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STORIA DELLE DONNE NEL MEDIOEVO

Indice:

 Introduzione  2 – 6

 Il Monachesimo  6 – 20

 Santa Giulia: I Capitelli  20 – 22

 La Vitta di Hathumoda  22 – 26

 Il Codice: Rappresentazioni Letterarie e Grafiche  26 - 27

Nome: Sergi Martínez Garcia

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1. Introduzione

Messi insieme le strutture ecclesiastici che vanno a formare la Chiesa.


Formazione dei diversi istituzioni politici in regni allo stesso territorio dove stava l’antico
Impero Romano. Trasformazione de l’Impero Romano.
L’Imperio Carolingio finisce nell’anno 888. Prima: amplia unificazione europea. Poi,
territori più piccoli, potere più diffuso fino all’anno 1000 approssimatamene.
Storia di genere più interessante nell’Alto Medioevo. Prima era un termino neutro. Storia
drammatica di genere. Sesso non è lo stesso che il genero.
La storiografia americana dice che sono natte con un sesso biologico. Ma, dalla biologia
ci sono varianti dell’ordinario. La questione del genere distingue tra il suo sesso e la sua
scelta allora di definirsi con la sua base culturale, e la costruzione sociale, che dipenderà
dell’epoca. Parlare di storia di genere tratta su come era essere donna i la sua costruzione
d’identità, senza molti confini.
Si analizzarono i testimoni e si dismembrarono come un documento, egualmente con
qualcosa relazionata (Es: archeologia della ceramica). Decostruzione: che cose dice un
oggetto e che se porre dire alla sua epoca. Si deve lasciare il nostro pensiero in un latto.
Pierre Bourdeiu (1930-2002), fu istruito come filosofo, e più tarde diventerà un sociologo.
Riflessione molto il nostro mode di pensare e le nostre contradizione culturale.
Costruiamo il mondo sulla base di questo sistema d’opposizioni. Esce l’opposizione
uomo-donna, i caratteri di concezione di qualcuno sono sempre fatti sull’opposizione. In
questa costruzione, Bourdieu conta che all’uomo hanno convergente tutti le cose bonne,
e alle donne tutto il contrario. Maschio  Caldo e seco; Femmina  gelata e umida. Da
questo nasce la teoria aristotelica, in la cui si diceva che la donna era infertile perché era
gelata. Era l’uomo il qui la fertilizzava.
Questo crea, con necessità ontologiche, un dominio maschile. Secondo lui, crea una
invariante, che le donne lo hanno molto più difficile per avere una parità. Ma, non pensò
che questo sì che si aveva scambiato in differenti epoche storiche, tra quelle l’Alto
Medioevo.
Questa invariante consisteva in che l’uomo non si doveva giustificare. L’ordine sociale
era fatto per assicurare il dominio maschile (macchinario sociale). Es: differenza sul
lavoro pel sesso. In teoria, ora c’è una parità d’opportunità formalmente, però non  tetto
di cristale. Inoltre, se una professione è più piena di donne, viene degradata socialmente
e anche il salario. La donna nell’età medievale lavorava, principalmente, aiutando alla
sua famiglia con i lavori della terra e la casa. Ma c’erano donne che decidevano lavorare
indipendentemente da qualcuno, seguendo le sue aspettative. Su quelle che rimanevano
nella casa della loro famiglia, si dedicavano maggioritariamente alle attività interne della
casa, come rivelano le fonti e gli inventari e contratti altomedievali. Questo era così
perché le attività esterne erano per gli uomini. Le attività proprie delle donne all’interno
della casa era la produzione di beni, come la stoffa o gli abiti con il lino o la lana. Anche
le donne dell’alta aristocrazia facevano l’attività produttiva della tessitura. Ma, nella
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maggioranza dei casi, l’attività che faceva una donna era direttamente collegata con la
sua posizione sociale e la condizione di nascita. A parte di queste, anche c’erano donne
dedicate alla professione medica o educativa, principalmente dalle classe sociale
benestanti.
La struttura dello spazio è un altro fondamento del dominio maschile. Sfera pubblica 
uomini; Sfera privata  Donna. Dentro della casa c’era anche una divisione: focolare-
cucina. Anche si vede ai tempi cronologici. Dice Bourdieu che questo dominio sta molto
difeso per la maggioranza delle donne. Secondo lui, tanto uomini come donne erano
dentro di una gabbia del ruolo dominante. Vir = Virtus che s’impone sulla società senza
discussione.
Françoise Héritier è antropologa. Ha scritto il libro “Maschile e Femminile: Il Pensiero
della differenza”. Lei si fa la domanda com’è questo pensiero. Elementi invarianti si
traducono sempre in una disugualità che resulta ovvia e naturale. Questi sono i che danno
alla donna quelli elementi que la fanno, naturalmente, inferiore alla donna. Si propone
anche analizzare i documenti di trattati scientifici, perché la scienza dura piacerebbe
rappresentare tutto obiettivamente. Es: si diceva che per avere un figlio si doveva
mangiare carne (caldo), e per avere una figlia prodotti latti e insalate. Descrizione de come
era una cellula maschile, e la sua superiorità in confronto a la femminile. Caratteri
maschili = Valori; Caratteri femminili = “invalori”.
Virago  donna che si comporta come un uomo.
Base per la disuguaglianza  Monachesimo.
La donna femminile no è fatta per esercire la violenza. Questo significava che non
potevano affermarsi in loro stesse.
Nira Gradowick-Pancer scrive un lavoro chiamato: “De-gendering female violence:
Merovingian female honour as an exchange of violence”. I due scrittori che studiano il
Regno Merovingio:
- Gregorio di Tours: scrive la storia franca dei s.V e s.VI
- Fredefario: continua il lavoro di Gregorio, dal secolo VI fino a la 1ª metà del s.VII.
Si perde molta storiografia, perché nell’anno 751 c’è un colpo d’Estato dei carolingi,
famiglia d’Austrasia. Come dovevano giustificarsi, eliminarono e manipolarono la
storiografia di prima. Si delegittima l’autorità anteriore. In questa manipolazione, si
trattano le donne dei re come viragos, essendo capricciosi ed irresponsabile.
Comandavano le donne perché i re no erano cappabili. E, come la donna non era fatta per
governare, il regno si stava pregiudicando e bisognava un salvatore: Pipino. Le donne che
appartavano alla famiglia dei merovingi, non erano merovingi perché avevano una
politica secondo la quale le aristocrazie avevano un potere primordiale, e lottavano tra
loro per essere i più potente. I merovingi, per equilibrare il territorio, non si sono sposati
mai con una donna di queste aristocrazie perché sino si decantavano per una famiglia
(funzione di alleanza). Funzione della dona sul matrimonio:
- Alleanza
- Avere dei figli

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Per tanto, si erano sposati con princesse di territori stranieri (visigode, inglese…). Sulla
riproduzione, avevano molti figli con i serventi o con le loro donne. Gregorio di Tours
esce di questo contesto del 751, e viene assolutamente toccato. Si vede come l’élite
seguivano gli stessi principi. Erano una élite militare che dominavano il ruolo politico.
Per loro era più importante stare dentro dell’élite che la questione di genere. No esiste
una fonte per la questione di genere, ma si una sull’aggressività maschista. Ritornando a
Nira, considera come corretto parlare della violenza delle donne. Sino che fosse sulla
difesa delle donne. Non molto possibile.
In Künzing (Germania) si era trovato un tesoro alto medievale. Le sepolture
dell’aristocrazia, si mettevano ricchezze e armi. Questo si faceva per al giorno della
sepoltura, come una rappresentazione in relazione alla classe sociale che appartenevano.
Per tanto, si mettevano molte ricchezze, utili quotidiani, armi… Erano segnali che
indicavano la classe sociale. Si poteva fare un segnale dopo la cerimonia, attaccando una
spada.
Difficile determinare se il morte è l’uomo o donna. Si dividono in: uomini, donne e neutri.
Quando si trovavano donne con armi, e non si sapeva a quel sesso appartenevano, si
faceva una attribuzione in base della decorazione: genderizare le tombe (armi=uomini;
braccerete=donne). Il modello della donna è quasi impossibile di sapere. Ma, alla metà
del 700 i uomini si mettevano parrucche e gioielli. I modelli di genere stavano
scambiando, non erano fissi. Quando si trovava una tomba di una donna: problemi per i
investigatori. Teoria. Le spade no lo erano, sino istrumenti per filare. Si faceva per
giustificare quello impensabile.
Il loro pensiero è impossibile di sapere, ma si hanno fatto teorie. Le donne potevano, alle
cerimonie del loro funerale, essere rappresentate per il resto, senza avere in conto il loro
sesso. Cerimonia  Atto pubblico. Per questo, non è preciso che loro li utilizzavano, sino
era per fare vedere che appartenevano all’aristocrazia guerriera. Rappresentazione della
superiorità sociale, era sempre un momento delicato. Per tanto, la spada era un segnale
per fare sapere a quella classe sociale appartenevano.
L’Alto Medioevo non ha questo sistema unico. Diverse concezione delle donne, ci sono
que sono trattate come un uomo, senza essere esclusa dalla società.
Abbiamo come fonte, alcune legge in cui si poteva contemplare una violenza maschista,
e come attuare da parte delle donne. “Una donna non poteva entrare armata in una
proprietà, essendo un “hoberos”, perché era assurdo che una donna (libera o serva) attuava
come si fosse un uomo esercendo la violenza con le armi”. Si prevede un caso, che non
era possibile. In resume, se dice che non è possibile que succedesse perché no lo potevano
fare. Una altra legge era: “Se una donna libera partecipa in uno scandalo, a mano di un
uomo, finisce ferita o morta, si deve compensare secondo il suo grado di nobiltà, e così
viene venuta come se questi danni fossero fatti a un fratello della stessa donna; In fatto
l’altro “risarcimento” per l’offesa, fissato in 900 soldi, perché lei stessa ha partecipato
allo scandalo, cosa che non è onesto farlo”. La donna aveva molto valore nella società
perché era fertile. Doveva di essere compensata come se lei fosse un uomo. In questo
momento, la costruzione di genere era molto lasso. Se una donna se considerava uomo,
era trattata così. Queste erano legge longobardi.

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Alle leggi burgundie: “Certamente, se una donna esce dalla sua corte per combattere i li
tagliano i cappelli o esce ferita, la colpa si attribuisce a lei perché aveva uscito fora dalla
sua casa mentre che l’altro, il cui l’aveva ferita o umiliata, non perdeva niente”. Se lei si
considerava un uomo, perdeva i diritti come donne. In scambio, se una donna non
prendeva le armi, era considerata doppiamente, rispettivamente agli uomini. Ma, se lei
vuole combattere (come una scelta), non se li sarà data la doppia compensazione.
Alle leggi longobardi, dopo delle leggi di Rotario erano le basi costituiti, grazie al re.
Ogni 2 o 3 anni, si riunivano un’assemblea per correggere, aggiungere o eliminare leggi.
C’era intoccabilità alle donne si erravano. Ma, si organizzano gruppi di donne per uomini
cattivi per fare qualcosa cattiva.
Inconcepibile pensare la violenza da parte delle donne, da parte delle leggi dell’Alto
Medioevo. Ma, ci sono donne che escono alla vita pubblica. Le leggi non testimoniavano
che succedeva alla realtà. Non è mai un dato obiettivo un documento o narrazione. Le
leggi danno solamente una faccia astratta. Si concentrano nelle mode di pensare della
società, capirla. Inoltre, servono per contrastare il resto dei documenti: cognizione della
realtà.
Le donne, inoltre, sono pensate in mode “gender”. Il genere si costruisce culturalmente.
Le donne che hanno figli e rimangono a casa, sono protetti per le leggi. Quelle che
uscivano alla sfera pubblica, con il loro discorso subiettivo, perdono le compensazioni
privilegiate.
Il monachesimo è la scelta di vivere isolato. Monos = uno. Inizio alla parte orientale
dell’Impero Romano. Uscivano dal contesto sociale e si isolavano. Contemptus mundi 
allontanamento dal mondo. Pregano e si proibivano molte cose. Ma volevano assicurarsi
la salvazione individuale e avere contatto con Dio.
Peter Brown inventa il concetto di Tardo antichità, compresa tra il s.III fino al s.VI,
inglobando tutte le trasformazioni di Roma. La domanda che si faceva: questi uomini
repudiavano la vitta sociale e andavano a isolarsi, ma se tanto la repudiavano, perché
andavano sopra di una colonna? Può essere che non si isolavano dal mondo, ma
proponevano un altro modello di vitta nel mondo. Sottolinea la parte esibizionista dei
monachi. Manifesta una lotta alle istituzioni politiche. Si sentivano isolati (istituzioni
impersonali), si cominciavano a credere e volere una religione esoterica. Per trovare la
salvazione, si deve uscire dal mondo. Lasciare di banda tutto e concentrarsi nei loro
salvatori, normalmente uomini e concepiti come santi. Dal punto di vista della psicologia
di masse, s’altera la politica per la presenza di questi uomini estraordinari. All’altra parte,
esiste una risposta istituzionale, al secolo IV: 313 Editto di Milano; 380 Editto di
Tessalonica. In meno di 70 anni, il cristianesimo passa per essere perseguito, a essere
obbligatorio nel loro culto.
All’Editto di Milano si prevede che le comunità cristiani vengono inclusi ai diritti politici:
diritto di possessioni e luoghi di culto. La comunità diventa un soggetto giuridico. Fatto
fondamentale. Ha nelle sue mani: palazzi per i vescovi, basiliche… L’arsitocrazia inizia
a conferire patrimonio a la Chiesa per finanziarla. Lo facevano per mantenere il loro
status. Se no lo facevano, le loro cose andavano saccheggiate per la comunità.

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La mentalità diffusa tra l’aristocrazia, viene fortemente influenzata pel pensiero cristiano.
Donazione per mantenere la pace sociale. A partire dal 380, la comunità dei cristiani e la
civile è la stessa perché tutte dovevano d’essere cristiane. Si va al vescovo per questione
religiose. Al Concilio di Nicea si costituiscono i dogmi basici per la Chiesa. Convocato
per Costantino, perché il cristianesimo era molto diffuso secondo le zone, e lui voleva
riguidare il pensiero religioso. La pluralità poteva provocare violenza, ed è per questo que
si crea un unico dogma. A partire dal 380, avranno comunità comprendendo alla
popolazione, e scegliendo un vescovo. Viene istituzionalizzata. Fino al secolo XII, i
vescovi sono scelti per il clero ed il popolo. Viene condivisa da tutto il popolo. All’interno
della città, l’unica istituzione organizzata e forte fu la Chiesa. Le città vengono
ristrutturati in base alla comunità cristiana. Nuovi città sono più piccoli, con i muri, ed al
centro c’era la basilica  Urbs e Civitas.
Caratterizzerà l’epoca medievale, fino la Guerra delle investiture: separazione tra religiosi
e laici. 700 anni di durazione. Concilia mettono insieme ai vescovi d’una realtà, per
accordare le azioni. Al s.XII, Grazziona riguarda il diritto canonico: “Concordia et Canum
Discordanti”. Cercò la concordia tra le leggi canoniche. A partire di questo, c’è un
documento unico alle chiese.

2. Il Monachesimo
Il monachesimo riflessa il repudio al mondo, seguendo una scelta sempre. Quanto più
istituzionalizzato, più movimenti in contro avrebbero.
Alla parte occidentale ci sono anche monachi. A Lérins (isola francese) si fonda nel
400/410 per Onorato, aristocratico galloromano, in un deserto marittimo. Ma si rende
conto che vuole che il suo legato, divenendo una comunità. Scelti elitarie, e la
partecipazione in queste comunità sta aperta al resto. In queste, si creano differenze
secondo la classe sociale. Erano l’origine delle regole monastici. Un altro caso fu
Montecassino: fondato nel 529 per Benedetto di Nurcia, luogo della città romana
abbandonata di Casinum (Le città romane che sopravvivono lo faranno per la sua
ristrutturazione in torno al vescovo). Differentemente: comunità monastica. Ha avuto una
vitta corta perché fu distrutto da parte dei longobardi (bandi), che passarono a essere
dipendenti del proprio Regno Longobardo. Nessuno si pensò un’altra volta a ritornare. I
monastici che scaparono, furono andati a Roma, con Gregorio il Magno. Tra finali del
s.V e s.VI, dovrebbero fare negozi con i longobardi. La regola monastica del primo
Montecassino verrà diffusa, e poi sarà esclusiva di Roma. A finali del s.VII e s.VIII, si fa
un altro monastero completamente nuovo, dove era Montecassino perché viene fondato
per duci-re. Nasce come una struttura di governo. L’altro esempio è Luxeinil, fondato per
Colombano e Deicolo nell’anno 590 allo stesso luogo de l’antica città romana di
Luxovim. Colombano andava fondando comunità per tutta Europa, essendo Luxeinil la
penultima. L’ultimo sarà Bobbio, dove era una altra città romana.
In Lercins, gli aristocratici scelgono modi di vitta alternativi e fondarono delle comunità.
All’interno del modello, sorgono grandi personaggi con una altra credibilità per al popolo.
In Francia, si chiamarono “hommes de Lereins”, i cui erano vescovi (come uomini santi)
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di tradizione galloromana. Per fare la scelta dei vescovi, erano ingannati con un
“miracolo” e già non potevano uscire da questo ruolo. Questo va a significare la fusione
tra il monachesimo e la Chiesa. Quando sono vescovi, occupavano il palazzo del vescovo.
Ma, quando si produrre questa fusione, sarebbe considerato come si fosse “dalla casta”.
Molti scelgono una piccola casa vicina a una chiesa. Rifiuto al palazzo = Rifiuto alle
istituzioni.
I monasteri femminili nascono come una escissione dei monasteri maschili. Sarano molto
vicini ai maschili. Inoltre, si fanno regole per ai monasteri femminili. Una di queste regole
era: San Agostino di Hipona fonda una comunità monastica maschile tra il 380 e il 389.
Il suo circolo era considerato intellettuale e fedele. A questa, si aggiunge una gemella
femminile. La capo: Sorella. Era la sorella di Agostino. Per tanto, nasce prima la maschile
e poi la femminile. La maschile ha il controllo e potere sulla femminile, soggetta.
La redazione della regola agostiniana è scritta nel 411. Contesto dell’Impero Bizantino
con una forte diseguaglianza. Non si può fugare dalla realtà sociale e la sua struttura. La
regola è abbastanza breve. È divisa in piccoli capitoli: vitta con altri; il bestiame e il cibo
devono venire divisi, ma non la stessa quantità per tutti… L’egualità cristiana non
significa tutto eguale per tutti. Nessuna di queste può essere privata. Egualità che prevede
le differenze tra le persone. Nel capitolo 4: quelli che hanno possessioni ed entrano a un
monastero, devono farle comunale. Nel capitolo 5: quelli che non hanno niente, entrano
egualmente che gli altri, senza cercare quello che non hanno trovato fuori. Questa regola
ha ancora presenza in alcuni monasteri. I monaci non devono essere felici per stare dentro.
Una delle finalità della regola fu l’inclusione dei confini dentro della comunità. Base per
fare una struttura e società al monastero dall’eguaglianza. Nel capitolo 7: quelli con una
posizione elevata, non devono essere orgogliosi per starci, né dei loro beni, perché
andavano a essere comunali. La superbia è il peccato più pericoloso. Prende quella
relazione complicata tra la gente ricca e povera. I monasteri che seguivano la regola
agostiniana non avevano alle donne claustrate. Ma nessuna di queste comunità poteva
essere indipendente, perché dipendevano di un parroco. Quelle che non erano claustrate
potevano uscire per andare a praticare il culto.
La terza parte: disciplina ascetica  pratiche che umiliano il corpo per fare elevare la
loro anima. Esempio: digiuno e/o astinenza. Privarsi d’una parte necessaria. L’astinenza
era più difficile, perché controllarsi era più difficile. Servono per ottenere un controllo
proprio del corpo. Se alcuna non può fare digiuno, non potrebbe mangiare fuori l’orario:
discriminazione delle regole. La Regola di San Benedetto condanna tanto non fare
digiuno, come farlo quando si deve mangiare. Non c’è una cerca individuale della
salvazione. In cambio, ci sarebbe comunità nelle che s’implicava la competitività. Nei
soggiorni, in silenzio, un fratello leggeva la lettura indicata, mentre gli altri ascoltavano.
Dentro dei monasteri c’erano anche capi, riflettendosi nella quantità e la qualità del cibo.
Ma, non doveva essere una ingiustizia. Le più forte erano quelle che erano povere, e le
meno forte le antiche ricce. Non si dovevano lamentare per le differenze nella tavola.
Inoltre, nelle camere anche si facevano differenze. Le donne ricce, per essere meno forte,
ricevevano queste facilità. Risultava tollerata la fragilità di loro. Le donne più robuste non
bisognavano tante cose. Ricchezza come una malattia perché faceva alle donne più debole
e cattive. Come erano malate, mangiavano di più e migliore. Questa era la maniera di
giustificare la non eguaglianza dentro dei monasteri.

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L’abito deve essere semplice, senza chiamare l’attenzione, si dovevano vedersi come
erano, non come sembrano con il vestito. Inoltre, portavano il velo: significava le mani
dell’uomo  non libere. Le donne che non sono libere lo devono portare. Questo si
troverà in tutte le popolazioni di tradizione mediterranea. Neanche poteva essere sottile,
perché si potrebbe vedere i capelli. Neanche dovevano essere molto complessi. Questo
serviva tanto per fuori come per dentro del monastero. All’uscire del monastero dovevano
andare insieme. Gli uomini non dovevano essere aggressivi, e le donne non dovevano
provocare attrazione. Il peccato dell’occhio era dei più gravi, perché rifletteva a una
persona. Era difficile di provare, dovevano essere denunciate per una delle loro sorelle.
Succedeva quando erano fuori e potevano vedere un uomo. Neanche potevano mostrare
desiderio per un nessun uomo. Dio lo vedeva tutto, ma le sorelle anche vedevano cose.
Quando alcuna vedeva un’altra, dovevano essere responsabile e farselo sapere. Se fosse
tornato a succedere, si avrebbe dovuto denunciare: come se era malata e bisognava
curarsi. Ma, prima di denunciare si doveva convincere alle altre perché la voce d’una non
aveva effetto. In quanto all’igiene, i vestiti dovevano essere puliti quando lo diceva la
badessa. Le docce e bagni non dovevano essere abituali  1 volta al mese.
Era un’altra forma di mortificarsi il corpo. Ma si poteva fare si qualcuna era malata. Per
andare al bagno, non potevano andare suole.
In quanto all’autorità, non era la badessa perché alla regola agostiniana i monasteri erano
relazionati ai maschili. Per tanto, l’autorità era maschile. Linea dell’autorità dentro d’un
monastero femminile: Badessa  Priore (+1)  Portinana  Comunità monastica 
Donne nel periodo di prova.
La comunità era molto controllata. L’accesso ai monasteri era restringiti. Le prive
solevano durare 12 mesi. Quando la passavano, ancora erano marginate. Alcune volte, le
bambine non erano trattate come un gruppo dentro del monastero. Altre regole si che li
riconoscevano. Ai monasteri anche si formavano le bambine. Potevano avere anche
bambini. Sarà l’educazione primaria. Questo si fermerà fino alla riforma d’Aquisgrana:
proibito monache d’insegnare ai bambini maschili. La priora sarà trattata come una
madre, e si deve occupare di tutto, facendolo per amore o per obbligazione. Con la sua
buona condotta, sarà la base della comunità monastica. Ma, erano comunità chiuse
(aristocratiche).
Nei primi secoli medievali non esistevano monasteri femminili indipendenti. I monasteri
aggruppati in tre grandi regole:
 Onorato e la Regola “dei quattro padri”:
o VII: come si entra nel monastero.
o IX: il digiuno.

 Benedetto e la Regola benedettina:


o Quattro generi di monaci
o 39 e 40: la misura nel cibo e nel vino.
o 58 e 59: come si entra nel monastero

 Colombano en la Regola:
o Regola dei monaci

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o Regola cenobiale

Fino al secolo VIII, i monasteri femminili seguiranno le regole maschili. Ma, le differenze
non sarebbero sostanziali. Gregorio di Tours narra l’evangelizzazione del campo. Le
donne non entrano per niente, non ci sono donne sante dentro dell’agiografia. Questo
succede solo nel Regno Longobardo, perché nel Regno franco si c’erano a partire del
secolo VI. Questo succede perché i longobardi avevano la religione arriana, ma in realtà
le loro pratiche erano praticamente pagane, convertendosi per avere più amistà con i
popoli vicini. Per questa ragione, la religione cristiana e la imposizione dell’aristocrazia
si difficoltò molto di più nel Regno Longobardo, facendo una distinzione netta tra i i
popoli con legami romani, e quelli totalmente germani. Le prime tracce del cristianesimo
nel territorio longobardo si vede principalmente nei luoghi di sepoltura. Ma, la
conversione del popolo longobardo non si può vedere in nessuna fonte scritta, perché non
fu una vera e radicale conversione alla religione cristiana. Una delle ragioni per quelle
non fu così, è perché fino al secolo VIII (Luitprando) i concetti “natio” e “religio” non
erano connessi nel Regno Longobardo. L’esempio più significativo fu quello della
fondazione del monastero femminile di Salvatore di Brescia e il personaggio di Giulia.
Nello schema religioso ci sono due modelli:
 Chiesa istituzionalizzata
 Chiesa lontana dalla società
Nel secolo VII, è relativo al Regno Franco. Nel secolo VIII è relativo al Regno
Longobardo. In relazione al movimento monastico, indirizzato e formato pel Re e
l’aristocrazia, con una forte spiritualità e istituzione. Si crea in prima persona, questo
spirito. Dal potere regio: evangelizzazione delle zone rurali, senso religioso e politico. E
perché un monastero salvaguarda economicamente all’aristocrazia? Perché, secondo la
legge, le proprietà sacrate non si potevano vendere. Questa regola, per controllare
all’inizio il monastero, significa che se si fonda un monastero, tutto quello che si mette
nel sicuro già non si può toccare. Gli aristocratici laici, dovevano contare con la capacità
personale perché il patrimonio si doveva dividere tra gli eredi. Succedeva più alla
Longobardia che a Francia. Mettendolo in un monastero una parte del patrimonio
significava che non si potrebbe dividere. Inoltre, se si fonda un monastero, anche ha il
controllo del monastero. Anche si trova la linea successiva: responsabile un membro della
famiglia.
In quanto al potere politico, la possessione e le terre legavano con il clientelismo un lungo
periodo: entourage forte per presentarsi al Re. Retribuzione per i clientelismi, anche per
i monasteri. Il patrimonio monastico era molto grande. Non potevano vendere, ma si che
li potevano mettere in renda: creazione di legami. Canone cognitivo: una volta all’anno
si riconosceva di chi era la proprietà. Collaborazione e supporto politico per ai monasteri
che facevano queste attività (gestione del patrimonio, e invertire secondo le necessità del
gruppo).
In quanto al potere culturale, erano centri d’educazione (ricordare: referenza carolingia:
proibizione di esserlo i monasteri femminili). Questo metteva importanza perché gli
studenti erano dell’aristocrazia. Questo serviva anche per i monasteri femminili (fino alla

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riforma d’Aquisgrana), dove c’erano studenti maschili. Inoltre, si dedicavano alla
conservazione e produzione di libri: via per formarsi per essere istruttore. Si studiano i
copiano i libri che servono per allo studio del monastero. Molta parte della produzione de
monasteri femminili era anonima ed era quasi sconosciuta. L’autorità non era importante,
perché era del monastero.
In quanto al potere religioso, si fa un culto alle reliquie dei santi. Sarà il culto centrale
dell’epoca. Si faceva una classificazione di loro. Infatti, s’intendevano rubare. Attrazione
della devozione= attrarre donazioni. Un centro monastico attrae in torno al suo
clientelismo, popolazione, figli, e attrae anche donazioni. Quanto più ricco è un
monastero, più donazioni riceve per le persone comuni. Con queste si poteva accedere al
monastero, anche se c’era un limite relazionato con l’esclusività del gruppo. C’erano
differenti tipi di monasteri.
Il Regno dei Franchi:
 Forte e primaria aristocrazia.
 Fusione dell’aristocrazia galloromana e l’èlit militare franca. Con questo si
crea una società fortemente aristocratica già nel secolo V. Non relazione con
visione etnica. I figli possono utilizzare gli incarichi politici che vogliono. Alla
mano tutte le opzioni. Per esempio, quando arrivano i longobardi a Italia, non
c’è aristocrazia, sino gli Ostrogoti, che hanno una divisione etnica molto forte
e limitata. Quando entrano, tutto questo scompare con la guerra. Anche
l’aristocrazia e patrimonio romano. Questo provoca che non hanno una società
tanto diseguale perché non c’è aristocrazia ne grandi patrimoni fino al secolo
VIII.
 Il Regno Franco non aveva capitale fino alla costruzione del palazzo
d’Aquisgrana per Carlomagno. Questo si spiega perché c’era una aristocrazia
provinciale molto forte. Equilibrio tra Re e Aristocrazia.
Nel Regno Longobardo:
 Non aristocrazia fino al secolo VIII
 Capitale a Pavia (con un tesoro dentro del palazzo). Il tesoro era itinerante e
andava dove era la corte del Re. Re “elettivo”.

Caratteristiche dei Monasteri:


Le fondazioni regie corrispondono alla stessa idea dell’aristocrazia: creare una riserva
patrimoniale inalienabile regia: “Fiscus”. Ai regni altomedievali non c’erano tasse, sino
piccole tasse per accedere ai servizi. Inoltre, otteneva ingressi delle tassazioni delle
proprietà pel Fisco Reggio, e li mettevano dentro delle fondazioni di monasteri. Come
c’era molta corruzione al potere pubblico, il Re portava il tesoro a un monastero per averlo
lontano dai lavoratori pubblici. Fondati per aristocratici dotati di beni del fisco Reggio
(stavano, di fatto, sotto la tutela reggia per la natura dei beni della sua dotazione). Fondati
per l’aristocrazia con beni allodiale. Due privilegi che hanno o cercano i monasteri:

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 Esenzione: autonomia rispetto al potere episcopale della Diocesi nella che si ha
fondato il monastero. Quanto più lontano di Roma, più potere,
 Immunità: eccezione concessa per il Re della “soggezione” ai ufficiali del re.
Immunità rispetto ai ufficiali regi. Alle terre d’un monastero, il Re non amministra
giustizia, tasse, arruolamento militare…

Per tanto, tutte queste funzioni passano a l’abato, il quale è fedele al Re. La badessa fa
esercizi pubblici con l’estero, e allo stesso tempo il resto delle sorelle erano escluse. Era
un potere pratico rispetto all’organizzazione regia. Ai monasteri che si dava l’esenzione,
la badessa era la responsabile della gestione di poteri di nature civile: tributi,
amministrazione, giustizia… Ma le relazioni con l’estero dovevano essere estremamente
poche. Questo si intendo di risolvere nel concilio d’Aquisgrana nell’816.

Principali monasteri altomedievali a Italia:


 Santa Giulia nasce come San Salvatore, alla metà del secolo VIII.
 Nonantola è fondato per il Re Astolfo nel 752.
 Forfa: prima fondazione nel secolo VI; Poi rifondato con patrimonio fiscale del
Ducato di Spoleto nel secolo VIII.
 San Vicenzo al Volturno: prima fondazione nel secolo VI, rinasce nel secolo VIII.

Desiderio e Ansa fondano il monastero di San Salvatore di Brescia. La badessa era la


loro figlia. Fu l’ultimo monastero fondato per un re longobardo. Inoltre, fu uno dei più
importanti. A partire del 781, la badessa passa a essere Raodora. Il diploma Reggio: non
è un documento ordinario perché è un documento d’eccezione (dà privilegi). In questo
caso, l’ottené la badessa Raodora e, attraverso di lei, il monastero. Il contenuto del
documento è la propria immunità. Quando si trova “index”, ha un significato d’autorità
giudicante. In questa epoca non si può fare una divisone di poteri. “Index exprimer”, di
maniera privilegiata, l’autorità pubblica  iuris dicere  jurisdizione. Territorio nel
che si esercivano le leggi d’una autorità. Ma prima del 1700, vuole dire esercire il
potere. Nel cuore del potere sta la pace e la tranquillità con i conflitti esterni. Il termino
“iuris dicere” si traduce per ufficiale pubblico (non giudice). Con questo documento,
l’ufficiale pubblico non ha competenze né esigenze al monastero. Si accoltavano alle
fondazioni ai poveri, malati, peregrini… Era ospitalità, ma non sempre gratuita.

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2.1 Modello Franco

Dentro del Regno Franco, il territorio d’Austrasia era uno dei più importanti perché c’era
una famiglia aristocratica molto importante: Arnolfingi/Pipinidi. Li chiamammo così per
la decisione degli storici. A partire del secolo VII, a questa territorio cominciano a
fondarsi molti monasteri femminili. Un gruppo legato ai Merovingi (Esempio: Poitiers).
L’altro era legato ai Pipinidi (Esempio: Auxerre). Comandati per i famigliari donne.
La cronologia: Origine franco nel secolo VI fino al secolo VII. Nel Regno Longobardo
nel secolo VIII; e a Sassonia nel secolo IX. Le donne sempre erano dell’alta aristocrazia.
In questi secoli s’aumentano verticalmente i monasteri femminili. Evoluzione d’onda
(≈≈≈). Questi si fanno per l’accumulazione del patrimonio. Elezione parte dal potere
relazionale ed economico. Una delle storiche più distaccate fu Regine le Jain. Le fonti
sono di tipo narrative e agiografiche, partendo d’una figura, la badessa, ch’è quasi sempre
una santa. La vitta della badessa si riscrive per legittimare la sua posizione. Nel Regno
Longobardo, fino al secolo VIII non esiste una santa longobarda. Quando si arriva a
Sassonia (s. IX-X) ci saranno fonti narrativi, autobiografici. C’era una dinastia di badesse
nella famiglia aristocratica pipinida, cominciando con Itte Idoberge. I figli intentavano
scalare e controllare il patrimonio materno. Grimoaldo (figlio d’Itte) arriva ad avere tutto
il patrimonio domestico. Avrà una figlia, chiamata Vulltrude. A Gerertrudis (s.VII) li
scrivono tutta la sua vitta, come memoria del monastero, come un testimonio di come
dovevano essere le relazioni con la famiglia predominante. Lei non fu scelta per la sua
madre per essere badessa, sino per Dio. Puer/Senex termino identificato per Anerbach:
finire la gioventù d’una persona. Corpo e anima estremamente legati  corpo cattivo =
anima brutta. Le aveva le qualità necessarie che il monastero cercava. Doveva essere
l’”exemplum”, quella badessa ideale che aiuta, studia (monastero come un centro
culturale, come Roma e Oriente), perché è da dove arrivano i testi sacrali e reliquie.
Inoltre, a partire di queste relazioni si facevano legami economici. Una vedova non
potrebbe arrivare al livello di una santa, ma si a badessa. Una volta morta la madre, si
doveva trovare la maniera d’amministrare il patrimonio. Per questo, si crea la figura dei
rettori (amministratori), senza entrare nella vitta monastica. Per dentro del monastero, era
amministrato per le sorelle spirituali. Questo accade perché Gerertrudis ancora non era
capace. Anche, si dovrebbe di sostenere la rete monastica e diffondere i monasteri
famigliari.
Il monastero di Poitiers fu fondato per Radegonda, fatta presa e poi è sposata con il Re.
Epoca d’invasione franca. Lei aveva scelto la vitta religiosa, supportata per il vescovo. A
Gregorio di Tours li appassionava questa storia. Il monastero di Santa Croce di Poitiers,
con la reliquia: pezzo della Croce di Cristo. Furono portati anche testi sacri. Fondato nel
secolo VI, inaugurato per il Re. Questo fu un rinforzamento strategico per alla famiglia
merovingia. Dentro si troveranno le figlie del Re. A Poitiers, sta Clotilde (figlia del Re
Cariberto), e la sua cugina Basina. Nel monastero si muore la badessa, Le monarche
avevano scelto una nuova badessa, ma non era la figlia del Re. Quando lo sa, lei e la sua
cugina e altre si rivelano. Quindi, la scelta della badessa era di carattere politico. Clotilde
era stata in minoranza, volgendo dire che la famiglia merovingia era in minoranza in quel
territorio. Loro volevano uscire del monastero. Il vescovo attua e va al monastero,
facendoli un agguato, picchiandoli a lui e il suo entourage. Il Re deve intervenire e assalta

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il monastero, catturano la badessa, la radono e la fanno prigioniera. Le altre entrano nel
monastero e rifiutano obbedire al Re e l’autorità. Alla fine, accettano un tratto per essere
sotto l’autorità. Al testo si vedono molte cose:

 Capacità soggettiva d’azione.


 Esercizio della violenza: Nira Gradowick-Pancer  De-Gendering female
violence: Merovingian female honour as an “exchange of violence”. L’onore:
rispettabilità pubblica d’un gruppo  struttura genderizzata: per uomini, sapere
lottare; per le donne è la capacità di rimanere caste. In questo contesto, l’uomo
deve difendere l’onore della donna. L’onore femminile merovingio è capace di
essere difeso per le proprie donne. SI riflessa nel testo spiegato (onore: Re, figlia,
cugina), combattono per stabilire la loro onorabilità nel territorio.
La regina Fredegonda (merovingia), era nella chiesa di Paris. Lendaste è l’uomo
responsabile di stare con lei. Ma, all’entrare alla casa del marito, li prendono il tesoro
della figlia e principessa Rigunda. Lendaste si lo fa sapere alla regina e lei l’obbliga a
spogliarsi e allontanarsi. L’arrestano e li spropriano, con il resto, perché avevano lasciato
alla principessa contra i visigoti. I visigoti avevano offeso alla famiglia e al suo onore. Di
questo fatto, s’occupa direttamente la regina1 Fredegonda.
Nei prossimi secoli, con l’aristocrazia sassone, l’influenza e l’autorità delle donne della
famiglia regia erano molti elevati, soprattutto con quello legato alla religione, diventando
moglie con una età corta. Molte figlie degli imperatori entravano nei monasteri. Nelle
famiglie aristocratiche germane, c’era istallato il sistema bilineare di discendenza,
significando che i discendenti prendevano tanto i diritti, obbligazioni e possessioni dei
loro antenati. Nella Lex Saxonum, le donne nobile avevano le stesse compensazioni che
gli uomini. Generalmente, le donne avevano l’opportunità di sposarsi più di una volta,
perché la mortalità degli uomini era più elevata della donna. Una causa era l’alta
aggressività e i conflitti dell’epoca. È stato provato che nei secoli X e XI le guerre tra i
nobili germani furono molte. Per questa ragione, le moglie che non avevano avuto figli
(ma si figlie) con il suo marito eretava tutto il patrimonio di lui, giustificandosi con la Lex
Saxonum. Questo si può dimostrare con la fonte che si ha trovato, chiamata Life of Bishop
Meinwerk of Paderborn. Ma, in molti casi, essere vedova non era una buona notizia,
perché con la loro ricchezza erano in una insicura posizione. Per evitarlo, molte vedove
investivano grandi quantità di possessioni e soldi nelle fondazioni di monasteri, arrivando
a formarsi autentiche comunità di donne vedove o donne senza sposarsi ancora. Così,
erano in una situazione più sicura e comoda, con il loro modo di vitta basato sulla lectio
sacra e manuum operationes. Sotto la commendazione, tra i secoli X e XI, dell’Impero
(la Regina Mathilda e l’imperatrice Kunigunde) c’erano tre monasteri, essendo meno
esclusive di quelli fondati per aristocratiche. Per i tutti i monasteri fondati per le

1
Questo caso fu eccezionale, ma le attività che facevano maggioritariamente le regine era quella della
conduzione del palazzo, la gestione delle risorse alimentari. Il modello della regina era quello di superare
le caratteristiche usuale delle donne, come la loro debolezza. Una funzione importante che anche
avevano le regine era quella delle relazioni estere in certe occasioni, come si vede nella lettera di Berta
al califfo di Bagdad. Ma alla fine, nel regno Longobardo la figura della regina era completamente
soggetta alla figura del Re, come principale funzione dare al re un possibile successore.

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aristocratiche avevano i diplomi dell’immunità e eccezione, perché sino il loro patrimonio
non era sicuro dalle tasse in un futuro. Ma, a partire dall’anno 1020 il numero dei
monasteri fondati per donne cade drasticamente perché già non c’è tanta necessità e
perché le regine non sono già tanto tolleranti con le vedove ricche. Alla fine, nel secolo
XII si vedono le prime emancipazioni delle donne nel piano spirituale.

2.2 Modello Longobardo

Nel secolo VIII si comincia a vedere una serie di carte notariali. Dove più si conservano:
 Archivio di Lucca
 Archivio di Piacenza
 Archivio di Ravenna
Problema di fonti per alcuni secoli (s.VIII), dove non c’è quasi niente scritto: naufragio
documentale. Probabilmente era perché scrivevano nei papiri, elemento che non si
conserva bene. Si suppone che la maggioranza sarebbero documenti reggi. Nel Regno
Longobardo eccellevano le fonti narrativi (Esempio: Storiala a secondo di noi: Editto del
643). Quando finiscono le storie narrative, si trovano fonti documentali che nel secolo
VIII sorgono per tutti gli archivi. Probabilmente si cominciò prima nel livello ordinario.
Il Re Luitprando, riprende le leggi di Rottari, e le riforme continuamente. Se si leggono
tutte le leggi che fa, si comincia a capirlo. È molto attivo nella corruzione di ufficiali
pubblici, individualizzando e colpendola. La corruzione significa il Fisco Reggio, il
patrimonio del regno. È un patrimonio enorme, più di qualcuno privato. Gli oggettivi sono
gli ufficiali minori, chiamati “actores”: gestori del patrimonio regio. Responsabili di
ripartire terre per che furono coltivate. Sistema “servopastorile”.
Sono dipendenti dei “actores”, dandoli una parte di rende, a livello locale.
Non è un regno itinerante, sino con confini, capitale e palazzo. È un sistema, dove le rende
rimangono a livello locale. Essere servo del Re, persone non riconosciute giuridicamente
pero si economicamente. Quando le rende rimangono a livello locale, funziona per
l’accaparramento delle fonti pubbliche. Luitprando lo condanna con durezza, facendo
leggi contra l’abuso dei “actores”. Ma, gli “actores” cederanno patrimonio reggi ai
possessori: gruppo di uomini che lavorano per accumulare patrimonio, cercando
patrimonio regio, e facendolo privato. Era un problema politico perché non si può ripartire
equitativamente, beneficiando a un piccolo gruppo. Luitprando, a parte delle leggi, ordina
di fare l’elenco e di scriverlo. Fa che in ogni sede ducale di essere fatto uno scritto con il
patrimonio pubblico (momento nel che il patrimonio si va). Cede lui il patrimonio, e lo
fa intrasferibile. Con i sui successori, si vede che non si preoccupano per la corruzione.
A partire della metà del secolo si vede come i Re cominciano a fondare monasteri con
quote enormi di patrimonio Reggio. Cambio di strategia: per difendere il fisco e il regno,
è necessario per altre momenti. Controllata la scalata sociale e la fondazione di monasteri
a partire della metà del secolo VIII.

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Nonantola è fondato per il Re Astolfo nel 752. Progetto per dare continuità al regno. Con
il monastero prende tutta la pianura, passando il Po, direzione a Verona. Il resto della
pianura: Santa Giulia di Brescia. Tutte le quote di patrimonio Reggio ai monasteri. Si fa
perché esiste la legge di prendere i soldi dal monastero  Passano a essere proprietà
monastiche. Il vertice del monastero augura il controllo del patrimonio e le ricchezze.
Cerca d’accumulazione. Presenti monasteri femminili. La tradizione longobarda di
fondazione di monasteri femminili comincia all’epoca di Luitprando.

Dati Statistici – Italia del Nord


69 nuovi monasteri, censiti tra l’anno 700 e finali del secolo IX, dei quali 23 sono
femminili e 46 maschili:
 Monasteri maschili di fondazione laica 48%, ecclesiastica 52%
 Monasteri femminili di fondazione laica 85%, ecclesiastica 15%
Molti dei femminili, allo stare sotto il controllo del vescovo, passavano a essere maschili.
Il migliore periodo per la fondazione di nuovi cenobi femminili sembra essere al secondo
periodo di dominazione longobarda (s.VIII) e primi anni di dominazione carolingia. I
monasteri maschili: dinastia di Sassonia.2 Anche se non si può parlare di epoche di crisi:
le fondazioni tendono a aumentare con gli anni.
A Lucca (date più precise) si fondano 67 istituzioni ecclesiastiche e religiosi nel territorio
di Lucca fondate per laici e attestati nella ricca documentazione locale tra il secolo VIII
e il IX. 14, una 1/5 del totale, si possono caratterizzare alla prattica di salvaguarda, la
dispersione patrimoniale delle quote femminili, e sono tutti fondati nel secolo VIII. A
differenza dei maschili, questi erano nella città.
Quando si parla di questo fenomeno, si deve rendere in conto lo spazio urbano dell’epoca,
vedendo i monasteri come camere private.
Il Re Luitprando interviene nella normativa, nell’anno 717. Riforma: diritto ereditario,
di forma equitativa, ai uomini e donne. Si fa per una trasformazione sociale in un gruppo
sociale, formandosi i “possessori”, e aumentando il loro patrimonio notabilmente:
“accaparratori”. Luitprando vuole eliminarli, e lo intenta facendo questa riforma. Nel 717
comincia la seconda operazione della riforma legislativa, occupandosi sul “morgingap”
(donna del mattino): obbligazione che l’uomo deve dare alla donna il mattino dopo
d’avere consumato il matrimonio. E il versamento della dote matrimoniale. A partire di
questo già sarebbe un matrimonio legittimo. Il “morgingap” si dovrebbe di fare in fronte
dei famigliari e amici, essendo un atto pubblico. Si scriveva una lettera e autentificata per
i testimoni. Questo prevedeva futuri discussioni su sé s’aveva dato o non. Non matrimonio
senza la consegna della dote. Il “morgingap” non doveva essere più della ¼ parte del
patrimonio dell’uomo. 10 anni dopo, nel 727, regola la “meta”: il primo versamento che
si fa nel matrimonio. La fissa in 400 soldi, non più, ma si potrebbe essere meno. Per

2
Dinastia ottoniana. Epoca di formazione di seigneurialisation della società. Termino per la fondazione dei
monasteri maschili: Eigenkloster. Oggettivo: non dividere il patrimonio. Si cominciano a organizzare un
sistema dinastico maschile. Si scelse un discendente, gli altri si faranno militari o gestori di monasteri
famigliari. Questo fenomeno non esiste prima di questo momento

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all’aristocrazia minor si fissa in 300 soldi, non più. I soldi non si utilizzavano molto. Si
doveva vedere che li dava l’uomo alla donna. Un’altra disposizione nella legge di
Luitprando, la 14, espressa la partizione del patrimonio fra le sorelle. Con tutto questo, il
patrimonio paternale della famiglia veniva ultra diviso e alla fine finito per le diverse
partizioni. Anche, il Re proibirà la creazione di riserve patrimoniali con più di un quarto
del patrimonio. Anche, Luitprando proibì i matrimoni tra i famigliari (cugini e cugine).
Luitprando anche proibì la monacazione delle vedove. Questa legge fu finita nell’anno
729 con la regola 113, nella che si spiega che si poteva riservare una parte del patrimonio
per darla ai figli bene servientes. Nell’anno 755, già regnando il Re Astolfo, si prende la
decisione di regolare le successioni
Controstrategia: i possessori davano una grande donazione alla donna, diseredando così
ai figli. Con il supporto del potere religioso, si fondarono ente religiosi, dentro dei quelli
concentravano tutti i beni della donna. Prevedeva l’ingresso di tutti i parenti. Queste
donne non sono indipendenti economicamente, perché non lo potevano gestire, perché
Luitprando dice che una donna non può fare il selpundio. Senza il mundoaldo, non può
vendere né donare. La documentazione privata del secolo VIII aiuta a capire come si
facevano queste fondazioni, e così si spiega la femminilizzazione della religione nel regno
Longobardo tra i secoli VIII e IX. W. Pohl  studioso (capo della Scuola di Vienna) sui
longobardi. Caso d’Ursus: fa la lettera dotis (documento privato di dotazione). Dice che
come tutti moriranno, non è necessario le cose materiali, che ha fortuna di averli. Come
non se lo può portare all’altra vitta, e per ottenere grazia e perdono, e avere la vitta eterna,
costruisce una chiesa nel suo territorio, mettendo come badessa alla sua figlia: Ursa con
la sua sorella Austrada, che doveva essere monaca; vitta monastica insieme.
Alle carte altomedievali (e pieno) si assiste a una distinzione tra il suolo (terreno) e quello
che si ha costruito per sopra. Il monastero dovrebbe avere una Curtis, pozzo, un frutteto
e accessi d’entrata e uscita. A continuazione, si dice che i beni ricevuti a cambio d’una
permuta.
Il terreno della casa Fasculi in Massa Tagiani, fu donato al re Ariperto  sequestro della
proprietà (li donerebbe ai uomini fedeli). Inoltre, si danno altri terreni come due “sala in
loco Ferroniano”, che erano case di servi. A questo monastero anche finirono il
“morgengapen” della donna. Al monastero se li danno quattro donne, due libere e due
serve. Possibilmente andranno con Orso, a causa dell’entità religiosa che sta fondando.
Dopo la morte d’Orso, l’avrebbero di succedere la sua sorella. Poi, si potrebbe scelere
liberamente alla badessa  Volontà postmortem d’Orso. Gli alti eredi non avranno
nessuna potestas al monastero, e i figli uomini non dovrebbero entrare. Ma le suore, li
invitarono perché sempre veniva bene un sacerdote. Ma esclusi della gestione del
monastero. Nel monastero si mettevano le parti più deboli del patrimonio: donazioni
reggie e morgengapen. Valeva per una generazione. Ai figli maschi riceveranno po’.
La carta di fondazione: 722. Ma nel 800, il pronipote d’Orso, tale Tassilione figlio del fu
Gansprando, cede al vescovo di Lucca Giovanni, il monastero del suo bisnonno Orso con
tutte le pertinenze descritti, riservandosi a una serva (Tendipergula). Li cede: “ut ad
meliorem statum secundum canonicam institutionem proficiat”. Questo non dovrebbe
avere successo, secondo il testamento d’Orso. Ma succede perché nell’anno 800 la
situazione storica aveva cambiato perché già stavano i carolingi. Si concentrarono molto

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sulla norma di vitta monastica dei monaci, e ch’è quando vengono le canoniche. Riducono
a ordinarie le comunità monastiche. Tassilione solamente accetta questa autorità. Le suore
continuarono vivendo insieme, con una parte patrimoniale, vincolata all’ente monastica.
Ma questi beni potevano essere messi sotto il figlio preferito del padre. In questo caso, se
li dava alle figlie parte del patrimonio con serve e case. La strategia fu molto inteligente
da parte dei possessori, per eludere le leggi di Luitprando, continuando la logica
dell’eredità patrimoniale. Questo fenomeno non è un clima naturale dell’epoca, perché
nel territorio bizantino non si dà, solamente nel Regno Longobardo.
Un altro caso sarebbe San Michele  Carta di fondazione nel 764. La donna era viva. Si
determina che le figlie dovranno vivere insieme nell’onestà e casta nel monastero. Dopo
la sua morte, anche se fossano uomini possono continuare questa vitta se volgono vivere
sobriamente e castamente. Nell’interiore del monastero: frutteto, sala (casa di pietra),
pozzo, corte… Quello che dava il fondatore è la sua propria casa, convertendosi in chiesa,
ma che non cambierebbe niente. Questo è la base solida della famiglia, per non
smembrarla. Tutte le quarte parti che mette nel monastero sono le morgengapen. Uni dei
figli, il diacono Ostrifuso, stabilì che l’usufrutto vitalizio della chiesa dovrebbe rimanere
a lui e la sua sorella ancora viva. Dopo la loro morte, la chiesa passerebbe alla “Dei
Ancilla Iltrudes”, per occuparsi dell’ufficio divino e che lo trasformano in un monastero
femminile “pro-rimedio animarum nostrarum”. Alla morte d’Iltrude, con il consenso del
vescovo, diventa badessa una monaca del cenobio, liberamente scelta dalla comunità
femminile. Iltrude era la moglie del fratello Lamprando, il figlio laico del fondatore della
chiesa di San Michele. Sposando Iltrude le aveva assegnato un quarto del proprio
patrimonio che ora, dopo la sua morte, grazie alle disposizioni del fratello diacono,
rientrava nella “cassa forte di famiglia”. In cambio Iltrude riceveva la guida del cenobio.
Il monastero di Brescia, nasce come una fondazione privata per il Re Desiderio e la
Regina Ansa, quando lui ancora non era re. Era lo stesso di quelli che hanno visto. Lei
era Dux di Brescia. Si lo lasciano a la sua figlia Anselperga. Aveva più sorelle sposate
con principi di Baviera, Benevento… La più famosa fu quella che si sposò con
Carlomagno, ma non si sa il nome. Inoltre delle sorelle, c’era un fratello  Adelehi. Le
tre prime sono frutti d’alleanze strategiche reggie. La strategia della famiglia è la
fondazione. Quando lui diventa Re, il monastero d’Anselperga diventa reggio, e un
grande deposito di beni fiscali, non solamente quelli famigliari.
Desiderii regis et Ansae reginae diploma (759 gennaio, Pavia): il Re e Ansa danno per la
loro anima al monastero dei santi Miguel e Petro. Il typus christi viene elaborato molto
forte nei anni 50 nel secolo VIII, quando viene il colpo di Stato dei carolingi. Figura quasi
divina del Re. La legalità nel secolo VIII cambia: nel Regno Franco si deve legittimare il
colpo di Stato  argomenti. Lo fanno i primi Re, come Pipino per una unzione che fa
dire al vescovo di Roma. Questa forma sacrale viene rappresentata con la immagine di
Cristo. Si fa perché Cristo è considerato come la mediazione tra gli uomini e Dio. Così,
il Re medita tra Dio e la società terrenale.
Il Fisco Reggio donato da Astolfo a Desiderio, a parte della curtis reggia di Brescia, che
sostengono ai ufficiali. Desiderio prende la sua curtis (Ducato di Brescia) e lo mette tutto
a questa monastero. Da monastero privato a monastero reggio, essendo un dei più
importanti.

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La Chiesa di Desiderio e Ansa:
Brogiolo ritiene che le città romane hanno sofferto un degradamento, perdono la loro
funzionalità. Il ritrovamento degli strati dimostrano una pluralità dello spazio.
Ruralizzazione  Modello di Brescia. Adolfo la Rocca dice ch’è vero quello che dice
Brogiolo. Ma, gli strati dimostrano la conservazione del ruolo della città, senza soffrire
ruralizzazione. Dice che all’interno delle insule si trovavano reste organiche per il
semplice uso dello spazio, non per la loro ruralizzazione. La città conserva la sua funzione
urbana, dentro della che sono inclusi i monasteri.
La figlia di Desiderio e Ansa, Anselperga, diventa la badessa di Brescia. Nel momento di
succedere, Desiderio ancora non era Re. Si portano beni famigliari, e i beni d’Ansa, per
il rischio a perderlo. Claustra  area chiusa dov’è il monastero. Quando Desiderio era
dux, riceve in forma di donazione questa area per il Re Astolfo, quindi, era di pertinenza
pubblica. Con questo, le terre passavano a essere semi-private, perché si fonda il
monastero. La 1ª parte della fondazione, solamente si salva i beni della famiglia. Questo
cambia quando Desiderio diventa Re, fondando un secondo monastero: San Benedetto di
Leno (Maschile) nel campo. Creando così una riserva di patrimonio fiscale nella parte
est. Questo dice che il Re conta molto nella badessa e l’abad per amministrare questi beni.
I beni commerciali della curtis (che passano ai monasteri) anche li controllavano. C’erano
percorsi alpini. Per i affluenti fino al lago, e poi per i valli. Al largo di questi si trovano le
curtis per al loro controllo. Che queste localizzazione fossano strategiche, lo sanno per
come attuava Carlomagno dopo invadere il Regno Longobardo. Prende i beni dei
monasteri e dei percorsi, essendo donati a due monasteri franchi. Così, non può essere
accusato di rubare i beni, perché cambia la titolarità dei beni.

Il Monastero Reggio:
Fonte: Adelchis regis diploma (novembre 772, Brescia).
Resiste tanto militarmente come patrimonialmente in fronte dell’esercito franco. I beni
che c’erano ai monasteri longobardi, sono reparti per tutto l’Impero. Tutte le donazioni
reggie si trasportano al nord. Si da un privilegio si servi che appartengono a queste terre
pubblici di monastero, possono sposarsi con donne libere. Questa aveva un castigo molto
duro nella giurisprudenza altomedievale. Se avessero avuto un figlio, sarebbe libero
perché avrebbe eredato la condizione giuridica della madre, e non dal padre. Anche risulta
essere un problema di filiazione e proprietà per al capo del servo. Per questo, lo intendono
fare impossibile. Analizzato questo, si vede la grande disperazione del Regno
Longobardo. Ma, anche in questa disperazione, mantenevano i matrimoni, ma i figli non
sarebbero liberi, sino semiliberi. Questo significava che potevano accedere alla libertà se
li pagavano al padrone. Si fa perché c’erano molti matrimoni così, soprattutto con i servi
reggi. Dare questa posizione ai figli, è una forma di mantenere alla poblazione, essendo
premiati. Ma, quelli che scapavano o si mettevano al servizio dei franchi erano puniti,
spropriati beni di tutto tipo. Questo ultimo, affettava ai possessori. Alla fine della 772, la
badessa di Brescia rimane una delle uniche combattente in prima linea. Situazione
d’emergenza che il monastero di San Salvatore può gestirlo.

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A San Salvatore di Brescia si trova un sarcofago con rappresentazioni delle amazzoni.
Nel suolo/pavimento della chiesa, stava la lastra. La cosa importante è l’importanza che
se le dà. Carlomagno fa uscire i beni dei monasteri, e donati a un altro. Poi si sostituisce
la badessa. La nuova badessa Raodora, formando già parte del cenobio di Brescia. Era
famigliare d’una famiglia di possessori che avevano tradito al Regno Longobardo. Se le
concede l’immunità alle terre del monastero. Inoltre, Carlomagno riforma i cambi
transalpini. Nel governo di Pipino (era piccolo quando se le dà il Regno Longobardo),
aiutato per i Vauli per mettere ordine ai conflitti tra i monasteri reggi. Intervengono San
Salvatore, perdendolo tutto, e ritornandolo alla situazione nel 772. Se le da coerenza
politica nel territorio conquisto: Ordine geopolitico.
Regine a San Salvatore:
 Ansa: Moglie di Desiderio, regina dei Longobardi. Fondatrice insieme con
Desiderio del monastero  759-772.
 Giuditta (819-825): seconda moglie di Ludovico il Pio, imperatrice. Riceve
San Salvatore in beneficium.
 Ermengarda (821-851): moglie di Lotario I, imperatrice, regina del Regno
Italico. Nominata “advocatus” del monastero nell’837. Lo riceve in usufrutto
nell’848 insieme con la sua figlia Gisla  837-851.
 Angelberga (850-875): 861  compare nella donazione di San Salvatore alla
figlia Gisla. 868: riceve il monastero in usufrutto insieme con la sua seconda
figlia Ermengarda: 861-868.

Teutgarda, moglie di Lotario II. Allo stesso tempo, lui è anche con Waldrada. Quindi,
allegando che non funziona l’alleanza, la repudia. Questo lo porta al consiglio dei vescovi,
lo approvano. Ma, nel Regno Francese Occidentale, l’arcivescovo di Reims non lo accetta
(Hincmar). Per questo, s’inizia una lotta che porterà dal 854-855 fino al 861. Durante
questa, Teutgarda viene infamata. Lotario II lotta per a che i figli di Waldrada siano i
legittimi successori. Non lo acquista e muore. Nel 861, Ludovico II scrive un documenta,
concedendo la dote reggia a Angelberga. Falsificano la datazione per giustificare la
posizione d’Angelberga e le sue due figlie. Insieme con questa dote, viene emessa una
donazione di San Salvatore in favore d’una delle figlie di Ludovico II (Gisla). Quando
muore nel 861, il monastero se le dà alla sorella e la madre. L’atenzione a San Salvatore
si va concretando in un desidero di controllo, con istituzioni e le famiglie.
Principesse a San Salvatore:
 Anselberga: Figlia di Desiderius e Ansa. Prima badessa, molto attiva nella
gestione patrimoniale. 759-774?
 Gisla: Figlia di Lotario I e d’Ermergarda. Entra in monasteri nell’848, il padre li
assegna proprietà, amministra San Salvatore insieme con la badessa Amalberga.
848-860
 Gisla II: Figlia di Ludovico II e di Angelberga. 861: entra in monastero (a 10 anni
circa), riceve una donazione dal padre. Muore nell’868. 861-868.
 Bertha: Figlia di Berengario I e di Bertilla. Badessa e rettrice. Badessa anche di
San Sisto di Piacenza. 915-951.

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Liber Vitae: liste di nome. Di monaci e cappellani, e i loro accompagnanti. Appartengono
a gruppi elitari. Le concessioni del monastero a regine e principesse comincia con Ansa
e Anselperga; Ermengarda e Gisla; Angelberga, Gisla ed Ermengalda. Quando moriva
una, l’altra la succedeva.

3. Santa Giulia: I Capitelli

Non inseriti nel contesto architettonico. Sono nel museo di San Giulia di Brescia. Non
hanno quasi relazione tra loro. Il capitello che interessa è la crocifissione di Santa Giulia.
Si fa perché è una santa martire. Se non è Cristo, la crocifissione è un elemento abbastanza
difficile di trattare. Ma, all’essere dona risulta più facile non avere contrapposizione. Dio
prende l’anima di Giulia. Lei era di buona famiglia urbana al nord d’Africa. Buona
persona ma era cristiana. Famiglia perseguita, e lei è venuta come una schiava.
S’innamora del capo, viaggiano per Europa. Arrivano a Sardinia, si trovano con un
governatore cattivo, volgendo stare con lei. Ma lei si lo nega, lui s’incazza e la crocifissa.
Il corpo si butterà al mare, essendo preso per i monaci nel deserto marittimo di Greuga, e
trattata come una martirizzata. Ansa rivalorizza a Santa Giulia, portando le reliquie al
monastero. Sono portate in processione fino a Brescia. Secondo l’iconografia
tradizionale, ci sono tre donne: Pistis (Fede), Elpis (Speranza) e Agape (Carità).
Martirizzate con la sua madre. L’altra reliquia è presentata al capitello, con una scena del
martirio di San Pimeneo. Poi, l’ultima rappresentazione è la scena di San Lorenzo e
Sant’Ippolito. Prima di essere esecutato, San Lorenzo converte al guardiano (Ippolito)
cristiano, con un libro rappresentando la fede.
Un’altra interpretazione sarebbe di tipo tipologico. Contrapposizione dei latti opposti.
Nella parte opposta a Santa Giulia, sta San Pimeneo, come a le due scene di martiri.
Reliquie di Giulia, e le di Pimeneo. Presenza della mano, come tipologia del martirio. Poi,
gli altri sono i latti non martirali, e laici. Rappresentazione della vitta del monastero.
Giulia con la croce e le bambine. Simbolo di potere ecclesiastico relazionato con il Papa.
Relazione diretta con Dio. All’altra mano, la palmetta come simbolo di potere temporale,
non è lo scettro del Re.
Rappresentano il doppio potere che avevano le badesse. Rappresentazione del potere
femminile all’epoca altomedievale. Le bambine che l’accompagnano: le due di dietro
hanno la testa velata (monache). C’è una che non ha il velo, ma si la corona, e un vestito
(con camicia per sotto). I vestimenti è similare a sculture di principesse del monastero.
Le principesse hanno caratteristici i vestiti, corona… Secondo la profezia la bambina
sarebbe Giulia. La parte del prigioniero e guardia, ogni figura ha una iconologia concreta.
Le loro teste sono differenti. Il guardiano ha una capa, rappresentando a San Martino,
protettore e vescovo della Gallia. Contesto monastico: San Lorenzo le dà il libro della
regola a San Martino. A partire del Concilio d’Aquisgrana, San Benedetto d’Aniane, dopo
vedere molte regole, la benedettina diventa l’unica nel territorio carolingio (819). È un
simbolo chiaro vedendo la dinamica politica e sociale. La scena rappresenta come si dà

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la regola benedettina al Regno Italico, dal territorio carolingio. Quindi, il capitello
avrebbe una datazione approssimata nel 850.
Nella seconda metà del secolo IX, sottodominio carolingio, la datazione topica: “in
monasteri novo” (San Salvatore di Brescia). Il monastero è stato molto studiato
archeologicamente. Brofiolo parla che gli strati non c’è nessuna epoca carolingia.
Storiografia concreta: studio della scuola di Freiburg, elaborando un nuovo metodo di
studio. Inserisce una identità alle persone, mettendole ai differenti strati sociali. Il
fondatore del metodo fu Tellembach. Ma, la persona che più ha studiato la Liver Vite è
Oexle. Secondo la professione si esiste una fase carolingia, anche se non si veda niente.
Si trova un capitello isolato. Caratteristica carolingia: cripte. Già c’erano, si rivalorizzano.
Da San Salvatore a Santa Giulia.
I capitolari italici: emanazione legale carolingie per al Regno Italico. Così, si ha sempre
in conto la condizione peculiare, tradizione normativa e territoriale. C’è una normativa
d’emergenza per ai momenti successivi alla conquista. Nel primo consiglio dei vescovi
longobardi e carolingi (781 +/-). Si dice che di devono restaurare. Rappresentati i
capitolari. Ai capitolari (che partecipano i vescovi), si dice che i monasteri si dovevano
limitare a le loro funzioni. Nel concilio di Magonza (813), le badesse (donne velate o
ancile dei) dovevano vivere con le suore, correttamente e giustamente. Non sono
monache, ma vivono nel monastero, stano sotto la badessa. Nella storiografia vengono
chiamate “canonichesse”. Quindi, vivono due tipi di religiose: le monache e le “altre”.
Queste vivono in base ai canoni, essendo custodiate per rimanere dentro del monastero,
in clausura senza uscire. Questo voleva dire che prima si che si potevano uscire
liberamente. Nel Concilio di Tours (813), si vuole correggere a molti monasteri perché
molti no seguivano le norme. Quindi, la vitta e le relazioni sono oggetto di maledizione.
E perché molte li volevano imitare. All’interno delle fondazioni private, quelle che
gestivano il monastero erano le donne e figlie. Erano donne ricce ed era un problema. Per
questo, si fa una correzione nel secolo IX per a che le norme furono applicate
paritariamente. Correctio: parte di prima e li seguono due elementi:
 Testi sacrati. Cultura e formazione delle monache.
 Correzione delle azioni e norme ai monasteri.
Si fa per a che i monasteri lo seguiranno di verità. Gli uomini non dovevano entrare.
D’altra parte, le badesse non potevano uscire dal monastero senza il permesso dei vescovi.
Dovevano di rimanere e custodire a loro stesse a quelle che erano sotto di loro.
Il Concilio d’Aquisgrana: lungo periodo di 4 anni che si ha in Aquisgrana
continuatamente. Si prevedono decisioni diventano diritti. Da questo momento in avanti
non si potrà esercire un’altra regola. Inoltre, si distinguono gruppi di uomini monaci, e
quelli che vivono insieme però non sono monaci: canonici (loro sono sacerdoti). Non si
capisce tanto bene la differenza tra monache e canoniche. È una vitta più prossima alla
dei laici. La grande differenza: canonici e canoniche conservano le loro proprietà. Alle
comunità anche si cerca un ordine Gli ordini canonicali differenti dalle monastiche con
delle regole determinate. Si cerca un’unica regola per alle comunità:
 Istitutio sanctimonialum
 Istitutio

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Nelle norme, c’è una parte più retorica, del pensiero dei padri cristiani sulla castità. Caso
del pane: la norma vuole che loro attuano bene e di essere donati la corretta quantità di
pane. Un altro caso è la dose di vino e birra: si può bevere con misura. L’alcool entra
nella vitta monastica. Queste misure sono le minime, ma si potevano distribuire più. Le
altre vivande anche si regolavano. Anche si regolavano le camere e le ore per mangiare,
perché prima non mangiavano insieme. Così si formava una comunità. Ma, non è vero
che nel refettorio mangiarono tutte insieme, perché c’era un gruppo di signore che si
giuntavano. Possibilmente erano le vescove e la badessa.

4. La Vitta di Hathumoda

È agiografica nell’ultimo ¼ del secolo IX. Scritta per il monaco Agio di Corvey. Fu la
prima badessa del cenobio di Gandersheim, fondato per i sui parenti: Duca Liudolfo e la
donna Oda. Liudolfo era il capus-cipite della casa di Sassonia. Creano un monastero di
famiglia. Quando la famiglia entra nella monarchia, il monastero sarà Reggio. Morirà nel
874. Hathumoda diventa badessa di Gandersheim nel 852, e muore nel 874. Gerberga,
alla morte della sua sorella sarà la badessa, morendo nel 846. Posteriormente, la terza
sorella.
Nobiltà d’animo: conservare la santità dei loro pensieri. Quando diventano badesse, sono
domandate di lasciare di essere giovane e comportarsi come adulte. Puer senex: eliminare
l’infanzia e maturare. Principio per loro. Si disprezzano le frivolezze infantili (giochi).
D’altra banda, il disprezzo degli oggetti, abiti che avevano qualche decorazione. Le cose
che si dovevano fare era studiare e pregare. La descrizione d’ideale nobile: estrazione
della società, vitta concentrata nella gravitas della mente.
L’élite imperiale era integrata con la sassona, e questa nella corte imperiale. I coniugi
andavano a Roma, perché volevano l’eccezione. Il primo paso della fondazione del
monastero, era andarci. Ritornavano con la benevolenza del Papa, e con reliquie donate
dal Papa.
La vitta monastica si concentra in due cose: il corpo e l’anima. Dovevano andare insieme,
so sino non avrebbe una buona castità. All’interno della comunità, tutto deve essere simile
 l’oggettivo d’Aquisgrana era avere monasteri veri. Tre base: abitudini, mangiare
insieme e mangiare. Si deve mantenere una certa dignità. Le monache di Gandersheim
non parlano e non mangiano né con i parenti né con gli invitati. Nessuna di queste si va
fuori: né per vedere parenti né per gestire le loro proprietà. Non era una comunità di
monache, in Aquisgrana, è una comunità di donne che entrano ed escono, ricevano amici,
amministrano possessioni.
Nel luogo ideale, nessuna aveva, all’interno del recinto, camere proprie, ne anche serve
proprie. Inoltre, separazione di uomini, famiglie, possessioni, non ricevere amici, non
uscire. Ma la realità era molto diversa, tanto personale come patrimonialmente. La
famiglia che era dentro del monastero, sì che si riuniva nelle feste.

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Una badessa ideale: dosi alimentaria per potere alimentarsi e alle donne di servizio. In
giorni specifici, non si poteva alimentarsi con carne. I sui abitudini dovevano essere di
lana. Non voleva trovare con gli invitati perché non poteva mangiare con genti di fuori.
Quando usciva non potevano parlare con nessuno. Non voleva avere servente. Studiava
soprattutto. Nella storia di Gandersheim c’è un’altra testimonianza: Rosvita di
Gandersheim. Non si sa se fu una monaca o canonica. Fu una intellettuale, cosa che
comporta la relazione extra monasteriale. Entra molto giovane, studia e diventa
insegnante. Soprattutto, è una delle poche autrice che trasmise le sue opere fino ai nostri
tempi:
 Poeenetti agiografici
 Tragedie
 Gesta Othonis imperatoris
 Primordia: base celebrativa del cenobio
Tradizione autoriale perché è molto importante nella corte ottoniana, legata a Gerberga,
nipote d’Ottone I, badessa di Gandersheim, figlia d’Enrico, fratello che si rivelò contro
Otto I, con il supporto della madre. Fracasso e riconciliazione. Lei scrive commedie per
alla corte. Primordia cenobii Gandeshemensi (ultima opera e incompiuto): 594 esometri
dedicati a descrivere la fondazione del monastero e i suoi primi decenni di vita. Lei
utilizza la fonte d’Agio, per scrivere la storia di Gandersheim (opera di legittimazione da
parte d’Agio). Lei non ha bisogno di legittimare niente. Ma, anche una finalità. La fonte
d’Agio si trasforma: mette la visione d’Eda, madre d’Oda. Così, mette in primo piano
l’attività femminile: Autocoscienza femminile. Retorica molto forte  Invenzione. Che
cosa le succede a Eda? Mentre pregava di fronte l’altare di San Giovanni Battista, vede
di fronte sue i piedi d’un uomo. Impaurita, quando eleva gli occhi vede un giovane che
illuminava, affermando essere San Battista. Discendenza femminile per legittimarlo.
Dentro d’un contesto nel secolo X, nel che la partecipazione delle élite per scelere il re è
fondamentale: regalità. Nell’età ottoniana: idea dinastica della scelta del Re, mediante la
volontà divina, rendendo legittimità la successione dinastica. D’Eda si passa a Oda che si
sposa con Liudolfo. Con un accordo comune, Oda si consegna a Dio, e fonda una piccola
chiesa/monastero in un luogo chiamato Gandersheim. Non era tanto formato come quello
di Rosvita, e per questo non concepisce che una ragazza fuori la badessa, né prima né ora.
Nella storia del monastero, si concentra nella seconda badessa: Gerberga. Era promessa
con Bernardo. Lei si aveva consacrato a Dio, speziando al suo amante corporale,
sostituendolo per Dio. Portava abiti laici ancora, per dissimulare. Lui, quando si rende
conto delle sue intenzioni le dice di sposarla, annullando la sua relazione con Dio. Lei
giura la sua fede a Cristo. Bernardo si va e muore nella battaglia.
Il monacato femminile dell’Alto Medioevo non ha niente a fare con il Basso Medioevo.
A partire del secolo XI, crisi dei monasteri, per l’attacco al loro patrimonio da parte delle
istituzioni (vescovi). Diventano vincitori, dicendo che questi monasteri sono cune di
corruzione, senza seguire le norme, donne attaccate per temi della morale sessuale:
perverse, invitano uomini… Attacco al patrimonio, tanto in Germania come nel Regno
Italico. Sostituzione della comunità femminile per comunità benedettine maschili. Autori:
vescovi. Momento di cambio nella chiesa altomedievale: cambio d’esperienze
ecclesiastica, le donne lasciano d’essere in comunità. Donne fanno arrivare la loro voce

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mediane autrice: libri di storia generale. Culminazione: Cristine de Pizan (Quattrocento).
Partecipazione femminile nella politica e cultura, imperata in questa epoca. Questo nasce
per la potenzialità delle comunità femminili, con signori d’alta società, istruite nel
monastero e con grandi ricorsi economici e patrimoniali. All’interno del monastero, la
loro vitta veniva articolata, con una regola (benedettina). Possibilità di aggrupparsi e
partecipare.
Janet Nelson: inglesa, formazione tradizionale, prima in aprire la storia delle donne in
Inghilterra. Parte da due opere, si conosce l’autorità d’una:
 Alexiade Anna Comnène: opera contemporanea d’una donna nell’Impero
Bizantina.
 Cesta ottonis: Gandersheim.

Caratteri strutturali:
 Opere anomale: non seguivano un genero concreto. Reclamo classico molto forte.
Si mettono fuori dal modello: originalità.
 Ricorso a fonti che non sono letterarie, lo possono essere, ma maggioritariamente
folcloriche, nella che mai si centrano gli uomini. Libertà di scelta di fonti.
Capacità/Volontà di contare cose, che nelle croniche/annali non sono, perché si centrano
nella guerra e magistratura: concetti maschili. In queste anche si tratta la guerra, ma si
mette anche la vitta delle donne. Non è per il fatto di essere donne, sino per vedere che
c’è per sotto le decisioni: scelte dell’Imperatore.
P. Dranke: le donne scrivono sulle donne per essere donne, e scrivono bene di loro.
Nelson: loro hanno un pensiero diverso della società e potere. Fanno vedere l’apparenza
delle cose, e la loro base per essere costruite. Grande parte delle opere altomedievale non
hanno un autore. Cultura folclorica/popolare: donne.
Lei, Janet Nelson, cerca due opere anonime, alle che attribuiscono autorità: Vita Matildis
Antiquior  opera molto particolare. Si propone come una biografia. Ma Mattilda non è
monaca, è Regina (moglie d’Enrico I, primo Re sassone, e madre d’Ottone I). Opera
anonima, ma lei riconosce tutta le caratteristiche anteriore. Si parla della discendenza
luidolfingia ottoniana, nuovi imperatori del Sacro Impero Romano Germanico. Mattilda
mai sarà monaca, investirà patrimonio alle comunità monacale, sottraendolo dell’eredità
d’Ottone I, perché non voleva che lui fosse Re. Per questo, fonda il monastero di
Nordhausen per salvare patrimonio. Quindi, opera non solamente agiografica, sino come
si fonda il monastero con i sui diritti. Inoltre, episodi di lotte fraternale, litighi della
famiglia imperiale. Per tutto questo, Nelson dice che fu una autrice femminile,
probabilmente dello stesso monastero di Nordhausen. Grandi testimoni unici anonimi
furono fatti per donne. Senza Janet Nelson, non si saprebbe. Idea di reivindicazione,
perché si faceva risponsabile delle cose che gli altri non facevano. Petizione di principi di
datazione per la Nelson. Non si deve obbliare, perché non entrano nei canoni.

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Rosvita: arrogante, scrittore delle cose che gli uomini non si occupano. Fu educata in
Gandersheim, dove erano educate quasi tutte le donne dell’alta aristocrazia sassone della
seconda metà del secolo X. Costruzione di genero fatta per le donne per dire che le autrici
erano differente dagli autori maschili. È espresso in 1ª persona per le donne. Livello
d’autocoscienza femminile: in epoca ottoniana, che quasi non si troverà in nessuna parte.
Si sentivano libere per scrivere senza modelli maschili, perché loro si centravano in una
unica cosa: agiografia, cronologia, istituzioni… Potevano dire non a questo modello,
volevano scrivere differentemente. Inventare narrazioni e sistemi nuovi, perché erano
donne. Appartenevano alla classe dominante (imperiale). La Gesta Ottonis non la ha
scritto per motivazione, sino perché Gerertruda si lo domandò, adducendo la sua
incapacità di trattare gli assunti imperiali. Lei diceva che non aveva fonti orali per farlo,
facendo vedere che fu la prima facendolo in verso. Influenza futura nella letteratura
cortigiana. Rosvita era una donna cauta. Rosvita, al contrario che altre, non dirà le cose
più delicate. Si può vedere che le donne scrivono per difendere i diritti e posizioni
(alternative), facendolo sempre partendo d’una posizione propria, avendo libertà
d’espressione e scelta, che diversamente non la avrebbero. Le fonti scritte sono le uniche
fonti che si conservano dalle tracce delle produzioni femminili. Come già si ha visto, il
principale luogo di produzione di scrittura erano i monasteri femminili, a partire dal
secolo VIII. Nei tempi prossimi del Medioevo, molte donne (aristocratiche) cominciarono
a scrivere generi letterari più diversi. Alla fine dell’età medievale, si cominciano a vedere
opere letterarie di donne, dove espressano le prime mostre di inadeguatezza con la società.
Nei monasteri e nelle canoniche femminili, gli studi e i lavori di studio erano molti
frequenti.
2 secoli prima, nella corte di Carlos, ha le stesse caratteristiche che l’età ottoniana:
tradizione folclorica, popolare, vitta nella corte. Nella diocesi di Metz, ci era il monastero
di Chelles (Austrasia). Badessa: sorella di Carlomagno. Monastero nel che la vitta della
corte ja una ideologia molto forte. Luogo dove lavora Gisla, e si concentra la famiglia
imperiale. Alcuino di York: maggiore autore della Correctio  testi sacrati renovati. Lui
scrive molte lettere alla sorella Gisla (di Cristo e dei interessi culturali). Figlia Rotrudes:
monaca del monastero (grande studiosa3 e religiosa). Fa vedere la realtà quotidiana, e
come a Chelles c’era una fonte di produzione ed elaborazione di studi, contando con una
cura (centro di studi). Grande parte della produzione non ha autorità, perché lo facevano
tra tutte. Annales Mettenses: problema della successione imperiale dopo Pipino. Scritti
nel 805, quando il problema non era tanto rappresentare che succede nella corte di Carlos
Martel, sino che succedeva nella corte di quel momento. Riguarda anche la
rappresentazione artistica con la iconografia: mondo d’anonimità, non autori conosciuti.
Produzione di livello alto, ma l’autorità soggettiva non costituisce un valore aggiunto.

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Come si ha detto anteriormente, la maggioranza delle donne si dedicavano al lavoro. Ma c’erano anche
donne (come quella che si spiega) che decidevano di dedicarsi allo studio, visto come un modello
esemplare a seguire.

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5. Il Codice: Rappresentazioni Letterarie e Grafiche

La badessa Hitda di Meschede presenta il libro a Santa Walbruga: Hitda Codex, Colonia,
circa 1000-1020, Darmstadt, Landesbibl, cod.1640, f.6.
Oltre all’immagine dedicatoria comprende 14 immagine di scene evangeliche4. La santa
è velata. Il velo è fatto di tizzio. Mostra la manifestazione a un’appartenenza all’èlit
economica, per il vestito. L’immagine dedicatoria è una delle miniature del libro. La santa
sta un po' elevata, separazione della terra. Non appartiene all’ordine terrestre (piede di
stallo). Il piede di stallo anche rappresenta la regalità. Ma, hanno la stessa dimensione.
Molta importanza. Figure non sono in prospettiva, sino come si fossano nello stesso
piano. Così fa che non sono legate nello spazio spaziale, sino che la dimensione delle
figure è legata alla gerarchia. Nell’immagine, la badessa sta in un piano molto vicino alla
santa. Immagine dedicatoria è considerata come un intercambio di doni. L’elemento
fondamentale della società: reciprocità. Relazione di vassallaggio: subordinazione a uno
più poderoso. Nello stesso livello perché è un intercambio.
Quando gli evangelari sono fatti per uomini, sono dedicati a Cristo. Nei monasteri
femminili sono dedicati a una santa o alla badessa. Non alla Madonna perché nasce a
partire della riforma della Chiesa, diventando unica e gerarchica. La Madonna sarà
l’interlocutoria tra il celo e la terra. Il Codice, è attribuito alla scuola di colonia,
contrapposta alla più nota “scuola di Reichenan”. La scuola di Colonia crea un canone
diverso (espressione autonoma) a quello di Reichenan. Alle 14 immagine del codice, è
rappresentata una donna. L’altra caratteristica è la volontà di rappresentare le relazioni
tra le persone e degli aspetti psicologici della scena. È suntuosa, un gioiello. Ha soluzioni
iconografiche completamente originali, prive di antecedenti, e senza imitazione. Ogni
gruppo di illustrazioni e contiene almeno una che mostra un incontro significativo di
Cristo con una donna. La scena dell’adultera, Cristo si mette nella stessa altura che
l’adultera, perché scrive contemporaneamente: “Chi fossi libero di peccato, che tiri la
prima pietra”. Il confronto è con la stessa immagine tratta dal Codex Egberti. La
differenza è che non c’è una relazione tra i personaggi. Guarigione della suocera di Pietro:
i personaggi hanno una relazione nella scena, movimento. Nel Codex Egberti non mostra
nessuna relazione tra la donna e Cristo. Resurrezione del figlio della vedova: relazioni
strette. La Nave della Tempesta: nel Codex d’Hidta quasi vola. Nave e baccello insieme.
Nel Codex Egberti è più statica e consuetudine. La Natività: Hidta fa la differenza con la
rappresentazione della Madonna. Immagine di tristezza. Fra le figure della mangiatoia, è
una rappresentazione sunnotata.
Invece, nei altri codici si c’è una relazione fra loro. Questo codice parla alle donne del
monastero, di accoglienza e importanza alle vedove e madri di figli adulti. Queste donne
hanno una relazione diretta con Cristo. Allo stesso tempo parla alle ragazze che la
maternità non è tutta buona. Sottolinea la scelta di castità come donne libere perché

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Come la produzione intellettuale era fatta tanto per gli uomini come per le donne, l’autorità delle
miniature e le pitture si pregiudica attribuendosi agli uomini, emarginando alle donne dalla produzione
artistico-letteraria.

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possono esprimersi a loro stesse, e costruirsi una propria immagine. Le donne del secolo
X, soggette a una propaganda per scelere due vie: maternità o castità.
Nel secolo X, la voce delle donne soggettive sono arrivati fino oggi (lavorando come
donne isolate). Questo non si vedrà fino molto tempo dopo.

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