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ISBN 978-950-9010-59-8
Impreso en Argentina
Printed in Argentina
LA LAICITÀ DELLA CHIESA
Giuseppe Savagnone*
1
M. P. Montemurro, Laicità, in «Rivista di teologia morale», XXV (1993), n.
98, pp.299-301.
2
L. F. Pizzolato, Laicità e laici nel cristianesimo primitivo, in AA. VV., Laicità.
Problemi e prospettive. Atti del XLVII corso di aggiornamento culturale del-
l’Università Cattolica, Vita e Pensiero, Milano 1977, p.58.
3
F. Remotti, Il pregio di ciò che manca e la laicità degli altri, in G. Preterossi (a
cura di), Le ragioni dei laici, Laterza, Roma-Bari 2005, p.43.
4
Ibidem, p. 44.
5
Ibidem, pp. 45-46 e 54.
6
Sul rapporto tra comunicazione e conflitto mi permetto di rinviare al primo ca-
pitolo del mio Sotto il segno di Hermes. Il giornalismo dal conflitto alla demo-
crazia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006.
7
Da ora in poi con AA sarà indicata la Apostolicam Actuositatem.
8
Da ora in poi con GS sarà indicata la Gaudium et Spes.
9
Cfr. J.B. Metz, Sulla teologia del mondo, tr. it. G. Ruggieri, Queriniana, Brescia
1969, p.35. Su questo punto insiste giustamente G. Frosini, Laicità e mediazione
culturale, Effatà, Torino 2006, pp.11-13.
10
M.Eliade, Trattato di storia delle religioni, tr. it. V. Vacca, Boringhieri, Torino
1966, p. 3.
11
S. Dianich, Chiesa in missione, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1985,
p. 43.
Il Dio sconosciuto
Se la minaccia alla laicità della ragione potrebbe essere costituita
da una fede che con le sua rappresentazioni mitiche cerchi di riempire
il vuoto del dubbio e renda superflua la ricerca, simmetricamente la
minaccia alla laicità della fede viene da un eccesso di rappresentazioni
e di rituali troppo umani, che rischiano di riempire il vuoto della
trascendenza di Dio e di anestetizzare l’inquietudine dell’Ineffabile.
Perciò bisogna sottolineare - particolarmente in questo nostro
tempo caratterizzato da un ritorno del sacro in tutte le sue forme
(settarismo, magia, ecc. ) - che la fede, nella prospettiva cristiana, non
è in grado di dar luogo a nessuna rappresentazione umanamente
appagante. La sua certezza è inversamente proporzionale alla sua
capacità di fornire chiarezza. Abbiamo già avuto modo di evidenziare
che proprio per questo essa lascia aperto lo spazio del mistero e
costringe la ragione ad avventurarsi in esso senza garanzie
precostituite. Il cristianesimo non è - come molti credono - un archivio
di risposte precostituite, da tirare fuori su richiesta. Come ha chiarito
il Concilio, «la Chiesa (...) non ha sempre pronta la soluzione per ogni
singola questione» (GS, n.33).
Perfino i dogmi hanno un certa dose di relatività, perché sono
solo le modalità umane di esprimere il mistero, e la fede, dice
Tommaso, è protesa ad rem - alla realtà creduta - non al nostro modo
umano di esprimerla13. Anche se essi, pur condizionati dal tempo, dal
luogo e dalle circostanze in cui sono formulati, rimangono il solo
approccio, per quanto limitato, attraverso il quale noi possiamo
accostarci all’Indicibile.
13
Cfr. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II II, 1, 2, ad 2m.
14
B. Forte, Teologia della storia. Saggio sulla rivelazione, l’inizio e il compi-
mento, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, p.56.
15
Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, I, 13, 10, ad 5m.
16
Id., De potentia, 7, 5, ad 14m.
17
Id., In Boëtium de Trinitate, 1, 2, ad 1m. È significativo che alla fine della sua
vita Tommaso abbia smesso di scrivere e, rispondendo, a un confratello che
gliene chiedeva il motivo, si sia limitato a dire che tutto ciò che aveva scritto gli
sembrava ormai, a confronto della sua esperienza sempre più intensa di Dio,
come paglia (cfr. J. A. Weischeipl, Tommaso d’Aquino. Vita, pensiero, opere, tr.
it. A. Pedrazzi, a c. di I. Biffi e C. Marabelli, Jaca Book, Milano 1988, p.325).
18
F. Remotti, Il pregio di ciò che manca e la laicità degli altri, cit., pp. 45-46 e 54.
A Cesare e a Dio
La grande lezione di laicità contenuta nella Bibbia non esclude,
però, la presenza in essa di altri aspetti che invece possono richiamare
il dualismo tra sacro e profano - qualcuno ha parlato di «un alternarsi
di tendenze secolarizzanti e sacralizzanti»19 - e che stanno alla base di
letture differenti da quella che ne ha dato la tradizione cristiana.
19
B. Maggioni, La fondazione della laicità nella Bibbia, cit. , p. 45.
20
M. Buber, La regalità di Dio, tr. it. M. Fiorillo, pref. J. A. Soggin, Marietti, Ge-
nova 1989, p. 49.
21
Ibidem, p. 168.
22
J. A. Soggin, Prefazione a M. Buber, op. cit. , p. XI.
23
B. Segre, Ebraismo e laicità *
24
A. Bausani, L’Islam, Garzanti, Milano 2002, pp. 144-145.
25
Ibidem, p. 11.
26
Ibidem, pp. 37-38. Qui, come in tutte le citazioni che seguiranno, il corsivo è
nel testo.
27
Cfr., per il punto di vista protestante, G. Bornkamm, Gesù di Nazareth, tr. it.
E. Paschetto, Claudiana, Torino 1981, p. 119, e per quello cattolico B. Maggioni,
La fondazione della laicità nella Bibbia, cit. , p. 56.
28
In particolare, per quanto riguarda la prima, Gesù stesso, stando ai vangeli, ha
respinto con decisione, come una tentazione diabolica, l’interpretazione “poli-
tica” del messianismo che, nel suo ambiente, era sostenuta dalla setta degli Zeloti,
interpretazione che si trova adombrata nel racconto delle tentazioni nel deserto
e a cui corrisponde il tentativo di difesa armata da parte di Pietro al momento
della sua cattura. È significativo,m del resto, che, quando vengono a cercarlo,
per farlo re, dopo la moltiplicazione dei pani, egli si sottragga, ritirandosi solo
sulla montagna a pregare (su tutto questo cfr. O.Cullmann, Gesù e i rivoluzionari
del suo tempo, tr. it. G. Stella, Morcelliana, Brescia 1974). Non potrebbe esserci
una più evidente diversità rispetto alla linea seguita da Maometto.
29
B. Maggioni, La fondazione della laicità nella Bibbia, cit. , p. 56.
30
Noi oggi sappiamo che anche la natura ha una evoluzione irreversibile (si pensi
al big bang, o all’evoluzione delle specie), ma gli antichi, fondandosi sull’osser-
vazione immediata, vedevano in essa un eterno ritorno e in questa prospettiva
concepivano anche la storia.
31
S. Quinzio, Le radici ebraiche del moderno, Adelphi, Milano 1990, p. 28.
32
Cfr. M. Buber, La regalità di Dio, cit., pp. 93-95.
33
J. Moltmann, Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle impli-
cazioni di una escatologia cristiana, tr. A. Comba, Queriniana, Brescia 1981, p.
99.
36
Cfr. S. Natoli, I nuovi pagani, Il Saggiatore, Milano 1995. Una curiosità: sul
«Corriere della Sera» del 6 maggio 2006 è apparsa , a tutta pagina, la notizia che
43
Discorsi e radiomessaggi di SS. Pio XII, XVII (1955-1956), p.219; XVIII
(1956-1957), p.16.
44
Giovanni XXIII, Princeps pastorum, n. 17.
45
Da ora in poi con EN sarà indicata la Evangelii Nuntiandi di Paolo VI.
46
Volutamente non ci attardiamo a rievocare la disputa, per fortuna ormai datata,
fra la linea della «mediazione» e quella della «presenza», due termini che, a forza
di essere contrapposti troppo radicalmente, hanno finito per assumere significati
equivoci , estranei alle intenzioni di coloro che li usavano. Svelenito delle ten-
sioni che, intorno agli anni Settanta del secolo scorso, l’avevano reso irrisolvibile,
il contrasto si rivela per quello che era: una differenza di punti di vista tra chi sot-
tolineava la distinzione tra il vangelo e la sfera culturale, e chi, al contrario, vo-
leva evidenziarne l’intimo legame. I testi del magistero che citiamo nel testo
indicano i paletti irrinunciabili a cui ciascuna di queste prospettive deve comun-
que obbedire: non sarebbe, infatti, compatibile con la visione cattolica né una
esasperazione della distinzione che la facesse diventare separazione, né una con-
traria e simmetrica esasperazione della congiunzione tra i due termini, che la tra-
sformasse in confusione.
47
H. U. von Balthasar, Verbum caro, tr. it. G. Colombi, pref. D. Barsotti, Brescia,
Morcelliana, p.81.
48
G. Cottier, Valori e transizione. Il rischio dell’indifferenza, Studium, Roma
1994, p.156.
49
Giovanni Paolo II, Allocuzione ai vescovi della Nigeria, Lagos, 15 febbraio
1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V,1 (1982), p.472.
50
Giovanni Paolo II, Ai partecipanti al Congresso nazionale del MEIC, 16 gen-
naio 1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V,1 (1982), p.131.
51
P. Arrupe, cit. in N.Standaert, L’histoire d’un néologisme. Le terme ‘incultura-
tion’ dans les documents romains, in «Nouvelle revue théologique» 110 (1988),
p.568. «Dando una nuova espressione al messaggio evangelico le culture lo ar-
ricchiscono» (ibidem, p.562).
52
Commissione Teologica Internazionale, Temi scelti di ecclesiologia, in «Il
Regno-Documenti» 1/86, p.37.
53
Paolo VI, Ecclesiam suam, n. 36.
54
Cit. in M. Assenza, Ri-collocarci nel Vangelo, in «Il Regno-Documenti» 9/01,
p.272.
55
G. Lohfink, Gesù come voleva la sua comunità? La chiesa quale dovrebbe es-
sere, tr. A. Rizzi, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1987, p.45.
56
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n. 36.
La giustizia di Dio
Avere a cuore la giustizia evangelica implica, però, uno sguardo
più ampio di quello a cui le ottiche correnti ci hanno abituato. Vale
oggi più che mai il monito di Emmanuel Mounier: «Si pensa anche
troppo (...) agli atti di violenza e ciò impedisce di vedere che ci sono
più spesso stati di violenza - quelli in cui sono disoccupati,
muoiono e si disumanizzano oggi senza barricate, nell’ordine, milioni
di esseri - e che, come il tiranno è il vero sedizioso, la vera violenza,
nel senso odioso della parola, è il permanere del regime»57. Tocca
alla Chiesa denunziare, in nome della sua missione profetica, il falso
“ordine” di un mondo dove vengono sistematicamente calpestati la
dignità e di diritti dei più deboli e dei più poveri. Nello svolgimento
di questo immane compito, è normale che essa, a seconda dei diversi
contesti storici, insista in modo particolare, di volta in volta, su alcune
priorità. Avendo cura, però, di non suscitare, con una insistenza uni-
laterale su alcuni problemi, l’impressione di aver perso di vista tutti
gli altri. Questo equivoco si è spesso verificato nel passato e si ri-
produce talvolta anche oggi, quando la irrinunciabile difesa dei diritti
e della dignità della vita umana dal momento del concepimento al
suo termine naturale rischia di apparire ristretta alla difesa di questa
vita nel momento del concepimento e del suo termine, lasciando re-
lativamente in secondo piano l’immensa gamma di prevaricazioni
che la colpiscono fra questi due estremi.
57
Cit. in R.Coste, L’amore che cambia il mondo. Per una teologia della carità,
tr. it. città Nuova, Roma 1983, p.193.