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Caratteristica
Le scale modali estendono e in qualche modo completano, nella musica, il concetto di scala
musicale tipico dell'armonia classica tradizionale. Una melodia impostata su scale modali,
all'orecchio moderno e occidentale, induce l'idea di qualcosa di sospeso, arcaico, indefinito. I canti
gregoriani erano basati su particolari scale modali e le musiche medievali sono spesso impostate su
scale modali. Anche nei canti popolari più arcaici si ritrova la modalità, ad esempio la stornella
romagnola e la bovara romagnola sono due canti lirico-monostrofici popolari che si basano su scale
modali. Scale modali sono utilizzate anche nella musica jazz. La musica classica indiana ha
sviluppato per secoli un complesso sistema rigorosamente modale.
La costruzione
Le sette note della musica occidentale vengono messe in serie per grado congiunto in modo da dar
vita a scale ascendenti che modernamente sono la scala maggiore (dal Do al Do all'ottava superiore)
e minore (dal La al La dell'ottava superiore). Nel passato si utilizzavano molte più scale, dette
modali, ciascuna avente inizio da una delle sette note e fine sulla stessa all'ottava superiore.
Possiamo sperimentare tali scale utilizzando i tasti bianchi del pianoforte e suonando, per esempio,
partendo dalla nota Re alla nota Re dell'ottava superiore. L'idea è semplice: presa una scala
"tradizionale" (maggiore, minore melodica, minore armonica), si costruisce una nuova scala per
ogni nota della scala considerata. In questo modo, da ogni scala "tradizionale" si ottengono sette
modi con sette differenti sequenze di intervalli per ognuno. Ovviamente, le scale costruite sul primo
grado di ognuna delle scale tradizionali coincidono con le scale tradizionali medesime.
È fondamentale comprendere che quello che in realtà caratterizza e dà il nome ad una scala, è la
precisa successione di intervalli, cioè di toni e semitoni, da cui essa è caratterizzata. Di seguito
infatti sono riportate scale in cui compaiono pochissime alterazioni (♯ e ♭), per rendere più facile la
lettura. Per capirci meglio facciamo l'esempio di una scala Frigia. L'esempio sottostante è una scala
Frigia di Mi, perché partendo appunto dal Mi e seguendo la successione di intervalli (propria della
scala Frigia) composta da S T T T S T T, le note che dobbiamo suonare sono tutte note naturali,
senza alterazioni appunto. Ma possiamo benissimo costruire altre scale Frigie su ciascun'altra nota,
seguendo quella successione di intervalli. Questo è vero per ogni scala, in particolare per le scale
maggiori e minori, che non sono solo quelle che partono dal Do e dal La rispettivamente.
Si indicano nel seguito gli intervalli con "T" il tono e con "S" il semitono. Le scale sono indicate
mediante un esempio in una tonalità semplice. I loro nomi derivano per lo più da nomi di antiche
scale greche.
Storia
Nella musica greca antica i modi prendevano il nome di harmonìai (ἁρμονίαι), armonie; si trattava
di 8 scale discendenti alle quali veniva attribuita una denominazione etnica: armonia dorica, frigia,
ecc. La teoria musicale greca prevedeva che esse fossero costituite da due tetracordi discendenti
formati da 4 note per grado congiunto. I tetracordi in questione dovevano essere omologhi, cioè
dovevano presentare la stessa serie di toni e semitoni. Ad esempio, l'armonia dorica era formata
dalle note Mi Re Do Si - La Sol Fa Mi, dove entrambi i tetracordi erano formati dagli intervalli
discendenti T T ST.
Anche se molti pensano che i modi ecclesiastici, vale a dire i modi della musica europea medievale,
discendano direttamente da questa nozione di modalità, la loro nascita è diversa perché direttamente
connessa con il repertorio liturgico della chiesa cristiana.[senza fonte] Le terminologie teoriche
furono però ricavate dalla teoria musicale greca, compresi i termini etnici connessi ai modi, con la
differenza che furono applicati quelli utilizzati per definire le trasposizioni tonali dei modi (detti
tropi) ai diversi modi musicali, ottenendo uno sfasamento ravvisabile ancora oggi (il modo di Mi,
infatti, che in Grecia era il modo dorico, per i teorici latini divenne il modo frigio; analogo
sfasamento per tutti gli altri modi).
Nel XVI secolo, il teorico svizzero Glareano pubblicò il Dodekachordon, nel quale solidifica il
concetto dei modi ecclesiastici, aggiungendone altri quattro: l'eolio, l'ipoeolio, lo ionico e
l'ipoionico; questi ultimi modi non sono altro che la prima apparizione teorica dei modi maggiore e
minore.
La musica antica ha fatto grande uso dei modi ecclesiastici, che non si limitavano alle diverse scale
musicali utilizzate. Come spiega la musicologa Liane Curtis (1988), nella musica medievale e
rinascimentale "non bisogna pensare i modi equivalenti alle scale; i principi dell'organizzazione
melodica, il posizionamento delle cadenze, e l'emotività indotta sono parti essenziali del contenuto
modale".
In seguito, però, i modi sono stati organizzati basandosi sulla loro relazione rispetto alle successioni
di intervalli relativi alla scala maggiore. La concezione moderna delle scale modali descrive un
sistema dove ogni modo ha la scala diatonica usuale, ma inizia da una nota diversa. I modi sono
tornati di moda all'inizio del secolo scorso, nello sviluppo del jazz (jazz modale) e nella musica
contemporanea. Anche molta musica folk è composta, o si può analizzare, pensando ai modi. Ad
esempio, nella musica tradizionale irlandese compaiono i modi ionico, dorico, eolio e misolidio, in
ordine più o meno decrescente di frequenza; con l'evoluzione del modo eolio, in cui si alza la
settima di un semitono, formando la scala minore armonica, costituisce la base di tutti i brani del
genere flamenco.
Descrizione generale
A qualsiasi scala musicale pertanto può essere applicato il concetto di modo: in generale in una
scala qualsiasi si possono "estrarre" tanti modi quante sono le note della scala: ad esempio, per le
scale diatoniche, costituite da sette note, si possono contare 7 modi distinti. Tuttavia in alcuni casi i
modi "effettivamente esistenti" possono essere in numero inferiore al numero di note della scala:
questo accade ove la particolare struttura della scala comporti che anche a partire da note diverse si
possa osservare la stessa successione di intervalli: è il caso ad esempio della scala diminuita
(costituita da 8 note e da una successione di otto intervalli in cui ad un tono segue sempre un
semitono o viceversa), dove i modi osservati sono soltanto due; sempre a titolo di esempio si
considerino i casi limite della scala esatonale (sei note separate da sei intervalli di tono) che ha un
solo modo (a partire da qualsiasi nota, infatti, si osserva sempre e solo una successione di sei toni),
e della scala cromatica (12 note separate da 12 intervalli pari a un semitono) che pure ha un solo
modo (a partire da qualsiasi nota, infatti, si osserva sempre e solo una successione di dodici
semitoni).
I modi musicali più noti e studiati, in ogni caso, sono i modi della scala diatonica, ai quali vengono
attribuiti specifici nomi. L'importanza di tale scala e dei relativi modi nella musica occidentale è
dovuta al fatto che su essa si basa il sistema tonale occidentale, ovvero l'insieme delle "note di base"
di qualsiasi brano musicale: in particolare nella musica occidentale al concetto di modo è legato
quello di tonalità, dal momento che quest'ultima sfrutta la definizione di modo.
In tal senso è utile indicare che è diffuso l'uso del termine modalità, in opposizione a tonalità, per
distinguere il sistema formato dai molti diversi modi utilizzati nei brani medievali e rinascimentali
dal sistema tonale che la musica europea comincia passo passo ad utilizzare dalla fine del XVI
secolo in poi: ciascuna delle dodici tonalità che formano il sistema tonale moderno si presenta
infatti in due soli modi, maggiore e minore.
I modi e le scale modali non sono utilizzati esclusivamente per la definizione delle tonalità dei
brani, ma anche indipendentemente da queste all'interno dei brani, nella tessitura melodica ed
armonica: un uso particolare di scale modali viene effettuato nel jazz e più in particolare nella
corrente definita, appunto, jazz modale. Anche in questo senso i termini modalità e tonalità sono
spesso utilizzati in opposizione l'uno all'altro, anche se con motivazioni totalmente diverse rispetto a
quanto indicato prima: in questo caso infatti si distinguono due particolari stili improvvisativi
basati, a loro volta, su due diverse maniere di costruire la progressione armonica dei brani.
Scale modali costruite sui gradi della scala diatonica
Di seguito la definizione "moderna" dei modi relativi della scala diatonica. Verranno evidenziati in
grassetto i gradi che differiscono rispetto a quelli del modo Ionico (Maggiore).
• Ionico o maggiore
Struttura:(tonica Do), tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono; in breve (tonica
Do)-T-T-S-T-T-T-S o 0-2-2-1-2-2-2-1 (indicando il numero di semitoni).
Intervalli: tonica, seconda maggiore, terza maggiore, quarta giusta, quinta giusta, 6ª
maggiore, 7ª maggiore, 8ª giusta.
Esempio: do ionico = do re mi fa sol la si do
• Dorico
Si trova a partire dal secondo grado del modo maggiore (T-S-T-T-T-S-T o 2-1-2-2-2-1-
2).
Intervalli: Tonica, 2ª maggiore, 3ª minore, 4ª giusta, 5ª giusta, 6ª maggiore, 7ª minore ,
8ª giusta.
Esempio: Re dorico = Re Mi Fa Sol La Si Do Re
Esempio: Do dorico = Do Re Mi♭ Fa Sol La Si♭ Do
• Frigio
Si trova a partire dal terzo grado del modo maggiore (S-T-T-T-S-T-T o 1-2-2-2-1-2-2).
Intervalli: Tonica, 2ª minore, 3ª minore, 4ª giusta, 5ª giusta, 6ª minore, 7ª minore, 8ª
giusta.
Esempio: Mi frigio = Mi Fa Sol La Si Do Re Mi
Esempio: Do frigio = Do Re♭ Mi♭ Fa Sol La♭ Si♭ Do
• Lidio
Si trova a partire dal quarto grado del modo maggiore (T-T-T-S-T-T-S o 2-2-2-1-2-2-1).
Intervalli: Tonica, 2ª maggiore, 3ª maggiore, 4ª aumentata, 5ª giusta, 6ª maggiore, 7ª
maggiore, 8ª giusta.
Esempio: Fa lidio = Fa Sol La Si Do Re Mi Fa
Esempio: Do lidio = Do Re Mi Fa♯ Sol La Si Do
• Misolidio
Si trova a partire dal quinto grado del modo maggiore (T-T-S-T-T-S-T o 2-2-1-2-2-1-2).
Intervalli: Tonica, 2ª maggiore, 3ª maggiore, 4ª giusta, 5ª giusta, 6ª maggiore, 7ª
minore, 8ª giusta.
Esempio: Sol misolidio = Sol La Si Do Re Mi Fa Sol
Esempio: Do misolidio = Do Re Mi Fa Sol La Si♭ Do
• Locrio o ipofrigio
Si trova a partire dal settimo grado del modo maggiore (S-T-T-S-T-T-T o 1-2-2-1-2-2-2).
Intervalli: Tonica, 2ª minore, 3ª minore, 4ª giusta, 5ª diminuita, 6ª minore, 7ª minore,
8ª giusta.
Esempio: Si locrio = Si Do Re Mi Fa Sol La Si
Esempio: Do locrio = Do Re♭ Mi♭ Fa Sol♭ La♭ Si♭ Do
Scale modali costruite sui gradi della scala minore armonica
Come le scale modali costruite a partire dalla minore melodica anche quelle derivate dalla minore
armonica non hanno un nome preciso e saranno identificate paragonandole a scale modali costruite
sulla scala maggiore e indicando le differenze. La scala minore armonica equivale al modo eolio
della scala maggiore con la differenza che il settimo grado della scala è alzato di un semitono, in
modo da poter svolgere le funzioni di sensibile. Però in questo modo si forma un intervallo di
seconda aumentata tra il sesto e il settimo grado della scala. Può anche essere vista come una scala
melodica con la sopradominante abbassata di un semitono.
Scala Eolio 7M
È la scala minore armonica (T-S-T-T-S-3S-S o 2-1-2-2-1-3-1).
Intervalli: Tonica, 2ª maggiore, 3ª minore, 4ª giusta, 5ª giusta, 6ª minore, 7ª maggiore, 8ª
giusta.
Esempio: La eolio Δ = La Si Do Re Mi Fa Sol♯ La
Esempio: Do eolio Δ = Do Re Mi♭ Fa Sol La♭ Si Do
Imparare i modi
A partire dai gradi
A partire dalla scala maggiore si possono ricostruire facilmente tutti i modi ricordandone l'ordine (in
base al loro grado rispetto a quello del modo Ionico)
Modo Grado Nota di partenza rispetto alla scala maggiore di DO
Ionico I DO (prima nota)
Dorico II RE (seconda nota)
Frigio III MI (terza nota)
Lidio IV FA (quarta nota)
Misolidio V SOL (quinta nota)
Eolio VI LA (sesta nota)
Locrio VII SI (settima nota)
La nota di partenza della scala, nel modo desiderato, sarà ovviamente quella del grado
corrispondente (es: nel caso del modo Lidio la prima nota da suonare, la Tonica, sarà la quarta della
sequenza della scala maggiore a cui ci si sta riferendo).
Ottenuta a questo punto la scala maggiore nel modo desiderato non resta che traslarla fino al tono
finale.
Esempio completo:
Voglio ottenere il modo Eolio della scala maggiore di MI♭.
Creo una scala partendo da Mi♭ con la stessa struttura in toni e semitoni della scala di La. Ed,
infatti, la scala di La e di Mi♭ hanno la stessa sequenza di toni e semitoni, come si può facilmente
verificare. Quindi, il termine "traslare da x a y" significa applicare alla scala che parte da y la stessa
sequenza di toni e semitoni della scala che parte da x.
Il circolo delle quinte ci dice anche che la scala maggiore ionica con 2 bemolli è quella di SI♭, che
infatti è costituita dalle stesse note. Cambia solo la tonica.