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I clienti possono condividere ciò che hanno imparato su se stessi e quali cambiamenti hanno
avuto luogo.
Saranno anche meno dipendenti dal consulente, essendo ora in grado di attingere dal
proprio interno risorse per risolvere problemi e acquisire sicurezza in se stessi.
Sii consapevole del fatto che i clienti possono lasciare e non tornare mai più. Questo può
essere perché non sono pronti ad affrontare il cambiamento o le loro priorità potrebbero
essere cambiate. Problemi come salute, modalità di lavoro e impegni di famiglia possono
richiedere il tempo che viene assegnato alla terapia.
Conclusioni brusche o tristi possono lasciare il counselor col sentirsi poco esperto o confuso.
Se sentimenti come questi emergono, il posto migliore per esplorarli è nella supervisione.
È anche utile per un consulente studente guardare i finali nella propria vita e "processare"
qualsiasi affare non finito che può aver avuto.
E 'una buona scommessa che se un particolare finale in terapia invoca una forte reazione in
un consulente, potrebbe essere il transfert che a volte può portare sentimenti del passato nel
'qui e ora'.
Se questi sentimenti persistono, potrebbe essere utile esplorarlo nella terapia personale.
Buona pratica:
Discutere sempre in anticipo.
Metti in chiaro che la sessione finale è un finale.
Esplorare con il cliente come si sentono riguardo ai finali.
Riconoscere come si sente il cliente
Prima di iniziare a scrivere un case study Importante: assicurati di aver compreso cosa è
richiesto dal tuo ente incaricato della certificazione prima di iniziare a fare il tuo caso
studio. Per quanto buono sia il tuo caso studio, non passerai se non soddisfi i criteri stabiliti
dal tuo ente certificatore. Quindi, prima di iniziare a scrivere, controlla sempre questo,
assicurandoti di aver capito cosa è richiesto.
Ad esempio, il Diploma di Livello 4 ABC in Consulenza Terapeutica richiede che tu scriva
due casi di studio come parte del tuo portafoglio esterno, per soddisfare i seguenti criteri:
• 4.2 Analizzare l'applicazione del proprio approccio teorico al proprio lavoro con un cliente
su un minimo di sei sessioni. • 4.3 Valutare l'applicazione del proprio approccio teorico al
proprio lavoro con questo cliente su un minimo di sei sessioni. • 5.1 Analizza
l'apprendimento acquisito da un minimo di due sessioni di supervisione in relazione al tuo
lavoro con un cliente. • 5.2 Valuta come questo apprendimento ha informato il tuo lavoro
con questo cliente in un minimo di due sessioni di consulenza.
Se non soddisfi esattamente questi criteri, ad esempio se non hai scelto un cliente che avevi
visto per un numero sufficiente di sessioni, se hai descritto solo una (anziché due) sessioni
di supervisione o se hai utilizzato lo stesso client per entrambi i casi di studio, allora verrai
indirizzato. Verifica se sono disponibili ulteriori informazioni su ciò che sta cercando il tuo
ente aggiudicatore, ad es. ABC pubblica regolarmente counselling exam summaries’ "riepiloghi
degli esami di consulenza" sul proprio sito web; questi forniscono preziose informazioni su
dove gli studenti recenti hanno sbagliato.
Alcuni clienti sono più adatti a casi studio specifici rispetto ad altri. Scegli bene.
Se la tua agenzia utilizza strumenti di valutazione, potresti dire ciò che il tuo cliente ha
segnato all'inizio della terapia
L’AUTONARRAZIONE
Raccontare e ascoltare
25 Apr 2017
Quando raccontiamo, facciamo affidamento su un'estesa rete di aree
cerebrali situate in tutti e due gli emisferi, e non solo sull'emisfero
sinistro. Molte di queste aree, inoltre, sono le stesse deputate alla
comprensione del linguaggio. Lo afferma uno studio pubblicato
sui Proceedings of the National Academy of Sciences da Lauren J. Silbert e colleghi della
Princeton University, che hanno utilizzato la risonanza magnetica
funzionale, una tecnica che consente di visualizzare le aree cerebrali
attivate in un soggetto impegnato in un certo compito, per analizzare
le risposte neurali di alcuni volontari sottoposti a test linguistici.
Studi recenti hanno anche mostrato che l'uso di una metafora - per
esempio, "una giornata dura" - attiva in chi la ascolta le aree cerebrali
preposte alla sensibilità tattile, che restano invece inattive ascoltando
una frase che esprima lo stesso concetto ma in modo non metaforico.
Finora tuttavia si sapeva pochissimo sulle strutture che sono coinvolte
nella creazione delle metafore.
Queste connessioni tuttavia non sono stabili nel corso del processo di
formulazione di una metafora. Analizzando la connettività in funzione
del tempo è infatti emerso che all'inizio si manifesta un
accoppiamento fra il giro angolare sinistro e la parte anteriore destra
dell'insula, una struttura impegnata nella valutazione dell'importanza
delle informazioni che la raggiungono, seugito da un accoppiamento
fra la rete di default e la corteccia prefrontale dorsolaterale, deputata
all'organizzazione e pianificazione dei comportamenti complessi e
delle funzioni cognitive di livello superiore.
L’uomo è in grado di cogliere tutto tranne una cosa: l’ultima delle libertà umane – la scelta di un
atteggiamento personale di fronte a una serie di circostanze – di decidere la propria strada. (Viktor
Frankl)
Raccontare e raccontarsi ha sempre avuto sulla mia fantasia e sulla mia curiosità una
fascinazione, fin da piccola.
Mia zia, donna molto fredda e distaccata, forse un pò per esperienze di vita , un po’ per
nascita (infatti era nata in Polonia e trapiantata in Italia), aveva nella sua libreria due volumi
sulla mitologia ed ogni volta andavo a trovarla, mi sedevo sul divano ed incominciavo a
leggere queste storie fantastiche. Soltanto in quelle occasioni mostrava di addolcirsi e mi
veniva vicino a spiegarmi un po’ quello che stavo leggendo. Ecco, mi sto raccontando e
attraverso un mio ricordo, ho creato una storia, una storia che forse è storia solo per me ma
è già una piccola leggenda. C’è un film che si intitola” La ladra di libri”: un’adolescente il cui
mondo era dominato e reso bello solo dalla lettura. Anche per me la lettura di libri e poi
l’opera lirica fatte anch’essa di narrazioni e storie hanno reso bella la mia infanzia e rendono
ancora bella la mia vita.
Al primo anno della scuola di counseling lessi un libro consigliato dal nostro professore e
formatore, Mario Papadia, L’are del counseling di Rollo May e ci fu una frase che suscitò in
me emozione e adrenalina insieme. … ogni volta che ho di fronte un cliente, sono emozionato
ed eccitato all’idea della meravigliosa storia che si aprirà davanti ai miei occhi…..”
Fantastico!! Esprimeva esattamente l’emozione che ho sempre provato nel leggere una storia
che mi appassionava o ascoltare una cantante impersonare un personaggio o leggere un
giallo pieno di suspence che non sapevo come sarebbe andato a finire. Credo che questa
frase mi abbia sostenuto in questi anni di studio alla scuola di counseling e che mi abbia
sostenuto anche il riconoscere in Mario Papadia la stessa passione per le storie e il concetto
di vita come narrazione, i suoi continui richiami all’ascolto attivo e all’indagine come
strumenti e mezzi per costruire le storie dei clienti. A metà del nostro primo anno, ci fece
leggere una slide e ci chiese che cosa ne pensavano. Quella slide credo che sia, per lui,
l’essenza della storia di una persona:
ognuno di noi è una storia
.HA
Un altro momento importante del mia formazione come counselor è statoq quelllo di
scrivere la mia autobiografia. Non avrei mai immaginato quanto il raccontare la mia storia
decurtata di tanti particolari avrebbe avuto tante ripercussioni. Avevo già in passato scritto
delle autobiografie ma lo scrivere questa, in questo momento così particolare per me (era da
poco morta mia madre - una figura molto significativa nel bene e nel male della mia vita -
avevo cambiato casa e ambiente) mi ha permesso di leggere in forma del tutto nuova la mia
storia e quella della mia famiglia e soprattutto di dare un senso a tante cos che mi erano
successe e delle quali fino ad allora cercavo una spiegazione.
Questo nuovo fil rouge o leit-motiv (per onorare la musica altro elemento che mi ha sempre
accompagnata) ha portato ad una profonnda e anche dolorosa trasformazione. Il mondo che
conoscevo prima veniva raso al suolo e un nuovo orizzonte mi si prospettava davanti.
Così resa più forte da questi due potenti strumenti – la narrazione e il dare un nuovo senso
alle cose – mi sono avvicinata all’esperienza del tirocinio.
In questo ultimo anno ho fatto una parte del mio tirocinio presso uno sportello di ascolto di
una farmacia in zona Magliana. Chi conosce un po’ Roma, sa che la Magliana in passato è
stato un quartiere molto chiacchierato a causa di storie di droga e malavita; attualmente è
un quartiere abbastanza tranquillo il cui livello sociale è medio basso.
Lì ho ascoltato tante storie. Storie di persone con dei vissuti molto forti, storie di dipendenza
da alcool, storie di solitudine e di maltrattamenti, storie soprattutto di donne. E’ raro che gli
uomini vengano ad uno sportello a parlare dei propri problemi, me ne è capitato solo uno
seguito dal Centro di Igiene Mentale della zona che cercava una psicologa con cui parlare
dei suoi problemi.