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RENCONTRES

DE L’ARCHET
Pubblicato in collaborazione con
Lexis sas, Torino

prima edizione: giugno 2014

ISBN 978-88-904616-6-8
LETTERATURA E MUSICA

Atti delle Rencontres de l’Archet


Morgex, 9-14 settembre 2013

Pubblicazioni della Fondazione


«Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno – onlus»
Le Rencontres de l’Archet 2013 sono state realizzate con il contributo della

© 2014 «Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno – onlus»


LA CANZONE COME POESIA IN ITALIA:
APPUNTI SU UNA RIVENDICAZIONE
di Jacopo Tomatis

Una recente collana di scolastica si propone di «usare» la canzoni dei cantautori per insegnare
la poesia. Nella presentazione leggiamo che «andare a cercar poesia nei versi dei cantautori è
esercizio tentato da molti, impegnati in una lunga diatriba sulla possibilità di scorgere valore
letterario nei testi e nei ritmi delle canzoni».282 Al di là di ogni «diatriba», veniamo subito
rassicurati, «ci sono […] artisti nei quali le assonanze con i versi e con i sentimenti espressi da
grandi poeti colpiscono per la loro assoluta mancanza di arbitrarietà» (il corsivo è mio). È il caso
di Francesco Guccini, cantautore e primo titolo della collana. Ma qual è lo scopo del volume?
«Muovendo dalla ricchezza del lessico, dei contenuti, dei rimandi colti delle canzoni gucciniane, gli
autori propongono vari percorsi didattici, preceduti da un viaggio nella vita e nelle opere del
cantautore, i cui motivi di fondo vengono poi accostati a temi della letteratura italiana (in particolare
all’amato Leopardi), alla letteratura angloamericana, alla storia, alla geografia, alla filosofia, alla
religione, persino alla botanica». Dunque, Guccini poeta da «vita e opere», filosofo – persino
botanico – ma non musicista. In realtà, i compilatori dell’antologia in questione283 non fanno che
mettere in pratica una diffusa tendenza interpretativa.
In tempi recenti, l’enciclopedia Treccani ha affidato ad un cantautore, Roberto Vecchioni, la
voce «canzone d’autore», sancendo di fatto il diritto dei cantautori all’autodefinizione – anche come
poeti – in un contesto di high culture. In una versione alternativa di quel testo, disponibile sul suo
sito, Vecchioni parla della canzone come genere letterario; in entrambe le versioni,284 la rete di
riferimenti e modelli che costruisce per descrivere se stesso e i suoi colleghi non stonerebbe in
un’antologia poetica. Similmente agiscono buona parte dei critici e dell’accademia: se l’Università
di Siena ha acquisito la biblioteca di Fabrizio De André, nulla ci è dato sapere sulla sua collezione
di dischi.
Siamo, oggi, piuttosto abituati a pensare un certo tipo di canzone possa non solo veicolare un
messaggio estetico, ma – addirittura – essere una forma di poesia tout court. Non è sempre stato
così: l’idea si è costruita poco a poco, incorporando un complesso di ideologie, perlopiù di matrice
romantica, circa l’unicità del genio poetico, l’autenticità, la centralità dell’autore… fino a creare la
propria origine, ri-collocandosi in tradizioni del passato ripensate ex novo (i trovatori, i giullari, …).
I primi volumi editi in Italia sul fenomeno della canzone285 ci stupiscono oggi per la totale assenza
di poesia. La canzone è per i pessimisti (adornianamente) feticcio alienante; al meglio è – per gli
ottimisti – effimera: «La canzone, dunque, ha una sua ragione d’essere nel presente. Essa non può
concedersi orgogliosi atteggiamenti che distinguono le altre arti. Essa ha bisogno di un pubblico
immediato, di un consenso. Deve dimenticare i suoi autori, e cercare l’affetto di tutta la gente».286

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282
<www.scuolaslow.it/index.php?option=com_content&view=article&id=377:guccini-in-classe&catid=16>; Ultimo
accesso: 30/1/2014.
283
B. SALVARANI - O. SEMELLINI, Guccini in classe, Emi, Bologna 2013.
284
R. VECCHIONI, «La canzone d’autore in Italia», Appendice 2000 dell’Enciclopedia Italiana, Istituto
dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2000, pp. 279-283; il testo alternativo è disponibile su
<http://www.vecchioni.org/editoria/voce-canzone-dautore-scritta-per-lenciclopedia-treccani/>; Ultimo accesso:
30/1/2014.
285
D. IONIO PREVIGNANO – G. RAPETTI, Io, la canzone, Milano, Piccola Biblioteca Ricordi, 1962; M.L. STRANIERO, E.
JONA, S. LIBEROVICI, G. DE MARIA, Le canzoni della cattiva coscienza, Bompiani, Milano 1964.
286
IONIO-RAPETTI, op. cit., p. 137.
190
L’attributo di «poeta» è funzionale in un primo momento (i primi anni sessanta) a qualificare
una nuova generazione di cantanti che, per la prima volta, incide le proprie canzoni. Lo si trova,
quel termine, qui e là sulle prime riviste che si occupano di canzoni come segno distintivo di
un’alterità dal sistema, come la materializzazione di un desiderio critico prima che di pubblico:
quello di una canzone nazionale in grado di eguagliare altre tradizioni (la chanson francese, ad
esempio), di superare lo stereotipo, e di essere infine – con le parole di Eco – «diversa»287 da quello
che era. Soprattutto, diversa da come era pensata: meno canzonetta, più poesia; meno effimera, più
eterna.
Rimarrebbe da chiedersi: se un certo tipo di canzone si è spostata, nella ricezione del pubblico
dagli anni sessanta a oggi, verso la poesia, che fine ha fatto la poesia, quella «vera»? Non è certo
sparita: una bella analisi di Alessandro Carrera288 ci parla anzi di un paese di poeti. La chiave è però
l’accesso di tutti questi «poeti» ad un terreno condiviso, nazionale e «popolare». Una percentuale
ridicola dei poeti editi – dice Carrera – arriva alla distribuzione. Quanti, ci si potrebbe chiedere,
arrivano nelle scuole? Non servono complesse analisi per rendersi conto di come l’ultima
generazione di poeti italiani che ha avuto accesso a questo ampio spazio condiviso –
«nazionalpopolare», diremmo – sia quella che ha raggiunto la maturità nel secondo dopoguerra. E
dopo di loro? Una rapida indagine sugli ultimi dieci anni di temi di maturità ci dà una parziale
risposta: nelle tracce di «ambito artistico-letterario», l’unico «poeta» nato dopo gli anni Trenta è…
Francesco Guccini.289

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287
U. ECO, Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani 1964.
288
A. CARRERA, La sterminata tristezza (nonché la gioia) della poesia, «Italica», vol. 82, Nn. 1 (Primavera 2005), pp.
79-91.
289
Presente nella prova del 2004, con un brano («muto», naturalmente) della sua «Canzone per Piero», del 1974.
191

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