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ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI CAGLIARI

CENTRO INTERDIPARTIMENTALE PER LA PREISTORIA E PROTOSTORIA


DEL MEDITERRANEO (C.I.P.P.M.)

ATTI DELLA XLIV


RIUNIONE SCIENTIFICA
LA PREISTORIA E LA PROTOSTORIA
DELLA SARDEGNA

Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009

Volume III - Comunicazioni

Firenze 2012
SEDE DELLA RIUNIONE
Cagliari: Dipartimento di Scienze Archeologiche - Cittadella dei Musei, P.zza Arsenale 1
Barumini: Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu”
Sassari: Facoltà di Lettere e Filosofia - Aula Magna, Via Zanfarino 62

COLLABORAZIONI
Università di Cagliari
Centro Interdipartimentale per la Preistoria e Protostoria del Mediterraneo
Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio
Università di Sassari
Ministero per i Beni e le Attività Culturali

COMITATO D’ONORE
Giovanni Lilliu, Ercole Contu, Enrico Atzeni, Raffaele Carlo De Marinis

COMITATO SCIENTIFICO
Paola Basoli, Anna Depalmas, Maria Ausilia Fadda, Giovanni Floris, Fulvia Lo Schiavo, Carlo Lugliè,
Maria Grazia Melis, Alberto Moravetti, Vincenzo Santoni, Giuseppa Tanda, Giovanni Ugas

COORDINATORI DELLE SESSIONI


Enrico Atzeni, Paola Basoli, Paolo Bernardini, Riccardo Cicilloni, Ercole Contu, Anna Depalmas,
Maria Ausilia Fadda, Giovanni Floris, Fulvia Lo Schiavo, Carlo Lugliè, Fabio Martini, Maria Grazia
Melis, Alberto Moravetti, Elsa Pacciani, Vincenzo Santoni, Salvatore Sebis, Giuseppa Tanda, Carlo
Tozzi, Giovanni Ugas, Alessandro Usai, Luisanna Usai

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Carlo Lugliè, Riccardo Cicilloni, Giuseppina Marras

CON IL SOSTEGNO DI
Università degli Studi di Cagliari
Regione Autonoma della Sardegna
Provincia di Cagliari
Comune di Cagliari
Comune di Barumini
Fondazione Banco di Sardegna
Fondazione Barumini
Banca di Credito Sardo
Cemis

REDAZIONE ATTI
Comunicazioni: Carlo Lugliè
Poster: Carlo Lugliè, Riccardo Cicilloni
Dibattito: Carlo Lugliè, Giacomo Paglietti, Barbara Melosu, Valentina Basciu, Andrea Marotto,
Marco Serra.

STAMPA
Nuove Grafiche Puddu srl
Z.I. - Via del progresso, 6 - Ortacesus (CA)
Tel. 070 9819015

© Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 2012


Via S. Egidio, 21 - 50122 Firenze
tel. 055/2340765 - fax 055/5354821
www.iipp.it - e-mail: iipp@iipp.it

ISBN 978 88 6045 094 4


XLIV Riunione Scientifica - La preistoria e la protostoria della Sardegna

Roberto Sirigu*

Monti Prama. Approccio semiotico all’analisi


di un testo archeologico

Riassunto - Monti Prama. Approccio semiotico all’analisi di un testo archeologico - Sin dal momento
della scoperta, avvenuta nel 1974, le sculture e la necropoli di Monti Prama hanno rappresentato un serio problema
scientifico che a tutt’oggi non ha trovato adeguata attenzione da parte del mondo scientifico. Il recente riaccendersi
dell’attenzione pubblica sulle sculture di Monti Prama non ha migliorato di molto la situazione, a causa soprattutto di
un uso delle sculture a fini politici. Ciò che intendo proporre è un tentativo di avvio di analisi sistematica delle sculture
e del sito in cui vennero rinvenute utilizzando, come specifico strumento di analisi, un approccio semiotico. Partendo
dall’ipotesi metodologica che area geografica, sito, necropoli, statue rappresentino altrettanti livelli testuali di rilevanza
archeologica, l’intento che si intende perseguire è quello di intraprendere un’indagine che sottoponga tali testi ad un
processo analitico di decostruzione della stratigrafia semantica che su di esso si è depositata nel corso dei millenni, per
tentare di coglierne la complessa e articolata valenza storica.

Résumé - Monti Prama. Approche sémiotique de l’analyse du texte archéologique - Depuis la découverte
en 1974, les sculptures et la nécropole de Monti Prama ont été un grave problème scientifique qui n’a toujours pas
trouvé une attention suffisante du monde scientifique. La résurgence récente de l’attention du public sur les sculptures
de Monti Prama n’a pas amélioré la situation beaucoup, principalement en raison de l’utilisation des sculptures à des
fins politiques. Ce que j’ai l’intention de proposer est une tentative de démarrer une analyse systématique des sculptures
et du site où ils ont été trouvés en utilisant, comme outil d’analyse spécifique, une approche sémiotique. L’hypothèse
méthodologique est la suivante : que la zone géographique, le site, la nécropole, les statues représentent plusieurs ni-
veaux textuels d’une importance archéologique, l’intention d’être poursuivi est de réaliser une enquête de soumettre ces
textes dans un processus d’analyse de la déconstruction de la stratigraphie sémantique à ce sujet a été déposé au cours
des millénaires, chercha à en comprendre la valeur historique complexe et difficile.

SUMMARY - Monti Prama. A Semiotic approach to the anlysis of an archaeological text - Since its discov-
ery in 1974, the sculptures and the necropolis of Monti Prama have been a serious problem which have not yet met
adequate attention from the scientific world. The new public interest recently arisen towards the sculptures of Monti
Prama, has not improved the situation a lot, mainly due to the use of the sculptures with political puroses. What I am
proposing here, is an attempt to begin a systematic analysis of the sculptures, and the site whithin they were found, us-
ing, as a specific tool of analysis, a semiotic approach. Starting from the methodological hipothesys that such geographi-
cal area, site, necropolis, and statues, represent as many archaeologically relevant text levels, the aim meant to pursue
here, is to undertake a survey to submit those documents to an analytical process of deconstruction of the semantic
stratigraphy that has deposited on them over the millennia, in order to grasp their complex and historical value.

1. Perché Monti Prama? Le ragioni di una Il presente lavoro intende assumere come valido un
scelta punto di vista enunciato con estrema lucidità da
Jean Starobinski: “Ammettiamo che la scelta dell’ar-
Il testo che propongo è l’avvio di una mia ricerca gomento di studio non è innocua, che implica già
su Monti Prama, per ora concentrata sui presupposti un’interpretazione preliminare ed è ispirata dal no-
teorico-metodologici che intendo impiegare per dare stro presente interesse. Riconosciamo che non è un
forma e struttura all’indagine. semplice dato, ma un frammento di universo che
*
  Via Libeccio 3/A, 09126 Cagliari; tel. 368 7352823; e-mail: rsirig@
è circoscritto dal nostro scopo. Riconosciamo an-
alice.it che che il linguaggio con cui indichiamo un dato
1230 R. Sirigu

è già lo stesso linguaggio con cui più tardi lo in- la rilevanza e la centralità di questo tema nell’ambi-
terpreteremo. Ciò non toglie che, a partire da un to del dibattito politico isolano, soprattutto per ciò
desiderio di sapere e d’incontro, la nostra atten- che concerne la questione identitaria dei sardi.
zione si diriga in due sensi distinti: uno riguarda L’archeologo che si trovi dinnanzi a questo stato
la realtà da cogliere, i limiti del campo di ricerca, di cose potrebbe essere tentato di non considera-
la definizione più o meno esplicita di ciò che è im- re pertinenti all’approccio scientifico le valenze as-
portante indagare; l’altro concerne la natura della sunte dalle statue di Monti Prama nell’ambito del
nostra risposta: i nostri apporti, i nostri strumenti, i dibattito culturale e politico contemporaneo, rite-
nostri fini - il linguaggio che usiamo, gli strumenti nendo più ‘scientifica’ un’analisi finalizzata a ricol-
di cui ci serviamo, i procedimenti a cui ricorriamo” locare le sculture nel loro contesto originario al fine
(Starobinski 1974, p. 193). di giungere ad una loro ‘corretta’ interpretazione
Coerentemente con tale presupposto, mi pare quin- archeologica.
di opportuno chiarire preliminarmente due punti Ebbene, preciso subito che non condivido questo
essenziali: approccio, per una ragione radicale. Non possia-
1) lo scopo per raggiungere il quale ho scelto di cir- mo infatti dimenticare quali implicazioni derivino
coscrivere con la ‘mia attenzione’ quel particolare dall’attraversamento della soglia linguistica -per usa-
frammento di universo costituito dalle sculture di re la felice espressione elaborata da Gerard Genette
Monti Prama; (1987)- rappresentata dal nome stesso della nostra
2) il linguaggio che userò, gli strumenti di cui mi disciplina.
servirò, i procedimenti a cui ricorrerò, ovvero l’as- L’archeologia è un logos, ovvero un discorso intorno
sunzione di una prospettiva semiotica all’interno a ciò che è archaios, cioè antico, vecchio, primitivo,
della quale condurre l’analisi di questa emergenza ma anche -e al tempo stesso- intorno a ciò che è
archeologica. arché, cioè principio, origine, inizio. L’archeologo è
Sul piano teorico e metodologico, il presente lavoro dunque sempre, dichiaratamente e strutturalmente,
si regge su una mia profonda convinzione di base: interessato ad ricercare nel passato le origini profonde
che la ricerca archeologica possa trarre profitto da una del presente di cui egli stesso è parte integrante.
propria riformulazione teorica in termini semiotici. Sui singoli frammenti di realtà materiale che l’analisi
Detto più esplicitamente, credo che la disciplina archeologica circoscrive e isola nella realtà materiale
archeologica moderna debba assumere i connotati percepita inizialmente come una originaria totalità
di una semiotica della realtà materiale. Ora, dal mo- indistinta, l’archeologo va alla ricerca delle unità
mento che nessuna formulazione teorica può sfug- stratigrafiche del senso che su tali frammenti si sono
gire al momento della verifica -o, meglio ancora, progressivamente sovrapposte, contribuendo a de-
alla ricerca di una falsificazione (Popper 1968) dei terminarne la conformazione culturale attuale.
propri principi- sul piano sperimentale-operativo, è Essendo questo il percorso scientifico che caratteriz-
chiaro che la validità di questo mio convincimento za l’indagine archeologica, appare allora chiaro che
deve essere dimostrata non solo sul piano teorico- nessuna di tali unità stratigrafiche dovrà essere sot-
argomentativo, ma anche e soprattutto attraverso tovalutata o, peggio, ignorata, se non si vuole con-
adeguate ‘prove sul campo’. dannare l’indagine stessa ad un fallimento certo.
Da ciò nasce anche la scelta di Monti Prama come Ma, detto ciò, e prima ancora di chiederci come
oggetto di studio. Mi è parso infatti che la comples- debba essere affrontata l’analisi della porzione di
sità dei problemi interpretativi sollevati dall’analisi realtà materiale verso cui ho deciso di concentrare
delle evidenze archeologiche che segnano questo la mia osservazione, diventa inevitabile porsi ancor
sito rappresentasse un problema scientifico capace prima un altro interrogativo: come decidere su quali
di mettere a dura prova i principi su cui si basa la frammenti di realtà materiale dovrà concentrarsi la
mia convinzione teorica. mia attenzione quando volgo lo sguardo su Monti
È sufficiente una superficiale ricognizione nel pa- Prama: il sito, la necropoli, le altre sepolture presenti
norama giornalistico isolano di questi ultimi anni nell’area, l’insieme delle sculture?
per verificare la sempre più intensa presenza del Il mio punto di vista prioritario sarà rappresentato
tema ‘Monti Prama’ in una pluralità di ambiti che dall’insieme delle sculture. Appare però necessario
si estendono ben al di là dei confini della riflessione individuare un approccio metodologico che, pur
scientifica in senso stretto. Se volessimo poi appro- senza perdere di vista lo specifico ‘punto di vista’
fondire la nostra ricognizione, apparirebbe eclatante adottato (l’analisi delle sculture), riesca al tempo
Monti Prama. Approccio semiotico all’analisi di un testo archeologico 1231

stesso ad inquadrare nel corretto tessuto contestuale La realtà materiale, concepita nella sua totalità, è la
o, più propriamente, testuale di pertinenza la lettura dimensione cognitiva primaria da cui ha inizio ogni
interpretativa delle sculture stesse. successiva operazione di frammentazione testuale
Imprimere una svolta semiotica (Fabbri 1998) alla della realtà stessa. Definire in questi termini la disci-
disciplina archeologica offre anche in questo sen- plina archeologica significa porre il problema della
so un importante vantaggio. Ci consente infatti di frammentazione concettuale (e conseguentemente
rompere il circolo vizioso in cui ci sentiamo impri- fisica, attraverso la pratica d’indagine sul campo)
gionati dall’inevitabile soggettività delle nostre osser- della realtà materiale. Il frazionamento della realtà
vazioni rispetto alla realtà sottoposta ad indagine: materiale in testi, ossia in frammenti della realtà ma-
“Il fatto di essere ‘parziale’ non costituisce per nulla, teriale dotati di senso, è un atto sempre riconducibile
per una conoscenza, una specie di tara conseguente alle scelte interpretative che il soggetto compie nei
alla limitatezza dell’intelligenza che l’ha costruita: confronti della realtà sulla base dell’assunzione di
anzi, il considerare nell’oggetto solo quello che con- specifici punti di vista, sempre regolati dal principio
ta per i propri interessi, ossia solo ciò che fa sì che di pertinenza.
l’oggetto realizzi o meno il concetto pertinente per Se tutto ciò è vero, occorre però far precedere l’im-
tali interessi, costituisce il fondamento stesso della piego del concetto di testo da una sua esplicita e
conoscenza” (Prieto 1989, pp. 11-12). quanto più possibile rigorosa definizione. Ecco
Ecco dunque delinearsi quale fondamentale ap- quella che ritengo più semplice e, al tempo stesso,
porto logico possa produrre la semiotica nella sua più radicale, elaborata dal semiologo russo Jurij M.
applicazione in ambito archeologico: il ribaltamen- Lotman, secondo il quale il termine ‘testo’, designa
to della priorità logica tra principio di pertinenza e un “sistema invariante di rapporti” (Lotman 1970,
principio di oggettività. p. 69). Detto ancora più esplicitamente:
Questo ribaltamento produce una radicale varia- “Va sottolineato che, parlando della espressività
zione di atteggiamento nei confronti del caratte- materiale del testo, abbiamo in mente una proprie-
re soggettivo delle nostre osservazioni sulla realtà. tà altamente specifica dei sistemi segnici. Sostanza
Avviene così che la soggettività (il punto di vista materiale di questi sono non le «cose», ma i rappor-
dell’osservatore), da elemento inquinante (e quindi ti delle cose” (Ibid.).
negativo) dell’osservazione, si trasformi in principio Ancora più concretamente, possiamo mettere in
fondante (e quindi positivo) dell’osservazione stessa: evidenza queste proprietà generali di cui ogni ‘testo’
l’assunzione di uno specifico punto di vista da cui appare dotato:
condurre le nostre osservazioni non rappresenta un “Alla base del concetto di testo, gioverà porre le se-
problema nella misura in cui non lo si concepisce guenti definizioni.
come tale. La semiotica ci aiuta cioè ad instaurare 1)  Espressività. Il testo è fissato in certi segni, e in
un’assiologia (Marrone 2001, p. 291) che converte questo senso si contrappone alle strutture extrate-
la valenza della soggettività da negativa in positiva stuali. […]
e innesca un meccanismo che genera altri effetti 2)  Delimitazione. La delimitazione è inerente al
positivi. testo. […]
Cambia, ad esempio, la concezione stessa della realtà 3)  Strutturalità. Il segno non è una semplice suc-
materiale oggetto del nostro studio. Ciò vale anche cessione di segni tra due limiti esterni. Al testo è
nel nostro caso specifico per quella porzione di real- propria una organizzazione interna, che lo trasfor-
tà materiale rappresentato dall’insieme delle statue ma (al livello sintagmatico) in un complesso strut-
rinvenute a Monti Prama. turale” (Ibid., pp. 67-69).
Alla luce di tale definizione, mi pare legittimo af-
fermare che ogni frammento di realtà materiale che
2. La realtà materiale come testo risponda a tali parametri può essere legittimamente
classificato e trattato come un testo. Ecco dunque
Si tende spesso a credere che il nostro percorso co- la definizione di testo a cui intendo attenermi: qua-
gnitivo si muova dalla percezione degli ‘oggetti’, lunque concreto insieme di segni, delimitato da pre-
cioè di ‘frammenti’ di realtà materiale dotati di au- cisi confini extratestuali, strutturalmente organizzato.
tonomia funzionale e/o semantica, verso la colloca- Appare chiaro anche che tale definizione di testo
zione di tali oggetti nel ‘contesto’ di pertinenza. In consente di assimilare tale concetto a quello logico
realtà ciò che avviene è esattamente il contrario. di classe, con tutte le conseguenze che ciò comporta
1232 R. Sirigu

e che ho già avuto modo di esaminare in altra sede precisare a quale concetto o modello di cultura in-
(Sirigu 2002). tendo fare riferimento per condurre la mia attività
Una di tali conseguenze è però particolarmente ri- interpretativa.
levante nell’economia del mio discorso su Monti È ancora nell’ambito della riflessione di Lotman
Prama. Prendiamola ora in esame. che trovo la definizione che più sembra rispondere
alle mie esigenze:
“Della cultura esistono numerose definizioni. […]
3. La cultura come testo D’altra parte anche nella molteplicità delle defini-
zioni, è possibile individuare qualcosa di comune
Il concetto di testo ha assunto, nell’ambito della ri- che risponde evidentemente a certi connotati ascri-
flessione semiotica contemporanea, una rilevanza vibili intuitivamente alla cultura, qualunque sia
sempre più crescente, giungendo a soppiantare la l’interpretazione del termine. Limitiamoci a segna-
centralità del concetto di segno. Si è infatti consoli- larne due. In primo luogo, alla base di tutte le defi-
data la consapevolezza del fatto che ciò che comu- nizioni c’è la convinzione che la cultura possieda dei
nemente viene chiamato ‘segno’ non si manifesta se tratti distintivi. Nella sua apparente banalità, questa
non inserito in un insieme strutturato di altri segni, affermazione ha un contenuto che non è privo di
cioè appunto inserito in un ‘testo’: significato: ne deriva l’asserto che la cultura non
“L’universo semiotico può essere considerato come rappresenta mai un insieme universale, ma solo un
un insieme di testi e di linguaggi separati l’uno sottoinsieme con una determinata organizzazione.
dall’altro. In questo caso tutto l’edificio apparirà Essa non ingloba mai tutto, al punto di formare una
formato da singoli mattoni. È però più feconda sfera a sé stante. La cultura è pensata solo come una
l’impostazione opposta. Tutto lo spazio semiotico si porzione, come un’area chiusa sullo sfondo della
può considerare infatti come un unico meccanismo non cultura. […] In secondo luogo, tutta la varietà
(se non come un organismo). Ad avere un ruolo delle demarcazioni tra cultura e non cultura si ridu-
primario non sarà allora questo o quel mattone ma ce in sostanza a questo, che, sullo sfondo della non
il «grande sistema» chiamato semiosfera. La semio- cultura, la cultura interviene come sistema di segni.
sfera è quello spazio semiotico al di fuori del quale […] Noi intendiamo [quindi] la cultura come me-
non è possibile l’esistenza della semiosi” (Lotman moria non ereditaria della collettività, espressa in
1985, p. 58). un determinato sistema di divieti e prescrizioni”
È evidente che la semiosfera si configura quindi essa (Lotman e Uspenskij 1975, pp. 39-43).
stessa come un testo la cui percezione da parte del Si tratta di una definizione carica di implicazioni:
soggetto cognitivo precede, da un punto di vista lo- “Questa formulazione, una volta che si accetti,
gico, i testi che la compongono, così come quella dei comporta alcune conseguenze. Ne deriva anzitut-
testi precede quella dei segni. Descrivere il processo to che la cultura è, per definizione, un fenomeno
cognitivo in tal modo determina un evidente ribal- sociale. […] Inoltre, poiché la cultura è memoria
tamento di prospettiva: siamo infatti generalmente (o, se si preferisce, registrazione nella memoria, di
abituati ad immaginare tale processo come diretto quanto è già stato vissuto dalla collettività), essa si
dal particolare (i singoli segni) verso il generale (i ricollega immancabilmente all’esperienza storica
testi). Nel mio lavoro seguirò il percorso indicatoci passata. La definizione della cultura come memoria
da Lotman: dalla semisfera ai segni. Il concetto di della collettività pone, in termini generali, il pro-
testo svolgerà in questo mio cammino una funzione blema del sistema di regole semiotiche secondo le
cruciale. Benché sia consapevole che l’uso di tale quali l’esperienza di vita del genere umano si fa cul-
concetto non sia esente da eccessi e abusi, come è tura: regole che, a loro volta, possono venir trattate
stato di recente opportunamente rilevato (Paolucci come un programma. L’esistenza stessa della cultura
2010) mi pare possa risultare ancora particolarmen- sottintende la costruzione di un sistema di regole
te fecondo di esiti positivi, anche nell’applicazione per la traduzione dell’esperienza immediata in te-
al nostro specifico caso. sto” (Ibid., pp. 43-44).
Appare però evidente che una nostra prima, impor- Ecco quindi delinearsi un altro degli scopi (ma
tante difficoltà interpretativa consisterà nel cogliere anche, ovviamente e al tempo stesso, un’altra seria
i precisi connotati della semiosfera a cui l’oggetto della difficoltà) che il mio lavoro dovrà affrontare: l’in-
nostra interpretazione (le sculture di Monti Prama) dividuazione del sistema di regole semiotiche secon-
era originariamente pertinente. È quindi necessario do le quali l’esperienza di vita del genere umano (nel
Monti Prama. Approccio semiotico all’analisi di un testo archeologico 1233

nostro caso, di quella ‘fetta di umanità’ che chia- inverso, a partire dal livello testuale più analitico
miamo ‘nuragici’) si fa cultura (lo specifico ‘pro- per giungere a quello più generale, si configurerà
gramma culturale’ che risponde al nome di ‘civiltà invece come il rapporto logico intercorrente tra un
nuragica’). testo e i sui specifici contesti. Ogni altro riferimen-
Ora, dal momento che il ‘programma culturale nu- to a concetti di natura semiotica dovrà essere reso
ragico’ è un’entità complessa che si è venuta svilup- esplicito nel corso della ricerca, ogni qual volta si
pando e articolando in un arco di tempo di diverse renderà opportuno farlo.
centinaia di anni (definire la durata di tale arco di
tempo è uno dei problemi scientifici intorno a cui
la ricerca archeologica è oggi impegnata), è chiaro 4. Monti Prama come fenomeno mnemostorico
quanto possa risultare determinante cogliere l’esat-
to momento cronologico in cui uno specifico ‘testo Premesso tutto ciò, mi resta ormai, ne sono con-
culturale’ è stato prodotto e/o utilizzato dagli espo- sapevole, solo lo spazio sufficiente per dare avvio
nenti di quella ‘cultura’. Infatti, se non si è certi di all’analisi vera e propria. Da dove cominciare?
aver identificato il programma culturale specifico per- Stratigraficamente dal presente, ossia a partire dalle
tinente all’ambito culturale che ha prodotto e/o uti- più superficiali e quindi più recenti unità stratigrafi-
lizzato determinati testi, ogni tentativo di decodifica, che del senso che la nostra stessa contemporaneità ha
cioè di concreta lettura di questi testi potrà (forse) contribuito a sovrapporre alle statue.
apparire altrettanto legittima ma, al tempo stesso, Ho già avuto modo di ricordare la rilevanza e la
totalmente arbitraria e quindi, sul piano interpre- centralità delle sculture di Monti Prama nell’am-
tativo, potenzialmente inconcludente e quindi, in bito del dibattito politico isolano, soprattutto per
ultima analisi, inutile. ciò che concerne la questione identitaria dei sardi.
Dal momento che, pur dovendo postulare l’esisten- Ciò mi pare un prezioso indizio, da cui possiamo
za di una semiosfera a cui il testo archeologico costi- avviare la nostra indagine. L’uso interpretativo delle
tuito dall’insieme delle sculture di Monti Prama è sculture che oggi caratterizza il dibattito mi pare in-
pertinente, non è possibile determinarne i conno- fatti un inequivocabile caso di semiotizzazione mne-
tati se non attraverso la lettura del testo stesso, oc- mostorica di questa specifica serie di frammenti di
corre articolare la lettura del ‘nostro’ testo partendo realtà materiale per noi dotati di rilevanza archeo-
dall’individuazione di ipotetici vari livelli testuali di logica. Ma cosa dobbiamo intendere con il termine
cui questo testo era parte integrante. mnemostoria?
Si può allora inquadrare l’analisi delle sculture par- “A differenza della storia in senso stretto, alla mne-
tendo dall’analisi del livello testuale più ampio, la mostoria non interessa il passato in quanto tale,
semiosfera stessa, passando poi al distretto geografico, ma soltanto il passato così come lo si ricorda. Essa
al sito e all’individuazione successiva di livelli te- [la mnemostoria] studia i percorsi e i sentieri della
stuali sempre più analitici, come la necropoli e l’in- tradizione, le reti dell’intertestualità, le continuità e
sieme dei gruppi, fino a giungere alle singole sculture. discontinuità diacroniche nella lettura del passato.
Ciascun livello testuale andrà analizzato seguendo La mnemostoria non si contrappone alla discipli-
sia l’asse sintagmatico (in base al quale sarà possibile na storica, costituisce anzi una delle sue branche,
delineare la configurazione fisica di ciascun livello come lo sono la storia delle idee, la storia sociale,
testuale) sia l’asse paradigmatico (che consentirà di la storia delle mentalità o la storia della vita quo-
cogliere, in base all’individuazione di specifici rap- tidiana. Il suo, tuttavia, è un approccio autonomo
porti associativi, il preciso valore semantico attribu- che consiste nel mettere di proposito in secondo
ibile a ciascuno degli elementi che concorrono a piano gli aspetti sincronici dell’oggetto della sua
comporre ciascun livello testuale). Il rapporto logico ricerca, per focalizzare invece la propria attenzione
intercorrente tra i livelli testuali presi in esame sarà sulle linee diacroniche o verticali del ricordo. Esso
quello dell’inclusione, andando dal livello testuale si concentra su quegli aspetti del significato o della
più generale al più analitico: semiosfera → distretto rilevanza che sono il prodotto del ricordo nel senso
geografico → sito → necropoli → insieme dei gruppi di un richiamarsi al passato, e che emergono soltan-
→ singole sculture. Detto in altri termini, il passag- to alla luce di riferimenti e letture successivi. […]
gio dal livello testuale più ampio a quello più anali- L’obbiettivo di una ricerca mnemostorica non con-
tico sarà concepibile come il passaggio da una classe siste nello scoprire la possibile verità di determinate
alle sottoclassi in cui risulta articolabile; il percorso tradizioni, […], ma nello studiare tali tradizioni in
1234 R. Sirigu

quanto fenomeni della memoria collettiva o cultu- In realtà però le cose stavano diversamente. Come
rale” (Assmann 1992, pp. 25-26 ). infatti ci ricorda lo psicologo Douwe Draaisma:
Ancora Assmann ci aiuta a chiarire il significato del “La vera fabbrica della nostalgia […] è il tempo,
termine semiotizzazione: che fa di ognuno di noi un emigrante. Durante la
“Solo il passato significativo viene ricordato, e solo vecchiaia giungiamo alla conclusione che, pur sen-
il passato ricordato diventa significativo. Il ricordo za averne mai fatto richiesta, anzi senza essercene
è un atto di semiotizzazione. Ciò vale anche oggi, nemmeno accorti, siamo stati mandati oltreoceano
per quanto possa essere caduto in discredito in ri- da una centrale di emigrazione. Quand’anche fossi-
ferimento alla storia il concetto dell’«attribuzione mo rimasti nello stesso posto, cresciuti nell’ambien-
di senso» («semiotizzazione» non vuol dire altro). te che ci era familiare, ci penserebbero le nostre re-
Bisogna soltanto rendersi conto che il ricordo non miniscenze a farci capire senza ombra di dubbio che
ha niente a che fare con la scienza storica. Da un non siamo più da un pezzo nella terra della nostra
professore di storia non ci si aspetta che «dia corpo infanzia. Ci ritroviamo all’estero senza essere mai
al ricordo, conii i concetti e interpreti il passato» partiti. Viaggiando a ritroso nella memoria dob-
(Michael Stürmer); ma questo non cambia il fatto biamo constatare che moltissime cose continuano
che ciò si verifichi costantemente: così viene circo- ad esistere soltanto nel nostro ricordo” (Draaisma
scritto non il compito dello storico bensì una fun- 2008, p. 134).
zione della memoria sociale. Ma questa, a differenza Il tempo aveva cominciato a fare delle ‘genti nura-
del mestiere dello storico, è un fatto antropologico giche’ degli emigranti: senza averne fatto richiesta,
elementare: si tratta della trasformazione del passato anzi senza essersene nemmeno accorti, benché fosse-
in storia fondante, ossia in mito. Tale trasformazio- ro rimasti nello stesso posto, cresciuti nell’ambiente
ne non contesta minimamente la realtà degli eventi, che era loro familiare, senza ombra di dubbio non
bensì mette in rilievo il loro carattere vincolante e erano più da un pezzo nella terra della loro infanzia.
fondante il futuro come qualcosa che assolutamente Si ritrovarono anch’essi all’estero senza essere mai
non deve essere dimenticato” (Ibid., p. 49). partiti. Viaggiando a ritroso nella memoria dovette-
L’ipotesi che formulo è dunque questa. La Sardegna ro constatare che moltissime cose del ‘loro’ mondo
della prima Età del Ferro (a quella fase riten- continuavano ad esistere soltanto nel loro ricordo.
go siano pertinenti le statue) appare essere, alla E, non a caso, ancora oggi il nostro desiderio di
luce dei dati archeologici, un’isola intensamente riapprodare nelle terre della nostra infanzia culturale
frequentata da genti e culture differenti (Greci, ci spinge a staccarci dalle terre del presente per ar-
Fenici, Nuragici…), capaci di incontrarsi attraverso rischiarci sui mari della memoria, utilizzando come
forme di contatto tanto intenso quanto pacifico. Il mezzo di trasporto disciplinare, tra i tanti che l’uo-
rinvenimento archeologico di Monti Prama sembra mo ha saputo creare, l’archeologia. Il mio personale
inserirsi dal punto di vista cronologico-culturale viaggio, sotto la guida delle statue di Monti Prama,
proprio in questo articolato e movimentato quadro è appena cominciato.
d’insieme, offrendoci un’immagine efficace di come
i processi culturali in atto in Sardegna in quel pe-
riodo dovevano essere vissuti dai soggetti coinvolti Riferimenti bibliografici
in tali processi.
Se infatti i contatti e gli inevitabili scambi tra cultu- Assmann J. 1992, Das kulturelle Gedächtnis. Schrift, Erinnerung
und politische Identität in frühen Hochkulturen, München
re differenti si svolsero in un clima sostanzialmente
(trad. it. 1997: La memoria culturale. Scrittura, ricordo e
pacifico, ciò non significa che un simile fenomeno identità politica nelle grandi civiltà antiche, Torino).
non abbia in qualche misura determinato paure e Draaisma D. 2008, De heimweefabriek. Geheugen, tijd & ou-
tensioni sul piano più squisitamente identitario. derdom, Groningen (trad. it. 2009, Le età della memoria.
Proprio le statue di Monti Prama starebbero a di- Nostalgia, ricordi, dimenticanza, Milano).
Fabbri P. 1998, La svolta semiotica, Roma-Bari.
mostrare il contrario. Esse sarebbero infatti il segno Genette G. 1987, Seuils, Paris (trad. it. 1989: Soglie. I dintor-
tangibile del fatto che i sardi ‘nuragici’ avvertissero ni del testo, Torino).
la necessità di mostrare -e quindi al tempo stesso Lotman J.M. 1970,
di ribadire, innanzi tutto a se stessi- che la propria , Mosca (trad. it. 1972, La struttura del testo po-
etico, Milano).
identità culturale non era stata intaccata dall’insie-
Lotman J.M. 1985, La semiosfera. L’asimmetria e il dialogo delle
me di fenomeni di inevitabile mutamento che era- strutture pensanti, Venezia.
no in atto in Sardegna in quel periodo.
Monti Prama. Approccio semiotico all’analisi di un testo archeologico 1235

Lotman J.M., Uspenskij B.A. 1975, Tipologia della cultura, Popper K. 1968, The Logic of Scientific Discovery, London 1968
Milano. (trad. it. 1968, Logica della scoperta scientifica, Torino).
Marrone G. 2001, Corpi sociali. Processi comunicativi e semi- Prieto L.J. 1989, Saggi di semiotica. I. Sulla conoscenza, Parma.
otica del testo, Torino. Sirigu R. 2002, Archeologia come “semiotica della realtà mate-
Morin E. 1977, La Méthode. 1. La Nature de la Nature, riale”, QSACO 18, pp. 163-217.
Paris (trad. it. 2001, Il metodo. 1. La natura della natura, Starobinski J. 1974, La littérature: le texte et l’interprète, in Le
Milano). Goff J., Nora P., a cura di, Faire de l’histoire, Paris (trad.
Paolucci C. 2010, Strutturalismo e interpretazione, Milano. it. 1981: La letteratura: il testo e l’interprete, in Fare storia,
Torino, pp. 193-208).

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