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Nunquam ingenium idem ad res diversissimas, parendum atque imperandum, habilius fuit.

Itaque haud facile discerneres utrum imperatori an exercitui carior esset; neque Hasdrubal
alium quemquam praeficere malle ubi quid fortiter ac strenue agendum esset, neque
milites alio duce plus confidere aut audere. Plurimum audaciae ad pericula capessenda,
plurimum consilii inter ipsa pericula erat. Nullo labore aut corpus fatigari aut animus vinci
poterat. Caloris ac frigoris patientia par; cibi potionisque desiderio naturali, non voluptate
modus finitus; vigiliarum somnique nec die nec nocte discriminata tempora; id quod
gerendis rebus superesset quieti datum; ea neque molli strato neque silentio accersita;
multi saepe militari sagulo opertum humi iacentem inter custodias stationesque militum
conspexerunt. Vestitus nihil inter aequales excellens: arma atque equi conspiciebantur.
Equitum peditumque idem longe primus erat; princeps in proelium ibat, ultimus conserto
proelio excedebat. Has tantas viri virtutes ingentia vitia aequabant, inhumana crudelitas,
perfidia plus quam Punica, nihil veri, nihil sancti, nullus deum metus, nullum ius iurandum.

Mai una stessa indole fu più adatta ad attività diversissime, obbedire e comandare. Pertanto difficilmente
avresti potuto distinguere se fosse più caro al comandante o all’esercito; e Asdrubale non preferiva mettere a
capo nessun altro quando si dovesse compiere qualcosa coraggiosamente e strenuamente, né i soldati
confidavano o osavano di più sotto un altro comandante. Annibale aveva moltissima audacia per affrontare i
pericoli, moltissima saggezza tra i pericoli stessi. Il (suo) corpo non poteva essere stancato né (il suo) animo
vinto da nessuna fatica. Aveva la capacità di sopportare in modo uguale il caldo e il freddo; aveva una misura
del cibo e delle bevande1 regolata dal desiderio naturale e non dal piacere; le ore del sonno e della veglia non
erano (per lui) distinte né dal giorno né dalla notte: ciò che gli avanzava dal compiere le azioni era concesso al
riposo; e quello (= il riposo) non era conciliato né da un letto soffice, né dal silenzio; molti spesso lo videro
sdraiato per terra, coperto da un mantello militare, tra i corpi di guardia e le stazioni dei soldati. Il (suo) vestito
non si distingueva per nulla tra (quelli de)i coetanei: si distinguevano invece le sue armi e i suoi cavalli. Era di
gran lunga il primo tra i cavalieri e i fanti; in battaglia era il primo ad entrare, l'ultimo ad allontanarsi a battaglia
finita. Grandi difetti eguagliavano queste tanti grandi virtù dell’uomo: crudeltà disumana, perfidia più che
cartaginese, nessun rispetto del vero e del sacro2, nessun timore degli dèi, nessun rispetto per il giuramento.

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