò contro l’intervento americano nel Gol
fo, pubblicando un numero monografico (n. 32) cui collaborarono anche esponenti
del m s i e della Lega Nord.
Nel corso dell’ultimo decennio, la rivista ha funzionato da cassa di risonanza
al negazionismo, pubblicando bibliografie sull’argomento e la traduzione italiana
di brani tratti da un libro di Jurgen Graf (n. 41), un negazionista svizzero. Rispetto
a «Orion», l’impostazione della rivista pare essere più attenta agli aspetti teorico
politici. Infatti, oltre a quello sulla guerra del Golfo, «L’Uomo libero» ha pubbli
cato altri numeri monografici, fra i quali due sul mondialismo (n. 31, n. 48).
A causa delle indagini della magistratura sulle attività politiche di alcuni
membri della redazione e sui loro rapporti con gruppi giovanili di skinheads, la ri
vista ha denunciato negli ultimi anni scadenze irregolari, rafforzando comunque i
rapporti con altri ambienti del radicalismo di destra europeo, a cominciare dal
Front National di Jean Marie Le Pen. Nel n. 45 del 1998 è stato pubblicato un Ma
nifesto Politico del Comitato promotore per la Confederazione Sovranità Naziona
le (pp. 19-27) per tentare di dare uno sbocco organizzativo unitario a un’area di
sgregata e frammentata. Tra i punti più significativi del Manifesto, la lotta contro
l’immigrazione e altri paradossalmente più vicini all’aborrita destra liberale e libe
rista, quali la lotta contro le tasse e la critica di una Magistratura non più impegna
ta nei “suoi compiti di imparziale amministratrice della giustizia” (p. 26). Nello
106 F r a n c e s c o G e r m in a r io
stesso fascicolo, uno dei redattori della rivista pubblicava un intervento tenuto a
un’assemblea nazionale di Forza Nuova.
«STORIA E VERITÀ»
La rivista, bimestrale, è edita dalle Edizioni Settimo Sigillo, che curano anche
una collana, Quaderni di Storia e Verità. Nata nel 1991, quale bimestrale dell’As-
sociazione Ricerca Storica, riunisce reduci della r s i e autori di estrema destra inte
ressati agli studi storici. Quasi tutti gli articoli sono dedicati alla storia del xx se
colo, con particolare riferimento ai fascismi e alla Seconda Guerra mondiale.
L’impostazione è dichiaratamente “revisionista”, nel senso che si rifiuta quanto
prodotto dalla storiografia contemporaneistica italiana perché antifascista. La rivi
sta si è avvalsa in passato anche della collaborazione dello storico cattolico-tradi
zionalista Franco Cardini. Tra i collaboratori, quasi tutti i nomi più rappresentativi
della cultura e del giornalismo di estrema destra, da Enzo Erra a Stenio Solinas.
AR
Nel 1984, per celebrare il ventesimo anniversario della casa editrice, Freda
pubblicò un numero speciale di «Risguardo», il bollettino di informazioni biblio
grafiche, con contributi di esponenti italiani ed europei del radicalismo di destra,
fra i quali l’editore Pedro Varela, Maurice Bardèche, Amaudruz.
Sempre particolarmente curate sotto l’aspetto dell’editing, le opere pubblicate
da Ar, che, talvolta, avrebbe usato sigle editoriali di comodo come quelle de II Co
rallo e de II Cavallo alato. Negli anni Novanta, sulla scia del dibattito sul “mon
dialismo”, Ar avrebbe privilegiato la pubblicazione di saggi di economisti critici
del liberismo e dell’economia monetaria. Particolarmente significativa fu la ri
stampa de L'enigma sociale (ed. or. 1926) di Francesco Avigliano, un oscuro eco
nomista autodidatta collaboratore di riviste sindacaliste rivoluzionarie come «Pa
gine libere» e «Il Divenire sociale», giudicato un anticipatore delle teorie di Silvio
Gesell ed Ezra Pound sull’“usurocrazia”. Accanto a queste pubblicazioni, furono
editati cinque fascicoli di una rivista «L’antibancor», interamente dedicata ai pro
blemi monetari ed economici.
Negli stessi anni Freda dette vita a un’organizzazione, il Fronte Nazionale,
sciolta poi dalla magistratura. Ar pubblicò diversi volumi sull’argomento, fra i
quali L'albero e le radici, a cura di Franco Freda, in cui erano riproposti gli inter
rogatori del processo che aveva portato allo scioglimento dell’organizzazione. Nel
catalogo figurano anche testi di pubblicisti negazionisti.
Negli ultimi anni Ar ha pubblicato le edizioni italiane di diversi libri di
Spengler. La scelta di pubblicare un autore come Spengler è probabilmente da as
sociare a una scelta di rinuncia alla militanza strettamente politica, a vantaggio di
una “metapolitica” incentrata sull’autoeducazione di un militante che privilegia la
“Forma” quale unica ancora di salvataggio davanti a una modernità che già Evola
aveva giudicato come un gigantesco ammasso di rovine.
Attiva alla fine degli anni Ottanta, ha rinnovato la sua veste grafica e editoria
le negli ultimi anni. Nel catalogo figurano una cinquantina di titoli, fra i quali testi
di autori “nazionalcomunisti” russi, dello scrittore futurista Mario Carli, dello
scrittore liberale Daniel Halèvy, dell’economista francese Bernard Notin e di Ales
sandro Pavolini. Anche la s e b , come le Edizioni Ar, negli anni Novanta ha
focalizzato parte dell’attenzione alle problematiche economiche e finanziarie
“antimondialiste”. Tra i volumi pubblicati figurano anche titoli di Spann e Som-
bart e la ristampa di un saggio, Giustizia sociale, pubblicato durante la Repubblica
Sociale dall’economista filofascista inglese James Barnes. Talvolta la s e b ha edito
libri sotto la sigla di comodo della Casa Editrice Ritter.
autore talvolta col nom de piume di Claudio Veltri, è legato alle culture politiche
dei movimenti fascisti fioriti nei Balcani e nella Mitteleuropa tra le due guerre. A
lui si deve la traduzione e la cura, talvolta anche per altre case editrici dell’area, di
testi di Szàlasi, leader del movimento fascista ungherese delle Croci Frecciate, di
Ion Motza e Comeliu Z. Codreanu, rispettivamente fra i maggiori dirigenti, il pri
mo, e fondatore, il secondo, della Guardia di Ferro, il movimento antisemita ro
meno. Nel catalogo della casa editrice uno spazio notevole è inoltre assegnato ad
autori e temi del fondamentalismo islamico, fra i quali figurano anche alcuni testi
di Khomeyni, e a studiosi di storia delle culture esoteriche e delle religioni, come
René Guénon e Mircea Eliade, sui quali già Evola (in corrispondenza epistolare
col primo) aveva richiamato l’attenzione. Immancabili i titoli negazionisti, a co
minciare dal Rapporto Leuchter, ritenuto un “classico” negli ambienti del radicali
smo di destra, e i testi antisemiti dedicati al Talmud e ai Protocolli degli Anziani
Savi di Sion.
Fondata nel 1980 da Enzo Cipriano, militante missino di area rautiana, attual
mente è la più importante casa editrice dell’area, con trecento titoli in catalogo e
più di venti collane. Fra gli autori pubblicati, quasi tutti gli intellettuali di destra,
da de Benoist a Veneziani, Erra, Accame, de Turris. In catalogo anche i titoli di
pensatori come Schmitt, Moeller van den Bruck, Ortega y Gasset, Pessoa, Eliade.
Soprattutto negli ultimi anni, le Edizioni Settimo Sigillo hanno ospitato anche tito
li e collaborazioni di autori estranei al radicalismo di destra, come Ernst Nolte.
Lo spazio narrativo è quasi interamente occupato da romanzi che hanno come
scenario la r s i o gli ambienti del neofascismo italiano durante gli anni Settanta. La
collana di poesia ospita, accanto ai Poemi di Fresnes del giovane scrittore colla
borazionista francese Robert Brasillach, una raccolta di poesie del terrorista nero
Pierluigi Concutelli.
La casa editrice è molto attiva anche nella ristampa di opere ormai esaurite,
fra le quali, saggi di Brasillach, le memorie di Mario Tedeschi, uno dei maggiori
dirigenti del m s i , e quelle di Filippo Anfuso, ex-ambasciatore della r s i a Berlino, e
le opere di Adriano Romualdi. Oltre a «Storia e Verità», in passato ha editato an
che «De Cive», un periodico accademico di storia del pensiero politico.
In accordo con la Fondazione “Julius Evola”, la casa editrice ha editato anche
numerose ristampe di scritti di Evola, fra i quali alcuni carteggi inediti o raccolte
tematiche di articoli di difficile reperibilità del filosofo tradizionalista.
I n d ic e d e i n o m i e d e l l e o r g a n iz z a z io n i
A bram o, 55. B o z z a , S e r g io , 9 7 .
A c c a m e , G ia n o , 37, 108. B r a s i l l a c h , R o b e r t , 15, 15, 51, 52, 52, 96,
A d o r n o , T h e o d o r W ., 10,23. 108.
A onou, C a rlo A l b e r t o 22, 29. B ra y a rd , F lo r e n t, 62, 63.
A l m ir a n te , G io r g io , 9 6 . B r u c k , M o e ller van d e r , 1 08.
A m a u d r u z G a sto n - A r m a n d , 107. B urk e, E d m und, 1 5 , 4 4 , 9 9 .
A n g e l, P ie r r e , 28. B u t z , A r t h u r R ., 59, 78.
A n g e n o t, M a r c , 28.
A n f u s o , F il ippo , 108. C a m u s , J e a n - Y v e s , 7, 63.
A pr il e , M ic h e l e , 9. C a n n iz z o , G a s p a r e , 32.
A r d e n g h i, F la v i o , 53,56. C a r d in i , F r a n c o , 1 06.
A r tu s o , S te fa n o , 8. C a r i o t i , A n to n io , 31.
A v ig u a n o , F r a n c es c o , 9 , 107. C a r li , M a r io , 107.
C a rly le , T h o m a s , 4 4 .
B a d o g l io , P ie t r o , 6 5 , 9 4 . C a stig lio n i , D a n te , 9.
B a l d o n i , A d a l b e r t o , 3 2 , 32, 36,37. C é lin e , L o u is F er d in a n d ( p s e u d . di L o u is
B a r b e ra , A le s s a n d ro , 46. F e r d in a n d D e sto u c h es ), 2 4 , 5 8 , 9 6 .
B a r d è c h e , M a u r ic e , 4 5 , 6 0 , 6 2 , 6 3 , 63, 66, C e l s o , A u l o C o r n e l io , 106.
6 7 , 7 0 , 8 2 , 8 5 , 107. C h a m b e r la i n , H o u s t o n S t e w a r t , 14.
B a r n es , J a m e s , 107. C h a r c o t, Je a n M a rtin , 28.
B a r r è s , M a u r i c e , 27. 64.
C h e b e l d ’ A p o l l o n i a , A r ia n e ,
B a r r u e l , A u g u s t in , 1 8 , 19, 2 0 . C h e r s i, A n d r e a , 69, 7 3 , 7 4 , 74.
B a s ile , C o r r a d o , 78. C h e v a lie r, Y v e s , 23.
B a ta u lt, G e o rg e s 23,24. C h ie sa , M a r io , 98.
B a tta ra , M a rc o , 10. C h ir o n , Y v e s , 24.
B e n o i s t , A l a i n d e , 10, 15, 15, 18, 26, 79, C h r is to p h e r s e n , T h ie s , 8 0 , 80, 8 5 .
1 0 5 , 108. C ipr ia n o , E n z o , 108.
B e rg o t, R o g e r, 28. C o d r ea n u , C o r n el iu Z ., 108.
B e r m o n t, J e a n - P i e r r e (p seu d . d i P. R a s s i- C o f r a n c e s c o , D in o , 3 1 , 31,34.
n ie r ) , 6 8 , 68. C o n a n , E r i c , 93.
B id u s s a , D a v id e , 94. C o n c u t e l u , P ie r lu ig i , 108.
B ig l ia r d o , F e l ic e , 102. C o n so l i , M a r io , 7.
B l o t , Y van , 10 3 . C o r s in i, P a o l o , 34.
B lu m , L é o n , 29. C o sta m a g n a C a r l o , 9 , 1 0 6 .
B o c c a rd , E n ric o de, 65. C r a x i , B e tt in o , 9 8 .
B o n a te s ta , A lf r e d o , 19. C r o c e , B e n e d e t t o , 18.
B o n in o , E m m a , 104. C u c c h i, A t t i l i o , 78.
B o n n a r d , A b el , 106. C u c u l l o , N ic o l a , 102.
B o n o m i , A l d o , 7.
B o r d ig a , A m a d e o , 7 7 , 7 7 ,7 8 . D ’A n n u n z io , G a b r ie l e , 4 4 .
B o r g h e s e , J un io V a l e r io , 9 8 , 102. D arré, W alter , 1 06.
B o r g h e zio , M a r io , 104. D audet, L éon, 2 7 .
110 F r a n c e s c o G e r m in a r io
D e a n a , F r a n c o , 87. G eo r g e , S tefa n , 4 4 .
D éat , M a r c e l , 5 2 . G er m in a r io , F r a n c es c o , 7, 9 , 10, 15, 18,
D e F e l ic e , R e n z o , 3 3 , 4 5 , 4 9 , 9 1 , 91, 9 2 , 97. 65, 73, 79, 84-86, 93, 96, 97.
D eg r e ll e , L éo n , 24, 68, 68, 70, 70, 7 2 , 72, G ese ll , S ilvio , 9 , 1 07.
7 6 , 81. G ir a r d et , R a o u l , 27.
D e H e r te , R o bert ( pseu d . di A la in de B e- G o b b i, R o m o l o , 9 5 .
n o ist ), 98. G o b in ea u , A rth u r de, 106.
D el B o c a , A ngelo, 9 3 . G o e b b e l s , J o seph P a u l , 81, 1 06.
D ell e C h ia ie , S tefa n o , 102. G o ttw a ld , K l em en t , 23.
D e l N o c e , A u g u st o , 3 3 ,9 7 . G o z z o l i , S e r g io ,21,25,85.
D el P o n te , R enato , 15,32,38. G r a f , J ü r g en , 8 4 , 105.
D e L u n a , G iov ann i , 95, 98. G r a z ia n i , C l em en te , 14, 4 4 , 9 8 .
D e r m e n jia n , G e n e v iè v e , 28. G r a z ia n i, R a i n a l d o , 8.
D o r io t , J a c q u e s , 5 2 . G u e r in , A n to n io , 8 1 .
D r ieu L a R o c h el l e , P ier r e , 5 1 , 5 / , 5 2 , 5 8 , G u é n o n , R e n é , 108.
96. G ü n te r , H a n s F .-K ., 34.
D r u m o n t , E d o u a r d , 17, 17, 20, 23, 24, 28,
28, 73. H a b e r m a s , J ü r g en , 91.
H a id er , J ö r g , 103.
E ic h m a n n , A d o lf , 7 5 , 8 1 . H a l è v y , D a n iel , 107.
E lia d e , M ir c e a , 108. H a r w o o d , R . ( p s e u d . R . V e r r a l ), 24, 6 8 - 7 2 ,
E r r a , E n z o , 1 0 6 , 108. 68,69, 71, 72, 7 6 , 8 0 , 80, 8 2 , 84, 8 5 , 8 8 .
E v a ndro , E u o , 2 7 . H e b ey , P ierre , 28.
9, 12, 14, 15, 18, 2 8 , 28,
E v o l a , J u l iu s , 9 , H e n , V ik t o r , 14.
29, 3 1 -3 5 , 32, 34, 39, 3 7 , 3 8 , 4 2 , 42, 43, H e r sl ik o w ic z , M ic h e l , 28.
4 6 , 46-48, 4 7 , 5 0 , 5 2 - 5 4 , 53, 55, 5 7 , 5 7 , H ervier , J u l ie n , 51.
6 6 , 9 6 , 1 0 1 , 10 6 , 108. H im m le r , H e in r ic h , 7 0 , 7 5 .
H it le r , A d o lf , 2 2 , 2 4 , 24, 2 6 , 33, 36, 4 0 ,
F a u r isso n , R o b e r t , 6 0 , 6 2 , 6 8 , 6 9 , 69, 7 2 , 41, 4 9 - 5 1 , 54, 5 6 , 56, 81, 8 6 , 8 8 , 1 06.
7 4 , 74, 7 6 , 7 8 - 8 1 , 8 3 , 8 4 , 84, 8 6 -8 8 , 88, H o r k h e im e r , M a x , 10,23.
1 05. Höss, R u d o plf , 2 6 , 26, 8 2 .
F aye , G u il l a u m e , 105.
F eld er e r , D itlien b 2 9 , 29, 8 4 , 84. I g n a z i , P ie r o , 48, 64.
F eltri , V it to r io , 9 3 , 93, 9 4 . I rv in g , D a vid , 8 8 , 88, 8 9 , 89.
F e r r a r e si , F r a n c o , 7 , 3 1 , 31,60.
F in i , G ia n fr a n c o , 101. J a bo tin sk y Z e ev , 7 8 .
F io r e , R o b e r t o , 103. J a c o b el l i , J a d er , 91.
F o r d , H en ry , 106. J e si , F u r io , 23, 26.
F o rte , S a n d r o , 14,44. J o u in , E r n e st ( M o n sig n o r ), 1 9 , 19.
F ra n c o B ah a m o n d e , F r a n c isc o , 4 5 . J ü n g er , E r n s t , 9 6 .
F rank, A nna, 2 9 , 84.
F r a n zo lin , U g o 9 7 . K h o m e y n i , 108.
F r a q u e ll i , M a r io , 51. K u h n , K a rl G e o r g , 81.
F reda, F ranco G „ 8 , 8, 9, 18, 3 3 , 33, 34,
4 4 , 4 4 , 6 7 , 8 4 , 10 2 , 1 0 4 , 10 6 , 107. L aqueur, W a lter , 2 2 , 24,
26,60.
F r e sc o , N a d in e , 59. 18, 22.
L a u r en t , J ea n - P ie r r e ,
F u r e t , F r a n c o is , 88, 99. L azare, B er n a r d , 23, 24.
L e n in , N ik o la j , 7 8 .
G a l a s s o , G iu sep p e, 18. L e P e n , J e a n - M a r ie , 7 , 1 0 2 , 1 0 3 , 105.
G a ll er a n o , N ic o l a , 91. L e R id e r , J a c q u e s , 15,56.
G a lli d e l la L o g g ia , E r n esto , 95, 99. L e v i , P r im o , 85.
G en tile , G io v ann i, 5 0 , 5 2 ,9 6 . L ieb k n ec h t , K a r l , 24, 7 2 .
G en tile , E m il io , 97. L in d ep er g , S y lvie , 60.
E s t r a n e i a l l a d e m o c r a z ia 111
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L o n g o , L u ig i , 9 8 . P e r e z , G io v a n n i , 33.
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L u k à c s , G y O rg i, 13. P is a n ò , G io r g io , 6 5 , 6 6 , 66, 97, 102.
P l a t o n e , 3 3 , 34.
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M a r t in , P io d e , 8 4 , 84. P o u l a t , E m il e , 18,22.
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M a s s i, E r n e s t o , 46. P r e z io s i , G io v a n n i , 8 1 .
M a t t o g n o , C a r l o , 60, 62, 76, 78, 8 1 -8 4 ,
81-87, 8 6 ,8 7 . R a g n i, L e l l o , 17, 24, 85.
M a t t o g n o , G ia n P io , 19,20,81, 8 4 . R a s s in ie r , P a u l , 5 9 , 6 2 , 6 3 , 63, 6 7 -6 9 , 68,
M a z z a n tin i , C a r l o , 9 7 . 78, 8 0 , 87.
M a z z in i , G iu s ep pe , 19, 2 0 . R a t t i , A c h il l e ( pa pa P io x i ) , 2 4 .
M au ln ier , T h ierry , 5 1 . R a u t i , G iu s e p p e ( P in o ) , 65, 1 0 1 ,1 0 2 .
M a u r r a s , C h a r l e s , 1 7 ,1 7 ,2 4 , 4 4 , 5 1 , 5 2 . R a u t i I s a b e l l a , 102.
M e n e g a t t i , M a s s im o , 61. R e v e l l i, M a r c o , 60, 93, 95, 98.
M ic h e l, N a t a c h a , 60. R ic c ia r d i , C a t e r in a , 16.
M ic h e l in i , A r t u r o , 4 8 . R o cc o , A lfred o , 96.
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M o n a c o , A .D ., 6 9 . R o m u a l d i, A d r ia n o , 18, 3 1 -5 8 ( p a s s im ),
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M o n ta n d o n , G e o r g e s , 28, 29. R o m u a l d i, P i n o , 3 3 , 9 7 .
M o n z a t, R en é, 63. R o n z o n i , E n r ic o , 14.
M o r s el l o , M a s s im o , 103. R oosvelt, T h eo do re, 24.
M o s s e , G e o r g e L ., 17, 28,62. R o sen ber g , A lfred , 13,23, 5 4 , 73.
M o t z a , I o n , 108. Rousso, H enry, 62, 93.
M u r e l u , M a u r iz io , 85. R u s c o n i , G ia n E n r ic o , 30.
M u s s o lin i, B e n i to , 2 2 , 4 9 , 81, 9 3 , 9 4 .
M u tti, C la u d io , 20,22, 1 0 6 ,1 0 7 . S a l a z a r A n t o n io d e O l iv e ir a , 4 5 .
S a letta, C esa r e, 62, 69, 7 3 -7 8 , 73, 74, 77,
N a sse r, G a m a l A bd e l, 45. 79,81, 84, 89.
N e u l e n H a n s W„ 5 0 , 51. S a lo m o n , E r n st v on , 96.
N ie t z s c h e , F r i e d r i c h 3 1 , 3 3 , 54, 5 6 . S a n d r e l l i , C a r l o , 8.
N ic c o l a i , G iu sep p e, 3 7 , 37. S an P aolo, 55.
N is tri, E n ric o , 34. S a n t o r o , G iu s e p p e , 9.
N o lte , E r n s t, 3 0 , 3 0, 4 4 , 71, 71, 8 7 , 8 8 , 88, S c h m it t , C a r l , 1 5 , 15, 4 2 , 1 08.
92, 99, 1 0 0 ,1 0 8 . S ch o r, R a lph , 24.
N o t in , B er n a r d , 107. S e l l a , P ie r o , 16,17, 20,23,24,27,83,88.
N o v a ti, L a u r a , 34. S e r m o n t i, R u t i u o , 65, 1 01.
N y is z li, M ik ló s , 82. S ic o r , 81.
S il v e s t r i , N ic o l a , 1 02.
O rte g a y G a s s e t , J o s é , 108. S i r i n e l u , J e a n - F r a n q o is , 62.
S o l i n a s , S t e n io , 3 2 , 32, 106.
P a p in i, L o r e n z o , 12. S o m b a r t , W e r n e r , 9 , 4 2 , 1 0 6 , 107.
P a r r i , F e r r u c c io , 9 8 . S p a n n , O t m a r , 9 , 9 , 1 0 6 , 1 07.
112 F r a n c e s c o G e r m in a r io
S p e n g le r , O s w a l d , 8 , 8 , 1 5 , 3 6 , 4 2 , 10 7 . V eltri , C l a u d io , ( ps e u d . di C. M u m ), 22,
S t e r n h e l l , Z e e v , 11. 108.
S t eu c k e r s , R o b er t , 105. V e n e zia n i , M a r c ello , 33, 33, 89, 96, 98,
S z à l a si , F e r en c , 108. 1 08.
V e r r a l , R ic h a r d , 6 9 - 7 2 , 69, 7 6 , 8 0 , 84.
T a g u ie ff , P ie r r e -A n d r é , 10, 12, 17-19, 28, V e r d e , S alvatore G ., 9.
29, 79. V id a l - N a q u e t , P ie r r e , 62, 74, 77, 77, 80,
T a r c h i , M a r c o , 15, 3 1 , 31, 96. 8 1 ,8 1 ,8 7 ,8 9 .
T e d e sc h i , M a r io , 108. V id e l ier , P h il ip p e , 59.
T e rra c c ia n o , C a r lo , 10,13,24, 3 1 , 31. V ita le , E r m a n n o , 9 2 .
T h io n S e r g e , 7 4 , 81. V on M is e s , L u d w ig , 25.
T h ir ia r t , J e a n , 9 , 10, 5 3 , 53, 1 0 3 , 10 4 . V ries de H e ek el in g e , H . de, 81.
T il g h e r , A d r ia n o , 1 0 2 ,1 0 3 , 104.
T o m m issen , P ie t , 15. W a ld e n e r , S ilv io , 29.
T o u sse n e l A lph o n se , 1 7 , 17. W e b er , M ark, 26.
T r a n fa g lia , N ic o l a , 91, 95. W e in in g er , O t t o , 1 5 , 15,56.
T r o n ti , M a r io , 7. W ein tra ter , M e Ir , 73.
T u r r is , G ia n fr a n c o de, 31, 32-34, 38, 39, W eizm a n n , C h a im , 6 9 , 7 1 .
56,57, 95, 108. W ie se l E l ie , 7 7 .
V a l l i , G ia n a n to n io , 1 2 ,1 3 ,2 5 ,2 7 ,2 9 ,8 4 . Y a d u n , R iv k a , 30.
V a r e l a , P e d r o , 107.
ZO n d el E r n s t , 84.
A c t io n F r a n ç a ise , 5 1 . M e r id ia n o Z e r o , 103.
A l lea n za N a z io n a l e , 1 0 1 , 1 0 2 , 1 0 3 . M o v im e n t o P o l it ic o , 1 03.
A lternativa d ’A z io n e , 103. M o v im e n t o S o c ia le E u r o p e o , 1 02.
A lternativa N a z io n a l po po l a r e , 10 2 . M s - F t (M o v im e n t o S o c ia le - F ia m m a T r i
A sso c ia z io n e C u lturale R a id o , 103. c o l o r e ), 1 0 1 , 1 0 2 , 1 03.
A v a ngu ardia N a zio n a l e , 6 6 , 103. M si (M o v im e n t o S o c ia le I t a l ia n o ), 3 7 , 3 9 ,
42, 46, 48, 64, 64, 6 5 , 6 6 , 1 0 1 , 1 0 5 , 108.
B a se A u t o n o m a , 103.
B ’n a i B ’ r ith , 1 3 ,2 9 . N p d ( N atio n a ld em o k ra tisch e P a rtei D e u t
s c h la n d s ) 103.
F a s c ism o e L ib e r tà , 1 0 2 . N a r ( N u clei A rmati R iv o lu zio n a r i ), 103.
F o r za I t a lia , 103.
F o r z a N uo va , 10 2 , 1 0 3 , 10 4 , 106. O r d in e N u o v o , 3 6 ,5 3 , 6 6 , 101.
F pO ( O ster r ik isk a F r ih etspa rtiet ), 103.
F r o n t N atio n a l , 7 , 10 3 , 105. P c n ( P a rtito C o m u n ita r io N a z io n a l - e u r o -
F r o n te E l le n ic o , 103. p e o ), 104.
F ro n te N a z io n a l e , 9 , 1 0 2 , 1 0 3 , 1 0 4 , 10 7 . P artito d ella G ra n d e R o m a n ia , 103.
F u er za N ueva , 103.
R e pu b l ik a n e r , 7.
G rece ( G r o u pem en t de R echerche et
d ’É t u d e s po u r la C ivilisa tio n E u r o pé en S in e r g ie E u r o pe e , 8 4 , 105.
n e ), 1 5 , 1 5 , 7 9 ,1 0 5 .
G u a r d ie P a d a n e , 104. T er za P o s izio n e , 1 0 3 , 104.
J e u n e E u r o pe , 5 2 , 104. V e n e to F r o n te S k in h e a d , 1 03.
V la a m a B l o c k , 1 03.
L ega N ord , 7 ,1 0 2 ,1 0 5 .
L o tta di P o p o l o , 104. _____________
Biblioteca G. Domaschi
Verona