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Il Gatto e l'uccello

Jacques Prévert

Un villaggio ascolta desolato


il canto d'un uccello ferito.
E' l'unico uccello del villaggio
e l'unico gatto del villaggio
l'ha divorato a metà;
l'uccello smette di cantare,
il gatto smette di far le fusa
e di leccarsi il muso.
Il villaggio prepara all'uccello
meravigliosi funerali,
e il gatto, che è invitato,
cammina dietro la piccola bara di paglia
ove l'uccello morto è disteso,
portata da una ragazzina
che non smette di piangere.
Se avessi saputo di farti tanto male",
le dice il gatto,
l'avrei mangiato tutto intero
e poi ti avrei raccontato
che l'avevo visto volar via,
volar via sino alla fine del mondo,
in un luogo talmente lontano
che mai nessuno ne ritorna.
Avresti provato meno dolore,
solo tristezza e rimpianti.

Non bisogna mai fare le cose a metà.

Sulla Poesia

Un testo dolce-amaro dal sapore di canzone popolare. Come molti dei testi di Prévert, anche
questa poesia fu riadattata al canto (versione di Geoges Chelon qui).
Il gatto di questi versi non fa sconti di spietato ed distaccato realismo. Non si addolora per
aver ucciso e consumato l'unico uccello del villaggio ma bensi' rimpiange di aver arrecato
dolore alla bambina.

Fumose teorie vorrebbero che questo poema contenga una chiave di lettura sulle violenze
partigiane subito dopo la fine della Seconda Guerra.
Sebbene molte poesie di Prévert, sotto un aspetto quasi infantile, contegano messaggi
profondi e politici; non siamo convinti che questo sia il caso per Il Gatto e l'uccello.
Prendiamola per quello che é: un allegra canzonetta, ironica e spensierata.

Jacques Prévert

(Neuilly-sur-Seine 1900, Omonville-la-Petite 1977)


Jacques Prévert è un poeta e sceneggiatore francese.

Nel 1925, partecipò al movimento surrealista, dove conobbe Marcel Duhamel, Raymond
Queneau, Yves Tanguy e André Breton.
Durante la guerra, protegge i suoi amici ebrei, in particolare il musicista Joseph Kosma che,
grazie a lui, può continuare il suo lavoro (le sue poesie sono messe in musica da Kosma dal
1935).
A Parigi, vive nel quartiere di Montmartre, alle spalle del Moulin Rouge, sullo stesso piano di
Boris Vian.
Anarchico nel cuore, Prévert si definiva "sognatore" o "artigiano" piuttosto che "poeta". Era
un uomo libertario, sovversivo, antimilitarista e anticlericale.

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