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Incipit
« Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l’inferno, e
tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi
gentili uomini. »
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)
Il canto si presenta unitario e compatto, nello sviluppo completo del proprio
argomento: descrive infatti il secondo cerchio infernale, quello dei
lussuriosi, dal momento in cui Dante e Virgilio vi scendono fino al loro
congedo dal mondo di queste anime.
La vicenda storica
Le due famiglie dei da Polenta da Ravenna e dei Malatesta da Rimini erano
tra le più rinomate della Romagna e dopo una serie di scontri esterni e di
instabilità politica interna decisero di allearsi unendo in matrimonio i loro
figli.
Il patto venne suggellato da un matrimonio che coinvolse la
giovane Francesca da Polenta e il più anziano, zoppo e rozzo, Gianciotto
Malatesta. Per guadagnare l'approvazione della giovane a questo
matrimonio, la tradizione, che risale a Giovanni Boccaccio (e al suo
commento pubblico alla Commedia dettato tra il 1373 e il 1375), dice che
sia avvenuto per procura, dove il procuratore fu il più giovane e aitante
fratello di Gianciotto, Paolo Malatesta, del quale Francesca si invaghì per
un malinteso, credendo che fosse lui il vero sposo, anche se ciò non poteva
essere possibile perché Francesca sapeva benissimo che Paolo era già
sposato. Si aggiungono poi al quadro narrativo tradizionale la figura del
brutto e crudele Gianciotto, fino al maligno servo che spiava i due amanti
(aggiunta romantica, non citato da Dante) e poi il tragico e noto finale del
duplice omicidio degli amanti.
In realtà, secondo la vera documentazione storica dei fatti, sono pochi i
dati veramente riscontrabili: i dati anagrafici dei protagonisti e la loro
discendenza (una figlia di Francesca e Gianciotto, due figli di Paolo). Non vi
è traccia né della relazione adulterina né del fratricidio-uxoricidio. Pare
infatti che l'alleanza tra le due famiglie fosse così vantaggiosa per
entrambe, grazie a strategie politico-dinastiche complementari, che il fatto
di sangue diventò un fatto da mettere a tacere il più presto possibile. Non
si sa per esempio dove sia accaduto realmente il duplice omicidio: alcune
ipotesi indicano il Castello di Gradara, ma si tratta solo di congetture. Altre
ipotesi parlano della Rocca di Castelnuovo presso Meldola.