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Piante esotiche invasive

ISSN 1124-044X
Robinia pseudoacacia
ESEMPI DI INTERVENTI IN AREE PROTETTE E SITI RETE NATURA 2000
Area: Saluggia (VC) all’interno della ZSC Isolotto del Ritano.
Intervento: taglio esemplari adulti e sfalcio semenzali e polloni radicali.
Risultato: riduzione della presenza della specie
PER CONTENERE LE SPECIE VEGETALI INVASIVE

Quercus rubra
Trino (VC) all’interno del SIC/ZPS Bosco della Partecipanza delle Sorti
Area:
di Trino.
Intervento: taglio esemplari adulti e sfalcio semenzali e polloni radicali.
Risultato: riduzione della presenza della specie

Ailanthus altissima
Trino (VC) all’interno della ZPS Fiume Po - tratto vercellese alessandrino
Area:
e Saluggia (VC) all’interno della ZSC Isolotto del Ritano.
Intervento: a Trino trattamento con endoterapia degli esemplari di Ailanthus
altissima e taglio portaseme, ultilizzo fitosanitari sui tronchi, semenzali
e polloni, estirpazione.
buona affermazione della rinnovazione artificiale
Risultato:


Reynoutria japonica
Area: Bassignana (AL) all’interno del SIC Confluenza Po- Sesia-Tanaro.
Intervento: taglio Reynoutria japonica. Rinnovazione artificiale di alberi e arbusti
autoctoni.
Risultato: buona affermazione della rinnovazione artificiale

Amorpha fruticosa
Area: Castelnuovo Scrivia (AL) all’interno del SIC Basso Scrivia.
Intervento: taglio ripetuto degli esemplari in periodo vegetativo.
Risultato: riduzione consistente della specie

Acer negundo
Area: Brusasco (TO) all’interno del SIC/ZPS Confluenza Dora Baltea-Po
(Baraccone).
Intervento: taglio portaseme, spennellatura tronco tagliato, sfalcio ed estirpazione.
Risultato: riduzione presenza portaseme  di Acer negundo
Una specie, quando è introdotta in un territorio diverso dal suo areale di origine ed è legata
all’azione volontaria o involontaria dell’uomo, è definita specie esotica (o aliena/alloctona).
Molte specie esotiche, una volta introdotte, non creano criticità, anzi, possono avere un ruolo
positivo, come succede a gran parte degli alimenti che sono alla base della nostra dieta: patate,
kiwi, pomodori sono tutte specie esotiche introdotte dall’uomo che provengono da territori
molto distanti dall’Europa.
Altre specie esotiche, però, una volta introdotte in un nuovo territorio, sviluppano un compor-
tamento invasivo, tendono cioè a colonizzare gli ecosistemi naturali presenti e a soppiantare
le specie autoctone determinando una riduzione del livello di biodiversità. Inoltre, le specie
invasive possono determinare serie criticità sull’agricoltura, sui manufatti, sulla salute pubblica
e generare impatti negativi anche sull’economia.
Per evitare tutto ciò, negli ultimi anni la Regione Piemonte ha deciso di affrontare e di gestire
l’invasività delle specie vegetali esotiche nella nostra regione e, tra le diverse iniziative intrapre-
se, ha istituito il Gruppo regionale specie esotiche vegetali coordinato dal Settore Biodiversità
e Aree naturali al fine di creare uno spazio di confronto tra i diversi Enti territoriali che si
occupano della questione. I risultati raggiunti dal Gruppo regionale sono notevoli: basti citare
la redazione delle Black List, ovvero gli elenchi delle specie che determinano o che possono
determinare criticità sul territorio piemontese e la conseguente approvazione di metodologie
di riferimento per tutti gli interventi di contrasto a tali specie. Il Gruppo è oggi diventato il
riferimento regionale per diverse criticità legate alla presenza di specie esotiche: ad esempio,
un’ultima problematica affrontata, soltanto la scorsa estate, è stata la presenza di Myriophyllum
aquaticum nelle acque del Po a Torino. Un’esistenza per la prima volta rilevata sul territorio re-
gionale e contrastata, grazie alle conoscenze e alle competenze tecniche del Gruppo regionale
e del personale di altri istituzioni coinvolte, come ISPRA e ministero dell’Ambiente.
Di fronte a un problema così diffuso in Piemonte, un obiettivo della Regione è sensibilizzare
sulla diffusione delle specie esotiche vegetali invasive e, per questo, vengono promosse diverse
occasioni di incontro con la popolazione, il personale tecnico e i vari portatori di interesse
(vivaisti, operatori del verde pubblico…), perché soltanto se si è correttamente informati
sulla questione si può arrivare alla consapevolezza del problema. Ed è in questa ottica che si
inserisce questo numero speciale di Piemonte Parchi: spiegare in modo semplice cosa sono
le specie esotiche vegetali, quali problemi determinano e quali sono le risposte che possono
essere attuate per limitarne impatti e criticità.

Alberto Valmaggia
Assessore alle Aree Protette
della Regione Piemonte
1
CARTA DI DISTRIBUZIONE SEMAFORICA Sommario
DELLE AREE A ELEVATA PRESENZA DI SPECIE ESOTICHE 4 Esotiche, archeofite, neofite o invasive?
(numero di specie esotiche invasive / quadrante 10 x 10 km)
Come vengono definite
di Daniela Bouvet

10 Da dove arrivano le specie esotiche?


Storia di uno spostamento che non ha confini
di Consolata Siniscalco, Elena Barni

15 Una questione di impatti


di Viola Massobrio

20 La situazione in Piemonte
di Daniela Bouvet, Elena Barni

29 Gli ambienti a rischio e le priorità di intervento


di S. Buzio, L. Cristaldi, M. Ferrarato, M. Lonati , M. R. Minciardi

Esempi di specie invasive in Piemonte



(a cura di A. Selvaggi, M. Massara)

38 L’ambrosia

40 L’albero delle farfalle

42 Il ciliegio tardivo

44 Il poligono del Giappone

46 Il senecione sudafricano

48 Le norme che ci difendono dalle invasive


di Matteo Massara

55 Prevenzione, gestione e contenimento


di Francesco Vidotto, Lorenzo Camoriano

68 Per saperne di più


Elaborazione cartografica a cura di A. Selvaggi - IPLA di Matteo Massara

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I normali “vettori” che aiutano le piante vate attraverso i vettori “naturali”.
nella loro dispersione sono l’aria, l’acqua e Per questo, l’azione umana è considerata la
gli animali. A questi va però aggiunto l’uo- più recente, rapida e incisiva causa di muta-
mo che, soprattutto a partire dalla nascita menti nella flora e nella vegetazione a livello

Esotiche, archeofite, neofite dell’agricoltura, ha enormemente influito


sulla distribuzione delle specie vegetali. In
effetti, l’introduzione di molte specie in luo-
mondiale.
Le comunità originarie, spesso pesantemen-
te depauperate e alterate dai mutamenti

o invasive? ghi diversi da quelli di origine (pensiamo al


grano, al riso, al pesco, alla patata, al pomo-
doro, al mais e a molte altre piante di comu-
dell’uso del suolo operati dall’uomo, offro-
no più facile “ingresso” a componenti estra-
nee, finendo a volte per essere sopraffatte

Come vengono definite ne utilizzo alimentare) è dovuta all’azione


diretta o indiretta dell’uomo che, attraverso
da queste ultime. Il risultato è una crescente
“banalizzazione” della vegetazione, con la

S
i propri spostamenti e quelli di materiali e progressiva affermazione di poche specie,
di Daniela Bouvet merci, esponenzialmente incrementati nel ubiquitarie e adattabili alle più varie condi-
corso degli ultimi decenni, ha contribuito al zioni ecologiche.
loro spostamento. Da ciò deriva la distinzione tra specie indi-
L’essere umano ha quindi portato le specie gene e specie esotiche che ha le sue origi-
vegetali in luoghi dove difficilmente e co- ni già a inizio ‘600, con il botanico francese
L’azione umana è considerata la più incisiva causa di mutamenti nella flora e munque molto lentamente sarebbero arri- Clusio.
nella vegetazione a livello mondiale. Depauperate e alterate dai mutamenti Reynoutria japonica nel Biellese
L’ORIGINE
del suolo operati dall’uomo, le comunità vegetali offrono facile “ingresso” a

CLASSIFICAZIONE IN BASE AL
le specie che si trovano nella loro
componenti estranee, finendo per essere sopraffatte naturale area di distribuzione e
di dispersione potenziale, ovvero
dentro l’area che occupano natu-
SPECIE INDIGENE, ralmente o che potrebbero occu-
Specie aliene, invasi- essi possono staccar- o AUTOCTONE, pare, senza l’intervento (diretto o
o NATIVE indiretto) dell’uomo.
ve, neofite, esotiche, si dalla pianta madre e In ambito botanico, le specie che
spontanee, introdotte, spostarsi dando vita a crescono spontanee e che formano
avventizie: sono termini nuovi individui (il feno- il contingente originario della flora
frequentemente usati di un luogo.
meno prende il nome
in letteratura, ma anche le specie che si trovano al di fuori
sempre più ricorrenti di riproduzione vegeta-
Senecio inaequidens della loro area naturale di distribu-
sulla stampa e in testi tiva). Sono poi in grado, SPECIE ESOTICHE, zione e di dispersione naturale per
divulgativi. Il loro significato non è facile attraverso la produzione e dispersione o ALLOCTONE, cause antropiche, ovvero poiché
da comprendere, anche perché può va- di spore o semi (riproduzione sessuata), o NON NATIVE introdotte dall’uomo, in modo
intenzionale (direttamente) o ac-
riare a seconda dell’autore e del periodo di dare origine a una discendenza a di-
cidentale (indirettamente).
storico in cui sono utilizzati. stanze anche notevoli dalla pianta ma-
Cerchiamo quindi di fare un po’ di chia- altri sinonimi con cui vengono
dre. indicate le esotiche invasive sono:
rezza sul loro significato e sull’uso cor- XENOFITE
retto di questi termini. Le specie vegetali possono perciò “spo- xenofite, non indigene, introdotte.
NON INDIGENE Il termine ‘aliene’, traduzione
A differenza di quel che si tende a pen- starsi” in aree nuove, dove sono presenti INTRODOTTE dall’inglese alien, non è da tutti
sare, gli organismi vegetali non sono fissi, ambienti che soddisfano le loro esigenze condiviso.
ma sono capaci di movimento. Parti di ecologiche.

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PERIODO DI RESIDENZA
specie vegetali esotiche in-

CLASSIFICAZIONE IN BASE AL
trodotte prima del 1492 d.C.
(data convenzionalmente ar-
rotondata al 1500).
Sono per la maggior parte spe-
cie provenienti da altre parti
d’Europa, dall’Asia Minore e
dal Nord Africa, spesso arriva-
te accidentalmente, insieme
SPECIE
ai semi delle specie importate
ARCHEOFITE per l’agricoltura. Gli esempi
MODALITÀ DI INTRODUZIONE più noti sono il fiordaliso e

CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA


lo spostamento di una specie al alcune specie di papavero, in-
di fuori del suo areale naturale festanti delle colture (ovvero
INTRODUZIONE in conseguenza dell’intervento Impatiens glandulifera “segetali”) nei paesi di origine.
umano. La storia della loro origine e
e delle merci tra i continenti: la scoperta introduzione è spesso difficile
lo spostamento intenzionale da
parte dell’uomo di una specie al
dell’America da parte degli europei, il pe- da tracciare, per la carenza di
riodo coloniale e la rivoluzione industriale. documenti storici.
di fuori del suo areale naturale,
ai fini dell’introduzione in una La tappa più incisiva è la scoperta dell’A- specie vegetali esotiche intro-
nuova area. merica: a partire da quel momento le eso- dotte dopo il 1492 d.C. (1500).
Reynoutria japonica lungo il Po a Torino
INTRODUZIONE Questo tipo di introduzione, tiche hanno iniziato a modificare significati- In questo caso, soprattutto
limitandosi a considerare le spe- per le specie introdotte vo-
INTENZIONALE vamente la biodiversità e il paesaggio nelle
cie vegetali, può essere legato lontariamente - che ne costi-
La definizione di specie esotiche implica o VOLONTARIA al commercio e coltivazione di aree di nuova introduzione. È pertanto con-
tuiscono la maggior parte - è
un movimento attivo facilitato dall’uomo, specie usate in arboricoltura, venzionalmente utilizzata come riferimento più facile risalire alla data di
che funge da vettore. È stata proposta, ed frutticoltura, agricoltura, orti- temporale per questa classificazione. SPECIE introduzione, poiché esistono
coltura, riforestazioni, ripristini L’importanza della distinzione tra i due NEOFITE più fonti bibliografiche, docu-
è molto utilizzata, una classificazione delle
ambientali e nel grande settore gruppi non ha solo valenza scientifica, ma menti storici (ad es. i cataloghi
specie esotiche basata sulle modalità con del vivaismo ornamentale.
anche applicativa. Le archeofite in genere degli orti botanici che erano
cui sono state introdotte (indicate anche spesso il primo luogo dove
con il termine inglese pathways, ovvero lo spostamento non intenzionale sono estremamente diffuse e fanno ormai
venivano coltivate) e campio-
“percorsi”). da parte dell’uomo di una parte del paesaggio: integrate nella flora ni di erbario, che consentono
specie al di fuori del suo areale locale, da un lato raramente determinano
Se si restringe il campo al solo mondo vege- INTRODUZIONE naturale: l’uomo è vettore
di tracciare la storia del loro
tale, la classificazione basata sulle modalità impatti negativi, dall’altro non possono più ingresso e diffusione.
ACCIDENTALE inconsapevole dell’introduzione
di introduzione può essere così specificata: o INVOLONTARIA della specie in una nuova area essere oggetto di interventi di controllo.
SPECIE ALLOCTONE specie vegetali per le quali le
(ad esempio con spostamenti La sola introduzione non implica necessa- conoscenze sono insufficienti
• SPECIE COLTIVATA: specie introdotta inten- DUBBIE, o
commerciali, turistici, migratori riamente che una specie si affermi (si ripro- per una definizione del loro
zionalmente, poiché utilizzata dall’uomo per e bellici). CRIPTOGENICHE,
duca e diffonda) nella nuova area. stato di indigene o di esotiche
scopi economici o ornamentali. o AMAUROGENE archeofite.
Il nuovo arrivato deve infatti superare una
(N.B. La categoria “coltivate” non riguarda
serie di ostacoli, chiamati in gergo scienti-
solo specie esotiche, vi sono infatti anche Vi è poi una classificazione delle specie fico “barriere eco-biologiche”, tra cui bar-
specie spontanee che sono state oggetto di esotiche, in uso tra i botanici, che si basa riere ambientali (l’insediamento richiede un riproduttive (deve cioè riuscire a riprodursi
coltura, per lo più dopo essere state sotto- sull’origine temporale della loro presenza. ambiente ecologicamente adatto in termini sessualmente e/o vegetativamente).
poste a incroci e selezioni). La storia dell’introduzione delle specie eso- di tipo di suolo, temperature, piovosità, ecc. Un terzo tipo di classificazione prende per-
• SPECIE AVVENTIZIA: specie introdotta acci- tiche inizia con la comparsa dell’agricoltura nonché spazi disponibili: se l’ambiente è suf- ciò in considerazione la capacità delle specie
dentalmente con le attività umane, non oggetto ed è segnata da eventi che più di altri han- ficientemente integro, lo spazio è già occu- esotiche di affermarsi nel nuovo territorio.
di coltura. no dato impulso agli spostamenti dell’uomo pato dalla vegetazione indigena) e barriere Alla classificazione proposta da De Candol-

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UN PO’ DI ETIMOLOGIA
fici: queste rientrano nella categoria delle

(a cura di Enrico Banfi e Daniela Bouvet)


specie invasive. dal latino  indigĕna,-ae (sost. m) [composto
Analogamente a quanto si verifica da ĭndu (‘in’) e gena, a sua volta dal greco geneá,-
nella distinzione tra casuali e natura- Indigeno:  ás (‘luogo di nascita’)], 
lizzate, anche per le specie invasive o “nato nel paese dove dimora”.
localmente invasive è difficile un’attri-
dal latino  exotĭcus,-a,-um (agg.) [a sua volta
buzione cer ta delle specie alle cate- dall’avverbio greco éxō (‘fuori’)],
Esotico: 
gorie di naturalizzate o invasive, poi-
ECOLOGICA E BIOGEOGRAFICA “che arriva da fuori, straniero”.
ché sono fasi di durata variabile di un

CLASSIFICAZIONE
specie esotiche che occasionalmente
processo i cui esiti sono difficilmente dal greco  autóchthon,-onos  [composto
si sviluppano e riproducono spontane-
prevedibili, talvolta anche retroattivo Autoctono: da autós,-é,-ón (‘stesso’) e chthón,-onós (‘suolo,
amente, ma non formano popolamen-
SPECIE CASUALI, ti stabili. Ovvero non sono in grado di e spesso caratterizzato da lunghe fasi terra’)], “della stessa terra, indigeno”.
o OCCASIONALI, o mantenere una propria popolazione di stasi.
dal greco allóchthon,-onos [composto da állos,-
EFFIMERE senza il continuo apporto di nuovi Questa classificazione prende in consi- Alloctono: e,-on (‘altro’) e chthón,-onós (‘suolo, terra’)],
propaguli da parte dell’uomo. For- derazione la velocità di diffusione della
mano quindi popolamenti, in genere “da un’altra terra”.
piccoli, di breve durata.
specie e quindi ha un’accezione ecolo-
gica ed è indipendente dai possibili ef- dal greco  xénos,-e,-on  (agg.: ‘straniero’)
specie esotiche che formano popola- fetti negativi, sull’ambiente o sull’uomo, Xenofita: e phytón,-oū (‘pianta’), 
menti stabili (della durata di almeno “pianta straniera”.
della presenza delle specie invasive.
SPECIE 10 anni) indipendenti dall’apporto di
Prunus serotina
nuovi propaguli da parte dell’uomo. Tuttavia, le entità che si diffondono più
NATURALIZZATE, o Ovvero i popolamenti sono formati da dal latino  adventicĭus,-a,-um [agg. derivato
rapidamente (per esempio molte di
le nel 1855 (che le suddivideva in “natu- STABILIZZATE Avventizio:  di advenīre (‘giungere, arrivare’)],
individui in grado di riprodursi, per via quelle che colonizzano ambienti forte-
ralizzate”, cioè stabilizzate sul territorio, e sessuale e/o vegetativa, per più cicli “che viene da fuori”.
mente antropizzati) non sono necessa-
“avventizie”, ovvero non stabilizzate sul vitali. riamente quelle che causano i maggiori dal greco  archaīos,-a,-on  (‘antico’)  e  phytón,-
territorio) ne sono seguite diverse altre, specie esotiche naturalizzate che si Archeofita:  oū (‘pianta’),
danni.
tra le quali quella più ampiamente utiliz- riproducono spesso in numeri molto “pianta antica”.
Soprattutto le necessità applicative ma-
zata attualmente è stata proposta da Ri- grandi e a notevoli distanze dalle
piante madri e, quindi, hanno il po- nifestate dalle istituzioni hanno spinto gli dal greco  néos,-a,-on  (‘nuovo’)  e  phytón,-
chardson e collaboratori nel 2000 e riela- SPECIE INVASIVE tenziale per diffondersi su vaste aree. studiosi a elaborare una nuova defini-
borata da Pyšek e collaboratori nel 2004. Neofita:  oū (‘pianta’),
Indicativamente si è quantificata que- zione, che, tenendo conto dei problemi
Per le specie naturalizzate o stabilizzate, sta capacità di espansione in 100 m in
“pianta nuova”.
causati dalle specie invasive, risulta mag-
non si tratta di una distinzione agevole, 3 anni. giormente adatta a fini conservazionistici dal greco amaurós,-á,-ón (‘oscuro, non visibile’) e
poiché la capacità di mantenersi nella specie esotiche naturalizzate con
SPECIE e gestionali. Amaurogeno:  génos,-ous (‘origine’),
nuova area deve essere valutata in un pe- caratteristiche di specie invasive, ma
LOCALMENTE attualmente limitate a una o poche
La Convezione sulla Diversità Biologi- “di provenienza oscura”.
riodo sufficientemente lungo; convenzio- INVASIVE località. ca, stipulata nel 2002, ha ratificato la
nalmente è stato stabilito in 10 anni. dal greco  kryptós,-é,-ón  (‘nascosto’)  e génos,-
nuova definizione, basata sugli impatti
In genere le specie naturalizzate, pur in- Criptogenico:  ous (‘origine’),
che le invasive possono avere sulla di-
sediandosi stabilmente, non arrivano a IN BASE AGLI IMPATTI
“di provenienza non nota”.
versità biologica.
occupare superfici estese, bensì i popola-
CLASSIFICAZIONE

menti degli anni precedenti si diffondono


nell’area circostante.
In alcuni casi, però, nel corso del proces- Bibliografia
SPECIE specie esotiche la cui introduzione e Arrigoni P.V., Viegi L., 2011. La flora vascolare esotica spontaneizzata della Toscana. Regione Toscana.
so di invasione sono in grado di superare ESOTICHE diffusione minacciano gli ecosistemi, Banfi E., Galasso G., 2010. La flora esotica lombarda. Regione Lombardia e Museo Storia Naturale di Milano.
tutte o quasi le barriere eco-biologiche INVASIVE gli habitat e le specie. Celesti-Grapow L., Pretto F., Carli E., Blasi C. (eds.), 2010. Flora vascolare alloctona e invasiva delle regioni d’Italia. Casa
poste dal nuovo ambiente, e quindi di Editrice Università la Sapienza.
espandersi velocemente e su vaste super-

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Il trasporto di queste piante è stato sempre esotiche.
in parte volontario e in parte accidentale Nei secoli successivi, fino al ‘400 circa, si
ma, con il passare del tempo, il trasporto continuò a introdurre nuove piante da altri
volontario è diventato sempre più impor- Paesi, ma principalmente il trasporto av-

Da dove arrivano le specie


tante perché i soldati, gli esploratori e poi veniva da un Paese europeo all’altro, con
i colonizzatori, nei loro spostamenti, si im- poche eccezioni. I giardini infatti, dapprima
battevano in piante utili, molto diverse da piccole strutture intorno ai castelli medie-

esotiche?
quelle presenti nei loro paesi di origine e vali, poi più ampi, intorno alle grandi dimo-
hanno incominciato a raccoglierle per por- re dei Signori, erano principalmente costi-
tarle con sé, ritornando in patria. Molti tra- tuiti da specie native o da esotiche ormai

Storia di uno spostamento che


sporti furono documentati in scritti antichi, storicamente presenti in Europa. I pochi
già di epoca greca e romana, nei secoli in- contatti con l’Asia orientale, lontana geo-
torno alla nascita di Cristo. In quei tempi gli graficamente ma anche culturalmente, non

non ha confini

F
spostamenti avvenivano per lo più nell’am- avevano ancora permesso un trasporto si-
bito del Mediterraneo o dall’Asia vicina a gnificativo dal punto di vista numerico, di
noi verso l’Italia e gli altri paesi europei, ma specie vegetali.
di C onsolata S iniscalco,, E lena B
anche a partire dall’Africa settentrionale e A partire dal 1492, invece, si incominciaro-
di Consolata Siniscalco Elena Barni
arni
perfino dall’India, con una notevole ricchez- no a introdurre in Europa le specie centro-
za di specie alimentari, medicinali, tessili e americane, come il mais, la patata, il pomo-
tintorie. I commerci fiorenti permettevano doro, peperoni, peperoncini e poi ananas,
La diffusione delle piante esotiche oggi presenti in Europa è stata di trasportare velocemente, e con succes- zucche, tabacco, cacao a cui seguirono
contemporaneamente causa ed effetto dello sviluppo della nostra civiltà, so, le specie più utili e contemporaneamen- moltissime piante introdotte ad uso orna-
conseguenza delle esplorazioni di Paesi lontani te, in modo accidentale, semi di infestanti mentale. Alcune tra queste, relativamente

Contaminanti di
Fin dai tempi più antichi l’uso delle tamia, fino al versante meridionale delle Senza aiuto inerti
piante è stato indispensabile all’uomo Alpi e poi al versante settentrionale e al 1.8% 2%
Contaminanti di
per il riscaldamento, l’alimentazione, la centro-nord Europa. La natura esotica merci
costruzione di ricoveri e abitazioni e la di molte specie di antica introduzione, 6%

cura delle malattie. Quando l’uomo è di- dette archeofite, è oggetto di discussio- Contaminanti di
ventato agricoltore ha iniziato a portare ne; infatti alcune di queste, ritenute eso- sementi
9%
con sé, quando migrava da un territorio tiche da alcuni autori sono considerate ORNAMENTALI
a un altro, i semi delle piante utili che native da altri, come spiegato nel volume Clandestine 39.7%
10%
aveva selezionato nel tempo e traspor- Cronologia della flora esotica italiana di
tava con questi, involontariamente, i semi Maniero del 2015. Già in epoca romana RILASCIO
INTENZIONALE
delle specie infestanti che crescevano erano certamente presenti sul territorio 1%
con le colture. Il trasporto di semi di italiano molte specie esotiche coltivate, FORESTAZIONE
cereali è ben documentato dalle analisi come il cipresso, l’albicocco, il pesco e 1.5%
archeo-botaniche relative ai siti europei il melograno tra le arboree, la canapa, il
DIVERTIMENTO
a partire da 7000-6000 anni prima del papiro, il papavero e il fiordaliso tra le er- 5.0% AGRICOLTURA
6.5% ORTICOLTURA
presente ed è stato possibile ricostruire bacee. Alcune di queste si sono poi natu- 17,5%
gli spostamenti a partire dalle zone del ralizzate sul nostro territorio, diventando
sud-est europeo, prossime alla Mesopo- parte della nostra flora.  
Modi di introduzione delle esotiche vegetali in Europa (da Lambdon, 2008).

10 11
poche rispetto alle migliaia di specie orna- rubra) e molte erbacee tra cui la solidago Europeo DAISIE (Delivering alien species trodotto come contaminante di lane grezze.
mentali e alimentari che vennero importate maggiore (Solidago gigantea) e uno dei co- inventories in Europe: www.europe-aliens. Infine, non va dimenticato il ruolo degli orti
da tutti i continenti in Europa, incominciaro- siddetti settembrini (Aster grandiflorus). La org) si è calcolato che il 71,2% delle specie botanici nell’importazione di tantissime spe-
no a diffondersi spontaneamente sul terri- nuova passione trasformò i giardini inglesi e esotiche vegetali è stato introdotto volon- cie vegetali che sono poi sfuggite a coltura
torio europeo in quanto si adattarono gra- poi quelli di tutta Europa, che diventarono tariamente (di queste il 39,7% come orna- diventando invasive sul territorio, come ad
dualmente al clima delle zone di arrivo. Ad ricchissimi di specie esotiche alimentando mentali), mentre il 28,8% accidentalmente esempio Reynoutria japonica; questo feno-
esempio il fico d’India (Opuntia ficus-indica) così i commerci e le importazioni anche (1)
. Una classificazione più recente, propo- meno ha spinto i botanici Heywood e Bru-
importato dal centro America è oggi una dall’Asia, con specie come l’ailanto (Ailan- sta da Hulme e coautori nel 2008 dettaglia nel a pubblicare un codice di condotta per
delle specie invasive più diffuse nel bacino thus altissima), originario della Cina, im- maggiormente le vie di introduzione e suc- gli Orti Botanici per cercare di evitare la
del Mediterraneo. portato in Inghilterra nel 1751 e nell’Orto cessiva diffusione delle specie vegetali eso- diffusione delle esotiche invasive.
A partire dal ‘600 gli olandesi e gli inglesi botanico di Padova nel 1760, dall’Australia, tiche. Tra quelle importate volontariamente Oggi le nostre conoscenze sulla introdu-
divennero promotori di una straordinaria iniziate con le esplorazioni botaniche di Jo- come alimentari, forestali, ornamentali o zione e diffusione di tali specie e sulle pos-
passione per la coltivazione di piante nuo- seph Banks, con molte specie del genere medicinali alcune si sono poi diffuse perché sibilità di intervenire a livello preventivo, si
ve, mai viste prima, che generavano stupore Eucalyptus, dal Sud Africa, con, ad esempio, piantate e seminate intenzionalmente in vanno approfondendo attraverso analisi del
e ammirazione in tutti coloro che avevano il fico degli Ottentotti (Carpobrotus acina- ambienti semi-naturali, come la quercia ros- rischio mirate a fornire informazioni per re-
modo di osservarle nei giardini europei ciformis), oggi presente come invasiva in sa o la robinia o il prugnolo tardivo o specie golare la gestione del problema delle esoti-
Così, in particolare dal Nord America, ini- gran parte delle coste del Mediterraneo. utilizzate per l’ingegneria naturalistica. Altre che invasive.
ziarono ad arrivare in Inghilterra, con le navi L’importazione delle specie esotiche vege- specie sono sfuggite a coltura, come alcu- Si può prevedere che in futuro vi saranno
che trasportavano le merci commerciali, tali alimentari, forestali, ornamentali, tessili, ne arboree ornamentali, ad esempio il ne- maggiori restrizioni al trasporto libero delle
cassette con semi e piante che i coloni in- tintorie e medicinali venne percepita esclu- gundo (Acer negundo), ed erbacee
glesi inviavano in patria. Così arrivarono Ro- sivamente come un’opportunità straordina- tra cui il poligono del Giappone
binia pseudoacacia nel 1611 e Rhus typhina ria fino a quando, nel 1958, Elton evidenziò (Reynoutria japonica) e la balsamina
nel 1623, entrambe specie che oggi hanno che alcune specie avevano anche impatti ghiandolosa (Impatiens glandulifera)
ampia diffusione allo stato spontaneo in negativi sull’ambiente, sulla salute dell’uomo Fra queste specie, negli ultimi anni,
Europa e in Italia. Andrea Wulf, nel suo li- e sull’economia, e dai primi anni ‘80 del se- molta attenzione viene rivolta alle
bro La confraternita dei giardinieri, racconta colo scorso iniziarono a svilupparsi progetti acquatiche usate come ornamen-
come Peter Collinson, commerciante lon- a livello europeo e nazionale per conoscere tali negli acquari o negli stagni dei
dinese appassionato botanico, intrattenne l’entità degli impatti e proporre misure di giardini, che possono sfuggire alla
dagli Anni ’30 del 1700 un rapporto di prevenzione, controllo ed eradicazione del- coltura e diventare fortemente in-
amicizia con il suo corrispondente John le specie invasive. vasive nelle acque interne come il
Bartram, agricoltore e vivaista inglese che Dal 2014, con l’approvazione del Regola- miriofillo acquatico (Myriophyllum
si era stabilito in Pennsylvania. Questi ogni mento Europeo sulle specie esotiche è stata aquaticum) o il giacinto d’acqua (Ei-
anno spediva cassette con materiali vegetali evidenziata l’importanza della prevenzione chhornia crassipes), entrambe spe-
che trovava nelle sue esplorazioni dei nuovi dell’introduzione di specie invasive attivan- cie originarie del Sud America. La
territori americani. Il grande successo del- do sistemi di controllo, di precoce indivi- via di introduzione accidentale più
le piante nord americane in Inghilterra era duazione e rapida risposta, appena vengo- comune è relativa ai semi di piante
dovuto al fatto che queste potevano vivere no segnalate in un paese europeo.Tali azioni erbacee che vengono introdotte
all’aperto e non nelle serre, come invece si devono basare su una conoscenza delle come contaminanti di sementi o
avveniva per le piante importate dalle zone potenzialità di adattamento delle specie e di altre merci commercializzate.
tropicali. Così arrivarono in Inghilterra, a delle vie di introduzione (pathways), due Esempi classici sono quelli dell’am-
opera di molti appassionati botanici e vivai- aspetti che permettono di agire per pre- brosia (Ambrosia artemisiifolia), i cui
sti, moltissime specie che, dopo un periodo venire l’introduzione e la diffusione di tali semi sono stati ripetutamente in-
di acclimatazione, diventarono naturalizzate, specie. trodotti in Europa, e del senecione
Ambrosia artemisiifolia (secondo esemplare da destra)
come ad esempio la quercia rossa (Quercus Sulla base dei dati rilevati nel Progetto sdafricano (Senecio inaequidens), in-

12 13
specie da un paese all’al- dalla Società Botani-
tro, come già avviene in ca Italiana e da ISPRA
molti paesi extraeuropei permetterà di aggiun-
e come il Regolamento gere a queste specie
europeo n. 1143/2014 ha un elenco aggiuntivo
iniziato a fare. per il territorio italiano.
La prevenzione dell’intro- Per individuare le spe-
duzione volontaria risulta cie che comportano
determinante, e il con- maggiore rischio per il
trollo all’ingresso risulta nostro territorio si ela-
sempre più importante bora, per ogni specie,
e obbligato per le specie un’analisi standardizza-
elencate nel Regolamen- ta del rischio (Pest Risk
to di Esecuzione (EU)
1141/2016. Per ora le
specie vegetali elencate
Analysis, PRA) che evi-
denzia, sulla base della
conoscenza delle ca-
Una questione di impatti

L
dal Regolamento sono ratteristiche biologiche di Viola Massobrio
14 ma prossimamente Impatiens glandulifera
e delle esigenze ecolo-
ne verranno introdotte giche, le potenzialità di
altre. In quest’anno un progetto condotto diffusione e gli impatti sul territorio italiano.
In Europa sono presenti circa 12.000 specie animali e vegetali esotiche, di
queste circa il 15% è ritenuto invasivo (IAS). Questo fenomeno determina
rilevanti impatti negativi su ambiente, salute pubblica ed economia

L’introduzione delle specie esotiche di organismi viventi in aree geografiche


rappresenta un costo per l’intera so- diverse da quelle di origine è infatti
cietà: nella sola Unione Europea viene direttamente proporzionale al volume
stimato che le esotiche invasive causi- degli scambi intercontinentali. Anche la
no danni socio-economici per oltre 12 crescita del turismo e delle attività con-
miliardi di euro (Genovesi, 2015). La nesse contribuisce, con la libera circo-
crescita del fenomeno è esponenziale: il lazione delle persone, al superamento
ritmo di introduzione di specie in Unio- di barriere naturali quali oceani, catene
ne Europea è aumentato del 76% negli montuose, deserti e grandi fiumi favo-
ultimi trent’anni e, analisi più recenti, rendo l’introduzione di nuove specie.
confermano un trend in continua cre- Inoltre, il cambiamento climatico in atto
scita per i prossimi decenni. La globaliz- ha un ruolo altrettanto fondamentale
zazione delle economie con l’aumento nel rendere le colture e gli ecosistemi
degli spostamenti delle merci dovuto più vulnerabili alle invasioni biologiche
all’incremento degli scambi commer- creando in alcuni casi condizioni ecolo-
ciali rappresenta uno degli elementi in giche favorevoli a specie che in passato
grado di spiegare l’esplosivo ritmo di non sarebbero state in grado di colo-
Orto botanico di Torino alla fine dell’Ottocento, archivio DBIOS crescita del fenomeno. L’insediamento nizzare determinati ambienti.

14 15
gue) e sui bordi stradali ambienti.
dove tende a soffocare In Piemonte questa specie è
gli altri popolamenti stata rilevata per la prima volta
vegetali presenti sottra- a Torino nell’estate del 2016,
endo nutrienti, luce e prima nel piccolo ruscello del
impedendo fisicamente giardino roccioso del Parco
la crescita di altre specie del Valentino (luogo da cui è
lianose, arboree e arbu- stata prontamente rimossa dal
stive dei boschi e delle Servizio Verde Pubblico del
colture agricole coloniz- Comune di Torino) e succes-
zate. sivamente nel fiume Po lungo
Infine, come non ac- i Murazzi. Quest’ultimo popo-
Invasive lungo il Fiume Po, a Torino
cennare a Myriophyllum Sicyos angulatus lamento ha avuto una rapida
aquaticum che soltanto espansione lungo buona parte
la scorsa estate è salito agli onori delle cro- del tratto di asta fluviale compreso tra il
Gli effetti negativi nache per aver infestato i Murazzi del Po ponte Vittorio Emanuele I e il Ponte Um-
Esempi dal Piemonte
a Torino? Si tratta di una pianta acquatica berto I presso la sponda idrografica destra.
La presenza di specie esotiche invasive è costituito da una fitta rete di ramificazioni originaria del Sud America e introdotta in In seguito alla scoperta della presenza della
una delle principali cause di perdita di bio- sotterranee che possono estendersi fino a Italia nella seconda metà del secolo scorso. specie, constatati i rischi di invasione ulterio-
diversità sulla Terra (Convenzione di Rio 7 m dal ceppo di origine e a una profondità Molto utilizzata come pianta ornamentale re del territorio regionale o sovraregionale,
1992) e anche sul territorio piemontese di 2 metri. Si tratta di una specie a crescita in fontane, stagni privati e acquari. L’introdu- il “Gruppo regionale specie esotiche vege-
sono diversi gli esempi di ambiti territoriali e diffusione molto rapida, pertanto una vol- zione in natura è legata principalmente allo tali” ha provveduto a segnalare la presenza
in cui la presenza di specie invasive determi- ta che questa specie colonizza un tratto di scarico delle acque derivanti dalla pulizia della specie agli organi competenti (Co-
na modificazioni significative della struttura fiume, tende a formare ampi popolamenti degli acquari. E’ riconosciuta a livello inter- mune di Torino, Ministero dell’Ambiente e
e del livello di biodiversità di habitat naturali monospecifici densi che impediscono la nazionale come specie fortemente invasiva ISPRA) e a comunicare le più idonee mo-
e seminaturali. Le specie esotiche invasive crescita di altre piante. E’ iscritta nella li- degli ambienti acquatici (”Elenco delle spe- dalità di intervento per effettuare in tempi
tendono a soppiantare le specie autoctone sta IUCN delle 100 specie più invasive al cie invasive di rilevanza unionale” ai sensi del brevi l’eradicazione manuale della specie.
per mezzo di efficaci strategie riprodutti- mondo e una volta che colonizza un ambi- Regolamento Europeo n. 1143/2014 ed è Si è deciso di effettuare un’attenta e circo-
ve (elevata produzione di semi e polloni, to territoriale risulta difficile contenerla ed inclusa nelle Black List delle specie esotiche scritta rimozione manuale delle piante com-
mantenimento della vitalità dei semi in uno estirparla. Inoltre, in autunno, i fusti muo- invasive vegetali della Regione Piemonte), prensive dell’apparato radicale escludendo
stato di quiescenza nel terreno in attesa di iono e resta vitale solo l’apparato radicale colonizza infatti stagni, laghi e altri corpi il controllo della vegetazione acquatica me-
condizioni idonee per svilupparsi, ecc.), ra- sotterraneo, perciò per molti mesi ampi idrici con acque ferme o lentamente fluenti, diante sfalcio meccanico al fine di evitare di
pido accrescimento, elevata capacità di resi- tratti di sponda fluviale rimangono privi di
ma è segnalata anche come invasiva di ca- diffondere la specie, in grado di rigenerarsi
stenza, adattamento e persistenza (assenza vegetazione e sono quindi soggetti a feno-
nali irrigui e del reticolo idrografico minore. a partire da frammenti della pianta. L’azione
di nemici naturali, adattamento rapido a meni di erosione. Pertanto, oltre a deter-
Myriophyllum aquaticum altera significativa- di rimozione manuale delle piante ripetuta
condizioni anche estreme, ecc.), produzione minare impatti significativi e persistenti sulla
mente le caratteristiche chimiche e fisiche a distanza di poche settimane ha permes-
di sostanze chimiche allelopatiche in grado biodiversità fluviale, determina forti criticità
di inibire lo sviluppo delle altre specie. e costi anche per la gestione idraulica e di degli ambienti che invade (ad es. riduzione so di ridurre significativamente la biomassa
Un esempio emblematico per il Piemonte stabilità degli argini e delle sponde fluviali. della luminosità, consumo dell’ossigeno di- accumulata durante i mesi estivi e, al fine di
è Reynoutria japonica che invade le aree Sicyos angulatus, altro esempio emblemati- sciolto, occupazione dello spazio disponibi- verificarne l’efficacia è stato organizzato, a
ripariali dei principali fiumi della regione. È co di specie vegetale invasiva in Piemonte, le, ecc.). L’alterazione dell’ambiente fisico ha partire dalla primavera del 2017, un sistema
una specie erbacea che forma fusti eretti, è stata introdotta in Europa a scopo orna- conseguenze negative su molte comunità di monitoraggio per controllare l’eventuale
cavi, simili a canne che danno origine a po- mentale sin dall’inizio del XVIII secolo. Vive di organismi (altre piante acquatiche, alghe, ricomparsa della specie nella zona dei Mu-
polamenti densi sui greti e lungo le spon- sui margini di boschi planiziali e ripariali, nel- invertebrati, pesci) e determina un generale razzi e nelle aree a valle, lungo il Po e nelle
de fluviali. E’ dotata di un apparato radicale le colture estive (mais e altre colture irri- impoverimento della biodiversità di questi aree perifluviali, fino al confine regionale.

16 17
Heracleum mantegazzianum

Le conseguenze sulla salute umana


Estirpazione di Myriophyllum aquaticum nelle acque del Po a Torino
Alcune specie esotiche presentano carat- go il fiume Toce, in Bassa Val di Susa, in Val
teri di nocività per la salute dell’uomo in dell’Orco), la sua presenza è stata segnalata Gli impatti sull’economia
quanto producono sostanze che possono agli enti locali e sono in corso programmi di
provocare reazioni allergiche o di altro tipo, eradicazione. Le specie esotiche invasive possono cau- Cyperus spp. ed Heteranthera reniformis
anche gravi, tramite contatto con parti della Ambrosia artemisiifolia è una specie pioniera sare impatti negativi di diversa natura nella coltura del riso.
pianta e/o per inalazione del polline. originaria del Nord America che si insedia sull’economia. Ad esempio, ridurre la pro- In ambito extra agricolo/urbano ricor-
La Panace di Mantegazza (Heracleum man- facilmente lungo i margini stradali, incolti, duzione delle colture agrarie, danneggia- diamo Ailanthus altissima, specie arborea
tegazzianum), originaria del Caucaso (Russia zone ruderali, aree di cantiere causando ai re infrastrutture e manufatti, aumentare i originaria della Cina ampiamente diffusa in
e Georgia), produce composti fitotossici in soggetti sensibili gravi allergie (oculoriniti e costi di manutenzione e gestione del ter- Piemonte. La specie possiede un apparato
grado di assorbire le radiazioni ultraviolette asma bronchiale) con un conseguente ab- ritorio. radicale che danneggia marciapiedi, strade,
(in particolare le UVA) passando così a uno bassamento della qualità della vita. Il polline In agricoltura numerose sono le specie aree archeologiche, strutture sotterranee
stato elettronico eccitato, per poi trasferi- è allergenico e viene prodotto in abbondan- esotiche che sono diventate infestanti e massicciate ferroviarie; in tali contesti è
re l’energia in eccesso ad altre molecole ti quantità. È stato stimato che una pianta di note delle tradizionali coltivazioni agrarie necessario attuare piani di eradicazione e
(come ad esempio l’ossigeno) e forma- Ambrosia può produrre più di un miliardo piemontesi e per le quali vengono adot- contenimento con un notevole aggravio
re radicali liberi fortemente tossici per le di granuli di polline e che, durante la fiori- tati specifici programmi di contenimento: dei costi di manutenzione ordinaria di tali
membrane cellulari e per il DNA. Per que- tura, la concentrazione dei pollini nell’aria, Abutilon theophrasti nella coltura del mais; ambiti.
sto motivo, il contatto con questa pianta e può raggiungere i due milioni di granuli per
la successiva esposizione al sole possono metro cubo.
provocare delle gravi fotodermatiti (non Alcuni Comuni del Piemonte hanno ema-
su base allergica) caratterizzate da sintomi nato ordinanze sul proprio territorio che Bibliografia
Eppo, 2009. Data sheet on Invasive Plants, Heracleum mantegazzianum. www.eppo.org/INVASIVE_PLANTS/ias_
quali arrossamenti, eritemi a bolle e, nei prevedono il contenimento della specie, plants.htm
casi più gravi, lesioni necrotiche persistenti attraverso interventi meccanici combinati
Genovesi P., 2015, intervento al Convegno “Piante esotiche invasive: dalla prevenzione alla gestione 2015”.
che richiedono un impegno terapeutico e ad interventi di tipo chimico, per tentare di
Selvaggi A., Massara M., Minciardi M.R., 2017 – Nota n. 818. Myriophyllum aquaticum (Vell.) Verdc. (Haloragaceae)
farmacologico (EPPO, 2009). In Piemonte limitare i disagi causati dalla presenza della in: Selvaggi A., Soldano A., Pascale M., Pascal R. (eds.) - Note floristiche piemontesi n. 774-846. Rivista piemontese di
la specie è limitata a poche stazioni (lun- pianta alla popolazione allergica. Storia naturale, 38: 349-396.

18 19
delle conoscenze sulla flora esotica. Si è Le 371 specie esotiche presenti in Piemon-
così passati dall’elenco di 52 specie di re- te costituiscono ben il 36% delle 1023 eso-
cente spontaneizzazione nel lavoro di Gola tiche segnalate in Italia.
del 1910 alle 282 entità del primo elenco E’ un valore molto elevato, che colloca il
esaustivo regionale, compilato da Abbà nel Piemonte al terzo posto in Italia come nu-
1980 (l’analisi delle raccolte di Abbà com- mero di specie esotiche (fig. 1).
piuta da Pistarino e collaboratori nel 1999
le ha fatte salire a circa 400).
L’elenco regionale aggiornato al 2010,
nell’ambito del progetto nazionale Flora
alloctona d’Italia, ha raggiunto 371 entità
(sono state escluse le specie spontanee in
altre zone d’Italia e numerose specie casua-
li, residuo effimero di coltivazioni, che era-
no invece incluse nell’elenco di Abbà).

I
Si tratta di un elenco in costante aggiorna-

La situazione in Piemonte mento e di un numero in continua crescita.


Nella nuova checklist della flora vascolare
italiana, in corso di pubblicazione (Barto-
di Daniela Bouvet, Elena Barni lucci et al., in stampa), saranno incluse circa
560 entità (comprese, in questo caso, quel-
Fig. 1 Numero e percentuale di specie alloctone nelle flore regionali
le spontanee in altre zone d’Italia). (modificato da Celesti et al., 2010)
Quarta tra le regioni italiane per presenza di specie vegetali esotiche, la loro
abbondanza nella regione deriva da numerosi fattori, tra cui l’estensione e
l’eterogeneità del territorio Perché sono così tante?
Ciò si può spiegare con la sua estensione to posto tra le regioni italiane (fig. 1) e non
Il Piemonte vanta una lunga tradizione servandone nei loro erbari esemplari territoriale (di 25387 km2, la seconda in Ita- è molto distante dal valore medio nazionale
di studi botanici, caratterizzati sin dagli raccolti in natura. lia), l’elevato dislivello altitudinale (da 65 m (13,4% delle circa 7600 entità della flora ita-
esordi - a metà del XVIII secolo – anche Alle importanti opere di Saccardo s.l.m. nel comune di Isola S. Antonio -AL- a liana), o a quello di paesi confinanti (12,6%
dall’attenzione per le specie esotiche, (1909) e di Béguinot e Mazza (1916) 4633 m s.l.m., sul massiccio del Monte Rosa) per la Svizzera e 10,2% per la Francia).
in un primo tempo rivolta verso quelle che analizzano l’introduzione e la dif- e la notevole eterogeneità ambientale, sia Per spiegare l’abbondanza di specie esoti-
coltivate all’interno degli orti botanici, in fusione delle specie esotiche a livello dal punto di vista morfologico, che geologico che nella regione è necessario prendere in
seguito anche verso quelle che, sfuggen- nazionale, si affiancano i lavori dei bo- e climatico. Questi fattori favoriscono non considerazione anche altri fattori, oltre all’e-
do alla coltura, si diffondevano negli am- tanici piemontesi Trinchieri (1905), Gola solo l’elevata diversità floristica complessiva, stensione e all’eterogeneità del territorio. Il
bienti naturali. (1910), Mussa (1916), i quali, percepen- ma anche la diversità di specie esotiche. Piemonte infatti possiede importanti poli
Già Carlo Allioni, autore della prima flo- do l’importanza degli orti botanici come Il numero di esotiche presenti in Piemonte commerciali e industriali, che comportano
ra regionale (la Flora Pedemontana del centro di diffusione delle specie esotiche rappresenta un contingente percentuale un intenso traffico di merci e, con esse, di
1785) e il suo contemporaneo Carlo e riconoscendo l’impatto che esse pote- notevole (10,5%) anche rispetto al numero piante clandestine; la presenza di un ae-
Ludovico Bellardi riconoscevano come vano avere sulla flora indigena, ne stilano complessivo di specie componenti la flora reoporto internazionale, e di un altro im-
estranee alla flora locale alcune entità, i primi elenchi regionali. vascolare regionale (3521 entità nell’ultima portante in prossimità dei confini regionali,
tra cui Abutilon theophrasti, Erigeron ca- L’intensa ricerca floristica che da sempre revisione pubblicata della checklist italiana, del facilita notevolmente l’arrivo - involontario
nadensis, Phytolacca americana, Robinia caratterizza la nostra regione ha por- 2007). Tale valore colloca la regione al quar- - di nuove specie; il settore florovivaistico è
pseudoacacia, Sorghum halepense, con- tato a un notevole approfondimento

20 21
molto sviluppato, soprattutto nella zona dei che generalmente il numero e la percen- città; tutto ciò ha determinato una for te zioni di forte disturbo (dato dalla presenza
laghi, dove il clima è particolarmente favo- tuale di specie alloctone (ma anche il con- riduzione delle aree a vegetazione na- di strade sterrate, parcheggi, piste da sci) è
revole alla coltivazione di piante; non ultima tingente di invasive) risultano più elevati turale, sostituite da ambienti antropiz- stata trovata fino oltre 2000 m di quota, e
la affermata tradizione, che risale già al XVII nelle regioni più estese e più densamente zati o degradati, che non offrono molta l’artemisia dei fratelli Verlot (Artemisia verlo-
secolo, per la creazione di parchi e giardini, abitate, industrializzate e urbanizzate, quali resistenza all’insediamento delle specie tiorum), che è la specie esotica che copre il
dove vengono coltivate soprattutto entità appunto le regioni del Nord Italia. esotiche. maggiore dislivello altitudinale in Piemonte
esotiche ornamentali. La fitta rete di fiumi e canali e la sviluppatis- Anche le aree collinari, a causa soprattutto (quasi 1800 m) (fig. 4).
Le specie esotiche presenti in Piemonte sima rete stradale e ferroviaria, corsie pre- dell’abbandono di terreni coltivati, ospitano
hanno quindi seguito sia la via dell’intro- ferenziali per la propagazione delle nuove specie esotiche. Le aree montane e alpine,
duzione accidentale che di quella intenzio- specie, hanno poi aiutato le esotiche a dif- benché subiscano gli impatti di impianti
nale. fondersi, dai focolai di introduzione al resto sportivi e insediamenti turistici, oppongono
Anche in letteratura si sottolinea il fatto della regione. invece una buona resistenza all’invasione,
legata principalmente alle condizioni clima-
tiche limitanti (soprattutto le basse tempe-
rature invernali) (fig. 2)
Dove si trovano? Su 371 esotiche solo 24 sono entrate nella
Non si sono però diffuse con la stessa sono quelle più densamente popolate, regione biogeografica alpina. Tra le più inva-
intensità in tutto il territorio; infatti - per maggiormente percorse da infrastruttu- sive possono essere citate la falsa camomilla Fig.3 Falsa camomilla (Matricaria discoidea) a Sestrière (TO) a 2030 m
ora – sono concentrate principalmente re viarie, estesamente occupate dall’agri- (Matricaria discoidea) (fig. 3), che in condi- s.l.m.

nelle aree planiziali e di fondovalle, che coltura intensiva, dalle industrie e dalle

Fig. 2 Distribuzione regionale di Phytolacca americana (da Gruppo di Lavoro specie esotiche della Regione Piemonte, 2013). I tondi sono di grandezza Fig. 4 Distribuzione regionale dell’Artemisia dei Fratelli Verlot (Artemisia verlotiorum) (da Gruppo di Lavoro specie esotiche della Regione Piemonte,
proporzionale alla frequenza della specie in quadranti di 10 km di lato 2013). i tondi sono di grandezza proporzionale alla frequenza della specie in quadranti di 10 km di lato

22 23
Quando sono arrivate? Da dove sono arrivate?
L’importante tradizione di studi botani- Relativamente alla zona di origine, prevalgo- circa), mentre quelle originarie di altre parti
ci in Piemonte, insieme alla presenza di no le specie americane (soprattutto norda- del mondo sono rappresentate da poche
giardini privati e dell’Or to Botanico di mericane), sia perché provenienti da climi specie (fig. 7).
Torino (dove a par tire dal 1729 è stata affini, sia per gli intensi movimenti di merci,
documentata la coltivazione, talvolta per persone e piante stesse (per l’agricoltura e
la prima volta in Italia, di molte specie la selvicoltura) tra il Nordamerica e l’Italia,
esotiche), permettono di risalire in molti avvenuti in misura ancora maggiore a parti-
casi all’anno o almeno al periodo di intro- re dal XIX secolo. Esse costituiscono il 42%
duzione delle specie. circa delle esotiche piemontesi, percentuale
Nella nostra regione le neofite rappre- leggermente superiore a quella italiana, del
Fig. 5 Classificazione delle esotiche piemontesi in base al periodo di
sentano i 4/5 delle esotiche (fig. 5). Per introduzione (n=371) 38% circa.
quanto riguarda l’esigua rappresentan- A seguire si trovano le specie di origine
za di archeofite, si tratta soprattutto di selvatico (Sorghum halepense) e Veronica asiatica, che rappresentano il 35% circa del-
piante or ticole e da frutto, in genere persica hanno manifestato una notevole le esotiche, quelle provenienti da altre zone
originarie dell’Asia, che talvolta sfuggono capacità di riproduzione e diffusione in d’Europa (il 10% circa) e quelle africane (7%
Fig. 7 Classificazione delle esotiche piemontesi in base all’origine e allo
status (NR = non ritrovate dopo il 1950)
alla coltivazione, ma raramente (in circa ambienti agricoli e antropizzati.
il 20% dei casi) riescono ad affermarsi e In Piemonte è presente il 33% delle neo-
quindi a naturalizzarsi; solo il cencio mol- fite presenti in Italia (920 entità) e ben il Le forme biologiche
le (Abutilon theophrasti) (fig. 6), il sorgo 62% delle archeofite (103 entità). Nonostante le specie esotiche più cono- (annuali, bienni e perenni) rappresentano
sciute e note come tali siano le arboree (ad infatti il 78% delle entità (fig. 8).
es. la robinia, l’ailanto, la quercia rossa) o le
arbustive (ad es. la buddleia o albero delle
farfalle – Buddleja davidii - e la spirea – Spi-
raea japonica -, entrambe tuttora coltivate
a scopo ornamentale), sono le specie erba-
cee a prevalere nettamente come numero
di specie, e spesso anche in termini di diffu-
Fig. 8 Classificazione delle esotiche piemontesi in base alla forma
sione sul territorio regionale; nel complesso biologica

Le famiglie e i generi
Sia a livello mondiale che a livello italiano Si tratta delle Asteraceae o Composite (44
e regionale, si osserva tra le esotiche la entità in Piemonte), delle Poaceae o Grami-
prevalenza delle stesse famiglie, che sono nacee (36), delle Rosaceae (27), delle Bras-
evidentemente quelle di maggior successo sicaceae o Crucifere (21), delle Fabaceae o
evolutivo, in termini di strategie di adatta- Leguminose (19), famiglie ben rappresenta-
mento a nuovi ambienti e di efficienza ri- te anche nella flora autoctona. Complessi-
produttiva (capacità di riprodursi per via vamente, le famiglie di esotiche presenti in
vegetativa, o di arrivare a produrre semi, Piemonte sono 84, tuttavia queste 5 fami-
in grande quantità, e di disperderli effica- glie da sole comprendono il 40% circa delle
cemente). specie esotiche.
Fig. 6 Cencio molle (Abutilon theophrasti) a Saluzzo (CN) a margine di un campo coltivato

24 25
Il genere con il maggior numero di specie nella regione); seguono i generi Cyperus A livello nazionale la situazione è analoga: il Solamente 4 specie africane (tra cui il molto
è l’amaranto o blito (Amaranthus), che con- (11 specie), Oenothera (10 specie, e non ne Piemonte si differenzia solamente per valori nocivo senecione africano -Senecio inaequi-
ta attualmente 15 specie esotiche (mentre sono presenti specie autoctone in Piemon- minori di specie naturalizzate e valori mag- dens) e 2 specie europee (del genere Oe-
sono solo 2 le specie autoctone presenti te), e Prunus (9 entità). giori di specie scomparse. nothera) sono considerate invasive, mentre
Si tratta comunque di una situazione in con- tra quelle provenienti dalle restanti parti del
tinua evoluzione, e non è escluso che alcu- mondo non vi sono casi di invasive (fig. 7).
ne delle specie casuali, superate le rimanenti Le specie erbacee raggiungono quasi i 4/5
L’invasività delle specie esotiche in Piemonte barriere ecologiche, riescano ad affermarsi delle invasive: rapporto quindi molto vici-
stabilmente o a diventare addirittura inva- no a quello che si riscontrava nell’ambito
Analizzando la presenza di esotiche sulla sive. complessivo delle specie esotiche (78%)
base del loro grado di inserimento nel ter- Le specie invasive in Piemonte, secondo la (fig. 8). Sono ancora le erbe annuali e bienni
ritorio piemontese si osserva come - fortu- classificazione del 2010, sono 60; a queste si a prevalere (costituiscono il 55%), a scapi-
natamente - la metà circa non sia stabilmen- aggiungono il poligono di Sachalin (Reynou- to delle erbacee perenni, che sono meno
te affermata (specie casuali e specie non tria sachalinensis) (fig. 10) e la pueraria (Pue- rappresentate tra le invasive (23%) che nel
più ritrovate dal 1950 a oggi assommano raria lobata), specie localmente invasive, che complesso delle esotiche (35%) (fig. 8).
al 54%) (fig. 9); si tratta per lo più di entità per ora hanno una distribuzione limitata, ma L’aumento percentuale delle specie lianose
sfuggite da giardini o parchi o coltivate in mostrano un marcato carattere di invasività nell’ambito delle entità invasive è spiegato
agricoltura, spesso insediate a poca distanza e un’elevata velocità di espansione. Insieme dal fatto che tutte e 4 le specie esotiche
Fig 9 Classificazione delle esotiche piemontesi in base allo status
dalle piante madri, i cui popolamenti rie- rappresentano il 16,7% delle specie esoti- presenti in Piemonte hanno comportamen-
scono a sopravvivere solo per pochi anni, riprodursi efficacemente, disperdendo po- che (fig. 9). to invasivo. Si tratta del luppolo del Giap-
poiché non riescono ad adeguarsi alle con- chi propaguli, non sufficienti a rinnovare ed La situazione non è molto variata nell’ag- pone (Humulus japonicus), della pueraria
dizioni ambientali, oppure non riescono a espandere la piccola popolazione iniziale. giornamento in corso di pubblicazione, in (Pueraria lobata), della vite canadese o vite
cui si contano 65 specie invasive (rispetto vergine (Parthenocissus quinquefolia), della
all’elenco precedente, alcune sono retro- zucca matta o zucca spinosa (Sicyos angu-
cesse a naturalizzate e altre si sono affer- latus).
mate come invasive). Le specie arboree invasive sono solamente
Si tratta per la quasi totalità di neofite (più 7 (la robinia -Robinia pseudoacacia-, l’ailanto
del 95%) che prevalgono quindi in misura -Ailanthus altissima-, la quercia rossa -Quer-
ancora maggiore rispetto a quanto si os- cus rubra-, il ciliegio americano -Prunus se-
serva nel complesso delle specie esotiche rotina-, l’acero americano -Acer negundo-, il
piemontesi (fig. 5). gelso da carta -Broussonetia papyrifera- e la
Sono le esotiche di origine americana quel- palma del Giappone -Trachycarpus fortunei),
le che in Piemonte più frequentemente di- ma hanno un particolare impatto negativo
ventano invasive (il 9% del totale e il 20,5%
delle specie di origine americana), seguite
da quelle asiatiche (il 6% del totale e il 17%
delle esotiche asiatiche); insieme rappresen-
tano il 91% delle invasive (fig. 7 e 11); in
questo ambito sono quindi ancora più net-
tamente dominanti rispetto alle esotiche
complessive (in cui le esotiche americane e
asiatiche rappresentano il 77%).
Fig. 11 Classificazione delle esotiche invasive in Piemonte in base
fig. 10 Poligono di Sachalin (Reynoutria sachalinensis o Reynoutria sachalinensis) a Guardella di Borgosesia (VC), in incolto a bordo strada all’origine

26 27
sia sul paesaggio che sulla biodiversità, riu- cono qui solo l’8%, con 5 entità) e da due
scendo spesso a insediarsi anche in boschi famiglie che non compaiono tra quelle più

Gli ambienti a rischio


seminaturali. rappresentate a livello di specie esotiche in
Le entità invasive appartengono a 28 fa- generale: le Polygonaceae e le Onagraceae
miglie, che rappresentano il 32% delle (entrambe sono presenti in Piemonte con

e le priorità d’intervento
famiglie che al loro interno hanno specie con 4 entità invasive, dei generi Reynoutria e
esotiche in Piemonte, quindi i rimanenti Persicaria la prima, Oenothera la seconda). In
2/3 delle famiglie non presentano caratteri termini di superficie occupata in Piemonte,
di invasività. le specie più invasive sono la robinia (con il di S. Buzio, L. Cristaldi, M. Ferrarato , M. Lonati , M. R. Minciardi
Mantengono la loro importanza le Astera- 91% dei quadranti occupati), a seguire Eri-

L
ceae (22,6%, con 14 entità), seguite a signifi- geron canadensis (89%), Artemisia verlotio-
cativa distanza dalle Poaceae (che costituis- rum (80%) e Solidago gigentea (73.5%).

Per contrastare i gravi problemi ambientali causati della diffusione delle


specie esotiche vegetali invasive occorrono strategie di intervento preventive e
d’azione, soprattutto in situazioni e ambienti che presentano i maggiori rischi
Bibliografia d’infestazione
Barni E., Siniscalco C., Soldano A., 2010. Piemonte. In Celesti-Grapow et al. (eds.), Flora vascolare alloctona e invasiva
delle regioni d’Italia. Casa Editrice Università la Sapienza.
Le specie esotiche invasive hanno carat- to, rendono più probabile e più intenso
Bouvet D. (ed.), 2013. Piante esotiche invasive in Piemonte. Riconoscimento, distribuzione, impatti. Museo Regionale
di Scienze Naturali, Torino. teristiche che le rendono particolarmen- il pericolo di infestazione. Gli ambienti a
Celesti-Grapow L., Pretto F., Carli E., Blasi C. (eds.), 2010. Flora vascolare alloctona e invasiva delle regioni d’Italia. Casa te aggressive e favorite in contesti am- maggior rischio sono, quindi, quelli che
Editrice Università la Sapienza. bientali già caratterizzati da alterazione per tipologia di gestione antropica o per
antropica: gli ambienti soggetti a disturbo specificità naturali intrinseche sono con-
antropico presentano caratteristiche
traddistinti da queste caratteristiche.
di “instabilità” e limitata resilienza che li
Tra gli ambienti naturali, troviamo gli
rendono particolarmente vulnerabili nei
confronti dell’ingressione di specie alie- ambiti fluviali e gli ambienti aperti; per
ne invasive. E’ importante sottolineare, quanto riguarda le aree antropizzate
però, come alcune tipologie di ambienti sono le aree di cantiere e quelle sogget-
e formazioni vegetali anche a elevata na- te ad abbandono dopo un pesante uti-
turalità presentino caratteristiche che li lizzo antropico quelle in cui si presenta il
rendono poco resilienti all’ingressione di massimo rischio d’infestazione.
specie esotiche. Da ultimo, per valutare correttamente il
L’entità del rischio d’infestazione dipen- rischio di danno ecologico, oltre all’analisi
de non solo dalla potenziale invasività e
della probabilità e dell’entità dell’infesta-
capacità trasformatrice della specie alie-
zione occorre considerare anche il valo-
na ma anche dalla vulnerabilità dell’am-
biente bersaglio. Alcune caratteristiche re ambientale dell’habitat bersaglio e in
dell’ambiente bersaglio quali la presenza quest’ottica, assumono rilevanza partico-
di porzioni non vegetate, un basso livello lare gli habitat naturali intrinsecamente
di ombreggiamento, una diversità specifi- scarsamente resilienti nei confronti delle
ca limitata, un frequente rimaneggiamen- ingressioni di specie esotiche invasive.

28 29
Gli ambienti fluviali
Gli ambienti fluviali acquatici e ripari sono ratteri di pionierismo) fa sì che riescano a re invernali; sugli argini
particolarmente vulnerabili all’ingressione colonizzare i diversi ambiti fluviali. nelle aree stessi, con
di specie esotiche perché si tratta di am- Tra le specie arboree più frequenti si rin- montane, conseguen-
bienti frequentemente soggetti al disturbo vengono Robinia pseudoacacia, specie nor- al di sopra ti problemi
generato dalla periodica azione meccanica damericana introdotta in Europa nel XVII dei 1000 in termini
del corso d’acqua e perché sono caratte- secolo che spesso costituisce formazioni m s.l.m., la di stabilità.
rizzati, in genere, da elevata luminosità. L’a- anche estese, sino a soppiantare i boschi presenza La diffusio-
zione meccanica del corso d’acqua, di fatto, ripari e, meno diffusi anche se particolar- di specie ne di specie
interviene periodicamente in porzioni più mente pericolosi, Ailanthus altissima e Pru- esotiche acquatiche
o meno estese degli ambiti fluviali azzeran- nus serotina. invasive è Myriophyllum aquaticum lungo un corso d’acqua invasive ad
do e/o “ringiovanendo” le diverse comunità Le specie esotiche arbustive più frequen- for temen- elevati tassi
vegetali presenti: sono, quindi, fortemente ti e a comportamento maggiormente in- te limitata dalla selezione operata dai di crescita, quali il Myriophyllum aquati-
favorite specie che si comportano efficace- vasivo sono Buddleja davidii, Acer negundo fattori climatici. Inoltre, non si deve cum, può compor tare la necessità di im-
mente come “pioniere”. e Amorpha fruticosa; sono presenti anche scordare che la buona integrità delle ponenti interventi di contenimento per
Le caratteristiche tipiche delle specie costi- specie erbacee a portamento pseudoarbu- formazioni esistenti limita for temente mantenere la funzionalità dei canali irrigui.
tuenti le formazioni vegetali pioniere che si stivo e di grandi dimensioni fortemente in- la diffusione di queste entità. La vulnerabilità degli ambienti fluviali alle
insediano lungo i fiumi sono tipiche anche vasive quali Reynoutria japonica e Phytolacca La diffusione delle specie esotiche negli infestazioni di specie esotiche invasive ren-
delle specie esotiche con comportamento americana. Rilevante anche la presenza di ambienti fluviali della nostra regione è de necessario tenere presente che qualsi-
invasivo; in altre parole gli ambienti fluviali specie lianose rampicanti quali Sicyos angu- ormai rilevantissima: in corrispondenza di asi intervento messo in atto in tali territori
sono ambienti in cui le specie esotiche in- latus, Humulus japonicus e Vitis riparia che alcune porzioni di pianura, lungo il Po o deve essere condotto utilizzando modali-
vasive possono essere fortemente favorite. giungono a soffocare anche la vegetazione nella porzione terminale dei suoi affluenti, tà che evitino la diffusione ulteriore delle
A ciò si deve aggiungere il fatto che gli arborea. le formazioni erbacee sono caratterizzate specie invasive e che al tempo stesso per-
ambiti fluviali si configurano anche, fre- Specie erbacee esotiche molto diffuse, dalla dominanza di specie esotiche e anche mettano di contrastare attivamente la loro
quentemente, come porzioni di territorio talvolta anche di grandi dimensioni sono: la componente arborea e arbustiva risulta presenza: molta attenzione va posta nella
antropizzate e il disturbo antropico si va Solidago gigantea, Senecio inaequidens, Ama- fortemente compromessa per la presenza, movimentazione di materiali così come
sommare a quello fisiologicamente gene- ranthus retroflexus, Ambrosia artemisiifolia, spesso con elevati valori di copertura, di nella creazione di zone aperte, a scarsa
rato dal corso d’acqua e il tutto rende più Artemisia verlotiorum, Bidens frondosa, Arun- specie esotiche invasive. o nulla copertura vegetale, facilmente e
probabile e facile l’infestazione da specie do donax. Quest’ultima si sta diffondendo Le infestazioni di specie esotiche invasive velocemente colonizzate da specie esoti-
esotiche invasive. nella nostra regione anche lungo piccoli rii non determinano solo alterazione degli che invasive. La diffusa presenza di specie
Negli ambienti fluviali si rinvengono specie e zone marginali di corsi d’acqua. habitat e perdita della biodiversità ma esotiche invasive lungo i corsi d’acqua può
esotiche, erbacee, arbustive e arboree. Tali Non tutte le formazioni fluviali presen- si configurano anche come criticità per anche inficiare l’efficacia di interventi di
specie introdotte volontariamente o acci- tano la stessa vulnerabilità: sono soprat- l’utilizzo e la manutenzione dei territori recupero ambientale: è importante fare
dentalmente dall’uomo si sono ampiamen- tutto le formazioni erbacee dei greti e fluviali. ricorso a modalità di progettazione e di
te diffuse arrivando in alcuni casi a sosti- i saliceti a correre i maggiori rischi. Per Nelle aree in cui, in corrispondenza di ar- intervento apposite che garantiscano cau-
tuire quasi completamente la vegetazione contro, si evidenzia come i fattori eco- gini e sulle rive, si ha la progressiva costitu- tela nell’utilizzo dei materiali (compresi il
autoctona. Il loro rapido accrescimento, logici che limitano la diffusione delle zione di popolamenti monospecifici delle substrato utilizzato), nella movimentazione
che avviene sia per moltiplicazione vegeta- specie aliene negli ambienti fluviali sia- erbacee Reynoutria japonica o Impatiens terra e che mettano in atto accorgimenti
tiva sia per disseminazione, unitamente alla no l’ombreggiamento, il ristagno idrico balfourii, nei mesi autunnali e invernali si di realizzazione che limitino al massimo la
loro grande capacità di adattamento (ca- del suolo nonché le basse temperatu- ha totale assenza di coper tura vegetale creazione e la presenza di aree aperte.

30 31
Le zone umide Gli ambienti forestali
Oltre agli ambiti fluviali anche le altre zone adattate: tutte le specie esotiche invasive Gli ambienti forestali sono tità determinano, soprat-
umide possono divenire aree a rischio in che non tollerano tali condizioni ambientali frequentemente interes- tutto nelle aree planiziali e
relazione alla possibilità di diffusione e infe- non possono, quindi, insediarsi e proliferare. sati dalla presenza di spe- collinari, si possono citare
stazione di specie vegetali esotiche invasive. Tra le specie esotiche invasive presenti nella cie alloctone arboree o l'alterazione della struttura
Gli ambienti fluviali di ambienti di acque sta- nostra regione si rinvengono, però, alcune arbustive: oltre alla robinia e della composizione flori-
gnanti sono meno frequentemente soggetti specie tipiche di ambienti umidi che pos- (Robinia pseudoacacia), i stica originarie, sostituen-
ad infestazione da specie vegetali esotiche sono colonizzare i nostri ambienti lacustri cui boschi si estendono do le specie autoctone e
invasive: si tratta, infatti, di ambienti decisa- e palustri. Spesso le specie esotiche diffuse oggi in Piemonte su qua- portando ad una sempli-
mente meno dinamici e più conservativi in in tali ambienti sono molto simili a specie si 110 mila ettari (oltre il ficazione e banalizzazione
cui non si assiste al fisiologico periodico rin- autoctone appartenenti allo stesso genere, 12% della superficie fo- (e conseguente perdita
giovanimento/azzeramento della comunità. anche di rilievo conservazionistico, come restale regionale), altre di biodiversità) degli eco-
La costante sommersione e la presenza di nel caso dell’esotica Eleocharis obtusa ri- entità particolarmente Quercus rubra
sistemi. Le strategie che
un suolo intriso d’acqua sono, inoltre, fat- spetto alle autoctone Eleocharis palustris aggressive sono i norda- consentono alle esotiche
tori ecologici che limitano la diffusione di ed Eleocharis ovata oppure all’esotica Najas mericani ciliegio tardivo (Prunus serotina), di essere particolarmente competitive, so-
specie esotiche perché determinano con- gracillima rispetto alle autoctone Naias ma- acero americano (Acer negundo) e quer- prattutto in condizioni di forte disturbo e
dizioni particolari, tollerate solo da specie rina e Najas minor. cia rossa (Quercus rubra), oltre all'ailanto degradazione dell’habitat sono la capacità
(Ailanthus altissima), originario dell'Asia di emettere numerosissimi polloni radicali e
orientale. quella di rimanere, a diversi stadi di svilup-
Tra gli effetti più significativi che queste en- po, allo stato di quiescenza per molti anni.

Eleocharis obtusa Rinnovo di Ailanthus altissima in bosco e pianta in fioritura nel tondo

32 33
Gli ambienti aperti
Il potenziale invasivo delle specie esotiche essenzialmente due meccanismi d’ingresso:
nei confronti degli ambienti aperti (prate- colonizzazione, a seguito dell’abbandono
rie e habitat a esse associati) è fortemente delle pratiche di gestione tradizionali, da
condizionato dalla localizzazione altitudinale parte di specie esotiche legnose o erbacee
dell’habitat: le praterie primarie della fascia emieliofile, colonizzazione di aree con suo-
alpina (al di sopra del limite potenziale del lo temporaneamente scoperto, ad opera di
bosco) sono infatti scarsamente interessate, specie esotiche ruderali opportuniste
salvo rare eccezioni, dalla presenza di spe- La dinamica vegetazionale naturale dei prati
cie invasive mentre gli ambienti aperti della stabili da sfalcio, in assenza di gestione, è
fascia planiziale, collinare e pedemontana la chiusura a bosco attraverso una fase di
sono fortemente a rischio di colonizzazio- incespugliamento, con l'invasione da parte
ne. delle piante frequentemente presenti ai
I fattori gestionali rappresentano una con- margini di queste e una conseguente ba-
dizione essenziale al mantenimento di ques- nalizzazione della cenosi con riduzione del
ti habitat che in assenza di gestione (sfalcio, numero di specie presenti. Tra le specie ar-
pascolamento) sono inesorabilmente desti- boree alloctone in grado di colonizzare il
nati a trasformarsi in arbusteti e boschi. Le prato ricordiamo la già citata robinia. Altre
rapide dinamiche vegetazionali, interrotte specie legnose o erbacee possono progres-
dalle tradizionali pratiche di gestione, pon- sivamente invadere tali cenosi partendo
Prunus serotina Corteccia di Robinia pseudoacacia
gono gli habitat aperti di bassa altitudine in dalle porzioni marginali, tra le quali si ricor-
una condizione di delicato equilibrio con le dano Reynoutria japonica, Spiraea japonica,
attività antropiche, nei confronti delle quali Amorpha fruticosa, Phytolacca americana,
le specie alloctone invasive possono trovare Helianthus tuberosus, Impatiens balfourii,

Il primo comportamento, che accomuna piante dominanti, è in grado si occupare


per esempio la robinia, il ciliegio tardivo e ogni spazio e arrivare rapidamente nel
l’ailanto, consiste nella capacità di ricaccio piano arboreo dominante.
di numerosissimi polloni radicali in grado di Oltre ai meccanismi sopra descritti, alcune
ricostituire, in caso di utilizzazioni forestali o entità rilasciano nel terreno fitotossine che
di disturbi di altro genere, il soprassuolo ori- determinano fenomeni allelopatici che osta-
ginario o di occupare aree libere nel volgere colano lo sviluppo delle specie autoctone.
di breve tempo. Alcuni settori della regione caratterizzati da
La seconda possibilità è sfruttata so- inverni non particolarmente rigidi (fascia in-
prattutto dal ciliegio tardivo e, in minor subrica dei grandi laghi prealpini, Collina di
misura, dalla quercia rossa, e consente Torino, ecc.) sono poi interessati dall'espan-
a plantule, giovani individui e/o semi di sione all'interno degli ambienti forestali, an-
rimanere allo stato di quiescenza per che grazie alla dispersione dei semi operata
molti anni, costituendo una coltre che dagli uccelli, di alcune sempreverdi esotiche
impedisce l’affermazione dei semenzali utilizzate per siepi e giardini, quali la palma
delle altre specie e che, all’arrivo della cinese (Trachycarpus fortunei) e il laurocera-
luce in seguito a tagli o a schianto delle so (Prunus laurocerasus).
Invasione di esotiche lungo il canale Maceratoio di Cascinette di Ivrea (TO)

34 35
Impatiens glandulifera, Impatiens parviflora, pietre derivanti da antichi spietramenti. Ne- Le aree di cantiere
Rudbeckia spp., Bidens frondosa, Solidago gli ambienti pedologicamente più limitanti
spp., Sicyos angulatus, Humulus japonicus. si ricorda infine la piccola cactacea Opuntia L'apertura e la gestione dei cantieri in am- molte di esse sono entità "ruderali", ovvero
Quando al contrario la gestione antropica humifusa, anche se in Piemonte può essere biti naturali o seminaturali rappresentano che tollerano o prediligono ambienti distur-
risulta troppo intensa, es. calpestamento considerata solo localmente invasiva. spesso uno dei momenti più favorevoli per bati dall'attività umana e/o caratterizzate da
eccessivo, sfalci troppo intensi, la compro- Le brughiere planiziali a Calluna vulgaris, la colonizzazione e la diffusione di specie un ampio spettro ecologico rispetto a di-
missione della continuità del cotico erboso conservatesi oggi in porzioni residue loca- esotiche. Questo perché i movimenti terra versi fattori ambientali (umidità, acidità e di-
permette l’invasione da parte di specie lizzate nell’alta Pianura padana (Baragge e (scavi, riporti) e le attività ad essi connesse sponibilità di nutrienti nel substrato, humus,
erbacee ruderali, tra le quali si ricordano Vauda), presentano criticità analoghe alle determinano spesso l'eliminazione o il rima- granulometria del suolo, luce, temperatura,
le alloctone Erigeron annuus, Artemisia ver- praterie da sfalcio, sebbene i suoli molto neggiamento della vegetazione preesistente, ecc.) e possono quindi propagarsi con suc-
lotiorum e Senecio inaequidens1. Tali specie meno fertili possano costituire un ostaco- creando superfici nude che sono facilmente cesso negli ambiti degradati a scapito di en-
penetrano spesso a partire dalle aree mar- lo per molte delle precedentemente citate colonizzabili dalle specie esotiche invasive, o tità più specializzate, insediandosi e riprodu-
ginali, dalle piste trattorabili, dal margine specie esotiche. Nelle condizioni più favo- modificando le originarie condizioni micro- cendosi rapidamente sui terreni denudati o
delle strade o dalle concimaie. In generale stazionali (luce, umidità, temperatura, ecc.): disturbati, prima che questi possano essere
revoli, l'abbandono delle attività antropiche
le specie esotiche precedentemente citate si pensi, ad esempio, alla creazione di varchi riconquistati stabilmente da una vegetazio-
tradizionali (pascolamento, incendio pasto-
determinano una riduzione della qualità del per la realizzazione di infrastrutture lineari ne più strutturata.
rale e sfalcio), permette la ricolonizzazione
foraggio/fieno ottenibile dai prati, trattan- (piste, strade, condotte, ecc.) in formazio- In altri casi, le entità alloctone sono già diffu-
diretta da parte di Robinia pseudoacacia e
dosi di specie non foraggere; in alcuni casi, ni prima chiuse e compatte, che possono se nelle aree interessate dai cantieri o nel-
Prunus serotina. Numerose specie erbacee
es. Spiraea japonica e Senecio inaequidens, avere una funzione di vere e proprie "vie le loro vicinanze prima dell’inizio dei lavori,
ruderali sinantropiche, diffuse sui margini
risultano tossiche per il bestiame, rendendo di penetrazione" per le entità della flora al- e il disturbo e le modificazioni generati da
delle zone di passaggio (Panicum acumina-
di fatto inutilizzabili i prati (Senecio inaequi- loctona. Oltre a questo, il non infrequente questi possono creare le condizioni ideali
tum, Bidens frondosa, Ambrosia artemisiifolia,
impiego di materiale inerte proveniente per una loro ulteriore espansione in zone
dens determina nel bestiame avvelenamenti Aristida glacialis, Hypericum mutilum, ecc.), da aree esterne al cantiere, se già interes- precedentemente non occupate, soprattut-
cronici, a causa della elevata tossicità che si possono insediarsi e divenire anche local- sate dalla presenza di specie esotiche, può to in presenza di ambienti particolarmente
mantiene anche nel fieno). mente dominanti a seguito di eventi di in- contenerne propaguli (semi, frutti o parti vulnerabili (quali per esempio quelli ripariali).
Le praterie xeriche, tipiche di condizioni tenso disturbo. Spesso la loro presenza è vegetative capaci
da aride a semimesofile, a causa delle con- stata favorita dall’uso storico come aree mi- di rigenerarsi) in
dizioni ecologiche limitanti sono spesso litari, in particolare lungo le piste di passag- grado di favo-
scarsamente interessate dalla presenza di gio, in corrispondenza delle tracce di mezzi rirne l'ulteriore
specie esotiche, la cui presenza è spesso cingolati, presso aree oggetto di movimenti diffusione, così
riconducibil a fenomeni di naturalizzazione di terra, ecc. Bidens frondosa e Ambrosia ar- come l'impiego
non invasiva limitata ai tratti marginali delle temisiifolia possono rapidamente coloniz- di mezzi d'opera
zone di passaggio (mulattiere, sentieri, piste zare le aree di stabbiatura troppo intense in siti diversi sen-
sterrate). Tra le specie esotiche possiamo (aree di pernottamento ripetuto delle greg- za adeguate pre-
ricordare l’ailanto, favorito dall’abbando- gi), a seguito della messa a nudo del suolo, cauzioni (come
no del pascolamento. Senecio inaequidens, probabilmente anche favorita dalla disper- il loro lavaggio a
spesso legato ad ambienti aridi e poveri in sione zoocora attuata dagli stessi animali. fine lavori) può
nutrienti, può facilmente penetrare all’in- Panicum acuminatum, solitamente confinato favorire l'arrivo,
terno delle praterie xeriche, favorito dalla nelle aree disturbate, tende a espandersi fa- secondo lo stes-
presenza di muretti a secco e di cumuli di cilmente all’interno della brughiera dopo il so meccanismo
passaggio del fuoco o a seguito di interventi prima descritto,
1 Senecio inaequidens è specie diffusa nei prati di fondovalle della Valle di gestione della brughiera che asportano di specie aliene.
d’Aosta, ponendo una serie di problematiche sulla gestione dei prati
che al momento parrebbero ancora abbastanza contenute per il Pie- una proporzione importante della biomas- Questo in ragio-
monte. sa originaria. ne del fatto che Area cantiere colonizzata da vegetazione invasiva in Valle Stura (CN)

36 37
Nome comune
Ambrosia
Nome scientifico:
Ambrosia artemisiifolia L.
PIEMONTE

Zona geografica di
Specie originaria dell’America settentrionale, coltivata nell’Orto Botanico di Torino già nel 1772, in seguito
origine della specie,
introdotta anche accidentalmente insieme ai prodotti agricoli (sementi, mangimi) provenienti dal Nord
periodo e modalità di
America.
introduzione
Specie erbacea, annuale, aromatica, alta 20-100 cm. con fusto eretto, molto ramificato, glabro o ±
pubescente, verde rossastro. Le foglie sono verdi su entrambe le pagine, picciolate, ± profondamente incise
e pubescenti sulla pagina superiore. Sono evidenti i fiori maschili raccolti in racemi terminali, numerosi,
Principali
penduli. I fiori maschili cominciano a produrre polline in agosto, la produzione aumenta costantemente
IN

caratteristiche
fino ad essere massima in settembre (picco pollinico). Il polline può essere trasportato a più di 40 km di
morfologiche ed
distanza dalla pianta che lo ha prodotto. Produce semi in grande quantità (più di 3000 per pianta). I semi si
ecologiche accumulano nel terreno formando una banca semi cospicua e mantengono la vitalità per almeno 20 anni,
INVASIVE

con un tasso di germinabilità dell’85%. Il trasporto involontario connesso alle attività antropiche è una delle
principali cause di diffusione, soprattutto su grandi distanze.
Legata ad ambienti ruderali disturbati quali margini di strade, ferrovie, cave di ghiaia, siti di costruzione,
Ambiente aree urbane e giardini privati, incolti e margini di colture agricole. Colonizza estesamente greti e depositi
e distribuzione in sabbioso-limosi in ambito fluviale.
Piemonte In Piemonte è principalmente diffusa in pianura dove è presente agricoltura intensiva, è comunque comune
anche in aree collinari e pedemontane.
SPECIE

L’ambrosia è specie conosciuta principalmente perché provoca manifestazioni allergiche, sia a causa del
polline sia per diretto contatto con le infiorescenze. Dal punto di vista allergenico, il polline dell’ambrosia è
Saute più potente di quello delle graminacee, ed induce sintomi da inalazione e manifestazioni cutanee da contatto
nei soggetti allergici, sottoforma di riniti, congiuntiviti, asma. La fioritura tardiva, da luglio ad ottobre,
prolunga nei soggetti sensibili le manifestazioni allergiche respiratorie stagionali dovute ai pollini.
DI

Determina criticità come infestante delle colture primaverili-estive, in particolare di girasole, mais e sorgo, di
Impatti Agricoltura
cui può determinare perdite di produzione.
ESEMPI

Si inserisce negli ambienti naturali ma determina limitata riduzione di biodiversità. In ambiente fluviale
viceversa il ringiovanimento periodico delle cenosi di greto conseguente all’azione dinamica delle piene
Ambiente permette il mantenimento di substrati particolarmente adatti allo sviluppo della specie, che si diffonde molto
rapidamente lungo le aste fluviali per trasporto dei semi da parte della corrente. Nelle cenosi di greto è una
delle specie più frequenti; localmente assume anche carattere di specie dominante.

38 39
Nome comune:
Albero delle farfalle
Nome scientifico
Buddleja davidii Franch.
PIEMONTE

Zona geografica di Specie introdotta in Europa a scopo ornamentale dalla Cina alla fine del XIX secolo, in Italia è stata coltivata
origine della specie, a partire dal 1899 in Piemonte, presso il Lago Maggiore; è segnalata per la prima volta come spontaneizzata
periodo e modalità di nel 1916 in Veneto ed in breve si è diffusa in natura in diverse regioni dell’Italia Settentrionale, in Piemonte
introduzione a partire dal 1934.
Specie arbustiva caducifoglia con fusto legnoso alto 1-4 m e rami robusti, eretti con apice ricadente verso il
basso. La radice principale può raggiungere i 4 m di profondità e presenta una estesa rete di radici laterali.
IN

Le foglie sono con lamina semplice, larga 2-3.5 cm, lunga 6-12 cm, ovata o lanceolata, margine seghettato;
lamina finemente pubescente o quasi glabra sulla pagina superiore, tomentosa e grigia o bianco-cotonosa
INVASIVE

sulla pagina inferiore. I fiori sono raccolti in infiorescenze costituite da pannocchie apicali cilindriche,
Principali caratteristiche
pendule, lunghe 10-15 cm, di colore da viola scuro a lilla, profumano di miele; la fioritura può durare da
morfologiche ed
giugno a settembre. I frutti sono capsule lunghe 1 cm, di forma allungata che contengono una gran quantità
ecologiche
di semi (fino a 3 milioni per pianta) che vengono dispersi principalmente con il vento; i semi possono
permanere vitali nel suolo per diversi anni. E’ inoltre in grado di propagarsi vegetativamente per mezzo di
stoloni sotterranei; le piante tagliate, sepolte da sedimenti fluviali possono rigettare nuovi germogli dalla
base e permanere vitali nel suolo per diversi anni. La specie è impollinata da molte specie di farfalle da cui il
nome di “albero delle farfalle”.
SPECIE

E’ una specie pioniera a rapido accrescimento, adattabile a qualsiasi tipo di suolo, presente dalla fascia
planiziale a quella sub-montana, predilige gli ambienti fluviali di greto, ed è frequente ai margini di boschi
ripariali su substrati drenanti, resiste all’inquinamento atmosferico, molto comune in ambienti ruderali ed
Ambiente e antropizzati: aree industriali dismesse, bordi delle strade, muri, cave e siti estrattivi, massicciate ferroviarie,
distribuzione in terreni incolti.
Piemonte E’ frequentemente utilizzata nei giardini e in interventi di arredo urbano, per questo la si trova spesso in
DI

commercio come pianta ornamentale.


E’ comune nelle zone nord orientali e nord occidentali della Regione, in particolare nelle aree collinari e
pedemontane ma anche all’interno di alcune vallate alpine; per ora è invece più sporadica a Sud del Po.
ESEMPI

In ambienti fluviali e ripariali la specie può formare popolamenti densi che soppiantano la vegetazione
Ambiente autoctona riducendo così la diversità e la naturalità delle comunità vegetali autoctone. Si inserisce anche
Impatti nelle fessure delle rocce e può colonizzare i ghiaioni termofili di bassa quota.
Manufatti Con l’apparato radicale danneggia marciapiedi, muri, aree archeologiche.

40 41
Nome comune
Ciliegio tardivo
Nome scientifico
Prunus serotina Ehrh.
ESEMPI DI SPECIE INVASIVE IN PIEMONTE

Zona geografica di
Specie introdotta in Italia all’inizio del XIX secolo a scopo ornamentale dall’ America settentrionale e centrale.
origine della specie,
Agli inizi del ‘900 è stata utilizzata in impianti selvicolturali sperimentali presso Gallarate e da qui si è
periodo e modalità di rapidamente diffusa in Lombardia e Piemonte, in particolare lungo il Ticino.
introduzione
Specie arborea caducifoglia, alta fino a 20 m, corteccia bruna, liscia e sottile da giovane, poi più scura e
fessurata a scaglie con odore aromatico. L’apparato radicale è superficiale e in grado di emettere numerosi
polloni. Le foglie sono ovali allungate, picciolate con due ghiandole separate dalla base del lembo fogliare;
Principali lamina fogliare coriacea, verde scuro lucida sulla pagina superiore, larga 2.5-5 cm, lunga 1.5-2 volte la
caratteristiche larghezza, apice acuminato, margine finemente dentellato, nervature non prominenti. Fiorisce da maggio
morfologiche ed a giugno e sviluppa infiorescenze a grappolo generalmente erette, con fiori bianchi, profumati. I frutti sono
ecologiche piccole ciliegie (diametro 1 cm) disposte a grappolo, prima verdi, poi rosse, quindi nere e lucide a maturità.
Produce semi che restano vitali nel terreno fino a cinque anni. La dispersione è affidata principalmente ad
uccelli e mammiferi frugivori. Inoltre ha un’elevata capacità di moltiplicazione attraverso polloni da ceppaia
e polloni radicali.
Ambiente e
È presente principalmente lungo il Ticino e nella pianura canavese a Nord di Torino, lungo ai margini e
distribuzione in all’interno di cenosi boschive planiziali, colonizza prati, incolti, brughiere.
Piemonte
Può colonizzare i boschi dalla fascia planiziale a quella pedemontana dove localmente può formare
popolamenti densi in grado di produrre un forte ombreggiamento. Oltre alle aree boscate il ciliegio tardivo
è in grado di colonizzare stabilmente ambienti quali praterie, brughiere ed arbusteti planiziali. Tende a
costituire popolamenti puri che impediscono la crescita delle specie native determinando una forte riduzione
Impatti Ambiente di biodiversità; tale effetto è imputabile anche alla dimostrata capacità delle radici di rilasciare nel suolo
sostanze allelopatiche (acido cianidrico) in grado di inibire lo sviluppo di specie arboree e erbacee autoctone.
L’ingresso negli ambienti naturali è favorito dal disturbo antropico ed in particolare il rimaneggiamento dei
suoli.

42 43
Nome comune
Poligono del Giappone
Nome scientifico
Reynoutria japonica Houtt.
PIEMONTE

Zona geografica di Specie proveniente dall’Asia orientale (Cina, Giappone), coltivata in Italia a scopo ornamentale (Orto Botanico
origine della specie, di Padova) probabilmente dalla metà del XIX secolo. E’ stata segnalata come spontaneizzata a partire dal
IN

periodo e modalità di 1875 in Trentino-Alto Adige e dal 1891 a Torino e si è diffusa in tutte le regioni del Nord Italia nel corso del
introduzione ‘900.
INVASIVE

Specie erbacea alta 1-2.5 m con fusti annuali, cavi (simili a canne), eretti e ramificati in alto, molto numerosi
a formare densi popolamenti; i fusti sono di colore verde glauco, picchiettati di rosso. Le parti sotterranee
sono caratterizzate da rizomi perenni, robusti, lignificati che formano una fitta rete e possono estendersi
fino a 7 m dal ceppo di origine e a una profondità di 2 m. Le foglie sono picciolate, semplici, a margine intero,
larghe 8-10 cm, lunghe 12-15 cm, ovate, a base troncata e apice appuntito. I fiori (periodo fioritura luglio-
Principali
settembre) sono bianchi, piccoli, molto numerosi, disposti in spighe ascellari, lunghe 8-12 cm; le piante
caratteristiche
introdotte in Europa possiedono solo fiori maschio-sterili che non producono polline vitale perciò, nonostante
morfologiche ed
i fiori ricchi di nettare vengano visitati da diversi insetti, non avviene fecondazione e i frutti che si sviluppano
SPECIE

ecologiche sono privi di seme. La specie si riproduce principalmente per moltiplicazione vegetativa attraverso i rizomi
che ogni anno generano nuovi fusti. Nuovi individui si generano anche da frammenti di rizomi, anche molto
piccoli (0.7 g di peso, 1 cm di lunghezza) e da frammenti di fusti. Il trasporto di frammenti di rizoma con le
alluvioni lungo i fiumi e tramite i movimenti terra nelle attività di cantiere, è la principale via di diffusione
su lunghe distanze.
DI

E’ presente in tutte le provincie piemontesi, nelle zone ripariali in corrispondenza di greti, scarpate e sponde
Ambiente e
periodicamente inondate, dove ha disponibilità idrica sufficiente e il disturbo del terreno ne favorisce la
distribuzione in
diffusione. Si trova frequentemente anche lungo i bordi di strade e ferrovie e negli incolti. In presenza di
Piemonte
ESEMPI

disturbo invade anche prati e prato-pascoli.


Determina impatti più significativi lungo i corsi d’acqua, dove forma popolamenti monospecifici densi che
impediscono la crescita delle piante spontanee. In autunno i fusti di R. japonica decadono, pertanto nei mesi
Impatti Ambiente
invernali, dove è presente questa specie, rimangono solo i rizomi sotterranei e restano quindi ampie zone
prive di vegetazione, facilmente soggette a erosione soprattutto lungo i corsi d’acqua.

44 45
Nome comune
Senecione sudafricano
Nome scientifico
Senecio inaequidens DC.
PIEMONTE

Specie introdotta in Europa accidentalmente dal Sudafrica alla fine del XIX secolo, probabilmente attraverso
Zona geografica di
il commercio della lana grezza. Dalla metà del XX secolo si è diffusa rapidamente in quasi tutto il Continente.
origine della specie,
In Italia è stata osservata per la prima volta nel 1947 in Veneto, la diffusione è poi stata favorita dalle linee di
periodo e modalità di comunicazione (strade, autostrade e ferrovie). La prima segnalazione per il Piemonte è del 1974, relativa a
introduzione una stazione lungo il fiume Sesia a Vercelli.
Specie erbacea, con aspetto cespuglioso, alta 30-60 cm con fusto ramificato a partire dalla base; rami
inizialmente prostrati poi ascendenti, spesso legnosi alla base, verdi. Le foglie sono alterne, sessili,
IN

abbraccianti il fusto; la lamina fogliare è semplice, larga in media 0.2-0.3 cm, lunga 6-7 cm, si riduce di
dimensioni procedendo dalla base verso l’estremità dei rami; il margine fogliare presenta generalmente dei
INVASIVE

tubercoli puntiformi che lo fanno apparire irregolarmente dentato (da cui l’epiteto specifico) con apice acuto-
Principali spinescente. Fiori: infiorescenza a capolino; capolini gialli, numerosi (fino a 100), solitari all’estremità dei
caratteristiche rami di 1.5-2.5 cm di diametro. I frutti sono costituiti da acheni lunghi 2-3 mm con pappo (appendice leggera
morfologiche ed e piumosa di alcuni frutti) di peli bianchi che ne favorisce la dispersione con l’azione del vento e che permette
ecologiche anche l’adesione dei frutti a superfici diverse (es. pelliccia degli animali, tessuti).
Questa specie produce numerosissimi semi (fino a 30000 per pianta e per anno) già a partire dal primo anno
di vita. La fioritura e la maturazione dei frutti sono prolungate nell’anno (aprile-novembre). I semi possono
rimanere vitali nel terreno per 30-40 anni e possono germinare durante la maggior parte dell’anno, con picchi
SPECIE

in primavera e autunno. La dispersione è favorita anche da attività antropiche come i movimenti terra e il
passaggio dei veicoli lungo le vie di comunicazione.
Molto diffusa in Piemonte, colonizza ambienti aperti e disturbati: aree ruderali, zone di discarica, margini
Ambiente e stradali, scarpate e massicciate ferroviarie. Si trova anche come infestante dei vigneti. A partire da queste
distribuzione in aree antropizzate si diffonde anche in formazioni semi-naturali come greti dei corsi d’acqua, prati e pascoli.
DI

Piemonte E’ diffusa in aree a clima temperato e mediterraneo, ma resiste bene anche alle basse temperature, infatti la
si trova anche a quote elevate.
E’ molto aggressiva anche grazie all’elevata produzione e dispersione di semi, nelle aree in cui si insedia
ESEMPI

Ambiente tende a svilupparsi a scapito delle specie autoctone determinando un impoverimento di specie soprattutto in
ambiti più delicati come gli ambiti ripariali.
Impatti
E’ un’infestante di frutteti, vigneti, prati e pascoli magri, ad esclusione di quelli subalpini e alpini.
Agricoltura
Incide negativamente sulla pastorizia in quanto produce alcaloidi pirrolizidinici tossici per gli animali (a volte
e Allevamento letali per i cavalli) che possono essere trasmessi al latte o persino al miele attraverso il nettare.

46 47
parte contraente deve vietare l’introduzio- Questo elenco di specie rappresenta il per-
ne di specie esotiche oppure deve avviare no del Regolamento Europeo, infatti, per le
azioni di controllo o eradicazione se minac- specie comprese in tale elenco, sono pre-
ciano gli ecosistemi, gli habitat o le specie. viste misure particolarmente stringenti, tra
In tempi più recenti è stato approvato il le quali il bando delle importazioni e del
Regolamento Europeo n. 1143/2014 del commercio, il divieto di possesso, riprodu-
29/9/2014, pubblicato il 4 novembre 2014 zione, trasporto, utilizzo e rilascio in natura.
ed entrato in vigore dal 1 gennaio 2015, In caso di segnalazione in natura di queste
recante disposizioni volte a prevenire e a specie, gli Stati Membri hanno l’obbligo di
gestire l’introduzione e la diffusione delle immediata eradicazione, entro tre mesi. In
specie esotiche invasive. Il Regolamento caso di mancata azione saranno chiamati a
sottolinea l’importanza degli interventi di giustificare questa scelta. Gli Stati Membri
prevenzione e incoraggia interventi di rapi- dovranno inoltre sviluppare, entro 18 mesi
da risposta alle nuove incursioni. dall’adozione del Regolamento, un sistema
Il regolamento indica come invasiva “una di sorveglianza che permetta di identificare

Le norme che ci difendono


specie esotica per cui si è rilevato che l’in- l’arrivo delle specie di rilevanza unionale nel
troduzione o la diffusione minaccia la bio- loro territorio.
diversità e i servizi ecosistemici collegati, o In data 13 luglio 2016 è stato approvato il

dalle invasive

I
ha effetti negativi su di essi” (Art. 3). Inoltre suddetto elenco delle specie esotiche inva-
all’articolo 4 sono prese in considerazione sive di rilevanza unionale (Regolamento di
anche le possibili conseguenze negative sul- esecuzione (UE) 1141/2016 della Commis-
la salute umana o l’economia” come crite- sione) animali e vegetali, consultabile e sca-
di Matteo Massara
rio da utilizzare per la redazione dell’elenco ricabile sul sito dell’Unione europea all’indi-
delle specie esotiche invasive di rilevanza rizzo: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/
unionale (species of EU concern). IT/TXT/?uri=CELEX%3A32016R1141.
Esistono delle regole volte a prevenire e a gestire l’introduzione e la diffusione
delle specie esotiche invasive. Norme varate a livello europeo che trovano Invasione da Buddleja davidii a Chiomonte (TO)

attuazione a livello nazionale e locale

In Europa e nel Mondo


I primi riferimenti normativi nazionali e aspetti quali gli impatti sugli ecosistemi
internazionali relativi alle specie esotiche e la riduzione del livello di biodiversità.
invasive sono legati alla limitazione del Da questo punto di vista un cambia-
commercio internazionale e alla limita- mento significativo è stata l’approvazio-
zione dei rischi di diffusione di patologie ne della Convenzione sulla Biodiversità
sanitarie e fitosanitarie (IPPC - Conven- di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992 che
zione Internazionale sulla Protezione ha identificato nella diffusione di specie
delle Piante del 1951; CITES - Conven- esotiche una delle principali cause di
zione sul Commercio Internazionale perdita di biodiversità sulla Terra. Tra gli
del 1973). Solo più tardi è iniziata una altri aspetti definiti dalla Convenzione
maggiore attenzione alle problematiche (Articolo 8 lettera h) è riportato che,
determinate dalle specie esotiche su altri per quanto possibile e opportuno, ogni

48 49
In Italia In Piemonte
II Gruppo regionale sulle specie esotiche vegetali
Non esiste al momento una normativa spe- Alcune regioni invece hanno definito già da
cifica per il contrasto alle specie esotiche. alcuni anni delle normative specifiche per il Il 25 maggio 2012 con atto ufficiale del- L’istituzione di questo Gruppo regiona-
Sono presenti alcuni riferimenti in nor- contenimento delle specie esotiche sul pro- la Regione Piemonte è stato costituito il le rappresenta un’esperienza unica in
mative di tutela della biodiversità quali ad prio territorio.Tra queste ci sono anche due Gruppo di Lavoro regionale sulle specie ambito nazionale e si configura come
esempio: regioni confinanti con il Piemonte: esotiche vegetali. Obiettivo principale del uno spazio di confronto e condivisio-
 la “Strategia Nazionale per la Biodi-  la Lombardia con la Legge regionale Gruppo di Lavoro: creare uno spazio di ne che ha anticipato di qualche anno lo


versità”, che si colloca nell’ambito n. 10 del 31 marzo 20081 all’art. 10 confronto tra i soggetti che si occupano di Scientif ic Forum previsto più tardi dal
degli impegni assunti dall’Italia con la comma 2 ha vietato l’introduzione questa materia in Piemonte al fine di con- Regolamento Europeo n. 1143/2014 del
ratifica della Convenzione sulla Di- di vegetazione alloctona in ambiti cordare le più idonee misure di gestione, 29/9/2014.
versità Biologica di Rio de Janeiro, e naturali e ai sensi dell’art.1 comma lotta e contenimento e realizzare delle linee Maggiori informazioni sul Gr uppo
individua come una delle principali 3 ha approvato la “Lista nera delle guida pratiche per gli operatori che si tro- regionale, sulle sue attività e materiali
minacce alla biodiversità la diffusione specie alloctone vegetali oggetto vano a vario titolo ad agire sul territorio e realizzati, sono consultabili al link:
di specie aliene invasive; di monitoraggio, contenimento o che si devono confrontare con la presenza www.regione .piemonte .it/ambiente/
 il Decreto del Presidente della Re- eradicazione”2; di flora esotica. tutela_amb/esoticheInvasive.htm.
pubblica 12 marzo 2003, n. 120. Al  la Valle d’Aosta ha approvato la
comma 3 dell’art. 12 del relativo al Legge regionale n. 45 del 7 dicem-
Regolamento di attuazione a livello bre 20093, che stabilisce all’ Art. 9
nazionale della direttiva 92/43/CEE, il divieto di introduzione di specie
stabilisce che “Sono vietate la reintro- vegetali alloctone o aliene negli
duzione, l’introduzione e il ripopolamen- ambienti naturali e l’adozione di
to in natura di specie e popolazioni non eventuali misure incentivanti l’era- Il Gruppo di lavoro è coordinato dalla Direzione Ambiente, Governo e Tutela del
autoctone”. dicazione delle seguenti specie ve- territorio della Regione Piemonte (Settore Biodiversità e aree naturali) ed è composto
getali alloctone riportate: Heracleum da rappresentanti della medesima Direzione (Enti gestione aree protette e Settore Ciclo
mantegazzianum, Reynoutria x bohe- integrato dei rifiuti e Servizio Idrico Integrato), della Direzione regionale Agricoltura
mica, Senecio inaequidens; recente-
(Settore Fitosanitario) e della Direzione regionale Opere Pubbliche, Difesa del suolo,
mente la suddetta lista è stata così
integrata: Ailanthus altissima, Bassia Economia Montana e Foreste (Settore Foreste e Settore Gestione Proprietà Forestali e
scoparia, Buddleja davidii, Heracleum Vivaistiche), del Museo Regionale di Scienze Naturali, dell’Università degli Studi di Torino
mantegazzianum, Impatiens balfourii, (Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e Dipartimento di Scienze
Reynoutria x bohemica, Robinia pseu- Agrarie, Forestali e Alimentari), dell’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente),
doacacia, Rumex patientia, Senecio dell’ENEA (UTTS Centro Ricerche di Saluggia), della Federazione Interregionale Piemonte
inaequidens, Solidago gigantea. e Valle d’Aosta dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali, di Arpa Piemonte, del CRA –
PLF (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).
Il Gruppo Regionale ha una caratterizzazione operativa e fortemente applicativa
1
Legge regionale n. 10 del 31 marzo 2008 “Dispo-
sizioni per la tutela e la conservazione della piccola sul territorio, in questi anni sono state definite metodologie pratiche di intervento
fauna, della flora e della vegetazione spontanea” sulle specie esotiche vegetali invasive, è stato dato un supporto per interventi su
2
D.G.R. 7736 del 24 luglio 2008 “Determinazione problematiche locali legate alla presenza di queste specie e sono stati avviati confronti
in ordine agli elenchi d cui all’art. 1 comma 3 Legge
regionale n. 10 del 31 marzo 2008” “Disposizioni con tecnici del settore e portatori di interesse (vivai, progettisti, Servizi di gestione del
per la tutela e la conservazione della piccola fauna, verde pubblico…).
della flora e della vegetazione spontanea”.
3
Legge regionale n. 45 del 7 dicembre 2009 “Di-
sposizioni per la tutela e la conservazione della flo-
ra alpina.”

50 51
Le Black List regionali Black List–Action List (Eradicazione)
Uno dei primi risultati del Gruppo di lavoro za delle specie vegetali esotiche è in conti-
Elenco relativo alle specie esotiche che hanno una distribuzione limitata sul territorio
è stata la definizione delle Black List delle nua evoluzione e il loro livello di invasività si
specie esotiche invasive approvate con la può modificare nel tempo (ultimo aggior- e per le quali sono ancora applicabili misure di eradicazione da tutto il territorio
DGR n. 46-5100 del 18 dicembre 20124. namento, DGR n. 33-5174 del 12/6/2017). regionale.
Dopo l’approvazione dei suddetti elenchi si A differenza di altre Black List sulle specie Ambrosia trifida Lemna minuta Opuntia spp.
è verificata la necessità di effettuare alcune esotiche a livello nazionale, per il territorio Bunias orientalis Ludwigia peploides Paspalum dilatatum
correzioni e modifiche in quanto la presen- piemontese si è deciso di differenziare gli Carex vulpinoidea Myriophyllum aquaticum Pueraria lobata
elenchi in 3 Black List sulla base della loro Eragrostis curvula Miscanthus sinensis Rhus typhina
diffusione sul territorio regionale e quindi
4
DGR n. 46-5100 del 18 dicembre 2012 “Identifi- Heracleum mantegazzianum Najas gracillima Sagittaria latifolia
sulla possibilità o meno di poter effettuare
cazione degli elenchi (Black List) delle specie vege- Impatiens scabrida Nelumbo nucifera Solanum carolinense
tali esotiche invasive del Piemonte e promozione di interventi di gestione e/o eradicazione della
Lagarosiphon major Nymphaea mexicana Sporobolus spp.
iniziative di informazione e sensibilizzazione” specie.
Trachycarpus fortunei

Black List–Management List (Gestione)


Black List–Warning List (Allerta)
Elenco relativo alle specie esotiche che sono presenti in maniera diffusa sul territorio
Elenco relativo alle specie esotiche che:
e per le quali non sono più applicabili misure di eradicazione da tutto il territorio
 non sono ancora presenti nel territorio regionale ma che hanno manifestato
regionale, ma per le quali bisogna comunque evitare l’utilizzo e possono essere
caratteri di invasività e/o particolari criticità sull’ambiente, l’agricoltura e la
applicate misure di contenimento e interventi di eradicazione da aree circoscritte.
salute pubblica in regioni confinanti;
Acer negundo Elodea canadensis Paulownia tomentosa  hanno una distribuzione limitata sul territorio regionale e per le quali deve
Ailanthus altissima Elodea nuttalii Phyllostachys aurea essere valutato il potenziale grado di invasività.
Ambrosia artemisiifolia Erigeron annuus Phytolacca americana
Amorpha fruticosa Erigeron sumatrensis Pseudosasa japonica Aconogonum polystachyum Kochia scoparia Persicaria pensylvanica
Artemisia annua Erigeron canadensis Prunus laurocerasus Catalpa ovata Ligustrum lucidum Persicaria virginiana
Artemisia verlotiorum Fallopia (Reynoutria) spp. Prunus serotina Catalpa speciosa Ligustrum ovalifolium Rubus phoenicolasius
Arundo donax* Heteranthera reniformis Quercus rubra Elaeagnus pungens Persicaria filiformis
Azolla spp. Humulus japonicus Robinia pseudoacacia**
Bidens frondosa Impatiens balfourii Senecio inaequidens
Broussonetia papyrifera Impatiens glandulifera Sicyos angulatus Si tratta di elenchi di riferimento e cono- In ogni scheda sono state anche riportate
Buddleja davidii Impatiens parviflora Solidago gigantea scitivi delle specie esotiche vegetali invasive le più idonee misure di prevenzione/gestio-
Campylopus introflexus Ligustrum sinense Sorghum halepense più problematiche per il territorio piemon- ne/lotta e contenimento per le singole spe-
Commelina communis Lonicera japonica Spiraea japonica tese e per le quali si richiede di evitare utiliz- cie in ambito agricolo, extraagricolo (aree
Cyperus spp. (solo specie alloctone) Murdannia keisak Ulmus pumila zo/commercializzazione, di applicare misure urbane, industriali, cantieri e manufatti in
Diplachne fascicularis Oenothera spp. Vitis riparia di contenimento e, dove possibile, attuare genere) e naturale/seminaturale.
Eleocharis obtusa Parthenocissus quinquefolia interventi di eradicazione. Con la DGR 23-2975 del 29/2/2016 le
Il Gruppo di Lavoro regionale ha redatto suddette misure sono state approvate
“Livello di priorità”: quali specie necessitano priorità di intervento rispetto alle altre delle schede monografiche per le specie dalla Giunta Regionale come metodolo-
* Viene mantenuta la possibilità di coltivarla in ambiti di pianura caratterizzati da agricoltura esotiche invasive vegetali più problema- gie di riferimento per tutti gli interventi
intensiva, a eccezione delle fasce di pertinenza fluviale e intorno di zone umide tiche per il Piemonte (schede consultabili di contrasto alle specie esotiche vegetali
** Viene mantenuta la possibilità di coltivarla in ambiti di pianura caratterizzati da agricoltura sul web: http://www.regione.piemonte.it/am- che vengono attuati sul territorio pie-
intensiva biente/tutela_amb/esoticheInvasive.htm). montese.

52 53
Il Regolamento forestale
Il Regolamento forestale5 tra le diverse mi- esistenti e definisce misure di tutela e con-
sure di gestione del patrimonio boschivo servazione, in tutti gli interventi selvicoltura-
stabilisce anche l’obbligo di utilizzo di spe- li, dei nuclei boscati caratterizzati da presen-
cie autoctone nell’ambito di interventi di za di specie autoctone. Inoltre nell’Allegato


rimboschimento e/o rinfoltimenti in boschi E del medesimo regolamento è riportato
un elenco delle “Specie esotiche invadenti”
5
“Regolamento forestale di attuazione dell’arti- costituito dalle seguenti 6 specie: Quercus
colo 13 della legge regionale 10 febbraio 2009, rubra, Prunus serotina, Ailanthus altissima, Acer
n. 4 (Gestione e promozione economica delle negundo, Paulownia tomentosa, Ulmus pumila.
foreste)” del 15 febbraio 2010 n. 4/R (recente-
mente modificato con D.G.R. n. 49-1702 del 6
luglio 2015)

Le misure di conservazione per la tutela


della Rete Natura 2000 del Piemonte
Le misure di conservazione per la tutela non elencate nell’Allegato B” e per quan-
della Rete Natura 2000 del Piemonte6 ri-
portano diversi riferimenti alle specie esoti-
to riguarda la problematica delle esotiche
nell’ambito di attività di cantiere, all’art. 4 Prevenzione,

L
gestione e contenimento
che e definiscono una serie di divieti, obbli- comma g ter, si evidenzia che: “in caso di
ghi e buone pratiche da seguire all’interno interventi di cantierizzazione che com-
dei Siti della Rete Natura 2000 in Piemonte. portino: movimenti terra, impiego di inerti
Sono inoltre diverse le misure di conser- provenienti da fuori sito e/o operazioni di
taglio/sfalcio/eradicazione di specie vegetali di Francesco Vidotto, Lorenzo Camoriano
vazione relative a singole specie e habitat
per le quali si prevedono misure relative alla invasive riportate nell’allegato B, il propo-
prevenzione/gestione/lotta e contenimento nente deve porre in essere tutte le misu-
delle specie esotiche. re necessarie a prevenire l’insediamento Le misure in grado di contrastare diffusione ed effetti negativi delle piante
e/o diffusione di specie vegetali alloctone,
Due riferimenti alle misure generali partico-
con particolare riguardo alle entità incluse
esotiche
larmente significativi riguardo alla presenza
nell’allegato B. Le modalità specifiche di in-
di specie invasive nei Siti della Rete Natura
2000 sono all’art. 3 che definisce il divie-
tervento dovranno essere definite in base Misure di prevenzione
alla bibliografia di settore con particolare ri-
to di “…introdurre e/o diffondere qualsiasi Le misure di prevenzione sono finalizza- specie e le azioni di sensibilizzazione ri-
ferimento a quanto riportato per le singole
specie animale o vegetale alloctona, ovvero te ad evitare che una determinata specie volte agli operatori e alla popolazione in
specie nelle schede monografiche consulta-
non presente naturalmente nel territorio bili sulla pagina web: www.regione.piemon- indesiderata possa introdursi in areali genere, soprattutto per le specie incluse
del sito, fatte salve le specie non invasive, te.it/ambiente/tutela_amb/esoticheInvasive. dove precedentemente non era presen- nelle black list “allerta” e “eradicazione”.
htm.”. te o a creare condizioni sfavorevoli all’in- Tra le misure di prevenzione rientrano le
6
D.G.R. n. 54-7409 del 7/4/2014 “Misure di conser- L’allegato B citato riporta le specie presenti sediamento e alla sua crescita.Tali misure attività di regolamentazione degli scambi
vazione per la tutela della Rete Natura 2000 del comprendono gli interventi che agisco- di beni di varia natura che possono con-
Piemonte” modificate con D.G.R. n. 17-2814 del nelle Black List regionali precedentemente
18/01/2016 e D.G.R. n. 24-2976 del 29/2/2016 descritte. no sulle principali vie di diffusione della tenere propaguli di specie indesiderate.

54 55
Restrizioni all’impiego Pulizia delle macchine impiegate per sfalci/trinciatura
Una delle misure di prevenzione più efficaci terventi di rimboschimento, e le Misure di Le macchine impiegate per effettuare sfalci Quando si interviene in presenza di esoti-
è quella di evitare di impiegare deliberata- conservazione per la tutela dei Siti della o trinciature possono essere un efficiente che invasive è pertanto fondamentale pulire
mente in un determinato areale, per scopi Rete Natura 2000 del Piemonte2, le quali veicolo per la dispersione di specie vege- con cura le macchine utilizzate, compresi il
agricoli, ornamentali, nei ripristini e nella at- fanno divieto di introdurre e/o diffondere tali, attraverso il trasporto di semi, rizomi, telaio e, soprattutto, gli pneumatici.
tività vivaistica, specie vegetali esotiche già qualsiasi specie animale o vegetale alloctona stoloni, radici.
note per la loro invasività in altri ambienti all’interno di tali aree.
con condizioni simili. Va comunque sottolineato che non tutte le Impiego di compost di chiara origine
A livello regionale sono già in vigore re- specie esotiche manifestano un comporta-
strizioni normative specifiche, come il già mento invasivo e che pertanto molte spe- Se si utilizza del compost acquistato è as- zione della maggior parte dei propaguli. Il
citato Regolamento forestale1, che prevede cie esotiche possono essere impiegate al di solutamente indispensabile verificare che compostaggio domestico e quello realizza-
l’impiego di sole specie autoctone negli in- fuori degli ambiti sopra indicati. questo sia stato prodotto secondo proce- bile direttamente nel luogo dove sono stati
dure di compostaggio controllato a livello prodotti i residui vegetali da compostare
“Regolamento
1
forestale di attuazione industriale3, che garantiscono la devitalizza- non garantisce una adeguata azione nei
dell’articolo 13 della legge regionale 10 febbraio D.G.R. n. 54-7409 del 7/4/2014 “Misure di
2 confronti dei propaguli, in particolare degli
2009, n. 4 (Gestione e promozione economica conservazione per la tutela della Rete Natura organi vegetativi.
delle foreste)” del 15 febbraio 2010 n. 4/R, 2000 del Piemonte” modificate con D.G.R. n. 17- 3
In tali impianti deve essere garantito il rispetto
recentemente modificato con D.G.R. n. 49-1702 2814 del 18/01/2016 e D.G.R. n. 24-2976 del dei parametri stabiliti dal DM 5 febbraio 1998,
del 6 luglio 2015 29/2/2016 che prevede che il processo di trasformazione
biologica aerobica delle matrici debba passare
Eliminazione di individui portaseme, rimozione di infiorescenze/infruttescenze attraverso uno stadio termofilo (temperatura
del/dei cumulo/i mantenuta per almeno tre
Nelle specie arboree dioiche (piante in cui la diffusione per seme. Analogamente, per giorni oltre i 55°C).
i fiori maschili e femminili sono portati da alcune specie erbacee (es. Phytolacca ame-
esemplari diversi come ad es. Acer negundo ricana) e arbustive (es. Buddleja davidii), in Limitazioni al trasferimento di suolo e inerti
e Ailanthus altissima), qualora non sia pos- presenza di piante già fiorite si può sugge-
sibile effettuare interventi di contenimento rire di raccogliere e distruggere le infiore- In particolare nelle aree di cantiere che proveniente da aree esterne al cantiere e
su tutti gli esemplari, può essere utile rimuo- scenze che, nelle parti più mature, possono prevedono movimenti terra e negli inter- per le quali non vi sia sufficiente garanzia di
vere tramite abbattimento i soli esemplari presentare semi già in grado di germinare. venti di recupero e ripristino ambientale, assenza di specie vegetali esotiche invasive.
portanti fiori femminili allo scopo di limitare è opportuno limitare l’utilizzo di terreno
Intervento di contrasto a Reynoutria japonica con teli pacciamanti e talee

Mantenimento di un sufficiente grado di copertura del suolo


Come buona pratica generale, si consiglia novellame di alcune specie arboree (es. Ai-
sempre di evitare, in aree per le quali si pre- lanto, Ciliegio tardivo), anche se ostacolato
sume vi sia un elevato rischio di sviluppo da una fitta copertura, può svilupparsi effi-
di specie esotiche invasive, di mantenere il cacemente ed esercitare una forte compe-
terreno scoperto da vegetazione. tizione nei confronti di tutte le altre specie
In bosco si deve evitare di creare chiarìe in seguito a tagli e ad aperture.
eccessivamente estese quando si deside- Nell’ambito degli interventi di recupero e
ra evitare l’insediamento di specie eliofile ripristino ambientale e nei cantieri con mo-
quali ad esempio l’ailanto. Pur essendo una vimenti terra si consiglia la realizzazione di
misura di validità generale, si deve comun- interventi di copertura con inerbimenti nel
que tenere presente che alcune specie (es. caso di deposito temporaneo di cumuli di
Impatiens spp.) sono adattate a svilupparsi terreno.
in condizioni di scarsa luminosità. Inoltre il

56 57
Interventi di tipo meccanico/fisico Cercinatura, abbattimento
Estirpazione manuale La cercinatura (anche detta “anellatura”) si consente di diminuire con gradualità la co-
attua sul fusto mediante eliminazione della pertura, mantenendo un livello di ombreg-
Questo intervento può essere molto ef- iniziale.
corteccia e incisione del tronco fino al cam- giamento superiore rispetto a quello che si
ficace, soprattutto nel caso di infestazioni Su specie arboree, si consiglia di iniziare dal-
bio, sull’intera circonferenza, per una fascia ha con l’abbattimento e contribuendo così
costituite da giovani semenzali di specie ar- le aree nelle quali la densità di infestazione
di almeno 15 cm. Questa tecnica è mag- a prevenire lo sviluppo di specie esotiche
boree. Può essere risolutivo per eradicare della specie invasiva è ridotta, permettendo
giormente efficace se eseguita in primavera che richiedono molta luce (es. Robinia pseu-
infestazioni di limitata estensione, soprattut- così alla vegetazione autoctona ancora ab-
alla ripresa vegetativa. La cercinatura può doacacia, Ailanthus altissima).
to nei casi in cui l’invasione si trovi nella fase bondante di ostacolarne il ritorno.
essere eseguita con motosega o a mano Nel caso di specie dioiche gli interventi di
Intervento di estirpazione manuale con roncola, a seconda delle dimensioni abbattimento devono essere attuati prio-
della pianta. La cercinatura, determinando ritariamente sugli individui portaseme. Nel
il decadimento e la morte della pianta in caso di specie con forte capacità di ricaccio,
piedi, è una pratica che non va applicata in l’efficacia dell’abbattimento può essere in-
aree urbane o comunque frequentate dal- crementata con l’applicazione di erbicidi si-
la popolazione in quanto le piante tratta- stemici sulla ceppaia immediatamente dopo
te presentano elevati rischi di schianto. In il taglio.
ambiente forestale, viceversa, la cercinatura

Intervento di cercinatura

Sfalcio, decespugliamento, trinciatura


Possono essere effettuati con vari tipi di at- piante emergente dal suolo, ma sono spes-
trezzature (manuali, spalleggiate, accoppiate so necessari più interventi nel corso della
a trattrici, semoventi ecc.) caratterizzate da stagione vegetativa per ottenere un ade-
dimensioni, velocità operativa e costi di ge- guato contenimento.
stione molto diversi. Questi interventi per- In alcune specie, tali interventi stimolano ul-
mettono soprattutto di gestire infestazioni teriormente la crescita vegetativa. Un esem-
a prevalente sviluppo lineare, quali quelle pio emblematico è costituito da Ailanthus
presenti lungo i bordi stradali. altissima, per il quale gli interventi di dece-
La loro efficacia è in genere elevata, poiché spugliamento o trinciatura su giovani piante
l’intervento determina l’immediata rimo- spesso contribuiscono a rendere ancor più
zione di buona parte della porzione delle dense le infestazioni.

58 59
Pacciamatura Interventi di tipo chimico
La pacciamatura consiste nello schermare la plastici.
superficie del terreno, realizzando una bar- Oltre all’ambito agricolo, la pacciamatura Principali ambiti di intervento e relative disposizioni
riera meccanica che sfavorisce l’emergenza viene ampiamente utilizzata nella gestione I mezzi chimici impiegati nel contenimento riportano di seguito le principali indicazioni
e la crescita della vegetazione indesiderata. del verde pubblico e privato, soprattutto della vegetazione vengono genericamente di carattere normativo per i seguenti am-
I materiali impiegati includono prodotti di per limitare la competizione con le infestan- chiamati erbicidi e dal punto di vista nor- biti: agricolo, extra-agricolo (comprendendo
origine vegetale, quali residui colturali, resi- ti nelle fasi immediatamente successive alla mativo rientrano nel gruppo dei prodotti le aree frequentate dalla popolazione o da
dui di sfalci e potature, foglie, segatura, ca- messa a dimora di specie ornamentali. fitosanitari. A livello europeo, i criteri e le gruppi vulnerabili, le linee ferroviarie, le strade),
scami, cortecce triturate, aghi di pino e film modalità per concedere l’autorizzazione ambienti naturali e seminaturali4.
all’immissione sul mercato dei prodotti fito-
sanitari sono definiti dal Regolamento (CE) Ambito agricolo
Trattamenti termici n. 1107/2008, mentre i criteri per l’impiego La gestione delle esotiche invasive in am-
dei prodotti fitosanitari sono definiti dalla bito agricolo riguarda prevalentemente le
I trattamenti termici che hanno sinora avuto breve durata, il pirodiserbo si può applicare
Direttiva 2009/128/CE che istituisce un specie erbacee ed è, di fatto, normalmente
maggiore diffusione sono la solarizzazione, il anche su manufatti di valore artistico, sto-
quadro a livello comunitario per un loro compresa nei programmi di lotta alle altre
pirodiserbo e il calore umido (vapore, acqua rico o monumentale. Poiché si opera con
uso sostenibile. infestanti delle colture.
calda, schiume calde). Al di fuori dell’ambito fiamme libere occorre evitare di trattare
In Italia, le possibilità di impiego degli erbici- Tra le prescrizioni del PAN, si segnala che
agricolo, dove vengono utilizzate tutte e tre zone dove sia presente vegetazione secca o
di e le limitazioni all’uso, in ambito agricolo nelle aree agricole adiacenti alle zone fre-
le tecniche, anche se in contesti comunque altri potenziali inneschi di incendio.
ed extra-agricolo, sono definiti nel Piano di quentate dalla popolazione (distanza infe-
limitati, il pirodiserbo e l’impiego di calore Il numero di interventi richiesti per una
Azione Nazionale (PAN), che promuove l’a- riore di 30 m da tali aree) non si può fare
umido possono essere di interesse soprat- soddisfacente gestione delle infestanti è ge-
dozione della difesa integrata in agricoltura ricorso ai mezzi chimici classificati come
tutto in ambito urbano o in aree industriali, neralmente più elevato (in certi casi sino a
e l’utilizzo di tecniche alternative ai prodotti Tossici, Molto Tossici e/o recanti in etichetta
come alternativa ai trattamenti chimici. dieci) nel corso della prima stagione vege-
fitosanitari al fine di ridurre i rischi e gli im- alcune frasi di rischio o indicazioni di pericolo.
Con il pirodiserbo, le malerbe vengono tativa in cui si applica la tecnica. Negli anni
patti da questi derivanti. Il PAN prevede la possibilità di ridurre la
investite, per tempi molto brevi (<1 s), da successivi, il numero di trattamenti richiesti
Il PAN prevede la possibilità, per le singole distanza di sicurezza fino a 10 m dalle zone
una fiamma libera prodotta da uno o più si riduce notevolmente.
regioni, di definire linee indirizzo per la ri- frequentate dalla popolazione, qualora ven-
bruciatori alimentati a GPL. Il rapido innal- Nel caso di calore umido, le temperature
duzione dell’uso dei prodotti fitosanitari in gano adottate idonee misure di conteni-
zamento di temperatura provoca la rottura cui sono esposti i tessuti sono notevolmen-
contesti specifici. Per la Regione Piemonte, mento della deriva.
della membrana cellulare e il conseguente te inferiori, ma la durata dell’esposizione è
ad esempio, è stato approvato un provvedi-
danneggiamento dei tessuti esposti al ca- in genere superiore, soprattutto nel caso
mento (DGR 20 giugno 2016, n. 25-3509), Ambito extra agricolo
lore. Poiché l’esposizione alla fiamma è di dell’impiego di schiume calde.
nel cui Allegato A sono riportate le Linee I principali ambiti rientranti in questo grup-
di indirizzo regionali per l’impiego di prodotti po sono le aree frequentate dalla popolazio-
fitosanitari nelle aree frequentate dalla po- ne o da gruppi vulnerabili, le linee ferroviarie,
polazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree le strade.
agricole ad essi adiacenti. I prodotti fitosanitari utilizzati in questo
Nella scelta degli erbicidi da utilizzare oc- ambito devono riportare in etichetta l’in-
corre inoltre verificare eventuali restrizioni
locali o altre disposizioni per specifiche so- Si veda anche il documento Vidotto F. (2016)
4

stanze attive. “Interventi di tipo chimico per il contenimento


In considerazione delle possibili necessità di delle specie esotiche invasive”; Gruppo
di Lavoro Specie Esotiche della Regione
impiego di erbicidi per il controllo di specie Piemonte, disponibile all’indirizzo http://www.
vegetali esotiche invasive in diversi ambiti, si regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/
esoticheInvasive.htm
Applicazione pirodiserbo in ambito urbano ed effetti del trattamento

60 61
dicazione di impiego riferita espressamente ed ecotossicologiche sfavorevoli (es. can- Modalità di applicazione degli erbicidi e accorgimenti per evitare dispersione
all’ambito extra-agricolo. La sola dicitura flo- cerogeni, tossici per la riproduzione, muta-
reali e ornamentali non comporta automati- geni; classificati come Tossici, Molto tossici;
In ambito extra-agricolo, gli erbicidi posso- piante nei primi stadi di sviluppo si ottiene il
camente la possibilità di impiego in ambito riportanti in etichetta alcune frasi di rischio
no essere impiegati come principale meto- duplice vantaggio di intervenire in una fase
extra-agricolo. o corrispondenti indicazioni di pericolo).
do di contenimento alle esotiche invasive nella quale gli erbicidi sono generalmente
Aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili In ambito ferroviario è in generale vietato
o a completamento di altri interventi (es. più efficaci e di limitare la dispersione di
Nelle aree frequentate dalla popolazione il trattamento con prodotti fitosanitari sui
sfalcio, abbattimento). prodotto. In tali condizioni infatti è possibile
rientrano, ad esempio, parchi e giardini pub- piazzali, nelle stazioni ferroviarie e nelle aree
Nella scelta dell’erbicida da utilizzare, ol- dotare la lancia di un dispositivo di scher-
blici, campi sportivi, fioriere, vasi e aiuole, pi- adiacenti e in generale in quelle frequentate
tre ai vari criteri normativi indicati occorre matura a campana che riduce fortemente il
ste ed aree ciclabili, aree cani, strutture pub- dalla popolazione. Il PAN prescrive l’utilizzo
prestare la massima attenzione ad alcune rischio di deriva.
bliche turistiche, orti urbani, percorsi salute del diserbo meccanico e fisico (es. pirodi-
caratteristiche proprie della sostanza attiva In generale, per consentire una uniforme
e fitness, alberate stradali, aree cimiteriali, serbo, pacciamatura) in tutti i casi in cui è
impiegata e che vengono normalmente in- irrorazione e la dispersione di prodotto, si
aiuole spartitraffico e rotonde, ecc. possibile sostituirlo al diserbo chimico.
cluse nella sezione Avvertenze dell’etichet- sconsiglia di intervenire su piante con altez-
Le aree frequentate da gruppi vulnerabili Ulteriori restrizioni sono state recentemen-
ta. Alcune sostanze attive, ad esempio, pur ze superiori a circa un metro.
includono, ad esempio, cortili e aree ver- te introdotte con il Decreto 15/2/2017, che
non prevedendo l’applicazione sul suolo,
di all’interno di complessi scolastici, parchi prevede l’adozione dei criteri ambientali
possono muoversi con una certa facilità Applicazione basal bark
gioco per bambini, aree gioco per bambini, minimi da inserire obbligatoriamente nei
nel terreno ed essere assorbite dalle radici, Consiste nel distribuire erbicidi sistemici sul-
superfici interne e adiacenti a strutture sa- capitolati tecnici delle gare d’appalto per l’e-
causando danni anche a carico di piante che la parte basale del tronco di giovani alberi.
nitarie. secuzione dei trattamenti fitotosanitari sulle
non si intende trattare. Per questa ragione, La tecnica è applicabile solo su novellame
In generale, la Direttiva 2009/128/CE pre- o lungo le linee ferroviarie e sulle o lungo
ad esempio, formulati contenenti triclopir e di pochi centimetri di diametro (indica-
vede che in tali aree l’uso di erbicidi (e più in le strade.
aminopiralid non devono essere impiegati tivamente sino a 6-7 cm), con corteccia
generale di prodotti fitosanitari) sia ridotto in sottochioma di specie arboree non ber- erbacea o comunque in grado di assorbi-
al minimo o vietato. A livello locale, le auto- Ambito naturale e seminaturale saglio. re i prodotti impiegati. L’applicazione può
rità competenti per la gestione della flora Il PAN stabilisce restrizioni nell’utilizzo dei
Le principali modalità di utilizzo sono l’ap- essere effettuate mediante pennello o con
infestante stabiliscono le aree in cui è fatto prodotti fitosanitari nei casi in cui le aree
plicazione fogliare, l’applicazione basal bark, un micro-irroratore manuale a pressione
divieto di utilizzare erbicidi e quelle in cui naturali ricadano nei siti della rete Natura
l’iniezione, e l’applicazione su ceppaia (taglio (“spruzzetta”), trattando tutta la superficie
è possibili utilizzare gli erbicidi integrando- 2000 o in aree protette al fine di salvaguar-
fresco di tronchi). Nel primo caso possono del tronco dal colletto e sino a 50-100 cm
li con mezzi di controllo non chimico (es. dare gli ecosistemi acquatici, terrestri o per
essere utilizzati sia erbicidi di contatto, sia di altezza.
mezzi meccanici e fisici). la tutela delle api e degli altri impollinatori.
erbicidi sistemici. Negli altri casi possono es- Per aumentare l’efficacia nei confronti
Sempre secondo il citato PAN, non si può Inoltre, nelle zone a bosco (definite dal Dlgs
sere usati esclusivamente erbicidi sistemici. dell’apparato radicale sono da preferire
comunque ricorrere all’uso di prodotti fi- 227/2001), è vietato l’uso dei prodotti fito-
trattamenti eseguiti in tarda estate.
tosanitari che riportano in etichetta alcu- sanitari in aree a particolare destinazione
Applicazione fogliare Come per la citata cercinatura, l’applicazio-
ne frasi di rischio (vedasi si allegato A della funzionale (viali tagliafuoco, zone di rispetto
Consiste nell’applicare l’erbicida su piante ne basal bark, determinando il decadimento
DGR 20 giugno 2016, n. 25-3509). degli elettrodotti, gasdotti), salvo deroghe
già sviluppate utilizzando irroratrici. e la morte della pianta in piedi, non va appli-
per emergenze fitosanitarie. Inoltre, nelle
Linee ferroviarie e Strade Nel controllo delle esotiche, in particola- cata in aree urbane o comunque frequen-
zone Ramsar, zone umide tutelate in modo
Secondo le indicazioni del PAN, sulle o lun- re delle erbacee di grandi dimensioni (es. tate dalla popolazione per gli elevati rischi
prioritario a livello internazionale, il Ministe-
go le linee ferroviarie e le strade è neces- Reynoutria japonica, Phytolacca americana), di schiantamento, anche se i soggetti trattati
ro dell’ambiente e della tutela del territorio
sario ridurre o eliminare l’uso dei prodotti delle arbustive (es. Buddleja davidii) e del- hanno dimensioni limitate.
e del mare, di concerto con il Ministero del-
fitosanitari, ricorrendo all’integrazione di le arboree si utilizzano per lo più irroratrici
le politiche agricole, definisce delle prescri-
mezzi meccanici, fisici e biologici per il con- spalleggiate con o senza motore autonomo, Iniezione
zioni per il divieto di utilizzo dei prodotti fi-
trollo delle malerbe. generalmente dotate di una lancia portante La tecnica è utilizzata per il trattamento con
tosanitari classificati come pericolosi per gli
In questi ambiti non si possono utilizzare un solo ugello. erbicidi sistemici di alberi di qualsiasi età.
ambienti acquatici e di quelli rinvenuti nelle
prodotti con caratteristiche tossicologiche Eseguendo l’applicazione fogliare con le Viene anche spesso denominata erronea-
attività di monitoraggio ambientale.

62 63
mente endoterapia, con la quale ha in comu- Se si opera con cura, la dispersione di pro- La gestione selvicolturale
ne le tecniche di applicazione del prodotto dotto nell’ambiente è virtualmente nulla.
fitosanitario, ma dalla quale si differenzia no- Come per l’applicazione basal bark e la Il regolamento forestale e le specie arboree esotiche invasive
tevolmente per quanto riguarda l’obiettivo cercinatura, anche l’iniezione è fortemente
e l’esito finale dell’intervento. sconsigliata in aree frequentate dalla popo- La legge regionale 4/2009 “Gestione e pro- specifiche e deroghe, come la possibilità di
Uno dei sistemi più semplici prevede la rea- lazione, per il rischio di schianto dei soggetti mozione economica delle foreste” tutela la estirpare le ceppaie, per contrastare le spe-
lizzazione di fori radiali alla base del tronco trattati. biodiversità e promuove la diffusione delle cie invasive (art. 14). L’allegato E contiene
(a circa 50 cm dal colletto). Il numero di specie arboree e arbustive autoctone (art. l’elenco delle specie arboree esotiche “in-
fori varia in relazione al diametro del tron- Applicazione su ceppaia 22). vadenti”: acero americano, ailanto, ciliegio
co stesso: indicativamente si suggerisce di In alcune specie arboree esotiche invasive A tal fine il già citato Regolamento fore- tardivo, olmo siberiano, paulonia, quercia
praticare un foro ogni 10 cm di diametro. l’abbattimento può non essere sufficiente stale attuativo della legge5, prevede norme rossa, il cui utilizzo per nuovi impianti è vie-
Il foro, procedendo dall’esterno all’interno, per ottenere un contenimento adeguato tato (invece l’allegato C individua le specie
deve essere leggermente inclinato verso il e protratto nel tempo (es. Ailanthus altissi- 5
Documento scaricabile alla pagina www.regione.
esotiche o naturalizzate utilizzabili in arbori-
basso per consentire di inserire l’erbicida ma). In questi casi l’abbattimento può es- piemonte.it/foreste/it/normativa.html coltura da legno).
senza che vi siano fuoriuscite all’esterno. sere integrato con l’applicazione di erbicidi
Nei fori praticati può essere iniettata la mi- sistemici direttamente sulla superficie di ta- Modalità di gestione
scela erbicida (alle concentrazioni riportate glio. L’applicazione va fatta immediatamen-
nelle etichette dei formulati che prevedo- te dopo il taglio (entro i primi minuti), in Boschi in cui le specie invasive sono ancora del genere Populus, in particolare il pioppo
bianco, facilmente riproducibile per talea
no questo tipo di impiego) utilizzando un particolare se si utilizzano erbicidi solubili in minoritarie e quindi col vantaggio di poter mettere a
micro-irroratore manuale a pressione, ope- acqua (es. glifosate). In queste circostanze una selvicoltura mi-
dimora materiale vivaistico di grandi dimen-
rando con pressione molto bassa e regolan- Per il trattamento possono essere utilizzate rata alla costituzione di un popolamento
sioni, in grado di affrancarsi rapidamente
do l’ugello in modo da ottenere un angolo irroratrici spalleggiate dotate di lancia con diversificato per composizione e struttura,
dalla concorrenza della vegetazione erba-
di irrorazione molto stretto. Dopo l’iniezio- ugello schermato con campana o micro- con stratificazione delle chiome che man-
cea.
ne i fori possono essere richiusi con della irroratrici manuali a pressione. tenga sempre elevata la copertura al suolo,
cera o della terra bagnata. Anche con questa tecnica, operando con può favorire il contenimento e, nel lungo
Come per l’applicazione basal bark, i trat- attenzione, è possibile ridurre al minimo periodo, anche il ridimensionamento delle
Boschi in cui le specie invasive sono dominanti
Per le aree fortemente invase un’alternativa
tamenti eseguiti in tarda estate sono più la distribuzione di prodotto al di fuori del esotiche. Va invece evitata l’apertura di bu-
può essere l’invecchiamento indefinito at-
efficaci. target. che di grandi dimensioni, le quali offrono le
tendendo l’ingresso della vegetazione spon-
migliori condizioni per l’affermazione della
tanea.
rinnovazione di tali specie.
Tuttavia per specie come il ciliegio tardivo
Contestualmente o anche preventivamente
tale pratica non pare sempre attuabile in
occorre eliminare i soggetti portaseme, me-
quanto l’enorme presenza al suolo di seme
diante abbattimento, cercinatura, con possi-
dormiente assicura, in caso di crolli per in-
bilità di successivo trattamento chimico per
vecchiamento, la pronta rinnovazione ed il
iniezione o sulle ceppaie.
rapido ritorno del soprassuolo alla condi-
Nelle radure può essere utile il ricorso al
zione di partenza.
rinfoltimento con specie autoctone: il car-
pino bianco, gli aceri ed il nocciolo risulta-
no adatti allo scopo soprattutto in ambito
Alcune buone pratiche in funzione dello stadio
planiziale, sebbene presentino un accre- evolutivo
scimento abbastanza lento nei primi anni Portaseme
dall’impianto; interessanti per la maggiore Abbattimento, cercinatura, con possibilità di
rapidità di crescita e la capacità di emissione successivo trattamento chimico per iniezio-
di polloni radicali sono le specie spontanee ne o sulle ceppaie.
Applicazione di prodotti chimici su superficie di taglio

64 65
Giovani ricacci da radice o da ceppaia di 1-2 anni dere la trinciatura ripetuta o la lavorazione La gestione dei residui vegetali
Eliminazione meccanica dei ricacci e/o ce- localizzata del terreno per specie non pollo-
duazione, eventualmente supportata con nanti da radici in corrispondenza dei nuclei Per alcune specie particolarmente diffuse tamente coperti con teli ancorati al terreno
trattamenti chimici, ripetuta a breve distan- più densi. (es. Ambrosia artemisiifolia), in zone già in- per impedire la dispersione.
za per esaurire la ceppaia. L’intervento va Fasi evolutive intermedie (età 5-15 anni) festate gli sfalci possono essere lasciati in Nella gestione dei residui vegetali si deve
effettuato più volte l’anno nei periodi di Ceduazione con turni inferiori all’età di ini- loco. Analogamente non sono necessari inoltre considerare che questo materiale,
maggiore attività vegetativa, tra primavera zio fruttificazione, variabile in funzione della particolari accorgimenti per le specie che ai sensi del Testo Unico Ambientale6, deve
e fine estate. specie dai 5 ai 15 anni, per evitare la disse- si riproducono esclusivamente per seme e essere considerato rifiuto e gestito di con-
minazione; successivo trattamento chimico che vengono sdradicate, sfalciate o trinciate seguenza, tranne nei casi in cui il materiale
Semenzali (altezza fino a 2 m)
delle ceppaie (punto 1) o soppressione dei prima della fioritura. vegetale sia destinato ad impianti per la pro-
Estirpo meccanico/manuale (entro i 2 anni
ricacci (punto 2). Negli altri casi, o nei casi dubbi, immediata- duzione di energia, o utilizzati in agricoltura
di età). L’intervento meccanico può preve-
mente dopo l’intervento di sfalcio, trinciatu- e selvicoltura7. In tutti gli altri casi i residui
ra o sradicamento, è opportuno raccogliere vegetali dovranno essere trattati come rifiu-
accuratamente il materiale vegetale per li- ti e destinati alle diverse modalità di recupe-
Intervento di ripristino di area di cantiere alta velocità Torino - Milano mitare la dispersione di frutti, semi e/o parti ro o smaltimento previste dalla normativa.
vegetative. Se non si prevede l’immediato
trasporto alla destinazione finale, è oppor- 6
Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i.
tuno depositare i residui in cumuli immedia- 7
Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i.;
Articolo 185, comma 1, lettera f)

Smaltimento in inceneritore
Tra le diverse possibilità di gestione dei re- Piemonte rende il ricorso a tale modalità
sidui vegetali, lo smaltimento presso incene- di smaltimento sul territorio complicata e
ritori è forse la modalità più sicura. Tuttavia, dispendiosa.
il numero limitato di impianti presenti in

Conferimento e smaltimento in discarica


Questa modalità di gestione dei residui ve- rifiuti, generando così il rischio che semi o
getali di specie esotiche invasive è da evi- altri propaguli possano disperdersi dalla di-
tare, in quanto nei siti di smaltimento non scarica alle aree circostanti.
viene garantita l’immediata copertura dei

Compostaggio
Come già indicato nella sezione relativa alle staggio materiale contenente parti di specie
misure preventive, è assolutamente da evi- vegetali esotiche invasive8.
tare il compostaggio domestico o in loco,
che non garantisce una adeguata azione nei
confronti dei propaguli, in particolare degli 8
Ad esempio, per il Regno Unito il Quality
organi vegetativi. Protocol “Compost - end of waste criteria for
Va segnalato che in alcuni Paesi sono state the production and use of quality compost
from source-segregated biodegradable waste”
sviluppate linee guida specifiche secondo le prevede che il materiale da compostare non
quali non può essere destinato al compo- debba contenere residui di Reynoutria japonica
(https://www.gov.uk/government/uploads/
system/uploads/attachment_data/file/297215/
geho0812bwpl-e-e.pdf)

66 67
Per saperne di più SPECIALE
2017
Piante e sotiche invasive in Piemonte – Riconoscimento, distribuzione, impatti, DIRETTRICE RESPONSABILE
Emanuela Celona
Redazione
Stefano Cariani
SCIENZE NATURALI-TORINO
MUSEO REGIONALE DI

Bouvet D. (ed.) 2013, Museo Regionale di Scienze Naturali Loredana Matonti


Mauro Pianta
Il primo quadro di sintesi, a livello piemontese, su 34 specie di differente grado di invasività e impatto. Segreteria di redazione
Piante esotiche invasive in Piemonte - Riconoscimento, distribuzione, impatti

Ogni specie è presentata da schede descrittive per il riconoscimento morfologico della pianta, dei frutti e Gigliola Di Tonno
PIANTE ESOTICHE INVASIVE
IN PIEMONTE
Promozione e iniziative speciali
Riconoscimento, distribuzione, impatti
dei semi. In ogni scheda sono riportati i dati sulla distribuzione della specie con la revisione e l’aggiorna- Simonetta Avigdor
mento dei dati storici e attuali di distribuzione con relativa cartografia e sull’impatto biologico, accertato Hanno collaborato: E. Banfi, E. Barni,
o potenziale, di queste specie in Piemonte. D. Bouvet, S. Buzio, L. Camoriano, L. Cristaldi,
Info: venditapubblicazioni.mrsn@regione.piemonte.it M. Ferrarato, M. Lonati, M. Massara,
V. Massobrio, M. R. Minciardi, A. Selvaggi,
C. Siniscalco, F. Vidotto
Fotografie di: E. Barni (p. 29, 41), M. Broglio
(III cop.), D. Bouvet (p. 4, 7, 8, 15, 23, 24, 26,
Le specie forestali arboree esotiche – Riconoscimento e gestione 33, 34, 35, 38, 39, 40, 42, 43, 46, 47, 49, 50,
60), G. Bruno (p. 18 e III cop.), E. Celona (p.
19), S. Ciadamidaro/Enea (p. 31), A. Ebone
Realizzato dalla Regione Piemonte, Settore Foreste, l’opuscolo illustra le specie esotiche forestali esotiche (p. 55, 57), P. Eusebio Bergò (p. 4, 41), M.
invasive con una parte descrittiva, di riconoscimento delle specie e di descrizione delle problematiche che Ferrarato (p. 66) , M. Massara (p. 5, 6, 16, 23,
determinano a livello forestale e una parte operativa in cui vengono descritte idonee modalità di gestione 37, 44, 45, 55), C. Minuzzo (p. 33), L. Sitzia
(p. 35 e III cop.), F. Vidotto (p. 58, 59, 60, 64),
e contenimento. La pubblicazione ha un taglio divulgativo e può essere scaricata dal sito della Regione arc. DBios (p. 14), arc. Parco Po VC-AL (p.
Piemonte (www.regione.piemonte.it/foreste/it/pubblicazioni/84-pubblicazioni/monografie/816-le- 48), Copyright CC/ D. Eickhoff (p. 20), H.
Mohlenbrock (p. 32), Klee (p. 22), KM (p. 43)
specie-forestali-arboree-esotiche.html), richiesta via e-mail (foreste@regione.piemonte.it) oppure F.F. Reynolds (p. 17), Sullivan (p. 45)
ritirata in C.so Stati Uniti 21, a Torino. Foto di copertina, Senecio inaequidens di
D. Bouvet
Foto in questa pagina, dall’alto: Senecio
inaequidens e Buddleja davidii di D. Bouvet,
Prunus serotina di M. Broglio
SUL WEB Coordinamento editoriale
Matteo Massara
Il Gruppo regionale sulle specie esotiche vegetali ha uno spazio sul sito della Regione Piemonte (www.regione.pie- Si ringraziano per la correzione bozze
A. Pistarino e per la ricerca iconografica
monte.it/ambiente/tutela_amb/esoticheInvasive.htm) dove sono riportate le informazioni relative a queste specie: M. Spini del Museo regionale di Scienze
cosa sono, le problematiche che determinano, la normativa di riferimento, quali interventi possono essere effettuati per naturali
la prevenzione/gestione/lotta e contenimento oltre a vari documenti del Gruppo di lavoro. Elaborazioni cartografiche A. Selvaggi/IPLA
Sono consultabili e scaricabili le schede monografiche per le specie più problematiche per il Piemonte con una parte Progettazione grafica e editing: Maria Silicato

introduttiva, descrittiva della specie, una sezione sugli impatti della specie su ecosistemi, agricoltura e allevamento, sa- Stampa
lute e manufatti; una parte relativa alle misure di prevenzione/gestione/lotta e contenimento differenziate per ambito Biblioteca Aree Protette
interferito (agricolo, extra agricolo, semi-naturale e naturale), per tipologia di intervento (interventi di tipo meccanico Mauro Beltramone, Paola Sartori
www.regione.piemonte.it/parchi/cms/
e fisico, chimico e selvicolturale); infine è presente una parte sulle modalità di trattamento dei residui vegetali. biblioteca.html
Uno degli aspetti di maggior interesse delle schede riguarda le misure di prevenzione/gestione/lotta e contenimento Riproduzione anche parziale di testi,
proposte, derivate dal confronto all’interno del Gruppo regionale sulle specie esotiche vegetali tra chi si occupa in immagini e disegni è vietata salvo
autorizzazione dell’editore.
Piemonte di tali problematiche da punti di vista diversi (biodiversità, agricoltura, aspetti fitosanitari ed epidemiologici).
La pubblicazione è scaricabile da
www.piemonteparchi.it (pubblicazioni)
Registrazione Tribunale di Torino n. 3624
del 10.2.1986

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La natura online
www.piemonteparchi.it

PiemonteParchi

@piemonteparchi

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