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UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA


LINGUE, LETTERATURE E FILOLOGIE EUROAMERICANE

Linguistica romanza

EVOLUZIONE LINGUISTICA DEL CASTIGLIANO


NELLA BASSA ETÀ MEDIA

Debora D'Alfonso

Pisa, A.S. 2018/2019

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INTRODUZIONE

Il presente lavoro si propone di presentare, in chiave descrittiva, il cambiamento


linguistico e nello specifico l'evoluzione fonetica del castigliano nella Bassa Età Media.
Prima di addentrarmi nello studio del cambiamento in questione, ho scelto di
dedicare un capitolo alle cause esterne responsabili dell'evoluzione della lingua
spagnola, ai fini di individuare i principali mutamenti storici responsabili di tale
evoluzione in quanto strettamente associati con i cambi linguistici e culturali.
Segue una sezione nella quale mi occupo di tracciare una linea guida dei tratti
distintivi del latino e del romanzo, sicuramente utile a noi studenti ai fini di individuare
il cambiamento linguistico avvenuto sui piani fonetico, morfologico, sintattico e lessico-
semantico.
Il corpo centrale della mia relazione verterà, come ho precedentemente scritto,
sull'evoluzione fonetica del castigliano nella Bassa Età Media, uno dei periodi più
rilevanti dal punto di vista linguistico della storia dello spagnolo.
Come possiamo ben dedurre, il concetto fondamentale di questo breve elaborato
è dunque il cambiamento linguistico. Il mutare nel tempo è condizione costante ad
ognuna delle lingue storicamente date; di ogni lingua di cui abbiamo notizia sin dal
passato più lontano sappiamo che è stata ed è soggetta a cambiamento, benché a ritmi e
con modalità diverse. In questo processo di evoluzione continua emergono periodi di
dinamizzazione dei cambi e altri di decelerazione, motivo per cui si possono fissare
delle tappe ben precise nell'evoluzione di ciascuna lingua.

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CAPITOLO 1. ORIGINE E STORIA DEL CASTIGLIANO

Il castigliano appartiene al gruppo delle lingue romanze della famiglia delle


lingue indoeuropee e pertanto, come ben sappiamo, deriva per la maggior parte dal
latino e dai contatti che la Spagna ha avuto con altre culture in differenti epoche
storiche. Per tracciare una specie di excursus temporale che ci aiuti ad individuare le
principali tappe dell'evoluzione dal latino al romanzo, è utile prendere come punto di
riferimento la romanizzazione, ovvero la conquista romana della Spagna e il controllo
dei romani su questa che hanno avuto inizio nel 218 a.C. e che si sono protratti fino al
19 a. C. La romanizzazione fu piuttosto lenta ma tanto intensa in quanto fece scomparire
tutte le lingue, fra cui ricordiamo la celtica, la ligure, la vasca, ecc., che fino a questo
momento avevano convissuto nella penisola iberica, in favore del latino, un latino che
non era solamente quello parlato imposto al popolo ma che era anche quello legislativo
e giuridico da usare nei testi scritti.
Nel corso dei secoli la decadenza politica di Roma favorì le invasioni delle
popolazioni straniere e quindi le differenziazioni linguistiche in Spagna. I primi furono i
vandali, i suevi, e poi i visigoti. Quest'ultimi provenivano dalla Gallia, anch'essa
conquistata dai romani, per cui quando arrivarono in Spagna erano già abituati alla
cultura romana. Particolarmente significativa fu la loro presenza nella penisola in
quanto è ad essi che si deve la lasciata di molte parole legate alla sfera bellica, che sono
sopravvissute fino ad oggi (werra~guerra).
Dopo l'invasione dei visigoti, occorre ricordare l'invasione degli arabi avvenuta
nell'VIII secolo e protratta fino al 1492, anno della scoperta dell'America. Si tratta di
un'invasione dunque piuttosto lunga, a cui si deve l'introduzione di circa 4000 parole
arabe (al+qasr~alcazar) e la conseguente nascita del mozárabe, il dialetto parlato dagli
arabi, che però, con l'avanzo della Reconquista, iniziò a soffrire una progressiva
disminuzione dell'ambito territoriale che lo portò a divenire una lingua residuale,
familiare e domestica.
Dopo la Reconquista, il centro che aveva la supremazione politica spagnola era
Castiglia, per cui il castigliano iniziò ad espandersi da nord a sud fino ad affermarsi con
Alfonso X El Sabio come lingua amministrativa e culturale del paese.

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CAPITOLO 2. CARATTERIZZAZIONE DELLE LINGUE ROMANZE

Come anticipato nell'introduzione, mi occupo in questa sezione delle differenze


principali, dei tratti distintivi che ci segnalano quando si tratta effettivamente di latino e
quando di romanzo.
Sul piano fonetico si evidenziano:
• la scomparsa della quantità vocalica come elemento distintivo e la sua sostituzione
con un sistema vocalico basato sulla differenza di timbro;
• il cambio del ritmo accentuale a causa della perdita o della conservazione delle vocali
intertoniche e delle vocali finali e la conseguente formazione di gruppi consonantici
inesistenti in latino;
• la consonantizzazione di [we] semiconsonante labiale con le varianti bilabiale o
labiodentale;
• la formazione della correlazione fonologica della serie palatale, inesistente in latino;
• la scomparsa degli iati e la formazione de la yod.
Sul piano morfologico si evidenziano:
• la scomparsa dei casi e delle declinazioni latine a causa della confusione nel timbro
delle vocali che causò continui fenomeni di omomorfia e che significò la rovina del
sistema dei casi e delle declinazioni nei quali si consolidavano;
• l'acquisizione della distinzione di genere nel sostantivo;
• la scomparsa del genere neutro nei sostantivi;
• la scomparsa di alcune forme del sistema pronominale latino (es. is);
• la scomparsa della terza coniugazione latina in -ĕre;
• la sostituzione del futuro e del futuro ipotetico con le forme perifrastiche (es. amabo
> amare + habeo);
• la ristrutturazione del paradigna verbale nel congiuntivo dovuto alla scomparsa
dell'imperfetto, del perfetto e del futuro perfetto;
• la creazione nelle lingue romanze di un perfetto composto, formato con una forma del
presente del verbo ausiliare;
• la semplificazione delle forme nominali
Sul piano sintattico si evidenziano:

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• la struttura latina soggetto-oggetto-verbo (SOV) che diventa SVO;
• la creazione della categoria grammaticale dell'articolo;
• la ristrutturazione del sistema preposizionale per sopperire alla scomparsa della
distinzione casuale;
• la ristrutturazione del sistema di congiunzioni di subordinazione.
Per quanto riguarda il piano lessico-semantico, il vocabolario delle lingue
romanze deriva per la maggior parte dal lessico latino, furono infatti proprio le parole
latine trasmesse per via orale a formare il vocabolario base delle lingue romanze, e
quelle trasmesse attraverso la scrittura a formare quelli che oggi chiamiamo cultismi.

CAPITOLO 3. EVOLUZIONE FONETICA DEL CASTIGLIANO NELLA

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BASSA ETÀ MEDIA

3.1 IL CAMBIAMENTO LUNGUISTICO


Per cambio linguistico si è soliti intendere due cose differenti:
1. da una parte il cambio è considerato prodotto dell'attività linguistica di un solo
individuo che può verificarsi in qualsiasi momento;
2. dall'altra si percepisce il cambio come il risultato di un processo sociale alla cui base
vi è un'innovazione di tipo linguistico che si propaga da un'inidividuo all'altro fino a
coinvolgere l'intera comunità.
Dal punto di vista teorico, i linguistici definiscono il cambio come un
incremento della percentuale di utilizzo di una nuova variante. Il cambio linguistico, di
cui parleremo nello specifico nelle pagine che seguono, si compone di un microprocesso
linguistico, dunque di un processo di smembramento, disgregazione della lingua
originaria, e di un macroprocesso linguistico che consiste nella conseguente formazione
di nuove lingue.

3.2 IL SISTEMA VOCALICO


Il sistema vocalico del castigliano nella Bassa Età Media era identico a quello
attuale, dunque era composto da cinque fonemi che si differenziavano fra anteriori
(/i/, /e/), centrali (/a/) e posteriori (/o/, /u/) e fra chiusi (/i/, /u/), medi (/e/, /o/) e aperti
(/a/), ma differente poteva essere l'incidenza di questi fonemi. Vediamo le differenze più
rilevanti.
• LA DISTRIBUZIONE DI /IÉ/ E /Í/
La alternanza tra /ié/ e /í/ era solita verificarsi nei diminutivi e vedeva trionfare
la presenza di /í/ (poquillo, tobillo, portillo) su quella di /ié/ (poquiello, tobiello,
portiello). Il cambio di cui stiamo parlando è molto probabile che si sia prodotto per la
frequenza di /í/ negli altri suffissi diminutivi e quindi per analogia con questi. È
importante sottolineare il fatto che il fenomeno non riguardava solamente le parole con
suffisso dimunutivo e ovviamente tutte quelle parole che avevano la stessa terminazione
dei diminutivi (siella~silla), bensì anche parole che non avevano alcuna connessione
formale con questi (aviespa~avispa, mierlo~mirlo, sieglo~siglo).

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• LA DISTRIBUZIONE DI /UÉ/ E /É/
La alternanza tra /ué/ e /é/ è l'altro cambio di distribuzione dei fonemi che si può
osservare nella Bassa Età Media. Nella maggior parte delle parole il cambio non si è
verificato per cui è stato mantenuto il dittongo /ué/, mentre in alcuni casi, seppur
limitati, si è imposta nella lingua normativa la forma /é/ (suerba~serba, fruente~frente,
culuebra~culebra). Come nel caso precedente, il cambio si è prodotto per analogia con
l'imposizione del suffisso -ero su -uero (cobertuera~cobertera).
• LA RIDUZIONE DELLO IATO
I casi di iato, prodotti per la maggior parte durante l'Età Media a causa della
perdita delle consonanti intervocaliche, si risolvono con la riduzione dei nuclei sillabici
in questione a un solo nucleo e quindi con lo spostamento dell'accento dalla vocale più
chiusa fra le due a quella più aperta e con la conseguente riduzione della vocale più
chiusa a semiconsonante o semivocale.
es. RĒGĪNA > reína > reina
• /E/~/Ø/ IN POSIZIONE FINALE DI PAROLA
La classe di parole interessata dall'alternazione tra le forme lessiche con o
senza /e/ finale è piuttosto ampia, da questa vengono escluse solo le parole che persero
molto presto la vocale finale (luz, verdad, pan) e quelle che invece la mantennero per
l'impossibilità di pronunciare un gruppo consonantico senza un appoggio vocalico
(padre, posible, vinagre). Nel resto del lessico con vocale finale proveniente da -Ī, -Ĭ, -Ē,
o Ĕ latine, la vocale poteva apparire in forma di /e/ oppure poteva essere assente, come
nella maggioranza delle parole. Fra i casi di apocope, e quindi fra quelli in cui la vocale
finale cadeva, vi erano anche i pronomi atoni in posizione enclitica (yot 'yo te', dixol 'le
dijo', nos me parte 'no se me parte').
• LA DISTRIBUZIONE DI /I/~/E/ E DI /U/~/Ø/ ATONE
Nel castigliano della Bassa Età Media esisteva una certa vacillazione nelle
sillabe atone iniziali e interne tra vocali chiusi (/i/, /u/) e medie (/e/, /o/) di entrambe le
serie. Dunque una parola poteva apparire in due forme alternate, possiamo prendere in
esempio dizir~dezir, sufrir~sofrir e molte altre. Questa continua alternanza si risolve e
sparì proprio nel periodo di cui stiamo parlando, con il trionfo di /e/ per quanto riguarda
la prima serie (sintir~sentir > sentir) e per quello di /u/ per la seconda (sufrir~sofrir >

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sufrir), salvo alcune eccezioni come ad esempio le categorie non verbali che invece
preferiscono quasi sempre la vocale chiusa.

3.3 IL SISTEMA CONSONANTICO

Il sistema consonantico del castigliano nella Bassa Età Media non era uguale al
sistema attuale, non vi erano difatti i fonemi labiodentali e per quanto riguarda i fonemi
fricativi e esplosivi vi erano pareri differenti. Vediamo nello specifico alcuni aspetti del
sistema consonantico.
• GRUPPI CONSONANTICI
Per quanto riguarda i gruppi consonantici interni, nella Bassa Età Media si era
quasi giunti alla situazione moderna. Infatti la gamma di consonanti che ad esempio si
permettevano in posizione finale di sillaba erano già ristrette ai fonemi seguenti: la
dentale sonora /d/, una dental, la alveolar fricativa /s/, la lateral /l/, la vibrante /r/ y la
nasal /n/.
• LO SVILUPPO DELLA /H/ ASPIRATA
Durante questo periodo si era già consolidata la prouncia /h/ in tutte quelle
parole che in latino avevano F seguita da vocale, ma non vi era ancora stata introdotta
una grafia che potesse identificare il suono in questione e che lo distinguesse
fonologicamente da una stessa parola (forma~horma). È proprio in questo periodo che si
ha lo sdoppiamento del fonema /h/ nella coppia /h/-/f/, dove la F rimane tale solo per le
parole dotte, ovvero quelle influenzate dalla loro forma scritta latina, e per le parole
dove F è seguita da una non vocale.
• ELISIONE

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Molte occlusive intervoliche (/b/, /d/, /g/) venivano a cadere attraverso un
processo chiamato elisione.
• LE SIBILANTI
Il sistema delle consonanti sibilanti si era sviluppato alcuni secoli prima e
comprendeva sei fonemi , ma in questo perioso subisce delle modificazioni:
– l'unione delle sonore con le sorde e conseguente riduzione dei sei fonemi a tre,
per cui /dz/, /z/ e /ʒ/ perdendo la sonorità si fondono con le corrispettive sorde
/ts/, /s/ e /ʃ/;
– la fricatizzazione delle occlusive /ts/ e /dz/ che perdono la loro componente
occlusiva per diventare fricative;
– la confusione della palatale laterale /l/ con la fricativa mediopalatale /y/ che dà
origine a cambiamenti da <ll> a <y> e viceversa.
• CAMBI IN POSIZIONE FINALE DI SILLABA
La tendenza del castigliano è quella di adottare la struttura più semplice, dunque
una struttura CV (consonante + vocale). Questo implica la tendenza alla
neutralizzazione delle consonanti che si trovano nella coda sillabica, e quindi alla
riduzione sillabica. Vediamo i casi più rilevanti.
– Semplificazione 'temporanea' dei seguenti gruppi consonantici:
1. ct→t (effectum→efeto),
2. ct+i→c (affectiōnem→afición),
3. pt→t (aptare→atar);
– /b/ finale di sillaba inizia in questo periodo ad indebolirsi nella semivocale [u]
(capitale > cabdal > caudal);
– indebolimento di /s/ che emerge dall'assenza della grafia di questo suono nei
testi di questo periodo;
– è evidente nella Bassa Età Media una notevole confusione dal punto di vista
grafico di /l/ e /r/ che porta alla neutralizzazione e dunque all'assenza di questi
(hazé per hazer);
– il castigliano medievale mostra una marcata tendenza a modificare il gruppo
consonantico /sk/ in /Ɵk/ (mesquino~mezquino) probabilmente per analogia con
il cambio morfologico della prima persona singolare dei verbi indicativi.

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BIBLIOGRAFIA
DE BUSTOS TOVAR, J. J., La escisión Latín-Romance. El nacimiento de Ls Lenguas
Romances: el Castellano (2005).
Penny, R., Evolución lingüística en la Baja Edada Media: evoluciones en el plano
fonético.

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