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Corso di Laurea Triennale in Fisica

CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P..

Relatore: Laureando:
Prof. Vincenzo Guidi Riccardo Landi

Correlatore:
Prof. Domenico Stanzial

Anno Accademico 2017 – 2018


Introduzione
Lo scopo di questa tesi è mostrare che una sonda acustica intensimetrica p-p
può essere ecacemente calibrata con lo stesso metodo di calibrazione impiegato
per una sonda p-v ed impiegata in misure intensimetriche. Le sonde p-v rap-
presentano un sosticato metodo di misura delle variabili di un campo acustico,
poiché permettono una misura diretta della velocità delle particelle del mezzo
acustico, oltre che alla pressione, permettendo di ricostruire le caratteristiche
del campo, come l'intensità e l'impedenza. Attualmente l'unica tipologia di tra-
sduttori in grado di fornire una misura diretta della velocità delle particelle del
mezzo acustico sono i sensori Microown, prodotti da Microown Technologies.
Il costo elevato di questo tipo di sonde e la loro delicatezza limita il loro campo
di impiego.
Le sonde p-p sono costituite da due microfoni di pressione, che possono essere,
ad esempio, microfoni di tipo MEMS. Il basso costo e la versatilità di questi
microfoni permettono di produrre sonde di dimensione ridotte utilizzabili, ad
esempio, per scopi medici. Per entrambi i tipi di sonde è necessario un adeguato
processo di calibrazione per ottenere misure accurate. In questa tesi si appliche-
rà un processo di calibrazione basato su una guida d'onda anecoica, realizzata
con un tubo rigido in un ambiente privo di disturbi acustici esterni. Il processo
è stato sviluppato per calibrare le sonde p-v, ma si mostrerà la sua ecacia sulla
calibrazione delle sonde p-p. Lo scopo principale della calibrazione è il calcolo
di funzioni di calibrazione che rendano accurate le misure eettuate su qualsiasi
tipo di campo acustico si stia misurando.
Inoltre, è stato studiato l'errore legato all'utilizzo di una sonda p-p, giustican-
do la struttura della sonda e valutando l'intervallo di frequenze misurabili. Il
parametro determinante per eseguire misure accurate con una sonda p-p è la
distanza tra i due microfoni di pressione. In questa tesi è stato analizzato come
la distanza tra i microfoni inuenza l'errore sulle misure, valutando un criterio
per determinare una distanza ottimale il più possibile indipendente dalle carat-
teristiche dei microfoni in uso.
Il processo di calibrazione è stato eseguito sia su una sonda p-v che su una sonda
p-p ed è stato testato con misure su un campo acustico noto. Il campo acustico
utilizzato è un campo di onde piane del quale si conosce l'impedenza . Il test ha
permesso di vericare come la calibrazione della sonda p-p permette di eseguire
misure della stessa qualità di quelle eseguite con la p-v, all'interno dell'intervallo
di frequenze nel quale la p-p può operare.

2
Indice

1 Base teorica dell'acustica lineare 5


1.1 L'Acusitca lineare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.1.1 Equazioni uidodinamiche per un uido compressibile . . 5
1.1.2 Formulazione Elueriana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.1.3 Equazione adiabatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.1.4 Linearizzazione delle equazioni . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2 Campo acustico monodimensionale . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.1 Impedenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.2 Intensità e densità di energia . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.2.3 Intensità attiva e reattiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.2.4 Onde stazionarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.2.5 Linea di trasmissione acustica . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.2.6 Linea di trasmissione con tubo chiuso o aperto . . . . . . 12
2 Sonde acustiche intensimetriche 14
2.1 Misura dell'intensità acustica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.1.1 Sonda p-v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.1.2 Sonda p-p . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.2 Errori sistematici legati alla sonda p-p . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.2.1 Errore sulla pressione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.2.2 Errore sulla velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.2.3 Errore sull'intensità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.2.4 Errore sistematico causato dalla dierenza di fase dei tra-
sduttori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
3 Condizioni di utilizzo della sonda p-p 21
3.1 Errore sistematico di due microfoni in fase . . . . . . . . . . . . . 21
3.1.1 Ottimizzazione della distanza tra i microfoni . . . . . . . 23
3.1.2 Dierenza di fase tra i microfoni . . . . . . . . . . . . . . 24
3.1.3 Errore casuale sulle misure dei trasduttori . . . . . . . . . 28
3.2 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

3
INDICE 4

4 Processo di calibrazione delle sonde 34


4.1 Taratura della sonda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4.2 Calibrazione della sonda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4.2.1 Campo attivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
4.2.2 Campo reattivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
4.3 Esecuzione di misure calibrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
5 Calibrazione di una sonda p-p e p-v 38
5.1 Apparto sperimentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.1.1 Sonde acustiche utilizzate . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
5.1.2 Esecuzione delle misure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
5.1.3 Elaborazione dei dati raccolti . . . . . . . . . . . . . . . . 43
5.1.4 Calibrazione sonda p-p . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
5.1.5 Calibrazione sonda p-v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
5.2 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
6 Microfoni di pressione a interferometria ottica 57
6.1 Indice di rifrazione ottico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
6.2 Relazione tra indice di rifrazione e pressione acustica . . . . . . . 58
6.3 Microfono ottico interferometrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
A Risposta all'impulso 63

B Codice utilizzato 64
Capitolo 1

Base teorica dell'acustica


lineare

1.1 L'Acusitca lineare

L'acustica si occupa di descrivere i fenomeni riguardanti vibrazioni e propaga-


zioni di onde in mezzi materiali. Di particolare interesse è lo studio di fenomeni
di tipo ondulatorio in liquidi, gas e solidi, dato che questi fenomeni sono colle-
gati alla percezione sonora dell'uomo.
Sotto determinate ipotesi, che verranno sviluppate nelle prossime sezioni, è pos-
sibile ottenere delle equazioni lineari che descrivono un sistema continuo sotto-
posto a una perturbazione sonora. In generale è possibile ricavare l'equazione
d'onda di d'Alembert per alcune variabili che descrivono lo stato del sistema.
Le equazioni da linearizzare sono le equazioni fondamentali della dinamica ap-
plicate a un mezzo continuo, scritte in forma di derivate parziali.

1.1.1 Equazioni uidodinamiche per un uido compressi-


bile
Per ottenere le equazioni linearizzate acustiche è conveniente partire dalle equa-
zioni della uidodinamica per un liquido non viscoso e compressibile.

1.1.2 Formulazione Elueriana


La formulazione Euleriana della uidodinamica prevede di esprimere le variabili
di una particella in funzione della sua posizione all'istante di tempo considerato.
Per esempio la funzione velocità v sarà una funzione del tipo v(x,y,z,t), che
signica che una particella che al tempo t si trova nella posizione (x,y,z) ha
velocità v.
Calcolando l'accelerazione di una particella del uido che si trova al tempo t

5
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 6

alle coordinate (x,y,z) si ottiene:


∂~v
~a = ~ · ~v
+ (~v · ∇) (1.1)
∂t
Questo risultato può essere applicato per calcolare l'equazione del moto di un
volume innitesimo del uido. Indicando con P la pressione, con ρ la densità e
con 4V l'elemento di volume, si può esprimere l'equazione F = ma come:
~ 4V
−∇P = (ρ 4 V )~a
∂~v
~
−∇P = ρ[ ~ v]
+ (~v · ∇)~ (1.2)
∂t
In maniera analoga è possibile esprimere la legge di conservazione della massa
in forma dierenziale:
~ · (ρ~v ) + ∂ρ = 0
∇ (1.3)
∂t

1.1.3 Equazione adiabatica


Studiando la propagazione del suono in un gas è possibile approssimare le tra-
sformazioni termodinamiche subite da un volume inntesimo a trasformazioni
adiabatiche. In termini di pressione e densità l'equazione di stato adiabatica è:
P ρ−γ = Po ρ−γ
o (1.4)
Dove Po e ρo sono i valori di pressione e densità in assenza di perturbazione.
Per linearizzare le equazioni è utile denire le variabili:
p = P − Po (1.5)
ρ − ρo
s = (1.6)
ρo
Approssimando al primo ordine la relazione 1.3 si ottiene una relazione che lega
p e s:
dP
p = ρo s (ρo ) (1.7)

1.1.4 Linearizzazione delle equazioni


In una perturbazione acustica le variabili s, p, v e le loro derivate sono considera-
bili quantità "piccole" trattabili come innitesimi al prim'ordine. Sotto questa
approssimazione è possibile eliminare termini del tipo v 2 o pv considerabili del
secondo ordine. Si denisce il livello di pressione sonora come:
prms
Lp [dB] = 20 · log10 ( ) (1.8)
p0
Dove prms è il valore quadratico medio della pressione e p0 = 20µP a. Si
utilizza questa scala logaritmica perchè è collegate alla percezione sonora del-
l'orecchio. La pressione atmosferica, circa 105 P a, corrisponde a un livello di
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 7

pressione sonora di 194dB. Perchè valgano le approssimazioni di acustica li-


neare la variazione di pressione p deve essere molto più piccola della pressione
atmosferica P0 . Per esempio, un suono che supera la soglia del dolore dell'orec-
chio umano ha un livello sonoro di 120dB, che corrisponde a un rapporto tra
p e P0 dell'ordine di 10−4 e rientra nell'approssimazione acusica. La soglia al
di sotto della quale valgono le approssimazioni acustiche di linearità è circa di
160dB.
Sotto queste le ipotesi di piccole variazioni di pressione, le equazioni 1.3 e 1.2
diventano:
~ · ~v + ∂s
ρo ∇ = 0 (1.9)
∂t
∂~v 1 ~
+ ∇p = 0 (1.10)
∂t ρo
Utilizzando queste due equazioni e la 1.7 è possibile ottenere per ogni variabile
l'equazione di d'Alembert.
1 ∂2p
∇2 p = (1.11)
c2 ∂t2
1 ∂2s
∇2 s = (1.12)
c2 ∂t2
1 ∂ 2~v
∇2~v = (1.13)
c2 ∂t2
In coordinate cartesiane l'operatore ∇2 è denito come:
∂2 ∂2 ∂2
∇2 = + +
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Le tre equazioni sono nella forma di equazioni dierenziali d'onda. Il valore c è
la velocità di propagazione dell'onda e vale:
dP
c2 = (ρo ) (1.14)

É possibile esprimere la velocità del suono in un gas in funzione delle variabili ter-
modinamiche utilizzando l'equazione di stato adiabatica e la 1.14. Riscrivendo
la 1.4 si ottiene: γ
ρ
P (ρ) = Po
ργo
Per trovare la velocità c2 è necessario derivare rispetto a ρ e calcolare la derivata
in ρ = ρo .
ργ−1
   
dP Po
= γPo =γ
dρ ρ=ρo ργo ρ=ρo ρo
Si può quindi scrivere c come:
s r
Po kT
c= γ = γ (1.15)
ρo mo
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 8

L'ultima uguaglianza è stata ottenuta utilizzando l'equazione di stato P V =


nRT , mo indica la massa di una molecola del gas. Il risultato è che la velocità
del suono in un gas può essere espressa come funzione della temperatura del
gas.

1.2 Campo acustico monodimensionale

Dato che lo scopo di questa tesi è di studiare la calibrazione di sonde acustiche


in un campo di riferimento di onde piane, è suciente studiare le soluzioni
dell'equazione d'onda monodimensionale per ricavare le proprietà del campo
di riferimento. Fissando la direzione x si ottiene per ogni variabile acustica
un'equazione del tipo:
∂2f 1 ∂2f
2
= 2 2 (1.16)
∂x c ∂t
La soluzione generale di questa equazione è:
f = f+ (x − ct) + f− (x + ct)
Dove f+ è un'onda progressiva e f− un'onda regressiva.
In particolare, è utile esprimere le soluzioni come funzioni armoniche. Una
generica onda si può scrivere come:
f = Re(Aei(kx±ωt)) )
Con ω/k = c. A è un coeciente reale che indica l'ampiezza dell'onda.
Dato che l'equazione d'onda è lineare, una combinazione lineare di soluzioni è an-
cora soluzione dell'equazione. É quindi possibile rapprensetare segnali periodici
in serie di Fourier, cioè come combinazione lineare di funzioni armoniche.

1.2.1 Impedenza
Nell'assunzione di campo acustico monodimensionale la 1.10 si riduce a:
∂v 1 ∂p
=− (1.17)
∂t ρo ∂x
Considerando un'onda progressiva o regressiva e calcolando le derivate parziali,
si ottiene la seguente relazione tra pressione e velocità:
p± = ±Zo v± (1.18)
Dove Zo = ρo c è chiamata impendenza specica del mezzo ed è una costante.
In generale l'impedenza acustica Z è denita come rapporto tra pressione e velo-
cità in un generico campo acustico. Il valore di Z può dipendere dalla posizione
nello spazion e dal tempo. L'impedenza specica Zo è denita come l'impedenza
di un'onda piana progressiva ed è una caratteristica del mezzo in cui si propaga
l'onda. L'impedenza acusitca è misurata in rayl. Il valore dell'impedenza spe-
cica dell'aria dipende dalla temperatura, a temperatura ambiente (20◦ C ) vale
circa 413rayl.
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 9

1.2.2 Intensità e densità di energia


Si denisce intensità di un onda come la potenza per unità di supercie che
viene sviluppata dal campo sonoro in un punto dello spazio. L'intensità può
essere calcolata a partire dalla denizione di potenza come lavoro per unità di
tempo esercitato su un corpo. La potenza può essere, in generale, espressa nel
seguente modo:
P = F~ · ~v
Dove F~ è la forza agente su un corpo e ~v è la velocità del corpo. Considerando
un volume innitesimo del mezzo acustico, la forza agente su di esso è uguale al-
la pressione per la supercie innitesima. In caso di campo monodimensionale
il prodotto scalare si riduce al prodotto della forza e della velocità del volu-
me innitesimo. Dividendo la potenza per la supercie innitesima si ottiene
l'intensità dell'onda:
I = Pv (1.19)
Utilizzando la variabile p = P − Po è possibile dividere l'intensità in due
contributi.
I = pv + Po v = I 0 + i
Il diverso contributo dei due termini all'intensità è chiaro quando si considera
l'intensità media su un intervallo di tempo. Nonostante l'intensità acustica sia
denita come valore istantaneo, in molte applicazioni si è interessati al valore
medio su lunghi intervalli di tempo. L'intensità media su un intervallo di tempo
T è data da: ˆ ˆ ˆ !
T T T
1 1
IM = Idt = I 0 dt + idt
T 0 T 0 0

Dato che Po è costante, il primo addendo si riduce a:


ˆ T ˆ T ˆ T
I 0 dt = Po vdt = Po vdt
0 0 0

Il contributo all'intensità di I 0 è legato all'integrale nel tempo della velocità, e


quindi allo spostamento del uido. Per questo è chiamato contributo convettivo.
Il campo di velocità di un'onda acustica è di tipo non-convettivo, dato che la
velocità è descritta da funzioni armoniche che integrate nel tempo restituiscono
uno spostamento complessivo nullo delle particelle del mezzo.
L'intensità media si riduce quindi al termine non convettivo:
ˆ T
1
Im = im = pvdt (1.20)
T 0

É possibile denire una densità di energia del campo sonoro legata all'intensità
dalla relazione (valida nel caso monodimensionale):
ˆ x2
d
W (x, t)Sdx = S(I(x1 , t) − I(x2 , t)) (1.21)
dt x1
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 10

Dove W è la densità di energia per unità di volume e S è la sezione perpendi-


colare della conduttura che si sta considerando. L'intensità è, quindi, collegata
al usso di energia del campo acusitco.
La densità di energia è composta da due termini: cinetico e potenziale. Il ter-
mine cinetico è calcolabile direttamente dalla denizione di energia cinetica. Il
termine potenziale è legato al lavoro per unità di volume che è necessario eser-
citare su un volume innitesimo del mezzo acustico per ottenere una variazione
di volume, cioè −P dV /V .
Calcolando il termine cinetico Wk e quello potenziale Wp si ottiene:
ˆ ρ
1 P (ρ)
W = Wk + Wp = ρo v 2 + ρo dρ (1.22)
2 ρo ρ2

Le considerazioni fatte sulla divisione dell'intensità in un termine conventtivo e


uno non convettivo valgono anche per Wp . Considerando solo il contributo non
convettivo si ottiene:
1 p2
Wp = 2
(1.23)
2 ρo c
Dato che verranno trattati campi acustici e quindi non convettivi, da qui in
avanti con "intensità" è "densità di energia" ci si riferirà direttamente ai termini
non convettivi.

1.2.3 Intensità attiva e reattiva


Si consideri un campo acusitco denito dalle seguenti funzioni d'onda:
p = |p|(x)eiφp (x) eiωt (1.24)
Z = |Z|(x)e iφz (x)
(1.25)
p p −iφz (x)
v = = e (1.26)
Z |Z|

Calcolando l'intesità si ottiene:


|p|2
 
1
I = Re(p)Re(v) = cos2 (φp + ωt)cos(φz ) + sen(2(φp + ωt))sen(φz )
|Z| 2
(1.27)
Il primo addendo del secondo termine della 1.27 è chiamato intensità attiva
e il secondo intensità reattiva. Integrando sul tempo per calcolare l'intensità
media, la parte reattiva forniscie un contributo nullo dato che la sua dipendenza
temporale è di tipo sinusoidale.
É possibile caratterizzare i due contribuiti all'intensità a partire dal campo di
velocità. Utilizzando la denizione 1.26 si può scrivere la velcità esplicitando la
parte reale e immaginaria di e−iφz :
1
v= [cos(φz ) − isen(φz )] |p|ei(φp +ωt) (1.28)
|Z|
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 11

In questo modo si divide v in una componente in fase con p e una in quadra-


tura con p. Chiamando le due componenti rispettivamente velocità attiva va e
velocità reattiva vr , e calcolando la parte reale di v si ottiene:
 
Re(v) = Re (va + ivr )|p|ei(φp +ωt) = |p| [cos(φp + ωt)va − sen(φp + ωt)vr ]
(1.29)
Che moltiplicata per la parte reale di p è l'intensità dell'onda. Confrontando
con la 1.27 si può notare che l'annullarsi della componente attiva o reattiva del-
la velocità comporta l'annullamento del corrispettivo contributo dell'intensità
attiva o reattiva.
La parte reattiva dell'intensità è legata a una propagazione dell'energia "oscil-
lante", che mediata nel tempo non contribuisce al trasporto di energia. Un
campo puramente reattivo non ha un trasporto di energia netto. Al contrario
un campo puramente attivo ha solo il termine di intensità legato al trasporto di
energia.
La 1.29 permette di caratterizzare la perturbazione acustica in base alla com-
ponenti in fase e quadratura della velocità rispetto alla pressione. Per esempio,
in un onda progressiva piana si ha:
p = Zo v

Dove Zo è costante e reale. La componente in quadratura vr è nulla e il campo


è puramente attivo. L'intensità media è data da:
1 p2
Im =
2 Zo

1.2.4 Onde stazionarie


Si consideri una perturbazione acustica data dalla sovrapposizione di due onde
piane, una regressiva e una progressiva, con la stessa ampiezza.
1 h i(−kx+ωt) i
p= po e + ei(kx+ωt) = pm cos(kx)eiωt
2
Utilizzando la relazione 1.18 per le onde piane si può calcolare la velocità:
1 h i po
v= po ei(−kx+ωt) − ei(kx+ωt) = −i sen(kx)eiωt
2Zo Zo
Un campo di questo tipo è chiamato campo di onde stazionarie. Si può notare
che la velocità è in quadratura con la pressione. Il campo è quindi puramente
reattivo e in ogni punto l'intensità media è nulla.

1.2.5 Linea di trasmissione acustica


Si può generalizzare il caso delle onde stazionarie nel caso in cui l'onda progres-
siva e regressiva non abbiano la stessa ampiezza.
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 12

Consideriamo una conduttura con sezione costante, nella quale la perturbazio-


ne acustica sia approssimabile a onde piane e quindi di tipo mondimensionale.
L'apprissimazione è valida se le pareti della conduttura sono rigide e il diametro
è piccolo rispetto alla lunghezza d'onda delle onde considerate.
Per studiare la linea di trasmissione è possibile considerare la sovrapposizione
di un'onda progressiva e un'onda regressiva, in analogia alle linee di trasmis-
sione elettromagnetiche. Come nel caso di onde stazionarie si possono scrivere
pressione e velocità nel seguente modo:
pi e−ikx + pr eikx (1.30)

p =
1
pi e−ikx − pr eikx (1.31)

v =
Zo
Per ricavare i valori di pi e pr sono necessarie due condizioni al contorno. Ipo-
tizzando di conoscere i valori di ampiezza |p|(x = 0, t) = po e |v|(x = 0, t) = vo
a x = 0, si ottiene:
po = pi + pr (1.32)
1
vo = (vi − vr ) (1.33)
Zo
Risolvendo il sistema si ottiene:
1
pi = (po + Zo vo ) (1.34)
2
1
pr = (po − Zo vo ) (1.35)
2
Inserendo questi valori nelle 1.30 si ottengono le equazioni della linea di trasmis-
sione:
p = [po cosh(ikx) − Zo vo senh(ikx)] eiωt (1.36)
 
po
v = − senh(ikx) + vo cosh(ikx) eiωt (1.37)
Zo

Queste equazioni diventano di particolare interesse se applicate con particolari


condizioni al contorno

1.2.6 Linea di trasmissione con tubo chiuso o aperto


Fissando l'asse x in modo che l'estremità nale del tubo si trovi in x = 0, si
possono applicare alle equazioni della linea di trasmissione 1.36 le condizioni
al contorno di massima reattività. Queste condizioni corrispondono a sigillare
l'estremità del tubo o a lasciarla aperta.
Tubo aperto : in questo caso la pressione all'estremità aperta deve essere uguale
alla pressione esterna al tubo, che non è interessata dalla perturbaizione acusti-
ca. Dato che la variabile acustica p è uguale alla dierenza tra la pressione e la
CAPITOLO 1. BASE TEORICA DELL'ACUSTICA LINEARE 13

pressione del mezzo imperturbato, la condizione diventa po = 0.


Applicando la condizione alle 1.36 si ottiene:
p = −iZo vo sen(kx)eiωt (1.38)
v = vo cos(kx)eiωt (1.39)
L'impedenza complessa Za è, quindi:
p
Za = = −iZo tan(kx) (1.40)
v

Tubo chiuso : chiudendo il tubo con una parete perfettamente rigida lo strato
del mezzo acustico a contatto con la prete deve restare in quiete. La condizione
che si ricava è vo = 0. Applicandola alle 1.36:
p = po cos(kx)eiωt (1.41)
po
v = −i sin(kx)eiωt (1.42)
Zo
L'impedenza complessa Zc vale:
Zc = iZo cot(kl) (1.43)

I risultati ottenuti sono di particolare rilevanza per la calibrazione delle sonde


acustiche. Infatti facendo il prodotto delle 1.40 e 1.43 si ottiene:
Za Zc = Zo2 (1.44)
Che implica che indipendentemente dal punto della linea in considerazione, il
prodotto dell'impendenza con tubo aperto e chiuso è costante e uguale al qua-
drato dell'impenenza specica del mezzo.
Questo risultato verrà largamente utilizzato in questa tesi, dato che per cali-
brare le sonde acustiche è necessario avere un campo acustico di riferimento del
quale si conosce l'impedenza teorica.
L'utilizzo di una linea di trasmissione nelle due condizioni di massima reattività
permette di avere un'impedenza di riferimento nota e che non dipende dal punto
dalla linea nel quale si eseguono le misure.
Capitolo 2

Sonde acustiche
intensimetriche

2.1 Misura dell'intensità acustica

L'intensità di un generico campo acustico può essere calcolata dalla relazione


I = pv

Una sonda in grado di misurare il valore dell'intensità è chiamata sonda inten-


simetrica.
La pressione e la velocità del campo sone legate tra loro dall'impendenza Z .
Dato che nella maggior parte delle situazioni reali il valore dell'impedenza non
è noto a priori, per misurare l'intensità sono necessari almeno due trasduttori,
per ricavare sia p che v .
Le principali combinazioni di trasduttori in uso sono due: una coppia di micro-
foni di pressione, denominata sonda p-p, e un microfono di pressione abbinato
a un trasduttore di velocità, chiamati sonda p-v.
La dierenza principale tra le due sonde è che la sonda p-p ricostruisce il cam-
po di velocità a partire dal campo di pressione misurato in due punti diversi,
mentre la p-v fornisce direttamente una misura della velocità.

2.1.1 Sonda p-v


L'unica tipologia di sonda p-v attualmente in uso è la sonda Microown, prodot-
ta da Microown Technologies. La sonda Microown consiste in un microfono
di pressione abbinato ad un trasduttore in grado di misurare la velocità delle
particelle del mezzo in una particolare direzione.
Il micrfono di pressione è un microfono MEMS. Il trasduttore di pressione è co-
stituito da due piastre di silicio di cui una mobile, che fungono da condensatore.
Il segnale di pressione viene ricavato dalle variazoni di capacità del condensatore
dovute alle variazioni di pressione del campo acusitco.

14
CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 15

Il trasduttore di velocità è costituito da due lamenti paralelli di nitruro di


silicio rivestiti in platino. I due lamenti si trovano molto vicini e sono scaldati
in corrente continua a 200◦ C . Il passaggio di una particella acustica in dire-
zione perpendicolare ai lamenti varia la temperatura dei lamenti. Dato che
la resistenza elettrica dei lamenti dipende dalla temperatura, la velocità della
particella viene trasdotta da un circuito sensibile alle variazioni di resistenza.
I due trasduttori sono racchiusi in uno scheletro cilindrico in modo da fornire
una sonda compatta.
La sonda p-v richiede un'accurata calibrazione dei due trasduttori per essere
utilizzata. Inoltre è necessario calibrare la sonda in un campo acustico di rife-
rimento per compensare possibili dierenze di fase tra i due trasduttori.
Infatti, è possibile stimare l'inuenza di un errore di fase aggiungendo uno
sfasamento sso alla velocità. Indicando con Iˆ l'intensità misurata si ha:
Iˆ = Re(p)Re(veiφ )

Facendo riferimento al risultato della 1.27, basta sostituire nella 1.26 (φz − φ)
a φz nel risultato. Considerando solo la parte attiva dell'intensità si ottiene:
|p|2
Iˆa cos2 (φp + ωt)cos(φz − φ) (2.1)

=
|Z|
|p|2
= (cos2 (φp + ωt)) [cos(φz )cos(φ) + sen(φz )sen(φ)] (2.2)
|Z|
(2.3)
Calcolando il valore medio:
1 |p|2 1 |p|2
Iˆm = cos(φz )cos(φ) + sen(φz )sen(φ) = Im cos(φ) + Irmax sen(φ)
2 |Z| 2 |Z|

Dove Im è il valore medio dell'intensità senza errore e Irmax è il valore massimo


dell'intensità reattiva.
Nell'approssimazione che l'errore di fase φ sia piccolo si ottiene:
Iˆm = Im + Irmax φ (2.4)
L'errore dovuto allo sfasamento dei trasduttori diventa rilevante quando il valore
dell'intensità reattiva è paragonabile a quello dell'intensità attiva. Dato che
forti campi reattivi si presentano di solito a basse frequenze, l'errore di fase può
diventare inuente nel caso di misure da sorgenti a bassa frequenza.

2.1.2 Sonda p-p


La sonda p-p utilizza due micrfoni di pressione distanziati tra loro per misurare
la componente della velocità sull'asse che collega i due microfoni.
Come valore di pressione si utilizza la pressione media tra i due microfoni. Per
CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 16

ricostruire la velocità si utilizza l'equazione 1.10, che scritta in forma monodi-


mensionale lungo la direzione r che unisce i due microfoni diventa:
∂vr 1 ∂p
=− (2.5)
∂t ρo ∂r
Dove vr indica la componente della velocità lungo l'asse.
Chiamando ∆r la separazione tra i microfoni, si può approssimare la derivata
di p a una dierenza nita:
∂vr 1 ∂p 1 ∆p
=− =−
∂t ρo ∂r ρo ∆r
Integrando sul tempo si ricostruisce il valore di vr
ˆ
1
vr = − ∆p(t)dt (2.6)
ρo ∆r
Il valore della velocità ricavato con questo procedimento è un'approssimazione e
l'errore dipende dalla distanza dei due microfoni. Nelle sezioni successive verrà
analizzata più dettagliatamente questa dipendenza.
É inoltre necessario tenere conto che l'integrazione temporale viene eseguita su
dati campionati, che comporta un altra fonte di errore dipendente dalla frequen-
za di campionamento.
I due microfoni di pressione possono essere disposti in varie congurazioni, in
base all'orientazione della superfcie sensibile alla pressione del trasduttore. I
microfoni sono generalmente montati su un supporto rigido e, eventualmente,
sono sepratai da un separatore che mantiene ssa la loro distanza.
La sonda calibrata in questa tesi è costituita da due microfoni MEMS, posizio-
nati su un supporto rigido costituito dalla scheda di un circuito stampato. I
due microfoni sono in congurazione "lato a lato", cioè le superci sensibili si
trovano sullo stesso piano.

2.2 Errori sistematici legati alla sonda p-p

Verranno ora analizzate le possibile fonti di errore sistematico legate all'impego


della sonda p-p, per valutarne l'ecacia e la gamma di frequenze nella quale
può essere utilizzata. Per valutare la migliore distanza ∆r tra i due microfoni
si valuterà la dipendenza dell'errore sull'intensità in funzione della distanza.
Come valori di riferimento di pressione, velocità e intensità, si considerano i
valori veri nel punto a metà tra i due microfoni. I valori misurati saranno invece
la media tra le due pressioni registrate, la velocità ottenuta con l'integrale e il
loro prodotto.
L'errore verrà valutato in un campo di onde piane, che è generalmente preso
come valore di riferimento dell'errore in questo tipo di misure1 .

1 Si veda [Rif. 2], pp. 111


CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 17

2.2.1 Errore sulla pressione


Si consideri un'onda piana progressiva:
p = po ei(ωt−kr)
Per semplicità di calcolo i due microfoni vengoni posizionati in r = 0 e in r = ∆r.
I valori di pressione registrati sono, quindi:
p1 (t) = p(0, t) = po eiωt (2.7)
p2 (t) = p(∆r, t) = po e i(ωt−k∆r)
(2.8)
La pressione misurata nel punto medio è:
p1 + p2 po  iωt 
pm (t) = = e + ei(ωt−k∆r) (2.9)
2 2
po iωt
1 + e−i∆r (2.10)

= e
2
po iωt −i ∆r  i ∆r 
(2.11)
∆r
= e e 2 e 2 + e−i 2
2
∆r
(2.12)
∆r
= po ei(ωt−k 2 ) cos( )
2
Mentre la pressione reale è:
(2.13)
∆r
p(t) = po ei(ωt−k 2 )

Denendo l'errore e(p) come:


p − pm
e(p) = (2.14)
p
Si ottiene:  
k∆r
e(p) = 1 − cos (2.15)
2

2.2.2 Errore sulla velocità


L'errore sulla velocità e(v) si calcola in modo analogo a quello sulla pressione.
La velocità reale si trova con la 2.5:
ˆ 
1 ∂  i(ωt−kr) 
v(∆r/2) = − e (2.16)
ρo ∂r r=∆r/2
1 (ωt−k∆r/2)
= e (2.17)
ρo c
La velocità misurata vm si calcola con la 2.6:
ˆ ˆ
1 1  
vm =− ∆p(t)dt = − po ei(ωt−k∆r) − eiωt dt (2.18)
ρo ∆r ρo ∆r
1
1 − e−ik∆r (2.19)
 iωt 
= − e
ρo ∆rωi
2
= ei(ωt−k∆r/2) sin(k∆r/2) (2.20)
ρo ∆rω
CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 18

Calcolando e(v) si ottiene:


2sen(k∆r/2)
e(v) = 1 − (2.21)
k∆r

2.2.3 Errore sull'intensità


Per calcolare l'intensità misurata è necessario mediare nel tempo il prodotto delle
parti reali di pm e vm . Per semplicare i calcoli conviene denire le quantità δv
e δp nel seguente modo:
δp = cos(k∆r/2) (2.22)
2sen(k∆r/2)
δv = (2.23)
k∆r
In questo modo di possono scrivere pressione e velocità misurate in funzione di
pev

pm = pδp (2.24)
vm = vδv (2.25)
Ricordando che δv e δp sono reali e indipendenti dal tempo, si procede a calcolare
l'intensità misurata media:
ˆ
1
Im = Re(pm )Re(vm )dt (2.26)
T
ˆ
1
= δp Re(p)δv Re(v)dt (2.27)
T
= δp δv I (2.28)
2sen(k∆r/2)
= cos(k∆r/2) I (2.29)
k∆r
sen(k∆r)
= I (2.30)
k∆r
L'errore sull'intensità (media) è dato da:
sen(k∆r)
e(I) = 1 − (2.31)
k∆r

2.2.4 Errore sistematico causato dalla dierenza di fase


dei trasduttori
Si consideri la possibilità che tra i due trasduttori di pressione ci sia una dif-
ferenza di fase costante. Per calcolare l'errore sull'intensità conviene denire il
campo di pressione nelle coordinate dei due microfoni in questo modo:
p1 = po eiωt (2.32)
p2 = po e i(ωt+φ)
(2.33)
CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 19

Calcolando la velocità secondo la 2.6 si ottiene la seguente espressione:


ˆ
1 ipo iωt
1 − eiφ (2.34)

v=− p2 (t) − p1 (t)dt = − e
ρo ∆r ρo ∆rω
La pressione nel punto medio tra i microfoni è data dalla media di p1 e p2 ed è
uguale a:
p1 + p2 po
= eiωt 1 + eiφ (2.35)

p=
2 2
Per calcolare l'intensità è necessario ricavare la parte reale di pressione e velocità:
po
Re(p) = [cos(ωt) + cos(ωt + φ)] (2.36)
2
po
Re(v) = [sen(ωt) − sen(ωt + φ)] (2.37)
ρo ∆rω
Facendo il prodotto delle due parti reali e semplicando con le identità trigono-
metriche si ottiene l'espressione per Im :
p2o
 
sen(2ωt) sen(2(ωt + φ))
Im = Re(p)Re(v) = − − sen(φ) (2.38)
2ρo ∆rω 2 2

Facendo la media temporale si ottiene l'intensità media. I due termini sinusoidali


dipendenti dal tempo non contribuiscono all'intensità media.
p2o p2 sen(φ) senφ
Im = − sen(φ) = − o = −I (2.39)
2ρo ∆rω 2ρo c k∆r k∆r
Inserendo al posto di φ lo sfasamento tra i due microfoni senza errori agguntivi,
cioè −k∆r, si ritrova la 2.30.
Per stimare l'errore legato allo sfasamento dei trasduttori si può inserire una
fase ssa φe nel secondo microfono, ottenendo:
p1 = po eiωt (2.40)
p2 = po e i(ωt−k∆r+φe )
(2.41)
In questo modo il parametro φ diventa −k∆ + rφe . Inserendo nella 2.39 si
ottiene l'intensità media misurata:
sen(k∆r − φe ) I I
Im = I ≈ sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.42)
k∆r k∆r k∆r
Dove l'ultima approssimazione è valida per sfasamenti piccoli.

Dalla 2.42 si deduce che un errore di fase tra i due trasduttori comporta un
ulteriore errore sistematico oltre a quello dato dall'approsimazione nita del
gradiente di p. In particolare, in approssimazione di piccole dierenze di fase
l'errore è proporzionale a φe e inversamente proporzionale al fattore k∆r. L'er-
rore sarà rilevante per piccole distanze di separazione tra i microfoni e per alte
CAPITOLO 2. SONDE ACUSTICHE INTENSIMETRICHE 20

frequenze, mentre diventa poco rilevante se ∆r è maggiore della lunghezza d'on-


da. Bisogna però tenere in conto che l'errore sull'intensità sale all'aumentare di
∆r secondo la 2.31. La scelta della distanza ottimale per ridurre l'errore verrà
approfondita nelle sezioni successive.

É possibile applicare la 2.42 per ottenere un procedimento che permette, teori-


camente, di eliminare l'errore dato dalla dierenza di fase, tenendo conto che le
formule ricavate sono state calcolate in approssimazione di onda piana.
Si considerino i due trasduttori a e b di pressione con uno sfasamento φe ,
posizionandoli rispettivamente nella posizione x = 0 e x = ∆r si ottiene:
pa = po eiωt (2.43)
pb = po ei(ωt−k∆r+φe ) (2.44)
Se si ruota la sonda sull'asse di simmetria in modo da invertire la posizione dei
microfoni, si ottiene la seguente congurazione:
p0a = po ei(ωt−k∆r) (2.45)
p0b = po e i(ωt+φe )
(2.46)
Per l'arbitrarietà del sistema di riferimento il risultato nale dipende solo dalla
fase relativa dei due microfoni. Si può riscrivere l'espressione precedente nel
seguente modo:
p0a = po eiωt (2.47)
p0b = po e i(ωt+k∆r+φe )
(2.48)
Applicando la 2.42 nei due casi si trovano i due valori di intensità misurata
media, Im e Im
0
:
I I
Im = sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.49)
k∆r k∆r
I I
0
Im = − sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.50)
k∆r k∆r
L'inversione della sonda fa cambiare il segno dell'intensità ma non dell'errore.
Calcolando la semidierenza dell'intensità media misurata con la sonda nelle
due congurazioni è possibile eliminare il contributo dell'errore. Questo pro-
cedimento è ecace se la sonda è ruotata con precisione rispetto all'asse2 e
presuppone che i microfoni siano perfettamente allineati.
Durante la calibrazione eettuata in questa tesi non verrà utilizzato questo me-
todo, ma si compenseranno eventuali errori di fase con una calibrazione in un
campo acustico di riferimento.

2 Si veda [Rif. 2], pp. 117-119


Capitolo 3

Condizioni di utilizzo della


sonda p-p
In questo capitolo si valuterà l'accuratezza della sonda p-p applicata a misure
intensimetriche. Facendo riferimento alle formule sugli errori sistematici calco-
late nel capitolo precedente si valuterà la distanza ottimale tra i due microfoni
per minimizzare l'errore. Si cercherà, inoltre, un criterio per valutare la gamma
di frequenze in cui la sonda può operare.

3.1 Errore sistematico di due microfoni in fase

Per denire un criterio sulla distanza ∆r alla quale posizionare i due microfoni
è utile considerare, inizialmente, i microfoni perfettamente in fase.
Per valutare l'errore verranno utilizzate le formule ricavate in approssimazione
di onda piana nel capitolo precedente. Nonostante nel processo di calibrazione
trattato in questa tesi si utilizzi un campo acustico che in buona approssimazione
può essere considerato di onde piane, in generale le misure eettuate con una
sonda intensimetrica non riguardano necessariamente un campo di questo tipo.
Per conoscere l'errore su una misura in un campo generico sarebbe necessario
conoscere la struttura del campo. Dato che ciò non è sempre possibile si utilizza
l'errore in approssimazione di onda piana per stimare l'errore sulla misura.
In ambito acustico l'errore sull'intensità viene valutato esprimendo l'intensità
misurata in decibel, con valore di riferimento l'intensità reale:
 
Im
Im [dB] = 10log (3.1)
I

Utilizzando la notazione della 2.14 si può scrivere:


Im [dB] = 10log(1 − e) (3.2)

21
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 22

1.6

1.4

1.2

1
|1-e(p)| (dB)

0.8

0.6

0.4

0.2

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6

Figura 3.1: Pressione misurata nel punto medio in dB rispetto alla pressione
reale

0.5

0.45

0.4

0.35
|1-e(v) (dB)|

0.3

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6

Figura 3.2: Velocità misurata nel punto medio in dB rispetto alla velocità reale
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 23

2.5

1.5
|1-e(I)| (dB)

0.5

0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6

Figura 3.3: Intensità media misurata nel punto medio in dB rispetto all'intensità
reale

Per esempio, un errore e(I) = 5% equivale a un'intensità misurata di −0.22dB


rispetto all'intensità reale.
Denendo il parametro δ = k∆r si possono esprimere gli errori sulle variabili
acustiche in funzione di un'unica variabile. Utilizzando le 2.15, 2.21 e 2.31 si
calcolano i valori in decibel di pressione, velocità e intensità in funzione di δ .

3.1.1 Ottimizzazione della distanza tra i microfoni


Dai graci precedenti si può constatare che aumentando la distanza tra i mi-
crofoni aumenta monotonamente l'errore. La congurazione ottimale, tuttavia,
non si ottiene posizionando i microfoni alla minore distanza permessa dalla geo-
metria dei trasduttori. Infatti, piccoli errori sistematici di fase dei trasduttori
diventano rilevanti per piccole distanze.
Un possibile criterio, usato da Fahy1 , è quello di posizionare i trasduttori alla
massima distanza che consenta di mantenere l'errore sistematico dato dall'ap-
prosimazione del gradiente sotto una certa soglia.
La soglia generalmente utilizzata per l'errore sull'intensità è di -0.5dB, che cor-
risponde a e(I) = 0.11. Utilizzando la 2.31 si ottiene che δ < 0.83 per restare
entro la soglia. Esprimendo k in funzione della frequenza, la condizione su δ
diventa:
0.83c
∆r < (3.3)
2πv
1 [Rif. 2], pp. 110-112
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 24

Che permette di calcolare la massima distanza tra i due microfoni per avere un
errore sistematico minore di 0.11, in funzione della frequenza.

50

45

40

35

30

25

20

15

10

1000 2000 3000 4000 5000 6000


Frequenza (Hz)

Figura 3.4: Distanza massima tra i microfoni per avere un errore sistematico
minore di 0.11, in funzione della frequenza dell'onda incidente

Dalla gura 3.4 si può constatare che con una distanza di circa 10mm la
condizione sull'errore è soddisfatta no a circa 4000Hz . Aumentando la distanza
oltre i 15mm la gamma di frequenze misurabili si riduce rapidamente. Infatti,
congurazioni con distanze maggiori di 12mm sono utilizzate solo per eseguire
misure a basse frequenze.
La congurazione generalmente utilizzata prevede una separazione di 12mm tra
i trasduttori. Generalmente nella valutazione della distanza ottimale si tengono
in conto anche gli eetti di dirazione, legati alla presenza del separatore tra i
due microfoni. Dato che nella sonda utilizzata in questa tesi non è presente un
separatore e gli eetti di dirazione sono ritenuti trascurabili, si ricercherà un
criterio che permetta di individuare una distanza che permetta di lavorare in
una gamma di frequenze sucientemente ampia.

3.1.2 Dierenza di fase tra i microfoni


Introducendo una dierenza di fase ssa tra i microfoni è possibile valutare non
solo la distanza massima, ma la distanza ottimale tra i due trasduttori per mi-
nimizzare l'errore.
A dierenza della distanza ∆r, che è nota, la dierenza di fase φe non è nota a
priori e in generale dipende dalla frequenza. Per valutare l'inuenza dell'errore
di fase sulla misura si possono ipotizzare piccoli valori di φe , tenendo conto del
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 25

fatto che la calibrazione compensa in parte la dierenza di fase.


Si studierà l'andamento dell'errore per diversi valori della dierenza di fase, cer-
cando di identicare la distanza ottimale tra i microfoni.
Sotto l'ipotesi di piccoli valori di φe l'errore sull'intensità misurata Im è da-
to dalla 2.42. Utilizzando la stessa notazione della sezione precedente si può
scrivere l'errore in funzione del parametro δ :
I I
Im = sen(δ) − cos(δ)φe (3.4)
δ δ

0.4
Errore con fase
Errore senza fase
0.35

0.3

0.25
|1-e(I)| (dB)

0.2

0.15

0.1

0.05

0
0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 0.4 0.45

Figura 3.5: Errore in dB sull'intensità con φe = 0.08°(blu) e senza dierenza di


fase(rosso)
Come si può vedere dalla gura 3.5 l'errore sulla dierenza di fase diventa
rilevante per piccoli valori di δ , cioè per microfoni molto vicini o basse frequenze,
mentre aumentando δ segue l'andamento del caso senza sfasamento.
É interessante notare che, aggiungendo l'errore di fase, la curva dell'errore pre-
senta un minimo. Questo rende possibile denire, in funzione della frequenza,
una distanza ottimale alla quale posizionare i microfoni. É comunque necessario
tenere conto del fatto che in questa trattazione non si stanno considerando gli
errori dovuti al campionamento discreto della pressione, all'integrazione discre-
ta per calcolare la velocità e a errori casuali dei trasduttori.
Dato che l'errore relativo, calcolato dalla 3.4, vale:
1 1
e(I) = 1 − sen(δ) + cos(δ)φe
δ δ
E che può essere negativo o positivo, dipendentemente dal fatto che Im può
essere maggiore o minore di I , si procede trovando il minimo di |e(I)|. Dato che
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 26

φe può essere sia negativo che positivo, sarebbe necessario valutare entrambi i
casi. Si può, però, notare che in caso di φe < 0 l'errore può annularsi, mentre
per φe > 0 ciò non è possibile. Dato che lo sfasamento non è noto a priori è
ragionevole considerare il caso in cui l'errore è massimo per trovare la dsitanza
ottimale tra i microfoni.
Considerando il caso φe > 0, si può anche mostrare che l'errore è sempre positi-
vo. Questo permette di ridurre il calcolo alla minimizzazione di e(I), invece che
del suo valore assoluto.
Derivando e(I) e imponendo l'annullamento della derivata si ottiene:
δ + φe
= tan(δ) (3.5)
1 − δφe
L'equazione non ha soluzione analitica, ma è possibile risolverla numericamente
per diversi valori di φe . In questo modo si può valutare come varia il paramentro
δ entro una serie di valori di φe compatibile con le approssimazioni fatte. Nella
gura 3.6 sono riportati i valori di δ che minimizzano l'errore. All'aumentare
dello sfasamento il valore di δ cresce. É interessante notare che, nel caso consi-
derato in gura, il valore di δ ottimale è sempre minore del limite considerato
nella sezione precedente, cioè δ < 0.83. Per avere avere dei valori maggiori di
0.83 sono necessai sfasamenti di più di 8◦ , che esulano dall'approssimaizone di
piccoli sfasamenti considerata.

0.4

0.35

0.3

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1

Figura 3.6: Valore di δ per minizzare l'errore in funzione della fase φe in gradi.

Chiaramente, dato che non lo sfasamento non è noto a priori e non è ne-
cessariamente costante per tutte le frequenze, non è possibile identicare uni-
vocamente il paramentro δ della sonda. Inoltre, dato che la sonda dovrà essere
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 27

operativa su una determinata gamma di frequenze, anche conoscendo il δ otti-


male la distanza ∆r non sarebbe unica.
Per valutare la distanza tra i microfoni si può denire uno sfasamento massimale
e trovare il valore di∆r che permetta di avere un errore piccolo per la gamma
di frequenze considerata.
Come riferimento del valore limite di errore si consideri sempre 0.5dB come nella
sezione precedente.

300Hz
0.7 600Hz
900Hz
1200Hz
0.6 1500Hz
Errore = 0.5 dB
|1-e(I)| (dB)

0.5

0.4

0.3

0.2

5 10 15 20 25 30 35 40

Figura 3.7: Curve dell'errore in decibel per varie frequenze con φe = 0.5◦

Scegliendo come sfasamento massimo φe = 0.5◦ si ottengono le curve rap-


prensentate in gura 3.7 per diverse frequenze. Dalla gura si può vedere come
a frequenze basse lo sfasamento produca un errore signicativo per distanze mi-
nori di 30mm. Salendo di frequenza i minimi delle curve tendono a concentrarsi
nella zona 10-15mm, scendendo di poco al di sotto di 10mm per frequenze mag-
giori di 1000Hz. Considerando anche il fatto che per piccole distanze l'errore
sulle frequenze più basse aumenta rapidamente, la distanza ottimale per esegui-
re misure no a 3000-4000Hz si trova tra i 10mm e i 15mm. Aumentando il
valore di φe si trova che la situazione descritta non cambia signicativamente
nché non si superano i 2◦ di sfasamento. In questo caso le curve per frequenze
diverse sono molto più spaziate ed è dicile indenticare una distanza ottimale
su intervalli di frequenze di qualche kHz.
Diminuendo la dierenza di fase le curve si avvicinano e i minimi si spostano a
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 28

0.6
300Hz
600Hz
0.5 900Hz
1200Hz
1500Hz
Errore = 0.5dB
0.4
|1-e(I)| (dB)

0.3

0.2

0.1

0
0 5 10 15 20 25 30

Figura 3.8: Curve dell'errore in decibel per varie frequenze con φe = 0.08◦

distanze minori. In questo caso la distanza ottimale si sposta verso i 5mm.

In conclusione, l'analisi dell'errore legato allo sfasamento gisutica la pre-


senza di una distanza ottimale tra i microfoni ma non fornisce un metodo per
calcolarla senza conoscere esattamente la dierenza di fase. Inoltre, non vengo-
no tenuti in conto possibili errori causali dei trasduttori.
Per valutare meglio l'eetto della distanza tra i microfoni sulle misure di in-
tensità, nella prossima sezione verrà valutato l'eetto dell'errore casuale con
simulazioni numeriche.

3.1.3 Errore casuale sulle misure dei trasduttori


Per valutare l'eetto di un errore casuale sulle misure di pressione dei due tra-
sduttori sono state fatte delle simulazioni numeriche utilizzando il programma
MatLab2 . Il codice usato per le simulazioni è riportato in appendice B. Le
simulazioni sono state fatte generando due vettori di misure di pressione, cor-
rispondenti alle misure dei due trasduttori, con i valori di un onda sinusoidale
misurati in due punti diversi, x = 0 e x = ∆r. Dall'onda di pressione è stata
calcolata quella di velocità secondo la relazione per le onde piane 1.18, e l'inten-
2 https://it.mathworks.com/products/matlab.html
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 29

0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6

0.5
|1-e(I)| (dB)

0.4

0.3

0.2

0.1

0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
r (mm)

Figura 3.9: Simulazione dell'errore e previsione teorica per un'onda piana a


1000Hz, con campionamento a 44.1kHz

sità vera è stata calcolata facendo il prodotto di pressione e velocità nel punto
x = ∆r/2. Il valore di intensità misurata è stato calcolato a partire dai valori di
p nei due punti, usando la media delle due pressioni e ricostruendo la velocità
con l'integrale.
Per simulare l'errore,per ognuno dei due microfoni, al posto del valore esatto
dell'onda sinusoidale è stato sostituito una valore casuale da una distribuzione
gaussiana. La distribuzione è centrata sul valore esatto di p e ha come deviazine
standard una frazione del valore di p.
Prima di introdurre l'errore casuale sulle misure, sono state eettuate delle si-
mulazioni per vericare l'andamento dell'errore previsto. Dato che il sistema
di acquisizione lavora ad una frequenza di campionamento nita, l'integrale per
calcolare la velocità è approssimato ad una sommatoria discreta. Per valutare
come ciò inuenza le misure sono state eettuate delle simulazioni. In gura 3.9
è mostrato l'errore simulato per una frequenza di 1000Hz. Lo spostamento tra la
curva simulata e la previsione teorica è dovuto al campionamento nito. Infatti,
aumentando di qualche ordine di grandezza la frequenza di campionamento, le
curve si sovrappongono.
Nella gura 3.10 è stata simulato uno sfasamento di 0.1° tra i due trasduttori
di pressione. In questo caso il campionamento delle misure inuenza di più
la curva. Dato che, a dierenza del caso teorico, l'errore non è costante nel
tempo ma varia leggermente, ogni punto della curva è ottenuto come valor
medio dell'errore simulato su una coppia di microfoni a quella distanza. L'errore
è scostato rispetto alla curva teorica a cusa del campionamento nito, come nel
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 30

0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6

0.5
|1-e(I)| (dB)

0.4

0.3

0.2

0.1

0
0 5 10 15 20 25 30 35
r (mm)

Figura 3.10: Simulazione dell'errore con φe = 0.1 per un'onda a 1kHz.

caso precedente.
Nella gura 3.11 è simulato un errore gaussiano sulle misure. L'errore è stato
ottenuto sostituendo a ogni valore di pressione letto dai trasduttori una distri-
buzione gaussiana centrata sul valore e con deviazione standard una frazione
del valore originale.
L'errore non inuenza particolarmente l'andamento della curva, la zona di mi-
nimo risulta più dicile da individuare, ma in generale tra i 5mm e i 15mm
l'errore è più piccolo che alle altre distanze. In genereale l'errore casuale in-
uenza molto la curva per piccoli sfasamenti, come si può vedere nella gura
3.12, mentre è meno rilevante per sfasamenti maggiori, come in gura 3.13.
Ciò è dovuto al fatto che diminuendo φe l'errore dovuto al solo sfasamento cala,
mentre quello dovuto all'errore casuale non subisce sostanziali modiche. Per
sfasamenti maggiori di 0.1° è ancora possibile identicare un minimo nella curva
dell'errore, mentre per sfasamenti più piccoli di 0.1° a distanze minori di 10mm
l'errore casuale domina sullo sfasamento.
Anche errori minori del 5% dominano sulla dierenza di fase per φe < 0.1°.
Nella gura 3.14 si può vedere come la presenza dell'errore casuale alza l'errore
nella zona del minimo teorico. In questo modo diventa poco rilevante il posizio-
nare i microfoni alla distanza corrispondente al minimo errore teorico, dato che
no a 15mm l'errore non cresce signicativamente.
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 31

0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6

0.5
|1-e(I)| (dB)

0.4

0.3

0.2

0.1

0
0 5 10 15 20 25 30 35
r (mm)

Figura 3.11: Simulazione dell'errore con φe = 0.1° e errore sulle misure con
σ = 25% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.

0.45
Simulazione
Previsione teorica
0.4

0.35

0.3
|1-e(I)| (dB)

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
r (mm)

Figura 3.12: Simulazione dell'errore con φe = 0.01° e errore sulle misure con
σ = 25% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 32

1.1 Simulazione
Previsione teorica
1

0.9

0.8
|1-e(I)| (dB)

0.7

0.6

0.5

0.4

0.3

0.2

0.1

0 5 10 15 20 25 30 35 40
r (mm)

Figura 3.13: Simulazione dell'errore con φe = 1° e errore sulle misure con σ =


25% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.

0.2
Simulazione
0.18 Previsione teorica

0.16

0.14

0.12
|1-e(I)| (dB)

0.1

0.08

0.06

0.04

0.02

0
0 5 10 15 20
r (mm)

Figura 3.14: Simulazione dell'errore con φe = 0.01° e errore sulle misure con
σ = 1% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.
CAPITOLO 3. CONDIZIONI DI UTILIZZO DELLA SONDA P-P 33

3.2 Conclusioni

É stato mostrato come sia possibile valutare la distanza ottimale tra i due mi-
crofoni di pressione trovando il minimo della curva di errore sulla misurà dell'in-
tensità. Il procedimento illustrato non permette di determinare univocamente
una distanza ottimale, dato che non sempre si conosce a priori lo sfasamento dei
microfoni e che le curve di errore dipendono dalla frequenza dell'onda misurata.
Utilizzando le considerazioni e le simulazioni fatte nelle sezioni precedenti è pos-
sibile identicare un intervallo di distanze nel quale è conveniente posizionare
i microfoni. Si supponga che, in generale, lo sfasamento dei microfoni non sia
molto più grande di 1°. Nel caso che i microfoni in uso abbiano uno sfasamento
da 0.1° a 1° o di poco maggiore, l'errore casuale non inuisce troppo e si pos-
sono utilizzare le curve teoriche. Per frequenze no a 3000/4000Hz la distanza
ottimale si trova tra i 10mm e i 15mm.
Nel caso i microfoni avessero dierenze di fase minori di 0.1° l'errore casuale
dominerebbe su quello dovuto alla fase, rendendo poco utile l'individuazione
del minimo delle curve di errore. In questo caso si dovrebbe utilizzare il cri-
terio δ < 0.83, che porterebbe ancora alla conclusione di utilizzare distanze di
10/15mm.
La distanza di 12mm generalmente utilizzata3 risulta, quindi, un buon compro-
messo che permette di tenere sotto controllo l'errore senza conoscere lo sfasa-
mento dei microfoni. Nel caso si vogliano fare misurazioni a basse frequenze,
sotto i 100Hz, è necessario utilizzare sonde con microfoni distanziati di 50mm
per restare sotto 1dB di errore.
Le curve dell'errore possono essere utillzate per stimare l'intervallo di frequenze
osservabili con la sonda in una determinata congurazione. Per esempio, nel
caso di sfasamento dell'ordine di 0.5, dalla gura 3.7 si può notare come l'errore
sulle frequenze minori di 300Hz superi i 0.5dB che indica un errore signifcativo
per basse frequenze.

3 Si veda ad esempio la documentazione della Brüel & Kjær [Rif. 4]


Capitolo 4

Processo di calibrazione delle


sonde
In questo capitolo verrà descritto il procedimento per calibrare una sonda in-
tensimetrica p-p o p-v in un campo acustico di riferimento. La calibrazione
permette di ottenere delle curve di correzione spettrale per le misure di pres-
sione e velocità fatte dalla sonda. Le correzioni su pressione e velocità sono
fondamentali perché, a partire da queste due grandezze, è possibile calcolare le
altre grandezze intensimetriche del campo acustico considerato.
Il processo di calibrazione si basa sulla correzione dello spettro di pressione
rispetto a un microfono di riferimento e dello spettro di velocità rispetto all'im-
pedenza di riferimento del campo considerato. Il processo descritto in questo
capitolo è identico per la sonda di p-p e p-v ed è basato sul protocollo di cali-
brazione indicato nel [Rif. 1].

Il processo di calibrazione della sonda è diviso in due parti:


ˆ taratura: consiste nel trovare il fattore di conversione per passare dalla
scala della misura in uscita dai trasduttori in pascal. Per tarare il micro-
fono di pressione si utilizza un microfono di riferimento già tarato del quale
si conosce il fattore di conversione in pascal. Per tarare il trasduttore di
velocità, o la velocità calcolata nel caso della sonda p-p, è necessario un
campo acustico di riferimento del quale si conosce l'impedenza;
ˆ calibrazione: consiste nel trovare le curve di correzione spettrale di pres-
sione e velocità. Anche in questo caso è necessario un microfono di rife-
rimento per trovare la curva di correzione per la pressione, mentre per la
velocità si usa un campo di riferimento.

34
CAPITOLO 4. PROCESSO DI CALIBRAZIONE DELLE SONDE 35

4.1 Taratura della sonda

Per trovare il fattore di conversione in pascal del microfono di pressione serve


un microfono già tarato. Per tarare il microfono di riferimento si utilizza una
sorgente di riferimento con un valore RMS1 della pressione noto.
Utilizzando una sorgente a 1Pa si registra il valore RMS del microfono di rife-
rimento srms
rif , in unità arbitrarie del trasduttore (Ua), e si calcola il fattore di
conversione nel seguente modo:
1[P a]
αrif = (4.1)
srms
rif [U a]

Successivamente si posiziona il microfono di riferimento nel punto della guida


anecoica dove andranno posizionate le sonde e si registra il valore RMS di un
tono (srms
rif _1kHz ) a una frequenza di riferimento (ad esempio 1kHz). Utilizzando
αrif si converte la misura in pascal.
 
P a rms
prms
rif _1kHz [P a] = αrif s (4.2)
U a rif _1kHz
Alla stessa frequenza di riferimento si registrano i valori RMS di pressione (srms
p )
e velocità (srms
v ) misurati dalla sonda. Utilizzando come riferimento un campo
di onde piane in un tubo anecoico si ottengono i fattori di conversione in pascal
(α) e ms−1 (β ) della sonda:
prms
rif _1kHz [P a]
 
Pa
α = (4.3)
Ua srms
p [U a]
prms
rif _1kHz [P a] 1
 −1   −1 
ms ms
β = (4.4)
Ua srms
v [U a] ρo c Pa

4.2 Calibrazione della sonda

Per calibrare la sonda acustica è necessario utilizzare un campo acustico di


riferimento. Il processo di calibrazione usato in questa tesi si basa su un campo
di onde piane in un tubo anecoico. L'apparato sperimentale verrà descritto
approfonditamente nel prossimo capitolo.
Il campo di riferimento realizzabile con un tubo anecoico può essere di due tipi:
ˆ campo attivo: il tubo anecoico è sucientemente lungo da rendere tra-
scurabili eventuali onde riesse all'estremità opposta all'altoparlante. In
questo caso si ha un campo di onde piane. Il campo è puramente attivo
secondo la denizione della sezione 1.2.3.
ˆ campo reattivo: il tubo anecoico viene interrotto ad una lunghezza tale da
instaurare una campo dato dalla sovrapposizione di un'onda progressiva
1 Root mean square, valore quadratico medio o valore ecace
CAPITOLO 4. PROCESSO DI CALIBRAZIONE DELLE SONDE 36

e una regressiva. Lasciando l'estremità interrotta aperta o chiusa con una


terminazione rigida si riproducono le condizioni al contorno della sezione
1.2.6. Il campo ottenuto è puramente reattivo.

4.2.1 Campo attivo


Per calibrare la sonda in campo attivo è necessario calcolare le risposte all'im-
pulso2 della pressione (hp_sonda (t)) e di velocità (hv_sonda (t)) della sonda e del
microfono di riferimento (hp_rif (t)).
Le funzioni di calibrazione si ottengono passando nello spazio delle frequenze e
sono denite nel seguente modo:

F [hp_rif (t)] Hp_rif (ω)
K(ω) =
= (4.5)
F [hp_sonda (t)] Hp_sonda (ω)
F [hp_sonda (t)] 1 Hp_sonda (ω) 1
Γ(ω) = = (4.6)
F [hv_sonda (t)] Zo Hv_sonda (ω) Zo
Dato che la taratura è stata eseguita alla frequenza di riferimento di 1kHz, è
necessario vericare che K(1kHz) e Γ(1kHz) siano uguali a uno. In caso con-
trario è necessario moltiplicare le funzioni per un fattore che renda soddisfatta
la condizione.

4.2.2 Campo reattivo


Nel caso di campo reattivo la funzione K(ω) si calcola nello stesso modo. Per
calcolare la funzione Γ(ω) si utilizza la relazione 1.44.
Si acquisiranno le risposte all'impulso sia col tubo aperto che chiuso. Si calcola
il rapporto delle due risposte nello spazio delle frequenze, che equivale a trovare
l'impedenza Z(ω) nei due casi. Dato che la media geometrica delle due im-
pedenze deve essere uguale all'impedenza specica, la funzione Γ(ω) si calcola
come: p
Za (ω)Zc (ω)
Γ(ω) = (4.7)
Zo
Dove Za e Zc indicano l'impedenza per tubo aperto e chiuso.

4.3 Esecuzione di misure calibrate

Per calibrare le misure ottenute dalla sonda si procede nel seguente modo. De-
nite sp (t) e sv (t) le misure scalibrate ottenute dalla sonda, si convertono in
unità siche:
 
Pa
p(t)[P a] = sp (t)[U a]α (4.8)
Ua
 −1 
ms
v(t)[ms−1 ] = sv (t)[U a]β (4.9)
Ua
2 Si veda appendice A
CAPITOLO 4. PROCESSO DI CALIBRAZIONE DELLE SONDE 37

Si calcolano gli spettri misurati di pressione e velocità:


Pm (ω) = F [p(t)] (4.10)
Vm (ω) = F [v(t)] (4.11)
Gli spettri calibrati si ottengono con le funzioni di correzione:
P (ω) = Pm (ω)K(ω) (4.12)
V (ω) = Vm (ω)K(ω)Γ(ω) (4.13)
Capitolo 5

Calibrazione di una sonda p-p


e p-v
In questo capitolo verrà descritto il processo di calibrazione eettuato su una
sonda p-p e una sonda p-v. Per entrambe le sonde è stato utilizzato lo stesso
processo e gli stessi strumenti. Lo scopo della calibrazione è dimostrare che
la sonda p-p può essere calibrata con lo stesso processo della p-v ed impiegata
per eettuare misure nello stesso intervallo di frequenze. Al ne di vericare
l'ecacia della calibrazione verranno confrontate le misure ottenute con le due
sonde su un campo acustico di prova.

5.1 Apparto sperimentale

Le misure sono state eettuate all'interno del laboratorio Larix, presso il dipar-
timento di Fisica dell'Università di Ferrara. Il laboratorio consiste in un tunnel
di cemento lungo circa 100 m. L'ambiente è acusticamente isolato dall'esterno
e non ci sono fonti di rumore signicative. All'interno del tunnel è installato un
tubo di acciaio sospeso in aria con degli appositi sostegni. Il tubo è costituito
da cinque moduli di lunghezza 6m, un modulo da 5 m e uno da 1m che disponde
di un alloggio per l'inserimento della sonda.
Il tubo è collegato ad una estremità a un altoparlante tramite la campana
di un trombone. La lunghezza del tubo permette alle onde sonore prodotte
dall'altoparlante di attenuarsi prima di raggiungere l'altra estremità, in modo
da rendere trascurabile la presenza di onde riesse. In questo modo è possibile
instaurare all'interno del tubo un campo di onde piane progressive.
Le sonde sono state inserite in un apposito alloggio a 10.60m dall'inizio del
tubo. L'alloggio dà la possibilità di inserire contemporaneamente sia la sonda
p-p che la p-v, in modo che le misure eettuate con ciascuna delle due sonde
siano eettuate nelle stesse condizioni. Per la misura in campo reattivo il tu-
bo è stato aperto al termine di uno dei moduli, svitando una delle giunzioni,
in modo da ottenere un tubo lungo 17m. Accorciando la lunghezza del tubo

38
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 39

Figura 5.1: Tunnel del laboratorio Larix, dipartimento di Fisica dell'Universi-


tà di Ferrara, sulla parete di sinsitra si può vedere la guida d'onda anecoica
utilizzata per la calibrazione.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 40

le onde riesse non sono più trascurabili e si ottiene un campo acustico dato
dalla sovrapposizione di onde progressive e regressive. Per instaurare il campo
reattivo da usare per la miura sono state realizzate le condizioni di tubo aperto
e tubo chiuso. Per il tubo aperto è bastato disallineare le terminazioni dei due
moduli nel punto in cui il tubo è stato aperto. Il tubo chiuso è stato ottenuto
coprendo la terminazione del tubo con una moneta metallica.
Per l'acquisizione delle misure sono stati utilizzati i seguenti strumenti:
ˆ Altoparlante Tannoy mod. ic6 DC, collegato alla campana da trombone
per generare il campo acustico all'interno del tubo;
ˆ Amplicatore di potenza Alesis RA 150 amplifyer, utilizzato per pilotare
l'altoparlante;
ˆ Scheda audio Focusrite Scarlett 18i8 per l'acquisizione dei segnali dalle
sonde e la comunicazione con l'amplicatore;
ˆ Brüel & Kjær Nexus conditioning amplier 2690, necessario per la gestione
del microfono di riferimento;
ˆ Microfono Brüel & Kjær free eld microphone 1/4" type 493, utilizzato
come microfono di riferimento;
ˆ Pistonofono acoustical calibrator type 4231 Brüel & Kjær, permette di
genereare un segnale a 1 Pa per la taratura del microfono di riferimento;
ˆ Computer collegato alla scheda audio dotato di MatLab.

L'input e l'output della scheda audio sono stati gestiti interamente con MatLab,
utilizzando sia funzioni implementate nel programma che script appositamen-
te creati. Per acquisire gli spettri di pressione e velocità è stata calcolata la
risposta all'impulso delle sonde. La risposta all'impulso consiste nella risposta
misurata dalla sonda per un segnale impulsivo (idealmente una delta di Dirac
δ(t)), generato dall'altoparlante. Invece che generare direttamente l'impulso è
possibile calcolare la risposta all'impulso a partire dalla misura della risposta
a una sweep sinusoidale (in particolare è stata usata una sweep sinusoidale lo-
garitmica), ossia un segnale che parte da una frequenza iniziale e spazza tutte
le frequenze no a una frequenza nale. Conoscendo il segnale inverso della
sweep è possibile calcolare la risposta all'impulso, come descritto in appendice
A. La sweep utilizzata nelle misure spazza le frequenze tra 20Hz e 20kHz in un
intervallo temporale di 10s.
Per le operazioni di taratura sono stati utilizzati dei segnali a tono sso di
1000Hz, generati direttamente da MatLab. Per testare le funzioni di calibra-
zione sono stati acquisiti 30s di rumore bianco generato dall'altoparlante. Il
rumore bianco è stato acquisito con le sonde nella stessa posizione usata duran-
te la calibrazione con il tubo non interrotto, in modo da avere un campo di onde
piane progressive.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 41

(a)

Figura 5.2: Sonda p-p montata su scheda e collegata alla guida d'onda anecoica.

(a) (b)

Figura 5.3: Particolare del trasduttore di velocità della son-


da p-v (sinistra), sonda Microown PU Match PTN0 (de-
stra). [Documentazione della sonda Microown PU Match PTN0,
http://www.microown.com/les/media/library/Datasheets/ptn_datasheet.pdf.]

Figura 5.4: Supporto per posizionare le sonde intensimetriche sulla guida


d'onda.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 42

5.1.1 Sonde acustiche utilizzate


Il processo di taratura e calibrazione è stato impiegato sulle seguenti sonde:
ˆ Sonda p-p:
La sonda p-p impiegata è costituita da due microfoni MEMS montati su
una piccola scheda stampata. Ogni microfono è collegato a un sottile tubo
di gomma che funge da guida d'onda e facilita la connessione della sonda
al tubo anecoico. La sonda è alimentata da una batteria stilo e può essere
collegata alla scheda audio tramite cavi RCA stereo. I microfoni utilizzati
sono due microfoni a condensatore Knowles TM-24546-C36. I microfoni
hanno una sensibilità di -55dB ± 2 (relativa a 1V/0.1Pa) tra i 200Hz e i
5000Hz, con una calo no a -60dB sotto i 200Hz.
ˆ Sonda p-v:
La sonda p-v impiegata è la Microown PU Match PTN0. La sonda è
costituita dal microfono di pressione MEMS Invensens INMP411, con una
sensibilità nominale di 21dB ± 1 (mV/Pa) no a 10kHz, e dal trasduttore
di velocità. La sonda è collegata a un condizionatore di segnali Microown
che ha in unscita due canali, uno per la velocità e uno per la pressione.
Questi due canali possono essere collegati direttamente alla scheda audio
per l'acquisizione delle misure con MatLab. Il microfono di pressione
presenta una curva di sensibilità piatta no a circa 6kHz, mentre per
il trasduttore di velocità la curva di sensibilità dierisce sensibilmente da
quella di pressione, scendendo rapidamente sotto i 100Hz e sopra i 1000Hz.
Le sonde sono state montate sulla guida d'onda tramite un supporto che per-
mette l'inserimento contemporaneo delle due sonde. Dato che i driver della
scheda audio permettevano a MatLab di utilizzare un massimo di due canali
contemporaneamente, le sonde sono state connesse una alla volta durante la
calibrazione. In base alle misure da eetture durante il processo di calibrazione
è stata collegata alle due entrate della scheda audio la sonda p-p o la sonda p-v.

5.1.2 Esecuzione delle misure


Il programma scritto per la calibrazione delle sonde permette di eseguire la tara-
tura e la calibrazione completa delle due sonde in un'unica procedura compatta,
ottenendo come risultato nale per ogni sonda: i parametri di taratura, le curve
di calibrazione e un'acquisizione di rumore bianco per testare la calibrazione. Il
processo permette la calibrazione dell'intero apparato di misura: sonda intensi-
metrica, condizionatore di segnali e scheda audio. All'inizio della procedura è
prevista anche la taratura del microfono di pressione, che è stata eseguita uti-
lizzando il pistonofono impostato a 1dB. Il microfono di riferimento è stato poi
inserito nell'alloggio delle sonde per misurare il valore RMS di un tono di 1kHz
prodotto dall'altoparlante nel tubo anecoico.
Conclusa la fase di taratura del microfono di riferimento e di misura del tono di
riferimento, il micrfono è stato scollegato e sono state installate le due sonde .
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 43

Il primo tipo di calibrazione eseguita è stata quella in campo attivo. Sono sta-
ti misurate le risposte all'impulso dei trasduttori delle due sonde per calcolare
le funzioni K e Γ. Dato che era possibile utilizzare solo due canali alla volta,
la riposta all'impulso delle due sonde è sata misurata in due momenti diversi,
scollegando una sonda e collegando l'altra tra le due misure. Per scollegare e
ricollegare le sonde il minor numero di volte possibile sono state raccolte tutte
le misure necessarie alla calibrazione in campo attivo per una sonda prima di
collegare l'altra. Per ogni sonda sono state fatte le seguenti misure:
ˆ Acquisizione dello sweep sinusoidale per il calcolo della risposta all'impul-
so;
ˆ Misura del tono a 1kHz e calcolo del valore RMS per ricavare i parametri
di taratura;
ˆ Misura di 30s di rumore bianco per testare la calibrazione.

Per eseguire la calibrazione in campo reattivo il tubo è stato aperto a 17m


dall'altoparlante. Per ognuna delle due sonde è stata calcolata la risposta al-
l'impulso sia con la terminazione del tubo aperta che con la terminazione chiusa
da una moneta di metallo. Terminata la raccolta misure il programma calcola
le funzioni di calibrazione descritte nel capitolo 4.

5.1.3 Elaborazione dei dati raccolti


Per determinare l'intervallo di frequenze etro il quale le funzioni di correzzione
sono utilizzabili è stata valutata la correlazione tra i segnali di pressione e velo-
cità misurati dalle sonda. Data una sonda che misura pressione e velocità di un
campo acustico, ha senso utilzziare i dati misurati per ricavare altre grandez-
ze, come intensità e impedenza, quando i dati di pressione sono eettivamente
correlati tra loro, cioè alla variazione di uno corrisponde la variazione dell'altro
secondo una certa relazione. Nel caso acustico pressione e velocità sono legate
dall'equazione 1.10. Quando il rumore di fondo o l'errore sulla misura dominano
sul valore reale, pressione e velocità variano casualmente e indipendentemente
l'una dall'altra.
Determinando l'intervallo di coerenza è possibile stabilire un limite di frequen-
za entro il quale la sonda è operativa. Nell'ambito dei segnali la funzione di
correlazione è denita nel seguente modo:
|Spv (ω)|2
γ(ω) = (5.1)
Spp (ω)Svv (ω)
Dove Spp e Svv sono gli spettri di potenza dei segnali di pressione e velocità,
mentre Spv è lo spettro di potenza incrociato.
Se le misure sono perfettamente correlate γ(ω) è uguale a 1, meno i due segnali
sono correlati più la funzione si avvicina a 0. La funzione di correlazione è stata
calcolata sia per i dati raccolti con il rumore bianco sia per la risposta all'impulso
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 44

1.1

0.9

0.8

0.7

0.6

0.5

0.4
Rumore bianco
Risposta all'impulso
0.3

0.2

0.1

102 103 104


Frequenza (Hz)

Figura 5.5: Funzione di correlazione per la sonda p-p calcolata su rumore bianco
(blu) e risposta all'impulso (rosso).

Rumore bianco
Risposta all'impulso
1.2

0.8

0.6

0.4

0.2

0
102 103 104
Frequenza (Hz)

Figura 5.6: Funzione di correlazione per la sonda p-v calcolata su rumore bianco
(blu) e risposta all'impulso (rosso).
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 45

Per la sonda p-p la funzione di correlazione ha valori maggiori di 0.9 tra


100Hz e 8kHz circa, sia per il rumore bianco che per la risposta all'impulso.
Sotto i 100Hz la corrrelazione della risposta all'impulso mantiene valori prossi-
mi a 0.9, mentre quella del rumore bianco decresce rapidamente, indicando una
scarsa correlazione a basse frequenze per il rumore bianco. Sopra i 4kHz le fun-
zioni diventano irregolari ma, a parte alcuni minimi, la correlazione mantiene
valori superiori a 0.8. A 1600Hz è presente un calo di correlazione, dovuto a
eetti di risonanza della guida d'onda. Gli eetti di questa risonanza si note-
ranno anche nelle curve di correzione.
Le correlazioni della risposta all'impulso e del rumore bianco hanno un an-
damanento diverso per la sonda p-v. La correlazione del rumore bianco cala
bruscamente sotto 90Hz e sopra 4kHz, inoltre risente molto più della sonda p-p
degli eetti di risonanza a 1600Hz. La risposta all'impulso mantiene una corre-
lazione prossima a 1 no a 5kHz, per poi calare rapidamente.
Dato che le funzioni di calibrazione sono calcolate sulla risposta all'impulso, gli
intervalli di utilizzo delle funzioni di calibrazione sono determinati dalle zone in
cui la funzione di correlazione per la risposta all'impulso è vicina a 1. Per la
sonda p-p no a 4kHz la calibrazione è adabile, mentre tra i 4kHz e gli 8kHz
potrebbero presentarsi delle oscillazioni nella calibrazione. La calibrazione della
sonda p-v è applicabile no a circa 5kHz.
La correlazione per il rumore bianco è necessaria per valutare il test di calibra-
zione eettuato su un'acquisizione di rumore bianco nella guida anecoica.

5.1.4 Calibrazione sonda p-p


Dal processo di calibrazione sono state ottenute le curve K(ω), ΓA (ω), ΓR (ω),
dove le due curve Γ sono rispettivamente quella di calibrazione in campo attivo e
in campo reattivo. Le curve sono normalizzate in modo da avere modulo uguale
a 1 alla frequenza di 1kHz, alla quale è stata eettuata la taratura.

In accordo con la funzione di correlazione, sopra i 4kHz le funzioni Γ pre-


sentano delle irregolarità e dopo gli 8kHz ΓA e ΓR si discostano, dato che sono
calcolate da valori non correlati.
Per testare la calibrazione della sonda, le funzioni sono state applicate alla
misura di rumore bianco eseguita con la guida anecoica. Dato che il campo
prodotto è un campo di onde piane, ci si aspetta che l'impedenza del campo
sia costante, reale e uguale a 413rayls, cioè l'impedenza specica dell'aria. Per
ottenere la misura di impedenza calibrata si applica la denizone di impedenza
nello spazio delle frequenze:
P (ω)
Z(ω) = (5.2)
V (ω)
Dove P e V sono gli spettri di pressione e velocità. Applicando le correzioni
come indicato dalle 4.3 si ottiene;
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 46

0 A

R
-5

-10
10log(| |)

-15

-20

-25

-30

102 103 104


Frequenza (Hz)

0
A
-0.5 R

-1

-1.5
Fase (°)

-2

-2.5

-3

-3.5

102 103 104


Frequenza (Hz)

Figura 5.7: Modulo e fase di ΓA e ΓR per la sonda p-p.

10

0
10log(K)

-5

-10

-15

-20

-25

-30
102 103 104
Frequenza (Hz)

Figura 5.8: K(ω ) espressa in dB per la sonda p-p.


CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 47

αK(ω)Pm (ω) α Z(ω) [P a]


Zcal (ω) = = (5.3)
βK(ω)Γ(ω)Vm (ω) β Γ(ω) [ms−1 ]
Dove Pm e Vm sono gli spettri di pressione e velocità misurati dalla sonda
in unità aribtrarie. Per ottenere una misura calibrata dell'impedenza è quindi
suciente dividere per Γ e convertire in unità siche con i parametri di taratura.
I parametri di taratura determinati per la sonda sono:

a] ;
[P a]
ˆ α = 2.85 [U
−1

[U a] .
ˆ β = 2.13 [ms ]

0
10log(|Z/413rayls|)

-5

Calibrazione R
Calibrazione A
-10
No calibrazione

-15
102 103
Frequenza (Hz)

-50
Fase(Z) (°)

Calibrazione R
Calibrazione A
-100
No calibrazione

-150

-200
102 103

Figura 5.9: Modulo e fase dell'impedenza misurata con la sonda p-p, corretta
con le funzioni di correzione determinate in campo attivo e reattivo.

In gura 5.9 è mostrata l'impedenza corretta sia con ΓA che con ΓR . Il mo-
dulo dell'impendenza è espresso in decibel rispetto all'impedenza teorica, che
è uguale a 413rayls. La calibrazione restituisce una curva abbastanza costan-
te sull'intervallo di frequenze considerato e prossima a 0, con uno scostamento
sistematico di circa 0.5dB. Lo scostamento è dovuto ai parametri di taratura,
dato che la Γ è normalizzata per essere uguale a 1 a 1kHz e, perciò, a quella
frequenza α e β dovrebbero essere tali da convertire Z(ω) in unità siche a
413rayls. Ripetendo la taratura più volte è emerso che il valore dei parametri di
taratura varia in maniera non trascurabile, ciò risulta in un errore casuale sulla
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 48

misura dell'impedenza calibrata. Testare la curva di calibrazione su un campo


acustico noto è importante per valutare se i parametri di taratura riportano
l'impedenza al valore atteso. Inoltre dalla discrepanza dal valore atteso si può
avere una stima dell'errore sulle misure di impedenza eettuate con la sonda
calibrata.
La fase delle misure di impedenza calibrate è vicina a 0°, come previsto per
un campo di onde piane in cui pressione e velocità sono in fase. La curva di
calibrazione che dà risultati migliori è quella ottenuta in campo attivo, infatti
la calibrazione ottenuta in campo reattivo è meno uniforme e ha più dipendeza
dalla frequenza. Ciò è dovuto anche al fatto che anche il rumore bianco è stato
acquisito nel tubo in modalità anecoica, come la curva ΓA .
Fuori dall'intervallo di correlazione, circa a 8kHz, la calibrazione perde eca-
cia, come si vede anche in gura 5.9. Osservando la curva di impedenza non
calibrata si può capire perchè è essenziale calibrare la sonda per eseguire misure
su tutto l'intervallo di coerenza. Infatti, a parte la zonda tra 2kHz e 3.5kHz, il
modulo dell'impedenza non calibrata presenta un andamento totalmente diverso
da quello atteso ed è sempre presente uno sfasamento tra pressione e velocità.

5.1.5 Calibrazione sonda p-v


Come con la sonda p-p sono state calcolate le funzioni di calibrazione e i para-
metri di taratura. Anche in questo caso le funzioni di calibrazione sono state
normalizzate per avere modulo uguale a 1 alla frequenza di taratura, cioè 1kHz.
Per questo tipo di sonda risulta importante la regolazione del volume dell'alto-
parlante che genera la sweep. Infatti, se il volume è troppo alto si ottiene un
appiattimento delle funzioni Γ per frequenze minori di 500Hz. Questo appiat-
timento non si presenta invece nell'impedenza misurata col rumore bianco, ciò
causa un errore nella calibrazione dell'impedenza che sotto i 500Hz non viene
riportata al valore teorico per l'onda piana.
Infatti, generando la sweep a volume troppo alto si ottiene un'impedenza, calco-
lata sulle risposte all'impulso, come quella in gura 5.10. Dato che la funzione
Γ è uguale all'impedenza calcolata con la risposta all'impulso divisa per l'im-
pedenza teorica, applicando la correzione alla misura eettuata con il rumore
bianco l'impedenza non verrà riportata al valore teorico nelle frequenze dove le
due curve si separano. Per valutare il volume dell'amplicatore è stato utilizzato
il valore SPL1 misurato per l'onda a 1kHz acquisita per la taratura della sonda.
Eseguendo la calibrazione con un volume minore dell'altoparlante si ottengono
invece le curve in gura 5.11. In questo caso le curve sono ancora scostate sotto
i 500Hz, ma l'impedenza sulla risposta all'impulso ha lo stesso andamento di
quella sul rumore bianco. La discrepanza a basse frequenza tra rumore bianco
e risposta all'impulso, che nella sonda p-p non si è presentata, è probabilmente
legata alla diversa sensibilità dei trasduttori di pressione e velocità. Infatti, i
due trasduttori hanno curve di sensibilità diverse tra loro, in particolare a basse
ed alte frequenze. La discrepanza tra rumore bianco e risposta all'impulso ha
1 Livello di pressione sonora, denito come 20log10 ( ppo )[dB], con po = 20µP a (RMS)
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 49

origine nel fatto che con il primo si disperde l'intensità dell'onda su uno spettro
di frequenze molto ampio, mentre la riposta all'impulso è calcolata a partire da
una sweep, che spazzando in successione tutte le frequenze concentra idealmente
tutta l'intensità su una sola frequenza. Infatti, diminuendo il volume dell'alto-
parlante si riduce anche l'intensità della sweep, riducendo la dierenza dal caso
del rumore bianco. A basso volume si accentua, però, l'eetto della risonanza a
1600Hz, che andrà eliminata per potere usare la curva di calibrazione a quella
frequenza.

Rumore bianco
Risposta all'impulso
5

-5
10log(|Z( )|)

-10

-15

-20

-25
102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.10: Impedenza in funzione della frequenza calcolata con il rumore


bianco (blu) e la risposta all'impulso (rosso) nel caso di guida d'onda anecoica,
misurata a 88dB SPL per onda piana a 1kHz.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 50

Rumore bianco
Risposta all'impulso

0
10log(|Z|)

-5

-10

-15

-20

102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.11: Impedenza in funzione della frequenza calcolata con il rumore


bianco (blu) e la risposta all'impulso (rosso) nel caso di guida d'onda anecoica,
misurata a 75dB SPL per onda piana a 1kHz.

Eettuando la calibrazione a volume molto più alto si ottengono risultati


migliori per le alte frequenze. Infatti, aumentando il volume, la correlazione tra
pressione e velocità per la risposta all'impulso si mantiene superiore a 0.9 no
a circa 7-8kHz. Grazie a ciò, è possibile estendere la calibrazione no a questa
frequenza. Come si vede in gura 5.13, l'impedenza calcolata per la calibrazione
a 93dB mantiene valori stabili no a frequenze più alte di quella eettuata a
75dB. A frequenze basse presenta però il problema già descritto precedentemen-
te. Dato che il rumore bianco non è correlato dopo 5kHz, anche aumentando
il volume, non sarà possibile testare il risultato della curva di calibrazione a
frequenze più alte. Per questo motivo per calibrare la sonda sonda sono state
utilizzate le curve di calibrazione a volume più basso, che danno risultati migliori
nell'intervallo all'interno del quale è correlato il rumore bianco.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 51

20
93 dB

75 dB

15

10
10log(|Z|)

-5

102 103 104


Frequenza(Hz)

Figura 5.13: Impedenza calcolata con la risposta all'impulso per 93dB e 75dB
(riferiti al valore SPL a 1kHz).

1.2

0.8

0.6

0.4

0.2

102 103 104


Frequenza(Hz)

Figura 5.12: Funzione di correlazione per la sonda p-v calcolata sulla risposta
all'impulso a 93dB (riferiti al valore SPL a 1kHz).

In gura 5.14 e 5.15 sono gracate le funzioni di calibrazione per la sonda p-v
ottenute con la calibazione a 75dB. La calibrazione eettuata in campo attivo
è più stabile rispetto a quella in campo reattivo. Questo può essere dovuto al
fatto che nel caso di campo reattivo sono presenti nel tubo massimi e minimi
per velocià e pressione, secondo le equazione ricavate nella sezione 1.2.6, che si
spostano nel tubo in funzione della frequenza dell'onda. Quando i massimi o i
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 52

minimi si trovano nel punto in cui è presente la sonda potrebbero presentarsi


alterazioni nell'impedenza dovute alla dierente sensibilità dei trasduttori, co-
me accade tra l'impedenza misurata sul rumore bianco e quella misurata sulla
risposta all'impulso. Infatti, tra 200Hz e 1kHz il discostamento di ΓR da ΓA
sembra presentare una periodicità in funzione della frequenza, che potrebbe es-
sere legata alle frequenze per le quali i massimi o i minimi si trovano sulla sonda.

In gura 5.16 sono disegnate le funzioni di calibrazione Γ nelle quali è stato


rimosso l'eetto della risonanza a 1600Hz interpolando il resto della funzione.
I parametri di taratura calcolati per la sonda p-v sono:

a] ;
[P a]
ˆ α = 1.32 [U
−1

[U a] .
ˆ β = 0.0059 [ms ]

Applicando le funzioni di calibrazione alla misura di rumore bianco nel tubo


anecoico, come fatto con la sonda p-p, si ottiene il risultato riportato in gura
5.17. La calibrazione in campo attivo restituisce il risultato migliore, infatti la
curva calibrata è molto vicina a 0 (con un errore di circa 0.2dB) da 100Hz no
a 4kHz. Dato che l'impedenza è espressa in decibel rispetto al valore teorico di
413rayls ciò vuol dire che la correzione riporta l'impedenza misurata al valore
corretto. Sotto i 100Hz l'impedenza è sottostimata no a un massimo di -2.5dB.
La calibrazione fatta in campo reattivo si dimostra meno stabile, a causa delle
alterazioni dell'impedenza misurata dalla sonda discusse precedentemente. Le
alterazioni, comunque, riguardano solo la zona tra 200Hz e 1kHz, con un errore
massimo di 4dB.
La fase calibrata è vicina a 0° sopra 200Hz, come previsto dal fatto che il campo
misurato è un campo di onde piane per le quali pressione e velocità sono in
fase. Al di sotto di 200Hz la fase si discosta da 0° di circa 10°. Dalla funzione
di correlazione si ricava che la calibrazione è valida no a 4-5kHz, infatti dopo
5kHz l'impedenza calibrata diventa molto irregolare.
Anche con la sonda p-v si può vedere quanto sia importante il processo di
calibrazione per eettuare misure accurate. L'impedenza non calibrata varia

20

15

10

5
10log(K)

-5

-10

-15

102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.14: Funzione di calibrazione K per la sonda p-v


CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 53

10

0
A
10log(| |)

R
-5

-10

-15

-20

-25
102 103
Frequenza (Hz)

150

100

A
50
R
Fase (°)

-50

-100

-150

102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.15: Funzioni di calibrazione calcolate in campo attivo (blu) e reattivo


(rosso) per la sonda p-v
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 54

10

0
A
10log(| |)

R
-5

-10

-15

-20

102 103
Frequenza (Hz)

150

100

A
50
R
Fase (°)

-50

-100

-150

102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.16: Funzioni di calibrazione calcolate in campo attivo (blu) e reattivo


(rosso) per la sonda p-v con correzione della risonanza a 1600Hz.
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 55

10

10log(|Z/413rayls|) (dB) -10

-20

-30

A
-40
R
No calibrazione
-50

102 103
Frequenza (Hz)

100

50

0
Fase (°)

-50

-100 R
No calibrazione

-150

102 103
Frequenza (Hz)

Figura 5.17: Modulo e fase dell'impedenza misurata dalla sonda p-v sul rumore
bianco nella guida d'onda anecoica, con le correzioni ricavate in campo attivo e
reattivo.

di circa 10dB sull'inetrvallo di frequenze considerato e la fase, in particolare a


frequenze superiori al kHz, ha una forte dipendenza dalla frequenza.
Il processo di taratura fornisce risultati più precisi rispetto a quello della sonda
p-p. Infatti, mentre per la sonda p-p i parametri di taratura cambiavano facendo
diverse prove e non riportavano l'impedenza esattamente a 413rayls, con la sonda
p-v i parametri sono molto stabili e più precisi nel tarare la misura di impedenza.

5.2 Conclusioni

É stato dimostrato che è possibile calibrare una sonda p-p con lo stesso pro-
cedimento utilizzato per una sonda p-v. Il processo di calibrazione, applicato
alla misura di prova del rumore bianco, restituisce risultati compatibili per le
due sonde. In etrambi i casi la misura di impedenza calibrata è compatibile con
l'impedenza attesa per il campo acustico di riferimento. Inoltre è stata mostrata
l'importanza della calibrazione, dato che le misure di impedenza non calibrate
non sono compatibili con i valori attesi.
La sonda p-v ha mostrato una precisione migliore della p-p, dato che applicando
la taratura le misure ottenute con la p-p presentavano un piccolo errore sistema-
tico. In generale, la taratura della sonda p-v è più stabile, mentre i parametri
CAPITOLO 5. CALIBRAZIONE DI UNA SONDA P-P E P-V 56

di taratura della p-p sono più aetti da errore casuale. A parte l'errore siste-
matico, la calibrazione della sonda p-p ha permesso di ottenere un andamento
dell'impedenza compatibile con quello atteso no a circa 7kHz. La calibrazione
della sonda p-v è, invece, più sensibile al volume dell'altoparlante. Eettuando
una calibrazione a 75dB, riferiti al tono a 1kHz, la curva di calibrazione riporta
l'impedenza al valore atteso no a 4kHz circa. Alzando il volume, la calibrazio-
ne diventa meno precisa sotto 1kHz, ma le curve di calibrazione possono essere
usate no a 7kHz. Non è stato possibile valutarne l'ecacia, perchè al di sopra
di 4-5kHz le misure di pressione e velocità eettuate sul rumore bianco non sono
più correlate.
Un vantaggio della sonda p-p è costituito dal fatto che, se si utilizzano due mi-
crofoni identici, la sensibilità della sonda è molto stabile al variare dell'intensità
del campo sonoro, a dierenza della sonda p-v. Questa dipendenza si è tradotta
in una minore ecacia della funzione di calibrazione ottenuta in campo reattivo,
che risulta più accurata per la sonda p-p.
In conclusione, è possibile calibrare e utilizzare la sonda p-p nelle stesse con-
dizioni e nello stesso intervallo di frequenze in cui è operativa la sonda p-v,
ottenendo misure compatibili e, in alcuni casi, una migliore adabilità della
calibrazione.
Capitolo 6

Microfoni di pressione a
interferometria ottica
In questo capitolo verrà presentato un nuovo tipo di trasduttore di pressione
recentemente sviluppato, basato sull'interferometria ottica, che permette di mi-
surare la pressione acustica dalle variazioni dell'indice di rifrazione ottico del
mezzo. Le caratteristiche di questo microfono sono molto diverse da quelle dei
tradizionali trasduttori di pressione e le applicazioni sono ancosa in fase di svi-
luppo. Dato che in questa tesi sono state valutate le caratteristiche delle sonde
p-p ed è stato dimostrato che, con una opportuna calibrazione, risultano ecaci
per le misure di tipo intensimetrico, si valuteranno le possibili caratteristiche di
una sonda p-p costituita da microfoni a interferometria.

6.1 Indice di rifrazione ottico

L'indice di rifrazione n di un mezzo ottico è denito come il rapporto tra la


velocità della luce nel vuoto c e la velocità della luce nel mezzo. Il calcolo del-
l'indice di rifrazione di un mezzo risulta complicato. Per esempio, per calcolare
l'indice di rifrazione dell'aria è necessario tenere conto delle percentuali di di-
versi gas che la compongono, delle condizioni termodinamiche di questi gas e
della presenza di vapore acqueo. A questo scopo sono state sviluppate formule
semi-empiriche, come quelle di Edlén1 e Ciddor2 .
Una formula teorica semplicata, ottenuta da Feynman3 , permette di calcolare
l'indice di rifrazione per un mezzo omogeneo:
Ne e 2
n=1+ (6.1)
20 me (ω02 − ω 2 )
1 B. Edlén, "The refractive index of air," Metrologia 2, 71-80 (1966).
2 Phillip E. Ciddor, "Refractive index of air: new equations for the visible and near
infrared," Appl. Optics 35, 1566-1573 (1996).
3 [Rif. 6]

57
CAPITOLO 6. MICROFONI DI PRESSIONE A INTERFEROMETRIA OTTICA 58

Dove Ne è la densità numerica di elettroni nel mezzo, e la carica dell'elettro-


ne, 0 la costante dielettrica del vuoto, ω0 è la frequenza (angolare) di vibrazione
degli elettroni e ω la frequenza (angolare) della luce che attraversa il mezzo. La
formula ricavata è valida per frequenze ottiche, per le quali si può attribuire
agli elettroni nel potenziale coulombiano dell'atomo un comportamento di tipo
oscillatorio, con una frequenza di oscillazione tipica di un potenziale elastico.
La 6.1 non è di facile applicazione, dato che si dovrebbe conoscre la frequenza di
risonanza associata agli elettroni, che non necessariamente è la stessa per tutti
gli elettroni dell'atomo e, inotre, non tutti gli elettroni dell'atomo interagiscono
con le frequenze ottiche. L'importanza di questa equazione risiede nel fatto che,
ssata la frequenza della radiazione incidente ω , permette di esprimere l'indice
di rifrazione del mezzo solo in funzione della densità di elettroni:

n = 1 + kNe (6.2)
Dove k è una costante. Denendo il numero di elettroni per atomo ne , si
può espriemere la densità di elettroni in funzione della densità di atomi N :

Ne = n e N (6.3)
La densità degli atomi può essere espressa in funzione della densità del mezzo
nel seguente modo:
ρ ρNa
N= = (6.4)
ma mmol
Dove ma e mmol sono rispettivamente la massa atomica e la massa molare
del mezzo, Na è il numero di Avogadro. Si ottiene una dipendenza dell'indice
di rifrazione del tipo:

n = 1 + kρ (6.5)
Questa dipendenza, a parte fattori correttivi che tengono conto della presen-
za di CO2 e di vapore acqueo nell'aria, è in accordo con le formule semi-empiriche
sopracitate. Ai ni dell'applicazione di questa formula a misure acustiche non
sarà necessario conoscere il valore della costante k.

6.2 Relazione tra indice di rifrazione e pressione

acustica

Nella trattazione delle equazioni acustiche linearizzate è stato denita la varia-


bile acustica s:
ρ − ρo
s= (6.6)
ρo
Per questa variabile vale l'equazione di d'Alembert, perciò si propaga co-
me onda al pari di pressione e velocità. In particolare, dall'equaizone di stato
adiabatica si ricava la seguente relazione, valida in approssimazine acustica:
CAPITOLO 6. MICROFONI DI PRESSIONE A INTERFEROMETRIA OTTICA 59

p = ρ o c2 s (6.7)
La 6.5 permette di esprimere l'indice di rifrazione in funzione della densità,
e quindi in funzione della variabile s. In questo modo, con la 6.7 si possono
mettere in relazione l'indice di rifrazione del mezzo e la pressione acustica.
Denendo no , l'indice di rifrazione del mezzo non perturbato dal campo acustico:

no = 1 + kρo (6.8)
E calcolando ρ in funzione di s:

ρ = ρo (s + 1) (6.9)
Si può esprimere l'indice di rifrazione come:

n = 1 + kρo (s + 1) = 1 + (no − 1)(s + 1) = no + s(no − 1) (6.10)


Che permette di esprimere la variazione di indice di rifrazione ∆n in funzione
di s:

∆n = s(no − 1) (6.11)
Esiste quindi una relazione di proporzionalità che lega la variazione di indice
di rifrazione ai parametri acustici del campo. In questo modo, ∆n può essere
considerato come una variabile acustica, che si propaga nel mezzo secondo l'e-
quazione d'onda.
Utilizzando la 6.7 si può calcolare la pressione:
ρo c2
p= ∆n (6.12)
no − 1

6.3 Microfono ottico interferometrico

Le variazioni di indice di rifrazione indotte da una perturbazione acustica sono


calcolabili dalla 6.12. Supponendo un'onda incidente sinusoidale a 94dB SPL,
che corrsiponde a un valore ecace della pressione di 1Pa, e utilizzando i valori
standard per l'aria, si ottiene una variazione massima dell'indice di rifrazione
uguale a:
no − 1 2.7 · 10−4 √
∆n = p = kg 2 m2
2P a = 2.7 · 10−9 (6.13)
ρo c2 1.2 m3 343 s2

La variazione è estremamente piccola rispetto a no , che vale circa 1. Per mi-


surare variazioni così piccole è necessario utilizzare tecniche di interferometria
ottica.
CAPITOLO 6. MICROFONI DI PRESSIONE A INTERFEROMETRIA OTTICA 60

I microfoni a interferometria misurano le variazioni di indice di rifrazione uti-


lizzando un laser che attraversa un piccolo volume del mezzo acustico. Le va-
riazioni di indice di rifrazione inuenzano il cammino ottico δ del fascio laser,
cioè il prodotto tra l'indice di rifrazione del mezzo e la distanza l percorsa dal
fascio all'interno del mezzo. Lo sfasamento φ di un'onda elettromagnetica che
attraversa il mezzo soggetto alla perturbazione acustica, rispetto a un'onda che
attraversa il mezzo imperturbato, è uguale a:

φ = k∆δ = l∆n (6.14)
λ
Utilizzando, ad esempio, un laser a 600nm per misurare un'onda acustica a
94dB SPL, con l nell'ordine del millimetro, si ottiene uno sfasamento di circa
3 · 10−5 rad, che corrisponde a 4.8 · 10−4 lunghezze d'onda, che dovrà essere mi-
surato con tecniche di interferometria.
Un microfono in grado di misurare le variazioni dell'indice di rifrazione dovuto a
una perturbazione acustica deve essere dotato di una sorgente fortemente mono-
cromatica, dato che n dipende anche dalla frequenza, che attraversi una piccola
porzione del mezzo acustico, in modo che il cammino all'interno del mezzo sia
molto più piccolo della lunghezza d'onda delle onde acustiche. Le variazioni ∆n
verranno misurate con l'interferometria e permetteranno di ricavare la pressione
del campo acustico.
Uno dei vantaggi principali di questo tipo di microfono è l'assenza di parti mec-
caniche mobili, che nei microfoni tradizionali limitano l'intervallo di frequenze
misurabili a causa di eetti di risonanza. Ciò permette di estendere la gam-
ma di frequenze no a 1MHz. In un microfono con una membrana mobile, le
oscillazioni del campo acustico sono mediate dalla membrana, che risponde se-
condo il modello dell'oscillatore armonico. Eliminando questo passo intermedio
si misurano direttamente le oscillazioni del mezzo, riducendo la dipendenza della
sensibilità della frequenza dell'onda acustica.
Attualmente l'unico produttore di microfoni ottici è Xarion Laser Acoustics, che
produce microfoni utilizzabili in aria o nei uidi. Le caratteristiche principali di
questi microfoni sono4 : l'ampio intervallo di frequenze misurabili (10Hz-1MHz),
il basso rumore, la risposta in frequenza perfettamente lineare (la sensibilità
dichiarata è di 10mV/Pa per tutte le frequenze) e la corrispondeza di fase tra
microfoni diversi. Questi microfoni sono in grado di misurare varaizioni dell'in-
dice di rifrazione di 10−14 , che corrispondono a variazioni di pressione di 1µP a.5
Le possibili applicazioni dei microfoni ottici sono molteplici e ancora in via di
sviluppo. Data la corrispondenza di fase tra diversi microfoni, potrebbero essere
impiegati per la realizzazione di sonde p-p. Infatti, il basso rumore e l'assenza
di sfasamento tra i microfoni permette di posizionare i microfoni a piccole di-
stanze, teoricamente alla distanza minima permessa dalla geometria del sensore.
In questo modo si potrebbe ridurre notevolmente l'errore su pressione e velocità
della sonda per tutte le frequenze.

4 Scheda tecnica Eta250 Ultra, https://xarion.com/products/eta250-ultra.


5 [Rif. 5]
CAPITOLO 6. MICROFONI DI PRESSIONE A INTERFEROMETRIA OTTICA 61

Figura 6.1: (Sinstra) Schema di funzionamento del microfono ottico Xarion,


la perturbazione acustica modica l'indice di rifrazione tra i due specchi, che
vengono utilizzati come Fabry-Pérot per il laser. (Destra) Sonda del microfono
ottico, si può notare l'apertura nella quale il laser legge le variazioni di indice
di rifrazione. [Rif. 5]
Conclusioni
Nel capitolo 1 di questa tesi sono state descritte le basi teoriche dell'acustica li-
neare, con lo scopo di delineare le principali grandezze siche che caratterizzano
i campi acustici e le relazioni che intercorrono tra di loro. La teoria sviluppata è
stata applicata per descrivere il funzionamento di sonde acustiche intensimetri-
che, utilizzate per misurare pressione e velocità del campo acustico, con le quali
si ricavano le grandezze che descrivono la propagazione dell'energia nel mezzo
acustico. Nei capitoli 2 e 3 è stato studiato l'errore intrinseco della sonda p-p,
dovuto all'approssimazione nita del gradiente del campo di pressione. Utiliz-
zando anche simulazioni. si è studiato come la distanza tra i microfoni inuenza
l'errore sulla misura dell'intensità, giusticando la distanza di 12mm utilizzata
durante le misure.
Nei capitoli 4 e 5 è stato sviluppato il processo di calibrazione per una sonda
p-p e p-v, con lo scopo di vericare l'adabilità del processo per entrambe le
sonde. É stato dimostrato come la sonda p-p possa essere calibrata allo stesso
modo della p-v, in modo da fornire misure accurate entro lo stesso intervallo di
frequenze. Inoltre, la calibrazione della sonda p-p si è dimostrata più robusta di
quella della p-v, dato che è meno dipendente dall'intensità e dal tipo di campo
acusitco in cui è eseguita.
Nel capitolo 6 è stato descritto un nuovo tipo di microfono, il microfono ottico.
Questo trasduttore di pressione è nato recentemente e le sue applicazioni sono
ancora in fase di sviluppo. Dato che il procedimento sviluppato in questa tesi
per la calibrazione delle sonde acustiche non dipende dalla natura dei micrfoni
della sonda p-p, si potrebbe applicare il procedimento a una sonda p-p ottica.
Durante le calibrazioni è emerso come la sensibilità dei trasduttori inuenzi le
curve di calibrazione, in particolare le curve di calibrazione della sonda p-v sono
dipendenti dall'intensità del campo per basse frequenze. Dato che i microfoni
ottici hanno una sensibilità indipendente dalla frequenza, la calibrazione per
una sonda p-p ottica dovrebbe essere molto più stabile di quella eettuate per
sonde p-p normali e sonde p-v.
In conclusione, l'applicazione della nuova teconologia dei microfoni ottici alle
sonde p-p è un campo di ricerca innovativo che può permettere di incrementare
le possibilità di utilizzo di queste sonde. Gli studi e le tecniche di calibrazione già
sviluppati per le sonde p-p possono essere applicati anche alle sonde p-p ottiche,
è necessario, però, sperimentare questo nuovo tipo di sonde per comprenderne i
vantaggi e le potenzialità.

62
Appendice A

Risposta all'impulso
Dato un sistema di acquisizione e un segnale x(t) in entrata, il segnale in uscita
dal sistema è denito come:
ˆ ∞
y(t) = x(τ )h(t − τ ) = x(t) ⊗ h(t) (A.1)
0

Se ingresso al sistema viene inviato un impulso, deinito come delta di Dirac


δ(t), si ottiene: ˆ ∞
y(t) = δ(τ )h(t − τ ) = h(t) (A.2)
0

La funzione h(t) è chiamata risposta all'impulso del sistema. Passando in


trasformata di Fourier la relazione A.1 diventa:
Y (ω) = X(ω)H(ω) (A.3)
Denendo x−1 (t) con la relazione:
x(t) ⊗ x−1 (t) = δ(t) (A.4)
É possibile calcolare la risposta all'impulso nel seguente modo:
y ⊗ x−1 = x ⊗ h ⊗ x−1 = h ⊗ δ = h (A.5)
Che può anche essere calcolato sotto forma di prodotto nello spazio delle fre-
quenze.
Nel preocesso di calibrazione è stata utilizzato come segnale una sweep sinusoida-
le logaritmica, la cui funzione inversa è ancora una sweep sinusoidale logaritmica.
La funzione è stata generata con il comando chirp del software MatLab.

63
Appendice B

Codice utilizzato
Si riportano di seguito gli script utlizzati sul programma MatLab.
Per le simulazioni sull'errore è stato usato il seguente script.
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% % Simulazione dell ' errore sull ' intensità per sonda p - p
su onda piana
F =44100;
c =343.8;
N =300; % numero di elementi del vettori della
simulazione
T =1/ F ;
rho =1.225; % densità aria
R =0; % coefficiente di riflessione
dx =0.0001:(0.050 -0.0001) /( n -1) :0.050; % vettore dei
valori di spaziatura
f =1000; % frequenza onda
sgauss =0.05; % dev relativa rumore gaussiano
fase =0.1*2* pi /360; % fase in radianti

for j =1: n
p1 = p1 + exp (1 i *( w ( n ) * t ) ) + R * exp (1 i *( w ( n ) * t ) ) ;
p2 = p2 + exp (1 i *( w ( n ) *t - k ( n ) * dx ( j ) + fase ) ) + R * exp
(1 i *( w ( n ) * t + k ( n ) * dx ( j ) + fase ) ) ;
% p esatta nel punto medio
pt = pt + exp (1 i *( w ( n ) *t - k ( n ) * dx ( j ) /2) ) + R * exp (1 i
*( w ( n ) * t + k ( n ) * dx ( j ) /2) ) ;
% velocità esatta nel punto medio
vt = vt + (1/( rho * c ) ) *(( exp (1 i *( w ( n ) *t - k ( n ) * dx ( j )
/2) ) ) - R * exp (1 i *( w ( n ) * t + k ( n ) * dx ( j ) /2) ) ) ;
% % calcolo della velocità
v =1: length ( p1 ) ;

64
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 65

v (1) =( p1 (1) - p2 (2) ) /( rho * dx ( j ) * F ) ;


for i =2: length ( p1 )
v ( i ) = v (i -1) +( p1 ( i ) - p2 ( i ) ) /( rho * dx ( j ) * F ) ;
end
v =v - mean ( v ) ;
I = real ( p1e /2+ p2e /2) .* real ( v ) ; % intensità misurata
It = real ( pt ) .* real ( vt ) ; % intensità vera
errI =(( It (2: N ) -I (2: N ) ) ./ It (2: N ) ) ;
erroreI ( j ) = mean ( smooth ( errI , ' rlowess ') ) ;
errmedio = erroreI ;
erroreteo ( j ) =1 -( sin ( dx ( j ) *2* pi * f / c ) - cos ( dx ( j ) *2* pi * f / c
) * fase ) /(2* pi * f * dx ( j ) / c ) ; % err teorico
end
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
La calibrazione delle sonde è stata eettuata con il seguente script.
% % Calibrazione in campo anecoico funzioni gamma e k e
taratura microfono

% %%% taratura microfono riferimento


waitfor ( msgbox ( ' Generare tono 1 pa posizionare mic
riferimento ( canale 1) e premere ok ') ) ;
% acquisizione
Fs =44100;
rec = audiorecorder ( Fs ,16 ,2 ,1) ;
record ( rec ,3) ;
pause (3) ;
dati = getaudiodata ( rec ) ;
Z =413; % impedenza
% fattore aplhaBK Pa / Ua
pBK = dati (: ,1) ;
alphaBK =1/ rms ( pBK ) ;

waitfor ( msgbox ( ' Collegare microfono di riferimento


canale 1 per misura anecoica e premere ok ') ) ;

% % acquisizione spettro impulso mic riferimento


Zt =413;
% acquisizione
Fs =44100;
T =1/ Fs ;
vol =1;
Freqm =20;
FreqM =20000;
Dt =10;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 66

[ sweep , swinv ]= signalgen ( Freqm , FreqM , Dt , Fs ) ; % sweep e


trasformata della sweep inversa ( w ) , freq min max e
durata ( s )
player = audioplayer ( sweep * vol , Fs ,16 ,4) ; %l ' ultimo è l ' id
del riproduttore

% registrazione sweep
record ( rec , length ( sweep ) * T ) ;
play ( player ) ;
pause ( length ( sweep ) * T ) ;
datisw = getaudiodata ( rec ) ;

prif = datisw (: ,1) ; % pressione riferimento


prif = prif (2: end ) ; % traslazione per il confronto con p
misurato
pause (2) ;
waitfor ( msgbox ( ' Risposta all impulso mic di
riferimento acquisita ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% acquisizione 1 kHz per taratura
t =0: T :200000* T ;
sign = sin (2* pi *1000* t ) ;
playerS = audioplayer ( sign , Fs ,16 ,4) ; % segnale a tono
fisso 1 kHz

% registrazione
record ( rec , length ( sign ) * T ) ;
play ( playerS ) ;
pause ( length ( sign ) * T ) ;
dati = getaudiodata ( rec ) ;
scalibBK = rms ( dati (: ,1) ) ; % segnale non tarato
pcalibBK = scalibBK * alphaBK ; % segnale tarato
waitfor ( msgbox ( ' Acquisizione tono 1 kHz per taratura
completata ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% % acquisizione spettro impulso pp
pause (2) ;
waitfor ( msgbox ( ' Collegare sonda pp per calibrazione
anecoica e premere ok ') ) ;

% registrazione sweep
record ( rec , length ( sweep ) * T ) ;
play ( player ) ;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 67

pause ( length ( sweep ) * T ) ;


datisw = getaudiodata ( rec ) ;

% calcolo pressione punto medio


p1 = datisw (: ,1) ;
p2 = datisw (: ,2) ;
p =( p1 + p2 ) /2;

% calcolo velocità nel punto medio


rho =1.2;
dx =0.012;
v =1:( length ( p ) -1) ;
v (1) =( p1 (1) - p2 (2) ) /( rho * dx * Fs ) ;
for i =2:( length ( p ) -1)
v ( i ) = v (i -1) +( p1 ( i ) - p2 ( i ) ) /( rho * dx * Fs ) ;
end
v = v ' - mean ( v ) ;
p = p (2: end ) ;

% % calcolo funzioni K e G per la sonda pp in caso


anecoico

%K
if length ( prif ) >= length ( p )
prif = prif (1: length ( p ) ) ;
else
p = p (1: length ( prif ) ) ;
end
window =1024;
overlap =0.5;
fcal =1000;
prifp =[ prif , p ]; % matrice a due colonne da passare a
ircalc
irprifp = ircalc ( prifp , swinv ) ;
[ Kw , f ]=( tfestimate ( irprifp (: ,2) , irprifp (: ,1) , window ,
floor ( window * overlap ) ,[] , Fs , ' onesided ') ) ; %
impedenza ( w ) con funz trasf
Kwpp = abs ( Kw ) ;

% individuo frequenza di taratura fc nel vettore


frequenze
f1001 = f (f >= fcal ) ;
f999 = f (f < fcal ) ;
if abs ( f1001 (1) - fcal ) < abs ( f999 ( end ) - fcal )
fc = f1001 (1) ;
else
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 68

fc = f999 ( end ) ;
end

indt = find ( f == fc ) ; % indice taratura a freq taratura


Kwpp = Kwpp / Kwpp ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
calibrazione Kpp ' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , ' prif ' , 'p ' , ' irprifp ' , ' Kwpp ' , 'f ') ;

%G
% calcolo funzione di trasferimento pressione / velocità
window =1024;
overlap =0.5;
pv =[ p , v ]; % matrice a due colonne da passare a ircalc
irpv = ircalc ( pv , swinv ) ;
[ Zw , f ]=( tfestimate ( irpv (: ,2) , irpv (: ,1) , window , floor (
window * overlap ) ,[] , Fs , ' onesided ') ) ; % impedenza ( w )
con funz trasf
Zwanepp = Zw ;
% calcolo G
Gwanepp = Zwanepp / Zt ;
Gwanepp = Gwanepp / Gwanepp ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
calibrazione Gpp anecoica ' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , 'p ' , 'v ' , ' irpv ' , ' Zwanepp ' , ' Gwanepp ' , 'f ') ;
waitfor ( msgbox ( ' Calcolo K e G per pp in caso anecoico
completato ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% acquisizione 1 kHz per taratura

% registrazione
record ( rec , length ( sign ) * T ) ;
play ( playerS ) ;
pause ( length ( sign ) * T ) ;
dati = getaudiodata ( rec ) ;

% calcolo pressione punto medio


p1 = dati (: ,1) ;
p2 = dati (: ,2) ;
p =( p1 + p2 ) /2;

% calcolo velocità nel punto medio


rho =1.2;
dx =0.012;
v =1:( length ( p ) -1) ;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 69

v (1) =( p1 (1) - p2 (2) ) /( rho * dx * Fs ) ;


for i =2:( length ( p ) -1)
v ( i ) = v (i -1) +( p1 ( i ) - p2 ( i ) ) /( rho * dx * Fs ) ;
end
v = v ' - mean ( v ) ;
p = p (2: end ) ;
% taratura
alphapp = pcalibBK / rms ( p ) ; % taratura pressione
betapp = pcalibBK /( Z * rms ( v ) ) ; % taratura velocità
waitfor ( msgbox ( ' Tono a 1 kHz per taratura sonda pp
acquisito ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%

% %%% acquisizione rumore bianco per prova calibrazione

[ Zwbpp , fb ] = misuraZwbianc (30 ,1) ;

waitfor ( msgbox ( ' Rumore bianco per test calibrazione


acquisito ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% % acquisizione spettro impulso pv

waitfor ( msgbox ( ' Collegare sonda pv , ( p al canale 1) ,


per calibrazione anecoica e premere ok ') ) ;

% registrazione sweep
record ( rec , length ( sweep ) * T ) ;
play ( player ) ;
pause ( length ( sweep ) * T ) ;
datisw = getaudiodata ( rec ) ;

% pressione e velocità
p = datisw (: ,1) ;
v = datisw (: ,2) ;
p = p (2: end ) ;
v = v (2: end ) ;
% % calcolo funzioni K e G per la sonda pv

%K
p_ = p ;
if length ( prif ) >= length ( p )
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 70

prif = prif (1: length ( p ) ) ;


else
p_ = p (1: length ( prif ) ) ;
end
window =1024;
overlap =0.3;
prifp =[ prif , p_ ]; % matrice a due colonne da passare a
ircalc
irprifp = ircalc ( prifp , swinv ) ;
[ Kw , f ]=( tfestimate ( irprifp (: ,2) , irprifp (: ,1) , window ,
floor ( window * overlap ) ,[] , Fs , ' onesided ') ) ; %
impedenza ( w ) con funz trasf
Kwpv = abs ( Kw ) ;
% individuo frequenza di taratura fc nel vettore
frequenze
f1001 = f (f >= fcal ) ;
f999 = f (f < fcal ) ;
if abs ( f1001 (1) - fcal ) < abs ( f999 ( end ) - fcal )
fc = f1001 (1) ;
else
fc = f999 ( end ) ;
end

indt = find ( f == fc ) ; % indice taratura a freq taratura


Kwpv = Kwpv / Kwpv ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
calibrazione Kpv ' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , ' prif ' , 'p ' , ' irprifp ' , ' Kwpv ' , 'f ') ;

%G
% calcolo funzione di trasferimento pressione / velocità
window =1024;
overlap =0.3;
pv =[ p , v ]; % matrice a due colonne da passare a ircalc
irpv = ircalc ( pv , swinv ) ;
[ Zw , f ]=( tfestimate ( irpv (: ,2) , irpv (: ,1) , window , floor (
window * overlap ) ,[] , Fs , ' onesided ') ) ; % impedenza ( w )
con funz trasf
Zwanepv = Zw ;
% calcolo G
Gwanepv = Zwanepv / Zt ;
Gwanepv = Gwanepv / Gwanepv ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
calibrazione Gpv anecoica ' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , 'p ' , 'v ' , ' irpv ' , ' Zwanepv ' , ' Gwanepv ' , 'f ') ;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 71

waitfor ( msgbox ( ' Calcolo K e G per pv in caso anecoico


completato ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% acquisizione 1 kHz per taratura

% registrazione
record ( rec , length ( sign ) * T ) ;
play ( playerS ) ;
pause ( length ( sign ) * T ) ;
dati = getaudiodata ( rec ) ;

% dati
p = dati (: ,1) ;
v = dati (: ,2) ;

% taratura
alphapv = pcalibBK / rms ( p ) ; % taratura pressione
betapv = pcalibBK /( Z * rms ( v ) ) ; % taratura velocità
waitfor ( msgbox ( ' Tono a 1 kHz per taratura sonda pv
acquisito ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% salvataggio fattori taratura

nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati di taratura


' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , ' alphaBK ' , ' pcalibBK ' , ' alphapp ' , ' betapp ' , '
alphapv ' , ' betapv ') ;

% %%% acquisizione rumore bianco per prova calibrazione

[ Zwbpv , fb ] = misuraZwbiancpv (30 ,1) ;

waitfor ( msgbox ( ' Rumore bianco per test calibrazione


acquisito ') ) ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% % Calibrazione in campo reattivo

% %%%%%% tubo aperto


waitfor ( msgbox ( ' Procedura di calibrazione in campo
reattivo ') ) ;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 72

waitfor ( msgbox ( ' Aprire tubo , collegare sonda pv e


premere ok ') ) ;

% calcolo Zwa sonda pv tubo aperto


[ Zwapv , f ] = misuraZwpv ( Freqm , FreqM , Dt ) ;

% calcolo Zwa sonda pp tubo aperto

waitfor ( msgbox ( ' Collegare sonda pp e premere ok ') ) ;

[ Zwapp , f ] = misuraZw ( Freqm , FreqM , Dt ) ;

% %%%%%%%% tubo chiuso

waitfor ( msgbox ( ' Chiudere tubo senza scollegare sonda


pp e premere ok ') ) ;

% calcolo Zwc sonda pp tubo chiuso

[ Zwcpp , f ] = misuraZw ( Freqm , FreqM , Dt ) ;

waitfor ( msgbox ( ' Collegare sonda pv e premere ok ') ) ;

% calcolo Zwc sonda pv tubo chiuso

[ Zwcpv , f ] = misuraZwpv ( Freqm , FreqM , Dt ) ;

% %% calcolo funzioni gamma G di calibrazione

% % Sonda pp
Zmpv = Zwapp .* Zwcpp ;
Gwreatpp = Zmpv / Zt ;
Gwreatpp = Gwreatpp / Gwreatpp ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
calibrazione Gpp reattiva ' , ' nome file ') ;
save ( nome {1} , ' Gwreatpp ' , 'f ') ;

% % Sonda pv
Zmpv = Zwapv .* Zwcpv ;
Gwreatpv = Zmpv / Zt ;
Gwreatpv = Gwreatpv / Gwreatpv ( indt ) ; % normalizzazione
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 73

calibrazione Gpv reattiva ' , ' nome file ') ;


save ( nome {1} , ' Gwreatpv ' , 'f ') ;

% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
Le funzioni richiamate nello script per calcolare i vettori Zw, ossia l'impe-
denza, si basano sulla funzione tfestimate di MatLab. Di seguito si riporta un
esempio, le altre funzioni svolgono funzioni analoghe.
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
function [ Zw , f ] = misuraZw ( Freqm , FreqM , Dt ) % min max
freq e durata sweep
% % acquisizione
Fs =44100;
T =1/ Fs ;
vol =1;
rec = audiorecorder ( Fs ,16 ,2 ,1) ; %l ' ultimo è l ' ID del
dispositivo
[ sweep , swinv ]= signalgen ( Freqm , FreqM , Dt , Fs ) ; % sweep e
trasformata della sweep inversa ( w ) , freq min max e
durata ( s )
player = audioplayer ( sweep * vol , Fs ,16 ,4) ; %l ' ultimo è l ' id
del riproduttore

% registrazione sweep
record ( rec , length ( sweep ) * T ) ;
play ( player ) ;
pause ( length ( sweep ) * T ) ;
datisw = getaudiodata ( rec ) ;

% calcolo pressione punto medio


p1 = datisw (: ,1) ;
p2 = datisw (: ,2) ;
p =( p1 + p2 ) /2;

% calcolo velocità nel punto medio


rho =1.2;
dx =0.012;
v =1:( length ( p ) -1) ;
v (1) =( p1 (1) - p2 (2) ) /( rho * dx * Fs ) ;
for i =2:( length ( p ) -1)
v ( i ) = v (i -1) +( p1 ( i ) - p2 ( i ) ) /( rho * dx * Fs ) ;
end
v = v ' - mean ( v ) ;
p = p (2: end ) ;
APPENDICE B. CODICE UTILIZZATO 74

% calcolo impedenza con tfestimate


window =1024;
overlap =0.5;
pv =[ p , v ]; % matrice a due colonne da passare a ircalc
irpv = ircalc ( pv , swinv ) ;
[ Zw , f ]=( tfestimate ( irpv (: ,2) , irpv (: ,1) , window , floor (
window * overlap ) ,[] , Fs , ' onesided ') ) ; % impedenza ( w )
con funz trasf
nome = inputdlg ( ' Inserire nome file per dati Zwpp ' , ' nome
file ') ;
save ( nome {1} , 'f ' , ' Zw ' , 'p ' , 'v ' , ' irpv ') ;
end
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
Bibliograa
[Rif. 1] Stanzial, D., Gragna, C.E., Protocollo di calibrazione in ampiezza e
fase per sonde pressione-velocità in un campo di riferimento a onde pia-
ne progressive, Atti dell'Associazione Italiana di Acustica, 44° Convegno
Nazionale Pavia, 7-9 giugno 2017.
[Rif. 2] Fahy, F.J., Sound Intensity, Elsevier Applied Science, 1989.
[Rif. 3] Towne, D.H., Wave Phenomena, Dover Publications, 2012.
[Rif. 4] Gade, S., Sound Intensity (Theory), Brüel & Kjær Technical Review
No.3-1982.
[Rif. 5] Fischer, B., Nature Photonics, June 2016, Vol. 10, Issue 6
[Rif. 6] Feynman, R., The Feynman Lectures on Physics,
http://www.feynmanlectures.caltech.edu/, Cap. 31.

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