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Ottobre
del Centro
2007 Te r a p i a
Cognitiva
5
Convegno
MENTE E CORPO
Psicosomatica
Emozioni corporee e sensazioni
La dimensione soggettiva del terapeuta
ABSTRACT BOOK
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 3
COMITATO DI REDAZIONE:
Carla Antoniotti, Rita Ardito,
Gianluca Chiesa, Sabrina Manzi, Gianni Monti,
Fabio Moser,Giuseppe Nava, Patrizio Pintus,
Silvia Rinaldi, Matteo Vicentini.
COMITATO SCIENTIFICO:
Bruno G. Bara, Maurizio Dodet,
Emanuela Iacchia, Bruno Intreccialagli, Gianni Liotti,
Grazia Manerchia,Walter Mascetti, Adriana Pelliccia,
Rita Pezzati, Mario Reda, Giorgio Rezzonico,
Saverio Ruberti, Savina Stoppa Beretta,
Maria Grazia Strepparava, Fabio Veglia.
DIRETTORE:
Marzia Mattei
MENTE E CORPO
INDICE
PROGRAMMA pag. 11
I GIORNATA pag. 15
Sessione Plenaria: Psicosomatica
II GIORNATA pag. 29
Sessione Plenaria: Il ruolo delle emozioni e
delle sensazioni corporee nella psicopatologia
CONVEGNI, CONGRESSI,
CORSI DI FORMAZIONE pag. 109
I giornata:
venerdì 8 giugno 2007
SESSIONE PLENARIA:
Psicosomatica
Chair: Rita B. Ardito
• Angelo Picardi
“Verso un approccio biopsicosociale al paziente dermatologico”
• Piero Porcelli
“Il costrutto di alexithymia: aggiornamenti e ultime ricerche”
• Bruno G. Bara
“La rivoluzione cognitiva in medicina”
Angelo Picardi*
Reparto di Salute
Mentale, Centro
Sin dall’infanzia, la cute gioca un ruolo fondamentale nei processi di Epidemiologia
di socializzazione nel corso dell’intero ciclo vitale. La pelle è Sorveglianza e
implicata nella comunicazione, reagisce a una varietà di stimoli Promozione della
emozionali, ed è strettamente collegata all’immagine corporea e Salute, Istituto
all’autostima. Inoltre, la cute e il sistema nervoso centrale derivano Superiore di
entrambi dall’ectoderma embrionale e condividono numerosi Sanità, Roma.
ormoni, neurotrasmettitori, e recettori. Non è dunque sorprendente
che da tempo sia stata descritta una relazione tra le malattie
cutanee e fattori psicologici. Vengono qui presentati alcuni studi
intesi ad approfondire la conoscenza dei rapporti tra mente e cute
e dei meccanismi che possono sottenderli.
Gli studi condotti hanno differenti disegni: studi trasversali,
longitudinali, caso-controllo. In tutti sono state utilizzate misure
standardizzate della psicopatologia, della qualità della vita, della
personalità, e sono state effettuate analisi statistiche multivariate.
Gli studi di prevalenza, che hanno utilizzato strumenti come il
GHQ o la SCID-I, hanno evidenziato che i disturbi psichiatrici
sono frequenti nei pazienti dermatologici, con stime variabili dal
20% circa nei pazienti ambulatoriali fino a oltre il 40% in quelli
ospedalizzati. Sono anche frequenti le condizioni di interesse
psicosomatico secondo i Diagnostic Criteria for Psychosomatic
Research, valutate mediante l’apposita intervista. La prevalenza
è particolarmente elevata nel sesso femminile, specie se sono
interessate le parti esposte del corpo, e in certe patologie come acne,
orticaria, alopecia, psoriasi. In alcuni pazienti si riscontrano anche
pensieri di morte e ideazione suicidaria. La morbilità psichiatrica si
associa a maggiore compromissione della qualità della vita e minore
adesione al trattamento dermatologico prescritto. Numerosi casi che
Piero Porcelli*
Psicologo-
Psicoterapeuta,
svolge la propria
attività clinica e
di ricerca presso
il Servizio di
Psicodiagnostica
Sono trascorsi tre decenni dall’introduzione del concetto di
e Psicoterapia,
alexithymia proposto da Sifneos in associazione alle classiche IRCCS Ospedale
malattie psicosomatiche ed alla risposta negativa alla psicoterapia Nuovo “S.
dinamica. Da allora, e soprattutto negli ultimi 10 anni, è de Bellis” a
notevolmente cresciuto l’interesse per il costrutto e si sono Castellana Grotte
enormemente ampliate le conoscenze empiriche su di esso. Attorno (Bari)
alla metà degli anni ‘80 si contavano, infatti, circa 120 lavori
pubblicati sull’alexithymia, mentre una ricerca effettuata di recente
su PsychINFO ha rivelato l’esistenza di oltre 1000 lavori su riviste,
oltre a molti libri. Oggi possiamo affermare, grazie alle numerose
ricerche empiriche a supporto, che il concetto di alexithymia è un
costrutto valido, variamente associato a molti disturbi sia medici
che psichiatrici. Inoltre il costrutto è stato integrato all’interno
del più ampio settore delle ricerche sulle emozioni. Quest’ultimo
aspetto implica l’adozione di una prospettiva interdisciplinare di
integrazione fra psicofisiologia, neurobiologia, psicologia cognitiva,
aspetti culturali e psicologia evolutiva.
In questa presentazione verranno descritte e commentate le recenti
tendenze nella ricerca sull’alexithymia emerse negli ultimi anni.
In particolare verranno esaminate le caratteristiche cliniche, i
dati epidemiologici di prevalenza, la valutazione psicometrica del
costrutto, la connessione con altri costrutti simili, l’associazione
con i disturbi clinici, i dati neurobiologici e le implicazioni per il
trattamento.
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 19
Bruno G. Bara*
Medico specialista Il presente lavoro approfondisce l’importanza del cambiamento e
in psicologia del non cambiamento nel contesto del processo psicoterapeutico,
clinica, professore definendo il cambiamento come un agire e un sentire individuale,
ordinario di soggettivamente percepito come migliorativo.
Psicologia della
comunicazione
Presso la Facoltà
di Psicologia
dell’Università di
Nel processo psicoterapeutico quanto il cambiamento che il paziente
Torino. Direttore sta vivendo influenza il terapeuta? In termini costruttivisti, quanto
del Centro di l’osservato influenza l’osservatore?
Scienza Cognitiva Il terapeuta è colui che affianca il paziente nel percorso di
dell’Università cambiamento, ma deve anche affrontare il problema di non
e Politecnico cambiare lui stesso con ogni paziente. Il non cambiamento può
di Torino, essere considerato secondo due punti di vista: per il paziente si tratta
dell’annesso della difficoltà a cambiare, poiché egli desidera il cambiamento ma
dottorato di
non riesce ad attuarlo e l’assenza di cambiamento ne danneggia
ricerca in Scienze
Cognitive, e
la salute; dal punto di vista del terapeuta si tratta del rischio di
delle Scuole di cambiare, per cui il terapeuta non desidera cambiare all’interno
formazione in della psicoterapia: un eccesso di cambiamento ne danneggerebbe
psicoterapia la salute.
cognitiva di Como, Le condizioni essenziali perché sia possibile il cambiamento sono
Torino e Genova. rappresentate dalla capacità metacognitiva in prima persona,
dalle emozioni di innesco e di accompagnamento del processo, e
dalla presenza di figure co-empatiche. La capacità metacognitiva è
necessaria per iniziare il percorso di cambiamento (consapevolezza
di una certa insoddisfazione che risulta quindi accessibile e
modificabile) e per concludere il processo (consapevolezza della
differenza tra prima e adesso). La co-empatia consiste nell’avere
una relazione privilegiata con una persona con la quale si è in
grado di elaborare quello che accade; è diversa dall’empatia in
WORKSHOP ESPERIENZIALI
Fabio Giommi*
Psicologo e
psicoterapeuta
SITCC, è Senior
Researcher presso
l’Università
di Nijmegen
in Olanda.
Ha curato
Mindfulness significa “prestare attenzione con una modalità
l’introduzione
particolare: con intenzione, nel momento presente e in modo non italiana
giudicante” (Jon Kabat-Zinn). del volume
Lo sviluppo della consapevolezza non-discorsiva e non-concettuale “Mindfulness. Al
del corpo e delle sensazioni fisiche come “finestra sulla mente” di là del pensiero
rappresenta la prima tappa negli interventi terapeutici basati attraverso il
sulla mindfulness (MBCT-Mindfulness-Based Cognitive Therapy, pensiero” di
MBSR-Mindfulness-Based Stress-Reduction). Z.V. Siegel, M.
Sviluppare una presenza immediata e diretta alle sensazioni del Williams e J.D.
Teasdale. È
corpo - a differenza del pensare o dell’interpretare tali sensazioni-
socio fondatore
offre la possibilità di osservare a partire da un “luogo” diverso dell’Associazione
anche la mente. Italiana per la
Il workshop introduce i partecipanti alla sperimentazione Mindfulness
esperienziale, attraverso alcune tecniche provenienti dalla (AIM).
tradizione meditativa, di cosa significa “prestare attenzione” al Laura Fortunati**
proprio corpo e alla propria mente. Psicologa e
Intende inoltre offrire un’introduzione alla modalità particolare psicoterapeuta
di indagine e condivisione in gruppo dell’esperienza vissuta che è SITCC, è socio
propria degli approcci mindfulness-based. fondatore
Una parte (minoritaria) del tempo disponibile sarà dedicata ad dell’Associazione
un’introduzione della teoria di riferimento ma la più parte sarà Italiana per la
focalizzata sull’ esecuzione diretta da parte di tutti i partecipanti Mindfulness
(AIM).
delle pratiche previste.
Nanni
Deambrogio* Il workshop sarà un percorso esperienziale di introduzione agli
Insegnante aspetti della meditazione più significativi e adatti a far emergere le
di Filosofia, migliori qualità di un essere umano.
Psicologia I temi principali trattati saranno:
Buddista e • lo sviluppo della stabilità mentale
Meditazione, • la meditazione di consapevolezza o vipassana
formatosi nella • lo sviluppo dell’empatia, della gentilezza, della gioia e del-
tradizione
l’equanimità
tibetana e nella
tradizione
Vipassana
della Birmania.
Fondatore del’
Associazione
Mindfulness
Project, tiene
ritiri e seminari
in Italia e in
varie scuole
universitaria
II giornata:
sabato 9 giugno 2007
SESSIONE PLENARIA:
Il ruolo delle emozioni e
delle sensazioni corporee
nella psicopatologia
• Francesco Mancini
“Emozioni, ragionamento e psicopatologia”
• Cristiano Castelfranchi
“Una nevrotica mano invisibile: i fini che guidano i miei atti non
sono le mie intenzioni”
• Amelia Gangemi
“Affect as information: quali emozioni coinvolge e quale il suo
ruolo?”
Francesco
Mancini*
Medico,
Il modo in cui ragioniamo svolge un ruolo cruciale nella genesi e specialista in
nel mantenimento della psicopatologia. neuropsichiatria
infantile,
Tradizionalmente si è ritenuto che i processi di pensiero nella
psicoterapeuta.
psicopatologia fossero distorti, contrariamente a quelli normali. Dirige la Scuola di
La ricerca dimostra che il ragionamento nei casi patologici, come Specializzazione
accade nei normali, è al servizio degli scopi dell’individuo e mediato in Psicoterapia
dalle emozioni. Cognitiva
È quindi normalmente distorto rispetto alle prescrizioni normative dell’APC e della
della logica ma pragmaticamente utile soprattutto a prevenire errori SPC.
che l’individuo percepisce capaci di compromettere gravemente i
suoi scopi.
Il tipo di scopi determina il tipo di ragionamento e questo
contribuisce alla fenomenologia del quadro psicopatologico.
L’intensità dell’investimento orienta il ragionamento in modo
sistematicamente confirmatorio delle assunzioni alla base della
sofferenza psicopatologica e, dunque, contribuisce a spiegarne la
persistenza paradossale e il nesso con esperienze precoci negative,
in particolare con le esperienze cosiddette “catastrofiche”.
In questo articolo sono analizzati tre tipi di ragionamento: il
“better safe than sorry (BSTS)” che si configura come una strategia
difensiva verso le minacce e dunque si ritrova nei disturbi d’ansia,
ma anche, ad esempio, nel disturbo paranoico di personalità; il
ragionamento “tipo Rock Hudson (RH)” che è caratteristico del
disturbo ossessivo e corrisponde ad una strategia difensiva da
accuse particolarmente dure; il ragionamento “wishful thinking
(WT)” che si riscontra nella depressione ed è al servizio dello
scopo di recuperare o sostituire un bene perduto, in modo valido
ed effettivo.
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 31
Cristiano
Castelfranchi*
Direttore del CNR,
Istituto di Scienze
e Tecnologia
della Cognizione
e Ordinario
di Psicologia Propongo una teoria delle Proto-Intenzioni, cioè di rappresentazioni
Generale presso anticipatorie del risultato dell’azione che non sono dei veri e propri
l’Università degli scopi che attivino, selezionino, guidino l’azione. Mi rifaccio per
Studi di Siena questo al modello degli ‘Anticipatory Classifiers’.
Viene richiamata la teoria delle funzioni (Castelfranchi, 2001) e di
come non siano necessariamente ‘funzionali’ nel senso di positive
e rivolte al bene, bensì possano essere dannose e cospirare contro
gli interessi e le migliori intenzioni degli individui che le agiscono
ed implementano (nozione di kako-funzione). Questa visione viene
proposta come modello concettuale generale per i ‘circoli viziosi’
(a livello societario, gruppale, interazionale ed intrapsichico), in
alternativa nell’intrapsichico:
- a concetti discutibili quale ‘il vantaggio secondario’ o ‘il
tornaconto’
- a nozioni di conflitto tra intenzioni inconsce.
I ‘circoli viziosi’ basati su AnticClassifiers sono proposti come
complemento di altri possibili tipi di ‘circoli viziosi’ e ‘coazioni’.
Amelia Gangemi*
Scuola di
Psicoterapia
Una vasta e accreditata letteratura dimostra come le disposizioni Cognitiva, APC,
affettivo-emozionali possano influenzare i processi cognitivi Roma; Università
attraverso un meccanismo noto come “affect-as-information” di Cagliari
(Schwarz e Clore, in press). Lo stato emozionale viene utilizzato
quale informazione saliente per esprimere valutazioni e giudizi,
rafforzando le assunzioni che sostengono lo stato intenzionale alla
base di quello stesso stato emozionale.
In questa sede verranno esaminate e approfondite una serie di
ricerche che hanno dimostrato come tale meccanismo, alla base
del quale troviamo emozioni quali l’ansia, la colpa, la tristezza,
possa contribuire al mantenimento dei principali disturbi d’ansia
e dell’umore.
Emblematiche appaiono in tal senso le ricerche condotte in questi
ultimi anni da Arntz e collaboratori (Engelhard et al. 2001, 2002,
2003) con soggetti affetti da disturbi d’ansia (fobie, sindrome
postraumatica da stress). In questi studi, gli autori hanno dimostrato
che i soggetti ansiosi tendono a inferire la presenza di un pericolo
a partire dal proprio stato affettivo-emozionale negativo, ovvero
dall’ansia: If I feel anxious, then there must be a danger” (Arntz et
al. 1995). Questo tipo di ragionamento emozionale darebbe luogo
ad un circolo vizioso, per il quale la credenza di un pericolo induce
ansia e l’ansia conferma la credenza di pericolo.
Di grande interesse sono inoltre gli studi condotti con soggetti
normali, nei quali lo stato affettivo negativo veniva indotto
sperimentalmente. Seguendo tale procedura, Gasper e Clore
(1998) e Scott e Cervone (2002) hanno verificato ad esempio che
l’induzione di uno stato emozionale negativo influenza nei soggetti
la percezione del pericolo, ed in particolare la stima della probabilità
WORKSHOP ESPERIENZIALI
Andrea Gragnani*
Psicologo e
Psicoterapeuta,
docente presso
il Corso di
Specializzazione Facendo riferimento ad una distinzione ormai stabile e consolidata,
in Psicoterapia
le emozioni vengono spesso suddivise in basiche e complesse
Cognitiva
dell’Associazione
(Ekman, Friesen, Ellsworth, 1982; Plutchick, 1984; Izard, 1971).
di Psicologia Johnson-Laird e Oatley (1987) definiscono le emozioni come un
Cognitiva (APC) sistema di segnalazione a più livelli. Il primo più immediato e
e la Scuola di primitivo, che potremmo appunto definire “di base”, essenzialmente
Psicoterapia predisposto ad una rapida risposta, coerente con l’adattamento
Cognitiva (SPC) dell’organismo all’ambiente; il secondo, più complesso, di natura
di Roma e valutativa (in riferimento ad attribuzioni di significato su di sè,
presso la Scuola sul mondo, sugli altri). Nel presente Workshop verranno prese in
Psicoterapia
considerazioni le principali emozioni complesse come la colpa,
Cognitiva (SPC)
di Grosseto.
l’invidia, la vergogna, l’imbarazzo, la gelosia, etc. e dopo averne
dato una definizione, se ne delineeranno gli ingredienti cognitivi,
Giuseppe le funzioni svolte e gli scopi sorvegliati. In ultimo si cercherà di
Romano** individuare manovre ed interventi per modularne l’intensità nelle
Psicologo e
circostanze in cui le emozioni vengono vissute, da un individuo, in
Psicoterapeuta,
docente presso modo disfunzionale.
il Corso di
Specializzazione
in Psicoterapia
Cognitiva
dell’Associazione
di Psicologia
Cognitiva (APC)
e la Scuola
Psicoterapia
Cognitiva (SPC) di
Roma.
Rosario Capo*
Psicologo e
Psicoterapeuta,
docente presso
Il workshop si propone di descrivere una tecnica usata all’interno il Corso di
della Schema-Focused Therapy (Young): l’Imagery With Specializzazione
Rescripting (IWR) (Arntz). Si tratta di una tecnica esperienziale in Psicoterapia
Cognitiva
in cui il paziente, partendo dalle sensazioni, dalle emozioni e dai
dell’Associazione
pensieri problematici attuali, rivive in immaginazione gli episodi di Psicologia
infantili in cui ha costruito le credenze disfunzionali alla base Cognitiva (APC)
della sofferenza attuale. Sempre nell’immaginazione si cerca e la Scuola di
di riscrivere quelle esperienze attraverso il paziente adulto che Psicoterapia
osserva la scena e che può intervenire e interagire con il bambino Cognitiva (SPC) di
che era. Tale procedura nasce dalla constatazione che i pazienti Roma.
sistematicamente tendono a considerare i contro-esempi delle Claudia Perdighe°
loro interpretazioni ed aspettative attuali come delle eccezioni, Psicologo e
mantenendo intatte le idee fondanti la propria identità personale Psicoterapeuta,
e le principali aspettative sulla propria esistenza. L’idea è che tali docente presso
interpretazioni ed aspettative siano più sensibili alla elaborazione il Corso di
del ricordo di episodi prototipici, di solito infantili, in cui il Specializzazione
in Psicoterapia
paziente le ha, per così dire messe a fuoco e consolidate. Nel caso
Cognitiva
dei pazienti ossessivi gli episodi prototipici dovrebbero riguardare dell’Associazione
esperienze di accuse rabbiose o di responsabilizzazioni cui il di Psicologia
paziente non ha potuto sottrarsi, nonostante le sentisse esagerate Cognitiva (APC)
rispetto alle proprie capacità. Il protocollo consiste nell’aiutare il e la Scuola di
paziente a rivivere un episodio in tutti i suoi aspetti, soprattutto Psicoterapia
emotivi e sensoriali, per poi immaginare di inserire nella scena dei Cognitiva (SPC)
cambiamenti che conducono ad un finale diverso da quello reale, di Roma e
ma plausibile e ragionevolmente sereno e positivo. Si ipotizza presso la Scuola
Psicoterapia
che immaginare che i fatti avrebbero potuto e dovuto andare in
Cognitiva (SPC)
modo diverso attenui l’impressione di essere inevitabilmente, ad di Verona.
esempio, persone disprezzabili e che vi sia un destino anch’esso
inevitabile ed assoluto che conduce verso esperienze di disprezzo
insuperabili. È anche ragionevole attribuire un ruolo importante
alla legittimazione della propria sofferenza.
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 39
III giornata:
domenica 10 giugno 2007
SESSIONE PLENARIA:
La dimensione soggettiva
del terapeuta
• Giorgio Rezzonico
“Stati mentali ed emozioni del terapeuta”
• Saverio Ruberti
“Lo stato mentale del terapeuta come strumento di cambiamento
e di cura”
• Mariagrazia Strepparava
“Formare alla psicoterapia:training e cambiamento”
Giorgio
La terapia cognitivo comportamentale e la terapia cognitiva Rezzonico*
standard hanno mostrato scarsa attenzione alla dimensione Professore
soggettiva del terapeuta. In tale ottica il focus è centrato sui Ordinario di
problemi del paziente e sull’applicazione di strategie e tecniche Psicologia Clinica
adeguate ad affrontare e risolvere il problema. Più recentemente e Direttore
è entrata nel campo di indagine anche la relazione terapeuta- della Scuola di
paziente intesa come strumento atto a favorire la comunicazione Specializzazione
in Psichiatria
e quindi la risoluzione del problema. L’ottica costruttivista, nella
della Facoltà
considerazione della centralità nella relazione terapeuta-paziente, Medica, Università
ha spostato il focus sulla dimensione soggettiva del terapeuta di Milano Bicocca.
nella consapevolezza che non esiste un problema “oggettivo” del Past president
paziente ma che è il terapeuta che descrive se stesso mentre sta SITCC, Direttore
descrivendo o intervenendo sul “problema” del paziente. delle scuole di
Vengono pertanto presentati i principi e i metodi dell’indagine sulla Psicoterapia
Dimensione Soggettiva del Terapeuta e verranno discussi a titolo Cognitiva di
esemplificativo alcuni risultati frutto di due indagini sull’argomento. Como e Torino.
Presidente
La prima concerne l’analisi delle risposte a un questionario su tale
dell’ASCo,
tema compilato da psicoterapeuti di differente orientamento. La del comitato
seconda espone alcuni risultati del lavoro di valutazione della scientifico del
dimensione soggettiva di un terapeuta impegnato nella conduzione progetto Il Volo, e
psicoterapeutica di un gruppo di “pazienti difficili”. dell’Associazione
Panda Onlus.
Saverio Ruberti*
Psichiatra,
direttore
dell’unita’
operativa di
psichiatria n.° La terapia cognitiva è andata sempre più valorizzando il lavoro
40 del presidio sulle capacità metacognitive dei pazienti, soprattutto quelli gravi e
ospedaliero difficili, come momento centrale della modificazione delle attitudini
“Bassini” personali e relazionali più disorganizzate e rischiose.
di Cinisello Nei pazienti più impegnativi, il superamento dei modelli operativi e
Balsamo- Azienda degli schemi affettivo/cognitivi maggiormente legati alla sofferenza
Ospedaliera”San
emotiva, non sembra particolarmente connesso alla messa in
Gerardo” di
Monza. E’ socio di
discussione razionale - nella terapia - delle convinzioni personali
didatta SITCC . più disfunzionali.
Appare piuttosto correlato alla sperimentazione di assetti relazionali
che favoriscano nel paziente i processi di integrazione delle svariate
emozioni e rappresentazioni generatrici di disagio e dolore, e
consentano l’assunzione di maggior fiducia nelle possibilità di
comunicazione, comprensione reciproca e sintonia con gli altri.
In tale prospettiva, il contatto con lo stato mentale integrato di
un terapeuta capace di sensibilità emotiva non costituisce solo la
cornice più adeguata nella quale sviluppare l’intervento terapeutico.
Piuttosto, può rappresentare di per sé un potente strumento di
cambiamento.
Spesso, nel racconto di pazienti migliorati, i passaggi da loro
considerati cruciali nel percorso fatto sono ricordati in mosse
relazionali della cui portata il terapeuta non si è nemmeno reso
conto nel momento in cui le ha compiute, ma che sono state
generate spontaneamente da una solida attitudine alla cura.
Così, per il terapeuta stesso, l’essere in grado di assumere uno stato
mentale protetto da interferenze personali disturbanti, capace di
Mariagrazia
Strepparava*
Professore
Associato di La ricerca in psicoterapia è un campo in espansione che collega
Psicologia Clinica, tra loro gruppi di ricerca in tutto il mondo e che costituisce una
psicoterapeuta, sorta di base comune tra ricercatori che fanno riferimento a
componente del modelli anche assai differenti tra loro. La maggior parte sono
direttivo SITCC, ricerche sugli esiti (outcome research) oppure ricerche sul processo
responsabile psicoterapeutico (process research). Entrambi i tipi hanno però
della sezione di per oggetto i pazienti - nel senso di valutazione dell’efficacia degli
Psicologia Clinica
interventi - oppure la relazione terapeuta-paziente e le variabili
del Multimedia
Health intervenienti fra le condizioni iniziali del problema clinico e l’esito
Communication finale dell’intervento. Molto più rare sono le ricerche che hanno
Laboratory per oggetto i terapeuti stessi (Garfield, 1997). Si tratta di lavori
- DIMS - Facoltà sulla formazione del clinico psicoterapeuta che si sono sviluppati
di Medicina soprattutto negli ultimi ultimi 15 anni - anche se qualche lavoro
e Chirurgia, era stato pubblicati alla fine degli anni ‘50 (Holt, Luborsky,
Università 1958) e poco dopo (Garfield et al, 1963). La considerazione che
Milano-Bicocca. vi è solo una bassa correlazione tra l’esperienza del terapeuta e
la sua efficacia clinica (Beutler, et al. 1994) è paradossale, ma
tale paradosso risulta più comprensibile quando si osservi come
nella maggior parte dei casi è mal definito il concetto di esperienza
del terapeuta, che non può semplicemente essere ridotta - come è
stato per lo più fatto - al tempo che intercorre tra il conseguimento
dell’abilitazione e il momento della valutazione, ma deve essere
identificata con un complesso di abilità e capacità tra loro interrelate
e per questa complessità non semplici da studiare. Solo in tempi
più recenti il concetto di expertise è stato maggiormente articolato;
questo ha permesso la realizzazione di ricerche maggiormente
mirate. Tra queste, alcune hanno avuto per oggetto la valutazione
dell’acquisizione delle specifiche competenze del terapeuta e del
II giornata:
sabato 9 giugno 2007
TAVOLA ROTONDA:
La dimensione soggettiva
del
del terapeuta
terapeuta
• Francesca Brach Papa
“La dimensione soggettiva del terapeuta nell’approccio sistemico-
relazionale”
• Luca Canestri, Mario Reda
“Implicazioni emozionali del terapeuta nel processo psicote-
rapeutico”
• Furio Lambruschi
“Il corpo del bambino e il corpo del terapeuta”
• Francesco Maiullari
“L’ottica psicoanalitica”
Francesca
Brach Papa*
Psicologa,
Psicoterapeuta
Cognitivista
Negli ultimi dieci anni si è assistito ad una riflessione teorica sul e Sistemico-
tema anche da parte di un approccio, come quello sistemico, che Relazionale.
avendo esplicitato il rilievo delle valenze emozionali, ha riportato Dirigente ASL
la soggettività al centro della scena precedentemente dominata dai 2 Torino, Co-
processi di organizzazione sistemica. Trainer Scuola
Il tema delle emozioni, non solo dei pazienti ma anche dei terapeuti, di Formazione
in Psicoterapia
diventa così un terreno fertile non solo di riflessione all’interno
Cognitiva, SITCC,
dei singoli approcci, ma anche di confronto tra orientamenti Torino.
psicoterapeutici differenti.
La seconda cibernetica ha riconosciuto l’influenza reciproca tra
“sistema che osserva” e “sistema osservato” in grado di determinare
sia la struttura che la strategia di tale complessa relazione.
Intorno a tale gioco di influenzamento le emozioni sprigionano
una forza vincolante l’organizzazione di due o più sistemi umani
interconnessi.
La variegata fenomenologia emozionale delle interazioni intra-
sistemiche e inter-sistemiche diventa così una “qualità emergente”
dei sistemi stessi. Se l’attivazione emotiva dei membri della famiglia
è un fattore di trasformazione in TF, l’attivazione emotiva del/dei
terapeuti informa, connette, è uno strumento per rivelare aspetti
fino a quel momento latenti, sotterranei.
Il processo terapeutico sembra consistere in un gioco combinatorio-
creativo, e dunque in un processo dinamico, tra i vari elementi della
relazione terapeutica; ma le informazioni non vengono veramente
riconosciute, né producono cambiamento se non sono provviste di
un imprinting affettivo.
Luca Canestri*
Medico specialista
in Psicologia
Clinica, professore
a contratto
presso la Sezione
Nella prospettiva post-razionalista l’atteggiamento del terapeuta di Scienze del
nel setting clinico ha come presupposto una reciprocità affettiva in Comportamento,
cui vengano rispettate le caratteristiche individuali. Università degli
In terapia instaurare un rapporto di reciprocità significa riuscire Studi di Siena.
a condividere l’emotività disturbata del paziente attraverso una S. Donati
reciproca comprensione e coinvolgimento, cosicché paziente e Della Lunga**
terapeuta si pongano in uno stato di comunicazione affettiva che Dottoranda di
consente la modulazione dello scompenso emotivo in corso. ricerca presso
In questa prospettiva il terapeuta si pone in una situazione di la Sezione di
Scienze del
condivisione emotiva modulando i processi di integrazione tra le
Comportamento,
componenti sensoriali, emozionali e rappresentative. Università degli
La vicinanza emotiva con il paziente porta il terapeuta a condividere Studi di Siena.
emozioni che non lo colpiscono semplicemente perché abnormi o
Mario A. Reda***
disregolate, ma anche e soprattutto per le implicazioni emotive che
Professore
si sovrappongono alla esperienza quotidiana del terapeuta.
Ordinario presso
Nella relazione verranno discussi i processi di sintonizzazione la Sezione di
emozionale durante le sedute di psicoterapia con particolare Scienze del
attenzione a quelli del terapeuta. Comportamento,
Università degli
Studi di Siena.
Didatta SITCC.
Furio
Lambruschi* Il lavoro terapeutico con il bambino e la sua famiglia tende a
Psicologo sollecitare nell’universo mentale del terapeuta (e dell’équipe
Psicoterapeuta, curante) complesse e intense perturbazioni emotivo-affettive
Scuola Bolognese a cui si accompagnano altrettanto complessi e intensi, talora
di Psicoterapia imprevedibili, agiti sul piano procedurale.
Cognitiva, AUSL L’incontro con la sofferenza del bambino, nella sua condizione
Cesena, Università di profonda vulnerabilità, dipendenza e particolari bisogni di
di Siena, Didatta
protezione, rappresenta per il terapeuta uno straordinario banco
SITCC.
di prova, utile ad evidenziare in forma particolarmente marcata
gli schemi cognitivo-interpersonali dotati di maggiore centralità
nella sua organizzazione conoscitiva, le sue specifiche modalità
di regolazione affettiva, le caratteristiche del suo stato mentale
riguardo alla sua storia d’attaccamento e alle relative capacità di
integrazione tra i vari sistemi di memoria.
Ciò ripropone il problema fondamentale della consapevolezza
e della “cura” dell’organizzazione del sé del terapeuta (delle
sue premesse culturali, teoriche, ma soprattutto dei suoi vincoli
emozionali), per come questa va ad incontrare la sofferenza del
bambino e dei suoi genitori.
Su questo piano, le categorie della teoria dell’attaccamento
offrono al terapeuta interessanti possibilità di lettura e di analisi
del proprio repertorio comportamentale ed emotivo, che nella
relazione col bambino prendono la forma vivida e immediata di
schemi affettivo-motori, taciti modelli procedurali e corporei, ancor
prima che reazioni e interazioni basate su schemi di conoscenza
dichiarativa.
Franco Maiullari*
La dimensione soggettiva del terapeuta può essere intesa come Medico,
un fattore che precede la terapia ma anche come un fattore neuropsichiatra
strettamente inerente alla terapia stessa. Entrambi, comunque, infantile e
parlando di un contesto psicoterapeutico individuale, entrano psicoterapeuta
in gioco come elementi contro-transferali che contribuiscono a adleriano.
definire la bontà e gli esiti della relazione terapeutica. La coppia Dal 1985 è
creativa terapeuta-paziente trova così nelle emozioni e negli affetti responsabile del
Servizio medico
di transfert e contro-transfert l’alimento che fornisce energia ai
psicologico di
contenuti, in qualsiasi forma e con qualsiasi tecnica questi vengano Locarno (Canton
attualizzati. Ticino, Svizzera)
per bambini e
adolescenti e del
relativo Ospedale
di giorno.
Convegno
MENTE E CORPO
Sessione poster
BIBLIOGRAFIA
Basso A (1993), Amusia. In Boller F, Grafman J editors. Elsevier
Science Publishers BV. Handbook of Neuropsychlogy. Vol 8; 14:
391-409.
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Receptive amusia: evidence for cross-hemispheric neural networks
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559.
60 Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007
Centro
Liberamente
Studio di
Psicologia, Villa di
Serio (BG).
Psicologi
“La corporeità é teatro e memoria della storia dell’essere
umano, la corporeità vissuta, le emozioni che la accompagnano
si compenetrano all’evoluzione della struttura mentale “(Cesa
Bianchi 2005). La corporeità assume un ruolo centrale nel corso
di malattie croniche in cui parte integrante della propria vita
diventano terapie mediche, controlli clinici, limitazioni alla propria
libertà d’azione. “Ogni forma di malattia genera nella persona
la percezione di una rottura del senso di stabilità della propria
esperienza”(Strepparava 2005). L’identità personale infatti é
basata sulla narrativa personale, sul modo in cui si descrive ed
interpreta gli eventi a partire da una percezione di fondo di sé,
da un proprio nucleo emotivo e dai propri stati interni. In molte
malattie croniche si hanno modificazioni a carico del fisico ma la
reazione soggettiva a questi cambiamenti può essere differente e
appare connaturata al ruolo che il corpo e l’immagine corporea
ricoprono. Premesso quanto detto, l’obiettivo del nostro studio si
incentra sull’esplorazione della relazione tra differenti tipologie
di patologia invalidante e l’immagine corporea. Il campione é
costituito da 20 soggetti adulti di controllo e da 40 soggetti adulti
affetti da patologie croniche; 20 pazienti dializzati, e 20 pazienti
oncologici. La valutazione della presenza di indici depressivi e
d’ansia é stata effettuata tramite il BDI (Ed. OS, 2006) e lo Stay
(Ed. OS, 1989). La valutazione dell’immagine corporea é stata
effettuata attraverso il Body Uneasiness Test (Cuzzolaro et. al,
2000) che fornisce cinque indici clinici: la paura morbosa del peso,
BIBLIOGRAFIA:
Bara B., a cura di, (2006), Nuovo Manuale di Psicoterapia
Cognitiva, ed. Bollati Boringhieri, Torino.
Cesa Binchi M., (2005), Climaterio e invecchiamento: corporeità ed
emotività, Bollettino di medicina psicosociale e comportamentale,
psicoterapia, promozione della salute, ed intervento psicosociale.
Pasquini M. (2007), Depression in cancer patients: a critical
review, Biomed Central, articolo in pubmed.
Strepparava M.G. et al.(2003), La qualità di vita nel malato in
dialisi, Giornale di tecniche nefrologiche, Wichting Editore.
Strepparava M.G. et al.(2005), Aspetti psicologici nei pazienti
diabetici di tipo I e nei loro familiari: il ruolo dello psicologo nella
promozione del benessere, Bollettino di medicina psicosociale
e comportamentale, psicoterapia, promozione della salute, ed
intervento psicosociale.
Centro
Liberamente
Studio di
Psicologia, Villa di
Scopi: Oggetto di questa ricerca è l’interazione tra l’immagine Serio (BG).
corporea e il soggetto tossicodipendente in una condizione precoce Psicologi
di astinenza.
Queste due aree cliniche sembrano avere numerosi punti di
contatto e sono state oggetto di approfondimenti (Gainotti, M.
Amann; Valacca, G., 1999). Infatti le alterazioni dell’immagine
corporea potrebbero associarsi all’abuso di sostanze stupefacenti,
ovvero a tentativi di manipolazione del proprio corpo attraverso
un tentativo di automedicazione dell’ansia, di allontanamento dei
ricordi traumatici o di attenuazione dei sintomi dissociativi (Ross
et al, 1992).
A sua volta la condizione di dipendenza da sostanze stupefacenti
potrebbe peggiorare e mantenere nel tempo le alterazioni
dell’immagine corporea.
Un problema specifico di questa area di studio è costituito dalle
difficoltà di definizione del concetto di immagine corporea.
“L’immagine del corpo è la sintesi vivente delle nostre esperienze
emozionali, rappresenta in ogni momento la memoria inconscia di
tutto il vissuto relazionale” (Dolto, F. 2001).
Procedura: Il campione é costituito da 30 soggetti adulti di controllo
e 30 soggetti in comunità con problematiche a lungo termine di
tossicodipendenza in fase iniziale di recupero.
La valutazione della presenza di indici depressivi e d’ansia é stata
effettuata tramite due inventari, il Beck Depression Inventory
(BDI, Ed. OS 2006) e lo Stay ( Ed. OS 1989).
La valutazione dell’immagine corporea é stata effettuata
BIBLIOGRAFIA:
Benaglio, AM. (2003), Adolescenza e corpo: dal corpo malato al
corpo attaccato, Bollettino per le Farmacodipendenze e l’Alcolismo,
anno XXVI, n° 4.
Dolto, F. (2001), L’immagine inconscia del corpo, Bompiani.
Gainotti, M. A. et all. (1999), Tossicodipendenza e corporeità,
Prospettive sociali e sanitarie n° 7, pag 9-11.
Ross, C.A. et all. (1992), Dissociative comorbility in 100 chemically
dependent patient, Hospital and Community Psychiatry 43 (8),
pag 840-842.
Rossi, S. et all (2003), Dalla rappresentazione del sè alla realtà
psichica. Studio dell’identità psichica degli alcolisti attraverso
strumenti grafico-proiettivi, Bollettino per le Farmacodipendenze
e l’Alcolismo, anno XXVI n° 4.
66 Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007
Associazione
Culturale
Rosa Di Jericho.
BIBLIOGRAFIA:
Boadella D. (1987), Lifestreams: an introduction to Biosynthesis,
Routledge & Kegan, London (Tr. It., Biosintesi, Astrolabio, Roma,
1987)
Bottaccioli, F. (2005), Psiconeuroendocrinoimmunologia, RED,
Como
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it. L’inibizione dell’azione, Il Saggiatore, Milano, 1986)
Liss J. (2004), L’ascolto profondo, Meridiana, Molfetta
Liss J., Stupiggia M. (1994), La terapia biosistemica, Franco
Angeli, Milano
Gellhorn E. (1967), Principles of autonomic-somatic integration:
physiological basis and psychological and clinical implication,
University of Minnesota Free Press, Minneapolis
Dipartimento
di Psicologia,
Università di
Torino.
Marcella Caglio*
Dottoranda in
INTRODUZIONE
Neuroscienze
In base agli studi presenti in letteratura (1,2), la rappresentazione Sperimentali
della conoscenza spaziale di ambienti reali ad ampia scala avviene
mediante l’utilizzo di strategie route (percorso) e strategie survey
(mappa). Nella conoscenza route la prospettiva è centrata sul sé e
si basa su una sequenza di direzioni associate a specifici landmark
(punti di riferimento). Nella conoscenza survey la rappresentazione
è centrata sull’ambiente e si basa sulla formazione di una mappa
dell’ambiente da parte dell’osservatore.
Lo scopo del presente studio è stato creare uno strumento di
valutazione, applicabile in un contesto clinico, in grado di
esaminare le abilità spaziali e l’orientamento topografico. Si è
inoltre valutata l’influenza della differenza di genere e di età del
campione analizzato.
METODI
60 soggetti equamente differenziati per sesso ed età: comprendente
30 giovani (range 20-30 anni) e 30 anziani (60-80). I partecipanti
sono stati selezionati sulla base di 3 criteri: residenza nella città di
Torino; frequenza continuativa del centro di Torino; attestazione
(scala self-report) di conoscenza del centro di Torino. La batteria
di test comprende: 1 test di screening generale delle funzioni
cognitive (MMSE); 9 test spaziali per la valutazione della memoria
visiva e spaziale (copia e riproduzione della figura complessa di
RISULTATI
In tutti i test riguardanti i processi spaziali, i giovani mostrano
una performance migliore rispetto agli anziani confermando i dati
presenti in letteratura.
Le prove topografiche, che richiedevano il recupero delle conoscenze
topografiche della città di Torino, hanno evidenziato l’assenza di
un sostanziale vantaggio dei soggetti giovani su quelli anziani e
una preferenza per la strategia survey nei maschi.
I dati raccolti possono essere utilizzati come parametri di confronto
per valutare la presenza di una patologia in soggetti giovani/anziani
con lesione cerebrale.
BIBLIOGRAFIA:
Aguirre G. K., D’Esposito M. Brain 1999; 122:1613-1628
Maguire E. A. et al. Current Opinion in Neurobiology 1999; 9:
171-177.
Centro Clinico
Crocetta, c.so
Galileo Ferrarsi
Con il presente lavoro si intende proporre un modello descrittivo 110, Torino.
Psicologi,
di una tipologia di soggetti sempre più presente negli studi degli
psicoterapeuti
psicoterapeuti, qui identificato come categoria dei “pazienti
confusi”.
Sono pazienti che chiedono un incontro per una sensazione generale
di malessere prevalentemente fisico caratterizzato da sintomi che
ad una prima analisi sembrano appartenere ad un quadro di natura
ansiosa, ma che ad un’analisi più approfondita corrispondono a
sensazioni non riconducibili ad un tale quadro, sensazioni che i
pazienti definiscono con parole come “ingessamento, pietrificazione,
paralisi, congelamento”.
Inoltre tali pazienti evidenziano uno stile di vita caratterizzato
da due elementi opposti: da una parte un’ottima dimensione
professionale dall’altra una dimensione relazionale-affettiva gestita
in modo non adeguato che porta inevitabilmente alla nascita di
situazioni di vita molto complesse nel loro svolgersi.
Nel trattamento cognitivista che possiamo proporre ai “pazienti
confusi” distinguiamo tre fasi: la prima (fase di mappatura)
prevede l’accoglimento dei sintomi con l’obiettivo di aiutare i
pazienti a (ri)mappare i segnali del corpo e successivamente delle
emozioni; la seconda (fase di gestione della confusione) prevede
un accompagnamento del paziente rispetto al suo essere “confuso”
attraverso un “addestramento”delle capacità autoriflessive
(Semerari, 1999) che il paziente possiede ma che non sa utilizzare,
per arrivare al concetto di benessere sotto il doppio punto di vista
interpsichico -intrapsichico (Benjamin, 1995; Vigotskij, 1926);
infine l’ultima fase della terapia (fase di (ri)costruzione dei
BIBLIOGRAFIA:
Benjamin J. (1995), Likes Subjects Love Objects, New Haven,
Yale.
Semerari A. (1999), Psicoterapia cognitiva del paziente grave,
Cortina, Milano.
Veglia F. (1999), Storie di vita, Bollati Boringhieri, Torino
Vigotskij L.S. (1926), [trad it.: Psicologia Pedagogica, Erickson,
Trento, 2006]
Psicologhe
Specializzande
In Psicoterapia
Per molte persone uno scadente funzionamento sociale è connesso
Cognitiva
ad inadeguate abilità che si manifestano nell’impoverimento della
qualità della vita.
Aiutare i pazienti a migliorare questo può accrescere il loro
funzionamento sociale nella comunità.
I social skills training, o abilità sociali, sono degli specifici
comportamenti che le persone utilizzano quando interagiscono con
gli altri e che consentono di essere efficaci nel perseguire i propri
obiettivi.
Situazioni come sostenere una conversazione casuale, crearsi
amicizie, esprimere sentimenti, o ottenere qualcosa dalle altre
persone, poi richiedono l’uso di abilità sociali.
Al fine di attivare un gruppo è indispensabile selezionare, attraverso
colloqui individuali, gli utenti aventi caratteristiche adeguate al
raggiungimento dell’obiettivo.
In questa fase è necessario fornire ai pazienti motivazione e scopo
relativo all'importanza dell'imparare l’abilità per acquisire la
competenza sociale.
In seguito sarà possibile dare inizio al gruppo; questo è generalmente
costituito da un numero esiguo di utenti in quanto ciò è vantaggioso,
sia per l’identificazione che per la condivisione.
Questo tipo di intervento, oltre a sviluppare le competenze sociali,
permette di lavorare sugli aspetti emotivi e metacognitivi degli
utenti ai quali viene rivolto.
Fabio A.P.
Furlani*
Co-didatta SITCC
Centro Terapia Il concetto di alleanza terapeutica considerato è quello proposto
Como da Bordin, definito dagli obiettivi (goal), dai compiti (task) e dal
Professore a legame terapeutico (bond) (Lingiardi, 2002).
contratto Univ. Hatcher e Barends (2006) sottolineano l’alleanza come un concetto
degli Studi sopraordinato, che necessita più chiarezza nell’essere distinto
Milano-Bicocca dal concetto di tecnica e dove la dimensione bond, legame, va
Coordinatore differenziata da quella di relazione terapeutica.
Amb. Psicologia
In una ricerca in svolgimento sulle psicoterapie brevi stiamo
Clinica, Az.
Osp. S. Gerardo, notando come la rappresentazione dell’alleanza terapeutica
Monza sembrerebbe strutturarsi nei pazienti nei primi incontri e rimanere
Medico, stabile durante la terapia, mentre nei terapeuti sembrerebbe legata
Psicologo Clinico, all’inizio della terapia alle emozioni provate e in seguito potrebbe
Psicoterapeuta essere più dipendente dalla percezione dello stato psicopatologico
del paziente che dalla relazione.
Complice di tale differente lettura pensiamo possa essere la
conoscenza del costrutto da parte del terapeuta, che quindi “cerca”
cosa valutare, e l’approccio più “ingenuo” del paziente, ignaro o
poco più.
Immagino la componente bond come parte comune di due cerchi
sovrapposti solo in parte, l’uno che rappresenta la relazione, l’altro
l’alleanza.
Dal punto di vista cognitivo costruttivista penso che bond possa
e debba variare nei differenti momenti terapeutici, e sia anche
indicatore dello stile relazionale del paziente e del terapeuta.Si tratta
di momenti contraddistinti da un legame stretto di co-costruzione
di funzionamenti profondi del paziente insieme al terapeuta, e
da esplorazione di nuovi assetti di vita da parte di un paziente
più fiducioso, entro la quale anche i concetti di accudimento e
BIBLIOGRAFIA:
Hatcher R.L., Barends A.W. (2006). “How a return to theory
could help alliance research”. Psychotherapy: Theory, Research,
Practice, Training, 43, 3, 292, 299.
Lingiardi V. (2002). L’alleanza terapeutica, Raffaello Cortina
Editore, Milano.
* Servizio di
Psicologia,
Fondazione
Salvatore
Maugeri, Clinica L’approccio psicologico in cure palliative prevede, laddove
del Lavoro e della possibile, l’intervento sul paziente per il sostegno psicologico e il
Riabilitazione, supporto nell’accettazione e nell’adattamento al periodo di criticità
IRCCS, Istituto che sta vivendo.
Scientifico di Elettivo risulta sempre l’intervento sul familiare caregiver, al quale
Montescano (PV)
viene offerto sostegno psicologico, finalizzato all’accettazione della
° Unità Operativa malattia e della prognosi.
di Cure Palliative, Il presente lavoro si inserisce all’interno di un più ampio protocollo
Fondazione di ricerca che prevede la valutazione del familiare caregiver sia
Salvatore
con strumenti quantitativi (assessment della fatigue percepita e
Maugeri, Ospedale
San Martino Mede
dello stato di salute) che con strumenti qualitativi (breve intervista
(PV) strutturata sull’influenza che pregresse esperienze nell’assistenza a
familiari in fase terminale possono avere nella gestione del paziente).
* psicologa- Scopo di questo lavoro è di illustrare i risultati dell’indagine
psicoterapeuta
qualitativa relativa ai primi 20 caregiver intervistati.
(Giardini),
laureanda Dall’analisi dei dati qualitativi raccolti durante le interviste sono
in psicologia emerse emozioni ricorrenti nei racconti dei caregiver.
(Vigone) ° medico Sono frequenti i vissuti di dolore e di tristezza connessi alla
palliativista sofferenza di una persona cara e molte volte risentono anche di
dolorose esperienze pregresse di altri familiari deceduti. Correlata
al dolore emerge spesso la paura legata al momento della morte,
che con l’avvento della fase di fine vita si presenta come un evento
concreto, del quale è inevitabile parlare.
Oltre a queste emozioni primarie di paura e tristezza si possono
evidenziare reazioni emozionali più complesse.
A fronte della diagnosi e soprattutto dell’evoluzione della patologia
può emergere un forte senso di colpa collegato al non aver dedicato
BIBLIOGRAFIA:
Damasio Antonio. 2000. L’Errore di Cartesio. Ed Corbaccio,
Milano.
Guidano V.F. 1998 La complessità del sé. Bollati Boringheri,
Torino.
Fondazione Carlo
Molo - CE.R.NE.
- Torino I comportamenti di attaccamento e separazione sono da sempre
oggetto di interesse da parte della psicologia dell’Io, evolutiva, del
#
Dipartimento profondo e interesse fondamentale della psicoterapia cognitiva. Ma
di Psicologia,
alla quantità di ricerche in tale ambito non corrisponde altrettanto
Università di
Torino
fervore in quello neurobiologico riguardo ai correlati anatomici e
ai meccanismi biochimici implicati.
°psicologo Viene individuato un sistema dell’attaccamento (amigdala, locus
* ingegnere coeruleus e bulbo olfattivo) e neuromodulatori correlati.
Studi condotti sui mammiferi (roditori e primati) hanno dimostrato
il ruolo fondamentale svolto dalla vasopressina e dall’ossitocina
nelle varie forme di attaccamento sociale, da quello parentale ed
infantile a quello tra i pari.
Negli esseri umani, i recettori per l’ossitocina sono concentrati
in aree coinvolte nei processi di memoria e nel comportamento
sociale.
I recettori della vasopressina invece si trovano soprattutto
nell’amigdala e nel setto laterale, aree limbiche collegate alle
emozioni.
Nei piccoli di ratto i due neuromodulatori (vasopressina ed
ossitocina), aumentano il loro livello plasmatico durante il
periodo sensibile per l’attaccamento al “caregiver”, periodo che
corrisponde all’incirca alle prime due settimane post natali (inizio
locomozione).
Nello stesso periodo si è osservato un incremento dei livelli
di norepinefrina, secreta dal locus coeruleus e un’inibizione
funzionale di strutture quali l’amigdala e l’asse ipotalamo-ipofisi-
surrene per la produzione del corticosterone (riposta allo stress).
Tale combinazione di eventi fornirebbe una spiegazione del
mantenimento del legame di attaccamento dei piccoli di ratto.
Maria Luisa
Monticelli*
Centri di Scienze
Cognitive Atletiche Dal concepimento ai primi due anni di vita l’evoluzione dell’essere
e d’Interazione umano porta in sé lo stile di attaccamento del nascituro e la matrice
Psicologa per il futuro stile cognitivo e relazionale. Molteplici scompensi
Psicoterapeuta, psicopatologici si manifestano, fin dall’età evolutiva, a livello sia
Specialista in somatoforme sia psicologico-relazionale.
Psicoterapia Questo lavoro sperimentale coniuga il modello teorico della
Cognitiva, Titolare psicoterapia cognitiva con innovativi metodi strategici quali la
e Direttrice
consapevolezza del simbolismo psicosomatico, il riconoscimento
dei Centri di
Scienze Cognitive emotivo, le matrici focalizzate all’attivazione dei neuroni specchio,
Atletiche e lo sviluppo delle capacità di installazione delle risorse con l’EMDR,
d’Interazione www. la narrazione simbolica guidata, il potenziamento di immagini
marialuisamonticelli.it mentali positive, gli aspetti di mindfullness e di altre tecniche
terapeutiche.
Casi clinici in età evolutiva e adulta, sia individuali e sia di coppia,
esemplificheranno la complessità metodologica integrativa.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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psicoterapia cognitiva. Bollati Boringhieri, Torino.
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 83
Marco Pastorini*
Psicologo,
psicoterapeuta,
SITCC Liguria
Silvia Violi° PREMESSA
Laureata in
Psicologia La capacità di sentire di appartenere ad un gruppo sociale e di
condividere con un altro essere umano è un elemento dell’identità
Elena De umana.
Bernardis°°
Analizzando la letteratura, il fenomeno dell’isolamento sociale
Direttore Serv.
di Psicologia,
sembra essere presente in ugual misura per le diverse classi di
Ospedale Privato disturbi alimentari.
Accreditato Villa L’isolamento sociale nei pazienti con DCA non solo è presente,
Maria Luigia, ma è un elemento negativo a livello di prognosi. Risulta quindi
Monticelli T. (Pr) di particolare interesse l’analisi della variabile “appartenenza e
condivisione” in pazienti che presentano un sintomo ad elevata
valenza relazionale, valutarne le modificazioni ed il grado di
rispondenza agli interventi cognitivo-comportamentali.
MATERIALI E METODI
Gli obiettivi dello studio sono stati: A)Analizzare la relazione tra il
senso di appartenenza e condivisione ed il quadro psicopatologico
dei pazienti, attraverso la valutazione della correlazione tra le scale
del SAC con quelle approfondite da SCL 90 e EDI 2; B)verificare
se, e come, la permanenza in comunità influenzasse il senso di
appartenenza e condivisione ed il quadro psicopatologico generale
dei pazienti.
La ricerca ha coinvolto 19 ospiti di una Clinica Privata è durata
otto mesi con due somministrazioni dei seguenti strumenti:
1. SAC - Questionario sul Senso di Appartenenza e di
Condivisione
84 Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007
CONCLUSIONI
In linea generale si può supporre un generico “effetto comunità”
che favorisce nei pazienti lo svilupparsi di una rappresentazione
mentale più predisposta a condividere le proprie esperienze in
un gruppo e, quindi, un maggiore senso di appartenenza ad esso;
grazie ai benefici apportati dal trattamento e dalla condivisione
del proprio disagio, i valori relativi alle emozioni dolorose si sono
abbassati.
Lo sviluppare un maggior senso di appartenenza e condivisione,
fa sentire i pazienti meno diversi dagli altri e più propensi a
cooperare.
Tale “effetto comunità” provoca una tendenza all’omogeneizzazione
dei pazienti, all’appiattimento delle differenze individuali. In questo
senso la comunità si configura come una sorta di “Isola Felice”:
la percezione relativamente buona del senso di appartenenza e
condivisione è solo riferita al contesto comunitario.
Essa rappresenta inoltre una sorta di “Base sicura” per i pazienti:
si sentono stimolati ma non stressati dall’ambiente che la struttura
propone.
BIBLIOGRAFIA:
Bisiach E. Geminiani G. (1991). Anosognosia related to hemiplegia
and hemianopsia. In G.P. Prigatano and D.L. Schacter (Eds.)
Awareness of deficit after brain injury. NY: Oxford University
Press.
Centro Clinico
Crocetta, Torino
Il disegno può essere utilizzato dal terapeuta sia come un aiuto nella
A.M. Inverso*
fase di valutazione e comprensione dell’organizzazione conoscitiva Neuropsichiatra
del bambino, sia come parte centrale del processo di cambiamento infantile,
terapeutico. Psicoterapeuta
Letto in una prospettiva cognitivo-evolutiva, il disegno, diventa
B. Martino**
strumento d’analisi del sé del bambino e della qualità dei suoi
Psicologa,
legami affettivi oltre che mezzo di riconoscimento ed espressione psicoterapeuta,
di specifici stati interni non adeguatamente riconosciuti.
Attraverso l’elaborato grafico il piccolo paziente può esprimere C. Risso***
Psicologa,
le proprie emozioni, chiedere aiuto e comunicare qualcosa non
Psicoterapeuta.
esprimibile in altra forma.
E’ già nota la rilevanza della dimensione corporea nei legami di
attaccamento e come dentro l’esperienza diadica tendano a plasmarsi
caratteristiche configurazioni posturali, gestuali, facciali, vocali e
così via cui il terapeuta dovrebbe prestare particolare attenzione
perché espressione della conoscenza tacita che il bambino ha di sé
e del suo caregiver.
Infatti, il disegno della figura umana rappresenta l’espressione
del sé, del corpo e dell’ambiente: l’immagine disegnata è legata
all’espressione del sé in tutti i suoi aspetti (Machover, 1949).
Questo percorso di studio ha come obiettivo l’analisi di tre variabili
relative alla rappresentazione grafica dell’immagine corporea del
bambino.
Tali dimensioni utili per la lettura del materiale grafico sono: 1) la
collocazione spaziale del corpo rispetto al foglio; 2) le connessioni
tra rappresentazione corporea del bambino e altri elementi del
disegno; 3) il rapporto della rappresentazione del corpo nelle
sue connotazioni intrinseche, in particolare le deformazioni
dimensionali o non e le assenze di parti, oltre che la dimensione
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 93
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Le relazioni affettive del bambino nel disegno della famiglia, La
Nuova Italia Scientifica, Roma.
Università degli
Studi “Carlo Bo”
PREMESSA Urbino
Il rancore, il sentire rielaborato (ri-sentimento) prende avvio Renato Rizzi*
dalla convinzione di aver subito torti, offese e dal nutrire voglia di Medico, psicologo,
rivendicazione. Darwin (1872) si interessa di tale stato emotivo; docente psicologia
mitologia e religioni riportano esempi di rancore e delle sue dello sviluppo e
espressioni; storia e politica mostrano quanto sia diffuso: tuttavia gerontologica
in letteratura non compaiono studi volti ad esaminare il rancore,
la sua fenomenologia, le sue ricadute.
MATERIALI E METODI
E’ stata svolta una indagine in Milano, hinterland e in 8 comuni
del Basso Salento che ha coinvolto 500 soggetti. cui è stato
autosomministrato, previa indagine pilota, un questionario ad
hoc, anonimo. Il campione di Milano (M) era rappresentato da 141
soggetti maschi (età media 49.8 +- SD 16.6) e 220 femmine (48.6
+-17.9); il campione del Salento (S) da 52 maschi (43.9 +- 10.3)
e 87 femmine (38.9 +- 13.9)
RISULTATI
Il 72% di M e il 77% di S ha provato rancore. Rancore è sentimento
per il 55% di M e il 66% di S; emozione/sentimento per il 10%.
Il soggetto verso cui si nutre rancore: fratello, genitore, amico,
partner, parenti. Non proviene da famiglia “rancorosa” l’87%.
Definizione: rabbia, risentimento, odio, rivalsa, invidia, disprezzo,
disagio, fastidio. L’80% di chi ha provato rancore prova rimorso.
Avere buone ragioni è all’origine del rancore per l’85%.
BIBLIOGRAFIA:
Darwin C (1872) The expression of emotion in man and animals.
Trad it. Bollati.Boringhieri Torino (1999)
Kancyper L(2003) Il risentimento e il rimorso. Franco Angeli
Milano
Munoz Sastre MT et al (2003) Forgiveness and satisfaction with
life. J. Happiness Studies, 4;323-335
Rizzi R. (2006) Recessione di sindrome cefalalgica da elaborazione
del rancore. VII Congr SIPSA- Cesena 28-30/09/2006
Università degli
Studi “Carlo Bo”
Urbino
Renato Rizzi*
Medico oncologo,
PREMESSA psicologo, docente
psicologia
Eventi di vita e tumori sono legati in modo indissolubile: un
dello sviluppo e
approccio possibile circa insorgenza ed espressione di malattie, gerontologica
quali quelle tumorali, è quello riguardante gli effetti di un evento
a prescindere dalle caratteristiche del soggetto (Greene 1958).
L’evento più studiato è quello inerente la “perdita” reale o simbolica
(Schmale 1958). Il concetto di perdita vissuta, perceived loss,
seppur immisurabile, è attualmente utilizzato come il più efficace
nella predizione (Rizzi, 2005).
Rispondere, reagire agli eventi stressanti è stato argomento studiato
a fondo soprattutto dai cognitivisti (Lazarus 1966, Rahe 1978).
La rimuginazione altro non è che una reazione a eventi altamente
stressanti (Papageorgiou, 2004): si può distinguere in rumination,
rimuginazione su una perdita passata (Nolen Oeksema, 1991),
tipica della depressione e in worry, rimuginio generato dalla
“apprensione ansiosa” (Barlow 2002).
IL CASO DI “ANTONIETTA”
Viene descritto il caso di una donna di 25 anni che riporta eventi,
con perdite reali e simboliche, accaduti nel corso degli ultimi 24
mesi (morte per incidente della migliore amica, scomparsa del cane
e dei suoi cuccioli, malattia della madre, maggiore età del fratello
con conseguente perdita di auto raffigurazione paramaterna) e
diagnosi di linfoma di Hodgkin, cui è stato somministrato il Penn
State Worry Questionnaire.
BIBLIOGRAFIA
Greene W.A., Miller G. (1958) Psychological factors and
reticuloendothelial disease. Psychosom. Med. 18, 284-303
Schmale A.H. (1958) Relationship of separation and depression to
disease. Psychosom. Med. 20, 259-277
Lazarus R.S. (1966) Adjustment and personality. McGraw-Hill,
N.Y
Nolen-Hoeksema, S. (1991). Responses to depression and their
effects on the duration of depressive episodes. J. Abnormal Psychol
100, 569-582
Rahe R.H., Artur R.J. (1978) Life change and illness studies. J.
Human Stress 4, 3-10
Papageorgiu C., Sigle G.J. (2004) Rumination and depression.
Cognitive Ther. Res. 3, 243-245
Barlow D.H. (2002) Anxiety and its disorders. Guilford, N. Y.
Meyer T.J. et al. (1990) Development and validation of the PSWQ.
Behav Res and Ther, 28, 487-495
Rizzi R. (2005) Cancro e psiche. Edi-ermes, Milano
Ehlers A. et al (2004) Intrusive reexperiencing. Memory 12, 403-
415
Università degli
Studi “Carlo Bo”
Urbino
PREMESSA
Renato Rizzi*
L’incidenza tra cancro e schizofrenia è oggetto di controversia Medico oncologo,
sostenuta dall’evidenza empirica. Il presente contributo si prefigge psicologo, docente
di aggiornare e revisionare studi che vanno dal 1949 agli anni ‘90 psicologia
(Rizzi 1993)ed arrivano ai nostri giorni (Rizzi, 2005, 2006). dello sviluppo e
gerontologica
REVISIONE DELLA LETTERATURA
I primi studi riguardano l’incidenza di neoplasie nella popolazione
psichiatrica generale e sono divisi in studi che utilizzano il tasso
proporzionale (che risulta minore), la prevalenza (che risulta
maggiore) e il tasso assoluto (che risulta uguale o maggiore) (Rizzi,
1993, 2005). Altri studi, fino agli anni ‘90, riguardano l’incidenza
di neoplasie tra gli schizofrenici: lavori che utilizzano il tasso
proporzionale (minore) e tasso assoluto (uguale o maggiore) e dal
1995 al 2004 con tasso proporzionale (minore).
Dal 2004 al 2006 (Rizzi, 2006) sono stati pubblicati molteplici studi
che hanno rilevato una minor incidenza di cancro in popolazioni
di schizofrenici in varie parti del mondo, oltre ad essere stati
sviluppati studi riguardanti diversi “cofattori” .
Negli ultimi tre mesi (dicembre 2006-febbraio 2007) sono comparsi
altri studi : uno sulla minor incidenza di cancro prostatico in
schizofrenici (Torrey, 2006) e l’altro sulla riduzione di rischio di
cancro in relazione a ipotesi genetiche ( Levav, 2007)
DISCUSSIONE
Allo stato attuale sono varie le ipotesi che confermerebbero il
minor rischio di sviluppare cancro negli schizofrenici. Tra queste
BIBLIOGRAFIA
Levav I. et al (2007) Cancer risk among parents and siblings of
patients with scizophrenia. Br. J Psychiatry 190, 156-161
Rizzi R. (1993) Incidence of cancer and schizophrenia. Med. Biol.
Environm, 27, 1, 275-281
Rizzi R. (2005) Cancro e psiche. Edi-ermes, Milano
Rizzi R. (2006) Rapporto tra schizofrenia e incidenza di tumori.
Atti XIX Congr Naz Snamid La cura della persona Milano 10-
12/03/2006
Torrey EF (2006) Prostate cancer and schizophrenia. Urology 68,
1280-1283
MATERIALI E METODI
Sono stati studiati utilizzando le figure di Stroop e Falloon un gruppo
di adolescenti di sesso femminile in Italia, Svezia, Mali e Mongolia
(n= 80 per ciascun campione) chiedendo loro di individuare: la
forma corporea ideale, i soggetti accettabilmente magri, i soggetti
accettabilmente grassi, quelli troppo grassi e quelli troppo magri.
RISULTATI
Dai risultati emergono differenze nella valutazione dell’immagine
del proprio sesso rispetto a quello maschile ed una maggiore
tendenza al perfezionismo riguardo la forma corporea nelle
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 5 Anno 2007 101
CONCLUSIONI
Nel nostro campione il perfezionismo riguardo alla forma corporea
(maggiore rispetto a quello sull’ immagine dell’altro sesso) pare
giocare un ruolo più significativo rispetto a quello dell’ immagine
ideale troppo magra nell’insoddisfazione per il proprio aspetto.
Questi risultati possono fornire spunti per lo sviluppo di programmi
di prevenzione dei disturbi alimentari ed indicazioni sui pensieri
disfunzionali utili alla psicoterapia dei pazienti con disturbi
alimentari.
METODO
Il campione è formato da 94 donne del Nord Italia di età compresa
tra i 21 ed i 53 anni (media = 33.5 anni; D.S.= 5.58) di ceto sociale
medio-alto. Si è utilizzata una versione integrata della Adult
Attachment Interview comprendente una parte di approfondimento
relativa alle figure alternative di attaccamento (Saunders et
RISULTATI
I dati mostrano come coloro i quali hanno avuto alti punteggi sulle
scale relative al supporto emotivo da parte di una figura alternativa
diversa dai genitori, pur avendo avuto condizioni d’infanzia
caratterizzate da mancanza di sostegno, cura, sensibilità e
responsività parentale, sono, con una elevata percentuale, classificati
come “sicuri” nello state of mind relativo all’attaccamento. Ciò si
è verificato invece con una esigua percentuale nelle condizioni in
cui, a parità di situazione familiare, non si è riscontrata la presenza
ed il supporto da parte di figure affettivamente significative per il
soggetto. Le differenze tra i due gruppi sono risultate altamente
significative.
Tale dato, dunque, porta sostegno all’ipotesi che l’avere sviluppato
la capacità di assumere una prospettiva incoerente rispetto alle
proprie esperienze infantili negative di attaccamento può essere
con una certa percentuale spiegata dall’aver sperimentato durante
l’infanzia la vicinanza di una figura che è stata in grado di
vicariare emotivamente la mancanza di responsività e sensibilità
genitoriale.
DISORGANIZATION:
THE ROLE OF F
RIGHTENING/ANOMALOUS
BEHAVIOR IN
MOTHER-TODDLER
Department
INTERACTION Of Psychology,
University Of
Zaccagnino M., Jacobvitz D.* Torino, Italy
*Department Of
Human Ecology
And Family
Science, University
Of Texas, Austin
Assegnista Post
Dottorato Di
Ricerca, Professore
The present research examined the intergenerational transmission Ordinario
of attachment disorganization. Previous studies have shown
associations among mothers’ unresolved state of mind with respect
to loss and trauma, mothers’ display of frightening/frightened
behaviour with their infants, and infants’ display of disorganized
behaviour during the strange situation. This study examined the
continuity of frightening/frightened maternal behaviour over a
16 month period to further understand how the fear underlying
a mothers’ unresolved trauma will be transmitted to her child. A
new method was developed to assess the quality of mother-toddler
interactions during free play, toy clean-up and problem solving
tasks.
METHOD
The sample consisted of 110 lower to middle class U.S. mothers
and children. During their third trimester of pregnancy, 125
women were recruited from birthing classes and public service
announcements on T.V. During this visit, mothers completed the
adult attachment interview. When their infants were 8 months
RESULTS
Preliminary data demonstrate continuity in frightening caregiving
from 8 to 24 months. Moreover, prenatal assessment of mothers’
unresolved trauma and the 12/15 month assessment of infant
attachment disorganization forecast higher scores on the
frightening/anomalous behaviour scale at 24 months. Security of
attachment in both the mothers and children forecast higher scores
on the secure base scales and lower scores on the other scales.
PROGRAMMAZIONE PER
LA SIMULAZIONE DEL “CORPO”:
UNO STUDIO
SULL’IDENTIFICAZIONE DI
DOMINI COGNITIVI
IRCC Candiolo,
IN ARCHITETTURE Torino
SIMIL-BIOLOGICHE Luca Zammataro*
Medico,
GENERATE AL COMPUTER bioinformatico.
Luca Zammataro*