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Negli ultimi tempi, disse, ho pensato di nuovo ai tre cerchi della musica. Nel primo cerchio
posso aprirmi un varco, nell'attimo in cui leggo uno spartito, fischiettandolo appena o provando
qualcosa al pianoforte. Ne ho la percezione e già sono dentro il primo cerchio. Il secondo cerchio
lo varco quando ascolto con attenzione la musica, o quando la suono più o meno correttamente.
Ora è la volta del terzo cerchio. Cos'è in realtà la musica? E' un discorso. Ma il compositore non
parla con parole, ma con simboli; come un muto che parla a gesti e spera che lo capiscano. Non è
sicuro. Vuole che lo capiscano, ma sa che i segnali giungono solo a chi sa decifrarli. E questo
mondo di cui il compositore racconta, è un luogo reale, proprio come la mia stanza, o come i miei
pensieri. E in genere si tratta di un luogo segreto, che ognuno ha per sé. In genere le persone un
posto simile lo tengono segreto, e non lasciano entrare gli estranei. Ma il compositore è pronto a
dare il permesso di entrare.
La questione è a chi dà questo permesso. Soltanto a chi è in grado di entrare nel terzo
cerchio con le proprie forze, credo. Se colui che ascolta ha la forza e l'intelligenza di penetrare
nel cerchio della musica, significa che in qualcosa è simile all'artista. Non che colui che ascolta sia
un artista, ma in grado di capire, e perciò ha il permesso di entrare. Il suo ingresso non guasterà
nulla né disturberà. Ma penso che questo centro non è solo un posto segreto, ma anche un posto
pericoloso. E un mondo così bello, così puro che se vi entri ti si pongono due problemi. Uno, come
potrai sopportare tanta bellezza e rimanere in vita? Due, come potrai uscirne e continuare a
vivere nel mondo normale?