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ISSN 0031-4846
1. Mastellone, S., Francesco D’Andrea politico 17. Strumenti didattici e orientamenti metodolo-
e giurista (1648-1698). L’ascesa del ceto civile. gici per la storia del pensiero politico. 1992.
1969. ô 33,00 [1834 6] ô 41,00 [4036 1]
2. Comparato,V. I., Cardin Le Bret, «Royauté» 18. Silvano, G., La «Republica de’ Viniziani».
e «Ordre» nel pensiero di un consigliere del ‘600. Ricerche sul repubblicanesimo veneziano in età
1969. ô 37,00 [1578 9] moderna. 1993. ô 30,00 [4033 0]
3. Rota Ghibaudi, S., Giuseppe Ferrari. L’evo- 19. Modelli nella storia del pensiero politico III. Mo-
luzione del suo pensiero (1838-1860). 1969. delli di società tra ’800 e ’900. 1993. ô 46,00
ô50,00 [2019 6] [4063 7]
4# Mastellone, S., Venalità e Machiavellismo in 20. Le ideologie della città europea dall’Umanesimo
Francia (1572-1610) all’origine della mentalità al Romanticismo. 1993. ô 59,00 [4070 5]
politica borghese. 1972.ô41,00 [1835 3]
5. Georges Sorel. Studi e ricerche.1974#ô33,00 21. Mastellone, S., Il progetto politico di Mazzini
[1243 6] (Italia-Europa). 1994. ô 27,00 [4265 5]
6. Lazzarino Del Grosso, A. M., Società e 22. Hendrix, H., Traiano Boccalini tra erudizione
potere nella Germania del XII secolo. Gerhoch e polemica. Ricerche sulla fortuna e bibliografia
di Reichersberg. 1974.ô68,00 [2179 7] critica. 1996. ô 58,00 [4367 6]
7. Carini, C., Benedetto Croce e il partito politico. 23. Dalle ‘Repubbliche’ elzeviriane alle ideologie del
Anno XL, n. 2
1975.ô 37,00 [2207 7] ’900. Studi di storia delle idee in età moderna
e contemporanea. A cura di V.I. Comparato e
8. De Mas, E., L’attesa del secolo aureo. E. Pii. 1997. ô 29,00 [4531 1]
2007
1603-1625. 1982. ô 50,00 [3109 3]
9. Bibliografia politica. Storia delle idee e scien- 24. Mastellone, S., Carlo Rosselli e «La rivo-
za dei comportamenti. Vol. III (1976). 1983. luzione liberale del socialismo». Con scritti e
ô59,00 [3135 2] documenti inediti. 1999. ô 21,00 [4712 4]
10. Pensiero e azione politica di Lev Trockij.1982. 25. Mastellone, S. Mazzini scrittore politico in
ô100,00 [3110 9] inglese (1839-1854). «Democracy in Europe»
(1840-1855). 2004. ô 30,00 [5382 8]
11. Quaglioni, D., Politica e diritto nel Trecento
italiano. Il «De Tyranno» di Bartolo da Sasso- 26. Mastellone, S., Mazzini e Linton. Una de-
ferrato (1314-1357). 1983.ô47,00 [3168 0] mocrazia europea (1845-1855). 2007. ô 30,00
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R IVISTA DI STORIA DELLE IDEE POLITICHE E SOCIALI
ARCHIVIO STORICO
ITALIANO
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REDAZIONE: C. Carini (Redattore capo), G. Pellegrini, F. Proietti, R. Lupi 7PM9-* ūũũŰ
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MAGISTRATURE REPUBBLICANE rƃƁƁƅr
MODELLI NELLA STORIA rƂƊƆƆr GALILÆANA
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DEL PENSIERO POLITICO FRANCOFONIA ķļŃŀĻĮĹļijĴĮĹĶĹIJĮĻŁłŃıĶIJŁ
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G. CAMASSA La legislazione ateniese del V e del IV secolo a.C. . . . . . . . . . . . . . . » 211 õVBESJNFTUSBMF ăSFFBZFBS
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G. CRIFÒ La legislazione romana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 222 ôůŲ
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D. QUAGLIONI La «civitas» medievale e le sue magistrature. L’«oculus pastoralis» (1222) » 232 I TATTI STUDIES
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R. FUBINI Legislazione e costituzione a Firenze dal regime mediceo al Guicciardini » 242 &ŁŁĮňŁĶĻłĵIJ3IJĻĮĶŁŁĮĻİIJ
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L. CAMPOS BORALEVI Mosè legislatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 268 LETTERE ITALIANE 7PM9*ôŮŲ
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P. CARTA Magistrature repubblicane e comparazione giuridica nell’opera di France- [ީŁŁĻƁƄƊƄǽƆƊƅƊȂ
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sco Sansovino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 283 ôŰū
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DI MUSICOLOGIA rƂƊƉƈr
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C. LARRÈRE Le législateur chez Montesquieu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 301 NUOVI ANNALI
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DELLA SCUOLA SPECIALE
M. FIORAVANTI Il modello costituzionale radicale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 313 rƂƊƈƇr PER ARCHIVISTI E BIBLIOTECARI
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Efori, tribuni e le forme di controllo
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RINASCIMENTO
L. POLVERINI Il tribunato della plebe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 360 Disponibile anche versione on-line ôŮű
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S. TESTONI BINETTI La figura degli efori nel pensiero politico moderno. Momenti e aspetti del [ީŁŁĻƂƂƃƄǽƉƇƂƆȂ ıĶ4łŃıĶŁŃĹ3ĶĻĮŁİĶĺIJĻłļ
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dibattito sul potere di controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 369 rƂƊƇƉr
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1 W. NIPPEL, Ancient and modern republicanism. ‘Mixed constitution’ and ‘ephors’, in The
Blackwell Companion to the Archaic Greek World, edited by K. Raaflaub, H. van Wees, Oxford,
Blackwell, in stampa. Un’equilibrata e spesso acuta sintesi degli stessi problemi è offerta da M.
LUPI, Le origini di Sparta e il Poloponaso arcaico, in Il mondo antico, sez. II, La Grecia, III. Grecia e
Mediterraneo dall’VIII sec. all’Età delle guerre persiane, a cura di M. Giangiulio, Roma, Salerno,
2007, pp. 363-393.
3 Per un quadro delle opinioni tradizionali P. OLIVA , Sparta and her Social Problems, Am-
gittimi eredi del regno, esteso su parecchie comunità lacedemoni, che era
stato fra gli altri di Tindareo e Menelao.4 Quest’elaborazione culturale do-
vette avere un effetto profondo sulla diarchia. Rafforzò il principio di tra-
smissione ereditaria (la saga, infatti, fonda il diritto esclusivo alla basilèia
delle due casate degli Agiadi e degli Euripontidi) 5 e verosimilmente contri-
buı̀ ad istituzionalizzare gli onori riservati ai basilèis. I basilèis erano ricono-
sciuti tali da tutti i Lacedemoni, tanto quelli di Sparta, quanto quelli che
vivevano nei centri della periecia. A rischio di semplificare le cose, si
può dire che le singole comunità perieche siano via via divenute tali allor-
ché cominciarono a prestare gli onori dovuti ai basilèis, e che la basilèia co-
stituisca il legame fondamentale che unisce i perieci a Sparta.6 Come di-
scendenti di Zeus, inoltre, i re curavano il rapporto fra la comunità e gli
dei,7 mentre come discendenti di Eracle ed eredi della basilèia non solo
di Menelao, ma anche del leader dei Greci a Troia, Agamennone (una pre-
tesa in contrasto con la tradizione panellenica, ma precocemente radicata a
Sparta e – ciò che più stupisce – ampiamente echeggiata nella letteratura
greca arcaica e classica),8 gli Agiadi e gli Euripontidi di Sparta erano la na-
turale guida d’ogni sistema di alleanze di cui faceva parte la loro città. Que-
Beck, 1979 («Zetemata», 72), pp. 206-313; I. MALKIN, Myth and Territory in the Spartan Medi-
terranean, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, pp. 15-45. Attorno al 700 a.C., la fon-
dazione del culto di Menelao ed Elena, su un colle di fronte a Sparta (C.M. ANTONACCIO, An
Archaeology of the Ancestors: Tomb Cult and Hero Cult in Early Greece, Lanham MD, Rowman
& Littlefield, 1995, pp. 155-166), presuppone e sanziona l’identificazione di Sparta con la sede
degli antichi re di Lacedemone; anche l’Odissea considera Menelao re di Sparta [J. HALL, Sparta,
Lakedaimon and the Nature of Perioikic Dependency, in Further Studies in the Ancient Greek Po-
lis, edited by P. Flensted, Jensen, Stuttgart, Steiner, 2000 («Historia Einzelschriften», 138, «Pa-
pers from the Copenhagen Polis Centre», 5), pp. 73-89: 85], e cosı̀ facendo legittima a livello
panellenico le pretese dei suoi re Eraclidi.
5 U. HUTTNER, Die politische Rolle der Heraklesgestalt im griechischen Herrschertum, «Hi-
storia Einzelschriften», 112, 1997, pp. 48-58. Ciò è tanto più importante, quanto più instabile
si considera la regalità omerica: ne difende il carattere istituzionale e la trasmissibilità alle gene-
razioni successive H. VAN WEES, Status Warriors. War, Violence and Society in Homer and His-
tory, Amsterdam, Gieben, 1992, pp. 281-294.
6 Sui perieci v. soprattutto G. SHIPLEY , Other Lakedaimonians: The Dependent Perioikic Poleis
of Laconia and Messenia, in The Polis as an Urban Centre and as a Political Community, edited by
M.H. Hansen, «Acts of the Copenhagen Polis Centre», 4, 1997, pp. 189-281; HALL, op. cit., n. 4.
7 P. CARLIER, op. cit., n. 3, pp. 292-301.
rivalità con Argo) di situare in Laconia (STESICH., fr. 216 Davies; SIMON., fr. 549 Page; HDT., I 67-
8; cfr. forse già Od. IV 514), e in particolare a Amyklai (PIND., Pyth. 9.32; PIND., Nem. 11.34), la
reggia di Agamennone, Oreste e Tisameno risale ai primi anni del VII secolo: v. G. SALAPATA,
Myth into Culture: Alexandra/Kassandra in Lakonia, in Oikistes: Studies in Constitutions, Colonies,
and Military Power in the Ancient World, Offered in Honor of A.J. Graham, edited by V.B. Gor-
man and E.W. Robinson, Leiden, Brill, 2002 («Mnemosyne Supplementum», 234), pp. 131-159.
FORME DI CONTROLLO A SPARTA 331
sto vale innanzi tutto per la Lega del Peloponneso e per la lega dei Greci
che si batté contro i Persiani.9
Il potere dei re in epoca classica era formalmente ristretto. Aristotele
considerava quella spartana un tipico esempio di basilèia rispettosa della
legge (Pol. III 1285a 3 s.). L’opinione era certo legata all’esposizione delle
prerogative regali nel capitolo 15 della Costituzione dei Lacedemoni di Se-
nofonte e al celebre giuramento fra efori e re:
Ogni mese si rinnova sotto giuramento un patto reciproco tra gli efori a nome
della città e il re a titolo personale. Il re giura di regnare in modo conforme alle
leggi cittadine, la città a sua volta giura che gli riconoscerà la dignità regale senza
scuoterla se il re resterà fedele al giuramento (15,7).10
9 HDT ., VII 159; «Chi potrebbe superare la nobiltà dei discendenti di Eracle e Zeus, ...o la
virtù dei fondatori delle città doriche e dei conquistatori d’una simile terra, o il numero di peri-
coli affrontati e di trofei eretti grazie alla vostra hegemonı̀a e basilèia?» (ISOCR., Ep. 9,4; con que-
sta lettera, d’autenticità discussa, il retore avrebbe invitato nel 356 il re Archidamo a mettersi a
capo d’una spedizione contro la Persia).
10 kai; o{rkou" de; ajllhvloi" kata; mhna poiountai, e[foroi me;n uJpe;r th" povlew", basileu;" de; uJpe;r
~ ~ ~
eJautou.~ oJ de; o{rko" ejsti; tw/~ me;n basilei~ kata; tou;" th"~ povlew" keimevnou" novmou" basileuvsein, th/~ de;
povlei ejmpedorkou~nto" ejkeivnou ajstufevlikton th;n basileivan parevxein. Su Aristotele e Sparta fonda-
mentale ora L. BERTELLI, La Sparta di Aristotele: un ambiguo paradigma o la crisi di un modello?,
«Rivista storica dell’Antichità», XXXIV, 2004, 9-71; sull’operetta di Senofonte v. M. LIPKA, Xe-
nophon’s Spartan Constitution. Introduction, Text, Commentary, Berlin - New York, de Gruyter,
2002, e ora V. GRAY, Xenophon on Government, Cambridge, Cambridge University Press, 2007.
11 ijsovyhfon eij" ta; mevgista th/ twn basilevwn... dunavmei: PL., Leg. III 692a. Cfr. già la grande
~ ~
rhetra PLUT., Lyc. 6,2.
12 G.E.M. DE STE . CROIX , The Origins of the Peloponnesian War, London, Duckworth,
1972, p. 125; P. CARTLEDGE, Spartan Reflections, Los Angeles, Duckworth, 2001, p. 61 (cfr. ov-
viamente AUG., Res gestae 34).
332 MASSIMO NAFISSI
13 THUC., I 18,1; XEN., Lac. 15,1; PL., Leg. III 682e-685a; 690d-693c; cfr. LYS., 33,7.
14 Come osserva W. NIPPEL, Mischverfassungstheorie und Verfassungsrealität in Antike und
früher Neuzeit, Stuttgart, Klett-Cotta, 1980, p. 129, manca un controllo reciproco delle istitu-
zioni: si pongono solo freni alla basileia. A ragione, mi pare, Nippel nega che qui il controllo
fra organi sia in rapporto organico con una teoria della costituzione mista (p. 130 s.): in questo
passo non si parla di forme costituzionali, se non della regalità. La riflessione platonica confluisce
nel topos della costituzione mista con Polibio (VI 10,7-10) e Plutarco (Lyc. 5,11).
15 Il re Teopompo, v. n. 35.
16 Che la duplicità abbia contribuito alla conservazione della basileia, oltre che per fedeltà al
precedente mitico dei Dioscuri, anche perché era un salutare indebolimento del potere regale, è
plausibilmente sostenuto da P. CARLIER, op. cit., n. 3, p. 310: «fra tutte le teorie antiche e mo-
derne, sembra che sia quella di Platone nelle Leggi (691d) a rendere meglio conto del fenomeno,
presentandolo come beneficio degli dei che permette di limitare l’autorità dei re».
17 Per la tradizione su Teopompo v. n. 35.
18 E. DAVID , Old Age in Sparta, Amsterdam, Hackert, 1991, pp. 15-36 è la migliore tratta-
e tramandata da Plutarco (Lyc. 6): la tradizione vuole che suo oggetto prin-
cipale fosse proprio la gerousı̀a. In effetti la rhètra ordina di istituire una
gerousı̀a di trenta membri, ventotto gèrontes più i due basilèis, e fa cenno
ai poteri del consiglio e ai suoi rapporti con l’assemblea. La rhètra, di solito
considerata una vera e propria legge, è invece probabilmente un tasto re-
trospettivo intenzionale e artificioso, e non autenticamente normativo.
Composta in epoca arcaica, essa si presenta infatti come una disposizione
data nei primordi della storia spartana. Anche cosı̀, rimane un documento
straordinario. La si può considerare, infatti, come una ‘fotografia’ delle isti-
tuzioni di Sparta all’epoca in cui fu composta. Purtroppo la sua cronologia
è difficile da stabilire ed è molto discussa: si oscilla fra il tardo VIII e la
seconda metà del VII secolo; io inclino per la data bassa.21
Aristotele lascia intendere che la gerousı̀a, a differenza dell’eforato, non
era aperta a tutto il dàmos, ma era appannaggio dei kaloi; kajgaqoiv (Pol. II
1265b 35-40; 1270b 23-6; IV 1294b 29-31). Quest’opinione è legata a una
tesi, riferita anonimamente da Aristotele, che applicava a Sparta lo schema
della costituzione mista: la gerousı̀a ne avrebbe rappresentato l’aspetto oli-
garchico. Da questi passi non si deve dedurre che privilegi formali, di san-
gue o censo, limitassero l’accesso alla gerousı̀a. Le gerarchie spartane valo-
rizzavano, almeno ufficialmente, i meriti etici, politici e militari. Questo
vale certo per la gerousı̀a, che le fonti presentano come il premio riservato
a coloro che avevano dimostrato la massima virtù (XEN., Lac. 10,1-3; DEM.,
C. Lept. 20,107; ARIST., Pol. II 1270b 24 s.). Forse la gerousı̀a era accessibile
solo a chi avesse già ricoperto l’eforato e altre cariche cui si era scelti per
aver dimostrato il proprio valore, come quelle degli hippagrètai, degli aga-
thoergòi e degli hippèis. I primi erano selezionati dagli efori, e a loro volta
sceglievano, fra i giovani migliori, gli hippèis. Dai migliori fra questi poi, al-
l’uscita dal periodo di servizio, uscivano gli agathoergòi, selezionati ancora
dagli efori.22 In favore di quest’ipotesi si potrebbe citare Eschine (in Tim.
180): i gèrontes vengono reclutati «fra coloro che sono saggi dall’infanzia fi-
no alla vecchiaia» (ejk twn~ ejk paido;" eij" ghr~ a" swfrovnwn). Anche se la selezio-
ne doveva sottostare ai valori condivisi dell’etica civica, è possibile che l’élite
spartana tendesse a monopolizzare l’accesso alla gerousı̀a attraverso il con-
trollo dei processi di selezione e cooptazione dei quadri dirigenti,23 ma è
21 Sulla grande rhetra mi permetto di rinviare a M. NAFISSI , The Great Rhetra (Plut. Lyc. 6)
and the Heraclid Foundation of Sparta, in Intentionale Geschichte: Spinning Time, edited by
H.-J. Gehrke, L. Foxhall, N. Luraghi, Stuttgart, Steiner, in preparazione.
22 Su questi istituti v. ora TH . J. FIGUEIRA , The Spartan Hippeis, in Sparta and War, edited
by S. Hodkinson, A. Powell, Swansea, The Classical Press of Wales, 2006, pp. 57-84.
23 V. p. es. G.E.M. DE STE. CROIX, op. cit., n. 12, p. 353 s.; W. NIPPEL, op. cit., n. 14, p. 134
334 MASSIMO NAFISSI
s.; P. CARTLEDGE, Agesilaos and the Crisis of Sparta, London, Duckworth, 1987, pp. 121-123; E.
DAVID, op. cit., n. 18, p. 15; E. LÉVY, Sparte. Histoire politique et sociale jusq’à la conquête ro-
maine, Paris, Seuil, 2003, p. 203 s. (tr. it., Sparta. Storia politica e sociale fino alla conquista ro-
mana, Lecce, Argo, 2006, p. 154); ma su dynasteutikè in ARIST., Pol. V 1306a 18-9 e i limiti
del confronto fra Sparta e Elis ivi istituito v. E. SCHÜTRUMPF – H.-J. GEHRKE, Aristoteles. Politik
Buch IV-VI, Berlin, Akademie, 1996, p. 501 s. Si è pensato che il metodo d’elezione dei gèrontes
(i candidati sfilavano uno dopo l’altro davanti ai cittadini, e dei giudici chiusi in un edificio sta-
bilivano chi avesse ricevuto l’acclamazione più forte), definito puerile da ARIST., Pol. II 1271a 9-
10, potesse favorire parzialità: ma esso sembra voler garantire l’imparzialità ed evitare che sorges-
sero dubbi sulla correttezza dei giudici (v. D.M. LEWIS, Sparta and Persia, Leiden, Brill, 1977, 41
s.; A. POWELL, Athens and Sparta: Constructing Greek Political and Social History from 478 B.C.,
London, Routledge, 1988, p. 239).
24 ARIST., Pol. II 1270b 39-40; III 1275b 10; XEN., Lac. 10,2; PLUT ., Lyc. 26,2.
25 Su quest’ultimo punto v. E. DAVID, The Trial of Spartan Kings, «Revue internationale des
ancienne, dir. J.P. Vernant, Paris, Mouton, 1968, pp. 143-160: 152 (tr. it., Sparta, in M.I. FINLEY,
Uso e abuso della storia. Il significato, lo studio e la comprensione del passato, Torino, Einaudi,
1981, pp. 241-266); G.E.M. STE. CROIX, op. cit., n. 12, pp. 124-131; P. CARTLEDGE, op. cit.,
n. 23, pp. 120-132; per la seconda A. ANDREWES, The Governement of Classical Sparta, in Ancient
Society and Institutions. Studies presented to Victor Ehrenberg on his 75th birthday, Oxford, Black-
well, 1966, pp. 1-20; D.H. KELLY, Policy-making in the Spartan Assembly, «Antichton», XV,
1981, pp. 47-61.
27 Es. A.H.M. JONES, Sparta, Oxford, Blackwell, 1966, p. 166 s.; G.E.M. STE. CROIX, op.
FORME DI CONTROLLO A SPARTA 335
mini stimati e maturi d’intervenire, dopo efori, anziani e re (cfr. ISOCR., Ar-
chid. 6,2). Dalla base, tuttavia, non potevano formularsi emendamenti o
addirittura «controproposte» da mettere ai voti.28 La grande rhètra preve-
de, comunque, un sistema di controllo delle proposte: l’assemblea è sovra-
na di decidere (per acclamazione) sui pareri presentati, ma la gerousı̀a ha la
facoltà d’interrompere la discussione su proposte giudicate contrarie all’in-
teresse comune.29 A quanto pare, il dibattito della gerousı̀a si svolgeva da-
vanti al dàmos; 30 la gerousı̀a aveva il diritto di bloccare queste proposte
prima che fossero formalizzate dal voto popolare, come fa in un unico e
celebre caso, quella della rhètra di Agis (PLUT., Agis 8,1-11,1); nella docu-
mentazione disponibile, la gerousı̀a non interviene mai contro leggi già vo-
tate dal dàmos.
cit., n. 12, p. 128; P. CARTLEDGE, op. cit., n. 23, p. 129; M. NAFISSI, La nascita del kosmos, Na-
poli, ESI, 1991, pp. 363-365. L’opinione è basata soprattutto su ARIST., Pol. II 1273a 9-13.
28 Per questo significato tecnico di anteipèin in ARIST ., Pol. II 1273a 9-13 v. D. MUSTI , Pau-
sania. Guida della Grecia, libro III. La Laconia, a cura di D. Musti, M. Torelli, Milano, Monda-
dori-Valla, 1991, p. 173 e E. LÉVY, op. cit., n. 23, pp. 213-215 (tr. it. p. 162 s.). Plutarco, per
spiegare le dinamiche che avrebbero portato a introdurre il presunto emendamento alla rhètra
(Lyc. 6,7), allude a casi (non al diritto) di emendamento ‘dalla base’: la sua è solo una ricostru-
zione erudita ispirata alle pratiche di IV secolo, v. H. VAN WEES, Tyrtaeus’ Eunomia: Nothing to
Do with the Great Rhetra, in Sparta. New Perspectives, edited by S. Hodkinson, A. Powell, Lon-
don - Swansea, Duckworth - The Classical Press of Wales, 1999, pp. 1-41: 34, n. 62.
29 L’esegesi di IV secolo dichiarò la clausola relativa (PLUT., Lyc. 6,8) un emendamento in-
serito surrettiziamente nel testo: ma la rhètra è unitaria; su questa tesi ampiamente condivisa
v. M. NAFISSI, op. cit., n. 21.
30 D.H. KELLY , op. cit., n. 26.
31 Monografie recenti sull’eforato: N. RICHER, Les éphores. Études sur l’histoire et sur l’image
de Sparte (VIIIe-IIIe siècles av. J-Chr.), Paris, Publications de la Sorbonne, 1998; S. SOMMER, Das
Ephorat: Garant des spartanischen Kosmos, St. Katharinen, Scripta-Mercaturae Verlag, 2001;
A. LUTHER, Könige und Ephoren. Untersuchungen zur spartanischen Verfassungsgeschichte, Frank-
furt a. M., Antike, 2004. Sostengono, a torto, che la rhetra presupponga l’esistenza dell’eforato W.
NIPPEL, op. cit., n. 14, p. 132; N. RICHER, Les éphores cit., pp. 98-106; S. LINK, Das frühe Sparta.
Untersuchungen zur spartanischen Staatsbildung im 7. und 6. Jahrhundert v.Chr., St. Katharinen,
Scripta-Mercaturae Verlag, 2000, pp. 19-30; A. LUTHER, Könige und Ephoren cit., pp. 44-59.
336 MASSIMO NAFISSI
tana – fece pendere la bilancia, fino ad allora in equilibrio, verso la sua opi-
nione (THUC., I 87).
Gli efori sono cinque e sono eletti per un anno,32 probabilmente del-
l’età minima di trent’anni.33 Uno di essi ha l’onore dell’eponimato.34 In
un certo senso sono i magistrati supremi della comunità. La tradizione
non offre informazioni attendibili sulle origini dell’eforato. Le testimonian-
ze più antiche ne attribuiscono la creazione all’onnipresente Licurgo (HDT.,
I 65; XEN., Lac. 8,3-5). Fra quelle successive, le più importanti, anche per la
fortuna incontrata nella riflessione politica moderna, attribuiscono al lungi-
mirante re Teopompo (tardo VIII sec.?) il merito d’aver fondato l’eforato,
dando alla monarchia una ‘misura’ che l’avrebbe resa più durevole (ARIST.,
Pol. V 1313a 25-33). Questa tradizione fu accreditata ufficialmente a Spar-
ta, ma nasce solo nel IV secolo, e non ha alcun valore storico.35 Contraria-
mente a quanto molti sostengono,36 l’esistenza dell’eforato in pòleis che
hanno Sparta come madre patria diretta o indiretta (Tera e la sua colonia
Cirene; Eraclea, colonia di Taranto, se non la stessa Taranto) non prova
che l’eforato preesiste alla fondazione di Tera e Taranto: 37 le istituzioni me-
32 Sul numero degli efori: N. RICHER, op. cit., n. 31, pp. 260-264; 140-143; sulla loro ele-
35 ARIST., Pol. V 1313a 25-33, ma v. già PL ., Leg. III 692a (con la ripresa di PLUT ., Lyc. 7); la
tradizione nacque a mio avviso come replica al tentativo del re Pausania di gettare discredito sul-
l’eforato: M. NAFISSI, op. cit., n. 27, pp. 63-65 (v. sotto e n. 58). Le date proposte dalla tradizione
cronografica antica per l’inizio dell’eforato (754/3 o 753/2, e forse 768/7; PLUT., Lyc. 7,1 = APOL-
LOD., FGrHist 244 F 335a) derivano dalla tradizione sull’istituzione dell’eforato da parte di que-
sto re. Teopompo nel pensiero politico moderno: v. E. RAWSON, The Spartan Tradition in Euro-
pean Thought, Oxford, Clarendon, 1969, p. 128 s.; 134 s.; 145; 149 s.; 162-164; 188 s.; 197 s. etc.
Secondo una testimonianza tutt’altro che limpida (DIOG. LAERT., I 68), Chilone, uno dei Sette
Sapienti, sarebbe stato il primo eforo e avrebbe «per primo associato degli efori ai re»: il valore
della prima indicazione è dubbio, mentre la seconda allude forse a una crescita del potere degli
efori (come quella attribuita all’iniziativa dell’altrimenti ignoto Asteropos dal tendenzioso rac-
conto di Cleomene III, PLUT., Cleom. 10,5). Le testimonianze antiche pongono le attività di Chi-
lone ora al principio, ora a metà del VI sec. a.C.: si rifanno in ciò alle due cronologie tradizionali,
ma artificiali, per i Sette Saggi (D. FEHLING, Die Sieben Weisen und die frühgriechische Chrono-
logie, Bern - Frankfurt a. M. - New York, Lang, 1985). Anche la data dell’eforato di Chilone
(556/5: DIOG. LAERT., I 68) dipende probabilmente da una di esse, e non ha fondamento docu-
mentario. Su Chilone v. anche n. 42.
36 Recentemente M. MEIER, Zwischen Königen und Damos. Überlegungen zur Funktion und
Entwicklung des Ephorats in Sparta (7.-4. Jh. v. Chr.), «Zeitschrift der Savigny-Stiftung für
Rechtsgeschichte (Romanistische Abteilung)», CXVII, 2000, pp. 43-102: 44; E. LÉVY, op. cit.,
n. 23, p. 192 (tr. it., p. 145).
37 Cfr. M. NAFISSI , From Sparta to Taras. Nomima, ktiseis and relationships between colony
and mother city, in HODKINSON – POWELL, op. cit., n. 28, pp. 245-272: 248 s.: è difficile immagi-
nare che l’eforato esistesse all’epoca della fondazione di Tera (ca. 800: J.N. COLDSTREAM, Geomet-
ric Greece, London, Methuen, 1977, p. 217).
FORME DI CONTROLLO A SPARTA 337
38 La versione poetica della Costituzione dei Lacedemoni di Crizia era destinata alle loro riu-
nioni simposiali; i Trenta si sono spesso ispirati a Sparta: D. WHITEHEAD, Sparta and the Thirty
Tyrants, «Ancient Society», XIII-XIV, 1982-1983, pp. 105-130. Gli efori della rifondata Messene
(369 a.C.) si spiegano con il carattere profondamente laconico della cultura locale in epoca ar-
caica e classica: v. N. LURAGHI, Becoming Messenian, «Journal of Hellenic Studies», CXXII,
2002, pp. 45-69.
39 Faccio riferimento al titolo del volume di I. MALKIN , op. cit., n. 4.
40 kai; e{dra" de; pavnte" uJpaniv"antai bacilei, plh;n oujk e[foroi ajpo; twn ejforikwn divfrwn.
~ ~ ~
41 Come gli Spartani di fronte ai re, cosı̀ gli dei si alzano all’arrivo di Zeus, ed egli si siede sul
trono: HOM., Il. I 534-6. L’abitudine di Agesilao, d’alzarsi dal trono regale all’arrivo degli efori
(PLUT., Ages. 4,5), è una di quelle espressioni d’ostentato rispetto delle istituzioni cittadine pre-
dilette dal re (P. CARTLEDGE, op. cit., n. 23, p. 109: «a calculated reversal of roles»). Il rituale di
deferenza dell’alzarsi e/o del cedere il posto è di solito riservato agli anziani. Gli Spartani erano
noti per il rispetto d’una regola, di cui alcuni lamentavano la decadenza (es. AR., Nub. 993; PL.,
Resp. 425b; PLUT., Mor. 235c; CIC., Sen. 18,63). Erodoto dichiara che, tra tutti i Greci, solo
presso i Lacedemoni i giovani per strada cedono il passo di fronte ai vecchi e si alzano al loro
arrivo (II 80). L’omaggio agli anziani aveva anche altre forme (E. DAVID, op. cit., n. 18,
pp. 64-69) e culmina negli onori riservati ai gèrontes che erano fatti oggetto anche di altre timài,
per esempio al momento dell’elezione: PLUT., Lyc. 26,6-9 (cfr. XEN., Lac. 10,2). Un epigramma
338 MASSIMO NAFISSI
origine divina, quello degli efori dalla carica cui sono eletti. Si è compiuto
un processo d’astrazione: la dignità della carica è concepita come indipen-
dente dalla persona che la ricopre. La grande rhètra, comunque, fornisce
invece il vero – anche se vago – termine post quem per la creazione dell’e-
forato. Come dicevo, essa menziona i basilèis e i gèrontes, ma non gli efori.
È probabile che l’eforato sia stato istituito fra la fine del VII e la metà
del VI secolo nel contesto della grande riforma delle strutture civiche, da
cui emersero i lineamenti di Sparta classica.42 Gli Spartani potevano allora
considerarsi a buon diritto i migliori fra i Greci. Come ricorda Erodoto
(I 68,6), alla metà del VI secolo controllavano ormai gran parte del Pelo-
ponneso, e il loro valore era dimostrato da una lunga serie di successi mi-
litari e negli agoni panellenici.43 Anche Sparta, però, più di cinquanta anni
prima, era stata toccata dalle tensioni sociali: il grido rivoluzionario aveva
reclamato la ridistribuzione delle terre (TYRT., fr. 1 W.2 ap. ARIST., Pol. V
1306b 36-1307a 2). Il problema fondamentale era di fissare lo statuto e i
diritti politici in misura appropriata ai meriti e allo status sociale di ciascu-
no: ad Atene Solone difese la dignità dei concittadini più deboli, ma rico-
spartano di IV sec. (A.C. CASSIO, Un epigramma votivo spartano per Atena Alea, «Rivista di filo-
logia e di istruzione classica», CXXVIII, 2000, pp. 129-134) ricorda la dedica di un seggio nel
santuario spartano di Athena Alea da parte di un certo Hippansidas, in occasione della sua ele-
zione alla gerousı̀a. Egli lo mette a disposizione di chiunque assista ai riti, ma raccomanda espli-
citamente ai giovani di far posto agli anziani. Il gesto di questo senatore evidenzia le radici tra-
dizionali e prepolitiche della sua carica, che poggiano sul riconoscimento del ruolo degli anziani
nella comunità.
42 La tesi che colloca nel VI secolo le trasformazioni decisive per la storia di Sparta è molto
diffusa, ma non incontrastata, e si richiama sia a testimonianze archeologiche, sia letterarie. Per
quanto riguarda le prime, a partire dall’inizio del XX sec. e dagli scavi inglesi a Sparta e in Laconia,
si è parlato di una morte dell’arte laconica: per un quadro della discussione e della documentazione
attualmente disponibile, che costituisce l’argomento più consistente per fissare nel corso della prima
metà del VI sec. dei cambiamenti decisivi nel mondo laconico v. M. NAFISSI, op. cit., n. 2; per
quanto concerne invece la tradizione letteraria, o si è valorizzata la figura di Chilone, o si è inteso
HDT., I 65-66, come testimone d’una tradizione che pone lo sviluppo dell’eunomia e/o la legisla-
zione licurghea all’epoca o poco prima dei re Leone e Agesicle. Quest’interpretazione del brano ero-
doteo, in particolare, fu sostenuta per primo da B. NIESE, Herodot-Studien. Besonders zur spartani-
schen Geschichte, «Hermes», XLII, 1907, pp. 419-468: 445 s., e poi fra gli altri da H.T. WADE-
GERY, The Growth of the Dorian States, in The Cambridge Ancient History, III, Cambridge, Cam-
bridge University Press, 1925, pp. 527-570: 562; A. ANDREWES, Eunomia, «Classical Quarterly»,
XXXII, 1938, pp. 89-102: 92 s., ed è evidentemente alla base anche del lavoro, giustamente in-
fluente, di M.I. FINLEY, op. cit., n. 26 (molto scettico invece sul valore delle testimonianze archeo-
logiche); essa appare però infondata (v. A. PARADISO, Tempo della tradizione, tempo dello storico:
Thuc. I. 18 e la storia arcaica spartana, «Storia della Storiografia», XXVIII, 1995, pp. 35-45: 39-
43, con le opinioni citate). Anche il valore delle testimonianze su Chilone (v. n. 35) non va soprav-
valutato: è però sbagliato cancellare il Saggio dalla storia di Sparta arcaica, v. M. NAFISSI, op. cit., n. 2.
43 Su questi ultimi S. HODKINSON, An Agonistic Culture? Athletic Competition in Archaic
and Classical Spartan Society, in HODKINSON – POWELL, op. cit., n. 28, pp. 147-187; CHR. MANN,
Athlet und Polis im archaischen und frühklassischen Griechenland, Göttingen, Vandenhoeck &
Ruprecht, 2001 («Hypomnemata», CXXXVIII).
FORME DI CONTROLLO A SPARTA 339
Gli efori, infatti, devono vegliare sul rispetto della legge ed in generale
curare che il comportamento individuale fosse vantaggioso per il bene pub-
blico. Le loro funzioni sono strettamente legate all’idealizzazione delle nor-
me. Il mito di Sparta nasce a Sparta, dalla consapevolezza che la pòlis deve
la sua grandezza ai propri nòmoi. Proprio per questo fu elaborata la figura
del nomoteta Licurgo che, si può esser relativamente certi, non esisteva an-
cora all’epoca di Tirteo (nella seconda metà del VII secolo).46
44 Sul sistema educativo spartano J. DUCAT , Spartan Education. Youth and Society in the
47 Panorama d’opinioni in N. RICHER , op. cit., n. 31, pp. 138-140; cfr. P. CARTLEDGE , Spar-
tan Justice? or «The State of the Ephors», «Dike», III, 2000, pp. 5-26: 11; L. THOMMEN, Lakedai-
monion Politeia: die Entstehung der spartanischen Verfassung, Stuttgart, Steiner, 1996 («Historia
Einzelschriften», 103), p. 29. La ricerca attuale tenta sovente di ricostruire una progressiva ascesa
dell’eforato o come lenta acquisizione di poteri a partire da epoca molto antica (M. MEIER, op.
cit., n. 36; K.-W. WELWEI, op. cit., n. 3, pp. 86-93; 126-129), o concentrata fra il tardo VI e la
prima metà del V secolo (L. THOMMEN, Lakedaimonion Politeia cit., pp. 92-98; 105-112). Le te-
stimonianze disponibili non permettono in realtà di verificare queste ipotesi. Che le funzioni degli
efori si siano progressivamente allargate per fronteggiare nuove situazioni e bisogni è certo pos-
sibile: ma non è il caso di postulare una sostanziale modificazione dei loro compiti, anche alla luce
del carattere fortemente conservativo della cultura politica spartana. Cfr. A. LUTHER, op. cit., 31;
M. NAFISSI, op. cit., n. 2.
48 PLUT ., Cleom. 9,3: dio; kai; proekhvrutton oiJ e[foroi toi" polivtai" eij" th;n ajrch;n eijsiovnte",
~
wJ" jAristotevlh" (fr. 539 R.) fhsiv, keivresqai to;n muvstaka kai; prosevcein toi~" novmoi", i{na mh; calepoi;
wj~sin aujtoi"~ , to; tou~ muvstako" oij~mai proteivnonte", o{pw" kai; peri; ta; mikrovtata tou;" nevou" peiqarcein~
ejqivzwsi.
49 XEN., Lac. 8,4 con ARIST ., Pol. II 1271a 4-8, e S. LINK , Der Kosmos Sparta. Recht und
tutto verosimile che in epoca arcaica gli Spartani abbiano sentito il bisogno
di porre sotto controllo i basilèis; si poteva temere che, forte del carisma
conferitogli dal mito eraclide e da secoli di successi militari, qualcuno di
loro si sbarazzasse del collega, o comunque instaurasse una tirannide. La
tirannide del resto era un’epidemia che, fra la fine del VII e la metà del
VI sec., infuriava nel Peloponneso. E all’inizio del V sec. l’implacabile pu-
nizione inferta a Pausania, il vincitore di Platea, dimostra che Sparta era
sensibilissima al timore della tirannide.51 Non per niente, dunque, Erodoto
fa dichiarare a Socle di Corinto: voi «non avete esperienza di tiranni e anzi
vigilate con molto rigore che mai ne spuntino a Sparta...» (HDT., V 92a).
In epoca classica il controllo sull’azione dei re è spesso ben testimonia-
to, anche se non v’è prova d’un progressivo allargamento dei poteri degli
efori, e di una riduzione di quelli dei re.52 Il principale strumento è costi-
tuito dai processi: furono intentati ai re per cause varie, fra cui la corruzio-
ne, e in genere in conseguenza di missioni militari all’estero.53 Dal 506 un
solo re guidava le spedizioni (HDT., V 75), accompagnato però in genere da
due efori, e occasionalmente da una commissione di cittadini.54 Prima di
essere testimoni delle colpe dei re, tali presenze dovevano indurre il basi-
lèus a comportarsi secondo le norme collettive. In generale a Sparta il con-
trollo sociale era fortissimo: gli efori, come voleva il loro nome, ne erano la
personificazione. La sola corte di cui conosciamo la composizione era for-
mata dai cinque efori e dalla gerousı̀a, compreso il ‘collega’ del re accusa-
to.55 Per ciò che concerne accusa e giudizio, va detto che gli Spartani si at-
tendevano dai re standard di comportamento e di successo militare
altissimi, e che le loro azioni venivano valutate politicamente sulla base del-
l’utile che recavano alla città. La competizione politica interna rendeva an-
cor più scivolosa la situazione. Fu cosı̀ che molti re, dal V al III sec., conob-
bero l’esilio e/o morirono tragicamente, in grave conflitto con la
comunità.56 E tuttavia altri, come Agesilao, mostrarono come si potesse do-
51 M. NAFISSI , Pausania, il vincitore di Platea, in Contro le leggi ‘immutabili’. Gli Spartani fra
tradizione e innovazione, a cura di C. Bearzot, F. Landucci, Milano, Vita e Pensiero, 2004 («Con-
tributi di Storia Antica», II), pp. 53-90; ID., Tucidide, Erodoto e la tradizione su Pausania nel V
secolo, «Rivista Storica dell’Antichità», XXXIV, 2004, pp. 147-180.
52 A. LUTHER, op. cit., n. 31.
53 E. DAVID, The Trial of the Spartan Kings, «Revue Internationale des droits de l’Antiquité»,
III s., XXXII, 1985, pp. 131-140; E. LÉVY, op. cit., n. 23, pp. 177-182 (tr. it., pp. 133-138).
54 XEN ., Lac. 13,5; Hell., 2,4,36. L. THOMMEN , op. cit., n. 47, pp. 131-134; A. LUTHER, op.
56 Cleomene I, che nel 491 aveva fatto destituire Demarato, ed era stato in precedenza pro-
cessato per non aver conquistato Argo (HDT., VI 82), si suicidò nel 488 ca. (HDT., VI 75; U. BUL-
TRIGHINI, Cleomene, Erodoto e gli altri, in E. LUPPINO MANES , Storiografia e regalità nel mondo
342 MASSIMO NAFISSI
greco, Colloquio Chieti, 2002, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2003, pp. 51-119). In seguito alla
denuncia degli Egineti, che erano stati costretti a consegnare degli ostaggi agli Ateniesi, Leoti-
chida nel 488 fu condannato per aver leso l’onore degli Egineti (HDT., VI 85); più tardi, sorpreso
in flagrante mentre si faceva corrompere dai Tessali (HDT., VI 72), si sottrasse con l’esilio alla
condanna a morte pronunciata contro di lui. Il reggente Pausania fu sottoposto a due processi
e poi, accusato di medismo, di volersi fare tiranno e di voler liberare gli iloti, poco dopo il
470, fu lasciato morire di fame e sete nel santuario di Atena (THUC., I 131-4; cfr. n. 51). Suo figlio
Plistanatte fu condannato all’esilio per corruzione nel 446/5 (THUC., II 21,1; V 16,3; PLUT., Per.
22 s.). Il figlio di Plistanatte, Pausania, fu processato due volte, prima per aver permesso il rientro
del demos ad Atene nel 403/2 e poi nel 395/4 con la stessa accusa e per non aver rispettato la
strategia concordata e per una condotta poco combattiva: si sottrasse alla condanna a morte
con l’esilio volontario (PAUS., III 5,2; XEN., Hell. III 25: M. SORDI, Pausania II, Spartano atipico?,
in BEARZOT – LANDUCCI, op. cit., n. 51, pp. 115-125). Il riformatore Agide IV fu condannato a
morte nel 241 (PLUT., Agis 16-21: P. CARTLEDGE – A. SPAWFORTH, Hellenistic and Roman Sparta.
A tale of two cities, London-New York, Routledge, 1989, pp. 40-47; E. LÉVY, op. cit., n. 23,
pp. 278-283 (tr. it., pp. 214-218).
57 P. CARTLEDGE , op. cit., n. 23. Cfr. P. CARLIER , op. cit., n. 3, pp. 279-287.
58 EPHOR., FGrH 70 F 118, ap. STRAB ., VIII 5,5 (da consultare ora nell’edizione di S. RADT ,
Strabons Geographika, II Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2003); v. BERTELLI, op. cit.,
n. 10, pp. 19-24 con bibl.
59 Sull’importanza simbolica del seggio eforale v. sopra e PLUT ., Agis 12,4; Cleom. 7,3 e 10,1.
60 PLUT ., Cleom. 10,2-7. In generale su Cleomene III: E. LÉVY , op. cit., n. 23, pp. 283-291
(tr. it., pp. 218-224); P. CARTLEDGE – A. SPAWFORTH, op. cit., n. 56, pp. 49-58.
61 M.A. FLOWER, The Invention of Tradition in Classical and Hellenistic Sparta, in Sparta:
Beyond the Mirage, edited by A. Powell, S. Hodkinson, London, Duckworth, Swansea, The Clas-
sical Press of Wales, 2002, pp. 191-217.
FORME DI CONTROLLO A SPARTA 343
pp. 498-502.
65 P. CARTLEDGE, op. cit., n. 47, p. 13 s.
come p. es. sostiene W. NIPPEL, op. cit., n. 14, pp. 133-136; contra giustamente L. THOMMEN,
Volkstribunat und Ephorat. Überlegungen zum ‘‘Aufseheramt’’ in Rom und Sparta, «Göttinger Fo-
rum für die Alterumwissenschaft», VI, 2003, pp. 19-38: 30.
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