Sei sulla pagina 1di 27

La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
Pluto, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creato, che già pensava di volere il dominio
maggiore che a lui non si conveniva; per la qual cosa
Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci
diede i tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli,
e loro etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§
1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creato, che già pensava di volere il dominio
maggiore che a lui non si conveniva; per la qual cosa
Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci
diede i tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli,
e loro etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§
1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensava di volere il dominio
maggiore che a lui non si conveniva; per la qual cosa
Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci
diede i tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli,
e loro etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§
1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensavaSRel di volere il
dominio maggioreSOgg che a lui non si conveniva; per la
qual cosa Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’ suoi
seguaci diede i tenebrosi regni di Dite, circundata dalli
stigi paduli, e loro etterno essilio segnò del suo lieto
regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensavaSRel di volere il
dominio maggioreSOgg che a lui non si convenivaSComp; per
la qual cosa Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’
suoi seguaci diede i tenebrosi regni di Dite, circundata
dalli stigi paduli, e loro etterno essilio segnò del suo lieto
regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensavaSRel di volere il
dominio maggioreSOgg che a lui non si convenivaSComp; per
la qual cosa Giove da sé il diviseCPR (liaison), e in sua parte a
lui e a’ suoi seguaci diede i tenebrosi regni di Dite,
circundata dalli stigi paduli, e loro etterno essilio segnò
del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensavaSRel di volere il
dominio maggioreSOgg che a lui non si convenivaSComp; per
la qual cosa Giove da sé il diviseCPR (liaison), e in sua parte a
lui e a’ suoi seguaci diede i tenebrosi regni di DiteCPR,
circundata dalli stigi paduli, e loro etterno essilio segnò
del suo lieto regnoCPR (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


La prosa di Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettroSRel, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regnoSFin moltiSTem, conosceo lo iniquo
volere di PlutoPR, il quale più grazioso e maggiore degli
altri avea creatoSRel, che già pensavaSRel di volere il
dominio maggioreSOgg che a lui non si convenivaSComp; per
la qual cosa Giove da sé il diviseCPR (liaison), e in sua parte a
lui e a’ suoi seguaci diede i tenebrosi regni di DiteCPR,
circundata dalli stigi paduliSRel, e loro etterno essilio segnò
del suo lieto regnoCPR (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


inversioni

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
Pluto, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


inversioni

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
Pluto, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


interposizioni

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
Pluto, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


inversioni e interposizioni

Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il


quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene la
imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile
providenza avendo a sé fatti cari fratelli e compagni a
possedere il suo regno molti, conosceo lo iniquo volere di
Pluto, il quale più grazioso e maggiore degli altri avea
creato, che già pensava di volere il dominio maggiore che
a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il
divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i
tenebrosi regni di Dite, circundata dalli stigi paduli, e loro
etterno essilio segnò del suo lieto regno (Filocolo I III §§ 1-2).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortali1: questo pensiero, sì com’io arbitro, dal
piissimo Padre de’ lumi mandato, quasi dagli occhi della
mente ogni oscurità levatami, in tanto la vista di quelli2,
aguzati, rendé chiara che, a me stesso manifestamente
scoprendosi il mio errore, non solamente, riguardandolo,
me ne vergognai, ma, da compunzione debita mosso, ne
lagrimai e me medesimo biasimai forte e da meno ch’io
non arbitrava mi reputai (Corbaccio § 21).

1 Maravigliosa ... mortali ‘è straordinaria la consolazione (di origine) divina


(che opera) nelle menti degli uomini’. 2 quelli = «gli occhi della mente».

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandato, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatami, in tanto la vista di
quelli, aguzati, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio errore, non
solamente, riguardandolo, me ne vergognai, ma, da
compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo
biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava mi reputai
(Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatami, in tanto la vista di
quelli, aguzati, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio errore, non
solamente, riguardandolo, me ne vergognai, ma, da
compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo
biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava mi reputai
(Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzati, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio errore, non
solamente, riguardandolo, me ne vergognai, ma, da
compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo
biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava mi reputai
(Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzatiSRel, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio errore, non
solamente, riguardandolo, me ne vergognai, ma, da
compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo
biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava mi reputai
(Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzatiSRel, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio errore, non
solamente, riguardandolo, me ne vergognaiSCons, ma, da
compunzione debita mosso, ne lagrimai e me medesimo
biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava mi reputai
(Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzatiSRel, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio erroreSCaus, non
solamente, riguardandoloSTem, me ne vergognaiSCons, ma,
da compunzione debita mosso, ne lagrimai e me
medesimo biasimai forte e da meno ch’io non arbitrava
mi reputai (Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzatiSRel, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio erroreSCaus, non
solamente, riguardandoloSTem, me ne vergognaiSCons, ma,
da compunzione debita mosso, ne lagrimaiC e me
medesimo biasimai forteC e da meno ch’io non arbitrava
mi reputaiC (Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle
mente de’ mortaliPR: questo pensiero, sì com’io arbitroInc,
dal piissimo Padre de’ lumi mandatoSRel, quasi dagli occhi
della mente ogni oscurità levatamiSCau, in tanto la vista di
quelli, aguzatiSRel, rendé chiaraPR che, a me stesso
manifestamente scoprendosi il mio erroreSCaus, non
solamente, riguardandoloSTem, me ne vergognaiSCons, ma,
da compunzione debita mossoSCaus, ne lagrimaiC e me
medesimo biasimai forteC e da meno ch’io non
arbitravaSComp mi reputaiC (Corbaccio § 21).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Il quale [= il maggior de’ fratelli], per ciò che savio giovane
era, quantunque molto noioso gli fosse a ciò sapere, pur
mosso da più onesto consiglio, senza far motto o dir cosa
alcuna, varie volte fra sé rivolgendo intorno a questo fatto,
infino alla mattina seguente trapassò. Poi, venuto il giorno,
a’ suoi fratelli ciò che veduto aveva la passata notte
d’Elisabetta e di Lorenzo raccontò (Decameròn IV V, §§ 6-7).

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Con angelica voce: aggiugne un’altra cosa, mirabilmente
oportuna nelle donne, d’aver la voce piacevole, né più
sonora né meno che alla gravità donnesca si richiede; e
queste così fatte voci fra noi sono chiamate «angeliche». E,
oltre a questo, l’attribuisce1 Virgilio questa voce in
testimonio della beatitudine di lei2, per ciò che estimar
dobbiamo alcuna cosa deforme non potere essere in alcun
beato3; in sua favella, cioè in fiorentino volgare, non
ostante che Virgilio fosse mantovano.

1 l’attribuisce ‘le attribuisce’. 2 in testimonio ... di lei ‘come prova dello stato
beato di Beatrice’. 3 per ciò ... beato ‘dato che dobbiamo credere che in
nessun beato possa esserci qualcosa di imperfetto’.

Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)


Ed in ciò n’ammaestra4 alcuno non dovere la sua original
favella lasciare per alcun’altra5, dove necessità a ciò nol
costrignesse. La qual cosa fu tanto all’animo de’ Romani6,
che essi, dove che s’andassero, o ambasciadori o in altri
offici, mai in altro idioma che romano non parlavano7; e già
ordinarono che alcuno, di che che nazion si fosse8, in
Senato non parlasse altra lingua che la romana. Per la qual
cosa assai nazioni9 mandaron già de’ lor giovani ad
imprendere10 quello linguaggio, acciò che intendesser
quello e in quello sapessero e proporre e rispondere
(Esposizioni esp. letterale a Inf. II 57).

4 in ciò n’ammaestra ‘così facendo Virgilio ci insegna’. 5 alcuno ... altra ‘che
nessuno deve lasciare la sua lingua per nessun’altra’. 6 fu ... Romani ‘stette
tanto a cuore ai Romani’. 7 mai ... parlavano ‘non parlavano mai una lingua
diversa dalla latina’. 8 di che che nazion si fosse ‘di qualsiasi origine fosse’. 9
nazioni ‘popoli’. 10 imprendere ‘imparare’.
Storia della lingua italiana A (a.a. 2019/2020)

Potrebbero piacerti anche