G.Vercelli Vincere Con La Mente I Parte
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Premessa Possedere la mentalita del campione é la pid desiderabi- le delle competenze, una di quelle abilita che scaturiscono dalle esperienze personali e possono essere utilizzate in ogni ambito della vita. Questo libro é frutto della ricerca di anni sui meccanismi mentali, sulle relazioni e sullatteg- giamento nei confronti della realta che favoriscono la vit- toria, nello sport e nella vita. Ha le sue radici nel passato, nello studio di campioni e di professionisti e delle loro prestazioni d’eccellenza, ma si rivolge al presente, ai cam- pioni attuali che applicano i risultati di questi studi, e vuo- le essere parte del progetto di un ponte costruito verso il futuro dello sport, verso un concetto di vittoria molto per- sonale. Questo é un libro per tutti. E dedicato a chi voglia con umilta, ma nello stesso tempo con ambizione, provare a esprimere tutte le proprie potenzialiti, servire la genial 18, costruire una sfera di relazioni potenti e positive fuori T nostro indirizzo internet é e dentro di sé oo : ee E anche un omaggio agli uomini e alle donne che ci hanno insegnato a superare i limiti — che sono sempre in © 2005 Poste alle Grazie stl~ Milano prima istanza limiti mentali - nello sport, nella scienza, SBN 88-7928.795.8 nella vita.«Mi sono sentito come se fossi la corsa che stavo cor- rendo». «Ero cosi piacevolmente coinvolto nella gara che mi sembrava di essere parte della natura cizcostante». Quante volte abbiamo sentito affermazioni simili nello sport... E capitato a tutti noi di essere talmente coinvolti da cid che stiamo facendo che sembra non contare nien- altro e lesperienza in sé @ cosi intensa che saremmo di- sposti a pagare qualunque prezzo per il solo piacere di vi- verla. Pud darsi che siamo arrivati a queste esperienze do- po esserci «persi» dentro un film, un libro, un brano mu- sicale 0 in seguito all’osservazione di uno spettacolo natu- rale, oppure in un momento di fantasticheria, guardando le stelle o innamorandoci di qualcuno. In queste esperien- ze abbandoniamo la critica verso noi stessi e la sostituiamo con la sensazione intensa che tutto sia perfettamente in ar- monia con noi e noi con il tutto. La condizione essenziale per provare queste esperienze @ che esse non siano mediate dal nostro intelletto, inteso come sfera razionale. Tuttavia, immediatamente dopo il Toro passaggio, la nostra mente analitica riprende il so- pravvento e tentiamo di classificare quanto é accaduto: ed @ qui che iniziano le difficolta. Cid che a ognuno di noi interessa, ¢ in particolare a chi deve svolgere una prestazione, @ il raggiungimento di uno stato di coscienza che permetta, nella pratica sportiva, di portate la propria mente a fissarsi unicamente sull’oggetto di interesse, cio’ la gara o Vallenamento, ¢ a mantenere Pattenzione su di esso. Se immaginiamo attenzione, l’e- nergia psichica, come un grosso riflettore, possiamo pen- sare che il raggio di luce emesso possa essere variabile a seconda della nostra volonta o dei nostri bisogni. Il raggio delPattenzione pud essere limitato e ben focalizzato, con- servando quanta piii energia possibile, oppure pus essere spostato a caso e in modo scoordinato, disperdendo tem- po e sisultati. Quando il raggio della nostra attenzione & totalmente focalizzato sullattivita che stiamo svolgendo ci troviamo in uno stato mentale chiamato anche «flusso di coscien- za», «stato di flow» 0 «zona di massima prestazione>. Compito del preparatore psico Vatleta a trovare Ja giusta intensita ¢ la giusta direzione nell utilizzo del raggio di proiezione nellambiente circo- stante, il campo di gara, e cid dipende dalla sua struttura di personalita Per poter sviluppare doti mentali di assorbimento totale nell’attivita da svolgere, come quella competitiva, occorre sviluppare in prima istanza la capacita di concentrazione. Nello specifico, concentrarsi significa fissare la mente su un solo pensiero dominante (monoidea), utile al momento contingente, e cacciare fuori tutti gli altri: la concentrazio- ne @ la chiave di accesso alla consapevolezza, cio lo stato in cui la mente osserva se stessa. La capacita di concentrazione potenzia e amplifica I'ef- ficacia di ogni tipo di attivita. Le proprieta terapeutiche di un adeguato training men- tale vanno al di la del miglioramento della prestazione sportiva: possiamo infati trovare benefici pit global, co- me la regolarizzazione dellipertensione, controllo dell'ansia senza I'uso di farma cordi ed emozioni bloccanti, un riequilibrio del metaboli- ‘smo corporeo, un innalzamento delle difese immunitarie altro ancora. Questo percorso di «ottimizzazione della prestazione» si traduce pertanto in un incremento del globale senso di benessere interiore, oltre che ovviamente nel raggiungi- mento degli obiettivi specifici del training nella direzionedella massima prestazione possibile, sia essa sportiva, ma- nageriale 0 personale. Tuttavia attivita deve essere compatibile con le nostre capacita affinché possa produrre benessere interiore. Se la prestazione richiesta @ superiore o inferiore alle nostre possibilita si innescano due meccanismi psicologici molto comuni: l'ansia o la noia. Una competizione sportiva pud diventare tutt’altro che fonte di benessere se gli avversati sono a livelli molto distanti fra loro: chi vivra la sfida come troppo semplice sara facilmente vittima della noia, mentre chi avverte la sfida come impossibile sara preda dell’ansia. La zona di massima prestazione si trova esattamente al confine fra questi due poli opposti. Ma se ricordiamo che le capacita, se allenate, tendono a migliorare continuamente, anche la nostra personale zona di massima prestazione tendera a spostarsi, in direzione di sfide sempre pitt impegnative, ma pur sempre accessibil. E molto semplice intuire il perché siano cost tanti gli sportivi, € non parliamo solo di professionisti, che punta- no a prestazioni di livello alto o addirittura estremo. Per raggiungere la zona di massimo benessere interiore, luo- ‘mo deve inevitabilmente sfiorare il proprio limite, soffer- mandosi a godere completamente di quelle sensazioni che solo la totale fusione con una qualsiasi attivita umana pud dare Latleta che voglia entrare in sincronia con evento sportivo che si appresta a vivere dovra essere in grado di focalizzare la sua mente sul momento presente ¢ sull'am- biente circostante: il campo, i compagni di squadra, la pal- la, la sua posizione nello spazio, gli avversari. II calciatore che sa interpretare al meglio la partita @ paradossalmente colui che si astiene dal pensare al risultato finale: esso sara tuna naturale conseguenza di quanto di positivo & stato fat- to istante per istante. 1 | Essere nella sfera della massima prestazione permette a ognuno di noi di vivere la perfetta sincronia con il mondo, con gli altri, con la propria attivita, con il momento pre- sente in una fusione armonica in cui l’interno si unisce al- Testerno, il corpo si unisce alla mente, la realea si unisce al Sogno.Introduzione La massima prestazione: uno stato mentale possibile Lesperienza 2 la causa di un mondo che ne é la conseguenza. Heinz von Foerster Quando decisi di scrivere questo libro, diedi un compito molto preciso al mio inconscio, con cui dialogo da molti anni, Gli chiesi di creare il libro di Psicologia dello Sport che avrei voluto leggere come atleta e come professionista, basato su esperienze pratiche e ricco di testimonianze di atleti di successo. Gli chiesi di scrivere con un linguaggio semplice, ma allo stesso tempo completo ed efficace nei contenutidi proporre un metodo immediato nella sua ap- plicazione ¢ facile da ricordare, un metodo utile agli atleti di massimo livello cost come ai dilettanti e a chi voglia sentirsi pit adeguato al suo mondo di appartenenza, Gli chiesi di trasmettere al lettore la passione per una discipli- nna ancora nuova e spesso fraintesa, la preparazione menta- Ie, € di farlo in modo credibile, con umilta ma anche con Vambizione di chi vuole trasmettere un messaggio in cui crede. Gli chiesi di riferirsi agli autorevoli studiosi del pas- sato del presente di questa disciplina psicologica, ma usenza ripetere quanto riportato in altre numerose pubbli- cazioni. Razionalmente tutto cid mi sembrava un compito com. plesso e difficile da realizzare. Poi mi ricordai che l'incon- scio @ quella parte di noi che conosce le soluzioni, a dispet- to della razionalita che cerca di risolvere i problemi. Questo lavoro nasce dalla pratica del modello di inter- vento in Psicologia dello Sport denominato Acs (Struttura- zione globale dell'atleta), che deriva dallesperienza perso- nale. Tutti i casi riportati sono stati da me seguiti. I mo- dello trae origine dalla teoria costruttivista e dalla pratica ipnotica ed corroborato da ricerche effettuate presso il Centro di Psicologia dello Sport dell seF-suisM di Torino su circa settecento atleti professionisti e dilett inoltre, utilizeato con successo su alcuni sciatori di punta della nostra squadra nazionale di sci alpino, tra i quali Giorgio Rocca e Lucia Recchia, e per la formazione di alle- natori di calcio alPinterno del progetto Juventus University. In questo testo verra proposta una versione sempl facilmente applicabile da ogni sportivo che desideri co- struire lo stato mentale che favorisce la massima prestazio- ne. I] metodo e i percorsi suggeriti sono applicabili anche per la costruzione di meccanismi mentali che riguardano il benessere psicofisico e il raggiungimento dei massimi ti- sultati nella vita personale e professionale. Che cosa differenzia il metodo qui proposto dai molti percorsi che promettono di ottenere il meglio di sé? La ri- sposta & semplice, e ciot Vattenzione alla relazione: la rela- ione con se stessi, con gli altri, con ambiente circostan- te, con i propri mezzi e con tutto il sistema di appartenen- za. Non si tratta, quindi, di attuare un insieme di tecniche che, nell'llusione superstiziosa che esista una causa che genera un effetto, conducano allo stato desiderato. Si trat- ta invece di porsi domande potenti che permettano di mo- 12 nitorare costantemente il proprio stato di attivazione e la relazione tra tutte le parti che compongono I'uomo atleta, prima fra tutte la relazione corpo-mente e quella con lam. biente esterno Questo @ un libro sull'importanza della relazione rispet- to alla tecnica, sebbene di tecniche io ne descriva e ne uti- lizzi parecchie; & un libro sul processo e non sulla forma, con Pintento di privilegiare la descrizione del percorso che conduce al raggiungimento di un objettivo piuttosto che limitarsi alla sua definizione astratta. E un libro sulleffica- cia del metodo. La Psicologia dello Sport volta alla prestazione di ec- cellenza deriva da un’esigenza molto semplice: il desiderio di far corrispondere la prestazione potenziale con quella reale nel momento della competizione. La domanda prin- cipale che gli studiosi di questa disciplina si posero fu a riguardo dell’esistenza 0 meno di eventuali fattori che componessero la mentalita del campione, La risposta @ che questa mentalita é costituita da due caratteristiche as- solute e trasversali a tutti gli sport: la sistematica capacita di trasformare i limiti in possibilita e la capacita di atti- varsi completamente nel momento della competizione. Su queste due catatteristiche costruiremo il nostro percorso di ottimizzazione, reso possibile dallutilizzo di meccani- smi mentali i quali permettono il massimo livello di rela- remo e lesterno. II modello che mettiamo in atto @ basato su tecniche derivate da una struttura ben precisa che prende spunto dalla Ruota di Deming ed é costituito da cinque passi che ci accompagnano all’inter- no della sFERA della massima prestazione. L’acronimo SFERA & composto dai termini Sincronia, Forza, Energia, Ritmo ¢ Attivazione, che verranno dettagliatamente de. scritt in seguito per imparare a conoscerli e a modularli nella direzione desiderataLobiettivo principale di questo lavoro @ proporre un metodo efficace per la costruzione di una rappresentazio- ne mentale vincente, con particolare attenzione a «sempli- ficare tutto il semplificabile, ma non di pid» come ebbe a dire Albert Einstein nella sua personale visione del proces- so che conduce allo stato di massima prestazione. Capitolo 1 La Psicologia dello Sport in pratica Breve storia della Psicologia dello Sport Una nuova disciplina o un nuovo metodo sono sempre frutto del lavoro di chi, nel passato, si é impegnato nel mi- slioramento di quanto, a sua volta, aveva ricevuto in eredi- 18. E quindi giusto partire dalla storia di questa disciplina perché, studiando il passato, possiamo comprendere me- slio il presente. Riassumendo per sommi capi possiamo riconoscere tre tappe significative dell’evoluzione della Psicologia dello Sport. 1) Nei primi tempi, allinizio del secolo scorso, ogni novia e sviluppo concettuale riguardante la psicologia generale Portava con sé un cambiamento drastico in ogni sua bran- ca, compresa la Psicologia dello Sport ai suoi primi tenta- tivi. Cosi, le esperienze di psicologia applicata seguivano fedelmente la concezione causale del pensiero che genera il comportamento dell’individuo, basata sulle teorie del Comportamentismo ¢ delle sue applicazioni, un tempo supportate dalle ricerche (ancora attuali) di Pavlov. 2) Negli anni Trenta, in America, vennero condotti i primi 6«Non é possibile, per qualunque sistema percettivo (os- servatore), nellatto del percepire, prescindere dalla pro- pria struttura interiore. Ogni percezione (osservato) di- pende strettamente dalla struttura intema di chi percepi- sce». I traguardi raggiunti dalle neuroscienze ci portano ad affermare quanto segue: cervello, nella sua struttura come nella sua funzione, pud essere definito come un emulatore di realta. La com- plessita della strutrura mentale é sempre pit riproducibile Con il termine emulazione intendiamo la capacita del cervello di predisporre mappe mentali che integrino la rap- presentazione soggettiva della realta con quella universal- mente condivisa. E per questo motivo che Pemulazione del- la realta genera creativita. Sara proprio questa visione per- sonale degli eventi, se in armonia con il sistema di apparte- nenza, a permettere la massima prestazione. In Tealia, un grande contributo allapplicazione delle neuroscienze alla Psicologia dello Sport é stato offerto da Stefano Tamorri, con i suoi studi sui molteplici aspetti della vita dell’atleta. Attualmente, le neuroscienze ci forni- scono informazioni importanti sulla personalita, sulla com- petizione e collaborazione, sulle dinamiche di gruppo, sul controllo motorio, sull’apprendimento e sul recupero do- La Psicologia dello Sport rimane una branca riservata a pochi specialisti, in quanto si stima che nel mondo, attual- mente, vi siano circa settemila professionisti che se ne oc- cupano. Le sue potenzialita di sviluppo sono, quindi, enormi e ognuno di noi ha Vintimo desiderio di potersi esprimere al meglio, il sogno di vivere all/altezza delle pro- rie capacita.. A patto che non vengano commessi errori! La nuova Psicologia dello Sport Ingredienti per creare una realta vincente Per imparare a creare una realta vincente occorre conosce- re e soffermarsi sui principi che ci permettono, nella no- stra quotidianita, di costruize la realta che percepiamo at- tomo a noi. A questo proposito @ utile addentrarsi, in modo sintet co € divertente, nella teoria costruttivista, l'approccio psi- cologico in base al quale la realti non é una scoperta ma un'avenzione della nostra mente. Secondo questo orienta- ‘mento, la realta non pud essere considerata come qualcosa di oggettivo, indipendente dal soggerto che la esperisce, in quanto @ il soggetto stesso che crea, costruisce e inventa cid che crede che esista. Secondo i contributi dei suoi princi- pali esponenti (George Kelly, Emst von Glasesfeld, Heinz von Foerster, Umberto Maturana, Francisco Varela, ecc.) ali assunti pid importanti del costruttivismo possono esse- = partecipazione attiva dell'individuo nella costruzione della conoscenza; — esistenza di una struttura cognitiva di base che, in ogni soggetto, da una determinata forma all’esperienza; visione dell'uomo come un sistema auto-organizzantesi (autopoietico) che protege € mantiene la propria inte- rita. Si possono individuare due tipi di costruttivismo: quello aritico e quello radicale T costruttivisti critic! sono essenzialmente «realisti»: non negano l’esistenza di un mondo fisico reale, sebbene rico- noscano i nostri limiti nel rapportarci a esso. I costruttivisti radicali negano, invece, qualsiasi tipo di esistenza che vada oltre a quella prodotta dai pensieri. La 19conoscenza non riguarda pit una realta « oggettiva », ma esclusivamente ordine e Torganizzazione delle nostre esperienze. ‘Affermare che la realta sia una scoperta significa accet- tare l'idea che essa sia data dall’esterno, in modo oggetti- vo, ¢ che lessere umano utilizzi i suoi canali percettivi semplicemente per assimilarla ed elaborarla. Con questi presupposti noi descriviamo il nostro cervello come un elaboratore della realta. Indipendentemente da quale sia la nostra personale in- terpretazione, nella psicologia della massima prestazione conviene sempre pensare alla realta come invenzione: que- sto ci garantisce una grande liberta di azione e, allo stesso tempo, ci responsabilizza nei confronti delle conseguenze delle nostre invenzioni. E proprio attraverso questa visione che il cervello viene percepito come un emulatore di real- 12, «La mappa non @ il territorio»: cid che percepiamo co- me vero non necessariamente corrisponde a cid che 2 ve- ro. La differenza & data proprio dalle modalita personali di emulazione da parte del cervello. Liindividuo, e cost anche Patleta, ha un ruolo attivo nel- la scelta delle mappe mentali da utiizzare. La nostra cono- scenza ¢ le nostre prestazioni si basano sui modelli di in- terpretazione che abbiamo adottato nella nostra storia evolutiva personale. Come dimostrarono Maturana e Va- rela, i nostro € un organismo autopoietico, cio’ che si auto-organizea pet mantenere intatta la propria identita, a dispetto della realta esterna. Ognuno di noi &, allo stesso tempo, il prodotto e il produttore di se stesso, rischiando, a volte, di cadere in autoinganni inconsapevoli Se assumiamo che ognuno di noi pud inventare la pro- pria realtd, come si pud, allora, intervenire per rendere questa costruzione massimamente adeguata alla prestazio- ne ¢ all’ambiente in cui viviamo? La risposta é: divenendo 20 consapevoli dei nostri meccanismi mentali per poterli con- trollare e modificare Tl modello costruttivista sara difficile da accettare, poi- ché implica la destrutturazione e la ricostruzione di alcune credenze ¢ di alcuni presupposti fino a oggi acquisiti. Oc- correra mettersi nella condizione del come se, fingendo che le cose siano in un determinato modo e compiendo tuna sorta di atto di fiducia nei confronti del costruttivi- potra analizzare criticamente il modello cosi com’é, oppure integrarlo con le pro- prie convinzioni, tenendo presente che esso non é l'unico modello possibile e che con il tempo verri sicuramente modificato. In questo particolare campo della psicologia applicata & oltremodo vero il detto antico del saggio Lao-Tze: «Ascolta ¢ dimentica, guarda e ricorda, fai e capisci » Neuroscienze e costruttivismo Le neuroscienze Quando si vuole modificare qualche cosa & necessario co- noscerla bene, dal punto di vista funzionale e strutturale; solo cosi @ possibile migliorarla. Questo é il lavoro che si vuole fare anche con la mente del?atleta ed & per questo che @ utile soffermarsi ancora un po’ sulla teoria. Uno sguardo alle neuroscienze pud offrire alcuni spunti di riflessione su come pensiamo di percepire la realta e su come il nostro cervello costruisce le nostre convinzioni Le neuroscienze nascono con lobiettivo di indagare il ruolo del cervello nella determinazione del compoitamen- to umano. Tramite i moderni sistemi di monitoraggio & stato possibile verificare intuizioni ¢ creare programmi di aia preparazione mentale specifici per ogni atleta al fine di co- noscemne le reali configurazioni neurobiologiche e psicolo- giche, innate e apprese. L’atleta @ un uomo con una strut- mmeuromuscolare capace di sopportare le solleci esasperate. Le neuroscienze, applicate allo sport, ci aiutano a ricercarne i confini fisici ¢ mentali Lattivita sportiva @ un’attivita ludica che utilizza la rela zione corpo-mente per la competizione agonistica. I! ludi- smo ¢ Pagonismo sono le finalita profonde e primitive del- Yattivita sportiva. Analizzandole, si comprende V'influenza che Pattivita ha nella formazione della personalita nello sviluppo psicofisico della persona. Lo stile, Vatteggiamento ¢ il movimento dell'atleta poggiano su cid che il linguaggio neurologico definisce personalita psicomotoria, isultante dal concorso di tutte le attitudini percettive e motorie che, nel loro insieme, conferiscono un’impronta inconfondibile a ogni singolo individuo. A volte, pud essere controprodu- cente imporre una forma al movimento, che dovrebbe es- sere un'espressione psicomotoria spontanea, risultato del delicato equilibrio funzionale tra la neocorteccia e i sistemi sottocorticali. E per questo che non si deve dimenticare che il movimento, proprio in quanto forma psicomotoria, ha una rappresentazione mentale dinamica nel nostro cer- velo. Le neuroscienze studiano il sistema nervoso che analizza- no la composizione, la struttura, il funzionamento normale © patologico. Ne fanno parte la neurochimica, la neurofi- siologia, la neuropsichiatria e altre ancora. Prendendo in considerazione alcuni risultati fondamen- tali da esse raggiunti, integrandoli con gli sviluppi del co- struttivismo, si @ stabilito che il cervello ha una struttura complessa fin dalla nascita e possiede centinaia di parti che coordinano 0 eseguono funzioni specifiche. La co- 2 scienza stessa di un individuo @ rilevabile attraverso Patti- vitd cerebrale ed & possibile considerarla come il modo pid semplice di mettere in relazione tutte le sensazioni da €ss0 provate (creando un’unica immagine e collegandole ta loro in un unico spazio). Coscienza di sé ¢ identita in- dividuale sono le strutture attorno alle quali si sviluppa la vita di un atleta. E quindi indispensabile prendere atto di tale sviluppo e seguime Pevoluzione fin dai primi momen- ti, Nel primo anno di vita scompare una percentuale signi ficativa dei neuroni e delle sinapsi (connessioni neuronali) presenti alla nascita. Le cellule e le connessioni che so- pravvivono sono quelle che vengono maggiormente utiliz- zate, che hanno ricevuto piti stimoli. Cosi, l'esperienza e Tinterazione con il mondo modella il nostro cervello in modo decisivo, entro i limiti della struttura cerebrale pri- mordiale iaget evidenzia cosa accade funzionalmente nel corso. di una qualunque esperienza: la mente continua a cercare di prevedere gli eventi futuri, mentre cid che accade real- mente le indica cié che essa avrebbe dovuto prevedere. I cervello segue, quindi, una regola di apprendimento molto : quella di correggere continuamente i confini del- Je aspettative mentali, in modo che le previsioni future ti- sultino pid precise. Quando questi parametri sono ben re- golati, noi abbiamo a nostra disposizione un modello in- terno del mondo che ci circonda, cioé una cosiddetta mappa mentale del tertitorio, Ma il cervello, compatibilmente con la sua struttura, @ plastico. Esso funziona come un singolo evento funziona- Ie, la coscienza. Se ci domandassimo quanti neuroni sono dedicati alla vista, all'udito o al tatto, scopriremmo che so- no molto pochi: infarti, la maggior parte dei neuroni non si occupa del mondo esterno. Sono queste ¢ altre conside- tazioni che ci fanno ritenere che il cervello sia un sistema 2Bchiuso, autopoietico (produttore e prodotto di se stesso al- lo stesso tempo) ¢, pit propriamente, un emulatore che genera una realta di cui verifica I'affidabilita attraverso Je sensazioni. Ogni occasione di apprendimento determina una modificazione di questo sistema attraverso l'aumento delle connessioni utilizzate e la perdita di quelle inutilizza- te. Le differenze di patrimonio genetico determinano solo parzialmente la struttura del cervello: anche 'ambiente Ie interazioni personali concorrono allo sviluppo di una struttura cerebrale specifica per ciascun individuo. Come rilevato dai pid recenti studi di Ernest L. Rossi sull’attivazione genica, lo stato psicofisico e le connessioni neuronali dellindividuo vengono modificate ogniqualvolta intervenga una o pid di una delle seguenti condizioni: no- vita, arricchimento ed esercizio. Tutte le volte che vengo- no stimolate immagini mentali che coinvolgono questi processi si interviene direttamente sulla struttura mentale, modificandola. Per molto tempo si é pensato che queste mappe presen- ti nel cervello (mappe della superficie corporea, della cute, della retina, dei muscoli) fossero innate e stabili. Oggi si sa che sono dinamiche. Cié significa, per esempio, che quan- do si suona il pianoforte e ci si esercita, la rappresentazio- ne delle mani andra espandendosi nel cervello a spese di quella di altre regioni. ‘Analizzando dettagliatamente cid che il cervello struttu- ra e costruisce attraverso il linguaggio, si scopre che la maggior parte del pensiero risulta essere inconscio e auto- matico. Dal mamento che il pensiero é per lo pitt inconscio e senza controllo, capita che, nel prendere decisioni, spesso non si @ in grado di scegliere consapevolmente quali map- pe della nostra rappresentazione mentale sia meglio utiliz- zare, In genere, si pensa e si prendono decisioni utilizzan- do la prima interpretazione che si presenta alla nostra con- sapevolezza, che @ il risultato, spesso, di aspettative ¢ pre- giudizi. Lo sport, in particolare, esprime una valida meta- fora esistenziale per gli individui, sia nelle fasi di sviluppo sia in quelle di mantenimento dellidentita personale. Pos- siamo e dobbiamo credere nelle nostre metafore, soprattut- to quando ci permettono di funzionare bene. Rappresentando una persona attraverso i concetti delle moderne neuroscienze, @ possibile vedere che la mente ¢ il corpo non sono affatto separati. I concetti hanno un fon- damento corporeo e sono radicati nella nostra esperienza percettiva e motoria. La nostra mente non pud mai supe- rare i limiti dell’esperienza. Essa @ di natura corporea e la maggiot parte dei meccanismi di ragionamento non sono né consci né intenzionali. Le persone non possiedono vi- sioni del mondo coerenti e compatte, e quella che noi chiamiamo conoscenza, a volte, si nutre dei propri limiti a nostra insaputa. La percezione di cosa sta Ia fuori (il campo di gara o di allenamento, gli avversari e i compagni di squadra) non una passiva rappresentazione della realtd, ma una conse- guenza del lavoro di costruzione del nostro cervello, Vede- re per credere ® cid che si va dicendo da sempre nel campo dell'esperienza cognitiva, ma la nostra mente non @ in gra- do di fare cid. La mente, generata dalla relazione tra cer- vello, grgani di senso e realta osservata, deve credere per potersi avvicinare all’esperienza. Solo se si comprende quello che si vede lo si pud percepire, altrimenti non lo si vede! Possiamo affermare tutto cid grazie al lavoro svolto, nel campo della neurofisiologia e della neuroanatomia, da due scienziati cileni, Humberto Maturana e Sammy Frenk. Es- si dimostrarono, attraverso l'investigazione delle vie auditi- ve, Pesistenza di fibre centrifughe che, provenienti dalla porzione centrale del cervello e dirette alla retina, distri- 25buendosi Iungo quest'ultima, sono in grado di esercitare tun controllo su cid che essa vede. Cosi la retina & soggetta al controllo del nostro sistema nervoso centrale: ecco per- ché bisogna credere per vedere! Carlos Castaneda, nel suo libro intitolato A scuola dallo stregone, si rivolge a Don Juan, I Maestro, per « imparare i segreti di cid che avviene nelle immense distese della bo- scaglia messicana». Don Juan gli chiede: « Vedi quello?... Guarda qui! », ma Castaneda non vede nulla, suscitando la disperazione di Don Juan che desidera fortemente inse- gnargli a vedere. Infine il maestro trova la soluzione: «Ora capisco qual @ il tuo problema. Riesci a vedere solo cid che sai spiegare. Lascia perdere le spiegazioni, ¢ ve- drai!» Anche se difficile da credere, i limiti del nostro percepire sono di origine psicologica ¢ legati ai nostri pre- supposti. I presupposti del costruttivisreo Mettiamoci ota nell’ottica di un atleta che, a questo pun- to, giustamente si chiedera: « Come posso imparare a mo- dificare la mia percezione della realta per trarne vantag- gio? » Una prima risposta viene dall’analisi di alcuni dei pre- supposti costruttivist. Pué esserci utile un piccolo schema che metta a confronto Papproccio classico con quello co- struttivista e che ci permetta di riassumere e sistematizzare quanto detto.fin qui. APPROCCIO APPROCCIO CLASSICO COSTRUTTIVISTA La realta una scoperta La realta @ un'invenzione 1 mondo é la causa L’esperienza personale & la scatenante dell'esperienza_| causa primaria della realta Soggetio come osservatore Soggetto come attore Gli eventi esistono Partecipiamo attivamente alla indipendentemente da noi_| costruzione degli eventi Gli eventi possono essere Gli eventi sono una descritti in modo oggertivo | _costruzione soggettiva Soggetto deresponsabilizzato | Massima responsabilita soggettiva «E cosi come te lo dico io» | «Questo & cid che io credo» «Te Pho riferito cosi com'é» | «Te Pho riferito cosi come Tho interpretato» Primo presupposto. Lo stato mentale definisce la realta delV'individuo, B un dinarsismo psicbico caratterizzato da una corrispondenza e un equilibrio tra un evento esterno e un'adeguata elaborazione interna, ovvero tra sensazioni e Pensier La néitra percezione della realta é strettamente connes- sa allo stato mentale del momento. Essa pué cambiare in modo estremamente rapido ed @ una conseguenza del no- stro atteggiamento. Lo stesso fenomeno pud essere osser- vato con occhi diversi a seconda di come risuona dentro di noi, Se siamo in pace con noi stessi saremo tendenzial- mente tolleranti verso l’esterno; se invece siamo arrabbiati cercheremo, anche inconsapevolmente, di «prendere» on realta situazioni in cui ci sia possibile sfogare questa rabbia,Per semplificare la definizione di stato mentale possia- mo prendere in considerazione questo esempio. L’insieme degli stati mentali che appartengono a ognuno di noi pos- sono essere rappresentati come un edificio, composto da appartamenti e da stanze diverse. In ogni stanza vi @ lar- redamento adatto alla sua funzione. Quando cambiamo stanza, cosi come lo stato mentale, ci troviamo con un ar- redamento diverso e con strumenti nuovi, con maggiore 0 minore illuminazione o spazio disponibile, Ogni stanza, quindi, ha caratteristiche proprie e uniche, esattamente come gli stati della nostra mente. ‘A questo primo presupposto fanno seguito alcuni corol- lari che ci aiutano a comprendere meglio come costruiamo la nostra rappresentazione mentale: 1. La conoscenza obliga, quale atto di distinzione che va ri- cordato 2. L’esperienza é la causa e il mondo @ la conseguenza 3. La causalita lineare 2 la maggior superstizione Proviamo a esaminarli uno a uno. 1. Ingenuamente, abbiamo sempre pensato che la cono- scenza ci renda liberi. Questa liberta dipende dalla nostra consapevolezza di aver fatto una distinzione, che verosi- milmente restera a lungo o addirittura per sempre dentro di noi. I mondo non esiste se non attraverso gli occhi di chi guarda e per tale motivo la realta non pud essere altro che una costruzione soggettiva di ciascun individuo. 2, Si tratta di un concerto strettamente connesso con la re- sponsabilita del singolo. La nostra conoscenza del mondo 2 determinata dal tipo di esperienze vissute in prima per- 28 sona. Possiamo comprendere una qualsiasi esperienza € condividerla con gli altri solo dopo averla vissuta. Un esempio classico pud essere tratto dalla vita comu- ne. Gli amici in grado di dare i consigli migliori rispetto a un problema sono coloro che hanno vissuto in prima per- sona un problema simile, hanno partecipato a quella espe- rienza € sono, in quel momento, in grado di conoscere molto bene quella realté. Un altro esempio sono i com- menti televisivi delle gare di sci: il commentatore, se ex atleta professionista, @ in grado di rilevare con grande pre- cisione T'efficacia di un gesto particolare dellatleta, evi- denziando le differenze tra atleti che, agli occhi di uno spettatore inesperto, sciano allo stesso modo. I migliori coach sono spesso quelli che a loro volta sono stati buoni atlet 3. Secondo la teoria dello sviluppo di Jean Piaget, noi ap- prendiamo il concetto di causalita lineare durante il pe- tiodo sensomotorio che si manifesta nei primi due anni di vita. Cresciamo, pertanto, con la ferma convinzione che un'azione possa generare in modo direttamente conse- guente una reazione. Questo @ lo stesso presupposto che sta alla base del pensiero cosiddetto classico, per il quale tutti glieventi devono avere una causa logica che li ha ge- nerati. Il principio causa-effetto ci obliga a collegare i diversi eventi che ci accadono in modo consequenziale lineare. Una volta effettuata questa associazione, essa di- venta 'unico modo possibile per interpretare evento. Se- condo la logica costruttivsta, invece, il principio di causa- effetto @ semplicemente una superstizione, poiché non & dimostrabile, in modo cosi semplice, Ia connessione linea- te fra due eventi. Facciamo un esempio che ci pud aiutare a capire me- 29glio quanto espresso fin qui. Di fronte a traumi emotivi (ad esempio quello conseguente a un grave infortunio sportivo) le persone reagiscono in modo differente a se- conda della Joro struttura mentale. Prendiamo in conside- razione due tipi di personalita: © a personalita di tipo A: tende ad attivarsi psicofisiologi- camente (ansia, paura, dolore, ecc.) in modo immediato subito dopo lo shock e a superare il trauma in modo molto rapido; la personalitt di tipo B: tende a mantenere un perfetto controllo nel momento dello shock rimandando Pattiva- zione emotiva a un periodo successivo al trauma. Per queste persone @ possibile che la reazione emotiva al trauma avvenga anche molto tempo dopo, in un mo- mento del tutto casuale e scollegato all’evento traumati- co. Nel momento in cui il soggetto esperisce emotiva- mente la reazione negativa al trauma, pud associare quell’emozione a un evento contingente (per esempio un piccolo diverbio familiare) che perd non @ la vera causa del suo disagio. Il soggetto, tuttavia, secondo il principio causa-effetto, rimarra convinto che la reazione emotiva negativa sia la logica conseguenza del litigio vissuto poco prima. Secondo presupposto. La consapevolezza di Sé (identita) si strattura in un percorso che va da una percezione indifferen- wiata a una differenziata, definendo un confine sempre mag- giore fra sé e gli altri. Cid significa che Vessere umano, durante il suo svilup- Po, passa attraverso diverse fasi, che possiamo schematiz- zare in questo modo: ADULTO oe ESTASI PARANOIA Inizialmente, quando nasciamo, non vi é differenza tra noi € il mondo estemo. Siamo, cioé, in una condizione di esta- si, di totale fusione, in uno stato indifferenziato dal tutto. Crescendo e sviluppandoci, impariamo a fare distinzio- ni che ci differenziano sempre di pitt dagli alti. In questo modo viene definito il nostro carattere e si creano le per- sonali mappe mentali di interpretazione della realta. Se questo processo continua, creando sempre maggiori confi- ni tra noi e gli altri, pud addirittura sfociare in una patolo- ia, la paranoia, Estasi e paranoia sono i due estremi di uno stato mentale simile, ma opposto. La maggior parte delle persone si posiziona in uno spazio centrale che oscil- la tra chi sa disattivare la propria critica avvicinandosi a uno stato pid simile allestasi, ¢ chi la critica la utilizza in eccesso, muovendosi verso la paranoia Lo sportivo d’eccellenza sara necessariamente colui che sa modalare la propria critica al fine di raggiungere una maggiore fusione con l’esperienza in cui si trova immerso. Terzo presupposto. L’esperienza di relazione fra le persone oscilla tra essere guida e Dessére guidato, Questa affermazione ci insegna come deve essere intesa una relazione sana. Nella relazione fra le persone, come in tuna danza perfetta, devono esistere moment di alternanza in cui ciascuno pud diventare protagonista del momento conducendo Valtro verso una meta o essere, a sua volta, 31un semplice accompagnatore. Il saper oscillare & 'essenza della relazione. Se ci si fa guidare, sapendo e accertando di esserlo, ci si accorge che tutto scorre nel modo migliore € si possqno percepire sensazioni di grande intensita e bel. lezza. Liinnamoramento & un chiaro esempio di questo pro- cesso. Quando si é innamorati, ci si fonde con Laltro creando un unico nucleo affettivo in cui non @ pitt chiaro chi stia alla guida della relazione e chi, invece, si faccia guidare. Solo successivamente, quando I'innamoramento si affievolisce, le persone ritornano in uno stato mentale di reciproca differenziazione, poco disposte a lasciarsi guida- re ¢ a stare in una condizione di scambio; si innalza la cri. tica ¢ la magia della fusione tende a svanire lasciando spa- zio a una nuova situazione emotiva. La condizione di estasi ci permette di introdurre 'argo- mento della trance ipnot Uno fra i pit) noti psicoterapeuti e ipnotisti di sempre, Pamericano Milton Erickson, affermd che «?ipnosi non esiste, tutto 2 ipnosi». Questo paradosso contiene una grande verité: qualsiasi esperienza di relazione efficace e Produttiva sa generare nei soggetti uno stato di coscienza particolare che possiamo definire ipnosi. Spesso, relazio- nandoci con gli altti e permettendo loro di guidarci, en- triamo inconsapevolmente in uno stato di trance in cui riusciamo a dare il meglio delle nostre potenzialita. Di conseguenza, ogni esperienza relazionale che viviamo, quando @ intensa ¢ consapevole, pud essere un’esperienza ‘pnotica. L’idea che gli inesperti hanno dellipnosi, quindi, non esiste! Lo stato di trance ipnotica & particolarmente utile per Yottimizzazione. L’ipnosi pud essere definita come uno stato di coscienza alternativo alla veglia (al pati dello stato di sonno onirico) nel quale si realizea la massima attivazio. 52 it ei 6 A J ne det pSwaQQis Fentale dell’individuo. Alla base vi @ in- facti una straordinaria connessione mente-corpo, cioe I'o- biettivo che lo sportivo d’eccellenza mira a realizzare. Nel. do stato di trance ipnotica & possibile attivare meccanismi ideosensoriali e ideomotori attraverso i quali cié che P'atle- ta pensa tende a realizzarsi, attivando precise arce della corteccia motoria. E proprio per questo intervento che Vallenamento del gesto tecnico tramite visualizzazione & al. tamente efficace. Gli studi condotti nelle neuroscienze hanno dimostrato che in un musicista professionista il solo atto di riprodurre mentalmente lo spartito conduce all'at. tivazione delle stesse are cerebrali che si attiverebbero nel suonare concretamente lo strumento. In questo caso, in cui la tecnica @ altamente acquisita, vi @, infatti, un’irti, levante differenza tra pensiero € azione e questo & un esempio di massima espressione del meccanismo ideomo. torio. Nella descrizione dello stato mentale del campione sentiamo molto spesso frasi come «E in stato di trance agonistica»: in sostanza, significa che Patleta ha una cost forte consapevolezza di sé nell'unione mente-corpo che tutto cid che & estemno perde importanza. Tutti noi entria. Mo, quotidianamente, in uno stato di trance definita nate ralistica, come si vedra nella sezione dedicata al ritmo, Questaytrance naturalistica ® necessasia per il nostro equili. brio e benessere. Senza la trarice semplicemente non po- Tremmo esistere! Liipnosi deve, quindi, essere definita come un patrimo- nnio dell'umanita, come uno stato di coscienza carattetizza. to da due funzioni essenziali: la comunicazione tra mente € corpo e tra le diverse rappresentazioni delle mappe della mente (si vedra Futilizzo delle metafore a quiesto scopo) Pamplificazione. Lo stato di trance @ un potente amplifica- tore delle risorse interiori attraverso Vattivazione del po- tenziale mentale delfindividuo. A tal proposito si pensi al- 3Ble imprese estreme di cui é stato capace I'uomo usando la sua forza interiote, che costituiscono un perfetto esempio di utilizzo della trance. Quarto presupposto. Il cambiamento avviene attraverso Vabbassamento della critica che genera un ritorno verso uno stato maggiormente indifferenziato. Migliorare significa cambiare continuamente. Affinché ci sia possibile occorre tomare un po’ verso la condizione di estasi per vedere le stesse cose con occhi diversi con uno sguardo pit! acuto verso la massima prestazione. Ma quali sono i meccanismi che permettono questo sta- to pid indifferenziato? Provate a pensare a un momento della vostra vita in cui avete affrontato un cambiamento importante. Sicuramen- te, se ben ricordate, prima di mettere in atto I'azione che ha determinato il cambiamento, avete vissuto un periodo di confusione, pid o meno intenso. Qualsiasi cambiamento comporta un precedente momento di confusione in cui il soggetto perde i propri punti di riferimento, Tutto cid che sembrava certo diventa confuso, instabile o poco definito. Solo in questa condizione @ possibile creare nuovi schemi mentali, nuovi riferimenti, nuove credenze poiché la con- fusione ha permesso di mettere in cris i vecchi sistemi. Se cid non avvenisse non sarebbe possibile alcun cambiamen- to, perché saremmo portati a percepire secondo i vecchi schemi che diventerebbero indubitabili e sempre pit fon- damentali Se accettiamo, quindi, che ogni cambiamento segua un periodo di confusione, possiamo anche sostenere che il ge- nerare volontariamente uno stato confusivo permetta alle persone di entrare in uno stato mentale particolare, in cui le difese si abbassano e si @ pitt propensi a modificare schemi preesistenti. Per comprendere i meccanismi di cambiamento ci é uti- le ricordare un'affermazione di un noto costruttivista, G.A. Kelly: «Siamo psicologicamente orientati dal modo in cui canalizziamo gli eventin. Questa frase si pud tradur- re con «siamo i migliori profeti di noi stessi». Facciamo un esempio. Se una persona si immagina Pincontro con il proprio Partner come un momento critico in cui pensa di dover subire una scenata di gelosia, si preparer di conseguenza allincontro. Probabilmente, iniziera a prepararsi all’even- tualita di un litigio e il suo stato d’animo non sara aperto ¢ disponibile, bensi orientato a prevenire lo scoppio di una crisi. Al momento dellincontro il suo atteggiamento di chiusura verri in qualche modo percepito dal partner che reagira di conseguenza e, sentendosi aggredito, inizie- ra a discutere animatamente. Una volta terminato il litigio il soggetto tomera a casa ripetendosi: « Sapevo che avrem- mo litigato! » Cid che noi pensiamo rispetto al futuro gui- da il nostro comportamento, in positivo e in negativo, ¢ determina leffettivo andamento delle situazioni Questo principio psicologico @ conosciuto nel mondo dello sport con il termine effetto pigmalione: Vallenatore che crede che il suo atleta sia bravo e abbia la stoffa del campione tender a vedere realizzata la sua profezia, coe- rente aletichetta, pil o meno azzeccata, data inizialmente al ragazzo. Owviamente é vero anche il contrario: la profe- xia che si autoavvera & un esempio di come sia possibile costruirsi la propria e Paltrui realta con gli occhi appassio- nati di chi @ colmo di aspettative. Lo stato di confusione, cioé Pabbandono dei pregiudizi, @ anche Jo stato in cui noi non riusciamo a prevedere gli eventi ¢ siamo aperti a tutti gli sviluppi possibili. Essere i profeti di se stessi & un’arma a doppio taglio, perché signi- fica anche non abbandonare mai i propri pregiudizi. 35Quinto presupposto. Spesso la soluzione costituisce il pro- blema, facendoci persistere in uno stato mentale forzato in cui non vi & pid congruenza tra Velaborazione interna Tevento estemo. Ecco i suoi corollari: © I disequilibrio tra assimilazione e accomodamento genera 1a patologia © La creazione di una struttura che connette, genera solu- zione e cambiamento tramite la reinterpretazione delle relazioni. Questo @ un punto importantissimo. Il fatto che la solu- ione costituisca il problema é un principio che dobbiamo alla Scuola di Palo Alto e al suo maggior rappresentante, Paul Watlawick. Molto spesso le persone si creano problemi anche dove, in realta, non ce ne sono ¢ i vari tentativi di porre rimedio al problema inesistente non fanno altro che amplificare la sensazione di difficolta L’esempio che possiamo prendere in considerazione & quello dei due marinai che si sporgono da una barca a ve- Ia cercando di variane Vassetto, senza accorgersi Puno delle manovre dellaltro ¢ senza capire che la barca an- drebbe dritta indipendentemente dalle loro reciproche manovre. Le false soluzioni non solo sono inefficaci, ma spesso peggiorative, come il persistere nell'utilizzo di map- pe disfunzionali di interpretazione della realta. Esaminiamo ora il primo assunto. Per comprendere i concetti di assimilazione e di accomodamento dobbiamo ti- tornare a fare riferimento alla teoria di Piaget. Quando una persona incontra qualcosa di nuovo che non si inserisce bene con quanto gia conosce, tende ad as- similare questa nuova esperienza a cid che é gia disponibi- le nel suo bagaglio di conoscenza personale. L'apprendi- mento tichiede, in questo caso, che lo stimolo nuovo ven- ga integrato con cid che gid si conosce, affinché risulti congruente con le conoscenze preesistenti. Talvolta, tuttavia, ci imbattiamo in situazioni cosi diver- se da quelle conosciute che non possiamo assimilarle o in- tegtarle con quello che gia possediamo. Nella vita adulta questi momenti sono rari, ma durante il nostro periodo di crescita sono all’ordine del giomo.. Quando queste occa- sioni si presentano abbiamo due scelte: ignorare i fatti op- pure cambiare il nostro modo di vedere le cose. In questo ultimo caso, effettuiamo un'operazione chiamata accomo- damento, ovvero adattiamo cié di cui gia disponiamo allo stimolo nuovo. La capacita di alternare meccanismi di assimilazione e accomodamento é alla base della buona capacita di adat- tarsi alle citcostanze date ed @ indice di «saniti» e di «normalita> psicologica. Quando si innescano meccani- smi psicopatologici, infatt, le persone perdono parte della capacita di adattdmento e persistono in schemi forzati, cessando di utilizzare in modo appropriato i mec- canismi di assimilazione e di accomodamento. Per concludere il discorso sul costruttivismo, possiamo prendere a prestito un celebre aneddoto di uno degli espo- nenti di, maggior rilievo di questo approccio, Heinz von Foerster. Alla domanda di una giornalista che gli chiedeva che cosa fosse la realt3, egli rispose con la seguente storia: Un mullah sta cavalcando nel deserto quando accanto a tun branco di cammelli incontra tre fratelli che si dispe- rano, Si ferma e domanda loro che cosa li affligge. T tre fratelli rispondono raccontando che il loro pa- dre, da poco scomparso, ha lasciato loro in eredita 17 cammelli da suddividersi nel seguente modo: il primoge- 37
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