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5.

Il Decameròn e le sue riscritture

Il re di Cipri, da una donna di Guascogna trafitto, di cattivo1


valoroso diviene.
[...] (4) Dico adunque che ne’ tempi del primo re di Cipri, dopo
il conquisto2 fatto della Terra Santa da Gottifré di Buglione3,
avvenne che una gentil donna4 di Guascogna in pellegrinaggio
andò al Sepolcro, donde5 tornando, in Cipri arrivata, da alcuni
scelerati uomini villanamente fu oltraggiata. (5) Di che ella
senza alcuna consolazion dolendosi, pensò d’andarsene a
richiamare6 al re; ma detto le fu per alcuno che la fatica si
perderebbe7, per ciò che egli era di sì rimessa vita e da sì poco
bene8, che, non che egli l’altrui onte con giustizia vendicasse,
anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene sosteneva9, in
tanto che chiunque aveva cruccio alcuno, quello col fargli
alcuna onta o vergogna sfogava10.
Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)
(6) La qual cosa udendo la donna, disperata della vendetta11, a
alcuna consolazione della sua noia propose di voler mordere la
miseria del detto re12; e andatasene piagnendo davanti a lui,
disse: «Signor mio, io non vengo nella tua presenza per
vendetta che io attenda della ingiuria13 che m’è stata fatta; ma
in sodisfacimento di quella14 ti priego che tu m’insegni come tu
sofferi quelle le quali io intendo che ti son fatte, acciò che, da
te apparando, io possa pazientemente la mia comportare15: la
quale, sallo Idio16, se io far lo potessi, volentieri te la donerei,
poi così buono portatore ne sé17».
(7) Il re, infino allora stato tardo e pigro, quasi dal sonno si
risvegliasse, cominciando dalla ingiuria fatta a questa donna, la
quale agramente vendicò18, rigidissimo persecutore divenne di
ciascuno che contro allo onore della sua corona19 alcuna cosa
commettesse da indi innanzi20 (Decameròn I IX, §§ 4-7).
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La riscrittura di Lionardo Salviati (Avvertimenti, 1584)

(4) Dico adunque che ne’ tempi del primo re di Cipri,


dopo il conquisto fatto della Terra Santa da Gottifré di
Buglione, avvenne che una gentil donna di Guascogna in
pellegrinaggio andò al Sepolcro, donde tornando, in Cipri
arrivata, da alcuni scelerati uomini villanamente fu
oltraggiata (Bocc).

(4) Dico dunche1 che al tempo del primo re di Cipri,


doppo che Gottifredo Buglione ebbe racquistata la Terra
Santa, accadde ch’una gentil donna di Guascogna andò in
pellegrinaggio al Sipolco2: e nel tornarsene, essendo
giunta in Cipri, da certi ribaldi gli fu fatta villania (Sal.).

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(5) Di che ella senza alcuna consolazion dolendosi, pensò
d’andarsene a richiamare al re; ma detto le fu per alcuno che la
fatica si perderebbe, per ciò che egli era di sì rimessa vita e da
sì poco bene, che, non che egli l’altrui onte con giustizia
vendicasse, anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene
sosteneva, in tanto che chiunque aveva cruccio alcuno, quello
col fargli alcuna onta o vergogna sfogava (Bocc).

(5) Di che ella non si potendo3 dar pace, fece pensiero


d’andarsene al re; ma gli fu detto da certi ch’ella perderebbe il
tempo, perch’egli era sì vile e sì dappoco, che, non ch’e’
gastigassi4 chi faceva villania agli altri, e’ comportava che gliene
fussin5 fatte a lui infinite ognindì, con una dappocaggine
troppo vituperosa6; talmente che com’uno aveva punto di
stizza, se la cavava addosso a lui col fargli qualche bischenca o
qualche vergogna (Sal.).

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La riscrittura di Aldo Busi (1990)

(4) Dico adunque che ne’ tempi del primo re di Cipri,


dopo il conquisto fatto della Terra Santa da Gottifré di
Buglione, avvenne che una gentil donna di Guascogna in
pellegrinaggio andò al Sepolcro, donde tornando, in Cipri
arrivata, da alcuni scelerati uomini villanamente fu
oltraggiata (Bocc).

(4) Ai tempi del primo re di Cipro, dopo che Goffredo di


Buglione aveva conquistato la Terrasanta, una
gentildonna di Guascogna, ritornando dal pellegrinaggio
al Santo Sepolcro, fu oltraggiata a Cipro in modo
vergognoso da alcuni delinquenti (Busi).

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(5) Di che ella senza alcuna consolazion dolendosi, pensò
d’andarsene a richiamare al re; ma detto le fu per alcuno che la
fatica si perderebbe, per ciò che egli era di sì rimessa vita e da
sì poco bene, che, non che egli l’altrui onte con giustizia
vendicasse, anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene
sosteneva, in tanto che chiunque aveva cruccio alcuno, quello
col fargli alcuna onta o vergogna sfogava (Bocc).

(5) Siccome la cosa non le era proprio andata giù, decise


di lamentarsene col re in persona. Le dissero che era
fatica sprecata, perché il re era fiacco e così insignificante
che non solo non puniva le offese fatte a altri ma
sopportava con schifosa vigliaccheria quelle fatte a lui
stesso, tanto che chiunque avesse un boccone amaro di
traverso glielo vomitava addosso senza temere alcuna
conseguenza (Busi).
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