Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Gianbattista Vico
da Discoverta del vero Dante La Commedia di Dante Alighieri ella è da leggersi per tre riguardi: e d’istoria de’ tempi barbari d’Italia, e di fonte
ovvero nuovi princìpi di critica
dantesca (1728-29). di bellissimi parlari toscani, e di esemplo di sublime poesia. […]
Ma quello che è più proprio della sublimità di Dante, egli fu la sorte di nascer grande ingegno nel tempo della spi-
rante barbarie d’Italia. Perché gl’ingegni umani sono a guisa de’ terreni, i quali, per lunghi secoli incolti, se final-
mente una volta riduconsi alla coltura, dànno sul bel principio frutti e nella perfezione e nella grandezza e nella
copia maravigliosi; ma, stanchi di essere tuttavia più e più coltivati, gli dànno pochi, sciapiti e piccioli. Che è la ca-
gione perché nel finire de’ tempi barbari provvennero un Dante nella sublime, un Petrarca nella dilicata poesia,
un Boccaccio nella leggiadra e graziosa prosa: esempli tutti e tre incomparabili, che si debbono in ogni conto se-
guire, ma non si possono a patto alcuno raggiungere.
Giuseppe Baretti
da La Frusta letteraria Ho osservato in uno dei miei precedenti fogli, che i Toscani in generale, e i Fiorentini in particolare, sono ammi-
(1763-65).
ratori tenacissimi dei loro antichi libri, e che fanno da più secoli un rumor grande intorno a quasi tutti i loro au-
tori. Intorno al loro Dante non solo hanno fatto romor grande, ma schiamazzo infernale. Migliaia e migliaia d’es-
si ne hanno parlato, e sempre con un entusiasmo e con un fanatismo, e con un trasporto da ossessi. Han trova-
to nei suoi versi tutte le scienze, tutte le arti, tutte le cose celesti, tutte le cose terrene, tutte le aeree e tutte le ac-
quatiche, senza contare le sotterranee e le centrali; ed io voglio conceder loro, che tutte le scienze e tutte le arti
e tutte quante le cose o in frutto, o in seme si trovino nella Divina Commedia di Dante Alighieri; e se alcuna ve
ne mancasse per disgrazia, basterà che abbiamo la flemma di leggere cinquanta commenti, e molte centinaia d’al-
tre scritture fatte per illustrare quella Divina Commedia, che ve la troveremo senza alcun fallo. Ma perché nessun
Fiorentino volle mai concedere, che a quella Divina Commedia manca il potere di farsi leggere rapidamente e con
diletto? Sarà vero, ch’ella dilettava i contemporanei del suo autore, poiché al dire di Francesco Sacchetti, il po-
polo la cantava allora per le strade come il popolo greco cantava un tempo i poemi d’Omero; ma la natura uma-
na bisogna dire che si sia molto stranamente cangiata; poiché al dì d’oggi non solo non si sente più voce che can-
ti i versi dalla Divina Commedia; ma non v’è uomo che la possa più leggere senza una buona dose di risolutez-
za e di pazienza, tanto è diventata oscura, noiosa e seccantissima. Io appello di questa verità al tribunale della
coscienza d’ogni mio leggitore. Ognuno d’essi avrà notato, che questi disperati lodatori di quella Divina Comme-
dia, ridotti al punto, è forza confessino di non saperne troppi squarci a memoria, comeché assicurino d’averla let-
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE SECONDA La letteratura italiana nell’età dei Comuni (1226-1310)
CAPITOLO VI Dante esule e profeta 2
ta più e più volte da capo a fondo; e que’ pochi squarci che eglino possono ripetere, non sono poi altro, che que-
gli squarci stessi ripetuti da ogni principiante in poesia che l’abbia letta una sol volta; vale a dire, le parole di co-
lore oscuro scritte al sommo della porta dell’inferno, e la trista morte del conte Ugolino, e la novella di Francesca
da Rimini, col paragone di colui che si volge all’acqua perigliosa e guata, e quello dell’Arzanà dei Viniziani, e quel-
lo delle pecorelle che escono dal chiuso, e pochi altri brevi passi tratti dall’Inferno; ma del Purgatorio e del Para-
diso pochi ne sanno a memoria venti terzine, perché in sostanza quella divina Commedia instruisce, ma quella
Divina Commedia non diletta...
Ugo Foscolo
da Discorso sul testo della La Commedia di Dante è immedesimata nella patria, nella religione, nella filosofia, nelle passioni, nell’indole del-
Commedia di Dante (1825).
l’autore; e nel passato e nel presente e nell’avvenire de’ tempi in che visse; ed in questa civiltà dell’Europa che
originava con esso, se non da esso, e ne vediamo i progressi narrati da mille scrittori di padre in figlio. A ogni mo-
do era secolo eroico; e molti de’ suoi lineamenti sono alle volte fantastici; e dove hanno del rozzo, furono trascu-
rati; e gli altri bastò guardarli con meraviglia, quasi che tanto sapere e tanta barbarie fossero inesplicabili.
Friedrich Engels
da Prefazione all’edizione
La prima nazione capitalista fu l’Italia. Il chiudersi del Medioevo feudale, l’aprirsi dell’era capitalista moderna so-
italiana [trad. di P. Togliatti] no contrassegnati da una figura gigantesca: quella di un italiano, Dante, al tempo stesso l’ultimo poeta del Me-
(1893) a K. Marx-F. Engels,
Manifesto del Partito Comunista. dioevo e il primo poeta moderno.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]