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ESITI FRIULANI DEL LATINO PECORA: REGOLARITÀ

DI UN’EVOLUZIONE FONETICA

Franco FINCO
Università di Udine, Italia

Nei suoi fondamentali Saggi ladini (1873) G.I. Ascoli ha fornito un’ampia
descrizione linguistica del gruppo dialettale ladino o retoromanzo, trattando
soprattutto degli aspetti fonetici, un’opera che a più di cent’anni dalla scomparsa
dell’autore rimane un riferimento obbligato negli studi ladinistici e romanzi in
generale.
Nel paragrafo dove tratta gli esiti friulani di Ĕ breve latina (pp. 488-493),
Ascoli si sofferma sul caso del sostantivo femminile pióre “pecora”, con
evoluzione fonetica apparentemente anomala del lat. PĔCŎRA, sia per l’inatteso
vocalismo sia per la posizione dell’accento. Il linguista goriziano dichiara la
propria difficoltà nello spiegare tale esito particolare: «Mi rimane il non facile
pióre pecora, la cui dichiarazione si può in doppio modo tentare. Potremmo vederci
*piéure *pié[g]ure 167b, con éur che passi in ó[u]r, vicenda che altrove
[nell’ampezzano] ci occorse frequente (p. 377 ecc.) e veramente è un caso di
assimilazione regressiva, analogo a quello che avemmo nello stesso friulano sotto ḗ
[pag. 488]. Starebbe contro questa dichiarazione, l’unicità dell’esempio. Oppure
potremmo venire da *piéore a *piióre, per quella normale vicenda che è descritta al
num. 24. Ma qui avremmo contro, che *piéure e non *piéore è la normal figura di
fase anteriore, sì per le ragioni dell’o àtono in sé medesimo, e sì pel dileguo della
gutturale che dobbiamo reputare avvenuto dinanzi all’u» (Ascoli 1873: 489, nota
2).
Per il primo tentativo di spiegazione Ascoli porta a confronto i casi di é > ó
nell’ampezzano (lióro, fióra, źenóro, p. 377) e il caso, apparentemente analogo, del
friulano postóime < lat. APOSTĒMA «coll’é in posiz. romanza che si assimila al m»
(Ascoli 1873: 488). In realtà, come si è avuto modo di dimostrare in altra sede
(Finco 2008: 230-232), l’esito postóime va attribuito ad attrazione paretimologica,
non già all’effetto di un’assimilazione regressiva. Per il secondo tentativo di
spiegazione Ascoli fa riferimento ai casi di (apparente) metatonia riscontrabili in
friulano (num. 24): «È caratteristico l’ió da ío = ÉO», con gli esempi mió, jo e ǵō,
che presuppone dió (Ascoli 1873: 490). Ascoli ammette le difficoltà che incontrano
i due tentativi di spiegare una tale evoluzione fonetica. Non ci risulta peraltro che
siano state avanzate successive proposte interpretative da parte di altri studiosi,
nonostante i moltissimi materiali dialettologici e storici raccolti e pubblicati dopo i
Saggi ladini. In questa sede verrà presentata una possibile ricostruzione
dell’evoluzione fonetica che ha condotto al friulano pióre, mostrandone la
regolarità e fornendo materiali di confronto.
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Franco FINCO

L’etimologia di questo sostantivo è ben nota, si tratta – come già detto –


dell’esito del lat. PĔCŎRA (REW 6325), in origine plurale neutro di PĔCŬS PĔCŎRIS
“gregge, mandria, bestiame”, “capo di bestiame, pecora”, poi divenuto sostantivo
femminile singolare (DELI 1155). L’evoluzione fonetica dal latino al friulano ha
condotto alla dittongazione di Ĕ tonico > [jε] (cfr. Ascoli 1873: 489; Francescato
1966: 196-197), alla lenizione e successivo dileguo di [k] postvocalico davanti a
vocale posteriore (cfr. Ascoli 1873: 522; Francescato 1966: 207), secondo la trafila
[k] > [ɡ] > [ɣ] > Ø (cfr. PĬCŬLA > pèule “pece”, AMĀRĬCŌSU(M) > mareôs “amaro”,
DĒCŬRRĔNTE(M) > diurìnt “assicella, travicello di tetto”, ecc.). Nei diversi dialetti
friulani -A atono finale latino ha esito differenziato: accanto al maggioritario -e
(recepito dalla koinè letteraria), troviamo anche -a, -æ, -o, -ə.
Fin qui l’evoluzione fonetica ha condotto all’esito [ˈpjeu̯re] (con chiusura di
ε > e condizionata dal contesto), una forma che effettivamente è ancora viva in
alcuni dialetti del Canal del Ferro, in particolare a Moggio Udinese (ASLEF 1089,
1107)1 e a Resiutta (inchiesta personale effettuata nell’agosto del 2006). A questo
punto nella maggior parte dei dialetti friulani è accaduto ciò che Ascoli aveva in
certo modo intuito, ovvero si è prodotta una «assimilazione regressiva» con
passaggio della vocale tonica e > o condizionato dalla posteriore arrotondata
seguente. Tale assimilazione si è resa possibile con la risillabificazione di
[ˈpje.u.re] > [ˈpjeu̯.re] che ha portato la vocale posteriore arrotondata all’interno
della sillaba tonica. L’esito [ˈpjou̯re] è piuttosto diffuso tra i dialetti friulani in
particolare nelle varietà carniche e in quelle occidentali, dove però è più frequente
il tipo lessicale fèda -e (cfr. ASLEF 1089). Si tratta pressoché delle stesse varietà
dove è conservato il dittongo óu̯ che – pur avendo anche altre origini – rappresenta
soprattutto l’esito di o tonico chiuso (< lat. Ō, Ŭ) in ‘posizione forte’, ovvero nelle
condizioni di allungamento fonologico della vocale (Francescato 1966: 29-31, 200;
Iliescu 1972: 42; Benincà 1989: 565-566): ess. FLŌRE(M) > [flou̯r], NĔPŌTE(M) >
[neˈvou̯t], LŬPU(M) > [lou̯f].
L’evoluzione fonetica successiva coincide con gli esiti del dittongo óu̯ negli
altri dialetti friulani. Nella maggior parte delle varietà centrali e orientali (e di
riflesso nella koinè letteraria) si è verificato sistematicamente il monottongamento
[ou̯] > [oː] che ha coinvolto non solo i dittonghi in ‘posizione forte’ (es. [flou̯r] >
[floːr], [neˈvou̯t] > [neˈvoːt], [lou̯f] > [loːf] ecc.), ma anche quelli di altra origine, ad
es. PAUCA > [ˈpou̯ce] > [ˈpoːce], ŎCLU(M) > [ˈvou̯li] > [ˈvoːli], ŎP(Ĕ)RA > [ˈvou̯re] >
[ˈvoːre], PŌPŬLU(M) > [ˈpovul] > [ˈpou̯l] > [ˈpoːl], ecc.2; assieme a questi anche il
nostro sostantivo subisce monottongamento [ˈpjou̯re] > [ˈpjoːre]3. In alcuni dialetti
centrali e soprattutto in quelli orientali si ha poi abbreviamento (fonologico) della
vocale tonica [ˈpjore], per adeguamento alla distribuzione meccanica della durata

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Esiti friulani del latino PECORA : regolarità di un’evoluzione fonetica

vocalica in corpo di parola, oppure per la perdita dell’opposizione fonematica di


quantità vocalica.
Chiarita la vicenda fonetica del friulano pióre, affrontiamo ora un’altra delle
difficoltà lamentate dall’Ascoli, ovvero «l’unicità dell’esempio». A detta del
linguista goriziano nel friulano non vi sarebbero altri esempi di una tale evoluzione
fonetica. In realtà esistono diversi casi analoghi, che però finora non hanno trovato
la giusta chiave interpretativa: ĔGO > *ĔO > [jɔ], MĔU(M) > [mjɔ] palatalizzato in
[ɲɔ] in qualche varietà, DĔU(M) > [djɔ] > [ɟɔ] (oggi usato per lo più in espressioni
esclamative irrigidite nell’uso), IŪDAEU(M) > [ʤuˈdjɔ] > [ʤuˈɟɔ] (Ascoli 1873: 490;
Francescato 1966: 197). Agli esempi citati da Ascoli e Francescato possiamo qui
aggiungere gli antichi esiti friulani degli antroponimi MATTHAEU(M) > Matiò e
BARTHOLOMAEU(M) > Bortolognò (da un intermedio *Bortolomiò)4. Ascoli e
Francescato hanno interpretato tali esiti come fenomeni di metatonia, con
spostamento dell’accento lessicale dal primo al secondo elemento vocalico (cfr.
anche Iliescu 1972: 37), ma a ben vedere la trafila fonetica è analoga a quella di
pióre: a) dittongazione di ε tonico (< lat. Ĕ, AE); b) assimilazione della e alla
successiva vocale posteriore jéu̯ > jóu̯; c) monottongazione di ou̯ > o: ad es.
MĔU(M) > *[ˈmjeu̯]5 > [ˈmjou̯] > [mjoː] > [mjɔ] (> [ɲɔ]). Va aggiunto che nella
maggior parte dei dialetti centrali le vocali toniche finali si abbreviano, ma ancora
nel ’500 sono frequenti grafie come Dioo, Dominidioo, Matthioo ecc., ad esempio
nei versi friulani di Girolamo Biancone († 1590 ca.), Gioseffo Strassoldo († 1597
ca.) e altri (Pellegrini 2000: 39, 42, 85, 118, 126; Pellegrini 2003: 103, 105, 157).
Due toponimi friulani ci offrono ulteriore documentazione di confronto con
la trafila fonetica di pióre. Il nome di Chiópris (UD) proviene da un personale
germanico Theutpric, Teutpret o simile (Frau 1981: 78): le attestazioni
documentarie di questo toponimo (1230, 1275 Teupris; 1323, 1368 Tyeupris; 1338
Tieupris; 1360, 1374, 1390 Tiopris; 1383 Tyopris; 1450 Thiopris; 1422, 1457
Chiopris) permettono di ricostruire la trafila fonetica [ˈtjeu̯pris] > [ˈtjou̯pris] >
[ˈtjoːpris] > [ˈcopris] Chiópris, con palatalizzazione [tj] > [c]. Il nome di Prióla
(1015 Peregula), frazione di Sutrio (UD), pare risalire a un lat. *PĬRĬCŬLA,
diminutivo di PĬRUS (Frau 1978: 98), con normale metatesi di rotica [piˈreu̯le] >
[priˈeu̯le] (denominazione locale usata nella frazione stessa), successiva
assimilazione alla vocale posteriore arrotondata [priˈou̯le] (denominazione usata nel
capoluogo Sutrio e a Cercivento), infine monottongazione [priˈoːle] nella forma del
toponimo usata nei dialetti con vocalismo di tipo centrale.
A questo punto ci soffermeremo su un caso che parrebbe costituire un
controesempio alla trafila fonetica che abbiamo ricostruito sopra. L’esito friulano
di gran lunga maggioritario del lat. LĔPŎRE(M) è jéur [ˈjeu̯r] “lepre” (ASLEF 842,
848, 850), con regolare trafila fonetica *[ˈljeβor] > [ˈʎevor] > [ˈjevur] > [ˈjeu̯r]6.
Come si può notare, tale trafila ha prodotto la stessa sequenza di fonemi che
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Franco FINCO

troviamo all’interno di [ˈpjeu̯re], ciononostante non è avvenuta l’assimilazione éu̯ >


óu̯ che ci aspetteremmo e che abbiamo visto verificarsi negli esempi riportati
sopra7. Questa differenza è spiegabile per il fatto che la caduta di v (< p
intervocalico) davanti a u è molto più recente rispetto alla caduta di γ (< k
intervocalico)8, e non è avvenuta nei dialetti dove la vocale postonica non si è
chiusa in u: [ˈjevar], [ˈjever], [ˈjewor], [ˈɟevor], [ˈʥevor] (ASLEF 842, 848, 850).
Anche gli esiti friulani di lat. PŌPŬLU(M) “PIOPPO” e RŌBŎRE(M) “rovere”
confermano la recenziorità e la non generalità della caduta di v: póul, póvul, póvol,
póval, póvel, róul, róvul, róvol, róval (ASLEF 496, 506, 507, 5944).
Risultano così risolte tutte le apparenti difficoltà che l’esito friulano del lat.
PĔCŎRA sembrava porre. Il sostantivo pióre è dunque frutto di un’evoluzione
fonetica del tutto regolare, della quale si possono trovare vari riscontri all’interno
del lessico e dell’onomastica friulana.

NOTE
1
I dati dell’ASLEF sono qui riportati convertendo la trascrizione originaria all’Alfabeto Fonetico
Internazionale (IPA 1993).
2
In alcune limitate aree montane non si ha monottongamento, ma la trasformazione del dittongo [ou̯]
> [uo̯] / [ua̯] / [ue̯], ad es. nell’alta valle del fiume Degano (Rigolato, Collina) troviamo
[fluo̯r], [neˈvuo̯t], [luo̯f], [ˈpuo̯co], [ˈvuo̯li], [ˈvuo̯ro] e così anche [ˈpjuo̯ro].
3
La forma monottongata pyoris (plur.) compare già nei trecenteschi Esercizi di versione dal friulano
in latino di una scuola notarile di Cividale del Friuli (Benincà - Vanelli 1998: 12, p. 24).
4
Matthioo in rima con Dioo e soo in Girolamo Biancone (Pellegrini 2000: 39); Bortolognò nel
proverbio San Bortolognò: cui ch’al à fat il fen l’è so “San Bartolomeo (24 agosto): chi ha
fatto il fieno è suo” (Costantini 1987: 127).
5
Analogamente il plurale maschile MĔI si è dittongato in [ˈmjei ̯].
6
Sporadiche varianti presentano fortizione iniziale ['ʤeu̯r] ['ɟeu̯r], più frequente è invece la variante
[ˈɲeu̯r] con nasale palatale prodotta da sandhi nel sintagma un jeur.
7
L’unico caso di éu̯ > óu̯ presente nell’ASLEF è ['ʥjou̯r] raccolto a Basaldella di Vivaro (PN).
8
Con casi di fortizione o epentesi, ad es. in [ˈjeɡur] raccolto dall’ASLEF a Postoncicco (S. Martino al
Tagliamento, PN).

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Esiti friulani del latino PECORA : regolarità di un’evoluzione fonetica

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ABSTRACT

This paper analyses the apparently abnormal Friulan result of Lat. PĔCŎRA >
pióre, whose difficulties can be solved through a point-by-point reconstruction of
the internal phonetic evolution of the Friulan varieties and by their comparison
with the dialectal and historical materials. The phonetic reconstruction proves that
this is not a case of metatony, as had been considered before, but a normal phonetic
evolution, which finds various types of attestation within lexis and Friulan
onomastics.

Key words: Friulan, phonetics, sheep

123
ANNALES DE L’UNIVERSITÉ DE CRAÏOVA
ANNALS OF THE UNIVERSITY OF CRAIOVA

ANALELE UNIVERSITII
DIN CRAIOVA

SERIA ùTIINğE FILOLOGICE

LINGVISTICĂ
™
ANUL XXXI, Nr. 1-2, 2009

EUC

EDITURA UNIVERSITARIA
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Michel Francard Laurent Gautier Maria Iliescu
(Louvain-la-Neuve) (Dijon) (Innsbruck)

Elena Prus Marius Sala Fernando Sánchez Miret


(Chişinău) (Bucureşti) (Salamanca)

Flora Şuteu Federico Vicario


(Craiova) (Udine)
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